13 OTTOBRE, IL MIRACOLO DI FATIMA: FONDAMENTI BIBLICI.

13 Ottobre, il miracolo di Fatima ed il terzo segreto: fondamenti biblici.

In un recente sermone di p. Louis Campbell (Santuario di S. Jude, Stafford, Texas) leggiamo: … « Venerdì prossimo, 13 ottobre 2023, ricorre il 106° anniversario del Grande Miracolo del sole alla Cova da Iria a Fatima, in Portogallo. Il miracolo era stato promesso dalla Beata Vergine Maria a tre pastorelli, Lucia, Francesco e Giacinta, affinché tutti credessero nella realtà delle sue apparizioni e nella verità dei suoi messaggi. Fatima ha fondamenti biblici. Il ruolo di intercessione della Beata Vergine Maria e gli avvenimenti di Fatima sono stati preannunciati nella Bibbia nella storia della regina Ester, che entrò senza volerlo alla presenza del re Assuero, rischiando la sua vita per salvare il suo popolo dalla distruzione per mano del malvagio Haman, che il 13 del mese di Nisan aveva ottenuto dal re un decreto che stabiliva che gli ebrei in esilio in Persia sarebbero stati giustiziati il 13 del mese di Adar. I Padri della Chiesa hanno visto in Ester una figura della Beata Vergine e in suo zio, Mardochai, una figura di San Giuseppe, con il re che rappresentava Dio e Haman il diavolo. La festa ebraica di Purim si celebra il 14 e il 15 di Adar per commemorare la liberazione degli ebrei grazie all’intercessione di Ester. Per sottolineare il suo ruolo di intercessione alla luce della storia di Ester, Maria ha scelto di apparire a Fatima il 13 dei mesi da maggio ad ottobre. Poiché il nome Ester significa “Stella”, Maria è stata vista dai bambini di Fatima con una stella all’orlo della sua veste bianca e brillante. Maria è l’unica persona umana a cui sia stato permesso di entrare, anima e corpo, alla presenza del Re del Cielo, dove intercede per noi presso suo Figlio, Gesù Cristo, che siede alla destra del Padre. Maria è la nostra Stella del mattino, la nostra Regina Ester, che perora la nostra causa presso Dio per liberarci dalla distruzione per mano del diavolo…. ».

Ricordiamo allora il testo biblico in causa: ivi leggiamo che per il mese di Adar, il giorno 13 era stato deciso a sorte di distruggere tutto il popolo dei Giudei che abitavano nel regno del re Assuero, così come disposto da Haman ministro del re. Ma la Regina Ester, giudea, si adoperò presso il Re perché fosse loro risparmiata la vita e, denunciando il complotto di Haman contro il re, lo condannò alla morte per impiccagione e così: Igitur duodecimi mensis, quem Adar vocari ante jam diximus, tertiadecima die, quando cunctis Judaeis interfectio parabatur, et hostes eorum inhiabant sanguini, versa vice Judaei superiores esse coeperunt, et se de adversariis vindicare. [Il decimosecondo mese, cioè il mese di Adàr, il tredici del mese, quando l’ordine del re e il suo decreto dovevano essere eseguiti, il giorno in cui i nemici dei Giudei speravano di averli in loro potere, avvenne invece tutto il contrario; poiché i Giudei ebbero in mano i loro nemici.].

Così la distruzione del popolo di Israele, si trasformò nel giorno del loro trionfo. Ecco allora chiara tutta le vicenda in chiave attuale. La Vergine Maria, Madre di Dio e Madre dei Cristiani membri del Corpo mistico del Figlio suo, nuovo popolo di Giacobbe che ha preso il posto dei Giudei deicidi, ha scelto non a caso per manifestarci il trionfo del Figlio suo, Cristo, sole del mondo, questo giorno speciale già annunziato nelle Sacre Scritture, col miracolo del 13 ottobre quando il sole, uscito da un cumulo di nuvole, minacciò i 70.000 spettatori del fenomeno divino con l’avvicinarsi al suolo, per poi rimettersi al suo solito posto, lasciando tutti asciutti dalla pioggia e dalle lacrime, e disseccando il fango che li imbrattava. A questo fenomeno corrisponde il messaggio della Vergine ai pastorelli che ricordiamo così come riportato dalle parole di SS. Pio XII e del Cardinale Ottaviani che lo avevano letto sulle carte autentiche della Visitandina suor Lucia (misteriosamente poi riciclata come carmelitana dopo la sua evidente metamorfosi fotografica).

Siamo nel 1936. Poco prima del suo viaggio negli Stati Uniti d’America, il Segretario di Stato di Pio XI, il cardinale Eugenio Pacelli, futuro Pio XII, disse al Conte Enrico Pietro Galeazzi: “Supponga, mio caro amico, che il comunismo sia soltanto il più visibile degli organi di sovversione contro la Chiesa e contro la Tradizione della Rivelazione divina, allora noi andremo a vedere l’invasione di tutto quanto è spirituale, la filosofia, la scienza, il diritto, l’insegnamento, l’arte, i giornali, la letteratura, il teatro e la religione. Sono esterrefatto per le confidenze fatte dalla Vergine alla piccola Lucia di Fatima. Questo insistere da parte della Madonna sui pericoli che minacciano la Chiesa è un avvertimento divino contro il suicidio per l’alterazione della Fede, nella sua liturgia, nella sua teologia e della sua anima”. (…). “Sento intorno a me gl’innovatori che vogliono smantellare la Sacra Cappella, distruggere la fiamma universale della Chiesa, respingere i suoi ornamenti, infliggerle il rimorso per il suo passato storico”. “Così, mio caro amico, sono convinto che la Chiesa di Pietro debba difendere il suo passato; altrimenti si scaverà la fossa”. …un giorno verrà che il mondo civilizzato rinnegherà il suo Dio, che la Chiesa dubiterà come Pietro ha dubitato. Essa sarà tentata a credere che l’uomo sia diventato Dio, che suo Figlio sia soltanto un simbolo, una filosofia come tante altre, e nelle chiese i Cristiani invano cercheranno la fiamma rossa che indica che Dio li aspetta. (Mgr. Georges Roche e Père Philippe St. Germain, “Pie XII devant l’histoire”, Laffont, Paris, 1972, pp 52-53 ; Abbé Daniel Le Roux Pierre m’aimes tu?”, Fideliter, Brout Vernet, 1986; p. Padre Dominique Bourmaud, “Cien Años de Modernismo”, Fundación San Pio X, Buenos Aires, 2006, p.312 ). [Gli autori qui citati facevano parte, forse senza volerlo, della falsa chiesa del “novus ordo”, pertanto noi rigettando i loro insegnamenti, ci serviamo esclusivamente delle notizie riferite al Cardinale Pacelli, il futuro Santo Padre Pio XII- ndr.-] – Che profezie precise! Sicuramente, però, il cardinale Pacelli, non ancora eletto Papa, non era un profeta! Egli affermava che fosse rimasto impressionato da quello che la Madonna aveva detto insistentemente a Lucia [quella vera, naturalmente!], una delle veggenti di Fatima, su il suicidio per l’alterazione della Fede, nella Sua liturgia, la Sua teologia e la Sua anima. Ma, ci chiediamo, anche noi meravigliati, visto che le previsioni si sono avverate in modo sì meticolosamente esatto, sia nella società civile, che nella chiesa ecumenico-modernista [conchiglia morta della Chiesa di Cristo!] oramai a-Cattolica: come ha conosciuto il Cardinale Pacelli queste predizioni della Madonna di Fatima alla veggente Lucia? – Da quanto ne sappiamo, all’epoca, neppure un libro aveva mai raccontato che la Madonna avesse detto tali cose a Lucia. E allora, il cardinale Pacelli, futuro Pio XII, da dove ha appreso queste predizioni? Sicuramente solo dall’autentico testo del Terzo Segreto di Fatima, che Suor Lucia scrisse; segreto al quale il Cardinale segretario di Stato possibilmente aveva avuto accesso, senza che il testo fosse ancora pubblicato [e … manipolato dalla falsa suora degli “Illuminati”, e dalla falsa gerarchia usurpante!]. Il Vaticano, sede della setta apostatica del “Vat. II” ha pubblicato soltanto la descrizione della visione riportata nel terzo segreto; recentemente poi, sempre l’apostatico “colle” Vaticano ha dato una versione del terzo segreto, “patacca mal confezionata”, ampiamente sconfessata finanche dal (falso) Prefetto della Congregazione della Fede, l’allora (falso)cardinale J. Ratzinger; per convincersene basta dare un’occhiata al libro di Laurent Morlier: Il Terzo Segreto di Fatima pubblicato dal Vaticano è un falso. Eccone le prove…”. E il card. Oddi, che ebbe un colloquio con suor Lucia, ne trasse la convinzione “che il terzo segreto predicesse qualcosa di terribile che la Chiesa aveva fatto” (ovviamente nel senso improprio degli uomini di Chiesa); addirittura anche il falso cardinale M. L. Ciappi, non-vescovo mai consacrato nel 1977 con la formula eretica di Bugnini-Montini, prima di morire, forse in un momento di estrema lucidità ebbe a dire: “ … Nel terzo segreto si profetizza, tra le altre cose, che la grande apostasia nella Chiesa partirà dalla sua sommità”, senza però dire che essa fosse già iniziata e senza pentirsi, fuori dalla Chiesa cattolica. – L’apostasia è il rigetto, il rinnegamento, la perdita della fede cattolica, non necessariamente per non credere più a niente, ma, cosa più insidiosa, per sostituirla con una falsa fede (… è quello che è sotto gli occhi di tutti: la chiesa dell’uomo trionfante e tronfio che sostituisce Dio Padre ed il Figlio Gesù Cristo mediante un culto falso e sacrilego che baratta il Sacrificio incruento ma reale del Dio-uomo con una volgare sacrilega agape rosacrociana e l’offerta al “signore dell’universo”, lucifero per gli alti gradi massonici!). È il monito più grave che la Madre del Verbo Incarnato potesse rivolgere. Il 15 ottobre 1963, circa tre anni dopo la data indicata al Vaticano da Lucia dos Santos per la divulgazione del Terzo Segreto di Fatima, sul giornale tedesco di Stoccarda Neues Europa, a firma del giornalista Louis Emrich, apparve il testo: “Il Segreto di Fatima”, presentato col titolo: L’avvenire dell’umanità alla luce dell’accordo di Mosca e delle rivelazioni della Madre di Dio a La Salette e a Fatima.Il testo, trapelato per una indiscrezione diplomatica, sarebbe stato inviato a titolo informativo dalle Autorità Vaticane a quelle di Washington, Londra e Mosca, ritenendolo indispensabile alla convenzione sulla cessazione degli esperimenti nucleari. Lo stesso identico documento fu pubblicato su L’Araldo di Sant’Antonio n. 15 del 15 maggio 1975, a cura di un gruppo di figli spirituali del Servo di Dio, Padre Pio da Pietrelcina. Nel 1963, dunque, la Rivista tedesca Neues Europa rivelò quello che poteva essere parte del contenuto del Terzo Segreto: “Cardinale contro Cardinale e Vescovo contro Vescovo”. – Sappiamo quel che disse il Cardinale Ottaviani, il quale aveva pure letto il “Terzo Segreto”, quando gli venne chiesto se fosse il caso di ripubblicare l’articolo del “Neues Europa”: egli disse con grande enfasi: Pubblicatene 10.000, 20.000, 30.000 copie!; l’affermazione è ancor più sorprendente proprio perché proviene dal Cardinale Ottaviani, un uomo dalla personalità fredda e sorvegliata e che fu sempre piuttosto scettico sulla maggior parte delle apparizioni » (Cfr. P. Paul Kramer, La battaglia finale del Diavolo, The Missionary Association, Buffalo, New York – USA, p. 213). – Padre Mastrocola, direttore del foglio religioso “Santa Rita”, chiese al Cardinale Ottaviani il permesso di riprendere l’anticipazione fatta da Neues Europa. La risposta fu incoraggiante: “Fatelo, fatelo pure – rispose il porporato custode del Terzo Segreto – pubblicatene quante copie vi pare, perché la Madonna voleva che fosse reso noto già nel 1960”. E di quel testo parlò anche la Radio Vaticana nel 1977, nel Decennale del viaggio di G. Montini (il marrano antipapa Paolo VI) a Fatima. Il testo di Neues Europa conobbe grande fortuna, e venne ripreso persino, il 15 ottobre 1978, dall’Osservatore Romano» (Cfr. P. Paul Kramer, “La battaglia finale del Diavolo”, The Missionary Association, Buffalo, New York, p. 213, nota 18). Nella presentazione dell’articolo: “Il Segreto di Fatima”, pubblicato della “Neues Europa”, c’è scritto: L’autenticità di tale documento non è mai stata smentita dal Vaticano. – Il sacerdote don Luigi Villa, noto per essere stato incaricato da Papa Pacelli di stanare i massoni infiltrati nella Chiesa, [cosa solo in parte riuscitagli, non per sua colpa, ma per l’eccessiva quantità di personaggi da denunciare], poco prima di morire, indicò ad un suo collaboratore le frasi di quell’articolo del Neues Europa effettivamente contenute nel “Terzo Segreto” di Fatima, scritto da Lucia dos Santos [quella autentica!] su un foglio di carta, il 3 gennaio 1944, e visto, toccato con le proprie mani e letto dal cardinale Ottaviani, a mezzogiorno del 13 maggio del 1960.

Questo “segreto” completa ed illustra il messaggio della Vergine del 19 settembre del 1946 a La Salette, messaggio autentico approvato con imprimatur dal Vescovo mons. Zola e ben conosciuto da S.S. Pio IX, nonché la visione di S.S. Leone XIII descritta nel suo celebre e memorabile “Esorcismo breve”.

Il terzo segreto di Fatima

Un grande castigo cadrà sull’intero genere umano, non oggi, né domani, ma nella seconda metà del Secolo XX. In nessuna parte del mondo vi è ordine, e satana regnerà sui più alti posti, determinando l’andamento delle cose. Egli effettivamente riuscirà ad introdursi fino alla sommità della Chiesa. Anche per la Chiesa, verrà il tempo delle Sue più grandi prove. Cardinali si opporranno a Cardinali; Vescovi a Vescovi. Satana marcerà in mezzo alle loro file e a Roma vi saranno cambiamenti. Ciò che è putrido cadrà, e ciò che cadrà più non si alzerà. La Chiesa sarà offuscata, e il mondo sconvolto dal terrore. Una grande guerra si scatenerà nella seconda metà del XX secolo. Fuoco e fumo cadranno dal Cielo, le acque degli oceani diverranno vapori, e la schiuma s’innalzerà sconvolgendo e tutto affondando. Milioni e milioni di uomini periranno di ora in ora, coloro che resteranno in vita invidieranno i morti. Vi sarà morte ovunque a causa degli errori commessi dagli insensati e dai partigiani di satana il quale allora, e solamente allora, regnerà sul mondo. In ultimo, allorquando quelli che sopravviveranno ad ogni evento, saranno ancora in vita, proclameranno nuovamente Iddio e la Sua Gloria, e Lo serviranno come un tempo, quando il mondo non era così pervertito.

Nel Terzo Segreto di Fatima, quindi, la Madonna avrebbe anticipatamente accusato il Concilio Vaticano II e il Novus Ordo Missae come suicidi ed insensati! [infatti sono i frutti velenosi della montiniana chiesa-baraccone, sinagoga di satana]È proprio per questo che i “falsi” Papi, da Roncalli a Montini, e … compagnia cantando, quasi tutti clowns marrani, non hanno mai voluto pubblicare il Terzo Segreto di Fatima [pubblicandone, come detto, uno falso della ancora più falsa “pseudo-suor Lucia carmelitana non per vocazione”], tergiversando senza motivi plausibili per noi “profani”. La Santa Vergine non ha fatto solo la diagnosi e la prognosi del morbo, del cancro putrido che affligge l’umanità, il bubbone dell’anticristo, ma ne dato la cura per non farlo diventare irrimediabilmente causa di eterna morte e dannazione.

Per salvarsi occorre seguire attentamente le indicazioni di Cristo, del suo Vicario in terra [si intende i “veri” Papi legittimamente eletti da veri Cardinali in “liberi” Conclavi] e della Vergine Maria nelle sue apparizioni approvate [evitare nel contempo le apparizioni “patacche”, con i falsi terrorizzanti messaggini]. E queste indicazioni sono essenzialmente: – 1° la Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica, Romana è infallibile, immutabile, navicella inaffondabile, vera arca di Noè, sulla quale alcun diluvio, né le porte del male prevarranno giammai! – 2° Il Vicario di Cristo, assistito dallo Spirito Santo, è infallibile in materia di fede e di morale, custode del deposito apostolico immutabile della fede, Pietra inalterabile, Roccia sulla quale Gesù-Cristo ha fondato la sua UNICA Chiesa e che resterà tutti i giorni con noi fino alla fine dei tempi, in una sequenza ininterrotta di rappresentanti … sia materiali che formali, come recita la sana Teologia tomistica ed il Magistero infallibile della Chiesa; – 3° Cercare ed ottenere solo i “veri” autentici Sacramenti da “veri” prelati e sacerdoti con Giurisdizione e Missione canonica, evitando più che la peste quelli fasulli, sacrileghi, invalidi ed illeciti, pseudo-tradizionalisti di ogni “obbedienca”, “flatus” e sterco di satana, corsia preferenziale per l’inferno; nell’attesa: esame di coscienza con profonda contrizione e Comunione spirituale – 4° La Chiesa “vera” c’è, è eclissata, offuscata, sotterranea, nelle catacombe, in grave pericolo, … ma c’è! MAI morirà né si trasformerà nella sinagoga di satana!… bisogna assolutamente cercarla e con l’aiuto del Signore farne parte pur se solo di desiderio, come de fide (… extra Ecclesia nulla salus!) scrollandosi, con la rimozione di chi ne ha la potestà, le innumerevoli censure contratte. – 5° Osservare le devozioni approvate e con indulgenze, in primo luogo il divin Cuore di Gesù, praticare le opere di misericordia, pentirsi delle proprie colpe e farne oggettiva penitenza. – 6° Pregare sempre, in particolare con il Santo Rosario e con la Salmodia in latino. -7° Perseverare fino alla fine della “corsa”, conservando la fede Cattolica di sempre, per conseguire il premio eterno. Che Dio ci aiuti ed.. exsurgat Deus et dissipentur inimici ejus! … et:

… et Ipsa conteret caput tuum!

11 OTTOBRE: FESTA DELLA MATERNITA’ DELLA B.V. MARIA

11 OTTOBRE FESTA DELLA MATERNITA’ DELLA B. V. MARIA (2023)

(doppio di II classe)

In ricordo del Concilio di Efeso

Questa nuova festa è stata estesa a tutta la Chiesa per ordine del S. Padre Pio XI, di v. m.

I. IL MOTIVO DELILA FESTA. – Il divino Ufficio così ne parla (sesta Lezione del Mattutino): « Con grande giubilo del mondo cattolico fu celebrato nell’anno 1931 il centenario del Concilio di Efeso. In questo Concilio tenuto sotto la presidenza del Papa S. Celestino, i Padri del Concilio affermarono, contro la eresia di Nestorio, la verità di fede che la beatissima Vergine Maria dalla quale nacque Gesù Cristo, è veramente Madre di Dio ». Il Papa Pio XI, nella sua pietà e nel suo zelo, volle che si perpetuasse nella Chiesa la memoria del grande avvenimento. Perciò fece rinnovare a proprie spese il celebre monumento del Concilio di Efeso che si conserva in Roma, il grande arco trionfale di santa Maria Maggiore sull’Esquilino e il transetto della basilica. Il suo predecessore Sisto III (431-440) aveva adornato quest’arco con un magnifico mosaico che però era stato assai danneggiato dalle intemperie. – Il S. Padre volle poi esporre in un’Enciclica le idee, fondamentali del Concilio generale di Efeso e animato da grande amore volle mettere in piena luce il privilegio unico della Maternità divina della beatissima Vergine Maria, affinché la dottrina di questo altissimo mistero si imprima sempre più profondamente nel cuore dei fedeli. Nello stesso tempo il Papa propose « la Benedetta fra tutte le donne » e la santa Famiglia di Nazareth a modello perfetto della dignità e della santità di un casto connubio, come pure dell’educazione religiosa della gioventù. E infine, perché non mancasse un ricordo liturgico del grande avvenimento, il S. Padre dispose che la festa della divina Maternità della Beatissima Vergine Maria si celebrasse dalla Chiesa universale ogni anno l’11 ottobre con Messa e Ufficio propri e di rito doppio di II classe.

2. DALLA MESSA (Ecce Virgo). – Nelle sue parti proprie la Messa parla della divina Maternità di Maria. I due primi canti (Introito e Graduale) sono tolti dall’Antico Testamento, mentre del Nuovo sono gli altri due canti del Sacrificio. Nell’Introito ascoltiamo la voce del profeta Isaia: « Ecco la Vergine concepirà a darà alla luce un Figlio ». Tosto intoniamo il salmo XCVII, salmo del Natale: « Cantate al Signore un cantico nuovo perché Egli ha fatto cosa meravigliosa ». Questa cosa meravigliosa è la nascita verginale di Cristo. La Colletta è tolta dalla Messa Rorate; essa afferma la nostra fede nella divina Maternità di Maria: « Noi crediamo che Ella sia veramente Madre di Dio ». L’Epistola è uno dei passi più belli applicati dalla liturgia a Maria santissima: « Come vigna io porto frutti dolci e profumati e i miei fiori danno frutti nobili e magnifici ». Quale sia questo Frutto, ce lo dice il Graduale con la profezia messianica: « Un germoglio spunterà dalla radice di Jesse ». Il Frutto è il Figlio di Dio. Perciò Maria si presenta come « la Madre del bell’Amore » e ci invita: « Venite a me voi tutti che mi desiderate, e saziatevi dei miei frutti ». Il canto dell’Alleluia esalta « la Madre di Dio ». Quale passo del Vangelo ci saremmo aspettati il racconto dell’Annunciazione di Maria; invece sentiamo parlare di Gesù perduto e ritrovato nel tempio, ma è in questa circostanza che Maria ci appare in tutta la sua tenerezza e nell’angoscia del suo cuore materno. In questo Vangelo sentiamo pure la prima affermazione che Gesù fa della sua Divinità, nominando Dio come Padre suo. Nell’Offertorio ci arriva l’eco di uno dei più gravi dolori di Maria in un’ora specialmente angosciosa per la sua maternità divina (il dubbio di S. Giuseppe). Ma nella Comunione proviamo con Maria la felicità di questa maternità divina e cantiamo il dolcissimo canto: « Beato il seno della Vergine Maria che ha portato il Figlio dell’eterno Padre ». La Messa non è nuova; essa si trovava già in appendice al Messale.

[Pio Parsch O.S.A.: L’ANNO LITURGICO, vol. V, V.a ediz. Soc. ed. Vita e pensiero, Milano, 1950]

Incipit

In nómine Patris, et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.

V. Adjutórium nostrum in nómine Dómini.
R. Qui fecit cælum et terram.

Confíteor

Confiteor Deo omnipoténti, beátæ Maríæ semper Vírgini, beáto Michaéli Archángelo, beáto Joánni Baptístæ, sanctis Apóstolis Petro et Paulo, ómnibus Sanctis, et vobis, fratres: quia peccávi nimis cogitatióne, verbo et ópere: mea culpa, mea culpa, mea máxima culpa. Ideo precor beátam Maríam semper Vírginem, beátum Michaélem Archángelum, beátum Joánnem Baptístam, sanctos Apóstolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos, et vos, fratres, oráre pro me ad Dóminum, Deum nostrum.
M. Misereátur nostri omnípotens Deus, et, dimíssis peccátis nostris, perdúcat nos ad vitam ætérnam.
S. Amen.
S. Indulgéntiam,
absolutiónem et remissiónem peccatórum nostrórum tríbuat nobis omnípotens et miséricors Dóminus.
R. Amen.

V. Deus, tu convérsus vivificábis nos.
R. Et plebs tua lætábitur in te.
V. Osténde nobis, Dómine, misericórdiam tuam.
R. Et salutáre tuum da nobis.
V. Dómine, exáudi oratiónem meam.
R. Et clamor meus ad te véniat.
V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.

Introitus

Isa 7:14.
Ecce Virgo concípiet, et páriet fílium, et vocábitur nomen ejus Emmánuel.
Ps 97:1.
Cantáte Dómino cánticum novum: quia mirabília fecit.
V. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto…
Ecce Virgo concípiet, et páriet fílium, et vocábitur nomen ejus Emmanue
le.

[Ecco, una Vergine concepirà e darà alla luce un Figlio: che sarà chiamato Emanuele.
Ps 97:1.
Canto nuovo cantate al Signore poiché fatti mirabili Egli ha operato.
V. Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo…
Ecco, una Vergine concepirà e darà alla luce un Figlio: che sarà chiamato Emanuele.]

Gaudeámus omnes in Dómino, diem festum celebrántes sub honóre beátæ Maríæ Vírginis: de cujus sollemnitáte gaudent Angeli et colláudant Fílium Dei.

[Rallegriamoci tutti nel Signore celebrando questo giorno di festa in onore della beata Vergine Maria! Della sua festa gioiscono gli angeli, e insieme lodano il Figlio di Dio]

Kyrie

S. Kýrie, eléison.
M. Kýrie, eléison.
S. Kýrie, eléison.
M. Christe, eléison.
S. Christe, eléison.
M. Christe, eléison.
S. Kýrie, eléison.
M. Kýrie, eléison.
S. Kýrie, eléison.

Gloria

Glória in excélsis Deo. Et in terra pax homínibus bonæ voluntátis. Laudámus te. Benedícimus te. Adorámus te. Glorificámus te. Grátias ágimus tibi propter magnam glóriam tuam. Dómine Deus, Rex cæléstis, Deus Pater omnípotens. Dómine Fili unigénite, Jesu Christe. Dómine Deus, Agnus Dei, Fílius Patris. Qui tollis peccáta mundi, miserére nobis. Qui tollis peccáta mundi, súscipe deprecatiónem nostram. Qui sedes ad déxteram Patris, miserére nobis. Quóniam tu solus Sanctus. Tu solus Dóminus. Tu solus Altíssimus, Jesu Christe. Cum Sancto Spíritu in glória Dei Patris. Amen.

Oratio

Orémus.
Deus, qui de beátæ Maríæ Vírginis útero Verbum tuum, Angelo nuntiánte, carnem suscípere voluísti: præsta supplícibus tuis; ut, qui vere eam Genitrícem Dei crédimus, ejus apud te intercessiónibus adjuvémur.

Per eúndem Dóminum nostrum …

[O Dio, che hai voluto che all’annuncio dell’angelo il tuo Verbo s’incarnasse nel seno della beata Vergine Maria: concedi a noi di essere aiutati presso di te dall’intercessione di Colei che crediamo vera madre di Dio.]

Lectio

Léctio libri Sapiéntiæ.
Eccli 24:23-31
Ego quasi vitis fructificávi suavitátem odóris: et flores mei, fructus honóris et honestátis. Ego mater pulchræ dilectiónis, et timóris, et agnitiónis, et sanctæ spei. In me grátia omnis viæ et veritátis: in me omnis spes vitæ et virtútis. Transíte ad me omnes qui concupíscitis me, et a generatiónibus meis implémini. Spíritus enim meus super mel dulcis, et heréditas mea super mel et favum. Memória mea in generatiónes sæculórum. Qui edunt me, adhuc esúrient: et qui bibunt me, adhuc sítient. Qui audit me, non confundétur: et qui operántur in me, non peccábunt. Qui elúcidant me, vitam ætérnam habébunt.
R. Deo grátias

[Come una vite, io produssi pàmpini di odore soave, e i miei fiori diedero frutti di gloria e di ricchezza. Io sono la madre del bell’amore, del timore, della conoscenza e della santa speranza. In me si trova ogni grazia di dottrina e di verità, in me ogni speranza di vita e di virtù. Venite a me, voi tutti che mi desiderate, e dei miei frutti saziatevi. Poiché il mio spirito è più dolce del miele, e la mia eredità più dolce di un favo di miele. Il mio ricordo rimarrà per volger di secoli. Chi mangia di me, avrà ancor fame; chi beve di me, avrà ancor sete. Chi mi ascolta, non patirà vergogna; chi agisce con me, non peccherà; chi mi fa conoscere, avrà la vita eterna.]

