LO SCUDO DELLA FEDE (74)
[S. Franco: ERRORI DEL PROTESTANTISMO, Tip. Delle Murate, FIRENZE, 1858]
PARTE SECONDA.
FRODI PER CUI S’INTRODUCE IL PROTESTANTISMO
CAPITOLO IX
NONA FRODE: LUSSO DEL PAPA E DEI PRELATI DI S. CHIESA.
Dopo d’avere rimproverata 1‘avarizia passano a rimproverare il lusso dei Sacerdoti e questo lo ritrovano specialmente nel Papa,nei Cardinali e nei Prelati di S. Chiesa, Vedete,dicono, se S. Pietro si sedeva sul trono, e se gli altri Apostoli si vestivano di porpora, e se sfoggiavano tanto lusso di palazzi e di cocchi: e dicendo ciò, par loro di poter condannare come falsa la Religione. Ora ascoltate: fingete per un momento, che tutto ciò sia un eccesso, che pure non è come ora diremo, ma fingete pure che sia un eccesso: ebbene che ha che fare ciò con la verità della Religione di Gesù Cristo? Al più al più si potrebbe dire che i Prelati non la osservano a dovere, ma perché essi non la osservano, dunque la Religione è falsa? Ci vuole un cervello d’oca per venire a questa conclusione. – Ma poi perché i Protestanti che hanno tanto zelo per la povertà Apostolica non incominciano a procurarla in casa loro? L’Inghilterra e la Prussia sono i paesi che servono di modello a tutti i Protestanti: nessuno lo reca in dubbio. Ebbene costì chi sono i Capi della Religione? In Prussia il Re, in Inghilterra laRegina. Se ripugna la dignità regia, il lusso e lo sfarzo all’autorità di Capo della Chiesa, questi che si arrogano di essere i Capi, perché fanno poi tanto sfoggio non solo di cavalli e di cocchi, ma ancora di spettacoli e di teatri? Perché non solamente lo procurano per sé, ma ancora per la moglie e per i figliuoli, o pel marito? Perché non riprendono le immense rendite ed il lusso dei Vescovi Anglicani i quali sono tanto più ricchi dei nostri Vescovi e Cardinali, e che sprecano tutto il loro danaro nel lusso della moglie e nel collocamento de’ loro figliuoli e delle loro figliuole invece di distribuirlo ai poveri? Ma sono anche Sovrani, direte voi. Sì, ma e perché non trovate anche qui da dire che S. Pietro non istava sul trono e nella porpora, e potreste con più ragione aggiungere che non istava tra tanti cortigiani e cortigiane? Ah ipocriti, avete la trave negli occhi propri e cercate il bruscolo negli occhi altrui quando anche non vi è! Ma infine non è vero che S. Pietro e gli Apostoli non avevano tanto lusso, e che però bisogna ridurre le cose a quella forma? Orsù se volete ridurre le cose a quella forma, io spero che non sarete uomini di doppio peso e di doppia misura. Se le cose si hanno da recare all’uso di quei tempi, le ridurrete tutte, non solo cioè il Papa ed i Prelati di S. Chiesa, ma anche i laici, ma tutto il popolo Cristiano. Sappiate adunque che quando S. Pietro e gli Apostoli andavano coperti di cenci, anche i semplici Fedeli non istavano molto largamente. Incominciate dunque anche voi a vivere nelle Catacombe come vivevano essi; là in quei segreti, tra quegli orrori, al buio in quei sepolcri. Allora i Fedeli (e l’abbiamo negli Atti Apostolici),vendevano tutti i loro beni e ne portavano il prezzo agli Apostoli, perché lo distribuissero ai poveri ed alle vedove; fate voi altrettanto. Allora i Cristiani perseveravano nella s. Orazione le lunghe ore: da bravi incominciate a farvi vedere a pregare un po’ più assiduamente. Allora si comunicavano frequentemente ed anche tutti i giorni, intervenendo al Divino Sacrifizio: orsù fatevi vedere assidui alla S. Messa in ogni festa ed alla Comunione almeno ogni mese. Allora stavano i Fedeli sempre parati a dare il sangue e la vita per Gesù Cristo in mezzo ai tormenti; mostrate dunque voi un poco di coraggio, se non in faccia ai Proconsoli ed ai Carnefici, almeno in faccia ai miscredenti ed ai libertini. Se volete ridurre tutto secondo l’uso di quei tempi, non siate ingiusti, non riducete soltanto il Papa ed i Vescovi. ma riducete tutti, anche i semplici Fedeli. Vi garba questo nuovo modo di vivere Cristiano? abbracciatelo dunque prontamente e poi riprenderete quei che non lo praticano. Che se vi riesce per ventura più comodo il vivervene a casa vostra tranquillamente ed