EXTRA ECCLESIAM NULLUS OMNINO SALVATUR (18)

EXTRA ECCLESIAM NULLUS OMNINO SALVATUR (18)

IL DOGMA CATTOLICO:

Extra Ecclesiam Nullus Omnino Salvatur

[Michael Müller C. SS. R., 1875]

§ 14. IL LIBERALISMO CONDANNATO DALLA CHIESA

[S. O.  è a favore del Liberalismo; false asserzioni dei Cattolici liberali].

Dal modo in cui è scritto l’articolo Queer Explanation …, è evidente che S. O. è a favore del liberalismo, e il Rev. Padre Cronin, direttore della Buffalo Union & Times sostiene fortemente il liberalismo e predica contro la piccola meschinità dell’intolleranza nel suo articolo Narrow-Mindedness. (BU & T, 1 marzo 1888). Ora che cos’è il liberalismo?  – Dal tempo degli Apostoli i veri seguaci di Cristo sono stati chiamati Cattolici. Il significato di questa denominazione è sempre stato che essi appartenevano alla Chiesa una, santa, cattolica, apostolica e romana. Il termine Cattolicoli ha sempre distinti da ogni setta eretica. Erano conosciuti con questo termine in ogni parte del mondo. Nei ultimi recenti anni, tuttavia, sono sorte alcune persone che non sono soddisfatte del nome di Cattolico. Ed infatti esse si definiscono cattolici liberali. I Cattolici liberali affermano falsamente che « è un errore proteggere e promuovere la Religione », perché « la religione – dicono – prospererà molto meglio se lasciata sola; … che il mondo è entrato in una nuova fase ed ha iniziato ad organizzare un nuovo corso (il c. d. nuovo ordine mondiale, di ispirazione massonica – ndt. -) e di conseguenza la Chiesa dovrebbe adattarsi allo spirito dell’epoca, che la Religione non ha nulla a che fare con la politica, che Essa debba avere a che fare solo con la vita privata degli uomini, … che la Religione debba praticarsi dentro la Chiesa, ben inteso solo le Domeniche, che dobbiamo essere generosi nei nostri sentimenti religiosi verso i non Cattolici, cioè, … non dobbiamo dire loro che non c’è salvezza fuori dalla Chiesa Cattolica, non dobbiamo spiegare loro perché la salvezza sia impossibile fuori dall’ovile di Cristo; non dobbiamo mostrare loro la differenza tra la Fede Divina e quella umana, perché, se facciamo tutto questo, siamo di mentalità ristretta ed un popolo intollerante, siamo bigotti, che scaricano riprovazioni sul cattolico liberale. « Un uomo liberale non è mai intollerante, dice il Rev. Editor della BU & T. In una parola, un Cattolico liberale è un composto di principi veri e falsi. Ha due coscienze: una per la pubblico e un’altra per la sua vita privata. È Cattolico con il Papa, se possibile, ma liberale nelle opinioni religiose con tutti coloro che differiscono da lui nella fede. « È un credente – dice il Rev. Padre Cronin – con una visione ampia, e ha un’ampia carità per i sentimenti di altri che differiscono da lui nella fede ». – « I cattolici liberali – dice O. A. Brownson – manderebbero le persone in Paradiso più con l’eccezione che con la regola ». – « Abbiamo Cattolici, o uomini – dice Brownson – che si definiscono Cattolici, i quali, senza saperlo, difendono una politica di puro laicismo, che sotto un altro nome si intende ateismo politico, e – non sempre gli stessi individui – che difendono in teologia, a loro modo di vedere, il latitudinarismo più distruttivo: raramente incontriamo un Cattolico, uomo o donna, Sacerdote o laico, che ci permetterà di dire che fuori dalla Chiesa nessuno possa essere salvato, senza che sia qualificata l’asserzione e spiegata in modo tale da renderla privo di significato per le persone semplici che ignorano le sottigliezze, le eleganti distinzioni e le raffinatezze dei teologi. Quanti dei nostri Cattolici, pur ritenendo il protestantesimo come un errore contro la fede e un antagonista della Chiesa, sostengono che la massa dei protestanti sia fuori dalla