EXTRA ECCLESIAM NULLUS OMNINO SALVATUR (18)
IL DOGMA CATTOLICO:
Extra Ecclesiam Nullus Omnino Salvatur
[Michael Müller C. SS. R., 1875]
§ 14. IL LIBERALISMO CONDANNATO DALLA CHIESA
[S. O.
è a favore del Liberalismo; false asserzioni dei Cattolici liberali].
Dal modo in cui
è scritto l’articolo Queer Explanation …, è evidente che S. O. è a favore del liberalismo, e il
Rev. Padre Cronin, direttore della Buffalo Union & Times sostiene
fortemente il liberalismo e predica contro la piccola meschinità
dell’intolleranza nel suo articolo Narrow-Mindedness. (BU & T, 1 marzo
1888). Ora che cos’è il liberalismo? –
Dal tempo degli Apostoli i veri seguaci di Cristo sono stati chiamati
Cattolici. Il significato di questa denominazione è sempre stato che essi
appartenevano alla Chiesa una, santa, cattolica, apostolica e romana. Il
termine Cattolicoli
ha sempre distinti da ogni setta eretica. Erano conosciuti con questo termine
in ogni parte del mondo. Nei ultimi recenti anni, tuttavia, sono sorte alcune
persone che non sono soddisfatte del nome di Cattolico. Ed infatti esse si
definiscono cattolici liberali.
I Cattolici liberali affermano falsamente che « è un errore proteggere e
promuovere la Religione », perché « la religione – dicono – prospererà molto
meglio se lasciata sola; … che il mondo è entrato in una nuova fase ed ha
iniziato ad organizzare un nuovo corso (il c. d. nuovo ordine mondiale, di
ispirazione massonica – ndt. -) e di conseguenza la Chiesa dovrebbe adattarsi
allo spirito dell’epoca, che la Religione non ha nulla a che fare con la
politica, che Essa debba avere a che fare solo con la vita privata degli
uomini, … che la Religione debba praticarsi dentro la Chiesa, ben inteso solo
le Domeniche, che dobbiamo essere generosi nei nostri sentimenti religiosi
verso i non Cattolici, cioè, … non dobbiamo dire loro che non c’è salvezza fuori dalla
Chiesa Cattolica, non dobbiamo spiegare loro perché la salvezza sia
impossibile fuori dall’ovile di Cristo; non dobbiamo mostrare loro la
differenza tra la Fede Divina e quella umana, perché, se facciamo tutto questo,
siamo di mentalità ristretta ed un popolo intollerante, siamo bigotti, che
scaricano riprovazioni sul cattolico liberale. « Un uomo liberale non è mai
intollerante, dice il Rev. Editor della BU & T. In una parola, un
Cattolico liberale è un composto di principi veri e falsi. Ha due coscienze:
una per la pubblico e un’altra per la sua vita privata. È Cattolico con il
Papa, se possibile, ma liberale nelle opinioni religiose con tutti coloro che differiscono
da lui nella fede. « È un credente – dice il Rev. Padre Cronin – con una
visione ampia, e ha un’ampia carità per i sentimenti di altri che differiscono
da lui nella fede ». – « I cattolici liberali – dice O. A. Brownson –
manderebbero le persone in Paradiso più con l’eccezione che con la regola ». –
« Abbiamo Cattolici, o uomini – dice Brownson – che si definiscono Cattolici, i
quali, senza saperlo, difendono una politica di puro laicismo, che sotto un
altro nome si intende ateismo politico, e – non sempre gli stessi individui –
che difendono in teologia, a loro modo di vedere, il latitudinarismo più distruttivo:
raramente incontriamo un Cattolico, uomo o donna, Sacerdote o laico, che ci
permetterà di dire che fuori dalla Chiesa nessuno possa essere salvato, senza che
sia qualificata l’asserzione e spiegata in modo tale da renderla privo di
significato per le persone semplici che ignorano le sottigliezze, le eleganti
distinzioni e le raffinatezze dei teologi. Quanti dei nostri Cattolici, pur
ritenendo il protestantesimo come un errore contro la fede e un antagonista
della Chiesa, sostengono che la massa dei protestanti sia fuori dalla via della
salvezza e non potrà mai vedere Dio nella visione beatifica, a meno che prima
di morire non diventino Cattolici, uniti a Cristo nella Chiesa che è il suo
corpo? Al contrario, non ci troviamo di fronte a distinzioni teologiche,
raffinatezze logiche, spiegazioni e qualifiche sottili, che ci mettono tutti
nel torto? » – « È solo negli ultimi tempi – dice Mons. Hay – che questo modo
liberale di pensare e di parlare della necessità per la vera Fede di essere in
comunione con Cristo nella sua Chiesa è apparso tra i membri della Chiesa,
mentre questo era ritenuto normale dai Cattolici in tutte le epoche precedenti,
ed è uno dei più grandi motivi della sua condanna: è una novità, è una nuova
dottrina, mai inaudita fin dall’inizio, anzi, è direttamente opposta alla
dottrina uniforme di tutte i grandi lumi della Chiesa in tutte le epoche
precedenti: questi grandi e santi uomini, i testimoni più ineccepibili
della fede cristiana dei loro tempi, non conoscevano altro linguaggio su questo
argomento, che quello che avevano udito pronunciato davanti a loro da Cristo e
dai suoi Apostoli; essi sapevano che il loro divino Maestro aveva dichiarato: «
Chi non crede sarà condannato »; udirono il suo Apostolo proclamare un
terribile anatema contro chiunque, foss’anche un Angelo del cielo, avesse osato
alterare il Vangelo che aveva egli predicato (Gal 1, 8). Lo avevano sentito
affermare in termini espressi che « senza la fede è impossibile piacere a Dio;
» e tenevano costantemente lo stesso linguaggio e non vedendo il più piccolo
spazio nella Scrittura per poter pensare che quelli che erano fuori della
Chiesa potessero essere salvati per la loro ignoranza invincibile, illusione
ingannevole che neppure una sola volta è dato incontrare in tutti i loro
scritti o negli scritti di ogni solido teologo Cattolico, come abbiamo
dimostrato. Come mai, poi, accade al giorno d’oggi che alcuni che si professano
membri della Chiesa di Cristo, sembrano riconsiderare questa verità in
questione continuando a implorare il favore per coloro che non sono della loro
comunione, proponendo delle scusanti per loro e usando tutti i loro sforzi per
provare una possibilità di salvezza per coloro che vivono e muoiono in una
falsa religione? « Questo è uno di quei dispositivi che il “nemico
delle anime” utilizza in questi tempi infelici per promuovere la
propria causa, e che ci siano motivi per temere che, per varie ragioni, abbia
trovato la sua strada anche tra coloro che appartengono all’ovile di Cristo,
perché, – (1) vivendo in mezzo a coloro che professano false religioni e con i
quali spesso hanno le connessioni più intime, e per i quali naturalmente e
lodevolmente nutrono un amore e un affetto, si rendono inizialmente non
disposti a pensare che i loro amici possano essere fuori dalla via della
salvezza, poi procedono a desiderare e sperare che non lo siano, quindi vengono
a rimettere in discussione il loro essere tali, e da questo il passo è facile
per afferrare con ogni pretesto di persuadersi – (2) I principi latitudinari si
trovano ovunque in questi nostri giorni, essi sono una misericordia non
convenuta, per così dire, che si trova in Dio per i maomettani, gli ebrei e gli
infedeli, che non erano mai stati ascoltati dai Cristiani. Questo è indorato
con un carattere specioso di un modo di pensare liberale e con sentimenti
generosi; ed è diventata una moda il pensare e il parlare in questo modo. Ora
la moda è la più potente arma persuasiva, contro la quale anche le brave
persone non sempre resistono; e quando uno sente questi sentimenti ogni giorno
rimbombare nelle proprie orecchie, e tutto ciò che sembra loro contrario
ridicolizzato e condannato, cede naturalmente all’illusione e distoglie la sua
mente dal desiderio di esaminare la forza di questi sentimenti, per paura di