Graduale


Isa 11:1-2.
Egrediétur virga de rádice Jesse, et flos de rádice ejus ascéndet.
V. Et requiéscet super eum Spíritus Dómini. Allelúja, allelúja.
V. Virgo Dei Génitrix, quem totus non capit orbis, in tua se clausit víscera factus homo. Allelúja.

[Un germoglio spunterà dalla radice di Iesse, un fiore crescerà dalla radice di lui.
V. E su di esso si poserà lo Spirito del Signore. Alleluia, alleluia.
V. O Vergine, Madre di Dio, nel tuo seno, fattosi uomo, si rinchiuse Colui che l’universo non può contenere. Alleluia.]

Evangelium

Sequéntia +︎ sancti Evangélii secúndum Lucam.
R. Glória tibi, Dómine.
Luc II:43-51
In illo témpore: Cum redírent, remánsit puer Jesus in Jerúsalem, et non cognovérunt paréntes ejus. Existimántes autem illum esse in comitátu, venérunt iter diei, et requirébant eum inter cognátos, et notos. Et non inveniéntes, regréssi sunt in Jerúsalem, requiréntes eum. Et factum est, post tríduum invenérunt illum in templo sedéntem in médio doctórum, audiéntem illos, et interrogántem eos. Stupébant autem omnes, qui eum audiébant, super prudéntia et respónsis ejus. Et vidéntes admiráti sunt. Et dixit mater ejus ad illum: Fili, quid fecísti nobis sic? ecce pater tuus, et ego doléntes quærebámus te. Et ait ad illos: Quid est quod me quærebátis? nesciebátis quia in his, quæ Patris mei sunt, opórtet me esse. Et ipsi non intellexérunt verbum, quod locútus est ad eos. Et descéndit cum eis, et venit Názareth: et erat súbditus illis.

[In quel tempo, mentre essi se ne tornavano, il fanciullo Gesù rimase in Gerusalemme, senza che i suoi genitori se ne accorgessero. Credendo che egli si trovasse nella comitiva, fecero una giornata di cammino, e lo cercavano fra parenti e conoscenti. Ma, non avendolo trovato, tornarono a Gerusalemme per farne ricerca. E avvenne che lo trovarono tre giorni dopo, nel tempio, seduto in mezzo ai dottori e intento ad ascoltarli e a interrogarli. E tutti quelli che lo udivano restavano meravigliati della sua intelligenza e delle sue risposte. Nel vederlo, essi furono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché facesti a noi così? Ecco, tuo padre ed io addolorati ti cercavamo». Ma egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che è necessario che io sia nelle cose del Padre mio?». Essi però non compresero ciò che aveva detto loro. Ed egli scese con essi e tornò a Nazareth; ed era loro sottomesso.]

OMELIA

LA MADRE DEL SIGNORE

(O. Hopfan: Maria – Marietti ed. 1953)

Nessun essere in tutto il Cielo può dire al Re della gloria: « Tu sei mio Figlio! », nessuno all’infuori del Padre celeste e di… Maria. Quando Maria sta accanto al trono della maestà di Cristo, può ricordarGli: «Io Ti ho partorito, Tu lo sai bene, nell’antro di Betlem; Io sono fuggita con Te; Io Ti ho educato; Io Ti ho seguito col cuore nella tua attività; Io sono stata accanto a Te anche nell’ora più dura ». Questa strettissima comunanza fra Madre e Figlio, questi episodi tanto intimi, propri a Loro solamente, sono il sigillo, che resta impresso indelebilmente nell’anima di tutti e due. Maria nei riguardi di Cristo e Cristo nei riguardi di Maria stanno in un rapporto così intimo, quale non spetta ad alcun altro Beato del Cielo. Per questo il Beato Pio X nella sua Enciclica già ricordata insegna: « Grazie alla comunanza d’amore e di dolore fra Maria e Cristo, grazie a questa comunanza di dolori fra Madre e Figlio, fu conferito all’augustissima Vergine il privilegio d’essere la potentissima mediatrice e conciliatrice dell’universo intero ». Già S. Tommaso d’Aquino aveva riconosciuto che Maria distribuisce in un certo senso — « quodammodo » — tutte le grazie, perché Ella è la più vicina a Cristo, che è la fonte di tutte le grazie. Quando, dunque, Maria si piega dinanzi al Figlio suo per intercedere, Egli ripeterà regalmente il suo comando di Cana: « Riempite le idrie! Attingete dalle idrie! Attingete una misura buona, pigiata, traboccante! ». Quando nessun Beato del Cielo osa più accostarsi al trono della grazia, quando nessuno può più pregare, può sempre farsi ancor innanzi Maria; Ella, come la regina Ester, ha accesso agli appartamenti del Re in tutte le ore; Ella passa attraverso tutte le sale sino alle camere più riposte del Cuore del Figlio suo. Gli Spiriti di guardia secondo il loro turno abbassano sorridenti le spade fiammeggianti; Maria non deve loro far vedere alcun passaporto né alcun documento. E si presenta al trono della grazia; vi ritorna sempre di nuovo; in umile naturalezza; nessuno vi accede così spesso come Lei. Dagli abissi della divina misericordia la sua mano prende grazie così profonde e così pesanti, quali tutto il restante Cielo non potrebbe sollevare; quello che a tutti gli altri è impossibile è riservato a Maria e solo a Lei: Ella è la Madre del Signore. È anche Madre nostra! Sin da quando viveva in questa terrena vita gli uomini Le stavano così a cuore, che per essi immolò persino il Figlio suo; in Cielo Ella continua a lavorare per la nostra salvezza. La sua preghiera trasfigurata mira anzitutto alle cose grandi ed essenziali, che scorge nei piani di Dio. Non ci allontana con la sua preghiera ogni croce, neanche la più piccola, Lei che non volle toglier la croce neppure al Figlio suo. La sua preghiera è la sollecitudine della Madre per i Figli, che ancora s’attardano lungo la via, affinché essi non soccombano ai pericoli del viaggio, affinché raggiungano la maturità in Cristo, affinché ottengano la salvezza eterna. Una madre non finisce mai di pregare per i figli suoi; un amico può elevare una preghiera per noi una volta, dieci volte, forse anche cento volte, ma una madre prega sempre; il suo amore non cessa mai: crede tutto, spera tutto, sopporta tutto, supera tutto. Maria prega per noi con amorosa tenacità anche quando tutto sembra inutile e perduto per colpa della nostra corruzione o caparbietà. Ella è il rifugio dei peccatori. Quali miracoli di grazia non poté Ella ottenere! La parola che il Signore disse alla donna cananea vale in verità ancor più per Maria: « O donna, la tua fede — e il tuo amore — è grande! Ti sia fatto secondo il tuo desiderio » L’intercessione quindi di Maria è più potente d’ogni altra. In veste di broccato d’oro Ella sta qual grande protettrice, quale « avvocata » dell’umanità, come la « Salve Regina » la chiama così bellamente e semplicemente, accanto al trono del Re, raccomandando ai suoi occhi e al suo Cuore le nostre necessità. Quivi pregano per noi anche Pietro e Paolo, Antonio e la piccola grande Teresa del Bambino Gesù; quivi pregano la nostra mamma amata e il nostro caro papà e tutta intera la lunga litania di tutti i Santi. Il segreto di questa intercessione dei Beati del Cielo è il loro amore, l’amore per Iddio e l’amore per noi; quanto più essi furono intimamente uniti per amore con Dio sin dalla terra, tanto più anche il loro amore per noi può dal Cielo riflettersi quaggiù luminoso e possente. L’intercessione di Maria però trascende quella di tutti gli altri, può più che non quella di tutti gli altri nobili spiriti: è l’intercessione della Madre di Dio, non degli amici di Dio solamente. Una sentenza ben fondata ritiene anzi che la preghiera di tutti gli altri dev’essere appoggiata dall’intercessione di Maria, se pur vuol trovare esaudimento: « Qualunque cosa gli altri domandino, essi la domandano in qualche modo per mezzo della Vergine ». Maria, come La esalta il Santo Pio X, è « la prima mediatrice di tutte le grazie e di tutte le grazie la distributrice ». (Ad diem illum). Ci troviamo qui dinanzi alla « mediazione universale di grazia » di Maria. Il compito di tutti gli altri Santi sulla terra fu limitato, ristretto a un tempo, a una regione, a una condizione; la potenza quindi della loro intercessione è anche nel Cielo per così dire circoscritta e particolare, poiché l’esistenza celeste ha la sua corrispondenza in quella terrena. Maria è la Madre di tutti i redenti; la sua premurosa preghiera quindi si estende alla loro nascita, al loro sviluppo e al loro perfezionamento nella grazia. Ella disse Sì all’Incarnazione per noi tutti, per tutti Ella pianse e soffrì sul Calvario, per noi tutti implorò il Santo Divino Spirito. Il Pontefice Leone XIII conchiude quindi: « Com’Ella un dì fu un aiuto per l’attuazione del Mistero della redenzione, così anche al presente è l’aiuto per la partecipazione di questo Mistero in tutti i secoli avvenire ». « Tu, Madre, copri col tuo largo manto i Cristiani tutti in gioia e in pianto », si canta con fiducia e con letizia nelle chiese della Svizzera. Nel 1921 Benedetto XV, esaudendo una preghiera del Cardinale Mercier, permise ai Vescovi del Belgio di celebrare una festa in onore di Maria « mediatrice di tutte le grazie »; il Pontefice Pio XI nel 1931 ha esteso questo permesso a tutte le diocesi. Questo titolo lascia aperti ancora molti problemi. Preferiremmo in questa materia essere piuttosto cauti che precipitosi, poiché il Magistero della Chiesa non ha ancora stabilito il contenuto di questo termine con precisione e definitivamente.

IL CREDO

Offertorium

Orémus.
Eccli XXIV:25; Eccli XXXIX:17

Súscipe, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus, hanc immaculátam hóstiam, quam ego indígnus fámulus tuus óffero tibi Deo meo vivo et vero, pro innumerabílibus peccátis, et offensiónibus, et neglegéntiis meis, et pro ómnibus circumstántibus, sed et pro ómnibus fidélibus christiánis vivis atque defúnctis: ut mihi, et illis profíciat ad salútem in vitam ætérnam. Amen.

[Accetta, Padre santo, onnipotente eterno Iddio, questa ostia immacolata, che io, indegno servo tuo, offro a Te Dio mio vivo e vero, per gli innumerevoli peccati, offese e negligenze mie, e per tutti i circostanti, come pure per tutti i fedeli cristiani vivi e defunti, affinché a me ed a loro torni di salvezza per la vita eterna. Amen.]

In me grátia omnis viæ et veritátis, in me omnis spes vitæ et virtútis: ego quasi rosa plantáta super rivos aquárum fructificávi

[In me ogni grazia di verità e dottrina in me ogni speranza di vita e di forza. Sono fiorita come una rosa, piantata lungo i corsi delle acque].

Secreta

Tua, Dómine, propitiatióne, et beátæ Maríæ semper Vírginis, Unigéniti tui matris intercessióne, ad perpétuam atque præséntem hæc oblátio nobis profíciat prosperitátem, et pacem.

[Per la tua clemenza, Signore, e per l’intercessione della beata Vergine Maria, madre del tuo unico Figlio, l’offerta di questo sacrificio giovi alla nostra prosperità e pace nella vita presente e nella futura.]

Per eúndem Dóminum nostrum Jesum Christum Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.

Præfatio

V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.
V. Sursum corda.
R. Habémus ad Dóminum.
V. Grátias agámus Dómino, Deo nostro.
R. Dignum et justum est.

de Beata Maria Virgine


Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Et te in Festivitate beátæ Maríæ semper Vírginis collaudáre, benedícere et prædicáre. Quæ et Unigénitum tuum Sancti Spíritus obumbratióne concépit: et, virginitátis glória permanénte, lumen ætérnum mundo effúdit, Jesum Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Cæli cælorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti jubeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes:

[È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Te, nella Festività della Beata sempre Vergine Maria, lodiamo, benediciamo ed esaltiamo. La quale concepì il tuo Unigenito per opera dello Spirito Santo e, conservando la gloria della verginità, generò al mondo la luce eterna, Gesù Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo:]

Sanctus

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

Preparatio Communionis

Orémus: Præcéptis salutáribus móniti, et divína institutióne formáti audémus dícere:


Pater noster

Pater noster, qui es in cælis. Sanctificétur nomen tuum. Advéniat regnum tuum. Fiat volúntas tua, sicut in cælo et in terra. Panem nostrum quotidiánum da nobis hódie. Et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris. Et ne nos indúcas in tentatiónem:
R. Sed líbera nos a malo.
S. Amen.

Agnus Dei

Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: dona nobis pacem.

Panem cæléstem accípiam, et nomen Dómini invocábo.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.

COMUNIONE SPIRITUALE

Communio

Beáta víscera Maríæ Vírginis, quæ portavérunt ætérni Patris Fílium.

[Beato il seno della Vergine Maria che portò il Figlio dell’eterno Padre.]

Postcommunio

Orémus.

Hæc nos commúnio, Dómine, purget a crímine: et, intercedénte beáta Vírgine Dei Genitríce María, cœléstis remédii fáciat esse consórtes.

[Questa comunione ci mondi dalla colpa, o Signore, e per l’intercessione della beata sempre Vergine Maria, Madre di Dio, ci faccia perennemente partecipi del rimedio celeste.]

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)

15 SETTEMBRE: I SETTE DOLORI DELLA B. V. MARIA

I sette Dolori della B. V. Maria (2023)

Doppio di 2° classe. – Paramenti bianchi.

Maria stava ai piedi della Croce, dalla quale pendeva Gesù (Intr., Grad,. Seq., All., Vangelo) e, come era stato predetto da Simeone (Or.) una spada di dolore trapassò la sua anima(Secr.). Impotente, ella vede il suo dolce Figlio desolato nelle angosce della nmorte, e ne raccoglie l’ultimo sospiro » (Seq.). L’affanno che il suo cuore materno provò ai piedi della croce, le ha meritato, pur senza morire, la palma del martirio (Com.). – Queste festa era celebrata con grande solennità dai Serviti nel XVII secolo. Fu estesa da Pio VII, nel 1817, a tutta la Chiesa, per ricordare le sofferenze che la Chiesa stessa aveva appena finito di sopportare nella persona del suo Capo esiliato e progioniero, e liberato, grazie alla protezione della Vergine. Come la prima festa dei dolori di Maria, al tempo della Passione, ci mostra la parte che Ella presa al Sacrificio di Gesù, così la seconda, dopo la Pentecoste, ci dice tutta la compassione che prova la Madre del Salvatore verso la Chiesa, sposa di Gesù, che è crocifissa a sua volta nei tempi calamitosi che essa attraversa. Sua Santità Pio X ha elevato nel 1908 questa festa alla dignità di seconda classe.

Incipit

In nómine Patris, ✠ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.

Adjutórium nostrum in nómine Dómini.
R. Qui fecit cælum et terram.
Confíteor Deo omnipoténti, beátæ Maríæ semper Vírgini, beáto Michaéli Archángelo, beáto Joánni Baptístæ, sanctis Apóstolis Petro et Paulo, ómnibus Sanctis, et vobis, fratres: quia peccávi nimis cogitatióne, verbo et ópere: mea culpa, mea culpa, mea máxima culpa. Ideo precor beátam Maríam semper Vírginem, beátum Michaélem Archángelum, beátum Joánnem Baptístam, sanctos Apóstolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos, et vos, fratres, oráre pro me ad Dóminum, Deum nostrum.
M. Misereátur tui omnípotens Deus, et, dimíssis peccátis nostrs, perdúcat nos ad vitam ætérnam.
S. Amen.
V. Deus, tu convérsus vivificábis nos.
R. Et plebs tua lætábitur in te.
V. Osténde nobis, Dómine, misericórdiam tuam.
R. Et salutáre tuum da nobis.
V. Dómine, exáudi oratiónem meam.
R. Et clamor meus ad te véniat.
V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.

Introitus

Joann XIX:25
Stabant juxta Crucem Jesu Mater ejus, et soror Matris ejus, María Cléophæ, et Salóme et María Magdaléne.

[Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa, e Salome, e Maria Maddalena.]Joann XIX:26-27

Múlier, ecce fílius tuus: dixit Jesus; ad discípulum autem: Ecce Mater tua.

[Donna, ecco tuo figlio, disse Gesù; e al discepolo: Ecco tua madre]

Stabant juxta Crucem Jesu Mater ejus, et soror Matris ejus, María Cléophæ, et Salóme et María Magdaléne.

[Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa, e Salome, e Maria Maddalena.]

Kyrie

S. Kýrie, eléison.
M. Kýrie, eléison.
S. Kýrie, eléison.
M. Christe, eléison.
S. Christe, eléison.
M. Christe, eléison.
S. Kýrie, eléison.
M. Kýrie, eléison.
S. Kýrie, eléiso

Gloria

Glória in excélsis Deo. Et in terra pax homínibus bonæ voluntátis. Laudámus te. Benedícimus te. Adorámus te. Glorificámus te. Grátias ágimus tibi propter magnam glóriam tuam. Dómine Deus, Rex cæléstis, Deus Pater omnípotens. Dómine Fili unigénite, Jesu Christe. Dómine Deus, Agnus Dei, Fílius Patris. Qui tollis peccáta mundi, miserére nobis. Qui tollis peccáta mundi, súscipe deprecatiónem nostram. Qui sedes ad déxteram Patris, miserére nobis. Quóniam tu solus Sanctus. Tu solus Dóminus. Tu solus Altíssimus, Jesu Christe. Cum Sancto Spíritu ✠ in glória Dei Patris. Amen.

Oratio

Orémus.
Deus, in cujus passióne, secúndum Simeónis prophetíam, dulcíssimam ánimam gloriósæ Vírginis et Matris Maríæ dolóris gladius pertransívit: concéde propítius; ut, qui transfixiónem ejus et passiónem venerándo recólimus, gloriósis méritis et précibus ómnium Sanctórum Cruci fidéliter astántium intercedéntibus, passiónis tuæ efféctum felícem consequámur:

[O Dio, nella tua passione, una spada di dolore ha trafitto, secondo la profezia di Simeone, l’anima dolcissima della gloriosa vergine e madre Maria: concedi a noi, che celebriamo con venerazione i suoi dolori, di ottenere il frutto felice della tua passione:]

Lectio

Léctio libri Judith.
Judith XIII:22;23-25
Benedíxit te Dóminus in virtúte sua, quia per te ad níhilum redégit inimícos nostros. Benedícta es tu, fília, a Dómino, Deo excélso, præ ómnibus muliéribus super terram. Benedíctus Dóminus, qui creávit cœlum et terram: quia hódie nomen tuum ita magnificávit, ut non recédat laus tua de ore hóminum, qui mémores fúerint virtútis Dómini in ætérnum, pro quibus non pepercísti ánimæ tuæ propter angústias et tribulatiónem géneris tui, sed subvenísti ruínæ ante conspéctum Dei nostri.

[Il Signore nella sua potenza ti ha benedetta: per mezzo tuo ha annientato i nostri nemici. Benedetta sei tu, o figlia, dal Signore Dio altissimo più di ogni altra donna sulla terra. Benedetto il Signore, che ha creato il cielo e la terra, perché oggi egli ha tanto esaltato il tuo nome, che la tua lode non cesserà nella bocca degli uomini: essi ricorderanno in eterno la potenza del Signore. Perché tu non hai risparmiato per loro la tua vita davanti alle angustie e alla afflizione della tua gente: ci hai salvato dalla rovina, al cospetto del nostro Dio.]

Graduale

Dolorósa et lacrimábilis es, Virgo María, stans juxta Crucem Dómini Jesu, Fílii tui, Redemptóris.
V. Virgo Dei Génitrix, quem totus non capit orbis, hoc crucis fert supplícium, auctor vitæ factus homo. Allelúja, allelúja.

V. Stabat sancta María, cœli Regína et mundi Dómina, juxta Crucem Dómini nostri Jesu Christi dolorósa.

[Addolorata e piangente, Vergine Maria, ritta stai presso la croce del Signore Gesù Redentore, Figlio tuo.
V. O Vergine Madre di Dio, Colui che il mondo intero non può contenere, l’Autore della vita, fatto uomo, subisce questo supplizio della croce! Alleluia, alleluia.
V. Stava Maria, Regina del cielo e Signora del mondo, addolorata presso la croce del Signore.]

Sequentia

Stabat Mater dolorósa
Juxta Crucem lacrimósa,
Dum pendébat Fílius.

Cujus ánimam geméntem,
Contristátam et doléntem
Pertransívit gládius.

O quam tristis et afflícta
Fuit illa benedícta
Mater Unigéniti!

Quæ mærébat et dolébat,
Pia Mater, dum vidébat
Nati pœnas íncliti.

Quis est homo, qui non fleret,
Matrem Christi si vidéret
In tanto supplício?

Quis non posset contristári,
Christi Matrem contemplári
Doléntem cum Fílio?

Pro peccátis suæ gentis
Vidit Jesum in torméntis
Et flagéllis súbditum.

Vidit suum dulcem
Natum Moriéndo desolátum,
Dum emísit spíritum.

Eja, Mater, fons amóris,
Me sentíre vim dolóris
Fac, ut tecum lúgeam.

Fac, ut árdeat cor meum
In amándo Christum Deum,
Ut sibi compláceam.

Sancta Mater, istud agas,
Crucifixi fige plagas
Cordi meo válida.

Tui Nati vulneráti,
Tam dignáti pro me pati,
Pœnas mecum dívide.

Fac me tecum pie flere,
Crucifíxo condolére,
Donec ego víxero.

Juxta Crucem tecum stare
Et me tibi sociáre
In planctu desídero.

Virgo vírginum præclára.
Mihi jam non sis amára:
Fac me tecum plángere.

Fac, ut portem Christi mortem,
Passiónis fac consórtem
Et plagas recólere.

Fac me plagis vulnerári,
Fac me Cruce inebriári
Et cruóre Fílii.

Flammis ne urar succénsus,
Per te, Virgo, sim defénsus
In die judícii.

Christe, cum sit hinc exíre.
Da per Matrem me veníre
Ad palmam victóriæ.

Quando corpus moriétur,
Fac, ut ánimæ donétur
Paradísi glória.
Amen.


[Sequenza
Stava di dolore piena e di pianto
la Madre presso la croce,
da cui pendeva il Figlio.

L’anima di Lei gemente,
di tristezza e di dolore piena,
una spada trafiggeva.

Oh! quanto triste ed afflitta
fu la benedetta
Madre dell’Unigenito!

S’affliggeva, si doleva
la pia Madre contemplando
le pene del Figlio augusto.

E chi non piangerebbe
mirando la Madre di Cristo
in tanto supplizio?

E chi non s’attristerebbe
vedendo la Madre di Cristo
dolente insieme al Figlio?

Per i peccati del popolo suo
Ella vide Gesù nei tormenti
e ai flagelli sottoposto.

Ella vide il dolce Figlio,
morire desolato,
quando emise lo spirito.

Orsù, Madre fonte d’amore,
a me pure fa’ sentire l’impeto del dolore,
perché teco io pianga.

Fa’ che nell’amar Cristo, mio Dio,
così arda il mio cuore
che a Lui io piaccia.

Santa Madre, deh! tu fa’
che le piaghe del Signore
forte impresse siano nel mio cuore.

Del tuo Figlio straziato,
che tanto per me s’è degnato patire,
con me pure dividi le pene.

Con te fa’ che pio io pianga
e col Crocifisso soffra,
finché avrò vita.

Stare con te accanto alla Croce,
a te associarmi nel piangere
io desidero.

O Vergine, delle vergini la più nobile,
con me non esser dura,
con te fammi piangere.

Fammi della morte di Cristo partecipe,
e della sua passione consorte;
e delle sue piaghe devoto.

Fammi dalle piaghe colpire,
dalla Croce inebriare
e dal Sangue del tuo.

Perché non arda in fiamme
ma da te sia difeso, o Vergine,
nel dì del giudizio

O Cristo, quando dovrò di qui partire,
deh! fa’, per la tua Madre,
che al premio io giunga.

E quando il corpo perirà,
fa’ che all’anima
la gloria del cielo sia data.
Amen.]

Evangelium

Sequéntia +︎ sancti Evangélii secúndum Joánnem.
R. Glória tibi, Dómine.
Joann XIX:25-27.
In illo témpore: Stabant juxta Crucem Jesu Mater ejus, et soror Matris ejus, María Cléophæ, et María Magdaléne. Cum vidísset ergo Jesus Matrem, et discípulum stantem, quem diligébat, dicit Matri suæ: Múlier, ecce fílius tuus. Deinde dicit discípulo: Ecce Mater tua. Et ex illa hora accépit eam discípulus in sua.

[In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa, e Maria Maddalena. Gesù, dunque, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che amava, disse a sua madre: « Donna, ecco tuo figlio». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre». E da quell’ora il discepolo la prese con sé.]

OMELIA

(Otto Ophan: Maria; Marietti ed. Torino, 1953)

« Presso la croce di Gesù stava ».

