TUTTA LA MESSA MOMENTO PER MOMENTO (10)
[Aldéric BEAÜLAÇ, p. S. S.
Vicario
& subdiacono (Montréal)
“TOUTE
LA MESSE
Par
questions et réponses”
TUTTA LA
MESSA in Domande e risposte
(Nouvelle édition revue et corrigée)
3425, RUE ST-DENIS MONTREAL
Cum permissu Superioris,
EUGENE MOREAU, p.s.s.
Nihil obstat’.
AUGUSTE FERLAND,
p.s.s.
censor
deputatus
Marianopoli, die 28a
martii 1943
Imprimi
potest’.
ALBERT VALOIS, V. G.
Marianopoli, die 28a
martii 1943
5 — La
preghiera per la pace
268 — Per chi il Sacerdote chiede il
prezioso dono della pace?
Il Sacerdote, umilmente inchinato, con le mani giunte ed appoggiate all’altare e gli occhi fissi sull’ostia, chiede il prezioso dono della pace per sé e per tutta la Chiesa.
Preghiera:
« Dómine Jesu Christe,
qui dixísti Apóstolis tuis: Pacem relínquo vobis, pacem meam do vobis: ne
respícias peccáta mea, sed fidem Ecclésiæ tuæ; eámque secúndum voluntátem tuam
pacificáre et coadunáre dignéris: Qui vivis et regnas Deus per ómnia sæcula
sæculórum. Amen. »
[Signore
Gesú Cristo, che dicesti ai tuoi Apostoli: Vi lascio la pace, vi do la mia
pace, non guardare ai miei peccati, ma alla fede della tua Chiesa, e degnati di
pacificarla e di riunirla secondo la tua volontà. Tu che sei Dio e vivi e regni
per tutti i secoli dei secoli. Amen.]
269 — Quando
Nostro Signore ha pronunciato queste parole?
Fu durante la celebrazione della prima Messa
nel Cenacolo che Nostro Signore disse: Vi lascio la mia pace, vi do la mia
pace.
Tutta la preparazione alla Santa Comunione è
organizzata nel segno della pace: la pace interiore attraverso il regno della
grazia e dell’amore di Dio, la pace esteriore in armonia e in unione con il
prossimo.
270 — Cosa
simbolizza il bacio della pace scambiato dai Chierici nella gran Messa?
Il bacio della pace scambiato dai chierici che
assistono alle Messe cantate simboleggia la carità che deve unire tutti coloro
che riceveranno Nostro Signore nella Santa Comunione … perciò, quando presenti
la tua offerta all’altare, e ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di
te – disse Nostro Signore – lascia lì la tua offerta davanti all’altare, e vai
prima a riconciliarti con tuo fratello, poi vieni a presentare la tua offerta.
Nella Chiesa primitiva, sia nella vita
quotidiana che nelle assemblee liturgiche, i fedeli si scambiavano il bacio
della pace come segno di carità e di unione.
6 — Le preghiere avanti la Comunione
271 — Cosa
domandiamo a Dio con la prima preghiera avanti la Comunione?
Attraverso questa preghiera chiediamo a Dio la
liberazione da tutte le nostre iniquità, da tutti i nostri mali, e l’aiuto che
ci permette di essere sempre attaccati ai comandamenti di Dio e di non essere
mai separati dal nostro Redentore.
Preghiera:
« Dómine Jesu Christe, Fili Dei vivi, qui ex voluntáte Patris, cooperánte
Spíritu Sancto, per mortem tuam mundum vivificásti: líbera me per hoc
sacrosánctum Corpus et Sánguinem tuum ab ómnibus iniquitátibus meis, et
univérsis malis: et fac me tuis semper inhærére mandátis, et a te numquam
separári permíttas: Qui cum eódem Deo Patre et Spíritu Sancto vivis et regnas
Deus in saecula sæculórum. Amen.»