via della salvezza e non potrà mai vedere Dio nella visione beatifica, a meno che prima di morire non diventino Cattolici, uniti a Cristo nella Chiesa che è il suo corpo? Al contrario, non ci troviamo di fronte a distinzioni teologiche, raffinatezze logiche, spiegazioni e qualifiche sottili, che ci mettono tutti nel torto? » – « È solo negli ultimi tempi – dice Mons. Hay – che questo modo liberale di pensare e di parlare della necessità per la vera Fede di essere in comunione con Cristo nella sua Chiesa è apparso tra i membri della Chiesa, mentre questo era ritenuto normale dai Cattolici in tutte le epoche precedenti, ed è uno dei più grandi motivi della sua condanna: è una novità, è una nuova dottrina, mai inaudita fin dall’inizio, anzi, è direttamente opposta alla dottrina uniforme di tutte i grandi lumi della Chiesa in tutte le epoche precedenti: questi grandi e santi uomini, i testimoni più ineccepibili della fede cristiana dei loro tempi, non conoscevano altro linguaggio su questo argomento, che quello che avevano udito pronunciato davanti a loro da Cristo e dai suoi Apostoli; essi sapevano che il loro divino Maestro aveva dichiarato: « Chi non crede sarà condannato »; udirono il suo Apostolo proclamare un terribile anatema contro chiunque, foss’anche un Angelo del cielo, avesse osato alterare il Vangelo che aveva egli predicato (Gal 1, 8). Lo avevano sentito affermare in termini espressi che « senza la fede è impossibile piacere a Dio; » e tenevano costantemente lo stesso linguaggio e non vedendo il più piccolo spazio nella Scrittura per poter pensare che quelli che erano fuori della Chiesa potessero essere salvati per la loro ignoranza invincibile, illusione ingannevole che neppure una sola volta è dato incontrare in tutti i loro scritti o negli scritti di ogni solido teologo Cattolico, come abbiamo dimostrato. Come mai, poi, accade al giorno d’oggi che alcuni che si professano membri della Chiesa di Cristo, sembrano riconsiderare questa verità in questione continuando a implorare il favore per coloro che non sono della loro comunione, proponendo delle scusanti per loro e usando tutti i loro sforzi per provare una possibilità di salvezza per coloro che vivono e muoiono in una falsa religione? « Questo è uno di quei dispositivi che il “nemico delle anime” utilizza in questi tempi infelici per promuovere la propria causa, e che ci siano motivi per temere che, per varie ragioni, abbia trovato la sua strada anche tra coloro che appartengono all’ovile di Cristo, perché, – (1) vivendo in mezzo a coloro che professano false religioni e con i quali spesso hanno le connessioni più intime, e per i quali naturalmente e lodevolmente nutrono un amore e un affetto, si rendono inizialmente non disposti a pensare che i loro amici possano essere fuori dalla via della salvezza, poi procedono a desiderare e sperare che non lo siano, quindi vengono a rimettere in discussione il loro essere tali, e da questo il passo è facile per afferrare con ogni pretesto di persuadersi – (2) I principi latitudinari si trovano ovunque in questi nostri giorni, essi sono una misericordia non convenuta, per così dire, che si trova in Dio per i maomettani, gli ebrei e gli infedeli, che non erano mai stati ascoltati dai Cristiani. Questo è indorato con un carattere specioso di un modo di pensare liberale e con sentimenti generosi; ed è diventata una moda il pensare e il parlare in questo modo. Ora la moda è la più potente arma persuasiva, contro la quale anche le brave persone non sempre resistono; e quando uno sente questi sentimenti ogni giorno rimbombare nelle proprie orecchie, e tutto ciò che sembra loro contrario ridicolizzato e condannato, cede naturalmente all’illusione e distoglie la sua mente dal desiderio di