scoprire la loro falsità. Quando, per paura di essere disprezzati, desideriamo
che tutto sia vero, la traslazione è molto facile da credere che sia vera, e
senza ulteriori approfondimenti viene adottata come definitiva ogni
dimostrazione sofisticata della ragione a suo favore. – (3) Molto spesso anche
l’interesse del mondo concorda con la sua influenza prepotente a produrre lo
stesso fine. Un membro della Chiesa di Cristo vede il suo amico separato, al
servizio ed in credito presso il mondo, e si vede capace di rendergli grandi
servizi, e sa che, se dovesse abbracciare la vera Fede, perderebbe tutta la sua
influenza e diventerebbe inadatto nel servirlo. Questo lo rende freddo nel
desiderare la sua conversione; anche se il pensiero che il suo amico non sia
sulla via della salvezza lo addolora; perciò comincia a desiderare che possa
essere salvato così come è, nella sua religione. Quindi egli giunge alla
speranza che possa salvarsi anche così, e adotta volentieri qualsiasi
dimostrazione o prova che glielo faccia pensare. È vero, infatti, tutte queste
ragioni avrebbero poca influenza su di un membro sincero della Chiesa di
Cristo, che comprende la sua Religione e ha il giusto senso di ciò che Essa gli
insegna su questo capo. Ma la grande disgrazia di molti che adottano questi
modi sciolti di pensare e parlare è: – (4) che ignorano i fondamenti della loro
Religione; non esaminano a fondo la questione ed una volta infettati dallo
spirito del giorno, non sono più disposti a riesaminarla; ed anche se essi non
riescono a scusarsi con un amico zelante e ad aggrapparsi a quei miserabili
sofismi che sono asseriti a favore del loro modo di pensare sciolto, rifiutano
di aprire gli occhi alla verità, o persino di guardare alle ragioni che la
supportano. » – « Non sufficientemente – dice Brownson – si capisce la
relazione della Chiesa con l’Incarnazione, l’ordine della Grazia, la funzione
della Chiesa nell’economia della salvezza, il fine della Religione, la
disposizione del mondo nel confondere la liberalità con la carità. Non vedono
che la Chiesa cresce, per così dire, dall’Incarnazione, di cui è, in qualche
modo, la continuazione visibile sulla terra, e dalla quale Essa è inseparabile
». La rigenerazione del mondo è stata
prefigurata nella sua prima creazione. Dopo cinque giorni di attesa, di
preparazione, di creazioni preliminari, Dio ha fatto il primo uomo « dal fango
della terra, terreno ». In lui ha unito, in una persona umana, due sostanze
diverse, quella propriamente appartenente anche agli Angeli, e l’altra agli
animali: la mente e il corpo, e poi lo ha nominato padrone e signore di tutte
le creature che popolano l’aria, la terra e le acque. Dopo aver terminato
questa creazione della natura umana, l’ha completata con la formazione di Eva,
tratta dal fianco di Adamo, e con questa aggiunta la razza umana è stata
costituita in modo da vivere e perpetuarsi, allo stesso modo, dopo una serie di
cinquemila anni (secondo i “Settanta”), dopo questi cinque lunghi giorni
dedicati all’annuncio, alle figure, ai preparativi e ai preliminari del suo arrivo,
apparve il nuovo Adamo, « disceso dal cielo e celeste ». In Lui pure le due
nature, la divina e l’umana, sono unite insieme, nell’unica Persona di Dio
Figlio. È nominato Re degli Angeli e degli uomini. Successivamente la sua
incarnazione, in un certo senso, è finita, compiuta nella sua pienezza, dalla
formazione della Chiesa, la sua sposa, che è scaturita dal suo fianco aperto
sulla croce; e con l’incorporazione dei fedeli in Gesù Cristo nel seno della
Chiesa, il Cristianesimo è completo: vive, cresce, dà vita alla terra e ai
popoli il Paradiso. « Dio – dice San Paolo – tutto infatti ha sottomesso ai
suoi piedi e
lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la
pienezza di Colui che si realizza interamente in tutte le cose. » (Ephes. I, 22, 23.) Di tutte le parti del corpo, il capo è l’organo
principale, quindi l’inizio di una cosa è chiamato « capo », poiché la natura umana di Gesù
Cristo è ipostaticamente unita alla Divinità, Egli possiede la pienezza della Grazia
e la comunica a tutti i membri del suo Corpo mistico. Quindi l’Apostolo dice: «
colui
che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali
per mezzo del suo Spirito che abita in voi. » (Rom. VIII, 9)
La Chiesa è il Corpo mistico di Cristo, e il suo complemento o perfezione,
essendo il capo incompleto senza il corpo; ma quando il capo ha tutti i membri
del corpo, così che nessuno manca, allora il corpo è interamente completo, dice
San G. Crisostomo. Sebbene Cristo sia già perfetto di per se stesso, tuttavia
si considera incompleto e, per così dire, una testa mutilata nei membri, se non
ha la Chiesa come corpo unito a Lui. – Quindi san Paolo
dice: « Poiché il corpo è uno e ha molti membri e tutte le membra del corpo,
sebbene siano molte, eppure sono un solo corpo: così anche Cristo ». (I. Cor.
XII. 10) Su queste parole Sant’Agostino commenta così: « San Paolo non dice:
così anche il corpo o le membra di Cristo; ma così anche Cristo. Dice che la testa e il corpo sono un solo
Cristo. E questo non dovrebbe apparire incredibile per noi; perché, se la
natura divina di Cristo, che differisce infinitamente ed è incomparabilmente
più sublime della sua natura umana, era così unita ad essa da essere una sola
Persona, quanto è più credibile che i fedeli e i santi Cristiani siano un solo
Cristo con Cristo uomo! L’intero Cristo è testa e corpo. Il capo e i membri
sono un solo Cristo. La testa era in cielo e disse: « Paolo, perché mi
perseguiti? ». – « Siamo con lui in cielo con la speranza, ed Egli è con noi
sulla terra con la carità ». (Lib. I. de Peccat. Merit., 31). – Quindi Cristo a
volte è chiamato l’intera Chiesa. (I. Cor. XII, 10). Pertanto spesso anche si
dice che siamo in Cristo, che cresciamo, lavoriamo e soffriamo in Lui; quindi anche
l’Apostolo dice che Cristo vive in lui e lui in Cristo. Quindi è tutta la
nostra speranza, tutta la nostra consolazione. – La comunità sulla terra di
quei Cristiani che sono uniti sotto un unico Capo comune, il Papa, come
successore di San Pietro, e che professano la stessa Fede e prendono gli stessi
Sacramenti, sono chiamati Corpo di Cristo. « Questo corpo – dice Cornelius a
Lapide – deriva la sua vita spirituale da Cristo, il suo capo. Questa vita è
chiamata l’anima della Chiesa. Questa vita « l’anima della Chiesa » è generale e imperfetta,
oppure è speciale e perfetta. La vita generale e imperfetta
è la vera fede, e la vita speciale e perfetta
del Corpo della Chiesa è la Carità divina. Coloro dei fedeli che sono animati
dalla vera fede divina e dalla carità, che è riversata nei loro
cuori dallo Spirito Santo, sono, quindi, uniti a Cristo, il loro Capo, e
formano il suo Corpo perfetto. Quelli dei fedeli che sono animati solo
dalla vita generale e imperfetta, per la sola fede, sono, è vero,
membri del corpo della Chiesa, ma sono membri imperfetti; e se morissero in
quello stato, sarebbero persi per sempre. Ma poiché essi sono membri del Corpo
di Cristo, sebbene siano membri defunti, possono diventare membri perfetti
mediante la Carità divina, se traggono profitto dalle grazie che fluiscono da
Cristo su tutte le membra del suo corpo. Quindi, poiché il membro di un corpo
che non è unito agli altri membri e al corpo intero, non può ricevere alcun
nutrimento e la vita attraverso il suo corpo, così, anche, un Cristiano non può
vivere della vita perfetta della Chiesa, se è non unito dalla Carità divina con
tutto il resto dei fedeli e all’intero Corpo della Chiesa. »(Commento In Epist.