Possiamo chiederci se a Maria sul Calvario non sia stato domandato troppo. Non fu ivi posto sulle spalle d’una donna delicata, d’una povera Madre una tale enormità, ch’Ella sotto tanto peso doveva crollare, fisicamente e ancor più spiritualmente? Per Maria l’impotenza sarebbe stata benefica, perché avrebbe occultata al suo spirito l’ora della scena più straziante. Ma il suo spirito sul Calvario restò sveglio; era come un lago turchino, sul quale il sole cocente bruciava senza misericordia. Quali insopportabili strazi dovette Maria sostenere sul Calvario! Se persino il Figlio suo gridò nell’abisso del suo strazio le parole: « Mio Dio, mio Dio, perché mi hai tu abbandonato? », che cosa non dovette passare anche nel cuore della Madre sua? Tempeste di chiarezza infuriavano sull’anima di Lei; i flutti del suo cuore non La cacceranno sulle bianche spiagge, sicché spumeggino e s’impennino nella disperazione e nella ribellione? Qual minaccia non costituisce per la fede un grande patire, anzi già il semplice patire! Come si presenta pericolosa vicino al sofferente l’audace domanda: ma v’è Iddio? ma v’è proprio un Dio? Può esserci un Dio, se accade il fatto più raccapricciante, l’uccisione… dell’Uomo-Dio? E se L’hanno ucciso, Iddio dunque è morto! Questo fatto enorme, pazzesco, folle non si oppone anche al minimo d’intelligenza? Le orribili sofferenze e i delitti del nostro tempo hanno bruciata la fede in Dio in esseri innumerevoli precisamente con queste fiaccole infuocate. Ma se tuttavia Iddio è — ed Egli è! —, non è Egli un Dio totalmente diverso da quello che Gesù aveva annunziato, un essere oscuro, indifferente, sublimissimo, che troneggia nelle lontane e gelide altezze? Maria sul Calvario ricordò forse con dolore la predicazione del Figlio suo circa il Padre, il Padre che veste i gigli del campo, che nutre gli uccelli del cielo, e si prende cura d’ogni capello del nostro capo. Ov’è adesso Egli, questo Padre provvido, questo Padre amante? Ma v’è anzi quaggiù anche solamente il governo d’un Dio giusto? il Figlio suo lacerato non è una palpabile confutazione, un sanguinoso sprezzo della consolante predica intorno a un Dio paterno? Quanto dev’esser crudele quest’essere sublimissimo, che procura al più nobile, al più santo di tutti gli uomini e alla Madre sua innocente tanto tormento o anche permette che lo si procuri, mentre noi stessi non lo arrecheremmo al peggiore dei nostri nemici! La bestemmia contro Dio sta vicina al credente più di quello che non si possa sospettare. L’incredulo conclude presto: nega semplicemente Iddio, e con questa misera soluzione si « spiega » gli enigmi della vita; il credente invece sa troppo bene dell’esistenza di un Essere supremo; i problemi della vita e del mondo lo disorientano non quanto all’esistenza, ma quanto al modo d’essere di Dio, quanto alla provvidenza, alla bontà e alla giustizia di Dio. E ora il Vangelo dà netto risalto all’atteggiamento della Vergine: « Stava accanto alla croce di Gesù sua Madre ». Ella stava sommersa nell’uragano che su di Lei muggiva. La terra tremò e le rocce si spaccarono: Maria stava. Il velo del Tempio si stracciò dall’alto al basso, e il Figlio suo rese il suo spirito con un forte grido: Maria stava. Ritta, solitaria stava là, come un albero principesco, attorno al quale un’intera selva giace abbattuta. Nelle Litanie lauretane noi esaltiamo Maria quale « Torre eburnea »: « eburnea » fu accanto alla croce per il pallore; ma Ella fu anche « torre », che resistette agli assalti paurosi del dubbio e della disperazione intrepida e invitta. Maria non è solamente la Madre amabile, quale spesso ci viene mostrata; ancor meno Ella è la figurina graziosa, quasi leziosa d’una merce fuori d’uso; Maria è la donna forte, che, degna del Figlio suo, va innanzi con Lui all’esercito dei martiri di sangue asperso qual Regina, la Regina dei martiri. Maria sul Calvario non disse alcuna parola. Non si lamentò, non dubitò, non maledisse, nemmeno interrogò più. Al Dodicenne chiese in dolorosa sorpresa: « Fanciullo, perché ci hai fatto tu così? »; anche alle nozze di Cana Gli presentò la sommessa preghiera: « Non hanno più vino »; sul Calvario Ella non è altro che silenzio. C’è un silenzio anche per alterigia o per impietrimento, come secondo l’antica leggenda greca fu il silenzio di Niobe, cui la saetta di Apollo aveva ucciso tutti i figli; Maria sopravvanza in grandezza d’animo le povere madri sofferenti degli antichi pagani, Niobe ed Ecuba, per l’infinita perfezione cristiana. Il suo silenzio non è protesta, ma silenziosa adesione. A dir il vero, le sue labbra sono sigillate dal dolore, sicché non può più gridare, come nell’ora felice dell’Annunciazione laggiù a Nazaret, il suo “Fiat”. Anche nella nostra vita giungono momenti, nei quali non possiamo più parlare, non più pregare, nemmeno più gemere; in quei momenti. non resta che il linguaggio dell’atteggiamento. Maria sul Calvario disse il suo Sì nella lingua commovente dell’atteggiamento: « Ella stava presso la Croce ». Questo stare era più che un discorso; con questa resistenza e perseveranza Ella espresse tutto quello che quassù sul Calvario aveva da dire. – L’informazione evangelica dice certamente: « Stavano presso la croce di Gesù la madre sua e la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria Maddalena », e anche il discepolo che Gesù amava stava lì. Maria dunque stava presso la croce di Gesù non da sola; anche le altre stavano, e di questo dovrebbe tener conto anche l’arte, la quale preferisce rappresentare Maria Maddalena svenuta ai piedi della Croce, sopraffatta dal dolore. L’atteggiamento eretto della coraggiosa Madre di Gesù fu però più eroico che quello delle altre: le altre attinsero energia in quell’atteggiamento della Madre per non abbandonarsi senza ritegno al dolore; la fortezza d’animo della Madre tenne ritte presso la croce anche le altre: se accanto alla croce sta ritta persino la Mamma, neppure le altre devono ivi cadere, non devono di là fuggire. Il racconto evangelico sottolinea intelligente questa posizione eretta; non scrive cioè: « Quando Gesù vide sua Madre e il suo discepolo che Egli amava presso la croce », ma: « Quand’Egli vide ch’Ella stava ritta »; non la presenza di Maria sul Calvario fu il grande fatto, ma la sua posizione eretta. E qui sta nascosto qualche cosa di ancor più profondo. Lo stare di Maria accanto alla croce del Figlio manifestava non solamente la sua magnanimità, ma anche il suo consenso, che voleva dire ben di più. Maria non stava soltanto presso la croce, Ella stava per la croce, l’approvava. Ella sul Calvario era di nuovo posta, come un tempo laggiù a Nazaret, dinanzi a una decisione, stavolta dinanzi a una « decisione sanguinante » nel senso più terribile della parola: a Nazaret Ella dovette decidersi se accogliere il Figlio suo, sul Calvario dovette decidere se darLo. Sul Calvario avrebbe potuto richiamarsi a buon diritto alla splendida profezia di Gabriele in occasione dell’Annunciazione, la quale diceva che Iddio « avrebbe dato il trono di suo padre David al Figlio di Lei »; adesso ne eravamo così lontani, che Gesù pendeva dalla croce fra due delinquenti. La raccapricciante realtà del Calvario non era una stridente offesa di quella lontana promessa? non era Maria una povera donna ingannata, cui le promesse fatte non erano state mantenute? Molti sul Calvario si sarebbero querelati e stizziti con simili amarezze, sarebbero stati per il Figlio, non però per la sua croce. Maria invece non stette solamente per il Figlio, ma anche per la croce di suo Figlio. Col Sì di Nazaret Ella aveva data a Dio carta bianca per tutta la sua vita; quanto Iddio scriveva sulle bianche pagine della sua vita, è già in precedenza ratificato e sottoscritto dal “Fiat” di Lei; quando quella sublimissima mano cominciò a scrivere con scrittura di sangue, col sangue del Figlio suo, Maria non disdisse il suo Sì di Nazaret, ma lo completò col Sì del Calvario. Non si lamentò dicendo: « Oh, adesso basta! adesso è troppo! »; neppure come preghiera e supplica raccolse la parola risuonataLe vicina, che i nemici avevan scagliata contro la croce a dileggio di Gesù e quasi a tentazione per Lei: « Figlio mio, discendi dalla croce! hai aiutato gli altri, aiuta anche te stesso! »; Ella Lo lasciò sulla croce. Non mosse un dito, non mosse labbro per liberarLo dall’abbraccio della morte. Ella, come la magnanima madre dei Maccabei il figlio suo più giovane e ancor più eroica di quella, incoraggiava con la sua silenziosa presenza il Figlio morente: «Figlio mio, abbi pietà di me! sostieni la morte! ». Sul Calvario quindi Maria stette sulla cima del sacrificio che tutto comprende. Niente, niente affatto Ella ritenne per sé; donò, per compiere la volontà di Dio e per la nostra salvezza, persino il Figlio suo, persino il suo… Dio. La parola, che del Padre celeste Gesù aveva detta e che scrisse il discepolo allora presente con Maria presso la croce, valeva anche per Lei: « Tanto la Madre ha amato il mondo che ha dato il suo Figlio unigenito, affinché chiunque in Lui crede non perisca, ma abbia la vita eterna ». Maria sapeva della donazione generosa del Figlio voluta dal Padre per la salvezza del mondo, e, sostenuta dalla solida base di questa parola, scorse il segreto delle paurose vicende del Calvario: quivi si compiva la salvezza dell’umanità; la redenzione, la redenzione per amore; il Figlio suo, con le mani lacerate dai chiodi, portava di nuovo in alto, su, su, alla casa del Padre l’umanità allontanatasi da Dio. Quivi era in questione la misericordia, la misericordia sconfinata, non la crudeltà. E in realtà in nessun’opera la divina misericordia e la divina giustizia si son così strettamente abbracciate come… nell’inchiodamento del Figlio di Dio sulla croce, e in nessun luogo arde l’amore di Dio più caldo che nel suo Sangue, che fu « versato per molti in espiazione dei peccati ». L’umanità sofferente del Signore ricevette senza dubbio forza e conforto dalla coraggiosa presenza della Madre accanto alla croce. Durante la sua ineffabile tristezza sul Monte degli Olivi il Signore aveva cercato conforto nei discepoli; ma questi non stavano, essi dormivano; e allora Iddio benigno per incoraggiare il Figlio suo sofferente Gli inviò un Angelo dal Cielo; sulla vetta del Calvario non volò nessun Angelo, ma ivi stava la Madre; una madre è l’angelo più consolatore di tutti. Ella baciava quei piedi inchiodati, e le sue labbra pallide divennero rosse di sangue; a Lui pendente dalla croce sussurrava tutti i nomi dell’amore, nomi così soavi quali dall’infanzia non aveva più osato dirGli. Ella stava là, vicina alla croce, e intercettava gli sguardi dei suoi occhi, perché non dovessero andar vaganti nella notte e fra le bestemmie, ma trovassero difesa e riposo negli occhi della Madre sua. Il Padre suo L’aveva abbandonato, ma la Madre era là, e nella Madre era vicino anche il Padre, perché una madre è la garanzia più soave e più sensibile dell’invisibile ed eterno amore di Dio. Senza dubbio la presenza della Madre presso la sua croce fu per il Signore anche una indicibile sofferenza. Che cosa non doveva soffrire a causa sua la Poveretta, la buona Donna! Tommaso d’Aquino scrive commosso che anche gli occhi di Gesù, come gli altri suoi sensi, dovettero soffrire sulla croce una pena propria: essi scorsero la Madre e il discepolo dell’amore piangenti ai piedi della croce. A questo penoso dolore però andava unito un grande conforto, quello di possedere una Madre dall’amore talmente invincibile e d’una fortezza insuperabile. Pietro ieri sera Gli aveva giurato: « Anche se tutti pigliassero scandalo di te, io, io non lo piglierò giammai ». Dov’era Pietro? Sua Madre non si scandalizzò di Lui; Ella stava presso di Lui anche nella defezione di tutti, anche in mezzo al più compassionevole fallimento, anche sommersa in un inferno di tormenti. Proprio la Madre, la Madre sua buona e cara, la migliore e la più santa di tutti gli uomini, proprio Lei resse accanto a Lui, l’impalato, il crocefisso. E da questa Madre s’apriva dinanzi allo sguardo del Signore una via luminosa perdentesi nell’infinito. Questa Donna solitaria accanto alla sua croce è la prima redenta, la redenta perfettamente. Sin dal momento della sua concezione rumoreggia in Lei la grazia della redenzione talmente ricca e possente, che sarebbe valsa la pena di soffrire e di morire già solamente per Lei; era pure grazia di redenzione ch’Ella ora se ne stesse nella bufera del Calvario. Maria però non è sola, Ella accanto alla croce è la rappresentante di tutti i redenti; in Lei si inginocchia la Chiesa dell’avvenire; in Lei le schiere, che nessuno può contare, dicono grazie al l’Agnello, perché le loro vesti son divenute bianche nel suo Sangue. In Maria il Padre presenta al Figlio che muore l’umanità redenta; in Maria il Figlio scorge come in un modello e in un simbolo l’infinito valore della sua passione. Era come se dalla Madre accanto alla croce ascendesse verso l’infuriar dei tormenti e verso il fremito del Sangue del Figlio morente un canto lontano e bello: « Degno è l’Agnello, che fu ucciso, di ricevere potenza e regno e sapienza e fortezza e onore e gloria e lode ». In quel momento un sorriso sfiorò il volto sfigurato del Figlio e un raggio penetrò anche negli occhi della Madre. Da tutto questo appare chiaramente che alla Madre del Signore spetta una parte importante anche per la nostra redenzione. Maria sul Calvario non fu semplicemente la mamma amante e sofferente d’un figlio morente: milioni di povere madri hanno assistito i figli morenti; Maria stette sul Calvario quale « Madre del Redentore »: « Pro peccatis suæ gentis vidit Jesum in tormentis — ah! Ella vide Gesù sopportare martiriiper i peccati dei suoi fratelli, flagelli, spine. derisioni e scherni».A questa redenzione dell’umanità per mezzo del Sangue e della mortedel Figlio suo Maria disse il suo Sì stando accanto alla croce; per questoil suo amore e il suo dolore materno si elevavano immensamente piùin alto che quelli di qualunque altra povera madre sofferente, si portaronosu, nell’altipiano del mistero della redenzione, furono un contributoper la salvezza del mondo.Il Vangelo stesso allude a questo posto ufficiale di Maria accanto allacroce del Figlio: esso ha sempre taciuto di Lei durante tutto il lungoperiodo della vita nascosta di Gesù a Nazaret come della sua attivitàpubblica; accanto alla croce di Gesù invece Ella riappare nuovamentenella relazione evangelica grande, in una luce singolare; qui dunque civien segnalato che la presenza di Maria presso il Figlio morente non fusoltanto l’esigenza d’un commovente affetto materno; quivi si trattò d’unatto solenne e addirittura ufficiale.Questo spettacolo commovente della Madre presso la croce è comeuna solenne ed edificante Liturgia. Questa Donna regale sta ritta, nonassopita dal dolore, non sprofondata nella disperazione, ma, come osaaffermare con parola ardita San Bonaventura, « intenerita per la gioiache il suo Unigenito debba essere offerto in vittima per la salvezza delmondo ».Maria accanto alla croce prega col Sommo Sacerdote dell’umanità,offre con Lui, soffre con Lui. « Ella sul Calvario, quale nuova Eva, Lo offrì all’Eterno Padre per tutti i figli di Adamo con sacrificio totale dei suoi diritti materni e del suo materno amore ». Per questo già dal tempo di Alberto Magno, Maria è chiamata con senso profondo « aiutante » della redenzione, a somiglianza di Eva che era stata « aiutante di Adamo »; Ella è la « inserviente » della redenzione, la « diaconessa » della redenzione. Il diacono porta all’altare le offerte del pane e del vino per la Messa solenne, egli le prepara; egli assiste il sacerdote offerente, è pure a lui unito con intima comunione e sentimento sacrificale. Maria sul Calvario fece così: Ella preparò l’Offerta santa, il Corpo del Figlio suo, nell’Incarnazione e lo fece grande a Nazaret; Ella presentò questa preziosissima Proprietà per il sacrificio, Ella entrò in perfettissima comunanza d’amore e di dolore col Sacerdote offerente, che era nello Stesso tempo la Vittima offerta. Questo confronto « sacerdote-diacono » ci richiama però anche alla differenza essenziale fra l’oblazione di Gesù e quella di sua Madre. Il diacono non raggiunge l’indipendenza del Sacerdote offerente; egli non pregiudica la sufficienza del sacrificio sacerdotale; egli piuttosto compie il suo ufficio in piena dipendenza dal Sacerdote, come conviene al suo posto di sott’ordine quale diacono. Maria ebbe parte in questo modo alla nostra redenzione: il sacrificio sulla croce del nostro Eterno e Sommo Sacerdote, che mediante il suo Sangue penetrò i Cieli e aprì a noi peccatori la via al trono della grazia, tanto che adesso ci è concesso di accostarci con fiducia dinanzi alla terribile maestà di Dio e ivi conseguire grazia per l’aiuto opportuno, è d’una sufficienza e d’una sovrabbondanza talmente infinita, che non ha bisogno d’alcun umano completamento e sostegno. La cooperazione di Maria non fu un contributo necessariamente richiesto per la redenzione operata dal nostro unico e solo Signore e mediatore Gesù Cristo; Ella non poté portare nessun completamento a quello che in sé era già perfetto; ora l’azione di Cristo fu sufficiente per la redenzione di mille mondi. Però « l’opera della salvezza doveva in questa cooblazione della nuova Eva ornarsi di bellezza in ogni parte ed essere del tutto completa anche in linea dell’essere e dell’operare semplicemente creato » (Feckes). E così l’augusta Signora sul Calvario, accanto alla croce del Figlio suo, presentò anche il dolore e la riconoscenza del suo cuore materno e la indigenza e la povera buona volontà della stirpe umana, che Ella fu chiamata a rappresentare. Ella ornò il calice traboccante del Sangue di Cristo con le pietre preziose delle sue lagrime e col ramo di mirra della sua pena amara, che sopportò per noi peccatori. E chi potrebbe dubitare che questo materno dolore, unito al sacrificio del Figlio suo, divenisse benedizione per il mondo intero, se già la preghiera e il sacrificio delle nostre povere madri torna a noi di salvezza? Persino Paolo, l’inesorabile predicatore dell’unico e solo redentore Gesù Cristo, scrive e per di più di se stesso le misteriose parole: « Io godo nei patimenti in pro vostro, e in contraccambio compio le deficienze delle tribolazioni del Cristo nella mia carne in pro del Corpo di Lui, che è la Chiesa ». Se così, il tremendo patire della Madre accanto alla Croce potrebbe essere rimasto privo d’una efficacia tutta particolare per la vita della Chiesa? La passione infinita di Cristo non abbisogna affatto in sé d’un « compimento », però a tutte le membra del mistico Corpo di Gesù Cristo spetta anche una determinata misura di sofferenza; se il Capo, Cristo, soffre, con Lui soffriamo noi tutti, suoi membri. In questo misterioso Corpo di Cristo ogni membro, soffrendo e offrendo, deve giovare alla salvezza anche degli altri, ciascuno in proporzione del suo posto e dell’importanza in questo « Corpo », questi solamente per pochi, quell’altro per molti, Maria, la Madre del Redentore, per tutti quanti furono redenti dal Sangue del Figlio suo. Non v’è « dunque affatto nessuno (fra tutti i membri dell’organismo mistico di Cristo) che abbia contribuito o che abbia potuto mai contribuire alla riconciliazione di Dio con gli uomini quanto vi contribuì Maria ».  –  Ti siano rese grazie, o augusta e amata e povera Signora, per le lacrime, che tu, ai piedi della Croce hai pianto e che si mescolarono col Sangue del Figlio tuo in salvezza per noi! E onore e gloria sia al Figlio tuo, unico nostro Salvatore e Redentore, Gesù Cristo!

« Presso la Croce di Gesù stava sua Madre ».

« Gesù, vedendo sua Madre e vicino ad essa il discepolo, che prediligeva, dice alla madre: “Donna, ecco il tuo figliuolo”. E poi dice al discepolo: “Ecco la Madre tua”. E da quel momento il discepolo se la prese con sé in casa sua ». Questa parola del Signore morente alla Madre sua derelitta è così commovente che vorremmo piangere su di essa. Molto tempo è passato dall’ultima parola che Gesù rivolse pubblicamente alla Madre sua; la disse a Cana, e quella parola fu apparentemente dura; anche adesso, sulla croce ancora, Egli dapprima si ricordò dei suoi nemici e poi del ladrone; la Madre, che accanto alla sua croce piangeva, La lasciò in disparte. Ha così poca importanza per Lui la Madre sua, è così un niente, che persino in quest’ultimo momento Egli parli ancora per gli altri, con gli altri, ma alla propria Madre non dica nemmeno una paroletta? oppure quegli altri hanno bisogno delle sue amorose parole più urgentemente dell’abbandonata Madre piena di grazia? Finalmente, a metà, nel cuore delle sette ultime parole di Gesù in croce, rifulse la parola anche per la Madre sua, ancor prima del grido al Padre. Si sente chiaramente che questa parola si sprigionò da un fortissimo ingorgo d’amore del Figlio per la Madre; essa dà sfogo all’amore di Gesù per la Madre rimasto legato durante la vita pubblica, ne svela la profondità e la delicatezza. Quest’unica ed ultima parola del Signore a sua Madre presso la croce lascia intravvedere quanto in realtà Maria stesse vicina al cuore del Figlio suo; Egli non può morire se non sa che sua Madre versa in migliori condizioni di protezione; Egli stesso in quel momento stava quasi per affogare in un mare di tormenti e la grigia notte dell’abbandono di Dio già Gli si avvicinava: per questo, prima d’entrare nella sua suprema tortura e morte; vuole mettere al sicuro sua Madre quasi da una bufera imminente. In quell’ora ogni parola era per il Signore una pena. Ah, i morenti, anche con lo sforzo dell’ultimo amore, possono appena dire « sì, sì » e « oh, oh »… Il Signore in quel momento raccolse le sue forze, strinse più fortemente le teste dei chiodi e dalle labbra del Figlio, come una stella d’oro nell’oscurità della notte, si librò sulla Madre l’ultima sua parola: « Donna, ecco tuo figlio! », e al discepolo: « Ecco tua Madre! ». « Donna », chiama Gesù in croce Maria, non « Madre ». Come già a Cana infatti e ancor più che a Cana, Maria sul Calvario tiene un posto ufficiale quale aiutante della redenzione del mondo. Ella non è soltanto colma di dolore, è anche adorna di sublimità e di solennità, più regale di Ester, più forte di Giuditta, la Donna del mondo, la rappresentante dell’umanità, l’assistente accanto alla Vittima sanguinante sulla croce. Questa parola è piena di rispetto e di onore, forse anche piena d’un intimo singhiozzar d’amore, come se Gesù in quell’ora non osasse più rivolgersi a Maria con il tenero nome di Madre per non provocare lo straripamento degli umani sentimenti di cui era colmo il loro cuore. La parola del Figlio morente mette la Madre sotto la protezione di Giovanni e Giovanni sotto la benedizione di Maria. Il Signore s’era preoccupato già il giorno precedente di tutti i suoi discepoli, poiché il dolore più acuto d’un nobile morente è l’abbandono e la mancanza di sicurezza di coloro che egli ama. Tutti i discepoli la sera del Giovedì Santo erano stati da Lui affidati allo Spirito Santo: « Non vi lascerò orfani: Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro confortatore ». Anche Giovanni stava in questa sicurezza dello Spirito Santo e ancor più Maria, a cominciare dall’Incarnazione, anzi già dal primo momento della sua esistenza; ma Maria era anche donna, la quale abbisognava d’una assistenza visibile; e Giovanni era il discepolo dell’amore; il Signore voleva dargli un pegno anche terreno dell’amore dello Spirito Santo in quella Donna, che di Spirito Santo era stata adombrata. Quest’ultimo legato del Signore fece di Giovanni il figlio di Maria, e di Maria la madre di Giovanni; l’uno ora era dato all’altra in dono e a carico. Maria ricevette dal Figlio morente un altro figlio, l’amico di Lui, Giovanni, la persona più cara che Gesù possedesse sulla terra accanto alla Madre sua, quel discepolo dell’amore, che la sera precedente aveva potuto ascoltare, riposando sul cuore di Gesù, il fluttuare del suo amore. Per Maria Giovanni era l’aureo scrigno, entro il quale l’amore di Gesù s’era nascosto prima della morte come in un Sacramento. Giovanni era per Lei il monumento vivente dell’amore di Gesù verso la Madre. Ancor più di Maria in Giovanni aveva ricevuto da Gesù Giovanni in Maria. Fu un onore senza uguali. Un giorno insieme con suo fratello Giacomo Maggiore egli aveva preteso un primo posto nel regno messianico; adesso gli tocca di più. Ieri ebbe per un’ora il suo posto sul cuore del Signore; da oggi in poi il suo posto è a fianco della Madre del Signore per tutta la vita. Il Signore anche nell’estrema povertà della croce poté arricchire di doni i due esseri a Lui più cari, Maria con Giovanni e Giovanni con Maria. Le sue due più care creature! Accanto alla croce v’eran certo anche altri, la sorella di sua Madre, la moglie di Cleofa, e Maria Maddalena; anch’esse avevan dato prova al Signore di tanta bontà, e il Signore era legato in amore anche a loro; esse ricevettero una preziosa benedizione per la fedeltà sino alla sua morte; ma solo a Maria e a Giovanni fece dono della preziosità d’un’ultima parola tutta propria per loro e della preziosità d’una cara persona. Quella parola fu certamente per i due anche un obbligo. Maria doveva adesso essere la madre di Giovanni. Giovanni aveva già una madre, quella nobile Salome, che secondo l’informazione di Matteo era presente anche sul Calvario e « osservava da lontano »; « da lontano », perché lei e le altre « molte donne di Galilea » non furono ammesse dai soldati presso la Croce; essi, ascoltando un sentimento d’umanità, avevan permesso l’accesso soltanto alla Madre e a un esiguo accompagnamento. La parola del Signore a Giovanni: « Ecco tua madre! » non voleva privare Salome dei suoi diritti materni: Maria deve essere per Giovanni madre spirituale. Ella adesso deve donare a Giovanni il suo amore materno privo di Gesù; Ella deve proteggere in questo discepolo dell’amore l’eredità, che Gesù in lui ha deposto; Ella lo deve formare come aveva formata l’anima umana di Gesù; in una parola Ella dev’esserGli « madre ». Giovanni dev’essere figlio di Maria. Egli deve offrirLe e casa e sostegno e patria; deve essere sollecito del sostentamento della Donna a lui affidata; deve rallegrare alla Solitaria le sere e l’età. Quale esempio non aveva dato a Giovanni, il secondo figlio della Vergine, Gesù stesso nella sollecitudine per la Madre! Sino al trentesimo anno di vita, per un tempo così lungo Egli aveva provveduto alla Mamma con la propria augusta mano; probabilmente, per il periodo della sua attività pubblica, aveva pregato d’interessarsi di Maria quanti Gli erano stretti per amicizia. Ed ora, morente, affida la Madre all’amico suo, indicandogli così insieme il motivo e la misura della sollecitudine per la Madre. Per mezzo di Gesù tutti e due, Giovanni e Maria, sono adesso legati l’uno all’Altra come figlio e madre, e per mezzo di Maria anche Gesù e Giovanni si son fatti ancor più vicini, come fratello rispetto a fratello. Giovanni nel Vangelo può tributarsi questa lode modesta: « Da quel momento il discepolo se La prese con sé ». L’espressione greca « eis tà idia — in proprietà » nell’uso corrente del discorso significa « in casa sua ». Può essere frattanto che Giovanni abbia usato questa espressione, che può avere vari sensi, di proposito; la parola si presta a una spiegazione ancor più profonda: «eis tà idia — in proprietà » significa nel suo senso pieno più che « casa » solamente; con essa può essere indicato tutto l’insieme della vita esterna ed intima d’un uomo; Giovanni non accolse Maria soltanto in casa, ma anche nel suo cuore, nel suo sentimento e sollecitudine, nel suo dolore e amore. – Con quale maternità dal canto suo Maria abbia accolto Giovanni « nella sua proprietà », più che non dalle pie descrizioni, risulta con evidenza dagli scritti di Giovanni. Gli scritti di Giovanni, e anzitutto il suo Vangelo, sono percorsi da un mirabile afflato mariano; esso si diffonde dalla possente affermazione del prologo del Vangelo giovanneo: « Il Verbo si fece carne » attraverso Cana sino al Calvario. Da Giovanni e solamente da lui noi veniamo a sapere che il Signore era stretto alla Madre sua anche durante il tempo della sua attività pubblica — Cana! — e nella passione — Calvario! —. Nei lunghi anni di convivenza Maria dischiuse al discepolo dell’amore visioni e connessioni sempre più profonde nel mistero di Gesù. Non solamente Giovanni accolse Maria, anche Maria accolse Giovanni nella « sua proprietà ». La parola di congedo, che il Signore morente rivolse a sua Madre e al suo amico, ha una profondità che la cristianità ha scoperta e scopre soltanto un po’ alla volta lungo il corso dei secoli; poiché anche oggi il mistero di questa parola non è ancora dischiuso in ogni sua parte, il mistero cioè della maternità di Maria rispetto all’intera cristianità. Il sentimento cristiano cominciò a sospettare e capì sempre più chiaramente che Gesù sulla croce aveva costituita Maria Madre non solamente di Giovanni bensì di tutti noi, e che non solamente Giovanni, ma noi tutti siamo figli e figlie di Maria. Giovanni non è che un nostro rappresentante; Maria è la Madre dell’intera umanità raccolta in Cristo; « Giovanni » è quindi… « ognuno di noi ». La parola evangelica, considerata in sé sola, non permette certamente una conclusione così spinta; ivi non si fa parola che di Giovanni, a lui, a lui solo viene trasmesso presso la croce l’onore e il dovere della cura di Maria; e a lui, a lui solo, non a un altro discepolo Maria viene indirizzata come a un figlio, cui da parte sua dev’esser, può essere madre. I Padri della Chiesa, quindi, intesero questo testo sempre e ovunque del rapporto di madre e figlio solamente, che sussistette fra Maria e Giovanni, mentre non hanno una parola per la maternità spirituale della Vergine rispetto a noi tutti. Soltanto presso Origene (f 254) si trova un testo, che estende quella parola del Signore anche ai credenti in Cristo, a quanti Cristo amano. Nondimeno passarono ancora secoli prima che in Occidente, per la prima volta l’abbate Ruperto di Deutz, all’inizio del secolo x, e poi con tutta chiarezza e direttamente Dionisio Cartusiano nel secolo xv mettessero quella parola del Signore in relazione con una maternità spirituale universale di Maria. Ma questa maternità spirituale della Vergine è una realtà; è dottrina sicura, cattolica; essa però non si erige su questa parola, bensì sui fatti che si svolsero sul suo medesimo suolo insanguinato, nelle sue immediate vicinanze, sul Calvario. – Due fatti han creata la maternità spirituale di Maria. L’uno fu il suo assenso all’Incarnazione. Sin d’allora, a quel primo Sì, Ella è divenuta anche Madre spirituale di noi tutti: « Mentre Maria portava in grembo suo il Redentore, portava anche tutti coloro la vita dei quali era rinchiusa nella vita del Redentore. Noi, che siamo incorporati a Cristo, siamo nati dal seno di Maria come Corpo Mistico legato col capo ». Nell’incarnazione Gesù è divenuto nostro fratello, Maria, la Madre di Gesù, è divenuta così anche la Madre di tutti i suoi fratelli. Presso la Croce Maria portò al suo compimento amaro e sanguinoso quel Sì del principio. Ella accanto alla croce patì col Figlio suo, e quanto dolore trova posto nel cuore d’una madre, specialmente nel cuore della Madre di Dio! Ella cooffrì con il Figlio suo, fu internamente d’accordo per la morte di Gesù a nostra salvezza, e quella morte ha dato a noi la vita. Poiché Ella ebbe parte nella morte, ebbe parte anche nella vita; Ella col suo dolore materno ha reso a noi possibile questa nuova vita, che si eleva al di sopra della natura. Quale aiutante di Cristo nell’opera della salvezza, Ella divenne la madre della cristianità. Per questo Pio XII, nella sua Enciclica sul « Corpo Mistico di Cristo », richiama con insistenza a questo vincolo di causalità fra la compassione e la cooblazione di Maria presso la Croce e la sua spirituale maternità: « Ella, che sul Golgota col sacrificio totale dei suoi diritti materni e del suo materno amore, ha offerto all’Eterno Padre il Figlio suo, a motivo di questo nuovo titolo di dolore, già Madre del nostro Capo quanto al Corpo, divenne anche la Madre di tutti i suoi membri quanto allo spirito ». La maternità spirituale di Maria quindi è più che una figura solamente, più che una bella espressione poetica soltanto, essa è una realtà misteriosa che si erige sui due misteri fondamentali della nostra fede, l’Incarnazione e il Sacrificio della croce. – Quest’invisibile realtà diventa visibile, come in un simbolo, in Maria e Giovanni presso la Croce; quivi Maria fu costituita Madre di Giovanni e Giovanni figlio di Maria. Proprio in quell’ora, nella quale essi si unirono dinanzi alla croce del Signore per contrarre un legame dolorosamente bello, proprio nell’ora della redenzione Maria divenne anche la Madre dei redenti, e i redenti divennero tutti figli di Maria. A motivo nostro Ella perdette Gesù, il Figlio suo, a motivo di Gesù noi fummo generati figli suoi. Quanto si svolse dinanzi alla Croce, quasi sul proscenio, ci sospinge a guardare in fondo, al di là di Giovanni: in Giovanni siamo presi in considerazione noi tutti, in Maria è data a tutti noi una Madre. – O Donna, ecco qui dunque il figlio tuo! È vero, noi siamo meno, molto meno degni di Te che non il gentile e nobile Giovanni, il quale Ti fu affidato in figlio dal Figlio sulla croce. Colpito da quello scambio con Giovanni, già S. Bernardo esclama: « Quale scambio! Giovanni Ti vien dato al posto di Gesù, il servo invece del Signore, il discepolo invece del Maestro. il figlio di Zebedeo invece del Figlio di Dio, un puro uomo invece del vero Dio ». E ora Tu devi accogliere addirittura noi invece del Figlio! Le nostre meschinità devono farTi nausea, o regale Signora! Di fronte al tuo nobil animo noi siamo d’una condizione tanto inferiore. o Santissima, o Purissima! Noi siamo piccini, poco buoni, impuri, cenciosi, talvolta anche diavoli camuffati, ripieni di reale malizia. E costoro devon essere i tuoi figli! A costoro Tu devi essere madre! Tu, che sei passata sulla terra come un giglio e in Cielo troneggi sopra gli Angeli. Tu però stesti anche sul Calvario, accanto alla croce del Figlio, sulla quale Egli morì per noi peccatori. Tu udisti com’Egli fece grazia al ladrone, e pregò persino per la malignità ostinata. Il Figlio tuo Ti impegna per noi peccatori. Ma perché scongiuriamo noi con parole retoriche il tuo cuore e spesso in tal modo che si potrebbe pensare che valga a persuaderTi, a costringerTi ad esser buona? Non sei Tu il vertice più tenero dell’eterno amore di Dio verso di noi? Egli ha scelto il tuo cuore materno a simbolo della sua propria bontà sconfinata e della sua immensa misericordia. Iddio cioè non è solamente Padre; in Te e per Te, o Maria, Egli vuol manifestare anche la sua infinita maternità. Se anche una madre qualunque consacra le cure più premurose al più povero dei suoi figli, quanto amore non vi sarà per il peccatore nel tuo cuore, ch’è il riflesso più soave dell’amore di Dio! Madre! Madre della misericordia! « Peccatores non abhorres, sine quibus numquam fores mater tanti Filii — Tu non aborri i peccatori, senza dei quali mai saresti Madre d’un tanto Figlio ». E così, o Signora, guarda a noi tuoi figli! Accogli anche noi « eis tà idia — in tua proprietà ». E questa proprietà tutta a Te propria è Gesù: riempici dei sentimenti di Gesù, che da Te si irradiano luminosissimi! E dopo questa miseria mostraci Gesù, il Frutto benedetto del tuo ventre. Poi, « o Vergine, Madre di Dio, mentre stai dinanzi al Signore, ricordaTi di dire una buona parola per noi, perché Egli storni da noi il suo sdegno ». Figlio, ecco pure tua Madre! È una grandissima gioia per un uomo possedere una madre, alla quale egli possa guardare, alla quale possa elevarsi. La sua figura resta viva anche al di là della morte; essa l’accompagna come un angelo. Lungo tutta la vita sino al giorno del lieto arrivederci sui portali dell’eternità. Le nostre ottime madri si son formate in Maria, ed esse, quasi preoccupate per il tempo nel quale non avrebbero più potuto precederci col loro esempio, richiamarono la nostra attenzione a Maria, la Madre eterna. Nessuna madre può come Maria elevare i nostri pensieri e i nostri desideri; Ella è il segno grande nel cielo, ammantata di sole e irradiata di dodici stelle; Ella tiene sveglia la nostra eterna nostalgia. E Maria è il grande segno anche sulla terra, aspersa del sangue del Figlio suo ed elevantesi presso la Croce sul Calvario. Figlio, dalla notte della tua tribolazione, guarda alla Madre tua sul Calvario! Neppure accanto alla croce del Figlio suo Ella si querelò, dubitò, vacillò; Ella stette, forte e ferma. E così « io attacco ogni tedio e il dolore di tutte le notti e ogni nostalgia dell’ultima meta al tuo abito d’argento, o Madre » (Hauser). Maria non ritornò dal Calvario col cuore spezzato; insieme con la tristezza era in Lei una grande ed intima gioia: il mondo adesso era redento; tanto aveva fatto il Figlio suo. E dopo tre giorni Egli risorgerà. Ella sapeva della prossima risurrezione come era stata al corrente della prossima passione. Se ne andò dal sepolcro del Figlio, mentre calava la notte, con la fiaccola della speranza. Questa eterna speranza è l’atteggiamento cristiano più profondo; essa oltrepassa e sopravvanza le tre disposizioni che sono alla radice della esistenza umana puramente naturale, la tristezza, l’angoscia e la nausea. Noi come Maria, al di sopra di tutte le notti, guardiamo a Cristo; Egli non è solamente morto, Egli è anche risorto dai morti, è asceso al Cielo e un giorno Egli ritornerà per giudicare i vivi e i morti. Vi son Calvari, tanti e tetri; ma io credo anche nella risurrezione dei morti e nella vita eterna.