[Signore
Gesú Cristo, Figlio del Dio vivente, Tu che per volontà del Padre, con la
cooperazione dello Spirito Santo, con la tua morte hai restituito al mondo la
vita, liberami, mediante questo sacrosanto Corpo e Sangue tuo, da tutte le mie
iniquità, e da tutti i mali: e rendimi sempre fedele ai tuoi comandamenti, e
non permettere che io mai mi separi da Te, che sei Dio e vivi e regni con lo
stesso Dio Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.]
272— Chi per primo
ha chiamato Nostro Signore il Figlio di Dio vivente?
Gesù era in Galilea. Interrogando i suoi
discepoli, dicendo: « Cosa dicono gli uomini toccando il Figlio dell’uomo? Essi
Gli risposero: Alcuni dicono che è Giovanni Battista, altri Elia, altri
Geremia, o uno dei profeti. Gesù dice loro: « E voi chi dite che io sia? »
Simon Pietro rispose e disse: « Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. »
Gesù gli rispose e gli disse: « Tu sei benedetto, Simone, figlio di Giona,
perché la carne e il sangue non ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è
nei cieli. » (S. Matth XVI, 13-17).
273 — Cosa
domandiamo a Dio nell’ultima preghiera prima della Comunione?
Con questa preghiera chiediamo a Nostro
Signore di salvarci dalla disgrazia di una cattiva Comunione e di concederci in
abbondanza i benefici di una buona Comunione.
Preghiera:
« Percéptio Córporis tui, Dómine Jesu Christe, quod ego indígnus súmere
præsúmo, non mihi provéniat in judícium et condemnatiónem: sed pro tua pietáte
prosit mihi ad tutaméntum mentis et córporis, et ad medélam percipiéndam: Qui
vivis et regnas cum Deo Patre in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia
saecula sæculórum. Amen. »
[La comunione del tuo Corpo,
Signore Gesú Cristo, ch’io indegno ardisco ricevere, non mi torni a delitto e
condanna; ma per la tua bontà mi giovi a difesa dell’anima e del corpo e come
spirituale medicina, Tu che sei Dio e vivi e regni con Dio Padre nell’unità
dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.]
274— Quale si chiama una cattiva Comunione?
Per fare una buona Comunione,
bisogna essere in stato di grazia, avere una giusta intenzione e digiunare dalla
mezzanotte.
Chi fa la Comunione
in stato di peccato mortale fa una cattiva comunione, commette un grande
sacrilegio; è colpevole del corpo e del sangue del Signore e mangia e beve la
propria condanna, secondo l’espressione di san Paolo.
Ma non basta essere
liberi dal peccato mortale per ricevere la Santa Comunione con dignità. La
voluta mancanza di una maggiore purezza di intenzione, di rispetto, di carità e
di devozione, che assicura al comunicante l’abbondanza delle grazie divine,
rende la Comunione meno buona e lo dispone gradualmente alla comunione indegna.
Confidando nella bontà
paterna del Salvatore, il sScerdote chiede che questa comunione sia per lui una
fonte di bene.
275 — Come la Comunione è protezione e
rimedio per la nostra anima?
Colui che mangia la
mia carne e beve il mio sangue – disse Nostro Signore – avrà la vita per mezzo
mio, e vivrà per sempre. La Comunione è per l’anima ciò che il pane e il vino
sono per il corpo: aumenta la vita spirituale aumentando la grazia
santificante, rafforzando le virtù soprannaturali; ci eccita a tutte le opere
buone; ci arma di zelo e di coraggio per consacrarci interamente al servizio di
Dio.
276 — Com’è che la comunione è profittevole
per la nostra anima?
Solo l’anima è
depositaria della grazia, ma l’aumento dell’amore di Dio nell’anima, il
rafforzamento delle virtù e la forza di resistere alle tentazioni, effetti
felici della Comunione fervente, producono un indebolimento delle inclinazioni
al male e delle passioni della carne e, di conseguenza, diventano fonte di
spiritualità. E così il corpo liberato dalle sue schiavitù, troverà il suo bene
nell’ordine stabilita da Dio fin dall’inizio.