ad Efes., c. IV., v. 16, e in Epist. ad Tim., c. II., v. 20.). « Se qualcuno –
dice Cristo – non rimane in me, sarà tagliato come un ramo e appassirà, lo
raccoglieranno e lo getteranno nel fuoco; e brucierà » (San Giovanni, XV,
6). – Dopo essere stati uniti nel
battesimo al Corpo di Cristo, la sua Chiesa, possiamo rimanere uniti a Cristo,
il suo Capo, solo con la vera Fede divina e con la carità. Ma per la vera Carità
non si può essere esclusi dall’unità della Chiesa, dice Sant’Agostino. Siccome
tutti gli eretici, senza eccezione, sono separati dal Corpo di Cristo, che è la
Chiesa, e sono dei rami staccati dalla vite, che è Cristo, la linfa della Fede e della Carità
divina non può scorrere in essi, finché non siano uniti al Corpo di Cristo, la
Chiesa. Chi pensa dunque di poter fare del bene a se stesso, e non è unito alla
vite; e colui che non è unito alla vite, non è unito a Cristo; e colui che non
è unito a Cristo non è Cristiano. (St. August Tract. 21.). « La Chiesa, quindi
– dice O. A. Brownson – vive in Cristo, ed Egli vive in Essa; la propria vita è
la sua vita, e gli individui si uniscono a Lui e vivono la sua vita essendo
uniti ad Essa e vivendo la loro vita in Essa. Essere separato da Essa, è quindi
essere separato da Lui, essere separato dal Verbo Incarnato stesso, l’unico
Mediatore tra Dio e gli uomini, e dal nostro fine, essendo Egli il mezzo per la
sua realizzazione. – « Tutto ciò che la Divina Provvidenza ha prodotto nel
corso dei secoli esisteva – come dice Sant’Agostino – dall’inizio della
creazione, nelle cosiddette cause semenziali, radicali, fondamentali, come per
la germinazione di ogni specie, di animali e di corpi materiali, in modo che
tutte le cose nella creazione raggiungono la loro perfezione in virtù di questo
seme imperituro, che esiste nella loro natura fin dall’inizio del mondo. Ora,
poiché l’uomo è destinato alla felicità soprannaturale, è necessario che sia in
lui il seme imperituro della Grazia divina. San Giovanni allude a questo seme
divino quando dice: « Chiunque
è nato da Dio non commette peccato, perché un germe divino dimora
in lui, e non può peccare perché è nato da Dio. » (1 Giov.
Cap. III., 9.) Un essere razionale può ottenere un oggetto con il fare un solo
atto, ma quell’atto non può avere il potere di metterlo in possesso di un
oggetto che è di ordine soprannaturale. Ora la beatitudine eterna è un bene di
un ordine soprannaturale, e solo Dio ha sempre goduto di quella gloria e
felicità perfetta; non importa quanto grande possa essere la perfezione
naturale di un uomo, ma egli non può, per un atto della sua perfezione
naturale, entrare in possesso di un oggetto di perfezione soprannaturale: è
solo per Grazia divina che egli può meritarla ed ottenerla, e questa grazia è
concessa solo nella Chiesa. » – « Non c’è – dice Brownson – nessun nome sotto
il cielo tra gli uomini, se non il Nome di Gesù Cristo mediante il quale noi
possiamo essere salvati, non c’è salvezza in nessun altro nome: è ciò che deve
essere detto al Cattolico: che Cristo, come Salvatore, è nella Chiesa, che è il
suo Corpo, e che è nella Chiesa, e non in nessun’altra parte, che può operare
la sua salvezza. È pur vero che se Egli è nella Chiesa, è anche fuori di Essa,
operando nei cuori di coloro che non vi sono ancora dentro; ma opera ad
Ecclesiam, per portarli cioè dentro, affinché li salvi la dentro, e non
per salvarli senza Lui. Egli ama la sua Chiesa, che è la sua Eletta, la
sua Amata, la sua Sposa, e ha dato la vita per Essa. In Essa, per
così dire, concentra tutti i suoi affetti, le sue grazie e le sue provvidenze,
e tutte le creature e gli eventi sono ordinati in riferimento ad Essa. Senza di
Essa tutta la storia è inspiegabile, una favola, e l’universo stesso è privo di
significato e senza scopo. La salvezza delle anime stesse avviene attraverso di
Essa, e Dio non avrà figli che non siano anche i suoi (della Chiesa): Egli è un
solo Padre, e così non può esserci che una sola Madre, e nessuno è del Padre
che non sia anche della Madre. Tutti i Padri e Santi, sono chiari ed espliciti
su questo, e chiaramente insegnano che la disonorerebbe e renderebbe Dio un
adultero, colui che supporrebbe la salvezza di una sola anima di cui Essa non è
la Madre spirituale. – « Dio, nello stabilire la sua Chiesa dalla fondazione
del mondo, nel dare la sua vita sulla croce per Essa, e dimorare sempre con
Essa nei suoi tabernacoli fino alla consumazione del mondo, l’ha adornata come
una Sposa con tutte le grazie dello Spirito Santo, chiamandola sua amata, sua
sposa, e ci ha insegnato come Egli la guardi, quanto profondo e tenero, quanto
infinito e inesauribile sia il suo amore per Essa, e con quale amore e onore
noi quindi dobbiamo considerarla. Egli ci ama, è vero, con un amore infinito ed
è morto per redimerci; ma Egli ci ama e vuole la nostra salvezza solo nella, e
attraverso la sua Chiesa. Ci vuole portare a Se stesso e non cesserà mai di
essere un amante che corteggi il nostro amore; ma vuole che lo amiamo, lo
riveriamo e lo adorariamo solo come figli della sua Amata. La nostra
venerazione e il nostro amore devono ridondare a sua gloria come della sua
Sposa, e rallegrare il suo cuore materno, ed ingrandire la sua gioia materna,
altrimenti non li vuole, non li riconosce. « Oh, è spaventoso dimenticare il
posto che la Chiesa detiene nell’amore e nella Provvidenza di Dio, e
considerare la relazione con la quale le stiamo accanto, come una questione di
nessuna importanza! Essa è l’unico grande oggetto su cui sono fissati tutto il
cielo, tutta la terra, e tutto l’inferno. Ecco la sua personificazione nella