attendere alle vostre faccende ed andare in Chiesa quando vi pare, anzi se vi pesa tanto l’andarvi anche quel poco, a cui con tutta discrezione vi obbliga la S. Chiesa, perché fate poi i falsi zelanti addosso ai Prelati di S. Chiesa, ai Cardinali, al Sommo Pontefice? Ah ipocriti, io ripeto di bel nuovo, ipocriti, che avete una bilancia a doppio peso, l’uno per voi e l’altro per gli altri. Ma spieghiamo ormai la verità. È egli vero che ripugni l’esterno decoro ed anche il Principato al Capo della Chiesa ed ai Prelati? Falso falsissimo. Nei primi tempi la Chiesa era in uno stato di estrema abiezione sì, ma non era quello il suo stato normale: come lo stato d’infanzia non è lo stato ordinario dell’uomo. Gesù permise per un tratto di tempo, che la Chiesa fosse piccola, nascosta, perseguitata, perché ognuno comprendesse che se ciò non ostante essa si stabiliva, si propagava, non era opera umana la sua fondazione, e così ognuno vi riconoscesse il braccio divino: ma passato quel tempo e somministrata quella prova alla nostra durezza, intenzione divina era che la S. Chiesa prevalesse e si rendesse cospicua a tutto l’universo, perché potesse spargere da per tutto la sua luce ed attrarre a sé tutti gli sguardi e conquidere i cuori di tutti gli uomini. Voleva adunque che fosse molto illustre anche per esterno decoro, mentre questa sua esterna grandezza doveva servire ad attirarle un maggior numero di figliuoli, e quindi quel lustro esterno non era di utile ai Pastori principalmente, ma bensì ai fedeli. – Così lo dimostrano tutte le profezie, che parlano della Chiesa, come di un gran regno, che si stenderà da un capo all’altro della terra, come altrove vi ho detto. Così ce lo significa lo stesso Gesù il quale gettò i primi semi di questa grandezza, col possedere che Egli fece in comune con gli Apostoli quel denaro che gli veniva fornito dai suoi fedeli, come si raccoglie dal santo Vangelo, il quale racconta che Giuda appunto era quello che li conservava presso di sé. Poi gli stessi Apostoli disponevano di grandi somme, come si ritrae dalla necessità in cui furono di eleggere sette Diaconi che le amministrassero a dovere. I Romani Pontefici successori di quelli erano nella stessa condizione, come si ricava dalle restituzioni che Costantino Imperatore fece fare alla Chiesa di molti denari rubati già prima dei suoi tempi dai suoi antecessori. S. Gregorio Magno nelle sue lettere fa vedere chiaramente di quali beni egli potesse disporre in Roma, in Sicilia ed altrove: sicché voi potete conchiudere che la Chiesa nacque col diritto di possedere come qualunque società; ed infatti ebbe subito ricchezze da disporre. Ma pazienza se la Chiesa se ne servisse per i poveri, ma impiegare quelle somme nel lusso, ohibò! Questa bella ragione del lusso fu tratta fuori la prima volta sapete da chi? Da Giuda, il quale trovò che la Maddalena aveva con troppo lusso impiegato un gran vaso di unguento prezioso intorno a Gesù, mentre si poteva adoprarne meglio il prezzo in vantaggio dei poverelli. E come fu adoperata contro Gesù, così fu poi spesso spesso messa in campo contro la sposa di Gesù Cristo la S. Chiesa. Gesù Cristo però non menò molto buona al perfido quella ragione ed anzi lodò la Maddalena di quel lusso come di un’opera molto santa, che essa aveva fatto: ed il somigliante vuol dirsi di quel decoro, che adoprano i Pastori di S. Chiesa che costoro riguardano come lusso. Imperocché come si adornano con gran magnificenza i Sacri Tempi, perché il lustro esterno c’innalzi la mente a Dio ed aiuti la nostra pietà e serva alla nostra divozione; così la S. Chiesa approva il lustro esterno dei sacri Pastori perché quell’esterna magnificenza ci dia un qualche concetto della stragrande autorità di cui essi sono investiti da Gesù Cristo e della riverenza che perciò loro si debba. I Principi della terra per dimostrare la loro potenza e dignità si valgono di ogni mezzo, impiegano a loro servizio gran numero di ministri, abitano palagi sontuosi e spiegano una somma magnificenza; ed i Prelati di S. Chiesa che hanno un autorità tanto più eccelsa di quella dei Monarchi terreni, quanto