esaminare la forza di questi sentimenti, per paura di scoprire la loro falsità. Quando, per paura di essere disprezzati, desideriamo che tutto sia vero, la traslazione è molto facile da credere che sia vera, e senza ulteriori approfondimenti viene adottata come definitiva ogni dimostrazione sofisticata della ragione a suo favore. – (3) Molto spesso anche l’interesse del mondo concorda con la sua influenza prepotente a produrre lo stesso fine. Un membro della Chiesa di Cristo vede il suo amico separato, al servizio ed in credito presso il mondo, e si vede capace di rendergli grandi servizi, e sa che, se dovesse abbracciare la vera Fede, perderebbe tutta la sua influenza e diventerebbe inadatto nel servirlo. Questo lo rende freddo nel desiderare la sua conversione; anche se il pensiero che il suo amico non sia sulla via della salvezza lo addolora; perciò comincia a desiderare che possa essere salvato così come è, nella sua religione. Quindi egli giunge alla speranza che possa salvarsi anche così, e adotta volentieri qualsiasi dimostrazione o prova che glielo faccia pensare. È vero, infatti, tutte queste ragioni avrebbero poca influenza su di un membro sincero della Chiesa di Cristo, che comprende la sua Religione e ha il giusto senso di ciò che Essa gli insegna su questo capo. Ma la grande disgrazia di molti che adottano questi modi sciolti di pensare e parlare è: – (4) che ignorano i fondamenti della loro Religione; non esaminano a fondo la questione ed una volta infettati dallo spirito del giorno, non sono più disposti a riesaminarla; ed anche se essi non riescono a scusarsi con un amico zelante e ad aggrapparsi a quei miserabili sofismi che sono asseriti a favore del loro modo di pensare sciolto, rifiutano di aprire gli occhi alla verità, o persino di guardare alle ragioni che la supportano. » – « Non sufficientemente – dice Brownson – si capisce la relazione della Chiesa con l’Incarnazione, l’ordine della Grazia, la funzione della Chiesa nell’economia della salvezza, il fine della Religione, la disposizione del mondo nel confondere la liberalità con la carità. Non vedono che la Chiesa cresce, per così dire, dall’Incarnazione, di cui è, in qualche modo, la continuazione visibile sulla terra, e dalla quale Essa è inseparabile ».  La rigenerazione del mondo è stata prefigurata nella sua prima creazione. Dopo cinque giorni di attesa, di preparazione, di creazioni preliminari, Dio ha fatto il primo uomo « dal fango della terra, terreno ». In lui ha unito, in una persona umana, due sostanze diverse, quella propriamente appartenente anche agli Angeli, e l’altra agli animali: la mente e il corpo, e poi lo ha nominato padrone e signore di tutte le creature che popolano l’aria, la terra e le acque. Dopo aver terminato questa creazione della natura umana, l’ha completata con la formazione di Eva, tratta dal fianco di Adamo, e con questa aggiunta la razza umana è stata costituita in modo da vivere e perpetuarsi, allo stesso modo, dopo una serie di cinquemila anni (secondo i “Settanta”), dopo questi cinque lunghi giorni dedicati all’annuncio, alle figure, ai preparativi e ai preliminari del suo arrivo, apparve il nuovo Adamo, « disceso dal cielo e celeste ». In Lui pure le due nature, la divina e l’umana, sono unite insieme, nell’unica Persona di Dio Figlio. È nominato Re degli Angeli e degli uomini. Successivamente la sua incarnazione, in un certo senso, è finita, compiuta nella sua pienezza, dalla formazione della Chiesa, la sua sposa, che è scaturita dal suo fianco aperto sulla croce; e con l’incorporazione dei fedeli in Gesù Cristo nel seno della Chiesa, il Cristianesimo è completo: vive, cresce, dà vita alla terra e ai popoli il Paradiso. « Dio – dice San Paolo – tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di