IL CREDO

Offertorium

Orémus.
Jer XVIII:20
Recordáre, Virgo, Mater Dei, dum stéteris in conspéctu Dómini, ut loquáris pro nobis bona, et ut avértat indignatiónem suam a nobis.

[Ricordati, o Vergine Madre di Dio, quando sarai al cospetto del Signore, di intercedere per noi presso Dio, perché distolga da noi la giusta sua collera].

Secreta

Offérimus tibi preces et hóstias, Dómine Jesu Christe, humiliter supplicántes: ut, qui Transfixiónem dulcíssimi spíritus beátæ Maríæ, Matris tuæ, précibus recensémus; suo suorúmque sub Cruce Sanctórum consórtium multiplicáto piíssimo intervéntu, méritis mortis tuæ, méritum cum beátis habeámus:
[Ti offriamo le preghiere e il sacrificio, o Signore Gesù Cristo. supplicandoti umilmente: a noi che celebriamo. in preghiera i dolori che hanno trafitto lo spirito dolcissimo della santissima tua Madre Maria, per i meriti della tua morte e per l’amorosa e continua intercessione di lei e dei santi che le erano accanto ai piedi della croce, concedi a noi di partecipare al premio dei beati:]

Præfatio

V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.
V. Sursum corda.
R. Habémus ad Dóminum.
V. Grátias agámus Dómino, Deo nostro.
R. Dignum et justum est.


de Beata Maria Virgine
Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Et te in Transfixióne beátæ Maríæ semper Vírginis collaudáre, benedícere et prædicáre. Quæ et Unigénitum tuum Sancti Spíritus obumbratióne concépit: et, virginitátis glória permanénte, lumen ætérnum mundo effúdit, Jesum Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Cæli cælorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti jubeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes:

[È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Te, nella Transfissione della Beata sempre Vergine Maria, lodiamo, benediciamo ed esaltiamo. La quale concepí il tuo Unigenito per opera dello Spirito Santo e, conservando la gloria della verginità, generò al mondo la luce eterna, Gesú Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtú celesti e i beati Serafini la célebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo:]

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

Preparatio Communionis

Orémus: Præcéptis salutáribus móniti, et divína institutióne formáti audémus dícere:
Pater noster
Pater noster, qui es in cælis. Sanctificétur nomen tuum. Advéniat regnum tuum. Fiat volúntas tua, sicut in cælo et in terra. Panem nostrum quotidiánum da nobis hódie. Et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris. Et ne nos indúcas in tentatiónem:
R. Sed líbera nos a malo.
S. Amen.

Agnus Dei

Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: dona nobis pacem.

Panem cæléstem accípiam, et nomen Dómini invocábo.

V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.

COMUNIONE SPIRITUALE

Communio

Felíces sensus beátæ Maríæ Vírginis, qui sine morte meruérunt martýrii palmam sub Cruce Dómini.

[O Signore Gesù Cristo, il sacrificio al quale abbiamo partecipato celebrando devotamente i dolori che hanno trafitto la vergine tua Madre, ci ottenga dalla tua clemenza il frutto di ogni bene per la salvezza:]

Postcommunio

Orémus.
Sacrifícia, quæ súmpsimus, Dómine Jesu Christe, Transfixiónem Matris tuæ et Vírginis devóte celebrántes: nobis ímpetrent apud cleméntiam tuam omnis boni salutáris efféctum:
[O Signore Gesù Cristo, il sacrificio al quale abbiamo partecipato celebrando devotamente i dolori che hanno trafitto la vergine tua Madre, ci ottenga dalla tua clemenza il frutto di ogni bene per la salvezza:]

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)

RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE (2)

ORDINARIO DELLA MESSA

FESTA DEL SANTISSIMO NOME DI MARIA (2023)

FESTA DEL SS. NOME DI MARIA (2023).

Doppio maggiore. – Paramenti bianchi.

Come qualche giorno dopo Natale si celebra il Santo Nome di Gesù, così dopo la festa della Natività di Maria, si glorifica il suo santo Nome. Otto giorni dopo la nascita della Vergine, come era uso presso i Giudei, i suoi Genitori, ispirati da Dio, dicono San Gerolamo e Sant’Antonino, la chiamarono Maria. Per ciò, durante l’Ottava della Natività, la liturgia ha una festa che ci fa onorare questo Santo nome. La Spagna, con l’approvazione di Roma, fu la prima a celebrarla nel 1513, e nel 1683 questa festa fu estesa da Innocenzo XI a tutta la Chiesa per ringraziare Maria della vittoria che Giovanni Sobieski, re di Polonia, riportò contro i Turchi, che assediavano Vienna e minacciavano l’Occidente. « Il nome della Vergine, dice il Vangelo, era Maria. » – « Il nome Maria in ebraico significa Signora » come ben dice san Pier Crisologo. Questo nome ben si conviene alla Vergine Santissima in quanto che, come Madre di nostro Signore, partecipa in qualche modo della signoria di Gesù su tutto il mondo. Pronunziare il suo nome, è affermare la sua grande potenza. Offriamo il santo Sacrificio a Dio per onorare il Santissimo Nome di Maria e ottenere, mediante la sua preghiera, di sperimentare sempre e in ogni luogo la sua protezione (Postcom.).

Incipit

In nómine Patris, ✠ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.

 V. Adjutórium nostrum ✠ in nómine Dómini.
R. Qui fecit cælum et terram.

Confíteor

… Deo omnipoténti, beátæ Maríæ semper Vírgini, beáto Michaéli Archángelo, beáto Joánni Baptístæ, sanctis Apóstolis Petro et Paulo, ómnibus Sanctis, et vobis, fratres: quia peccávi nimis cogitatióne, verbo et ópere: mea culpa, mea culpa, mea máxima culpa. Ideo precor beátam Maríam semper Vírginem, beátum Michaélem Archángelum, beátum Joánnem Baptístam, sanctos Apóstolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos, et vos, fratres, oráre pro me ad Dóminum, Deum nostrum.
M. Misereátur tui omnípotens Deus, et, dimíssis peccátis tuis, perdúcat te ad vitam ætérnam.
S. Amen.
M. Confíteor Deo omnipoténti, beátæ Maríæ semper Vírgini, beáto Michaéli Archángelo, beáto Joánni Baptístæ, sanctis Apóstolis Petro et Paulo, ómnibus Sanctis, et tibi, pater: quia peccávi nimis cogitatióne, verbo et ópere: mea culpa, mea culpa, mea máxima culpa. Ideo precor beátam Maríam semper Vírginem, beátum Michaélem Archángelum, beátum Joánnem Baptístam, sanctos Apóstolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos, et te, pater, oráre pro me ad Dóminum, Deum nostrum.
S. Misereátur vestri omnípotens Deus, et, dimíssis peccátis vestris, perdúcat vos ad vitam ætérnam.
R. Amen.
S. Indulgéntiam,
absolutiónem et remissiónem peccatórum nostrórum tríbuat nobis omnípotens et miséricors Dóminus.
R. Amen.

V. Deus, tu convérsus vivificábis nos.
R. Et plebs tua lætábitur in te.
V. Osténde nobis, Dómine, misericórdiam tuam.
R. Et salutáre tuum da nobis.
V. Dómine, exáudi oratiónem meam.
R. Et clamor meus ad te véniat.
V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.

Introitus

Ps XLIV:13;15-16
Vultum tuum deprecabúntur omnes dívites plebis: adducéntur Regi Vírgines post eam: próximæ ejus adducéntur tibi in lætítia et exsultatióne.

Ps 44:2
Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea Regi.
V. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto.
R. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in sǽcula sæculórum. Amen.

Vultum tuum deprecabúntur omnes dívites plebis: adducéntur Regi Vírgines post eam: próximæ ejus adducéntur tibi in lætítia et exsultatióne.

[I ricchi del popolo implorano il tuo volto. Dal re sono introdotte le vergini con lei: le sue compagne ti sono portate con festevole esultanza.

Vibra nel mio cuore un ispirato pensiero, mentre al Sovrano canto il mio poema.



I ricchi del popolo implorano il tuo volto. Dal re sono introdotte le vergini con lei: le sue compagne ti sono portate con festevole esultanza].

Kyrie

S. Kýrie, eléison.
M. Kýrie, eléison.
S. Kýrie, eléison.
M. Christe, eléison.
S. Christe, eléison.
M. Christe, eléison.
S. Kýrie, eléison.
M. Kýrie, eléison.
S. Kýrie, eléiso

Gloria

Glória in excélsis Deo. Et in terra pax homínibus bonæ voluntátis. Laudámus te. Benedícimus te. Adorámus te. Glorificámus te. Grátias ágimus tibi propter magnam glóriam tuam. Dómine Deus, Rex cæléstis, Deus Pater omnípotens. Dómine Fili unigénite, Jesu Christe. Dómine Deus, Agnus Dei, Fílius Patris. Qui tollis peccáta mundi, miserére nobis. Qui tollis peccáta mundi, súscipe deprecatiónem nostram. Qui sedes ad déxteram Patris, miserére nobis. Quóniam tu solus Sanctus. Tu solus Dóminus. Tu solus Altíssimus, Jesu Christe. Cum Sancto Spíritu ✠ in glória Dei Patris. Amen.

Orémus.

Concéde, quǽsumus, omnípotens Deus: ut fidéles tui, qui sub sanctíssimæ Vírginis Maríæ Nómine et protectióne lætántur; ejus pia intercessióne a cunctis malis liberéntur in terris, et ad gáudia ætérna perveníre mereántur in cœlis.
Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.
R. Amen.

[Concedi benigno, o Dio onnipotente, che i tuoi fedeli, che si rallegrano del Nome e della protezione della Vergine Maria, per la sua protezione, siano liberati da ogni male in terra e meritino di pervenire ai gaudi eterni in cielo.]

Lectio

Léctio libri Sapiéntiæ.
Eccli 24:23-31
Ego quasi vitis fructificávi suavitátem odóris: et flores mei fructus honóris et honestátis. Ego mater pulchræ dilectiónis et timóris et agnitiónis et sanctæ spei. In me grátia omnis viæ et veritátis: in me omnis spes vitæ et virtútis. Transíte ad me, omnes qui concupíscitis me, et a generatiónibus meis implémini. Spíritus enim meus super mel dulcis, et heréditas mea super mel et favum. Memória mea in generatiónes sæculórum. Qui edunt me, adhuc esúrient: et qui bibunt me, adhuc sítient. Qui audit me, non confundétur: et qui operántur in me, non peccábunt. Qui elúcidant me, vitam ætérnam habébunt.
R. Deo grátias.

[Come una vite, io produssi pàmpini di odore soave, e i miei fiori diedero frutti di gloria e di ricchezza. Io sono la madre del bell’amore, del timore, della conoscenza e della santa speranza. In me si trova ogni grazia di dottrina e di verità, in me ogni speranza di vita e di virtù. Venite a me, voi tutti che mi desiderate, e dei miei frutti saziatevi. Poiché il mio spirito è più dolce del miele, e la mia eredità più dolce di un favo di miele. Il mio ricordo rimarrà per volger di secoli. Chi mangia di me, avrà ancor fame; chi beve di me, avrà ancor sete. Chi mi ascolta, non patirà vergogna; chi agisce con me, non peccherà; chi mi fa conoscere, avrà la vita eterna].

Graduale

Benedícta et venerábilis es, Virgo María: quæ sine tactu pudóris invénta es Mater Salvatóris.
V. Virgo, Dei Génitrix, quem totus non capit orbis, in tua se clausit víscera factus homo. Allelúja, allelúja.
V. Post partum, Virgo, invioláta permansísti: Dei Génitrix, intercéde pro nobis.

Allelúja.

[Tu sei benedetta e venerabile, o Vergine Maria, che senza offesa del pudore sei diventata la Madre del Salvatore.
V. O Vergine Madre di Dio, nel tuo seno, fattosi uomo, si rinchiuse Colui che l’universo non può contenere. Allelúia, allelúia.
V. O Vergine, anche dopo il parto tu rimanesti inviolata; o Madre di Dio, prega per noi. Alleluia].

Evangelium

Sequéntia +︎ sancti Evangélii secúndum Lucam.
R. Glória tibi, Dómine.
Luc 1:26-38
In illo témpore: Missus est Angelus Gábriel a Deo in civitátem Galilææ, cui nomen Názareth, ad Vírginem desponsátam viro, cui nomen erat Joseph, de domo David, et nomen Vírginis María. Et ingréssus Angelus ad eam, dixit: Ave, grátia plena; Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus. Quæ cum audísset, turbáta est in sermóne ejus: et cogitábat, qualis esset ista salutátio. Et ait Angelus ei: Ne tímeas, María, invenísti enim grátiam apud Deum: ecce, concípies in útero et páries fílium, et vocábis nomen ejus Jesum. Hic erit magnus, et Fílius Altíssimi vocábitur, et dabit illi Dóminus Deus sedem David, patris ejus: et regnábit in domo Jacob in ætérnum, et regni ejus non erit finis. Dixit autem María ad Angelum: Quómodo fiet istud, quóniam virum non cognósco? Et respóndens Angelus, dixit ei: Spíritus Sanctus supervéniet in te, et virtus Altíssimi obumbrábit tibi. Ideóque et quod nascétur ex te Sanctum, vocábitur Fílius Dei. Et ecce, Elisabeth, cognáta tua, et ipsa concépit fílium in senectúte sua: et hic mensis sextus est illi, quæ vocátur stérilis: quia non erit impossíbile apud Deum omne verbum. Dixit autem María: Ecce ancílla Dómini, fiat mihi secúndum verbum tuum.

[In quel tempo, l’angelo Gabriele fu inviato da Dio in una città della Galilea, di nome Nazareth, ad una vergine sposa di un uomo di nome Giuseppe, della stirpe di Davide; e il nome della vergine era Maria. L’angelo, entrando da lei, disse: «Ave, piena di grazia; il Signore è con te; tu sei benedetta fra le donne». Mentre l’udiva, fu turbata alle sue parole, e si domandava cosa significasse quel saluto. E l’angelo le disse: «Non temere, Maria, poiché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai nel tuo seno e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo, e il Signore Iddio gli darà il trono di Davide, suo padre: e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». L ‘angelo le rispose, dicendo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’ Altissimo ti coprirà della sua ombra. Per questo il Santo, che nascerà da te, sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anch’essa un figlio nella sua vecchiaia ed è già al sesto mese, lei che era detta sterile: poiché niente è impossibile a Dio ». Allora Maria disse: « Ecco la serva del Signore: sia fatto a me secondo la tua parola ».

Omelia

[E. Campana: Maria nel dogma cattolico. Ed. VI. – Marietti ed. Torino, 1945]

VII. — Ed ora, dopo la questione critico-filologica, un’ultima questione dogmatica intorno al nome di Maria. Si tratta di sapere qual valore ed efficacia abbia il nome di Maria nei rapporti della nostra salute eterna. Facciamo una tale questione perché non mancarono teologi che riconobbero nel nome di Maria una efficacia salutifera ex opere operato, simile a quella che per divina istituzione dobbiamo credere nei Sacramenti. Esposta con questa formola, la virtù e l’efficacia del nome di Maria, la crediamo esagerata, e siamo d’avviso che non si possa accettare. Altri teologi mantengono la dicitura che il nome di Maria opera salutari effetti ex opere operato, ma hanno cura di ben spiegarsi, e dicono che non intendono perciò di equipararlo ai Sacramenti. Fra questi è da porsi in prima linea Sedlmayr O. S. B., del cui trattato su Maria a nessun studioso può essere ignoto il pregio singolare. Egli pone la tesi: Dico: nomen Mariæ habet suos effectus ex opere operato. Ma poi, rispondendo alle obbiezioni, dice: « Rispondo chevi è una grande differenza tra il nome di Gesù e di Maria, ed i Sacramenti, poiché l’immediato effetto dei Sacramenti è la grazia santificante: mentre invece il nome di Gesù e di Maria producono immediatamente altri effetti; per lo meno non producono immediatamente la grazia santificante; inoltre, i Sacramenti, quando non trovino ostacolo (l’obice) producono il loro effetto infallibilmente: mentre invece l’effetto del nome di Gesù e di Maria è fallibile, e legato alla condizione, se piace a Dio, e se giova alla salute di chi lo invoca ». Date queste spiegazioni, ci pare che la cosa si riduca a questione di nome. Si dice ex opere operato quello stesso, che altri classificano per opus operanti. Noi crediamo che sia meglio non ridurre la cosa a limiti così angusti; epperò, senza voler discutere sui nomi, diremo in genere col Canisio « che il nome di Maria è di una singolare energia, ed ha in sé una forza divina » per impetrare a noi i celesti benefizi. Mariæ nomen singularem energiam, divinamque virtutem continet. E non vi può essere dubbio, perché pronunciare il nome di Maria, è impegnare in nostro favore la intercessione di Lei, della quale già sappiamo la smisurata potenza. Il nome è il simbolo della persona e del di lei valore. E così nel nome di Maria è riassunto tutto il pregio e tutto il potere di Colei che Dio elevò al di sopra di tutto il creato, facendola Madre sua, e costituendola di conseguenza per noi Madre di misericordia. Per questo non vi è per noi, non vi può essere, dopo quello di Gesù, altro nome in cui porre tutta la nostra fiducia come quello di Maria. I genitori di Lei, quando le imposero questo nome benedetto, certo erano ben lontani dal pensare di qual fascino questo nome sarebbe stato rivestito. Ma i consigli di Dio sono immensamente superiori a quelli degli uomini. Ora il nome che risuonò per la prima volta sulle labbra di Gioachino e di Anna, accompagnato forse solo dal sentimento della paternità soddisfatta, ora risuona in un concento indescrivibile di divozione da un capo all’altro del mondo. S. Bernardo toccava uno dei punti più sensibili delle aspirazioni cristiane, e più che fare un’esortazione, rilevava un fatto già da lunga mano praticato, quando scriveva: « Se si scatenano i venti della tentazione, se urti contro gli scogli delle tribolazioni, guarda alla stella, chiama Maria. Se t’accorgi che i flutti dell’ira o dell’avarizia, o della sensualità agitano la navicella della tua mente, guarda a Maria. Se turbato dalla gravezza dei tuoi delitti, se confuso dalla bruttezza della tua coscienza, se spaventato dal terrore del giudizio, ti senti calare nella voragine della tristezza, nell’abisso della disperazione, pensa a Maria. Nei pericoli, nelle difficoltà, nelle perplessità, pensa a Maria, chiama Maria: il suo nome risuoni sempre sul labbro, ti resti sempre scolpito nel cuore » (Om. su Missus). Davanti al nome, mormorato un giorno con trepidante gioia attorno alla culla della piccola figlia di Gioachino e di Anna, ora, come si esprime il celebre Idiota, « tutto il mondo genuflette: genuflette il cielo, la terra, l’inferno. Questo Nome, meglio di quello di ogni altro santo, ristora gli stanchi, sana i languenti, illumina i ciechi, commuove gl’induriti, conforta i combattenti, scuote il giogo di satana. Al sentirlo si rallegra il cielo, esulta la terra, gioiscono gli Angeli, i demoni tremano, l’inferno si conturba. È tanto grande il tuo nome, o Maria, che meravigliosamente raddolcisce, e vince persino l’induramento del cuore umano ».

IL CREDO

Offertorium

Orémus.
Luc 1:28; 1:42
Ave, María, grátia plena; Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus, et benedíctus fructus ventris tui.

Secreta

Tua, Dómine, propitiatióne, et beátæ Maríæ semper Vírginis intercessióne, ad perpétuam atque præséntem hæc oblátio nobis profíciat prosperitátem et pacem.
[Per la tua clemenza, Signore, e per l’intercessione della beata vergine Maria, l’offerta di questo sacrificio giovi alla nostra prosperità e pace nella vita presente e nella futura].