lo spirito eccede il corpo, non dovranno darlo a conoscere in nessun modo? Oppure si dovrà stimare una vanità quello che ritorna a gloria di Gesù, che ha dato tal potere agli uomini, ad onore della S. Chiesa che è stata fatta sì grande, ed a vantaggio dei fedeli i quali sono condotti perciò più soavemente da quella maestà esteriore a riverire ed ossequiare ed a sottomettersi all’autorità del Pontefice e dei Prelati? E che! Nell’antica legge non fu Dio stesso, il quale prescrisse ornamenti di immenso pregio al sommo Sacerdote ed ai Leviti? – Il trono però non sarebbe necessario al Sommo Pontefice, replicano i Protestanti. Ebbene fingete che non sia necessario: dunque per questo sarebbe un male? Tante cose non sono necessarie, che però non è male il farle. Che ripugnanza vi ha ad unire insieme queste due qualità di Principe e di Pontefice? Si sono riunite tante volte queste due dignità nell’antico popolo Giudaico, che fu la figura del popolo Cristiano, perché si dovrà adesso ritrovare in questo una ripugnanza? Ricordatevi anche dei Principi protestanti che sono Capi delle Chiese, contro cui nessuno però schiamazza, nessuno protesta. – Ma Gesù Cristo ha detto che il mio regno non è di questo mondo. Sì: ma perché i Protestanti che pretendono di aver presso di sé la vera Chiesa perché non si applicano questo testo; e perché sopportano dei Capi che sono Re o Regine? La verità è che queste parole di Gesù Cristo vogliono significare tutt’altro da quel che fanno dir loro tutti questi maestri d’ iniquità che v’imbecherano tutto giorno. Queste parole vogliono significare che Gesù Cristo, tuttoché sia Re universale di tutti gli uomini, tuttavia non si propose per fine di stabilire qui sulla terra un regno temporale nel quale egli reggesse gli uomini, come fanno i monarchi terreni: ma bensì che il suo intendimento quaggiù fu d’indirizzare tutti gli uomini a costituire quel gran Regno che avrà il suo pieno atto e compimento nel cielo, e che perciò è detto tante volte nel Vangelo il Regno dei cieli. Se queste parole s’intendono diversamente, riescono ad esprimere una bestemmia contro di Gesù; perché verrebbero a significare che Gesù non ebbe suprema potestà sopra tutti gli uomini, e che non può regnare sopra di essi anche quaggiù. Ora chi non sa che Gesù è uomo-Dio, ed in quanto è Dio è padrone di tutte le cose, in quanto è uomo ha ricevuto ogni cosa dal suo Padre, il quale tutto pose nelle sue mani, come parla il Vangelo (Joan. III, 35)? Adunque quando Gesù dice che il suo regno non è di questo mondo, non vuol dir altro se non se che Egli, sebbene padrone assoluto di tutti, non è venuto per fondare un regno temporale in cui regnare alla maniera degli altri Monarchi, come credevano molti Giudei ed anche i due Apostoli Giacomo e Giovanni, che perciò ambivano di sedere l’uno a destra, l’altro a sinistra di Gesù; ma che volle invece fondare una Monarchia spirituale che abbracciasse tutti i Fedeli, che Egli avrebbe poi accolto nel suo Regno spirituale e celeste dove se ne fossero resi degni. Ora che cosa fa il Sommo Pontefice? Continua l’opera stessa di Gesù, ordina tutti i membri di S. Chiesa, li regola, li sopravveglia, li ammaestra, li conferma, cioè costituisce i Vescovi, mantiene in tatto il deposito della Fede, definisce i dubbi dei Fedeli, che sono sparsi per tutto il mondo, e come è chiaro, non li indirizza a formare una Monarchia celeste e spirituale. Epperò può con tutto rigore dire anch’esso che il suo regno non è di questo mondo: se già qualcuno non giunge a tanto di stupidità da affermare che tutti i Cattolici dell’Universo siano sudditi temporali del Papa. – Né però questa qualità che egli ha di ordinatore dirò così del Regno spirituale di tutti i fedeli, toglie che egli possa essere anche ordinatore temporale di un piccolo stato qual è l’Ecclesiastico. Che anzi la sua immensa dignità lo rende più degno e lo fa più capace di bene amministrarlo: poiché sarà sempre, parlando generalmente, meno appassionato un Pontefice che un Monarca, e la scienza sacra della Religione di cui è fornito, gli gioverà sommamente eziandio per la temporale