Colui che si realizza interamente in tutte le cose. » (Ephes. I, 22, 23.) Di tutte le parti del corpo, il capo è l’organo principale, quindi l’inizio di una cosa è chiamato  « capo », poiché la natura umana di Gesù Cristo è ipostaticamente unita alla Divinità, Egli possiede la pienezza della Grazia e la comunica a tutti i membri del suo Corpo mistico. Quindi l’Apostolo dice: « colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. » (Rom. VIII, 9) La Chiesa è il Corpo mistico di Cristo, e il suo complemento o perfezione, essendo il capo incompleto senza il corpo; ma quando il capo ha tutti i membri del corpo, così che nessuno manca, allora il corpo è interamente completo, dice San G. Crisostomo. Sebbene Cristo sia già perfetto di per se stesso, tuttavia si considera incompleto e, per così dire, una testa mutilata nei membri, se non ha la Chiesa come corpo unito a Lui. – Quindi san Paolo dice: « Poiché il corpo è uno e ha molti membri e tutte le membra del corpo, sebbene siano molte, eppure sono un solo corpo: così anche Cristo ». (I. Cor. XII. 10) Su queste parole Sant’Agostino commenta così: « San Paolo non dice: così anche il corpo o le membra di Cristo; ma così anche Cristo. Dice che la testa e il corpo sono un solo Cristo. E questo non dovrebbe apparire incredibile per noi; perché, se la natura divina di Cristo, che differisce infinitamente ed è incomparabilmente più sublime della sua natura umana, era così unita ad essa da essere una sola Persona, quanto è più credibile che i fedeli e i santi Cristiani siano un solo Cristo con Cristo uomo! L’intero Cristo è testa e corpo. Il capo e i membri sono un solo Cristo. La testa era in cielo e disse: « Paolo, perché mi perseguiti? ». – « Siamo con lui in cielo con la speranza, ed Egli è con noi sulla terra con la carità ». (Lib. I. de Peccat. Merit., 31).  – Quindi Cristo a volte è chiamato l’intera Chiesa. (I. Cor. XII, 10). Pertanto spesso anche si dice che siamo in Cristo, che cresciamo, lavoriamo e soffriamo in Lui; quindi anche l’Apostolo dice che Cristo vive in lui e lui in Cristo. Quindi è tutta la nostra speranza, tutta la nostra consolazione. – La comunità sulla terra di quei Cristiani che sono uniti sotto un unico Capo comune, il Papa, come successore di San Pietro, e che professano la stessa Fede e prendono gli stessi Sacramenti, sono chiamati Corpo di Cristo. « Questo corpo – dice Cornelius a Lapide – deriva la sua vita spirituale da Cristo, il suo capo. Questa vita è chiamata l’anima della Chiesa. Questa vita « l’anima della Chiesa » è generale e imperfetta, oppure è speciale e perfetta. La vita generale e imperfetta è la vera fede, e la vita speciale e perfetta del Corpo della Chiesa è la Carità divina. Coloro dei fedeli che sono animati dalla vera fede divina e dalla carità, che è riversata nei loro cuori dallo Spirito Santo, sono, quindi, uniti a Cristo, il loro Capo, e formano il suo Corpo perfetto. Quelli dei fedeli che sono animati solo dalla vita generale e imperfetta, per la sola fede, sono, è vero, membri del corpo della Chiesa, ma sono membri imperfetti; e se morissero in quello stato, sarebbero persi per sempre. Ma poiché essi sono membri del Corpo di Cristo, sebbene siano membri defunti, possono diventare membri perfetti mediante la Carità divina, se traggono profitto dalle grazie che fluiscono da Cristo su tutte le membra del suo corpo. Quindi, poiché il membro di un corpo che non è unito agli altri membri e al corpo intero, non può ricevere alcun nutrimento e la vita attraverso il suo corpo, così, anche, un Cristiano non può vivere della vita perfetta della Chiesa, se è non unito dalla Carità divina con tutto il resto dei fedeli e all’intero Corpo della Chiesa. »(Commento In Epist. ad Efes., c. IV., v. 16, e in Epist. ad Tim., c. II., v. 20.). « Se qualcuno – dice Cristo – non rimane in me, sarà tagliato come un ramo e appassirà, lo raccoglieranno e lo getteranno nel fuoco; e brucierà » (San Giovanni, XV, 6).  – Dopo essere stati uniti nel battesimo al Corpo di Cristo, la sua Chiesa, possiamo rimanere uniti a Cristo, il suo Capo, solo con la vera Fede divina e con la carità. Ma per la vera Carità non si può essere esclusi dall’unità della Chiesa, dice Sant’Agostino. Siccome tutti gli eretici, senza eccezione, sono separati dal Corpo di Cristo, che è la Chiesa, e sono dei rami staccati dalla vite, che è  Cristo, la linfa della Fede e della Carità divina non può scorrere in essi, finché non siano uniti al Corpo di Cristo, la Chiesa. Chi pensa dunque di poter fare del bene a se stesso, e non è unito alla vite; e colui che non è unito alla vite, non è unito a Cristo; e colui che non è unito a Cristo non è Cristiano. (St. August Tract. 21.). « La Chiesa, quindi – dice O. A. Brownson – vive in Cristo, ed Egli vive in Essa; la propria vita è la sua vita, e gli individui si uniscono a Lui e vivono la sua vita essendo uniti ad Essa e vivendo la loro vita in Essa. Essere separato da Essa, è quindi essere separato da Lui, essere separato dal Verbo Incarnato stesso, l’unico Mediatore tra Dio e gli uomini, e dal nostro fine, essendo Egli il mezzo per la sua realizzazione. – « Tutto ciò che la Divina Provvidenza ha prodotto nel corso dei secoli esisteva – come dice Sant’Agostino – dall’inizio della creazione, nelle cosiddette cause semenziali, radicali, fondamentali, come per la germinazione di ogni specie, di animali e di corpi materiali, in modo che tutte le cose nella creazione raggiungono la loro perfezione in virtù di questo seme imperituro, che esiste nella loro natura fin dall’inizio del mondo. Ora, poiché l’uomo è destinato alla felicità soprannaturale, è necessario che sia in lui il seme imperituro della Grazia divina. San Giovanni allude a questo seme divino quando dice: « Chiunque è nato da Dio non commette peccato, perché un germe divino dimora in lui, e non può peccare perché è nato da Dio. » (1 Giov. Cap. III., 9.) Un essere razionale può ottenere un oggetto con il fare un solo atto, ma quell’atto non può avere il potere di metterlo in possesso di un oggetto che è di ordine soprannaturale. Ora la beatitudine eterna è un bene di un ordine soprannaturale, e solo Dio ha sempre goduto di quella gloria e felicità perfetta; non importa quanto grande possa essere la perfezione naturale di un uomo, ma egli non può, per un atto della sua perfezione naturale, entrare in possesso di un oggetto di perfezione soprannaturale: è solo per Grazia divina che egli può meritarla ed ottenerla, e questa grazia è concessa solo nella Chiesa. » – « Non c’è – dice Brownson – nessun nome sotto il cielo tra gli uomini, se non il Nome di Gesù Cristo mediante il quale noi possiamo essere salvati, non c’è salvezza in nessun altro nome: è ciò che deve essere detto al Cattolico: che Cristo, come Salvatore, è nella Chiesa, che è il suo Corpo, e che è nella Chiesa, e non in nessun’altra parte, che può operare la sua salvezza. È pur vero che se Egli è nella Chiesa, è anche fuori di Essa, operando nei cuori di coloro che non vi sono ancora dentro; ma opera ad Ecclesiam, per portarli cioè dentro, affinché li salvi la dentro, e non per salvarli senza Lui. Egli ama la sua Chiesa, che è la sua Eletta, la sua Amata, la sua Sposa, e ha dato la vita per Essa. In Essa, per così dire, concentra tutti i suoi affetti, le sue grazie e le sue provvidenze, e tutte le creature e gli eventi sono ordinati in riferimento ad Essa. Senza di Essa tutta la storia è inspiegabile, una favola, e l’universo stesso è privo di significato