Præfatio

V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.
V. Sursum corda.
R. Habémus ad Dóminum.
V. Grátias agámus Dómino, Deo nostro.
R. Dignum et justum est.


de Beata Maria Virgine
…. Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Et te in Festivitáte beátæ Maríæ semper Vírginis collaudáre, benedícere et prædicáre. Quæ et Unigénitum tuum Sancti Spíritus obumbratióne concépit: et, virginitátis glória permanénte, lumen ætérnum mundo effúdit, Jesum Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Cæli cælorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti jubeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes:

[È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Te, nella Festività della Beata sempre Vergine Maria, lodiamo, benediciamo ed esaltiamo. La quale concepí il tuo Unigenito per opera dello Spirito Santo e, conservando la gloria della verginità, generò al mondo la luce eterna, Gesú Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtú celesti e i beati Serafini la célebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo:]

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

Preparatio Communionis

Orémus:

Præcéptis salutáribus móniti, et divína institutióne formáti audémus dícere:

Pater noster, qui es in cælis. Sanctificétur nomen tuum. Advéniat regnum tuum. Fiat volúntas tua, sicut in cælo et in terra. Panem nostrum quotidiánum da nobis hódie. Et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris. Et ne nos indúcas in tentatiónem:
R. Sed líbera nos a malo.
S. Amen.

Agnus Dei,

 qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: dona nobis pacem.

Panem cæléstem accípiam, et nomen Dómini invocábo.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.

COMUNIONE SPIRITUALE

Communio

Beáta víscera Maríæ Vírginis, quæ portavérunt ætérni Patris Fílium.

[Beato il seno della Vergine Maria, che portò il Figlio dell’eterno Padre].

Postcommunio

Orémus.
Sumptis, Dómine, salútis nostræ subsídiis: da, quǽsumus, beátæ Maríæ semper Vírginis patrocíniis nos úbique protegi; in cujus veneratióne hæc tuæ obtúlimus majestáti.
[Ricevuti i misteri della nostra salvezza, ti preghiamo, o Signore, di essere ovunque protetti dalla beata sempre vergine Maria, ad onore della quale abbiamo presentato alla tua maestà questo sacrificio].

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)

RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE (1)

ORDINARIO DELLA MESSA

8 SETTEMBRE: FESTA DELLA NATIVITA’ DI MARIA (2023)

8 SETTEMBRE: FESTA DELLA NATIVITA DELLA B.V. MARIA.

Natività della B. V. Maria

(doppio di II classe)

La tua nascita, o Vergine Maria, ha portato la gioia a tutto l’universo!

I. LA NATIVITA’ DI MARIA. – Mentre la Chiesa considera, e celebra come giorno natale degli altri santi il giorno della loro morte, che li portò al cielo, per Maria e per S. Giovanni Battista fa una eccezione e celebra anche la festa del loro natale terreno. San Giovanni fu purificato dal peccato originale ancora prima della nascita; Maria fu concepita senza il peccato originale. Fin dalla nascita Ella fu la più santa fra tutte le creature. La festa che si celebra nella Chiesa fin dall’VIII secolo (ci viene dall’Oriente), è anzitutto una festa della Redenzione, una specie di avvento che annuncia la venuta del Signore e sta in linea con l’Annunciazione di Maria e con la nascita di S. Giovanni Battista. Essa è però anche una festa del cuore. Appartenenti alla famiglia di Dio, celebriamo con tanta intima gioia le nostre feste di famiglia; oggi è il genetliaco della Madre nostra! Maria è Madre di Cristo ed è Madre nostra, poiché Cristo ci ha fatti fratelli suoi.

2. DALLA MESSA (Salve, sancta). – Poiché la liturgia vede il santo del giorno presente alla Messa, noi possiamo oggi considerare la Messa come il momento in cui presentiamo le nostre felicitazioni alla santissima Madre di Dio. In ogni Messa presentiamo offerte e riceviamo doni: nella Messa dei catecumeni diamo la nostra parola e riceviamo la parola di Dio; nel Sacrificio diamo la nostra offerta e riceviamo il dono di Dio nella S. Comunione. Osserviamo come la liturgia compia in unione intima con il santo di cui ricorre la festa, i quattro atti della Messa che toccano da vicino quelli che vi partecipano (questi atti sono tutti legati ad una azione). Nell’Introito, ci indirizziamo oggi alla santa Madre di Dio : « Salve, santa Madre… ». Le rivolgiamo dunque una parola di felicitazione. E la Vergine ci risponde; Ella è tra noi e ci parla dei suoi antenati ed anche dei suoi figli; ci dà i suoi consigli. L’offerta che noi facciamo è preziosa e cara alla Madre: è l’Agnello divino, il Figlio suo che oggi presentiamo al Padre in suo onore; la Comunione è il banchetto nel quale la Madre ci ricambia il dono. Ed è il dono più prezioso che Ella possa darci: il Corpo e il Sangue del suo Figlio, carne della sua carne, sangue del suo sangue. La Messa è tolta in parte dalle Messe del Comune e in parte ha testi propri. Nell’Epistola Maria si presenta e parla sotto la figura della Sapienza; Ella era nella mente di Dio prima della creazione: « È delizia lo stare coi figli degli uomini ». Ascoltiamo anche le sue esortazioni: « Or dunque figliuoli, ascoltatemi: beati quelli che battono le mie vie. . Chi mi troverà, avrà trovata la vita e dal Signore riceverà la salvezza ». Il Vangelo ci presenta i grandi avi di Giuseppe ed anche di Maria; mentre l’Ufficio divino commemora continuamente la Natività di Maria, il testo della Messa non ne parla che nella Colletta. La Messa esalta Maria come Madre di Dio, secondo il Concilio di Efeso, e rileva la sua partecipazione speciale alla Redenzione. Vediamo oggi chiaramente come è cristocentrico il pensiero della Chiesa nelle feste di Maria. Osserviamo i cinque canti salmodici (Introito. Graduale, Alleluia, Offertorio, Communio): tutti passano dal pensiero della Madre a quello del Figlio suo, esprimendo in conclusione lo stesso concetto: Maria è degna di ogni più alta venerazione perché come Madre ha portato il Figlio di Dio nel suo seno.

3. DAL DIVINO UFFICIO. – Il divino Ufficio è tutto pervaso da sentimenti di intimo fervore; degni di speciale attenzione sono i bellissimi responsori del Mattutino, i quali salutano con grande giubilo l’anniversario della nascita della benedetta tra le donne: La tua natività, o Vergine, Madre di Dio, annunziò la gioia al mondo intero; poiché da te è sorto il Sole di giustizia, Cristo nostro Dio; il quale, distruggendo la maledizione, ci ha dato la benedizione; e confondendo la morte, ci ha donato la vita eterna. Benedetta tu sei fra le donne e benedetto è il Frutto del tuo seno ». Le lezioni del secondo Notturno sviluppano il paragone caro alla Chiesa: Maria — Eva o Ecco, o dilettissimi, il giorno desiderato dalla beata e venerabile Maria sempre Vergine. Si rallegri perciò e gioisca la nostra terra illuminata dalla nascita di tale Vergine. Ella infatti, è il fiore del campo, da cui è uscito il prezioso giglio delle valli; per la cui maternità si è cambiata la natura ereditata dai nostri progenitori e cancellata la loro colpa. Ella non ha subita la maledizione lanciata contro Eva: « Nel dolore darai alla luce i tuoi figli », avendo dato alla luce il Signore nella gioia. Eva pianse, Maria esultò: Eva portò la tristezza, Maria la gioia nel suo seno; poiché quella diede la vita a un peccatore; Maria ad un innocente. La madre del genere umano portò il castigo nel mondo; la Madre di nostro Signore ha portato la salvezza. Eva è sorgente del peccato, Maria è sorgente di grazia. Eva ci fu di danno portandoci la morte; Maria ci ha salvati portandoci la vita. Quella ci ha feriti, questa ci ha guariti. La disobbedienza è stata riparata dall’obbedienza; l’infedeltà compensata dalla fedeltà » (Sant’Agostino).

Incipit

In nómine Patris, ✠ et Fílii, et Spíritus Sancti.

V. Adjutórium nostrum in nómine Dómini.
R. Qui fecit cælum et terram.
Confíteor Deo omnipoténti, beátæ Maríæ semper Vírgini, beáto Michaéli Archángelo, beáto Joánni Baptístæ, sanctis Apóstolis Petro et Paulo, ómnibus Sanctis, et vobis, fratres: quia peccávi nimis cogitatióne, verbo et ópere: mea culpa, mea culpa, mea máxima culpa. Ideo precor beátam Maríam semper Vírginem, beátum Michaélem Archángelum, beátum Joánnem Baptístam, sanctos Apóstolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos, et vos, fratres, oráre pro me ad Dóminum, Deum nostrum.
M. Misereátur tui omnípotens Deus, et, dimíssis peccátis nostris, perdúcat nos ad vitam ætérnam.
S. Amen.


S. Indulgéntiam,
absolutiónem et remissiónem peccatórum nostrórum tríbuat nobis omnípotens et miséricors Dóminus.
R. Amen.

Introitus

Sedulius.
Salve, sancta Parens, eníxa puérpera Regem: qui cœlum terrámque regit in sǽcula sæculórum.
Ps 44:2
Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea Regi.
V. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto.
R. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in sǽcula sæculórum. Amen.
Salve, sancta Parens, eníxa puérpera Regem: qui cœlum terrámque regit in sǽcula sæculórum.

[Salve, o Madre Santa, che hai dato alla luce il Re: che governa il cielo e la terra nei secoli dei secoli.
Ps 44:2
Erompe da mio cuore una fausta parola: io canto le mie opere al Re.
V. Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo.
R. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Salve, o Madre Santa, che hai dato alla luce il Re: che governa il cielo e la terra nei secoli dei secoli.]

Oratio

Orémus.
Fámulis tuis, quǽsumus, Dómine, cœléstis grátiæ munus impertíre: ut, quibus beátæ Vírginis partus éxstitit salútis exórdium; Nativitátis ejus votíva sollémnitas pacis tríbuat increméntum.


[O Signore, Te ne preghiamo, concedi ai tuoi servi il dono della grazia celeste, affinché, a quanti il parto della beata Vergine fu principio di salvezza, la votiva festa della sua natività procuri incremento di pace.]

Lectio

Léctio libri Sapiéntiæ.
Prov 8:22-35
Dóminus possédit me in inítio viárum suárum, ántequam quidquam fáceret a princípio. Ab ætérno ordináta sum, et ex antíquis, ántequam terra fíeret. Nondum erant abýssi, et ego jam concépta eram: necdum fontes aquárum erúperant: necdum montes gravi mole constíterant: ante colles ego parturiébar: adhuc terram nonfécerat et flúmina et cárdines orbis terræ. Quando præparábat cœlos, áderam: quando certa lege et gyro vallábat abýssos: quando æthera firmábat sursum et librábat fontes aquárum: quando circúmdabat mari términum suum et legem ponébat aquis, ne transírent fines suos: quando appendébat fundaménta terræ. Cum eo eram cuncta compónens: et delectábar per síngulos dies, ludens coram eo omni témpore: ludens in orbe terrárum: et delíciæ meæ esse cum fíliis hóminum. Nunc ergo, fílii, audíte me: Beáti, qui custódiunt vias meas. Audíte disciplínam, et estóte sapiéntes, et nolíte abjícere eam. Beátus homo, qui audit me et qui vígilat ad fores meas quotídie, et obsérvat ad postes óstii mei. Qui me invénerit, invéniet vitam et háuriet salútem a Dómino.
R. Deo grátias.

[Il Signore mi possedette dal principio delle sue azioni, prima delle sue opere, fin d’allora. Fui stabilita dall’eternità e fin dalle origini, prima che fosse fatta la terra. Non erano ancora gli abissi e io ero già concepita: non scaturivano ancora le fonti delle acque: i monti non posavano ancora nella loro grave mole; io ero generata prima che le colline: non era ancora fatta la terra, né i fiumi, né i cardini del mondo. Quando preparava i cieli, io ero presente: quando cingeva con la volta gli abissi: quando in alto dava consistenza alle nubi e in basso dava forza alle sorgenti delle acque: quando fissava i confini dei mari e stabiliva che le acque non superassero i loro limiti: quando gettava le fondamenta della terra. Ero con Lui e mi dilettava ogni giorno e mi ricreavo in sua presenza e mi ricreavo nell’universo: e le mie delizie sono lo stare con i figli degli uomini. Dunque, o figli, ascoltatemi: Beati quelli che battono le mie vie. Udite l’insegnamento, siate saggi e non rigettatelo: Beato l’uomo che mi ascolta e veglia ogni giorno all’ingresso della mia casa, e sta attento sul limitare della mia porta. Chi troverà me, troverà la vita e riceverà la salvezza dal Signore.]

Graduale

Benedícta et venerábilis es, Virgo Maria: quæ sine tactu pudóris invénta es Mater Salvatóris.
V. Virgo, Dei Génitrix, quem totus non capit orbis, in tua se clausit víscera factus homo. Allelúja, allelúja.

[Benedetta e venerabile sei tu, o Vergine Maria: che senza offesa al pudore diventasti Madre del Salvatore.
V. O Vergine, Madre di Dio, nelle tue viscere, fatto uomo, si chiuse Colui che tutto l’universo non può contenere. Allelúia, allelúia.
V. Beata sei, o santa Vergine Maria, e degnissima di ogni lode: poiché da te nacque il sole di giustizia, Cristo, Dio nostro. Allelúia.]

Evangelium

Initium +︎ sancti Evangélii secúndum Matthǽum.
R. Glória tibi, Dómine.
Matt 1:1-16
Liber generatiónis Jesu Christi, fílii David, fílii Abraham. Abraham génuit Isaac. Isaac autem génuit Jacob. Jacob autem génuit Judam et fratres ejus. Judas autem génuit Phares et Zaram de Thamar. Phares autem génuit Esron. Esron autem génuit Aram. Aram autem génuit Amínadab. Amínadab autem génuit Naásson. Naásson autem génuit Salmon. Salmon autem génuit Booz de Rahab. Booz autem génuit Obed ex Ruth. Obed autem génuit Jesse. Jesse autem génuit David regem. David autem rex génuit Salomónem ex ea, quæ fuit Uriæ. Sálomon autem génuit Róboam. Róboam autem génuit Abíam. Abías autem génuit Asa. Asa autem génuit Jósaphat. Jósaphat autem génuit Joram. Joram autem génuit Ozíam. Ozías autem génuit Jóatham. Jóatham autem génuit Achaz. Achaz autem génuit Ezechíam. Ezechías autem génuit Manássen. Manásses autem génuit Amon. Amon autem génuit Josíam. Josías autem génuit Jechoníam et fratres ejus in transmigratióne Babylónis. Et post transmigratiónem Babylónis: Jechonías génuit Saláthiel. Saláthiel autem génuit Zoróbabel. Zoróbabel autem génuit Abiud. Abiud autem génuit Elíacim. Elíacim autem génuit Azor. Azor autem génuit Sadoc. Sadoc autem génuit Achim. Achim autem génuit Eliud. Eliud autem génuit Eleázar. Eleázar autem génuit Mathan. Mathan autem génuit Jacob. Jacob autem génuit Joseph, virum Maríæ, de qua natus est Jesus, qui vocátur Christus.
R. Laus tibi, Christe.

[Libro della generazione di Gesú Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli. Giuda generò Fares e Zara da Tamar. Fares generò Esron, Esron generò Aram, Aram generò Amínadab, Amínadab generò Naasson, Naasson generò Salmon, Salmon generò Booz da Raab. Booz generò Obed da Ruth, Obed generò Iesse. Iesse generò il re Davide, Davide generò Salomone da colei che era stata di Uria. Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, Abia generò Asa, Asa generò Giosafat, Giosafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Achaz, Achaz generò Ezechia, Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amon, Amon generò Giosia, Giosia generò Geconia e i suoi fratelli al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia Geconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiud, Abiud generò Eliacim, Eliacim generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliud, Eliud generò Eleazar, Eleazar generò Matan, Matan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, sposo di Maria, da cui nacque Gesù chiamato il Cristo.]

OMELIA

[OTTO HOPHAN: MARIA, Marietti ed. Torino, 1953 – imprim.]

L’annoso albero, fra i cui rami v’è misterioso stormir di Maria, ha fornita alla Vergine anche l’origine. Ella sta alla fine di quelle lunghe generazioni, è il frutto più squisito e regale dell’umanità precristiana. Quelle generazioni giunsero a maturare in Maria, il loro ultimo significato e la loro più intensa aspirazione han trovato compimento in Lei, poiché « da Lei nacque Gesù, che è detto il Cristo ». Maria è emersa dal fiume di sangue, che scorse attraverso Abramo, Giacobbe, Giuda, David, sì che il popolo israelitico non Le ha intessuto soltanto una immagine spirituale, ma anche la veste corporea; sia pure la sua dignità al di sopra del creato, Lei stessa non è una creazione eterea, dal cielo per caso libratasi quaggiù; Ella è sangue da quel sangue, figlia di quel popolo e vincolata in venerazione e fedeltà a quelle generazioni, alle quali deve il suo essere. Maria, secondo l’accenno dell’Evangelista stesso, dev’esser vista insieme con quelle generazioni; Ella non appartiene solo al Nuovo Testamento; è vero, è la prima del Nuovo Testamento, la prima cristiana; però è anche — già nel primo capitolo del Vangelo Ella annunzia la sua comunanza col popolo di Dio prima e dopo Cristo — il frutto più delicato dell’Antico Testamento, la perfetta donna israelita, la figlia di David, di Abramo, di Adamo. Maria.., la figlia di David. – La genealogia di Matteo presenta direttamente gli antenati di Giuseppe, non quelli di Maria; all’Evangelista infatti stava a cuore di provare subito, sin dall’inizio del Vangelo, ai suoi lettori giudeo-cristiani l’origine davidica di Gesù: solo se Gesù aveva per antenato David i Giudei potevano discutere se in linea di massima Egli fosse il Messia; a David infatti era stata fatta la profezia che “un frutto delle sue viscere avrebbe posseduto in eterno il trono di Israele”; ora i Giudei potevano ritenere Gesù quale “figlio di David” soltanto se suo ” padre ” Giuseppe discendesse dalla stirpe di David. Per questo Matteo fu costretto a proporre l’albero genealogico di Giuseppe, padre legale di Gesù, quale prova dell’origine di Lui da David; presso gli Ebrei la parentela e persino la paternità non si fondavano solo sul sangue, ma anche sul titolo giuridico. Non si tessevano genealogie per le donne, almeno dalla Sacra Scrittura non se ne può dedurre nessun esempio; però anche Maria per conto suo era una figlia di David. Paolo infatti sottolinea che Gesù « secondo la Carne » — non dunque solo secondo una discendenza legale! — « è figlio di David »; ma « secondo la carne » Gesù poteva risalire a David solo per mezzo di Maria, sua Madre fisica, perché Giuseppe non era padre di Gesù « secondo la carne », ma solo secondo la legge; anche Maria quindi doveva essere figlia di David; del resto, almeno sino a David, gli antenati di Giuseppe son pure gli antenati di Maria. « Noi riteniamo che Maria discenda dalla stirpe di David », scrive Agostino, « perché crediamo alle Scritture; or due cose dicono le Scritture: che Cristo secondo la carne è del seme di David, e che sua Madre Maria era una vergine, che non ebbe relazioni con nessun uomo ». I Vangeli stessi del resto alludono all’origine davidica di Maria in vari luoghi. Nel racconto, per esempio, dell’Annunciazione si dice: « Nel mese sesto l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine fidanzata a un uomo di nome Giuseppe, della casa di David »; questo inciso « della casa di David » può riferirsi a Giuseppe, ma può ben, e più probabilmente, riferirsi anche a Maria, perché Lei è qui la protagonista del racconto. E questa impressione è confermata dal seguito del discorso angelico: « Il Signore Iddio Gli (a Gesù) darà il trono di David suo padre ». Anche l’altra circostanza notata dall’Evangelista: « Giuseppe ascese dalla Galilea, dalla città di Nazaret, in Giudea, alla città di David, chiamata Betlemme, perché era della casa e della famiglia di David, per farsi iscrivere insieme a Maria », fa pensare che Maria sia stata indotta ad ascendere a Betlemme per il censimento perché Lei pure « discendeva dalla casa e dalla famiglia di David ». A buon diritto quindi già nella prima epoca cristiana il martire Ignazio di Antiochia (+ 107), il martire Giustino (+ 165) sottolineavano che “Maria fosse una figlia di David”. Anzi l’antico profeta Isaia stesso richiamò l’attenzione sull’origine davidica della Vergine nel passo conosciuto: « Uscirà un pollone dalla radice di Jesse e un germoglio ascenderà dalla sua radice »; Jesse era padre di David. «Il Profeta », spiega Agostino, « dicendo ” pollone ” indica Maria la vergine, dicendo “germoglio dalla radice » indica il Figlio della Vergine, il Signore Gesù Cristo ». Perché questo lungo discorso per l’origine davidica di Maria? Perché aveva per Lei stessa una grande importanza. Ella manifesta sin dall’Annunciazione una regale riservatezza, prudenza, chiaroveggenza e magnanimità, e mai e poi mai si scopre traccia in Lei della minima scipitezza e affettazione. Donde in questa modesta fanciulla un portamento così elevato? Certamente dalla grazia; ma la grazia anche in Maria costruisce sopra la natura. Scorreva nelle sue vene sangue regale; per quanto la stirpe di David fosse divenuta nel corso dei secoli e povera e insignificante, in quella semplice fanciulla s’era conservata la regale nobiltà dei suoi lontani antenati. Quella fanciulla di stirpe regale fu scelta da Dio a Regina del Cielo e della terra: anche nel regno della grazia non si deve stimare da poco l’origine di una persona da una tribù e casa piuttosto che da un’altra. ,Il nostro tempo crea e vuole e assiste il “proletario “, non l’aristocratico, e così il livello dello spirito e del cuore si è abbassato, in qualche luogo sino alla barbarie. Forse il compito sociale più importante consiste oggi nel risvegliare nuovamente nel così detto “proletario” l’elemento aristocratico, la sua nobiltà interiore, e dalle banalità o anche dalle volgarità elevarlo di nuovo alla regalità, alla coscienza cioè della sua dignità e del suo valore. – Maria.., la figlia di Abramo. Abramo fu scelto a capostipite del popolo di Dio, e per questo la Scrittura lo dice « principe di Dio », « amico di Dio », « prediletto di Dio », « servo di Dio ». A lui fu fatta la promessa: «Nel tuo seme saranno benedette tutte le genti della terra ». Maria è Colei, che partorì al mondo questa Benedizione. Ella quindi non è una qualunque fra le molte figlie di Abramo, ma di quell’eletto è la più eletta, il preziosissimo nocciolo di quel venerando guscio. Il Vangelo ci mette dinanzi quanto questa Figlia eletta sia stata degna di quell’eletto padre. Abramo fu l’uomo della fede eroica e di una tale dedizione a Dio, che fu pronto a offrire in sacrificio al Signore persino il suo unico figlio Isacco, sul quale riposava tutta la divina promessa. Ancor più grande di suo padre Abramo nella fede e nel sacrificio fu la sua figlia Maria: Lei pure, sostenuta dalla fede, accompagnò al luogo del sacrificio il suo Unigenito; ma a Lei non venne in aiuto nessun Angelo, che impedisse col suo comando l’uccisione: Ella dovette condurre a termine il sacrificio nella persona del suo unico e amato Figlio. – Il quadro sarebbe degno d’un artista: Abramo e Maria, il canuto Patriarca con la sua benedetta Figlia; Abramo dovrebbe imporre le sue vecchie mani su questa Fanciulla per significare che le promesse a lui fatte si son adempiute in Lei; poi dovrebbe lentamente inginocchiarsi dinanzi a Maria e adorare in Lei, ostensorio vivente di Gesù, quel Sublime, che come vero Melchisedech offre a Dio “pane santo e vino consacrato”. Ancor più commovente, ancor più profondo è l’ultimo quadro: – Maria.., la figlia di Adamo. Le chiarissime parole del libro veterotestamentario della Sapienza riguardanti l’umana esistenza valgono anche per Maria: « Sono anch’io un uomo mortale al pari di tutti, e rampollo di colui che primo fu plasmato di terra. Nel seno di mia madre fui formato uomo, nello spazio di dieci mesi coagulato in sangue per virtù di uomo, secondo il piacere sensibile. Anch’io, nato che fui, respirai l’aria comune, e caddi sulla medesima terra di tutti gli altri, e la prima voce emessa, come quella di tutti, fu un vagito. Fui nutrito in fasce e con grandi cure. Nessun re ebbe altro principio del suo essere, ma tutti hanno lo stesso ingresso alla vita come anche uguale l’uscita ». Maria non fu una fanciulla favolosa, deposta su questa terra da un altro mondo; la sua origine umana è uguale alla nostra: non fu generata dai suoi genitori in modo miracoloso o addirittura senza uso del matrimonio, come van favoleggiando graziose leggende; il Mistero del suo immacolato concepimento e anche quello della virginale concezione di Gesù non han nulla da che vedere con questo fatto umano, come talora pensano delle anime pie. Maria, come ne fan cenno Matteo e Luca nelle genealogie, sta nella stessa fila con noi, anche Lei è un membro di quella lunga catena, che comincia col primo uomo; Adamo è suo padre e la povera Eva è sua madre. Maria è così perfettamente figlia di Adamo, che il Figlio di Dio per mezzo di Lei e solo per mezzo di Lei divenne pure Figlio dell’uomo; solo per mezzo di Lei la seconda Persona divina fece ingresso nella stirpe umana, per mezzo di Maria soltanto. Il Verbo eterno di Dio non ebbe nessun padre umano che Lo potesse congiungere con Adamo; anello di congiunzione col nostro progenitore fu per il Verbo Maria; Ella introdusse quell’augusto divino Germoglio nella nostra stirpe; senza Maria Gesù non sarebbe affatto in relazione con Adamo, non sarebbe uno di noi, sarebbe al di fuori della nostra schiatta. D’altra parte questo collegamento con Adamo fu per la redenzione del genere umano estremamente significativo e prezioso: il Figlio di Dio assunse la natura umana per strapparla al peccato e ricondurla alla grazia; come il medico deve entrare dagli ammalati, così e ancor più volle il Redentore entrare, penetrare nella discendenza ammalata di Adamo per poterla risanare sin dalla sua radice. Nessuna minaccia per Lui stesso, nessuna infezione rendeva pericoloso questo suo ingresso; Gesù è il Santo, il Figlio di Dio per natura; Egli, qual nuova creazione, fu miracolosamente plasmato in Maria dallo Spirito Santo. Ma come van le cose per Lei? Ella infatti è una figlia di Adamo, sangue del suo sangue, e lo dovette essere proprio a motivo di Gesù stesso; ora il torrente di questo sangue, cui Lei deve la sua origine, è avvelenato nella sua stessa sorgente, in Adamo ed Eva: potrà mai essere che non venga travolta in questo vortice intorbidato? Quanto il peccato abbia reso pesante il torrente del sangue umano da Adamo in poi lo prova, e non senza sconcertare, quella genealogia, che sfocia ansiosa nei sublimi nomi di Maria e di Gesù. Perché veramente in quei gruppi di generazioni non sfilano soltanto venerandi Patriarchi, nobili re e santi sacerdoti; non v’è anzi vizio, non v’è crimine, che non abbia insudiciato quel succedersi di generazioni. Persino i più eletti fra quei personaggi — Abramo, Giacobbe, Giuda, David — pagarono un grosso contributo al peccato; e questo vale in modo speciale per le donne che quell’albero genealogico ricorda; rimase sorpreso lo stesso Girolamo così competente in campo biblico, che la tavola genealogica di Matteo non nomini nessuna delle nobili donne d’Israele — non Sara, non Rebecca, non Rachele —, e invece ricordi Tamar, che commise incesto col proprio suocero Giuda; Rahab, che era una nota meretrice; Ruth, che non apparteneva al popolo eletto; la moglie di Uria, come Matteo stesso scrive con pudica riservatezza a causa del delitto che perpetrò David commettendo adulterio con Betsabea, il cui sposo egli fece poi vilmente uccidere. Che vi è mai in Maria di comune con questa società, perché il suo nome quale astro errante risplenda su quelle torbide generazioni? Noi solleveremmo dei gravi dubbi per un uomo, che ereditariamente fosse gravato di così triste carico. Maria discende da questo sangue curvo sotto la maledizione; David, Giuda, Giacobbe sono i suoi progenitori; Tamar, Rahab, Ruth, Betsabea son le sue progenitrici. Eva, l’infelice madre, abbraccia piangente la più eletta delle sue creature e le confessa la propria colpa; e Adamo tace e piange, perché non può trasmettere alla più nobile delle sue figlie se non un’eredità macchiata. Maria è intrecciata alla generazione di Adamo; come potrà sfuggire al suo destino? La radice è malata: avvizziranno anche i rami; la sorgente è inquinata: tutte le acque saranno contaminate… A questo punto però avvenne qualche cosa; proprio qui, alle origini di Maria, capitò qualche cosa: all’oscura ombra della sua genealogia sbocciò un giglio; a questo primo e importante capitolo del Vangelo si appoggia il suo primo soave Mistero, siccome un delicato fiore a una frana, che s’è arrestata improvvisamente dinanzi ad esso: un fiore tutto bianco, un fiore tutto miracolo, il fiore della sua Immacolata Concezione-

La Chiesa, sin dal secolo settimo, celebra con allegrezza e con giubilo la festa della nascita di Maria: « La tua nascita, o Genitrice di Dio, ha annunziato gioia al mondo tutto; da Te infatti è sorto il Sole della giustizia, Cristo, Iddio nostro. Egli tolse la maledizione e donò la benedizione; Egli annientò la morte e diede a noi la vita eterna ». – Egli tolse via questa comune maledizione anzitutto dalla Madre sua: quando venne sulla terra questa piccola Fanciullina, la gioia piena poté nuovamente, per la prima volta, accompagnare la nascita di un figlio degli uomini, perché allora fu concepita e nacque una creatura umana quale un dì era nel paradiso, senza peccato, nel radioso splendore della grazia precorritrice di Gesù, creatura che era per noi tutti promessa della futura grazia: « … fra tutt’i terreni altri soggiorni sola tu fosti eletta, Vergine benedetta, che il pianto d’Eva in allegrezza torni ». L’immacolato concepimento di Maria fu la prima preparazione di Dio per la divina Maternità; a ogni preparazione divina deve corrispondere la prontezza umana: Maria rispose al privilegio del suo immacolato concepimento con un grazie festante, emettendo il voto della sua verginità.