Beata Vergine, la Santa Madre di Dio, la gloriosa Regina del cielo. Umile ed
oscura, visse povera e silenziosa, eppure tutto il cielo volse gli occhi verso
di Lei; tutto l’inferno tremava davanti a Lei, tutta la terra aveva bisogno di
Lei, era cara a tutte le schiere del cielo, perché in Ella vedevano la loro
Regina, la Madre della grazia, la Madre delle misericordie, il canale
attraverso il quale tutto l’amore e le misericordie, e le grazie e le bontà
dovevano scorrere agli uomini, e ritornare a gloria ed onore del loro Padre. La
più umile delle fanciulle mortali, la più bassa sulla terra, davanti a Dio era la
più alta in cielo. Così è la Chiesa, la nostra dolce Madre. Oh, non è creazione
dell’immaginazione! Oh, non è un semplice incidente nella storia umana, nella
divina Provvidenza, nella grazia divina, nella conversione delle anime! È una
gloriosa realtà vivente, che vive il divino: la vita eterna di Dio. Il suo
Creatore è il suo sposo, ed Egli la pone, dopo di Lui, al di sopra di tutto:
sul cielo, sulla terra e sotto terra. Tutto quello che poteva fare per
adornarla ed esaltarla, Egli lo ha fatto. Tutto quello che poteva dare ha dato;
poiché si dona e le unisce in un’unione indissolubile con se stesso. – « Abbiamo
sempre riflettuto seriamente su cosa sia la Chiesa, abbiamo considerato il suo
rango nell’universo, la sua relazione con Dio, il posto che Essa tiene, per
così dire, nei suoi affetti: il nudo pensiero della salvezza di una singola
anima non generata spiritualmente da Essa ci farebbe orribilmente inorridire. »
– « Ecco la grande massa di persone fuori dalla Chiesa, incredula ed eretica,
incurante ed indifferente, ed è inutile aspettarsi di fare qualsiasi
impressione generale su di loro, a meno che non si presenti la questione della
Chiesa come una questione di vita o di morte, e non possiamo riuscire a
convincerli che, se vivono e muoiono la dove sono, non potranno mai vedere Dio.
Questa è la dottrina, la dottrina precisa. È vera? Sì o no? È negata? Da chi? Da
quelli che sono fuori dalla Chiesa: certamente, e questa è la principale
ragione per cui si accontentano di vivere e morire fuori dalla Chiesa? È negato
da quelli nella Chiesa? Il Cattolico osa negarlo? Da quale individuo o da
classe di persone siamo noi autorizzati nella nostra santa Fede a promettere
anche la nuda possibilità di salvezza, senza che si sia uniti alla comunione
visibile della Chiesa di Dio? Senza dubbio, la verità va sempre rispettata, poi
ne scaturiranno le conseguenze. « Quelle povere anime, per le quali il nostro
Signore ha versato il suo prezioso sangue, e per le quali sanguinano di nuovo
le care ferite nelle sue mani, nei suoi piedi, nei suoi fianchi, sono strette
nelle catene dell’errore e del peccato, sospese sul precipizio, pronte a cadere
negli abissi sottostanti, di sotto, inducono tutti coloro che hanno un cuore di
carne, o qualsiasi viscere di compassione, a parlare, a gridare ad alta voce
con toni terribili e penetranti per avvertirle del loro imminente pericolo,
piuttosto che adularli o con l’intenzione di lusimgarli con la speranza che,
dopo tutto, la loro condizione non sia pericolosa. » – Ahimè! un uomo deve
essere veramente indifferente a Dio e alla Religione, deve essere senza cuore e
senza motivazioni per tollerare silenziosamente tali errori religiosi. È nella
natura stessa di ogni uomo onesto, quando conosce la verità, il custodirla con
gelosa vigilanza, e di respingere con indignazione ogni mescolanza di menzogna.
Guardate l’insegnante di matematica, quando scopre un errore nel calcolo dei
suoi allievi, non lo condanna forse? È questo essere intollerante? Guardate il
musicista, il direttore di un coro, non si indigna forse quando qualcuno canta
in modo stonato o fuori tempo? Guardate l’avvocato che ha studiato attentamente
le leggi e sta con eloquenza perorando il suo caso. Cita una certa legge, egli
l’ha letta anche quella stessa mattina. Supponiamo che gli si dica che nessuna
legge del genere sia mai esistita. Non è egli forse indignato per questa
smentita? Non è geloso di ciò che sa essere la verità? Guardate quel medico
esperto. Prova, se riesci, a fargli credere che i peccati contro natura non
danneggino il sistema nervoso; se è così, puoi anche provare a convincerlo che
il veleno non ucciderà mai. – Ogni uomo onesto custodisce la verità con la cura
più gelosa, e incolpereste forse il buon Cattolico per aver gelosamente
custodito la verità più elevata – quella verità che Dio stesso ha rivelato –
quella verità da cui dipende tutta la nostra felicità, qui e in futuro? « Il
nostro intelletto – dice San Tommaso – è programmato per la verità e per non
pensare che secondo verità: l’intelletto non è una facoltà o un potere che è,
di per sé, libero, come la volontà: non può provare ad abbracciare che la
verità, non è libero di accettarla o rifiutarla, tranne quando l’ignoranza
mette la mente in uno stato tale da renderla incapace di vedere la verità. Ogni
volta che la mente vede la verità, è costretta ad accettarla. Se la mente non
vede la verità, è inattiva – non fa nulla. Se in questo caso asserisce una
proposizione piuttosto che un’altra, tale affermazione è semplicemente un atto
della sua volontà e non un atto dell’intelletto. Se mi viene chiesto se la luna
è abitata, posso affermare che lo sia, semplicemente perché scelgo di farlo, ma
non sono obbligato a fare questa affermazione presentando alcuna prova, perché in
realtà non lo so. Ma se mi viene chiesto, quanto fa due più due, non posso
scegliere la mia risposta; sono costretto a dire “quattro”.
L’intelletto, quindi, è tenuto a riconoscere la verità quando vede la verità.