e senza scopo. La salvezza delle anime stesse avviene attraverso di Essa, e Dio non avrà figli che non siano anche i suoi (della Chiesa): Egli è un solo Padre, e così non può esserci che una sola Madre, e nessuno è del Padre che non sia anche della Madre. Tutti i Padri e Santi, sono chiari ed espliciti su questo, e chiaramente insegnano che la disonorerebbe e renderebbe Dio un adultero, colui che supporrebbe la salvezza di una sola anima di cui Essa non è la Madre spirituale. – « Dio, nello stabilire la sua Chiesa dalla fondazione del mondo, nel dare la sua vita sulla croce per Essa, e dimorare sempre con Essa nei suoi tabernacoli fino alla consumazione del mondo, l’ha adornata come una Sposa con tutte le grazie dello Spirito Santo, chiamandola sua amata, sua sposa, e ci ha insegnato come Egli la guardi, quanto profondo e tenero, quanto infinito e inesauribile sia il suo amore per Essa, e con quale amore e onore noi quindi dobbiamo considerarla. Egli ci ama, è vero, con un amore infinito ed è morto per redimerci; ma Egli ci ama e vuole la nostra salvezza solo nella, e attraverso la sua Chiesa. Ci vuole portare a Se stesso e non cesserà mai di essere un amante che corteggi il nostro amore; ma vuole che lo amiamo, lo riveriamo e lo adorariamo solo come figli della sua Amata. La nostra venerazione e il nostro amore devono ridondare a sua gloria come della sua Sposa, e rallegrare il suo cuore materno, ed ingrandire la sua gioia materna, altrimenti non li vuole, non li riconosce. « Oh, è spaventoso dimenticare il posto che la Chiesa detiene nell’amore e nella Provvidenza di Dio, e considerare la relazione con la quale le stiamo accanto, come una questione di nessuna importanza! Essa è l’unico grande oggetto su cui sono fissati tutto il cielo, tutta la terra, e tutto l’inferno. Ecco la sua personificazione nella Beata Vergine, la Santa Madre di Dio, la gloriosa Regina del cielo. Umile ed oscura, visse povera e silenziosa, eppure tutto il cielo volse gli occhi verso di Lei; tutto l’inferno tremava davanti a Lei, tutta la terra aveva bisogno di Lei, era cara a tutte le schiere del cielo, perché in Ella vedevano la loro Regina, la Madre della grazia, la Madre delle misericordie, il canale attraverso il quale tutto l’amore e le misericordie, e le grazie e le bontà dovevano scorrere agli uomini, e ritornare a gloria ed onore del loro Padre. La più umile delle fanciulle mortali, la più bassa sulla terra, davanti a Dio era la più alta in cielo. Così è la Chiesa, la nostra dolce Madre. Oh, non è creazione dell’immaginazione! Oh, non è un semplice incidente nella storia umana, nella divina Provvidenza, nella grazia divina, nella conversione delle anime! È una gloriosa realtà vivente, che vive il divino: la vita eterna di Dio. Il suo Creatore è il suo sposo, ed Egli la pone, dopo di Lui, al di sopra di tutto: sul cielo, sulla terra e sotto terra. Tutto quello che poteva fare per adornarla ed esaltarla, Egli lo ha fatto. Tutto quello che poteva dare ha dato; poiché si dona e le unisce in un’unione indissolubile con se stesso. – « Abbiamo sempre riflettuto seriamente su cosa sia la Chiesa, abbiamo considerato il suo rango nell’universo, la sua relazione con Dio, il posto che Essa tiene, per così dire, nei suoi affetti: il nudo pensiero della salvezza di una singola anima non generata spiritualmente da Essa ci farebbe orribilmente inorridire. » – « Ecco la grande massa di persone fuori dalla Chiesa, incredula ed eretica, incurante ed indifferente, ed è inutile aspettarsi di fare qualsiasi impressione generale su di loro, a meno che non si presenti la questione della Chiesa come una questione di vita o di morte, e non possiamo riuscire a convincerli che, se vivono e muoiono la dove sono, non potranno mai vedere