277 — Come
termina la preparazione alla comunione?
Il Cacerdote adora Nostro Signore con la
genuflessione. Alzandosi dice:
« Panem cœléstem accipiam, et nomen Dómini invocábo.»
[Prenderò questo pari celeste, invocherò il Nome
del Signore].
Poi prende l’Ostia consacrata, che tiene tra
il pollice e l’indice della mano sinistra; pone la patena tra questo indice ed
il resto della mano; inchinandosi, dice tre volte di fila, a metà strada, con
devozione e umiltà, battendosi il petto;
«Dómine,
non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur
ánima mea.»
[Signore, non sono degno che tu entri sotto il
mio tetto, ma di’ solo una parola e la mia anima sarà guarita.]
Riconosciamo qui la risposta del centurione di
Cafarnao a Nostro-Signore, quando gli disse che sarebbe andato a casa sua per
guarire il suo servo.
7 — La santa Comunione
278 — Quali gesti e quali preghiere fa il Sacerdote nel comunicarsi?
Il Sacerdote prende
tra le dita della mano destra le due metà della Sacra Ostia e traccia il segno
della croce davanti a sé, dicendo:
«Corpus Dómini nostri
Iesu Christi custódiat ánimam meam in vitam ætérnam. Amen.»
[Possa il corpo di
nostro Signore Gesù Cristo preservare la mia anima per la vita. Così sia.]
Poi, inchinandosi profondamente,
si comunica con rispetto al Corpo di Nostro Signore.
Subito dopo, il Sacerdote
mette la patena da un lato, unisce le mani e rimane per qualche istante in
raccoglimento nella meditazione dei misteri divini. Poi purifica la patena e il
caporale dai frammenti più piccoli, che mescola con il calice, mentre recita i
seguenti versetti del Salmo CXV:
«Quid retríbuam Dómino
pro ómnibus, quæ retríbuit mihi? Cálicem salutáris accípiam, et nomen Dómini
invocábo. Laudans invocábo Dóminum, et ab inimícis meis salvus ero.»
[Che cosa restituirò
al Signore per tutto il bene che mi ha dato? Prenderò il Calice della Salvezza
e invocherò il Nome del Signore. Nella lode invocherò il Signore e sarò salvato
dai miei nemici.]
Alle parole «
Prenderò il Calice … », il Sacerdote prende il calice e, a formula completata, si
segna con il segno della croce, dicendo:
« Sanguis Dómini nostri
Iesu Christi custódiat ánimam meam in vitam ætérnam. Amen. »
[Possa il Sangue di
Nostro Signore Gesù Cristo custodire la mia anima fino alla vita eterna. Così
sia.]
Poi, tenendo la patena
sotto il mento con la mano sinistra, fa la Comunione nel Sangue di Nostro
Signore.
279 — Quando devono comunicarsi i fedeli?
I fedeli dovrebbero
comunicarsi preferibilmente alla Comunione del Sacerdote, perché le preghiere
della Messa che precedono la Comunione preparano le anime a un atto così
sublime e le preghiere della Messa che seguono la Comunione esprimono i
migliori sentimenti di gratitudine a Nostro Signore. Tuttavia, la pratica della
Comunione frequente, aumentando il numero dei comunicanti ha reso piuttosto
difficile la realizzazione di questo ideale liturgico.
280 — Quali preghiere si recitano prima di
distribuire la comunione ai fedeli?
Mentre il Sacerdote
apre il tabernacolo, il servente recita il Confiteor. Il Sacerdote recita,
rivolto verso il popolo, il Misereatur
e l’Indulgentiam. Poi prende
un’ostia dal ciborio e, tenendola un po’ alta, dice, rivolgendosi all’uditorio:
Agnus
Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
[Agnello di Dio che
togli i peccati dal mondo, abbi pietà di me], e tre volte:
«Dómine,
non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur
ánima mea.»
[Signore, non sono degno che tu entri sotto il
mio tetto, ma di’ solo una parola e la mia anima sarà guarita.]