amministrazione. Tutto sta che a quel Trono egli vi abbia un qualche diritto legittimo. Ma il mettere anche solo in dubbio questo diritto del Papa al dominio temporale è il massimo assurdo che si possa immaginare, perché il Papa fu fatto Sovrano per spontanea sommissione che a lui fecero e Principi e popoli, perché la sua autorità è confermata dalla prescrizione di tanti secoli quanti non ne conta veruna Monarchia, perché è stato riconosciuto da tutti i Sovrani dell’universo ed anche da loro protetto. Se questi diritti non valgono, sbalzate pure da tutti i Troni quanti sono i Principi della terra, perché niuno ve ne ha che possa vantare diritti, che pareggino anche da lungi i diritti dei Romani Pontefici. Né niuno creda che l’avere da amministrare un Regno temporale, sia per nuocere all’amministrazione del Regno spirituale di tutta la Chiesa, perché è anzi tutto l’opposto. Che cosa ha da fare il Sommo Pontefice per indirizzare tutti alla beatitudine sempiterna? Risogna che possa parlare liberamente a tutti, a tutti annunziare le verità cristiane, tutti animare, tutti anche riprendere, minacciare e se sia necessario anche colpire con le debite pene. Se il Papa non ha le mani sciolte, come potrà fare a comandare liberamente? Ora fra le sue pecore conta anche i Principi, i Re, gl’Imperatori cristiani. Anche sopra di loro deve potere stendere la sua spirituale autorità ed ammonirli e consigliarli e riprenderli e se fa bisogno scomunicarli: se già non vogliamo dire che non siano più Cristiani e pecorelle di Gesù, perché sono costituiti in dignità. Ora come potrebbe il Papa esercitare tutti questi suoi inalienabili diritti sopra tali personaggi, se non fosse indipendente da loro? E come potrebbe essere indipendente da loro se fosse loro suddito? se essi gli potessero metter le mani addosso ed incarcerarlo e violentarlo ogni momento? Vi ricorderete certo di quando il S. Padre stava a Gaeta nel quarantanove. Che cosa dicevano tutti gli scellerati allora? Dicevano che quel che Egli stabiliva e decretava non era ordinazione sua, ma bensì del Re di Napoli, nel cui dominio egli stava: e da ciò pigliavano pretesto di non obbedirgli. Eppure ognuno sa che Egli era in pienissima libertà di costituire tutto quel che voleva senza che niuno gli facesse ostacolo. Altrettanto direbbero al presente, se fosse suddito temporale di qualche Monarca. Ed i Principi stessi sarebbero spesso tentati a dinegargli la debita sommissione. Imperocché qual Sovrano che l’avesse suo suddito, soffrirebbe poi di ricevere da Lui gli ordini nelle cose spirituali, specialmente quando questi gli fossero molesti? Se Egli poi fosse suddito temporale per esempio dell’Austria, gli obbedirebbe volentieri la Francia? Se fosse suddito temporale della Francia, gli obbedirebbe volentieri l’Austria? Chi conosce le cose del mondo non penerà a vedere quanto sarebbe difficile. Laddove essendo Egli stesso Sovrano, niuno può scusarsi col dire, o che gli manchi la libertà d’ordinare, o che ordini per altrui insinuazione. Nel che è mirabilissima la divina Provvidenza, la quale pel bene di Santa Chiesa, per la quiete dei Fedeli, e per l’accrescimento del Regno di Gesù, ha disposto che egli abbia un Regno non sì vasto che lo occupi soverchiamente, non sì piccolo che non lo renda augusto e venerando a tutto l’orbe, e bastevole però a mantenergli la necessaria libertà. – Da tutto ciò finalmente alcuni conchiudono, che dunque la S. Chiesa non potrebbe reggere senza l’umana potestà. A questa sciocca illazione io risponderò con una similitudine. La S. Chiesa non può reggere senza un qualche mezzo, come non può reggere la vita dell’uomo senza qualche cibo. Or come al presente ha destinato Iddio che sia il pane nostro cibo comune, così noi lodiamo la sua Provvidenza che ce lo manda. Similmente avendo Iddio per ora destinato che sia il Trono che mantenga al Pontefice la libertà necessaria a reggere la Chiesa, così noi lo ringraziamo che mantenga nel Pontefice questo Trono che gli conserva la libertà. Ma e se questo venisse a mancare, che cosa ne nascerebbe? E se mancasse il pane agli uomini che cosa