Dio. Questa è la dottrina, la dottrina precisa. È vera? Sì o no? È negata? Da chi? Da quelli che sono fuori dalla Chiesa: certamente, e questa è la principale ragione per cui si accontentano di vivere e morire fuori dalla Chiesa? È negato da quelli nella Chiesa? Il Cattolico osa negarlo? Da quale individuo o da classe di persone siamo noi autorizzati nella nostra santa Fede a promettere anche la nuda possibilità di salvezza, senza che si sia uniti alla comunione visibile della Chiesa di Dio? Senza dubbio, la verità va sempre rispettata, poi ne scaturiranno le conseguenze. « Quelle povere anime, per le quali il nostro Signore ha versato il suo prezioso sangue, e per le quali sanguinano di nuovo le care ferite nelle sue mani, nei suoi piedi, nei suoi fianchi, sono strette nelle catene dell’errore e del peccato, sospese sul precipizio, pronte a cadere negli abissi sottostanti, di sotto, inducono tutti coloro che hanno un cuore di carne, o qualsiasi viscere di compassione, a parlare, a gridare ad alta voce con toni terribili e penetranti per avvertirle del loro imminente pericolo, piuttosto che adularli o con l’intenzione di lusimgarli con la speranza che, dopo tutto, la loro condizione non sia pericolosa. » – Ahimè! un uomo deve essere veramente indifferente a Dio e alla Religione, deve essere senza cuore e senza motivazioni per tollerare silenziosamente tali errori religiosi. È nella natura stessa di ogni uomo onesto, quando conosce la verità, il custodirla con gelosa vigilanza, e di respingere con indignazione ogni mescolanza di menzogna. Guardate l’insegnante di matematica, quando scopre un errore nel calcolo dei suoi allievi, non lo condanna forse? È questo essere intollerante? Guardate il musicista, il direttore di un coro, non si indigna forse quando qualcuno canta in modo stonato o fuori tempo? Guardate l’avvocato che ha studiato attentamente le leggi e sta con eloquenza perorando il suo caso. Cita una certa legge, egli l’ha letta anche quella stessa mattina. Supponiamo che gli si dica che nessuna legge del genere sia mai esistita. Non è egli forse indignato per questa smentita? Non è geloso di ciò che sa essere la verità? Guardate quel medico esperto. Prova, se riesci, a fargli credere che i peccati contro natura non danneggino il sistema nervoso; se è così, puoi anche provare a convincerlo che il veleno non ucciderà mai. – Ogni uomo onesto custodisce la verità con la cura più gelosa, e incolpereste forse il ​​buon Cattolico per aver gelosamente custodito la verità più elevata – quella verità che Dio stesso ha rivelato – quella verità da cui dipende tutta la nostra felicità, qui e in futuro? « Il nostro intelletto – dice San Tommaso – è programmato per la verità e per non pensare che secondo verità: l’intelletto non è una facoltà o un potere che è, di per sé, libero, come la volontà: non può provare ad abbracciare che la verità, non è libero di accettarla o rifiutarla, tranne quando l’ignoranza mette la mente in uno stato tale da renderla incapace di vedere la verità. Ogni volta che la mente vede la verità, è costretta ad accettarla. Se la mente non vede la verità, è inattiva – non fa nulla. Se in questo caso asserisce una proposizione piuttosto che un’altra, tale affermazione è semplicemente un atto della sua volontà e non un atto dell’intelletto. Se mi viene chiesto se la luna è abitata, posso affermare che lo sia, semplicemente perché scelgo di farlo, ma non sono obbligato a fare questa affermazione presentando alcuna prova, perché in realtà non lo so. Ma se mi viene chiesto, quanto fa due più due, non posso scegliere la mia risposta; sono costretto a dire “quattro”. L’intelletto, quindi, è tenuto a riconoscere la verità quando vede la verità. Ma la volontà potrebbe negarla. L’intelletto