Ma la volontà potrebbe negarla. L’intelletto di ogni uomo non può fare a meno
di riconoscere l’esistenza di Dio secondo i basilari princîpi del giusto o
sbagliato. Ma una volontà perversa potrebbe negare queste verità. Di tutte le
cose che costituiscono un bene per gli uomini, la verità è, senza dubbio, il
bene più grande. La verità è cosa ottima per l’intelletto. Così come l’occhio è
fatto per ricevere la luce, l’orecchio per ricevere i suoni, e la mano per fare
ogni tipo di lavoro, così l’intelletto è fatto per vedere e abbracciare la
verità, per unirsi alla verità e trovare il suo riposo solo nella verità. La
verità è cosa ottima per il cuore. Il cuore è destinato ad amare qualcosa. Ora,
quando l’intelletto non mostra un oggetto essere un amore onesto, il cuore è
sicuro di insozzarsi con un amore sordido. La verità è cosa ottima per la
società. Se la verità non guida i suoi passi, la società cadrà nella miseria, e
nel mettersi contro le leggi divine dell’universo, sarà rapidamente portata
alla rovina. La verità è cosa ottima per gli uomini. Essi non possono
raggiungere il loro fine ultimo – non possono cioè raggiungere la bontà eterna
– se non per mezzo della verità. La verità per gli uomini è così necessaria,
che il Figlio di Dio scese dal cielo per insegnare loro la verità. La verità,
quindi, è soprattutto buona cosa; è un bene molto più grande della ricchezza e
degli onori; è al di sopra della vita e della morte, al di sopra degli uomini e
degli Angeli. Dio è l’unica fonte della verità; la verità sola conduce a Lui,
poiché essa viene da Colui che è la Verità stessa. Se è così, che diritto può
esserci per chiunque di oscurare la Verità? Che diritto può avere un sacerdote
liberale di professare il liberalismo, un misto di principi veri e falsi? « Una
cosa – dice San Tommaso d’Aquino – diventa impura mescolandola con una sostanza
di pregio inferiore, come, ad esempio, l’oro mescolato con l’ottone, o
l’argento con il piombo; allo stesso modo, la verità peggiora e perde lo
splendore della sua purezza mescolandola con l’errore. « Il protestantesimo non
è sorto in questo modo? Che diritto ha quindi un sacerdote liberale di
affermare o approvare allegramente tante menzogne nell’articolo « Una strana
spiegazione? ». Che diritto ha il pio liberale Padre Cronin di dire « ciò
che è necessario in questo Paese – se il Paese deve essere sempre
convertito alla fede cattolica – è più di una di queste queste lettere come
quella in questione (… scritta da un sacerdote liberale e pubblicata dal
paternalista liberista Cronin) e meno di questi libri che, attraverso il loro
fraseggio inesatto, forniscono argomenti ai nemici della Chiesa per presentarla
come insegnante di ciò che non insegna ». In altre parole, dobbiamo avere
sacerdoti più liberali che predicano il liberalismo in tutto il Paese, e Sacerdoti
meno ortodossi, che difendono le dottrine della Chiesa, e poi, naturalmente,
tutti i Cattolici saranno presto Cattolici liberali, e i protestanti diventeranno
facilmente cattolici liberali, perché non vedono più molta differenza tra
liberalismo e protestantesimo! Ah!, che diritto hanno questi di proclamare il
loro insegnamento erroneo, che addolora l’anima, fa rabbrividire, rattrappisce
la coscienza e infligge indicibili miserie al Paese e alle persone infelici che
sono portate ad avallare le sue fallaci affermazioni? No, non esiste un tale
diritto. La ragione, la coscienza e la Chiesa Cattolica condannano tale
licenza, che è una discussione tanto libera, come la chiama, in
un’allocazione tenuta da Pio IX, il 9 dicembre 1854. Sua Santità dice: « Non è
senza dolore che ho appreso di un altro, non meno pernicioso errore, che è
stato diffuso in diverse parti dei paesi cattolici, ed è stato assorbito da
molti Cattolici, che sono
dell’opinione che coloro che non sono affatto membri della vera Chiesa di
Cristo, possano essere salvati. Quindi discutono spesso la questione
riguardante il futuro destino e la condizione di coloro che muoiono senza aver
professato la Fede Cattolica, e danno le ragioni più futili a sostegno della
loro falsa opinione. …. « È davvero di
fede che nessuno possa essere salvato al di fuori della Chiesa Apostolica
Romana, che questa sia l’unica arca della salvezza, e che colui che non è
entrato in Essa, perirà nel diluvio ». – Nella sua Lettera enciclica, datata 10
agosto 1863 (Quanto conficiamur), Papa Pio IX. Dice: « Devo menzionare e
condannare di nuovo quell’errore molto pernicioso in cui vivono alcuni
Cattolici, che sono dell’opinione che quelle persone che vivono nell’errore e
non hanno la vera Fede, e che siano separate dall’unità cattolica, possano
ottenere la vita eterna. Ora questa opinione è molto contraria alla Fede Cattolica,
come è evidente dalle semplici parole di Cristo: « Se non ascolterà la Chiesa,
sia per te come il pagano e il pubblicano ». Matt. XIII, 17; « … colui che non
crede, sarà condannato. » Marco, XVI, 16: – « … Colui che disprezza te,
disprezza me; e colui che ha disprezzato, ha disprezzato Colui che mi ha
mandato ». (Luca, X, 16) – : « Colui che non crede, è già giudicato ».
(Giovanni, III. 18); « È di fede che, come c’è un solo Dio, così anche c’è una
sola fede e un solo Battesimo. Andare al di là di questo nelle nostre inchieste
significa essere empi. » (Allocution, 9 dicembre 1854.) Il 18 giugno 1871 papa
Pio IX, rispondendo a una delegazione francese guidata dal Vescovo di Nevers,
disse: « Figli miei, le mie parole devono esprimervi ciò che ho nel cuore. Ciò
che affligge il vostro paese e impedisce di meritare le benedizioni di Dio, è la
mescolanza di principi. Io lo dirò, o non troverò la mia pace. Ciò che temo
non è la Comune di Parigi, quegli uomini miserabili, quei veri demoni
dell’inferno, che vagano sulla faccia della terra: no, non la Comune di Parigi;
ciò che io temo è il Cattolicesimo liberale. … L’ho detto più di quaranta
volte, e ve lo ripeto ora, per l’amore che vi porto. Il vero flagello della
Francia è il Cattolicesimo liberale, che si sforza di unire due principi, che
ripugnano l’uno all’altro come il fuoco e l’acqua. Figli miei, vi scongiuro di
astenervi da quelle dottrine che vi stanno distruggendo. … Se questo errore
non viene fermato, porterà alla rovina della Religione e della Francia » . In
un breve, in data 9 luglio 1871, a Mons. Segur, il Santo Padre dice: « Non sono
solo le sette infedeli che stanno cospirando contro la Chiesa e le Società che
la Santa Sede ha spesso rimproverato, ma anche quegli uomini che,
professando di agire in buona fede e con retta intenzione, sbagliano nel
carezzare le dottrine liberali ». Il 28 luglio 1873, Sua Santità si
espresse così: « I membri della Società Cattolica di Quimper non corrono certo
il rischio di essere allontanati dalla loro obbedienza alla Sede Apostolica
dagli scritti e dagli sforzi dei nemici dichiarati della Chiesa; ma possono
scivolare sulla china di quelle cosiddette opinioni liberali che sono state
adottate da molti Cattolici, per altro onesti e pii, che, per l’influenza
del loro carattere religioso, possono facilmente esercitare un potente
ascendente sugli uomini, e portarli ad opinioni molto perniciose. Dite dunque
ai membri della Società Cattolica, che nelle numerose occasioni in cui
abbiamo censurato coloro che hanno opinioni liberali, non intendevamo riferirci
a quelli che odiano la Chiesa, che sarebbe stato cosa inutile da riprovare, ma
coloro che abbiamo appena descritto. Questi uomini conservano e promuovono il
veleno nascosto dei principi liberali, che hanno succhiato come latte della
loro educazione, facendo finta che quei principi non siano infetti da malizia e
non possano interferire con la Religione; così instillano questo veleno nella
mente degli uomini e propagano i germi di quelle perturbazioni attraverso le
quali il mondo è stato a lungo oppresso ». – La nostra fede, per essere gradita
a Dio, deve essere solida; e secondo la dichiarazione del Concilio Vaticano, la
nostra fede è solida quando evitiamo non solo di aprirci all’eresia, ma anche
diligentemente la sfuggiamo, e nei nostri cuori dissentiamo da quegli errori
che si avvicinano più o meno strettamente nell’osservare religiosamente quelle
costituzioni e decreti con cui tali opinioni malvagie, direttamente o
indirettamente, sono state vietate e proibite dalla Santa Sede. (Concilio
Vaticano, Can. IV), Come, ad esempio, « Le Opinioni che si appoggiano al naturalismo
o al razionalismo, la cui somma e scopo è sradicare le istituzioni
cristiane e stabilire nella società la regola dell’uomo, ponendo Dio fuori
considerazione. Un’intera professione di Cattolicità non è affatto coerente con
queste opinioni. Allo stesso modo, non è lecito seguire una regola nella vita
privata, ed un’altra nella vita pubblica, cioè, in modo che l’autorità della
Chiesa possa essere osservata nella vita privata e trascurata nella vita
pubblica. Ciò equivarrebbe a unire virtù e vizio e rendere l’uomo in conflitto
con se stesso, quando, al contrario, dovrebbe essere coerente con se stesso, e
al contrario condurre, nessun tipo di vita, che si allontani dal Cristianesimo.