IL CREDO

Offertorium

Orémus

Orémus.
Beáta es, Virgo María, quæ ómnium portásti Creatórem: genuísti qui te fecit, et in ætérnum pérmanes Virgo.

[Beata sei, o Vergine Maria, che hai portato il Creatore di tutti: hai generato chi ti ha fatta e resti Vergine in eterno.]

Secreta

Unigéniti tui, Dómine, nobis succúrrat humánitas: ut, qui natus de Vírgine, matris integritátem non mínuit, sed sacrávit; in Nativitátis ejus sollémniis, nostris nos piáculis éxuens, oblatiónem nostram tibi fáciat accéptam Jesus Christus, Dóminus noster:
[Ci soccorra, o Signore, l’umanità del tuo Unigenito: affinché, Egli, che nato da una Vergine non diminuí l’integrità della madre, ma la consacrò; nella festa solenne della sua Natività, spogliandoci delle nostre colpe, Ti renda accetta la nostra oblazione, Gesú Cristo nostro Signore:]

Præfatio  …

V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.
V. Sursum corda.
R. Habémus ad Dóminum.
V. Grátias agámus Dómino, Deo nostro.
R. Dignum et justum est.

… de Beata Maria Virgine

Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Et te in Festivitáte beátæ Maríæ semper Vírginis collaudáre, benedícere et prædicáre. Quæ et Unigénitum tuum Sancti Spíritus obumbratióne concépit: et, virginitátis glória permanénte, lumen ætérnum mundo effúdit, Jesum Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Cæli cælorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti jubeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes:

[È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Te, nella Festività della Beata sempre Vergine Maria, lodiamo, benediciamo ed esaltiamo. La quale concepì il tuo Unigenito per opera dello Spirito Santo e, conservando la gloria della verginità, generò al mondo la luce eterna, Gesù Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo:]

Sanctus,

Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

Preparatio Communionis

Orémus: Præcéptis salutáribus móniti, et divína institutióne formáti audémus dícere:

Pater noster,

qui es in cælis. Sanctificétur nomen tuum. Advéniat regnum tuum. Fiat volúntas tua, sicut in cælo et in terra. Panem nostrum quotidiánum da nobis hódie. Et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris. Et ne nos indúcas in tentatiónem:
R. Sed líbera nos a malo.
S. Amen.

Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: dona nobis pacem.

Panem cæléstem accípiam, et nomen Dómini invocábo.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.

Communio

Luc 1:48-49

Beáta víscera Maríæ Vírginis, quæ portavérunt ætérni Patris Fílium.

[Beate le viscere di Maria Vergine, che portarono il Figlio dell’eterno Padre.]

Postcommunio

Orémus.

Súmpsimus, Dómine, celebritátis ánnuæ votíva sacraménta: præsta, quǽsumus; ut et temporális vitæ nobis remédia præbeant et ætérnæ.

Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.

[Abbiamo ricevuto, o Signore, i sacramenti destinati a celebrare la votiva solennità; fa, Te ne preghiamo, che ci procurino i rimedii temporali e quelli della vita eterna]
R. Amen.

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)

RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE (2)

ORDINARIO DELLA MESSA

FESTA DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA (2023)

FESTA DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA (2023)

22 Agosto

(doppio di II classe)

LA FESTA. – Il 22 agosto è consacrato, secondo il decreto della S. Congregazione dei riti del 4 maggio 1944, al Cuore Immacolato di Maria anziché all’ottava dell’Assunzione. E’ festa doppia di 2a classe. La festa è stata introdotta a ricordo della consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria (8 dicembre 1942) affinché sia data, con l’aiuto della Madre di Dio, a tutti i popoli la pace, alla Chiesa di Cristo la libertà. È un caso raro nella liturgia che l’ottava di una festa sia consacrata ad un’altra seconda festa di contenuto quasi uguale. Come Cristiani docili accogliamo volentieri questo arricchimento del calendario e, dal punto di vista liturgico cerchiamo anche di conoscere meglio il significato di questa festa. Innanzitutto non ci dobbiamo preoccupare per il fatto che vengono sempre introdotte nuove feste. Infatti non passa quasi anno che non ci sia una nuova festa. Che cosa ne è del tranquillo ritmo dell’anno? Non si cagiona con feste così molteplici un po’ di disagio spirituale?

DALLA MESSA (Adeamus). – La Messa contiene una serie di testi propri che di solito non si trovano nelle Messe mariane. L’introduzione è un vero Introito: ci presentiamo con fiducia davanti al trono della grazia. L’Epistola è il bel brano tolto da Gesù Sirach: « Io sono la madre del bell’amore… ». Il Vangelo ci conduce ai piedi della croce: Gesù affida Giovanni alla Madre sua. Questo passo è ripetuto al Communio con alcuni versetti del Magnificat.

Incipit

In nómine Patris, ✠ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.

V. Adjutórium nostrum in nómine Dómini.
R. Qui fecit cælum et terram.
M. Confíteor Deo omnipoténti, beátæ Maríæ semper Vírgini, beáto Michaéli Archángelo, beáto Joánni Baptístæ, sanctis Apóstolis Petro et Paulo, ómnibus Sanctis, et tibi, pater: quia peccávi nimis cogitatióne, verbo et ópere: mea culpa, mea culpa, mea máxima culpa. Ideo precor beátam Maríam semper Vírginem, beátum Michaélem Archángelum, beátum Joánnem Baptístam, sanctos Apóstolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos, et vos, fratres, oráre pro me ad Dóminum, Deum nostrum.
S. Misereátur nostri omnípotens Deus, et, dimíssis peccátis nostris, perdúcat nos ad vitam ætérnam.
R. Amen.
S. Indulgéntiam,
absolutiónem et remissiónem peccatórum nostrórum tríbuat nobis omnípotens et miséricors Dóminus.
R. Amen.

V. Deus, tu convérsus vivificábis nos.
R. Et plebs tua lætábitur in te.
V. Osténde nobis, Dómine, misericórdiam tuam.
R. Et salutáre tuum da nobis.
V. Dómine, exáudi oratiónem meam.
R. Et clamor meus ad te véniat.
V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.

Introitus

Hebr IV:16.
Adeámus cum fidúcia ad thronum grátiæ, ut misericórdiam consequámur, et grátiam inveniámus in auxílio opportúno.

[Accostiamoci al trono delle grazie con piena e sicura fiducia, per avere misericordia e trovare grazia che ci soccorrano al tempo opportuno.]

Ps XLIV:2
Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea regi.

[Vibra nel mio cuore un ispirato pensiero, mentre al Sovrano canto il mio poema.

Adeámus cum fidúcia ad thronum grátiæ, ut misericórdiam consequámur, et grátiam inveniámus in auxílio opportúno.

[Accostiamoci al trono delle grazie con piena e sicura fiducia, per avere misericordia e trovare grazia che ci soccorrano al tempo opportuno.]

Kyrie

S. Kýrie, eléison.
M. Kýrie, eléison.
S. Kýrie, eléison.
M. Christe, eléison.
S. Christe, eléison.
M. Christe, eléison.
S. Kýrie, eléison.
M. Kýrie, eléison.
S. Kýrie, eléison.

Gloria

Glória in excélsis Deo. Et in terra pax homínibus bonæ voluntátis. Laudámus te. Benedícimus te. Adorámus te. Glorificámus te. Grátias ágimus tibi propter magnam glóriam tuam. Dómine Deus, Rex cæléstis, Deus Pater omnípotens. Dómine Fili unigénite, Jesu Christe. Dómine Deus, Agnus Dei, Fílius Patris. Qui tollis peccáta mundi, miserére nobis. Qui tollis peccáta mundi, súscipe deprecatiónem nostram. Qui sedes ad déxteram Patris, miserére nobis. Quóniam tu solus Sanctus. Tu solus Dóminus. Tu solus Altíssimus, Jesu Christe. Cum Sancto Spíritu ✠ in glória Dei Patris. Amen.

Oratio

Orémus.
Omnípotens sempitérne Deus, qui in Corde beátæ Maríæ Vírginis dignum Spíritus Sancti habitáculum præparásti: concéde propítius; ut ejúsdem immaculáti Cordis festivitátem devóta mente recoléntes, secúndum cor tuum vívere valeámus.
Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.
R. Amen.

[O Dio onnipotente ed eterno, che nel cuore della beata Vergine Maria hai preparato una degna dimora allo Spirito Santo: concedi a noi di celebrare con spirito devoto la festa del suo Cuore immacolato e di vivere come piace al tuo cuore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.]

Lectio

Léctio libri Sapiéntiæ.
Eccli XXIV:23-31
Ego quasi vitis fructificávi suavitátem odóris: et flores mei, fructus honóris et honestátis. Ego mater pulchræ dilectiónis, et timóris, et agnitiónis, et sanctæ spei. In me grátia omnis viæ et veritátis: in me omnis spes vitæ, et virtútis. Transíte ad me omnes qui concupíscitis me, et a generatiónibus meis implémini. Spíritus enim meus super mel dulcis, et heréditas mea super mel et favum. Memória mea in generatiónes sæculórum. Qui edunt me, adhuc esúrient: et qui bibunt me, adhuc sítient. Qui audit me, non confundétur: et qui operántur in me, non peccábunt. Qui elúcidant me, vitam ætérnam habébunt.
R. Deo grátias.

[Come una vite, io produssi pàmpini di odore soave, e i miei fiori diedero frutti di gloria e di ricchezza. Io sono la madre del bell’amore, del timore, della conoscenza e della santa speranza. In me si trova ogni grazia di dottrina e di verità, in me ogni speranza di vita e di virtù. Venite a me, voi tutti che mi desiderate, e dei miei frutti saziatevi. Poiché il mio spirito è più dolce del miele, e la mia eredità più dolce di un favo di miele. Il mio ricordo rimarrà per volger di secoli. Chi mangia di me, avrà ancor fame; chi beve di me, avrà ancor sete. Chi mi ascolta, non patirà vergogna; chi agisce con me, non peccherà; chi mi fa conoscere, avrà la vita eterna.]

Graduale

Ps XII:6
Exsultábit cor meum in salutári tuo: cantábo Dómino, qui bona tríbuit mihi: et psallam nómini Dómini altíssimi.

[Il mio cuore esulta nella tua salvezza. Canterò al Signore perché mi ha beneficato, inneggerò al nome del Signore, l’Altissimo]

Ps XLIV:18
Mémores erunt nóminis tui in omni generatióne et generatiónem: proptérea pópuli confitebúntur tibi in ætérnum. Allelúja, allelúja.

[Ricorderanno il tuo nome di generazione in generazione, e i popoli ti loderanno nei secoli per sempre. Alleluia, alleluia.]
Luc 1:46; 1:47

Magníficat ánima mea Dóminum: et exsultávit spíritus meus in Deo salutári meo. Allelúja.

[L’anima mia magnifica il Signore, e si allieta il mio spirito in Dio, mio Salvatore. Alleluia.]

Evangelium

Sequéntia +︎ sancti Evangélii secúndum Joánnem.
R. Glória tibi, Dómine.
Joann XIX: 25-27
In illo témpore: Stabant juxta crucem Jesu mater ejus, et soror matris ejus María Cléophæ, et María Magdaléne. Cum vidísset ergo Jesus matrem, et discípulum stantem, quem diligébat, dicit matri suæ: Múlier, ecce fílius tuus. Deinde dicit discípulo: Ecce mater tua. Et ex illa hora accépit eam discípulus in sua.
R. Laus tibi, Christe.
[In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa, e Maria Maddalena. Gesù, dunque, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre». E da quell’ora il discepolo la prese con sé.]

Omelia

(Sac. E. Campana: Maria nel dogma cattolico, VI Ed. Marietti ed., 1946)

IL CUORE DI MARIA

VI. — Di madre, Maria non ha soltanto la dignità e le funzioni auguste, ma, soprattutto, Ella ha il cuore! Il cuore di una madre! Quale abisso imperscrutabile di amore, tenero, delicato, preveggente, operoso, inestinguibile! Ogni cuore è fatto per amare, ma nessuno come quello di una madre conosce il segreto delle affezioni sublimi ed eroiche. Studiate i caratteri che rendono santo, prezioso, insuperabile un affetto, e voi li troverete tutti nel sentimento onde palpita un cuore materno. L’amor materno non conosce egoismo, ma vuol donare senza riserve; non indietreggia di fronte a nessuna ingratitudine, ma è sempre pronto al perdono di qualunque offesa ricevuta dal figlio; non si spaventa di nessun ostacolo, ma insiste, insiste nelle sue espansioni, finché non ha ottenuto lo scopo. Anche quando un figlio scellerato cercasse di soffocare sotto un torrente di maltrattamenti la propria madre, il cuore di lei avrebbe sempre ancora dei palpiti, e palpiti di tenerezza per il suo figlio. Tale è il cuore delle madri terrene: ebbene, molto migliore ancora è il cuore della nostra Madre celeste Maria. Ella ci ama in una maniera di cui noi, finché siamo pellegrini sulla terra, non arriveremo mai a formarcene neanche la più pallida idea. Appunto perché è nostra Madre adottiva, Ella ci ama più intensamente che qualunque altra madre naturale. Giacché quando voi dite madre adottiva, indicate una maternità che nasce dall’amore, riposa nell’amore, perdura sostenuta dall’amore. Perché madre adottiva, Maria sente di essere la Madre dell’amore, mater pulchræ dilectionis. Quando Dio la costituiva Madre universale di tutti gli uomini, le dava anche un cuore fatto apposta per amarci: metteva in quel cuore un tesoro inesauribile di bontà, di benignità, di misericordia, di compatimento a nostro riguardo. E come potrebbe Maria non amarci? Il suo amore verso di noi è una conseguenza necessaria dell’amore ch’Ella porta a Dio: « Quella medesima carità, scrive S. Francesco di Sales, che produce gli atti di amore verso Dio, produce ancora nel tempo stesso quelli dell’amore verso il prossimo. E come vide Giacobbe che una medesima scala toccava il cielo e la terra, servendo egualmente agli Angeli per discendere e per salire, così noi sappiamo, che una medesima dilezione si estende ad amar Dio ed il prossimo, sollevandoci all’unione amorosa coi prossimi » (Tratt. dell’amor di Dio, 1. X, c. XI.) – Come dunque è intensissimo l’amor divino, che arde nel cuor di Maria, così senza raffronto, dev’essere l’amore che porta a noi, che di Dio siamo stati fatti ad immagine e somiglianza. « Chi più di Maria, scrive S. Alfonso, ha già amato Dio? Ella ha amato più Dio nel primo momento del suo vivere, che non l’hanno amato tutti i Santi e tutti gli Angeli nel corso della loro vita… Pertanto, siccome non vi è tra gli spiriti beati chi più di Maria ami Dio, così noi non abbiamo, e non possiamo avere chi, dopo Dio, ci ami più di questa nostra amorosissima Madre » (Glorie, p. I, c. 1, § 3). – L’amore di Maria per noi è alimentato ancora dall’amore che Ella porta a Gesù. L’amore di Maria per Gesù! Chi mai oserebbe pretendere di descriverlo? Gesù per Lei era tutto. Ogni pensiero della sua mente, ogni parola della sua lingua, ogni palpito del suo cuore era per Gesù! Tutte le sue azioni erano dirette a compiacere Gesù. Ora, è suprema legge psicologica per ogni madre, di amare tutto ciò che è amato dal figlio, tutto ciò che anche lontanamente lo ricorda. E quindi, in forza dell’amore che Maria sente per il suo Gesù, deve amare ancor noi, che con Lui abbiamo rapporti tanto stretti, tanto indistruttibili. Noi formiamo con Gesù come una cosa sola; siamo ossa delle sue ossa, carne della sua carne, perchè siam con Lui un sol corpo, del quale Egli è il capo e noi siamo le membra. Maria lo sa: Ella comprende l’unione che abbiamo col Salvatore, più di quello che arriviamo a comprenderla noi. Per questo non ci può separare nel suo cuore, per questo stende fino a noi, suoi figliuoli spirituali, quell’amore che porta al suo Primogenito. Soprattutto il sangue che Gesù sparse per il nostro riscatto è ciò che costringe Maria ad amarci. Cediamo la parola a S. Alfonso, il quale scrive: « Noi siamo tanto amati da Maria, perché vede che noi siamo il prezzo della morte di Gesù Cristo. Se una madre vedesse un servo ricomprato da un suo figlio diletto coi patimenti di venti anni di carcere e di stenti, per questo solo riguardo, quanto stimerebbe ella questo servo? Ben sa Maria che il Figlio non è per altro venuto in terra, che per salvare noi miserabili, com’Egli stesso protestò: Venni a salvare quei che si erano perduti. E, per salvarci, si è accontentato di spenderci anche la vita. Se Maria dunque poco ci amasse, poco dimostrerebbe di stimare il sangue del Figlio, che è il prezzo della nostra salute) (1. c.). – La prova poi che deve toglierci ogni dubbio intorno all’immenso amore che ci porta Maria, nostra Madre, sono i dolori atroci che soffrì. Ella, a causa dei suoi dolori, è giustamente chiamata la Regina dei martiri. Il suo dolore, a detta del profeta Simeone, fu come una spada che trapassò inesorabile il suo cuore. Il racconto dei dolori di Maria, è qualche cosa che fa rabbrividire: è solo Maria che li provò, solo Dio, che sa tutto, potrebbero farcene una relazione esatta. Ebbene, per chi soffrì Maria? forse a causa dei suoi peccati, in espiazione delle proprie colpe? No davvero: perché Ella non fu mai contaminata neanche dalla più leggera ombra di qualsiasi difetto morale. Fu sempre l’amica tutta bella ed immacolata dello Sposo celeste. Maria sofferse per noi, in espiazione dei nostri peccati; e questi suoi dolori sono, lo ripetiamo, la prova sacra ed ineluttabile dell’affetto che ci porta. Chi non ama, non sa soffrire per gli altri; mentre il sacrificio per la persona amata, nella misura della sua grandezza, indica infallibilmente la generosità dei palpiti che sente per la persona in cui vantaggio si sobbarca al sacrifizio. – L’eterno Padre ci amò infinitamente, destinando per noi alla morte il suo Figlio unigenito: Gesù non ci dimostrò un amore inferiore, immolando se stesso. Maria partecipò all’amore dell’eterno Padre, consentendo alla morte di Gesù, ed all’amore di Gesù, compatendo con Lui. Ed a causa dei dolori sofferti per noi da Maria, giustamente si può affermare di Lei, quanto S. Paolo dice di Gesù. Il grande Apostolo scrive di Lui : « Dovette in tutto assomigliarsi ai suoi fratelli, per diventar misericordioso. — Debuit per omnia fratribus assimilari ut misericors fieret » (Hebr., II, 17). E così anche Maria si sentì maggiormente sollecitata dai sentimenti di misericordia in nostro favore, dopo che ebbe comuni con noi i patimenti. Anche se Maria non avesse patito, sarebbe stata la nostra Madre piena di amore. Ma dopo che fu immersa nei patimenti, dopo che trangugiò Ella pure il calice delle più ripugnanti amarezze, il suo amore acquistò come una certa tenerezza, una certa sollecitudine ed intensità, che non avrebbe avuto altrimenti; acquistò insomma quella raffinata delicatezza che può nascere solo dal ricordo di aver pure un giorno conosciuto il dolore. Già vedemmo altrove i caratteri che distinguono l’intercessione per noi di Maria da quella degli altri Santi. Ebbene, quei caratteri gloriosi sono l’indice luminoso dell’intenso affetto di cui arde il cuore di Maria per i suoi figli ancora pellegrini sulla terra. E nell’effusione del suo amore, Maria abbraccia tutti: abbraccia i giusti ed i peccatori. Ella ama i giusti, perché vede risplendere in essi, piena di sovrannaturale fulgore, l’immagine di Gesù. E poi ama immensamente anche i peccatori, non nel senso che abbia piacere di vederli imbrattati della colpa, ma nel senso che è sempre pronta a stender loro generosa la sua mano soccorritrice, affin di farli risorgere dal pantano morale, in cui miseramente si dibattono, per rivestirli un’altra volta della veste nuziale della grazia.

IL CREDO

Offertorium

Orémus.
Luc 1:46; 1:49
Exsultávit spíritus meus in Deo salutári meo; quia fecit mihi magna qui potens est, et sanctum nomen ejus.

[L’anima mia esulta perché Dio è mio Salvatore, perché il Potente ha operato per me grandi cose e il Nome di Lui è Santo.]

Secreta

Majestáti tuæ, Dómine, Agnum immaculátum offeréntes, quǽsumus: ut corda nostra ignis ille divínus accéndat, cui Cor beátæ Maríæ Vírginis ineffabíliter inflammávit.

[Offrendo alla tua maestà l’Agnello immacolato, noi ti preghiamo, o Signore: accenda i nostri cuori quel fuoco divino che ha infiammato misteriosamente il cuore della beata Vergine Maria.]

Præfatio

V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.
V. Sursum corda.
R. Habémus ad Dóminum.
V. Grátias agámus Dómino, Deo nostro.
R. Dignum et justum est.

de Beata Maria Virgine
Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Et te in Festivitate beátæ Maríæ semper Vírginis collaudáre, benedícere et prædicáre. Quæ et Unigénitum tuum Sancti Spíritus obumbratióne concépit: et, virginitátis glória permanénte, lumen ætérnum mundo effúdit, Jesum Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Cæli cælorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti jubeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes:

[È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Te, nella Festività della Beata sempre Vergine Maria, lodiamo, benediciamo ed esaltiamo. La quale concepì il tuo Unigenito per opera dello Spirito Santo e, conservando la gloria della verginità, generò al mondo la luce eterna, Gesù Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtúù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo:]

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

Preparatio Communionis

Orémus: Præcéptis salutáribus móniti, et divína institutióne formáti audémus dícere:

Pater noster, qui es in cælis. Sanctificétur nomen tuum. Advéniat regnum tuum. Fiat volúntas tua, sicut in cælo et in terra. Panem nostrum quotidiánum da nobis hódie. Et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris. Et ne nos indúcas in tentatiónem:
R. Sed líbera nos a malo.
S. Amen.

Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: dona nobis pacem.

Panem cæléstem accípiam, et nomen Dómini invocábo.

V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.

COMUNIONE SPIRITUALE

Communio

Joann 19:27
Dixit Jesus matri suæ: Múlier, ecce fílius tuus: deinde dixit discípulo: Ecce mater tua. Et ex illa hora accépit eam discípulus in sua.

[Gesù disse a sua Madre: «Donna, ecco il Figlio tuo». Poi al discepolo disse: «Ecco la Madre tua». E da quell’ora il discepolo la prese con sé.]

Postcommunio

Orémus
Divínis refécti munéribus te, Dómine, supplíciter exorámus: ut beátæ Maríæ Vírginis intercessióne, cujus immaculáti Cordis solémnia venerándo égimus, a præséntibus perículis liberáti, ætérnæ vitæ gáudia consequámur.

[Nutriti dai doni divini, ti supplichiamo, o Signore, a noi che abbiamo celebrato devotamente la festa del suo Cuore immacolato, concedi, per l’intercessione della beata vergine Maria: di essere liberati dai pericoli di questa vita e di ottenere la gioia della vita eterna.]

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)

RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE (2)

ORDINARIO DELLA MESSA

FESTA DELLA’ASSUNZIONE IN CIELO DELLA B. VERGINE MARIA (2023)

FESTA DELLA B. V. MARIA ASSUNTA IN CIELO

15 AGOSTO (2023)

Assunzione della B. V. M.

[D. G. LEFEBVRE O. S. B.: Messale romano – L.I.C.E. –R. BERRUTI, TORINO 1936]

Doppio di I classe con Ottava Comune – Paramenti bianchi.

In questa festa, la più antica e la più solenne del Ciclo Mariano (VI secolo), la Chiesa invita tutti i suoi figli sparsi nel mondo a unire la loro gioia (Intr.), la loro riconoscenza (Pref.) a quella degli Angeli che lodano il Figlio di Dio, perché sua Madre è entrata in questo giorno, con il corpo e con l’anima, nel cielo (All.). Nella Basilica di Santa Maria Maggiore si celebra a Natale il Mistero, che è il punto di partenza di tutte le glorie della Vergine ed ancora si celebra oggi l’Assunzione, che ne è l’ultimo. Maria, porta in sé l’umanità di Gesù al momento dell’incarnazione del Verbo; oggi è Gesù, che riceve a sua volta il corpo di Maria in cielo. Ammessa a godere le delizie della contemplazione eterna, la Madre ha scelto ai piedi del suo divin Figlio la miglior parte, che non le sarà giammai tolta (Vang., Com.).

In altri tempi si leggeva il Vangelo della Vigilia, dopo quello del giorno, a fine di dimostrare che la Madre di Gesù è la più fortunata tra tutte, perché meglio d’ogni altra, « Ella ascoltò la parola di Dio ». Questa Parola, questo Verbo, questa Sapienza divina che stabilisce, sotto l’Antica Legge, la sua dimora nel popolo d’Israele (Ep.), è discesa sotto la Nuova Legge in Maria. Il Verbo si è incarnato nel seno della Vergine e ora negli splendori della celeste Sion egli l’ha colmata delle delizie della visione beatifica. Come Marta, la Chiesa sulla terra si dedica alle sollecitudini delle quali necessita la vita presente ed ancora come Marta, la Chiesa reclama l’aiuto di Maria (Or., Secr., Postc). Una processione fu sempre fatta nel giorno della festa dell’Assunzione. A Gerusalemme era formata dai numerosi pellegrini che andavano a pregare sulla tomba della Vergine e contribuirono così all’istituzione di questa solennità. Il clero di Costantinopoli faceva anch’esso nel giorno della festa dell’Assunzione di Maria una processione. A Roma, dal VII al XVI secolo, il corteo papale, al quale prendevano parte le rappresentanze del Senato e del popolo, andava in quel giorno dalla chiesa di San Giovanni in Laterano a quella di Santa Maria Maggiore. Questo si chiamava fare la Litania.

Assunzione della Beata Maria Vergine.

[Appendice al Messale ut supra]

Doppio di I classe con Ottava Comune. – Paramenti bianchi.