281 — Quale preghiere dice il Sacerdote
comunicando ogni fedele?
Depositanto l’Ostia santa sulla lingua di ogni
fedele, il Sacerdote dice:
Corpus Dómini nostri Iesu Christi custódiat ánimam tuam in vitam
ætérnam. Amen.
[Il Corpo di nostro Signore Gesú
Cristo custodisca l’anima mia per la vita eterna. Amen.]
282— Cosa devono fare i fedeli che non
possono comunicare?
I fedeli che non possono fare la comunione
sacramentalmente devono unirsi a
Gesù-Ostia attraverso la comunione spirituale.
Per poter comunicare spiritualmente si deve:
a) fare un atto di fede viva nella presenza
reale di Nostro Signore nella Santa Eucaristia, accompagnato da un atto
d’amore;
b) desiderare sinceramente di ricevere la
Santa Eucaristia in modo sacramentale, se possibile, e quindi di essere
intimamente uniti a Nostro Signore.
8 — Le abluzioni
283 — Cosa
si intende per abluzioni?
Le abluzioni si riferiscono alla purificazione
delle labbra, delle dita, del calice e talvolta anche del ciborio da parte del
Sacerdote.
Questo nome viene dato anche al vino e
all’acqua con cui il sacerdote toglie le piccole particelle che potrebbero
rimanere attaccate alle dita, così come il vino consacrato che bagna le pareti
del calice.
284 — Quali
sono le cerimonie e le preghiere delle abluzioni?
Mentre l’accolito versa un po’ di vino nel
calice, il Sacerdote, in piedi al centro dell’altare, fa la seguente preghiera:
« Quod ore súmpsimus, Dómine, pura mente capiámus: et de munere temporáli
fiat nobis remédium sempitérnum. »
[Ciò che con la bocca abbiamo ricevuto, fa, o Signore,
che l’accogliamo con anima pura, e da dono temporaneo ci diventi rimedio
sempiterno.]
Questa è la prima abluzione.
Dopo aver consumato il vino, il sacerdote si
mette dal lato dell’Epistola e purifica con il vino e l’acqua i pollici e gli
indici sopra il calice, dicendo:
« Corpus tuum, Dómine, quod sumpsi, et Sanguis, quem potávi, adhaereat
viscéribus meis: et præsta; ut in me non remáneat scélerum mácula, quem pura et
sancta refecérunt sacraménta: Qui vivis et regnas in sæcula sæculórum. Amen.»
[O Signore, il tuo Corpo che ho ricevuto e il
tuo Sangue che ho bevuto, aderiscano all’intimo dell’ànima mia; e fa che non
rimanga macchia alcuna di peccato in me, che questi puri e santi sacramenti
hanno rinnovato, o Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.]
9 — L’antifona della Comunione
285 — Cosa
richiama la preghera intitolata Communio?
Dopo aver preso le abluzioni il sacerdote
asciuga il calice, lo rimette al centro dell’altare, come all’inizio della
Messa, e va, dalla parte dell’Epistola, a leggere la Communio. Questa preghiera
ricorda il canto di un salmo eseguito un tempo dal coro durante la
distribuzione della Comunione al clero e ai fedeli.
La Communio si riferisce quasi sempre alla
festa del giorno e dimostra che la Comunione, se ricevuta con le dovute
disposizioni, ci fa partecipare in modo speciale al beneficio del mistero che
si celebra.
10 — Il Postcommunio
286 — Perché
il Sacerdote dice il Dominus vobiscum prima del Postcommunio?
Il Sacerdote dice: Dominus vobiscum peima del Postcommunio
per augurare ai fedeli che insieme, celebrando e assistendo, possano essere una
cosa sola nel Signore Gesù per rendere infinite grazie a Dio Padre, con Lui e
per mezzo di Lui.
287 — Cosa
chiediamo a Dio nel Postcommunio?