avverrebbe? Come Dio avrebbe infiniti mezzi nella sua sapienza ed onnipotenza per provvedere agli uomini il cibo senza del pane, così avrebbe infiniti mezzi per sostentare la Chiesa senza del Trono Pontificale. Come però sarebbe un iniquo chi non ammirasse e lodasse la bontà di Dio nel darci il pane ora che Egli ha voluto che questo sia il mezzo del nostro sostentamento: così sarebbe uno scellerato chi impugnasse l’autorità temporale ora che Dio l’ha scelta come mezzo per mantenere al suo Vicario la necessaria indipendenza e libertà. In una parola Iddio provvederebbe alla sua Chiesa con altri mezzi dove lo volesse e dove gli piacesse di togliere questo, perché la Chiesa deve durare sino alla fine dei secoli; ma avendo scelto questo, a noi appartiene l’accogliere con ogni riverenza la sua volontà. – Per ultimo volete sapere chiaro il motivo per cui si scatenano tanto contro il dominio temporale del Romano Pontefice tutti i settari e tutti quelli che li imitano? Non è per zelo di povertà Evangelica, poiché, senza calunniarli, voi sapete che non sono i più devoti e più grandi amatori della virtù quelli che così declamano: ma è invece un desiderio furibondo di spiantare la Fede dalla terra quel che li muove. La Regia dignità di cui è accompagnato il Pontefice, gli dà un tal lustro, un tal decoro, che giova immensamente a scolpire negli uomini, che si governano coi sensi, il rispetto e la sommissione. Rispettato e riverito così, egli ha maggior efficacia a soddisfare coi popoli al suo gran debito di reggerli nello spirito. Ora come essi vorrebbero levargli ogni autorità se fosse possibile, così fanno la guerra ad un mezzo che gliela concilia. Adoperano lo stesso con tutti i Principi anche secolari. Li consigliano che per rendersi popolari si spoglino della maestà esteriore, perché spogliati di questa si diminuisca il concetto loro e sia più facile il fare le rivoluzioni e balzargli dai troni. Similmente se potessero ridurre il Papa ad essere come un Sacerdote privato, lo metterebbero a poco a poco in disprezzo alle moltitudini e con ciò avrebbero resi i popoli meno disposti ad inchinarsi alla sua spirituale autorità. – Ed ecco spiegato il motivo per cui con tanto fiele sparlano di lui, sino a fingere torcendo il collo amore all’evangelica povertà. Per questo non possono patire che venga onorato con tante mostre di ossequio, che i popoli si prostrino a lui dinanzi, che gli bacino il piede e somigliante. Per questo ripetono che egli non è altro che il primo Vescovo, che è un uomo siccome noi. È tutto un finissimo odio che portano alla S. Chiesa. Ora voi dovete rispondere a costoro che è il primo Vescovo non solo, ma che ha un’autorità verissima sopra tutti i Vescovi; che è uomo siccome noi, ma che ha una dignità che non abbiamo noi; che è un uomo sì, ma un uomo a cui Gesù Cristo eterna verità ha promessa la sua assistenza, perché non erri mai nell’insegnare la verità; è un uomo sì, ma sopra cui Gesù ha fondata la sua Chiesa; è un uomo sì, ma che ha in mano dategli da Gesù le chiavi del Regno dei cieli; è un uomo sì, ma che ha potestà di sciogliere e di legare qualunque cosa sopra la terra, protestando Gesù che Egli riconoscerà tutti gli atti che egli farà; è un uomo sì, ma è il centro, il capo, il vertice di tutta la Chiesa, e la voce per cui parla Gesù a tutti i Fedeli. – Se però gli baciamo il piede, noi non facciamo nulla che non sia di gran lunga inferiore a quello che gli dobbiamo. Imperocché non ci curviamo dinanzi a lui perché è uomo, ma perché è uomo rivestito di una divina autorità: e questa è per l’appunto quella che con tale ossequio noi vogliamo riconoscere. A quegli sventurati che non hanno altri occhi che quei del corpo e che dell’anima sono al tutto ciechi, potrà questa apparire troppa sommissione; ma a quelli che intendono dirittamente le cose, tutta quella sommissione parrà un nulla. Che cosa direste di una talpa che si lamentasse che non esiste il sole? Ah se tu avessi gli occhi che hanno le aquile lo vedresti. Dite il simile a costoro; perocché sono uomini carnali incapaci di sollevarsi fino a comprendere le celesti verità.