La credenza nell’Assunzione corporea di Maria SS. era già radicata da secoli nel cuore dei fedeli, profondamente persuasi che la Vergine, sin dal momento del suo transito da questa terra al Cielo, era stata glorificata da Dio anche nel corpo, senza che dovesse attendere che questo risorgesse, insieme con quello di tutti gli altri, alla fine del mondo. Cosi La festa dell’Assunzione, celebrata già verso il 500 in Oriente, costituì la più antica e la maggiore solennità dell’anno in onore di Maria SS. Tuttavia la realtà dell’Assunzione corporea di Maria in Cielo non fu oggetto di una solenne definizione da parte del Papa se non il 1° novembre 1950. In tale giorno, il Sommo Pontefice Pio XII proclamò dogma di fede che « Maria, terminata la carriera della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste quanto all’anima e quanto al corpo. – Questa definizione, maturata lentamente, ma incessantemente nei diciannove secoli che seguirono al beato transito di Maria da questa terra, ha ed avrà un’eco incalcolabile nella dottrina come nella vita cristiana. – Una delle sue conseguenze pratiche sarà quella di attirare vieppiù l’attenzione dei fedeli sulla futura glorificazione nostra non solo quanto all’anima, ma anche quanto al corpo. Come Adamo ci rovinò nell’una e nell’altro, così Gesù ci redense non solo quanto all’anima, ma anche quanto al corpo, cosicché l’anima del giusto è destinata ad una beatitudine immensa mediante la visione beatifica di Dio, ed il corpo alla sua volta verrà risuscitato, trasformato e configurato a quello glorioso del Cristo. Per Maria SS. la glorificazione corporea avvenne alla fine della sua carriera mortale; per gli altri giusti non avverrà che alla fine del mondo; ma se devono attenderla, non possono però dubitarne; la loro redenzione è certissima e sarà completa e perfetta (Rom. VIII, 23; Ef. IV, 30). Avendo già realizzato pienamente in se stessa il disegno divino della nostra redenzione, Maria SS. è per noi, colla sua Assunzione corporea, un altro modello, oltre quello di Gesù, della divinizzazione dell’anima mediante la visione beatifica e della glorificazione del corpo cui tutti siamo chiamati e che tutti dobbiamo meritare con le buone opere e con le sofferenze di questa vita cristianamente sopportate. Come del Cristo, così saremo coeredi di Maria SS., se soffriremo con Lei e come Lei (Rom. VIII, 17). – D’altra parte, l’Assunta non soltanto ci ricorda quale sia la nostra meta soprannaturale e la via per raggiungerla, ma ci presta anche il suo validissimo aiuto. A quel modo che una buona mamma mira sempre a rendere partecipi della sua felicità tutti i suoi figli, così la Madre nostra celeste regna in Paradiso sempre sollecita della salvezza di tutti gli uomini. S. Paolo ci rappresenta Gesù che vive alla destra del Padre, sempre pregando per noi (Rom. VIII, 34; Ebr. VII, 25); la Chiesa, alla sua volta, ci dice che la Vergine è stata assunta in cielo, affinché fiduciosamente s’interponga presso Dio per noi peccatori (Segreta della Vigilia).

Affine di perpetuare anche nella Liturgia il ricordo della definizione del dogma dell’Assunzione di Maria SS., la Santa Sede ha pubblicato una nuova Messa in onore dell’Assunta, ordinando di inserirla nel Messale il giorno 15 d’agosto, in luogo di quella antica (A. A. S. 1950, pag. 703-5).

Incipit

In nómine Patris, ✠ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.

V. Adjutórium nostrum ✠ in nómine Dómini.
R. Qui fecit cælum et terram.
Confíteor Deo omnipoténti, beátæ Maríæ semper Vírgini, beáto Michaéli Archángelo, beáto Joánni Baptístæ, sanctis Apóstolis Petro et Paulo, ómnibus Sanctis, et vobis, fratres: quia peccávi nimis cogitatióne, verbo et ópere: mea culpa, mea culpa, mea máxima culpa. Ideo precor beátam Maríam semper Vírginem, beátum Michaélem Archángelum, beátum Joánnem Baptístam, sanctos Apóstolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos, et vos, fratres, oráre pro me ad Dóminum, Deum nostrum.
M. Misereátur nostri omnípotens Deus, et, dimíssis peccátis nostris, perdúcat nos ad vitam ætérnam.

S. Indulgéntiam, absolutiónem et remissiónem peccatórum nostrórum tríbuat nobis omnípotens et miséricors Dóminus.
R. Amen.

V. Deus, tu convérsus vivificábis nos.
R. Et plebs tua lætábitur in te.
V. Osténde nobis, Dómine, misericórdiam tuam.
R. Et salutáre tuum da nobis.
V. Dómine, exáudi oratiónem meam.
R. Et clamor meus ad te véniat.
V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.

Introitus

Ap XII:1
Signum magnum appáruit in cœlo: múlier amicta sole, et luna sub pédibus ejus, et in cápite ejus coróna stellárum duódecim.

[Un gran segno apparve nel cielo: una Donna rivestita di sole, con la luna sotto i piedi, ed in capo una corona di dodici stelle].

Ps XCVII:1
Cantáte Dómino cánticum novum: quóniam mirabília fecit.

[Cantate al Signore un càntico nuovo: perché ha fatto meraviglie].

Signum magnum appáruit in coelo: múlier amicta sole, et luna sub pédibus ejus, et in cápite ejus coróna stellárum duódecim

[Un gran segno apparve nel cielo: una donna rivestita di sole, con la luna sotto i piedi, ed in capo una corona di dodici stelle].

Oratio

Orémus.
Omnípotens sempitérne Deus, qui Immaculátam Vírginem Maríam, Fílii tui genitrícem, córpore et ánima ad coeléstem glóriam assumpsísti: concéde, quǽsumus; ut, ad superna semper inténti, ipsíus glóriæ mereámur esse consórtes.

[Onnipotente sempiterno Iddio, che hai assunto in corpo ed ànima alla gloria celeste l’Immacolata Vergine Maria, Madre del tuo Figlio: concédici, Te ne preghiamo, che sempre intenti alle cose soprannaturali, possiamo divenire partecipi della sua gloria].

Lectio

Léctio libri Judith.
Judith XIII, 22-25; XV:10

Benedíxit te Dóminus in virtúte sua, quia per te ad níhilum redégit inimícos nostros. Benedícta es tu, fília, a Dómino Deo excelso, præ ómnibus muliéribus super terram. Benedíctus Dóminus, qui creávit coelum et terram, qui te direxit in vúlnera cápitis príncipis inimicórum nostrórum; quia hódie nomen tuum ita magnificávit, ut non recédat laus tua de ore hóminum, qui mémores fúerint virtútis Dómini in ætérnum, pro quibus non pepercísti ánimæ tuæ propter angústias et tribulatiónem géneris tui, sed subvenísti ruínæ ante conspéctum Dei nostri. Tu glória Jerúsalem, tu lætítia Israël, tu honorificéntia pópuli nostri.

[Il Signore ti ha benedetta nella sua potenza, perché per mezzo tuo annientò i nostri nemici. Tu, o figlia, sei benedetta dall’Altissimo piú che tutte le donne della terra. Sia benedetto Iddio, creatore del cielo e della terra, che ha guidato la tua mano per troncare il capo al nostro maggior nemico. Oggi ha reso cosí glorioso il tuo nome, che la tua lode non si partirà mai dalla bocca degli uomini che in ogni tempo ricordino la potenza del Signore; a pro di loro, infatti, tu non ti sei risparmiata, vedendo le angustie e le tribolazioni del tuo popolo, che hai salvato dalla rovina procedendo rettamente alla presenza del nostro Dio. Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu la gloria di Israele, tu l’onore del nostro popolo!]

Graduale

Ps XLIV:11-12; XLIV:14
Audi, fília, et vide, et inclína aurem tuam, et concupíscit rex decórem tuum.

[Ascolta, o figlia; guarda e inclina il tuo orecchio, e s’appassionerà il re della tua bellezza.]

V. Omnis glória ejus fíliæ Regis ab intus, in fímbriis áureis circumamícta varietátibus. Allelúja, allelúja.

[V. Tutta bella entra la figlia del Re; tessute d’oro sono le sue vesti. Allelúia, allelúia].

V. Assumpta est María in cælum: gaudet exércitus Angelórum. Allelúja.  

[Maria è assunta in cielo: ne giúbila l’esercito degli Angeli. Allelúia.]

Evangelium

Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam.
Luc 1:41-50
“In illo témpore: Repléta est Spíritu Sancto Elisabeth et exclamávit voce magna, et dixit: Benedícta tu inter mulíeres, et benedíctus fructus ventris tui. Et unde hoc mihi ut véniat mater Dómini mei ad me? Ecce enim ut facta est vox salutatiónis tuæ in áuribus meis, exsultávit in gáudio infans in útero meo. Et beáta, quæ credidísti, quóniam perficiéntur ea, quæ dicta sunt tibi a Dómino. Et ait María: Magníficat ánima mea Dóminum; et exsultávit spíritus meus in Deo salutári meo; quia respéxit humilitátem ancíllæ suæ, ecce enim ex hoc beátam me dicent omnes generatiónes. Quia fecit mihi magna qui potens est, et sanctum nomen ejus, et misericórdia ejus a progénie in progénies timéntibus eum.”

[In quel tempo: Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo, e ad alta voce esclamò: Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno! Donde a me questo onore che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, infatti, che appena il tuo saluto è giunto alle mie orecchie, il bimbo ha trasalito nel mio seno. Beata te, che hai creduto che si compirebbero le cose che ti furono dette dal Signore! E Maria rispose: L’ànima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore, perché ha guardato all’umiltà della sua serva; ed ecco che da ora tutte le generazioni mi diranno beata. Perché grandi cose mi ha fatto colui che è potente, e santo è il suo nome, e la sua misericordia si estende di generazione in generazione su chi lo teme.]

OMELIA

[E. Campana: Maria nel dogma cattolico, Marietti ed. VI ed. Torino, 1946]

VI. — In genere, a causa della divina maternità, Maria si trovò così intimamente congiunta a Gesù, i misteri della vita di Maria si intrecciano così armonicamente coi misteri della vita del Salvatore, che la mancata glorificazione del corpo di Maria segnerebbe una insopportabile stonatura in questo così divino armonioso concerto. « Non v’è, ci sia lecito usare le parole stesse del Nicolas, non v’è un solo mistero di Gesù Cristo, che non abbia il suo accompagnamento e come la sua eco in un mistero corrispondente della santissima Vergine: e questo parallelo dei misteri del Figlio con quelli della Madre è così costante, che è impossibile non vederci una legge. Così il primo di questi misteri, quello della destinazione di Gesù Cristo, implica necessariamente quello della predestinazione di Maria, poiché Egli è predestinato solo in quanto uomo, e per conseguenza figliuolo di Maria. Il secondo mistero di Gesù Cristo, quello della sua preannunciazione profetica, non si presenta a noi senza associare Maria alla medesima grandezza: la donna, la Vergine è sempre mostrata dai profeti al tempo stesso che il suo seme, ossia il Figliuolo, il cui nome proprio di Fiore, di Germe, di Figlio, che gli è sempre dato nelle sacre Scritture, chiama necessariamente quello di radice, di donna, di madre, che corrisponde. Maria può dire come Gesù Cristo: Nel complesso del libro di me sta scritto. — In testa del libro è stato scritto di me. Il mistero, il gran mistero della venuta di Gesù Cristo, dell’Incarnazione del Verbo, non forma che uno con quello dell’Annunciazione della maternità divina; il medesimo mistero che produce un Uomo-Dio, fa una Madre di Dio. Il mistero della visita di Gesù al suo Precursore e della santificazione che gli arrecava con quello della Visitazione di Maria ad Elisabetta, e lo Spirito Santo per la bocca di questa non benedice il frutto, senza benedire il seno di Maria. Il giorno della Natività presenta il Bambino con Maria sua madre, riflettendo sopra di Lei lo splendore della sua divinità e della gloria che gli angeli, i pastori ed i re gli conferiscono. Il mistero della Presentazione si congiunge con quello della Purificazione, e l’associazione della Madre col Figliuolo nel gran destino di essere posto per bersaglio alla contraddizione affinché di molti cuori restino disvelati i pensieri, va nella profezia del vecchio Simeone, fino a passar l’anima della Madre colla medesima spada di dolore che penetrerà quella del Figlio. La fuga in Egitto ed il ritorno a Nazareth ci fanno vedere il Bambino e la Madre, strettamente uniti nel pericolo e nella salute, confidati come un solo deposito alla guardia ed alla fedeltà di Giuseppe. La manifestazione della sapienza del Fanciullo-Dio, al tempio fra i Dottori, non può separarsi dalla manifestazione della sua sommissione a Maria, prolungata per ben vent’anni, e della fedeltà con cui questa Madre faceva di tutte queste cose conserva in cuor suo. L’entrata di Gesù nella carriera dei suoi prodigi, e la manifestazione della sua gloria col miracolo di Cana, fa luogo al glorioso mistero della potente intercessione di Maria, che l’ottiene da questo divin Figliuolo, sino a fargli anticipar l’ora della sua gloria. Finalmente, quando quest’ora è venuta, questa grand’ora della sua passione e della sua morte, che dev’esser quella della nostra redenzione e del suo trionfo, allora il Salvatore del mondo vuole che la sua Madre sia al suo lato, che divida i suoi patimenti liberatori, quel calice di amarezza e di morte che deve esaurire quello della collera celeste: Egli vuole che la compassione di Lei risponda alla sua passione, e che questa e quella si raddoppino reciprocamente, per concorrere al medesimo fine, quello di generare noi alla vita di Dio, sino a costituire Maria nostra Madre, col medesimo mistero che rende Dio nostro Padre. « È chiaro: tutti i misteri di Gesù camminano così accompagnati da un mistero corrispondente di Maria. Sono come due voci, due strumenti disuguali di tono, ma che formano sempre un perfetto accordo di armonia. Maria è come quella nube su cui il sole per riflesso dei suoi raggi viene a rappresentarsi esso medesimo, in una brillante chiarezza, formando un altro sole intorno a sè, con quel fenomeno luminoso che si chiama perielio. Così intorno ad ogni mistero, ad ogni grandezza, ad ogni gloria di Gesù Cristo, v’ha un mistero luminoso, una grandezza ed una gloria corrispondente in Maria. È un fatto, ed un fatto così certo, che suppone una economia, una legge. « Come si vorrebbe ora che il mistero dell’Ascensione sia il solo mistero di Gesù Cristo che non avesse il suo parellelo in un mistero conforme in Maria? Come mai due destini così meravigliosamente uniti sin dalla loro origine ed in tutto il loro corso si vorranno separare al loro termine? Sarebbe questa un’anomalia tanto più strana, perchè egli è in vista del termine ch’Ei sono stati sì strettamente uniti nella loro predestinazione e nel loro corso. L’Assunzione della SS. Vergine vien dunque coll’Ascensione di Gesù Cristo a compiere mirabilmente il meraviglioso accordo dei loro destini ».

IL CREDO

Offertorium

Orémus
Gen III:15
Inimicítias ponam inter te et mulíerem, et semen tuum et semen illíus.

[Porrò inimicizia tra te e la Donna: fra il tuo seme e il Seme suo.]

Secreta

Ascéndat ad te, Dómine, nostræ devotiónis oblátio, et, beatíssima Vírgine María in coelum assumpta intercedénte, corda nostra, caritátis igne succénsa, ad te júgiter ádspirent.

[Salga fino a Te, o Signore, l’omaggio della nostra devozione, e, per intercessione della beatissima Vergine Maria assunta in cielo, i nostri cuori, accesi di carità, aspirino sempre verso di Te.]

Præfatio  …

V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.
V. Sursum corda.
R. Habémus ad Dóminum.
V. Grátias agámus Dómino, Deo nostro.
R. Dignum et justum est.

… de Beata Maria Virgine
Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Et te in Assumptione beátæ Maríæ semper Vírginis collaudáre, benedícere et prædicáre. Quæ et Unigénitum tuum Sancti Spíritus obumbratióne concépit: et, virginitátis glória permanénte, lumen ætérnum mundo effúdit, Jesum Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Cæli cælorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti jubeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes:

[È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Te, nella Assunzione della Beata sempre Vergine Maria, lodiamo, benediciamo ed esaltiamo. La quale concepì il tuo Unigenito per opera dello Spirito Santo e, conservando la gloria della verginità, generò al mondo la luce eterna, Gesù Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtú celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo:]

Sanctus,

Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

Preparatio Communionis

Orémus: Præcéptis salutáribus móniti, et divína institutióne formáti audémus dícere:

Pater noster,

qui es in cælis. Sanctificétur nomen tuum. Advéniat regnum tuum. Fiat volúntas tua, sicut in cælo et in terra. Panem nostrum quotidiánum da nobis hódie. Et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris. Et ne nos indúcas in tentatiónem:
R. Sed líbera nos a malo.
S. Amen.

Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: dona nobis pacem.

Panem cæléstem accípiam, et nomen Dómini invocábo.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.

COMUNIONE SPIRITUALE

Communio

Luc 1:48-49
Beátam me dicent omnes generatiónes, quia fecit mihi magna qui potens est.

[Tutte le generazioni mi diranno beata, perché grandi cose mi ha fatto colui che è potente.]

Postcommunio

Orémus.
Sumptis, Dómine, salutáribus sacraméntis: da, quǽsumus; ut, méritis et intercessióne beátæ Vírginis Maríæ in coelum assúmptæ, ad resurrectiónis glóriam perducámur.

[Ricevuto, o Signore, il salutare sacramento, fa, Te ne preghiamo, che, per i meriti e l’intercessione della beata Vergine Maria Assunta in cielo, siamo elevati alla gloriosa resurrezione.]

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)

RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE (1)

ORDINARIO DELLA MESSA

NOVENA AL SACRO ED IMMACOLATO CUORE DI MARIA PER LA CONVERSIONE DEI PECCATORI.

NOVENA AL SACRO ED IMMACOLATO CUORE DI MARIA PER LA CONVERSIONE DEI PECCATORI (inizia 13 agosto, festa 22 agosto)

I. O Cuore immacolato di Maria, irradiato sempre dal sole di Giustizia, Gesù, vibrate un raggio di vostra luce divina nel cuore di quegli infelici che vivono immersi nelle tenebre del peccato, e  scoprire loro l’enormità delle loro colpe, e la via di uscirne con sicurezza e senza dilazione. Ave.

II. O Cuore immacolato di Maria, dolce rifugio dei poveri peccatori, deh, quanti di essi per la vostra intercessione, già provano i salutevoli strazi di quei rimorsi che sono i primi frutti di quella divina grazia di cui Voi siete la Madre. Ah, cara Madre, compite l’opera che avete incominciato, e riduceteli fiduciosi e dolenti al vostro figlio Gesù. Ave.

III. O Cuore immacolato di Maria, Cuore, ahi, trafitto le mille volte dall’acutissima spada del peccato! deh, per pietà, ottenete a questi sgraziati che hanno di bel nuovo crocefisso il vostro divin Figlio, un dolore profondo delle loro colpe, e la grazia di non peccare mai più. Ave.

IV. O Cuore immacolato di Maria, più candido della neve, più splendente del sole, deh, vi commuova lo stato lagrimevole di quegli infelici che gridano all’impotenza d’uscire da quella schiavitù in cui sono stretti dalle loro basse e ree passioni. Ah, cara Madre, Voi che siete la Vergine Potente  per eccellenza, spezzate Voi quelle catene per le quali il demonio tenta di trascinarli all’eterna rovina. Ave.

V. O Cuore immacolato di Maria, che per i miseri peccatori avete tanto patito con Gesù là sul Calvario, esposto agli scherni di quella plebe sfrenata. Voi che conoscete quanto timido e fiacco sia lo spirito dell’uomo, deh, aiutate gl’infelici traviati a vincere gli umani rispetti, e disprezzar le beffe e le derisioni degli ostinati libertini, onde possano stringersi al vostro Cuore materno per non separarsene mai più. Ave.

VI. O Cuore Immacolato di Maria, il più tenero e compassionevole per noi, che deste a Gesù quel Sangue che Egli tutto versò sulla Croce per lavare d’ogni colpa le anime nostre, deh, lavate anche Voi le anime di tutti i peccatori in questo bagno salutare, aiutandoli ad accostarsi al Sacramento della Penitenza col cuore penetrato dal più profondo dolore delle loro colpe. Ave.

VII. O Cuore Immacolato di Maria tempio della Divinità, tabernacolo del divin Verbo, trono luminoso di gloria, santuario di tutte le grazie, deh, fate che dalle anime di tutti i Cristiani spariscono le nere  macchie del peccato, e splendente rifulga d’ogni più bella luce il soave raggio della grazia, onde così sian fatti degni di ricevere il vostro figlio Gesù. Ave.

VIII. O Cuore Immacolato di Maria, sorgente di ogni grazia, albergo delle più elette virtù, deh, fate che nelle anime ravvedute risplendano le cristiane virtù della Fede, della Speranza, della Carità e della Religione; perché così ornate di tanta bellezza, vengano loro da Voi aperte un giorno le beate porte del Paradiso. Ave.

IX. O Cuore Immacolato di Maria, speranza dei fedeli, delizia del Cielo, le passate infedeltà fanno tremare quei benedetti che già risorsero alla grazia. O Regina del Cielo e della terra, o caro Rifugio dei peccatori, deh! continuate ancora il vostro ministero di misericordia e d’amore, col non lasciarli dipartire da Voi mai più. Voi siete la madre della santa perseveranza. Deh, fate loro adunque da Madre: correggeteli, castigateli, ma teneteli sempre nel vostro Cuore santissimo immacolato! Ave, Gloria .

PEL SACRO CUORE DI MARIA.

Deus, qui beatæ Mariæ semper virginis Cor sanctissimum spiritualibus gratiæ donis cumulasti, et ad imaginem divini Cordis Filii tui Jesu Christi charitate et misericordia plenum esse voluisti, concede: ut qui hujus dulcissimi Cordis memoriam agimus, fideli virtutum ipsius imitatione, Christum in nobis exprimere valeamus. Qui tecum , etc.

PER LA CONVERSIONE DEI PECCATORI.

Deus, misericors et clemens, exaudi preces quas pro fratribus pereuntibus, gementes in conspectu tuo effundimus ut, conversi ab errore viæ suæ, liberentur a morte, ut ubi abundavit delictum superabundet et gratia.

ALTRA PER LA CONVERSIONE DEI PECCATORI.

Deus, cui proprium est misereri semper et parcere, suscipe deprecationem nostram; et omnes famulos tuos, quos delictorum catena constringit, miseratio tuæ pietatis clementer absolvat. Per Dominum nostrum, etc.

LA VERGINE MARIA (10)

LA VERGINE MARIA (10)

Nihil Obstat: Dr. Andrés de Lucas, Canonico. Censore.

IMPRIMATUR: José María, Vescovo Ausiliare e Vicario Generale. Madrid, 27 giugno 1951. CAPITOLO X

CAPITOLO X

I DOGMI: BREVE RECENSIONE DI NICOLAS MARIN NEGUERUELA

La divina Maternità di Maria, la Verginità perpetua, la sua Concezione Immacolata e la sua gloriosa Assunzione al cielo sono i quattro dogmi della fede cattolica che riguardano la Madre celeste. Esponiamo brevemente una panoramica storica del primi due. Ci soffermeremo sul terzo e quarto.

1. MATERNITÀ DIVINA DI MARIA.

Tutta l’antichità cristiana ha confessato che Maria è la Madre di Dio. Contestando Nestorio, Patriarca di Costantinopoli, nel quinto secolo, questa credenza universale della Chiesa, ha resistito alla tradizione del Cristianesimo nei secoli precedenti. lo stesso Origene non esitò a chiamare Maria Theotokos, Madre di Dio, che allevo’ nel suo seno il Figlio di Dio, e diede alla luce l’Emmanuele. Giuliano l’Apostata fece capitolo di accusa ai Cristiani che non cessavano di chiamare Maria Madre di Dio. Con gli applausi dei fedeli e l’approvazione di Papa San Celestino I, il Concilio ecumenico, riunito ad Efeso nel 431, definì: “Se qualcuno non confessa che Dio sia veramente Emmanuele e, quindi, che la Santa Vergine ne sia la Madre, sia anatema.” Così veniva vendicato l’onore di Maria, soddisfatta la devozione dei fedeli che attendevano la definizione e condannato l’eresiarca che aveva osato mettere la sua lingua su Maria. Bandito dall’Imperatore nel deserto d’Arabia, lì, secondo una leggenda, la cancrena gli corrose la lingua, che cadde a pezzi dalla sua bocca. Da questo dogma segue l’immensa dignità di Maria, che sta in cima a tutta la gloria creata. non esitò a scrivere SAN TOMMASO D’AQUINO: « La. Beata Vergine, per il fatto di essere Madre di Dio, hai una certa dignità infinita, derivata dal Bene infinito, che è Dio.” (Summ. Theol., I, q. 25 a. 6 ad 4). La Maternità divina di Maria è la radice e fonte di tutti i suoi privilegi e Grazie. Concludiamo con CORNELIO A LAPIDE: «La Beata Vergine è Madre di Dio; per cui supera in eccellenza tutti gli Angeli, anche gli stessi Serafini e Cherubini. » Ella è Madre di Dio; allora è molto pura e santissima, in un modo che non può concepirsi, dopo Dio, una maggiore purezza. » Ella è Madre di Dio; quante sono state le grazie santificanti concesse singolarmente ad ogni Santo, le ha ottenute tutte prima di loro Maria». (In Matth., I, 16). A Roma, la Chiesa di Santa Maria Maggiore, ingrandita e impreziosita dal suo arco trionfale di Papa Sisto III, ricorda la definizione dogmatica di Efeso. Il suo soffitto a cassettoni è dorato con il primo oro portato da Colombo dall’America alla Spagna ed offerto dai nostri Re Cattolici, Fernando e Isabel, per la decorazione della Basilica. I re di Spagna, da Filippo IV, hanno diritto ad un posto nel coro canonico della stessa basilica, privilegio confermato dalla bolla “Hispaniarum fidelitas” di Pio XII del 5 agosto 1953 e dal recente Concordato tra la Santa Sede e lo Stato spagnolo, del 28 agosto 1953.

II. VERGINITÀ PERPETUA DI MARIA.

Contro la grossolana dottrina degli eretici apollinaristi, di Elvidio, Gioviniano ed alcuni Giudei che negarono la verginità di Maria, brandirono la loro penna San Girolamo e, tra noi, Sant’Ildefonso di Toledo, in sua difesa del privilegio tanto caro alla Vergine Madre. Più tardi poi, il Concilio particolare Lateranense, presediuto da Papa San Martino I nel 649, e successivamente riconosciuto anche da S. Agatone, definì: “Se qualcuno non confessa propriamente e veramente che la Santa Madre di Dio e Vergine sempre Immacolata, Maria, concepi’ dallo Spirito Santo e senza l’opera di uomo il Verbo di Dio in modo speciale ed in verità, e che lo ha generato in maniera incorruttibile, rimanendo intatta, dopo il parto, la sua verginità, sia condannato ». Che Maria rimase vergine anche dopo per tutta la vita è una verità di fede, confermata dal Magistero ordinario e universale della Chiesa. Negare questa verità è per SAN AMBROGIO un così grande sacrilegio (“Tantum sacrilegium”); cosa è preferibile passarlo sotto silenzio. “Chi ha vissuto in qualsiasi momento che, al nome Maria, non aggiungesse sempre: la VERGINE?” —scrive SAN EPIFANIO—. (Enchiridion, JOURNEL, n. 1.111.). Tutti i simboli confessano la stessa verità.