Nel Postcommunio
chiediamo a Dio che l’Eucaristia operi in noi tutti i suoi effetti affinché,
uniti a Cristo, facciamo nostri i suoi sentimenti di ringraziamento.
288 — Quali
effetti l’Eucaristia produce in noi?
L’Eucaristia cementa la nostra unione con
Cristo, realizza l’unione dei fedeli tra di loro ed effre un pegno della
gloriosa risurrezione.
289 — Si mostri come l’Eucaristia cementi
la nostra unione al Cristo.
Nostro Signore ha istituito la Santa Comunione
sotto forma di cibo per nutrirci e dissetarci con la sua vita divina e per
incorporarci sempre più intimamente a Lui (Giovanni, VI, 53-58). L’Eucaristia,
principio di vita, è anche « sacramento della carità »; essa infonde nel
comunicante la consueta carità (virtù): « Chi mangia la mia carne e beve il mio
sangue dimora in me e io in lui », dice il Signore, e S. Giovanni scrive: « Dio
è amore e chi dimora nell’Amore dimora in Dio e Dio in lui ». E questa virtù
della carità fiorisce attraverso l’Eucaristia in una meravigliosa efflorescenza
di atti. “Dandoci se stesso nell’Eucaristia, Cristo espande la nostra
carità, ci guarisce dal nostro egoismo, rafforza la tendenza della nostra
volontà verso il Bene sovrano e ci dispone a sacrificare la nostra vita per i nostri
fratelli, come ha fatto Egli stesso sulla croce. Le specie sacramentali possono
sparire, ma l’effetto spirituale, operato dalla venuta di Cristo nell’anima,
rimane: ogni Comunione ci lascia più profondamente uniti a Lui.
Il Concilio di Firenze (1438-1445) afferma in
modo conciso: « L’effetto di questo Sacramento è l’unione dell’uomo con Cristo
», e nel Decreto agli Armeni è scritto: « E poiché è per grazia che l’uomo è
incorporato in Cristo e unito alle sue membra, ne consegue che con questo Sacramento
la grazia è accresciuta in coloro che lo ricevono degnamente: e ogni effetto
che il cibo e le bevande materiali hanno sulla vita corporea, sostenendola,
sviluppandola, riparandola, questo sacramento lo produce nella vita spirituale
».
290 — Si mostri come l’Eucaristia realizzi
l’unione dei fedeli tra di loro..
San Cirillo di Gerusalemme (+ 356) scrive nel
suo commento al Vangelo di San Giovanni: « Il Figlio unigenito, Sapienza e
Consiglio del Padre, ha inventato un un
mezzo meraviglioso con il quale per i Cristiani diventa possibile formare
un’unità tra di loro e con Dio, per unirci gli uni con gli altri, anche se
ognuno di noi ha un corpo e un’anima distinti. Quando Egli dà ai Cristiani il
suo corpo da mangiare nell’Eucaristia, li rende concorporei con se stesso e gli
uni con gli altri. Essi sono fisicamente uniti, poiché sono legati insieme
nell’unità di Cristo attraverso la partecipazione al suo Corpo Sacro. Tutti noi
che condividiamo lo stesso pane, formiamo un solo corpo, perché Cristo non può
essere diviso ».
291 — Si mostri que l’Eucaristia ci dà come
un pegno della Resurrezione gloriosa.
Questa è la promessa
stessa di Nostro Signore: « Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la
vita eterna, e Io lo resusciterò nell’ultimo giorno” (Giovanni, VI,
54-55). – E papa Leone XIII, nella sua enciclica Miræ Caritatis del 28 maggio 1902, commenta così questa
promessa: « L’augusto Sacramento dell’Eucaristia è insieme causa e pegno di
felicità e di gloria, non solo per l’anima, ma anche per il corpo ».
292 — Di quante orazioni si compone il
Postcommunio?
Il Postcommunio è costituito da una o
più orazioni, così come la Colletta e la Secreta. Le stesse prescrizioni
liturgiche, relative alla Colletta ed alla Secreta, per quanto riguarda il
numero, l’ordine, l’inizio e la conclusione, si applicano interamente al
Postcommunio.