» (Leone XIII, Enc. Immortale Dei). In altre parole, non è lecito essere Cattolici
liberali, ed è molto peggio essere un Sacerdote liberale; è un dovere di tutti
i filosofi (e molto più di tutti i sacerdoti) che desiderano rimanere figli
della Chiesa e di tutta la filosofia, non affermare nulla di contrario agli insegnamenti
della Chiesa e ritrattare tutte queste cose quando la Chiesa li dovesse
ammonire. L’opinione che insegna il contrario, Noi pronunciamo e dichiariamo
del tutto erronea e al massimo grado dannosa per la fede della Chiesa e la sua
autorità. « (Litteræ Pii IX.”Gravissimas inter“, ad Archiep.
Monac. E Freising. 1862.). – Un Sacerdote, quindi, che difende il liberalismo,
è in opposizione agli insegnamenti della Chiesa e non può rimanere figlio della
Chiesa. Un cattolico liberale, pertanto, non è un vero Cattolico. La parola “Cattolica”
non è una parola vana e vuota. Essere un vero Cattolico significa professare
saldamente tutte quelle verità che Cristo e i suoi Apostoli hanno insegnato,
che la Chiesa Cattolica ha sempre proclamato, che i Santi hanno professato, che
i Papi e i Concili hanno definito, e che i Padri e i Dottori della Chiesa hanno
difeso. Chi nega anche una di quelle verità, o esita a ritenerne qualcuna, non
è Cattolico. Ritiene di esercitare il diritto di giudizio privato riguardo alla
dottrina di Cristo, e quindi è un eretico. Il vero Cattolico sa e crede che non
ci può essere compromesso tra Dio e il diavolo, tra verità ed errore, tra fede
ortodossa ed eresia, tra fede divina e umana, tra vero e falso
Cristianesimo,tra Cattolici e protestanti. San Paolo, l’Apostolo, parlava
liberamente e diceva chiaramente la verità dalle mura della sua prigione;
questo perché non accettava compromesso. San Pietro parlava liberamente,
chiaramente e con forza davanti agli anziani, dicendo che è meglio obbedire a Dio
che agli uomini; e questo perché non era un compromesso. L’apostolo Sant’Andrea
proclamava la pura verità dal legno della croce; questo non era un compromesso.
Santo Stefano, il primo martire, non scese a compromessi. Quando fu accusato di
essere un seguace di Gesù di Nazareth, egli, a sua volta, accusò i suoi nemici
di essere gli assassini di Cristo. Tutti i Santi martiri della Chiesa non sono
venuti a compromessi. Essendo accusati dai pagani per la follia di adorare e
seguire un Dio crocifisso, essi, a loro volta, hanno accusato i pagani per
l’empietà di adorare le creature e seguire il diavolo. Perché il nostro Santo
Padre, Papa Pio IX, e poi ancora il nostro Santo Padre, Leone XIII., sono stati
prigionieri? È perché né l’uno né l’altro potrebbero scendere mai a
compromessi. Perché in Germania c’erano così tanti Vescovi e Preti esiliati o
in prigione? È perché non erano compromessi. Perché la Chiesa Cattolica è stata
perseguitata in Germania e in altre parti del mondo? È perché Dio, attraverso
la persecuzione, purifica la sua Chiesa dai cattolici liberali o dai
compromessi. E poiché ci sono così tanti Cattolici liberali in questo Paese, la
persecuzione deve venire a separarli dalla Chiesa. Quei Cattolici compromessi,
ha detto un noto convertito a Detroit, in Michigan, mi hanno tenuto fuori dalla
Chiesa per vent’anni, finché alla fine ho incontrato un Sacerdote buono,
coscienzioso e colto, che mi ha insegnato chiaramente che, se volevo salvare la
mia anima, dovevo diventare un membro del Corpo di Cristo – la Chiesa cattolica
– per essere unito al suo capo – Gesù Cristo – da cui la grazia santificante
fluirà poi sulla tua anima e prepararti per la vita eterna.- « Indubbiamente –
dice il vescovo Hay – è lodevole mostrare ogni indulgenza e condiscendenza verso
coloro che ne sono privi, e comportarsi verso di loro con tutta clemenza e
mitezza. » – « Ma tradire la verità con una tale opinione, costituisce un
crimine doloroso, e altamente pregiudizievole per entrambe le parti.
L’esperienza, infatti, dimostra che il modo di pensare e parlare “liberale”,
che alcuni membri della vera Chiesa hanno adottato ultimamente, produce le peggiori
conseguenze, sia per se stessi che per coloro che desiderano favorire ».
(1) Coloro che sono separati dalla
Chiesa di Cristo sanno bene che Essa costantemente professa, come un articolo
del suo Credo, che, senza la vera fede, e fuori dalla sua comunione, non c’è
salvezza. E nel vedere i membri di quella Chiesa parlare dubbiosamente su
questo punto, e che sembrano mettere in discussione la verità della dottrina, e
persino accampare pretesti e scuse per spiegarlo, cosa possono pensare? Che
effetto deve avere questo sulla loro mente? Essi tendono ad estinguere
qualsiasi desiderio di indagare sulla verità che Dio possa aver dato loro, e
chiudono il loro cuore ad ogni buon pensiero. L’amor proprio non manca mai di
impadronirsi di tutto ciò che favorisce i suoi desideri, e se una volta
troveranno la verità messa in discussione anche da parte di coloro che
professano di crederci, la considereranno una mera disputa scolastica, e non
penseranno più alla questione.
(2.) Questo modo di pensare e di parlare
tende naturalmente a estinguere tutto lo zelo per la salvezza delle anime nei
cuori di coloro che lo adottano, perché mentre si persuadono che c’è una
possibilità di salvezza per coloro che muoiono in un falso fede, e fuori dalla
Chiesa di Cristo, l’amor proprio li inclinerà facilmente a non darsi alcun
problema per la loro conversione, anzi, talvolta è persino arrivato a pensare
che sia più opportuno non tentare di disingannarli, perché non cambi la loro
attuale ignoranza scusabile, come la chiamano, in un’ostinazione colpevole, non
riflettendo che, con i loro sforzi pie e zelanti, possono essere portati alla
conoscenza della verità e salvare le loro anime, mentre, attraverso il loro non
caritatevole trascurando, possono essere privati di una così grande felicità.