III. LA IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA.

L’8 dicembre 1854, ha definito solennemente Papa Pio IX: « La dottrina la quale afferma che la Beata Vergine Maria, fin dal primo momento del suo concepimento, fu preservata immune da ogni macchia di colpa originale, per singolare grazia e privilegio di Dio, in previsione dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano, è rivelata da Dio, e quindi tutti i fedeli devono crederci fermamente e costantemente.” (Bolla Ineffabilis Deus, l’8 dicembre 1854.) – Che giornata fantastica e gloriosa per Maria! I 54 Cardinali, 42 Arcivescovi e 98 Vescovi che circondavano il Papa, la folla di fedeli che, in numero di 50.000, riempivano le navate di San Pedro, il Cattolici di tutto il mondo, che attendevano con impazienza questa definizione, caddero ai piedi della celeste Signora, e sgorgava da tutte le labbra una così unanime preghiera: «Sei tutta bella, o Maria, e non c’è alcuna macchia d’origine in di te.” La Spagna, che ha sempre difeso questo dogma, ancor prima della sua definizione, che nelle sue Università richiedeva ai laureati il sanguinoso voto, cioè quello di difendere questo privilegio di Maria anche a costo del proproo sangue, se necessario; la cui capitale, il 20 aprile 1438, per voce dei suoi due consigli, ecclesiastico e civile, aveva votato per difendere l’Immacolata Concezione, digiunando durante la sua veglia, celebrando la sua festa e passando quel giorno in solenne processione; che per devozione dei loro re, le città erano state poste sotto il patrocinio dell’Immacolata Concezione, Patrona di Spagna e delle sue Indie, confermato il suo patrocinio da Papa Clemente XIII, ebbe esaudito i suoi desideri. Sant’Antonio Maria Claret, allors Arcivescovo di Santiago di Cuba, che prima si era rivolto ai suoi diocesani chiedendo preghiere per raggiungere il paradiso per la pronta definizione di questo dogma, dopo averlo ricevuto la Bolla Papale, la strinse al petto, lo bagnò con le sue lacrime e l’annunciò ai fedeli diocesani in un ministero ricco di fervore. Quando ebbe finito di scriverla, ol Papa senti’ la vocematerna di Maria, che gli diceva: Bene scripsisti, hai scritto bene. Papa Pio IX, consultato sul sito di Roma dove doveva trovarsi il monumento all’Immacolata Concezione, rispose subito: “In Piazza di Spagna España”. La Spagna lo meritava e il Santo Padre ha riconosciuto così i meriti del nostro Paese nella difesa dell’Immacolata Concezione di Maria.

* * *

Papa Pio IX si aspettava grandi frutti dalla definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione. E poichè le speranze di questo evento non fallirono, il Beato Pio X lo ha ricordato mell’Enciclica Ad diem illum, in memoria del cinquantesimo anniversario di quella definizione.

1. Il positivismo di Comte, che era si proclamato agnostico riguardo a Dio; Lo scientismo di Renan, che avrva cercato di soppiantare la religione con la scienza; il razionalismo di Froschammer, che negava tutto il soprannaturale; il materialismo di Vogt e Buechner, che solo ammettevano come reali materia e riducevano la virtù, l’abnegazione, l’eroismo ed altri valori spirituali a mere secrezioni del cervello, ricevettero con la definizione dogmatica un colpo mortale. Essi vivranno ancora qualche anno come un mostro che, ferito, sanguina; ma… moriranno, e alcuni giacciono sepolti. Maria Immacolata nel primo momento della sua esistenza! In noi c’è qualcosa che non è materia, che è sopra di essa, che eleva l’uomo: è lo spirito. Aiutato dalla grazia divina, l’uomo può trionfare della materia e scalare le vette di santità. 2. È diventato più visibile ed ha tretto l’unione dei fedeli con il loro Pastore supremo, dell’Episcopato col suo capo, il Vicario di Gesù Cristo. “I Vescovi — scrive uno storico contemporaneo, di ritorno da Roma, vennero in possesso di una nuova adesione alla Santa Sede, che si diffondeva come un soave aroma su tutti che l”ascoltavano”. (Aguilar: Compendio di storia ecclesiastica generale, volume II, numero 1.689. Madrid, 1877.) Il 18 luglio 1870 venivano definiti i dogmi del Primato di Giurisdizione per diritto divino del Papa sui Vescovi ed i fedeli, e della sua infallibilità, quando insegna, ex cathedra, dottrine di fede o di morale. Così sono crollati, feriti a morte, il Gallicanesimo e il Febronianesimo, che, supportati dalla loro origine il primo da Luigi XIV di Francia e il secondo da Giuseppe II di Germania, erano destinati pretendrvano di ostacolare l’azione del Sovrano Pontefice mettendo radici nel clero di Francia e Germania. 3. La definizione dogmatica accese in tutti i cuori un immenso amore per Maria. A migliaia fiorirono le associazioni, le confraternite, gli istituti e le congregazioni religiose poste sotto il patronato di Maria Immacolata. Le Figlie di Maria, le Congregazioni mariane, i mesi di maggio e di ottobre, destinati a cantare le eccellenze della Signora e del suo benedetto Rosario, presero tale un incremento mai visto nella storia della Chiesa. L’ha riconosciuto così uno scrittore protestante: “La definizione del dogma dell’Immacolata Concezione è sublime in sé ed ha avuto l’effetto immediato di rafforzare le file dei Cattolici romani, aggiungendo fini e vivaci fervori alla devozione.” (Citato da AGUILAR, 1. c.).

L’anno giubilare del 1904 ne è la più chiara e migliore testimonianza, così come i Congressi Internazionali di Roma, Treviri, Lourdes e Saragozza. In occasione della commemorazione del centenario della definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione, il Santo Padre Pio XII pubblica l’Enciclica Fulgens Corona, decretante la celebrazione dell’Anno mariano. “Niente di più dolce o più piacevole dell’onorare, venerare, invocare, predicare con fervore ed affetto ovunque la Vergine Madre di Dio, concepita senza peccato originale”, scriveva Pio IX alla fine della bolla Ineffabilis Deus, nella quale veniva definito il dogma dell’Immacolata, e Pio XII lo ripete nell’annunciare il centenario di quella definizione.

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Il fine dell’anno ? È espresso dalle parole del Santo Padre: “Accresce la fede del popolo cristiano, suscita ogni giorno di più l’amore della Vergine Madre di Dio, da lì tutti prendiamo occasione per continuare con gioia e puntualità le orme della Madre Celeste». Petizioni? “Chiedi”, aggiunge il Papa – nelle suppliche alla Madre di Dio, pane per l’affamato, giustizia per gli oppressi, la patria agli esuli, il riparo accogliente per i profughi, la dovuta libertà per coloro che sono stati gettati ingiustamente in prigione o nei campi di concentramento; il tanto desiderato ritorno in patria per coloro che, passati tanti anni dalla fine dell’ultima guerra, sono ancora prigionieri e gemono e sospirano segretamente; la gioia della luce splendente per i ciechi nel corpo e nell’anima, e per quelli divisi tra sé dall’odio, dall’invidia e dalla discordia, della carità fraterna, la concordia di animi e la feconda tranquillità che è sostenuta dalla verità, giustizia e mutua unione… per la Chiesa cattolica, il godere ovunque della libertà che le è dovuta”.

IV. LA GLORIOSA ASSUNZIONE DI MARIA IN CORPO ED ANIMA AL CiELO.

Il quarto dogma è quello della Gloriosa Assunzione della Beata Vergine, nel corpo e nell’anima, al cielo. E nella preparazione della definizione dogmatica è affidata alla Spagna un posto privilegiato tra tutti i popoli. Il fervore Assunzionista vibrava singolarmente nell’nima spagnola. “Per confermarlo”, ha scritto il Padre francescano BALIC (Congresso Francescano di Madrid, 1947, pp. 245, 246)—, basti ricordare che tra le 68 cattedrali Spagnole, 46 sono dedicate alla Vergine, e di esse 36 al mistero della sua gloriosa Assunzione; basti ricordare anche che fra i secoli XIII e XIV la maggior parte delle chiese parrocchiali della Spagna sono state dedicate allo stesso ineffabile mistero. » Tra i promotori medievali più ardenti della devozione alla Madonna, brillano con luce speciale, i tre grandi re: Alfonso il Combattente, di cui si dice abbia dedicato circa 3.000 chiese alla beata Vergine, ordinariamente sotto il mistero della sua Assunzione; Giacomo il Conquistatore, che ne eresse circa 2.000, e Ferdinando il Santo, fedele amante di Maria, che ne ha erette quasi altrettante, dedicandole generalmente al Mistero Assunzionista che corona tutta la sua vita”. Il tesoro letterario contenuto nel codici delle nostre cattedrali nelle loro biblioteche è splendido al massimo grado. “Per conto nostro —scrive BAYERRI—, convinti che non stiamo esagerando, abbiamo oltre 280 sermonari, datati tra X e XV secolo, conservati nelle cattedrali della Spagna, in cui sono inseriti meditazioni sui sermoni dell’Assunzione della Vergine”. (Studi, s. VI, pagina 394.) Rispondendo a Papa Pio IX, che scrivere ai Vescovi chiedendo un loro parere sull’opportunità di definire come dogma l’Immacolata Concezione di Maria, il Vescovo di Osma, Fray José Sánchez, e l”Arcivescovo di Malines, Engelbert Sterks, insieme alle loro risposte sull’Immacolata Concezione, elevarono anche, nel 1849, voti fervidi e motivati a favore dell’Assunzione. Successivamente, nel 1863, la richiesta della regina Elisabetta II a Papa Pio IX, marco’ in modo efficiente l’inizio del movimento travolgente che doveva terminere il 1 novembre 1950 con la definizione dogmatica, proclamata dal papa regnante Pio XII. Il voto della regina è stato accompagnato dalle più entusiasti raccomandazioni del suo confessore, Sant’Antonio Maria Claret. Questi, inoltre, nel suo libro Appunyi su un piano per preservare la bellezza della Chiesa, ha aggiungeva: «Sembra che la Divina Provvidenza abbia disposto, quali cose più onorevoli per Maria, essere iniziate dai Re e successivamente continuate dagli altri fedeli del mondo. »Il primo procedimento per la dichiarazione dogmatica del mistero dell’Immacolata Concezione di Maria era iniziato dal re ilippo III, per volere dell’Arcivescovo don Pedro de Castro. Ora, per dichiarare il secondo mistero, che è l’Assunzione di Maria Santissima in anima e corpo in Cielo, si è mossa ancora una Regina di Spagna, la illustre fonna Isabella II di Borbone, come si può vedere nella lettera che ho riportato di seguito, che scrisse al Sommo Pontefice Pio IX, datata 27 dicembre 1863, e nella risposta data dal Papa stesso del 3 febbraio 1864, cosicché sarà sempre vero che i Re Cattolici Don Filippo III e Donna Isabella II sono stati i primi ad richedere come dogma di fede quei titoli e misteri che tanto onorano Maria, e che, allo stesso tempo, è fi tanto onore per i re di Spagna ed i loro vassalli avendo avuto la felicità di essere primi in tali opere onorabili; e viene da aspettarsii che, così come il primo, anche il secondo sarà ottenuto, come lo stesso Santo Pontefice insinua nella sua risposta.”

Durante il Concilio Vaticano, tra i cui padri si distinse con il segno del martirio la venerata figura di S. Antonio María Claret, c’erano, sicuramente, in animo delle cure schierate dall’episcopato spagnolo e ispano-americano per conseguire per acclamazione la definizione di questo mistero, segnalandosi in questa campagna l’allora Vescovo di Jaén e poi cardinale Monescillo, ed il Vescovo di Concepción de Cile, Hipólito Salas. Il movimento assunzionista durante un secolo, dal 1849 al 1940, ha complessivamente contato, 2.505 richieste di Cardinali, Patriarchi, Arcivescovi e Vescovi, cioè quasi i tre quarti delle sedi della Chiesa. Il 1 maggio 1946, aappena dopo la seconda guerra europea, Pio XII, che aveva già consacrato nel 1941 il mondo al Cuore Immacolato di Maria, aggiungendo quasi il tocco dorato ai dogmi, scrisse agli Ordinari Cattolici di tutto il mondo: «Molto desideriamo sapere, Venerabili Fratelli, se nella vostra eccellente saggezza e prudenza giudichiate che possa essere proposto e definito come dogma di fede l’Assunzione corporea della Beata Vergine, e se lo desideriate con il vostro clero ed il vostro popolo». Le risposte a questa richiesta pontificia furono magnifiche per il loro numero e qualità. Risposero 1.191 Sedi; solo da 81 sedi, generalmente in regioni remote di missione, o al di là della cortina di ferro alzata dalla Russia, non arrivarono puntuali risposte. Di quelle 1.191 Sedi, 1.169 hanno risposto affermativamente. sedici Vescovi espressero alcuni dubbi circa  l’opportunità di tale definizione; solo sei dubitavano circa la definibilità di quel dogma. Eccone uno statistica altamente significativa e consolante: il 98,2 per cento dell’Episcopato Cattolico, con un quasi matematicamente voto unanime, dichiara che il L’Assunzione della Vergine sia una verità contenuta nella rivelazione divina e cioè la sua definizione appropriata. Tale consenso prima di una definizione papale, non era mai esistito nella Chiesa.

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È spuntato il 1 novembre, 1950. Uno splendido sole illuminava la Città Eterna. Dalle cinque del mattino i fedeli si precipitavano ad occupare il loro posto nella Basilica Vaticana e nelle sue piazze. Finalmente arrivò l’ora tanto attesa. Il Papa è apparso, preceduto da 40 Cardinali con il seguito d’onore; lo seguivano 589 Vescovi e 50 Abati ordinari vestiti di mantelli con mitra bianca. E di levò l’augusta voce del Vicario di Gesù Cristo sulla terra: “Per la gloria di Dio Onnipotente, che ha effuso sulla Vergine Maria la sua particolare benevolenza; per onorare suo Figlio, Re Immortale del secoli e vincitore del peccato e della morte; per la maggior gloria della sua augusta Madre; e per la gioia e l’esaltazione di tutta la Chiesa, con l’autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Pablo, e con la nostra pronunciamo, dichiariamo e definiamo essere un dogma rivelato: CHE L’IMMACOLATA MADRE DI DIO, SEMPRE VERGINE MARIA, TERMINATO IL CORSO DELLA SUA VITA TERRENA, FU ASSUNTA IN CORPO E ANIMA ALLA GLORIA CELESTE. “Allora, se qualcuno, Dio non permetta, osa negare o dubitare volontariamente di ciò che è stato per Noi definito, sappia fi essersi allontanato. interamente della fede divina e cattolica”.

La Spagna era presente alla definizione dogmatica, come forse nessun altra nazione al di fuori dell’Italia. Pio XII, nel discorso pronunciato il 30 ottobre agli spagnoli, sottolineava i singolari meriti della Spagna per la proclamazione di questo glorioso dogma. La presenza degli spagnoli in questo giorno superò numericamente quella di qualsiasi altra nazione non italiana. Il suo fervore, l’ entusiasmo e la modestia si distinse tra tutti i fedeli. C’era tra essi ila Missione su mandato del governo Spagnolo. Una ricca rappresentanza dall’esercito spagnolo, in alta uniforme di gala, copriva militarmente a gara il passaggio del Papa, e non potendo rendergli le armi, lo acclamarono alzando al cielo le braccia, le insegne, cappelli e visiere. Pio XII, paterno, riconoscente, ordinava di fermare la processione per qualche istante a salutali.

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Per Pio XII, la proclamazione del nuovo dogma non è solo la corona e l’apice di un movimento imponente di secoli di trepidazione e desiderio. Vuole che esso sia l’inizio di un altro movimento ancora più grande, se possibile, di rinnovamento del mondo. Nel suo discorso all’Episcopato, il 2 di Novembre, specificava come lo concepisce: un programma di rinnovamento mariano dell’individuo, della famiglia e della società. Piena ed integra conservazione di dottrina cristiana. Formazione e santità del clero. Il Papa vede il mondo disfatto dall’odio e dalla mancanza di fede e di fratellanza in Cristo. Bene allora; a questo mondo martoriato e corrotto, il Sommo Pontefice, definendo il nuovo dogma, lo presenta «come un brandello luminoso nel cielo, abbagliante candore, speranza e vita felice”, come il rimedio più efficace per il mondo malato che guarisce e restituisce “il calore, l’affetto, la vita ai cuori umani”. Non ci resta che cantare con il nostro illustre FRATE Luis DE LEÓN: “Vai in paradiso Signora, e lì ti ricevano con canto felice. Oh, chi potrebbe ora aggrapparsi al tuo manto per salire con te al Monte santo… Volgi i tuoi dolci occhi, prezioso uccello, solo, umile e nuovo nella valle dei cardi che tale fiori portate; sospirano i figli di Eva, che se con vista chiara guardi le anime tristi di questa trerra, con proprietà invisibili li farai volare in alto, come una calamita perfetta, al cielo.

V. CONSEGUENZE CHE DERIVANO DA QUESTI DOGMI.

Questi quattro dogmi ci aprono ampi orizzonti per meglio capire gli uffici che Maria disimpegna con gli uomini. 1. Maria è la mediatrice universale di tutto le grazie. Certamente il nostro mediatore principale e necessario è Gesù Cristo, che con la sua passione e morte offrì a Dio soddisfazione condegna per i nostri peccati ed ha meritato tutti le grazie necessarie per la nostra salvezza. “Uno è solo mediatore tra Dio e gli uomini: Cristo Gesù». (1 Tim. II, 5.) Ma abbiamo bisogno di una mediatrice presso il Mediatore: Maria. “Tale è la volontà di Colui che ha voluto che tutto psssi attraverso Maria”. (S. BERNARDO, Serm. in Nativ.) E LEONE XIII scrisse nel 1891: «Possiamo affermare che dell’immenso tesoro di grazie che il Signore ci ha meritato, sia volontà divina che nulla ci venga comunicato se non per mezzo di Maria; in modo tale che, proprio come nessuno possa avvicinarsi al Padre se non tramite il Figlio, così anche, quasi allo stesso modo, nessuno se non per mezzo della Madre può arrivare Cristo.” 2. 0 Maria è Regina non solo degli uomini, ma anche di tutte le creature. La divina maternità la eleva al di sopra Tutto. SAN BERNARDINO DA SIENA esclama: “Quante creature servono la Trinità, altrettanto servono Maria”. Con quali dolci malinconie si deliziano nei templi gli eco della SALVE, del nostro maestro San Pietro da Mezonzo: AVE, Regina, Madre di misericordia.. 3. Maria è, nell’ordine soprannaturale, nostra Madre. Lei è la Madre di Gesù, nostro fratello maggiore, Capo del Corpo mistico del Chiesa. Ella coopero’ a fare da corredentrice alla nostra redenzione… Dall’alto della croce Gesù, il Redentore, ci ha affidato al suo amore nella persona del discepolo amato, quando disse a Maria come ultimo comandamento: “Donna, ecco tuo figlio.” e Giovanni ascoltava dalle labbra tremanti di Gesù, indicando Maria: “Ecco tua madre”. Nelle nostre sofferenze, sentendo il artigli del dolore che ci lacera, vederci impotenti da tutti, alziamo gli occhi pieni di lacrime… dove?… su, su, al cielo: Ecce mater tua; c’è nostra Madre che guarda, chi ci difende, chi ci incoraggia nella lotta. Non siamo orfani. Maria lo è nostra Madre.

LA VERGINE MARIA (9)

Il Vescovo Tihámer Toth

LA VERGINE MARIA (9)

Nihil Obstat: Dr. Andrés de Lucas, Canonico. Censore.

IMPRIMATUR: José María, Vescovo Ausiliare e Vicario Generale. Madrid, 27 giugno 1951.

CAPITOLO IX

LA DEVOZIONE DELLA SPAGNA A MARIA

Per lodare la venerazione e l’amore che la Spagna professa per Maria, è sufficiente ricordare alcuni paragrafi di JUAN VÁZQUEZ DE MELLA:

“Cristologia e mariologia formano un’unità che la storia della teologia dimostra che non possa essere separata e che deve essere affermata o negata. totalmente. Il tipo della Vergine è di una grandezza tale che supera tutte le idee più elevate degli uomini. Figlia, moglie, madre, vergine, tutto insieme e in un’unica unità, è l’ideale di una bellezza soprannaturale che gli artisti della prima epoca del Medioevom vollero rappresentare nell’immagine di Sant’Anna che regge la Vergine, che teneva in grembo il Dio Bambino. – Tocca ed umile nel saluto angelico; trasportata dalla gioia nel Magnificat; trafitta da tutte le spade del dolore nello Stabat Mater Dolorosa, sotto tutte le forme e le invocazioni, ha l’ammirazione dell’umanità, poiché, fin’anche il maomettanesimo, la religione dell’impurità, proclama nel Corano la sua verginità e la sua Immacolata Concezione, e nessun vero poeta è passato davanti al suo altare senza salutarla con una vibrazione della sua lira e della sua anima. C’è una parola che è la prima ad essere pronunciata: Mamma. Solo coloro che l’hanno conosciuta e l’hanno persa dopo il vivere e crescere sotto l’impulso del suo amore, possono capire tutto ciò che sia contenuto in questo nome. Il risveglio dell’infanzia e le prime preghiere poste con i primi baci sulle labbra, le ore d’oro dell’adolescenza che non tornerà mai più; le preoccupazioni, le angosce, le illusioni, le speranze e anche le delusioni che appassiscono; i dispiaceri e le gioie, tutto è legato a colui che ci ha comunicato la linfa del corpo e dell’anima; e quindi, quando la perdiamo, ci accompagna come un’ombra invisibile, lasciandoci un ricordo funebre che gli anni non cancellano nella nostra memoria, una spina nella memoria e una spina nei nostri cuori. Lo stato di orfani! Quale religione e quale filosofia hanno pensato di alleviarlo e sopprimerlo sostituendo la madre morta con una che non muore mai? Solo una Religione divina poteva farlo, e la Chiesa ce lo mostra nella Vergine, non come simbolo, ma come realtà, che le nostre madri invocano nei loro momenti di angoscia, e di cui noi tutti siamo testimoni, perché è lei che, nei momenti supremi, quando il cuore viene. travolto dalle nere acque del dolore, sembra chinarsi su di noi e ci stende il suo mantello affinché, aggrappandoci ad esso, ci si possa salvare dal naufragio. – È per questo che il culto della Vergine Maria ha accompagnato la società cristiana fin dalle sue origini. Il protestantesimo, quando si è sollevato contro la Chiesa, si è sollevato contro la Vergine e.., inventando una storia per giustificare le sue negazioni, arrivò a dire che non esistevano immagini per dimostrare il culto della Vergine Maria fino a dopo il Concilio di Efeso. E le pareti delle Catacombe, che sono crollate per le smentite dei Protestanti, hanno risposto con magnifiche scoperte archeologiche, come quella delle Catacombe di Santa Priscilla, dove appaiono numerose immagini della Vergine, e precisamente una delle scene è il saluto angelico e un’altra la profezia di Isaia, di una tale perfezione, in contrasto con la povertà degli altri dipinti, tanto che è stato addirittura detto che se fossero stati scoperti nel XVI secolo, avrebbero si sarebbe potuto pensare che avessero ispirato Raffaello. E sono del primo secolo e contemporanei di San Giovanni! – La storia della Spagna è così strettament legata al culto della Vergine, che senza ddi esso è inconcepibile. Nel decimo Concilio diToledo, si regolavano le festività che erano state celebrate già e, quando la nazionalità della Spagna cominciò ad esistere, tutte le lingue cantarono come l’allodola dell’alba. Quella di Castiglia si può dire che inizi con la Vita di Santa Maria Egizíaca; quello catalano, con il Desconsuelo, di Raimundo Lulio, e quello galiziano, con le Cantigas di Alfonso il Saggio. E quando tutta la Penisola fu scossa dalle terribili invasioni di Almanzor, che minacciavano di ridurre la Riconquista alle grotte e alle montagne da cui provenivano i primi guerrieri; quando i Normanni seminarono il terrore sulle coste, e la nascente monarchia vacilla nel secolo millenario, un Vescovo, San Pietro di Mezonzo, come un gemito di angoscia, ma anche di speranza e di amore che esce dall’anima spagnola, compose la Salve, che in seguito tutta la cristianità avrebbe poi recitato. – E nel XIII secolo, quando tutti gli sforzi erano esauriti nella lotta contro gli Albigesi, san Domenico di Guzman, come supremo precursore, per ispirazione dall’Alto, istituì il Rosario. E si può ben dire che l’intera Reconquista non sia altro che la marcia trionfale della Spagna attraverso un fiume di sangue e una foresta di allori, i cui rami crociati stanno separando con le loro spade per aprire la strada alla Vergine, che li protegge con il suo manto e lo stende su di loro come un baldacchino di gloria. E così danno il loro nome alla caravella di Colombo e alla prodigiosa di Magellano, il primo a circumnavigare la terra.. E alla storia comune corrisponde la storia particolare delle regioni, che sembrano raggruppate davanti all’altare della Vergine per riceverme calore e protezione di Madre. – Siviglia, con gli splendori dei suoi cieli e la galanteria della sua Giralda, e i prati profumati innaffiati dal Guadalquivir, si apre come una rosa per esalare l’aroma della sua gioia davanti all’immagine della Macarena; Granada offre il suo meravigliose carmenes alla Virgen de las Angustias, come per addolcire la sua amarezza. In Murcia, la Virgen de la Fuensanta regna sulle feste, le canzoni e le case dei contadini; a Valencia, la Virgen de los Desamparados sembra una passionaria davanti alla quale tutti i fiori del suo frutteto si inchinano amorevolmente; in Catalogna, sulle rocce che sembrano le colonne di un tempio ciclopico rotto da un terremoto, si erge la Vergine di Montserrat, più in alto delle ciminiere delle fabbriche che, con le loro nuvole di fumo, assomigliano alle nuvole dei loro incensieri; in Navarra, una razza più forte del granito e della quercia delle sue montagne si prostrano con fervore e arrendevolezza davanti alla Vergine del Puy e del Camino; in Vizcaya, per il millenario delle sue libertà, la Vergine di Begoña presiede al lavoro fecondo dei suoi figli; nelle Asturie, in una fenditura della Auseva, la Vergine di Covadonga, la Vergine delle battaglie, la prima che i miei occhi hanno visto, indica, nel rivolo d’acqua che sgorga ai suoi piedi e si infiltra nel muschio delle rocce, il torrente che diventerà un fiume di sangue che attraverserà la Penisola e penetrerà nel mare, tracciando il percorso che gli audaci avventurieri percorreranno per dominare il pianeta.; in Galizia, nell’incomparabile Cattedrale di Compostela, di fronte al Portico de la Gloria, l’arco di trionfo eretto dalla Fede e dal Genio ai Crociati di Las Navas, i versi di Rosalía de Castro sembrano cadere sulla Vergine di Soledad, come gocce di lacrime con cui la pietà popolare vuole bagnare le ferite inferte al suo cuore dalle spade del dolore; in Estremadura, la Vergine di Guadalupe, ai cui piedi, come un leone stanco, il grande Imperatore andò a riposare, segnala con lo splendore e la decadenza del suo culto, la grandezza e la prostrazione del suo popolo; a León, Santa María, dove Alfonso Vil vulle porre come ex-voto la sua spada e il mantello imperiale, che intende diffondere negli altri Stati; in Castiglia, la Vergine portata in sella al suo cavallo dal Cid Campeador e San Ferdinando, e le numerose immagini della Vergine del del Carmelo, che sembra trovare il suo piedistallo più appropriato nel cuore di Santa Teresa; e, infine, in Aragona, sulle rive del fiume che dà il suo nome a tutta la Penisola, sorge la Vergine il cui Pilar indica una tradizione che risale all’età gotica e agli ultimi tempi di Roma e che arriva all’età apostolica come fondamento della Spagna. Perché la Vergine, con le sue diverse invocazioni, coronata di stelle o attraversata da spade dolorose o trionfanti, col suo culto riunisce gli amori di questa Patria, che è cresciuta sotto il suo manto, dall’Auseva, all’inizio della grande Crociata d’Occidente, fino alla fine, invocando il suo nome nell’ultima delle Crociate a Lepanto.

(Estratto dal discorso pronunciato al Teatro de las Damas Catequistas il 7 maggio 1922).

E cosa possiamo dire della devozione dell’America spagnola alla Madre? I santuari di Guadalupe, de los Remedios, di Ocotlán, di San Juan de los Lagos in Messico; di Caridad del Cobre, a Cuba; di Altagracia, ad Haiti; di Chiquinquirá, in Colombia; del Rosario, in Perù; di Andacollo, in Cile; di Luján, in Argentina – solo per citarne alcuni -, sono prove attendibili della tenera devozione con la quale i Cattolici ispanoamericani onorano la Beata Vergine Maria e della premurosa cura con cui hanno saputo conservare questa devozione, appresa dalle labbra dei primi missionari spagnoli.

LA VERGINE MARIA (10)