11 — La preghiera sul popolo
293 — Quando
si dice la Preghiera sul popolo?
Dopo il Post-communio delle Messe quaresimali,
il nostro Messale menziona una preghiera chiamata Preghiera sul popolo.
Prima dell’introduzione dell’attuale rito di
benedizione di fine Messa, la Preghiera sul Popolo serviva a chiedere la
protezione di Dio sui presenti prima che fossero licenziati con l’“Ite
Missa est”. Essa aveva come scopo l’implorazione della misericordia di
Dio, così come indicano la preghiera stessa ed il rito che l’accompagna: essa è
introdotta dall’invito: « Umiliate il vostro capo davanti a Dio », che si fa
sempre quando si implora la benedizione di Dio o la si dà nel suo Nome.
12 — Il
congedo dei fedeli
294 — Cosa
fa il Sacerdote dopo il Postcommunio?
Dopo il Postcommunio, il Sacerdote chiude il
Messale, si reca al centro dell’altare che bacia, saluta il popolo dicendo: Dominus vobiscum e aggiunge, secondo
l’ufficio celebrato, Ite, missa est,
Benedicamus Domino o Requiescant in pace. All’Ite missa est e Benedicamus Domino i fedeli,
attraverso la voce del servoente rispondono: Deo gratias e al Requiescant
in pace, Amen
295— Che significa l’espressione « Ite, missa est » ?
L’espressione « Ite, missa est » significa: andate, è il congedo.
Nell’antichità era
consuetudine tra i Cristiani congedare il popolo alla fine del Sacrificio; i
catecumeni venivano licenziati alla fine della cosiddetta Messa dei catecumeni,
e i fedeli alla fine della cosiddetta Messa dei fedeli. Il congedo finale era
così solenne e impressionava talmente i presenti, che esso ha dato gradualmente
il suo nome al Sacrificio stesso, che così si chiama Messa.
296 — Perché il Sacerdote in certi giorni
dice: « Benedicamus Domino »?
Il Sacerdote
sostituisce l’« Ite Missa est
» con il « Benedicamus Domino »
ogni volta che non c’è « Gloria in
excelsis », come nei giorni di penitenza e nelle festività semplici. In
questi giorni i fedeli restavano in chiesa per dire altre preghiere e non c’era
un congedo solenne.
Alle Messe del
Requiem non c’è il congedo, perché di solito gli astanti rimangono in preghiera
fino all’assoluzione. Il Sacerdote sostituisce: ite missa est con la formula Requiescant in pace, [riposino in pace]; in questo modo egli
desidera il luogo della pace, cioè il cielo, per le anime dei defunti che
beneficiano del Sacrificio.
297 — Si
spieghi la risposta dei fedeli.
Gli assistenti rispondono « Deo
gratias » dopo l’ Ite missa est e il Benedicamus
Domino per imitare gli Apostoli, che, dopo la benedizione di Gesù sul
Monte dell’Ascensione, sono tornati, pieni di gioia, lodando, benedicendo e
ringraziando Dio incessantemente. È il ringraziamento che continua.
“Niente di più breve, niente di più grande – diceva sant’Agostino – di
questo ringraziamento: Deo gratias“.
13 — Il Placeat
298 — Quale rubrica
osserva il Sacerdote recitando il Placeat?
Dopo la risposta dei fedeli, il Sacerdote
unisce le mani e le preme sull’altare, poi, con il capo chinato, recita il Placeat.
Questa preghiera contiene una sintesi precisa dei quattro fini del Santo
Sacrificio: l’adorazione, il ringraziamento, la propiziazione e l’impetrazione.
Preghiera:
Pláceat tibi, sancta Trínitas, obséquium servitútis meæ: et præsta; ut
sacrifícium, quod óculis tuæ majestátis indígnus óbtuli, tibi sit acceptábile,
mihíque et ómnibus, pro quibus illud óbtuli, sit, te miseránte, propitiábile.