Guai al mondo, davvero, se i primi predicatori del cristianesimo avessero avuto
tali sentimenti non Cristiani!
(3.) Non è meno pregiudizievole per i
membri della stessa Chiesa abbracciare tali modi di pensare: perché questo non
può mancare di raffreddare il loro zelo e la stima per la Religione, renderli più
incuranti nel preservare la loro fede, renderli sensibili ai motivi del mondo
esponendoli al pericolo e, in tempo di tentazione, abbandonarla del tutto.
Infatti, se un uomo è completamente persuaso della verità della sua santa Religione,
e della necessità di essere un membro della Chiesa di Cristo, come è possibile
che egli debba mai esporsi a qualsiasi occasione di perdere un così grande
tesoro o, per un qualsiasi timore o favore mondano, di abbandonarlo? Poiché
l’esperienza mostra, infatti, che molti, per qualche piccolo vantaggio mondano,
si espongono a tale pericolo, andando in luoghi dove non possono praticare la
loro Religione, ma trovano tanti incentivi nell’abbandonarla o, impegnandosi in
impieghi non consoni al loro dovere, espongono i loro figli alle stesse
pericolose occasioni: questo può sorgere solo dall’avere una non esatta idea
dell’importanza della loro Religione; e, con un esame rigoroso, si prova sempre
che la causa radicale, in diverso grado, sia l’adesione ai suddetti sentimenti latitudinali.
(4.) Inoltre, se una persona inizia a esitare sull’importanza della sua Religione, quale stima può avere per le leggi, le regole o le pratiche di essa! Prevale così l’amor proprio, sempre attento alla propria soddisfazione, e si dirà quanto prima che, se non è assolutamente necessario essere di quella Religione, è per lo meno necessario essere sottomesso a tutti i suoi regolamenti: ma a questo punto si praticano le libertà, i comandi della Chiesa sono disprezzati, gli esercizi di devozione sono trascurati e si introduce solo un’apparenza di religione sotto la pratica dei sentimenti liberali, fino alla distruzione di ogni solida virtù e devozione. Se viaggi di notte attraverso una brughiera selvaggia e desolata, noterai in qualche punto solitario una fiamma di fuoco che guizza e gira e si allontana sempre più se la insegui. Si chiama « fuoco fatuo », o la luce errante. Questa luce non proviene dal cielo, ma da una palude profonda e fangosa. Guai al viaggiatore stolto che la segue ciecamente! Essa lo condurrà in una profonda palude, in una pozza nera, dove perisce da solo nell’oscurità! Il suo ultimo urlo agonizzante, il suo gemito tremante, è echeggiato dal rumoroso uccello notturno. – Ci sono anche luci vaganti nella mente umana che portano molti fuori strada. Gli uomini possono pensare che queste luci vengano dall’alto, dallo Spirito Santo, ma procedono solo dal prorio egoismo, dalla passione, dall’orgoglio e spesso dal demonio infernale. Senza dubbio, non era un diavolo di piccolo calibro quello che si era accpmodato sulla spalla di S. O. a dettargli la sua “Queer Explanation Spiegazione …”; solo un angelo caduto dei ranghi più alti poteva concepire e suggerire quell’articolo malizioso. – Coxe, Fulton e altri bigotti dalla mentalità ristretta, hanno ora qualcosa di meglio della Spiegazione Familiare da considerare. D’ora in poi si impadroniranno della “Queer Explanation“, scritta da S. O.: non la dovranno distorcere in un altro senso se non quello che realmente ha, e così possono provare da essa che la loro fede in Cristo e in tutti i fatti della sua vita divina sia precisamente la stessa di quella dei Cattolici e, così come tutti i protestanti credono che tutti i Cattolici che vivono la loro fede siano salvati, così, allo stesso modo, anche tutti i protestanti che mantengono costante la loro fede in Cristo, ora crederanno di essere salvati, proprio perché la loro fede in Cristo è la stessa di quella dei Cattolici. Coxe e Fulton ora rassicureranno tutti i loro fratelli protestanti di non avere paura della sentenza finale dell’Eterno Giudice; poiché le sue parole: « … vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d’iniquità! » (Luca, XIII, 26-27), saranno rivolte non ai protestanti, ma solo ai cattivi Cattolici. Che speranza consolante per i protestanti al giudizio particolare e generale! Coxe e Fulton e i loro fratelli protestanti non conoscono Cristo e la sua dottrina così come insegnata dalla Chiesa Cattolica; e quindi « … poiché nessun uomo sarà condannato a causa della sua ignoranza, né protestante né pagano, … » saranno tutti salvati quelli che muoiono nella loro ignoranza. Questo è abbastanza sicuro secondo la logica di S. O. E quindi non nutrono neanche il minimo dubbio circa la loro salvezza: « Ogni protestante sincero, timorato di Dio, e persino ogni pagano timorato di Dio, non ha che da sollevare, nell’ora della morte, il suo cuore a Dio, suo Creatore, e riconoscere i suoi peccati e le sue offese a Dio con una vera contrizione, e chiedere perdono ed aggiungere sempre: … confidando nei meriti di Gesù Cristo mio Salvatore, oppure, … per amore del mio Redentore, che è morto sulla croce per me … , e questo ottiene loro sicuramente il perdono di Dio. » – Che potere meraviglioso viene attribuito a queste parole da S. O.! E perché Coxe e Fulton non dovrebbero farle conoscere al loro popolo? Vedete, secondo l’oracolo infallibile di S. O., quelle parole sono parole sacramentali, che producono i loro effetti ex opere operato, cioè esse, non appena vengono pronunciate, producono insieme la Fede Divina, la vera Speranza cristiana, la perfetta contrizione che procede dalla perfetta Carità, e costringono Dio Padre e Dio Figlio e Dio Spirito Santo ad entrare nell’anima e ad unirsi con essa nel modo più intimo, rimanendo così uniti con essa per l’eternità in cielo! E se nello stesso tempo molte amare grida salgono a Dio per impetrare perdono, le parole di cui sopra produrranno pure questo altro effetto meraviglioso perfino nell’anima del Protestante, « … che, pur riconoscendo così tanto la verità della Religione Cattolica, non ha avuto sfortunatamente il coraggio delle sue convinzioni e quindi di accettarla! È un peccato grave impugnare la verità conosciuta (peccato contro lo Spirito Santo, che … non verrà perdonato né in cielo né in terra … ci dice Gesù-Cristo! – ndt. -) ma per quanto sia grave, anche quello così come ogni altro peccato gli sarà perdonato; non importa quale sia la sua religione, per chi fa un atto di perfetta contrizione e ha la volontà di rispettare ogni altra condizione che un Dio misericordioso impone come condizione di perdono, sebbene possa non sapere esplicitamente quali siano queste condizioni, e … nonostante la Spiegazione della Dottrina Cristiana , non c’è condanna! ». Che strada facile e larga per il paradiso! S. O., dice ad ogni uomo, non importa quale sia la sua religione, di innalzarsi al cielo come l’uomo che ha cercato di sollevarsi in aria afferrando le stringhe dei suoi stivali! Ahimè! Quale dei due, Coxe o S. O., è più obnubilato, e soffre di più di strabismo mentale? Quale dei due, Fulton o il « prete più eminente