Per Christum, Dóminum nostrum. Amen.
[O santa Trinità, Ti piaccia l’omaggio della mia
servitù, e concedi che questo sacrificio, offerto da me, indegno, agli occhi
della tua Maestà, sia a Te accetto, ed a me e a quelli per i quali l’ho
offerto, torni giovevole, per tua misericordia. Per Cristo nostro Signore. Amen].
14 — La Benedizione
299 Qual è l’origine della benedizione?
Quando Gesù lasciò i suoi discepoli durante
l’Ascensione, alzò le mani e li benedisse. Allo stesso modo, lasciando il
Vescovo l’assemblea, benediceva il clero officiante, dicendo: Che il Signore vi
benedica. Anche il popolo voleva essere benedetto dal Pontefice al suo
passaggio. Questa benedizione è diventata così una cerimonia ufficiale e il
Vescovo la impartiva a tutti prima di lasciare l’altare. Più tardi i Sacerdoti
hanno imitato questo gesto del Vescovo al termine della loro Messa.
Recitato il Placeat, il Sacerdote
bacia l’altare che rappresenta Cristo stesso, alza gli occhi verso la croce,
fonte di benedizione, si rivolge ai fedeli e li benedice dicendo:
Benedícat vos
omnípotens Deus, Pater, et Fílius, ✠ et Spíritus Sanctus.
R. Amen.
[Vi benedica Dio onnipotente. Padre,
Figlio ✠ e Spirito Santo.
R. Amen.]
Non si benedice chi è presente alle Messe dei
morti per dimostrare che tutti i frutti del Sacrificio sono da applicare ai defunti.
15 — L’ultimo Evangelio
300 — Quale Evangelio si legge alla fine della Messa?
Come regola generale, alla fine della Messa si
legge l’inizio del Vangelo secondo San Giovanni. Ci sono alcune eccezioni: le
Messe private della Domenica delle Palme, dove si prende il Vangelo della
Benedizione delle Palme, la terza Messa di Mezzanotte, dove si prende il
Vangelo dell’Epifania, le Messe delle feste dette la Domenica, i giorni festivi
e le veglie che hanno il loro Vangelo, che viene letto alla fine di queste
Messe.
In princípio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum, et Deus erat
Verbum. Hoc erat in princípio apud Deum. Omnia per ipsum facta sunt: et sine
ipso factum est nihil, quod factum est: in ipso vita erat, et vita erat lux
hóminum: et lux in ténebris lucet, et ténebræ eam non comprehendérunt.
Fuit homo missus a
Deo, cui nomen erat Joánnes. Hic venit in testimónium, ut testimónium
perhibéret de lúmine, ut omnes créderent per illum. Non erat ille lux, sed ut
testimónium perhibéret de lúmine.
Erat lux vera,
quæ illúminat omnem hóminem veniéntem in hunc mundum. In mundo erat, et mundus
per ipsum factus est, et mundus eum non cognóvit. In própria venit, et sui eum
non recepérunt. Quotquot autem recepérunt eum, dedit eis potestátem fílios Dei
fíeri, his, qui credunt in nómine ejus: qui non ex sanguínibus, neque ex
voluntáte carnis, neque ex voluntáte viri, sed ex Deo nati sunt. Genuflectit
dicens: Et Verbum caro factum est, Et surgens prosequitur: et habitávit in nobis:
et vídimus glóriam ejus, glóriam quasi Unigéniti a Patre, plenum grátiæ et
veritatis. Deo gratias.