famoso degli Stati Uniti », è l’uomo più infatuato e demente?. Quale dei tre, SO, o Coxe, o Fulton, soffre di più di rammollimento cerebrale? Quale dei tre si permetterà di attivare maggiormente il ciclone di tanti errori ed eresie? Quale dei tre è stato sollevato di più dai suoi piedi, ed è « il cappello di tutti gli sciocchi ». (Shak.). – Ahimè! l’articolo “Queer Explanation“, scritto da S. O. a favore dei protestanti, purtroppo farà gran danno, non solo ai Cattolici liberali, ma anche ai protestanti sinceri che cercano onestamente la verità; così in tutte le dichiarazioni di uomini come Coxe e Fulton, programmate per confermarli nei loro errori e per far credere loro che possano essere salvati fuori dalla Chiesa Cattolica; eppure il Rev. Padre Cronin dichiara solennemente che era assolutamente necessario! e il Rev. A. Young è della stessa opinione! – Leggiamo nelle Sacre Scritture che il Vescovo di Pergamo, sebbene abbastanza ortodosso, non usava abbastanza energicamente la spada della Parola di Dio, con la quale era armato per opporsi a certi falsi e perniciosi princîpi del suo tempo e della sua nazione, e diffidava i Cristiani dal seguirli. Infatti succedeva che quei princîpi errati si diffondevano più rapidamente e infettavano anche molti Cristiani. Per questa negligenza e le sue cattive conseguenze, il Vescovo viene severamente rimproverato da nostro Signore, che minacci lui e il suo gregge della punizione eterna, se non si pentono. (Apocal. II, 10, 16). – Nubi oscure di errore e di debolezza nella fede si sono addensate fittamente intorno a noi dal tempo della cosiddetta Riforma. È dovere speciale dei Sacerdoti disperdere queste nuvole parlando liberamente e chiaramente delle grandi verità della nostra Religione, specialmente sulla grande verità fondamentale, vale a dire: che la nostra Religione è rivelata da Dio e che la sua rivelazione è contenuta in un insegnamento divino di infallibile Autorità, e che nessuno sarà salvato senza essere disposto ad accettare questa autorità di insegnamento – la Chiesa cattolica – come sua guida sulla strada per il Paradiso. Su queste grandi verità, i Sacerdoti devono parlare con una fede viva, con un linguaggio ardente di amore per quelle verità, con parole, opere, miracoli, cioè con parole che creino nella mente degli ascoltatori una convinzione così profonda delle verità della nostra Religione, e che al tempo stesso accendano nei loro cuori un così grande amore per esse, come sono propensi a fare coloro che credono e vivono fino in fondo queste verità con una santa gioia ed un diletto spirituale. Questo è, in effetti, ciò che Gesù Cristo si aspetta che ogni Sacerdote faccia, specialmente ai nostri tempi, quando la fede nelle grandi Verità della nostra santa Religione si indebolisce ogni giorno, non solo tra le classi più elevate della società, ma anche tra le classi inferiori, soprattutto tra giovani uomini e giovani donne. Ma ahimè! il divino Maestro è tristemente deluso da tutti quei Sacerdoti che parlano così freddamente di Lui e della sua dottrina tanto da far credere che la loro fede sia piuttosto debole. Tale freddezza si trova generalmente in coloro che, considerandosi dotti e sapienti, si affidano troppo alla propria opinione ed al proprio giudizio in materia religiosa. Questi sono guidati solo dai propri lumi, e per mancanza di umiltà non esitano ad elevarsi più in alto della ragione umana. Così trascorrono tutta la loro vita nella pochezza delle loro idee e dei loro sentimenti – una piccolezza pure incredibilmente in tutto ciò che riguarda le grandi Verità della nostra Religione. – Tali uomini hanno l’abitudine di pensare sempre innanzitutto come possa un principio, o una pratica, o un fatto, essere al pubblico più accettabile. Questa abitudine, all’inizio quasi impercettibile, li conduce alla profanazione, e facilmente produce lo spirito di liberalisimo e di razionalismo in questioni di Fede. Il loro gusto troppo delicato e schizzinoso ha troppa considerazione per i sentimenti di una certa classe di persone. Siamo consapevoli che la carità cristiana ci richieda di avere il dovuto rispetto per i sentimenti del nostro prossimo, e siamo profondamente convinti che nessuno sia mai stato ancora affrontato con mezzi ben decisi. La carità, tuttavia, non solo non è incompatibile con la Verità, ma richiede sempre che l’intera Verità sia esposta bene, specialmente quando il suo nascondimento è causa di errore, o di perseveranza nell’errore e nel peccato, anche nelle questioni di più grande importanza. Quindi, a giudicare dalle opere dei nostri più grandi teologi cattolici, sembra che il teologo più profondo sia un uomo che non ceda al desidero studiato di rendere le difficoltà facili ad ogni costo, e ancor meno di negare ciò che è positivamente de fide. Si gestisce la verità religiosamente e coscienziosamente solo nel modo in cui Dio è lieto di comunicarla a noi, piuttosto che vedere quello che si possa fare da soli plasmandola con polemica, e così, a forza di abili manipolazioni, considerarla come una difficoltà. Senza dubbio, tutti questi preti non sono in armonia con lo spirito della Chiesa e dei Santi. Essi fanno molto male, non solo a se stessi, ma anche a coloro che entrano in contatto con loro. Con il loro esempio e con i loro princîpi precipitano nell’errore quelle persone che facilmente si lasciano guidare da essi, dimenticando il consiglio di San Giovanni Apostolo: « … Non credere in ogni spirito, ma prova gli spiriti, se sono di Dio ». (I. Giovanni, IV, 1). Devo solo aggiungere che sottopongo tutto questo e qualunque altra cosa abbia scritto, al giudizio superiore dei nostri Vescovi, ma soprattutto alla Santa Sede, desideroso con ansia di non pensare, di non dire nulla, di non insegnare null’altro se non ciò che sia approvato da coloro ai quali è stato affidato il sacro deposito della Fede, da coloro che vegliano su di noi e devono rendere conto a Dio delle nostre anime, a coloro che sono i Pastori di quella gloriosa CHIESA, fuori dalla quale … non c’è mai stata, già dal momento della sua istituzione, né c’è, né mai ci sarà, nessuna salvezza! Ave a te, cara e sempre benedetta Madre, tu che solo sei stata scelta: una, amata, Sposa adornata, Sposa casta, Sposa Immacolata, Regina Universale! Tutti ti salutiamo! Ti onoriamo, perché Dio ti onora; noi ti amiamo, perché Dio ti ama; ti obbediamo, perché tu ci comandi la volontà del tuo Signore. I passanti possono deriderti; i servi del principe di questo mondo potrebbero chiamarti tenebra; i figli degli incirconcisi possono scuoterti; la terra e l’inferno possono insorgere contro di te e cercare di spogliarti dei tuoi ricchi ornamenti e di confondere il tuo bel nome; ma tanto più cara tu resti ai nostri cuori; tanto più profondo e sincero è l’omaggio che ti porgiamo; e tanto più intensamente ti preghiamo di ricevere le nostre umili offerte, e di possederci come tuoi figli e vegliare su di noi, affinché non perdiamo mai il diritto di chiamarti nostra Madre.
[FINE]