[In principio era il Verbo, e il Verbo era
presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutto è stato
fatto per mezzo di Lui, e senza di Lui nulla è stato fatto di tutto ciò che è
stato creato. in Lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini. e la luce
splende tra le tenebre, e le tenebre non la compresero. Ci fu un uomo mandato
da Dio, il cui nome era Giovanni. Questi venne in testimonio, per rendere
testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era egli
la luce, ma per rendere testimonianza alla luce. Era la luce vera, che illumina
tutti gli uomini che vengono in questo mondo. Era nel mondo, e il mondo fu fatto
per mezzo di Lui, ma il mondo non lo conobbe. Venne nella sua casa e i suoi non
lo accolsero. Ma a quanti lo accolsero diede il potere di diventare figli di
Dio, essi che credono nel suo nome: i quali non da sangue, né da voler di
carne, né da voler di uomo, ma da Dio sono nati. ci inginocchiamo E il Verbo si
fece carne ci alziamo e abitò fra noi; e abbiamo contemplato la sua gloria:
gloria come dal Padre al suo Unigénito, pieno di grazia e di verità. Rendiamo
grazie a Dio.]
[Il Vangelo di San Giovanni – scrive padre
Marco – è sempre stato oggetto di una venerazione speciale e straordinaria
nella Chiesa Cattolica. I primi Cristiani lo portavano appeso al collo, o
scritto nel cuore, come il simbolo più espressivo della loro fede, e il
preservativo più potente contro i malefici incantesimi del diavolo; lo facevano
recitare sopra di loro nelle loro malattie, e spesso venivano visti chiedere
che fosse deposto con i loro resti nella tomba. È stato questo vivace senso di
devozione che ha portato alcuni Sacerdoti a recitarlo per la prima volta alla
fine della Messa, o all’altare stesso, o al ritorno in sacrestia, o allo
svestirsi dai paramenti sacri. Anche i fedeli vollero ascoltarlo prima di
lasciare l’altare e Pio V sancì questa usanza, che divenne generale.]
16 — Le preghiere dopo la Messa
301 — Che
fa il Sacerdote dopo la lettura dell’ultimo Evangelio?
Dopo la lettura
dell’ultimo Vangelo, il Sacerdote ritorna al centro dell’altare, saluta la
croce e scende in fondo alla scalinata dove, in ginocchio, dice, in latino o in
lingua volgare, le preghiere prescritte dal Papa.
Queste preghiere non
vengono recitate durante la Messa alta, e vengono omesse durante le Messe basse
dove c’è una certa solennità: predica, matrimonio, ecc.
Il Sacerdote prende
quindi il calice, si genuflette ai piedi dell’altare, si copre con la beretta e
torna in sacrestia per recitare il Canto Benedettino.
302 — Come
bisogna fare la sua azione di grazie?
Le preghiere che il celebrante e i fedeli che
offrono con lui il Santo Sacrificio, hanno appena recitato, costituiscono l’azione
ufficiale di grazia della Chiesa. Non se ne potrebbero far di migliori. Ognuno,
secondo la sua particolare attrattiva, vorrà prolungarla per qualche tempo, sia
ispirandosi a qualche preghiera della Messa, sia utilizzando altre formule,
soprattutto quelle suggerite dal Messale. Quella di San Bonaventura è notevole
per la sua elevazione:
« Di te, a cui gli Angeli desiderano guardare,
la mia anima è costantemente affamata, il mio cuore è nutrito, e possa la
dolcezza delle tue delizie riempire le profondità della mia anima. Che abbia
sete di Voi senza esitazione: Voi siete la fonte della vita, la fonte della
sapienza e della conoscenza, il focolaio della Luce eterna, il torrente delle
delizie, l’abbondanza della casa di Dio. A Te essa aspiri costantemente, ti
cerchi, ti trovi, ti raggiunga; te contempli, de te parli, che operi ogni cosa
a lode e gloria del tuo Nome, con umiltà e discernimento, con devozione e
delizia, con facilità e affetto, con perseveranza fino alla fine; Tu solo sia
sempre la mia speranza, la mia gioia, il mio riposo e la mia tranquillità, la
mia pace e la mia dolcezza, il mio profumo e la mia dolcezza, il mio cibo, il mio
sostentamento, il mio rifugio, il mio aiuto, la mia saggezza, la mia
condivisione, il mio tesoro in cui la mia mente e il mio cuore siano fissi e
incrollabili per sempre. Amen ».