di ogni uomo non può fare a meno di riconoscere l’esistenza di Dio secondo i basilari princîpi del giusto o sbagliato. Ma una volontà perversa potrebbe negare queste verità. Di tutte le cose che costituiscono un bene per gli uomini, la verità è, senza dubbio, il bene più grande. La verità è cosa ottima per l’intelletto. Così come l’occhio è fatto per ricevere la luce, l’orecchio per ricevere i suoni, e la mano per fare ogni tipo di lavoro, così l’intelletto è fatto per vedere e abbracciare la verità, per unirsi alla verità e trovare il suo riposo solo nella verità. La verità è cosa ottima per il cuore. Il cuore è destinato ad amare qualcosa. Ora, quando l’intelletto non mostra un oggetto essere un amore onesto, il cuore è sicuro di insozzarsi con un amore sordido. La verità è cosa ottima per la società. Se la verità non guida i suoi passi, la società cadrà nella miseria, e nel mettersi contro le leggi divine dell’universo, sarà rapidamente portata alla rovina. La verità è cosa ottima per gli uomini. Essi non possono raggiungere il loro fine ultimo – non possono cioè raggiungere la bontà eterna – se non per mezzo della verità. La verità per gli uomini è così necessaria, che il Figlio di Dio scese dal cielo per insegnare loro la verità. La verità, quindi, è soprattutto buona cosa; è un bene molto più grande della ricchezza e degli onori; è al di sopra della vita e della morte, al di sopra degli uomini e degli Angeli. Dio è l’unica fonte della verità; la verità sola conduce a Lui, poiché essa viene da Colui che è la Verità stessa. Se è così, che diritto può esserci per chiunque di oscurare la Verità? Che diritto può avere un sacerdote liberale di professare il liberalismo, un misto di principi veri e falsi? « Una cosa – dice San Tommaso d’Aquino – diventa impura mescolandola con una sostanza di pregio inferiore, come, ad esempio, l’oro mescolato con l’ottone, o l’argento con il piombo; allo stesso modo, la verità peggiora e perde lo splendore della sua purezza mescolandola con l’errore. « Il protestantesimo non è sorto in questo modo? Che diritto ha quindi un sacerdote liberale di affermare o approvare allegramente tante menzogne ​​nell’articolo « Una strana spiegazione? ». Che diritto ha il pio liberale Padre Cronin di dire « ciò che è necessario in questo Paesese il Paese deve essere sempre convertito alla fede cattolica – è più di una di queste queste lettere come quella in questione (… scritta da un sacerdote liberale e pubblicata dal paternalista liberista Cronin) e meno di questi libri che, attraverso il loro fraseggio inesatto, forniscono argomenti ai nemici della Chiesa per presentarla come insegnante di ciò che non insegna ». In altre parole, dobbiamo avere sacerdoti più liberali che predicano il liberalismo in tutto il Paese, e Sacerdoti meno ortodossi, che difendono le dottrine della Chiesa, e poi, naturalmente, tutti i Cattolici saranno presto Cattolici liberali, e i protestanti diventeranno facilmente cattolici liberali, perché non vedono più molta differenza tra liberalismo e protestantesimo! Ah!, che diritto hanno questi di proclamare il loro insegnamento erroneo, che addolora l’anima, fa rabbrividire, rattrappisce la coscienza e infligge indicibili miserie al Paese e alle persone infelici che sono portate ad avallare le sue fallaci affermazioni? No, non esiste un tale diritto. La ragione, la coscienza e la Chiesa Cattolica condannano tale licenza, che è una discussione tanto libera, come la chiama, in un’allocazione tenuta da Pio IX, il 9 dicembre 1854. Sua Santità dice: « Non è senza dolore che ho appreso di un altro, non meno pernicioso errore, che è stato diffuso in diverse parti dei paesi cattolici, ed è stato assorbito da molti Cattolici, che sono dell’opinione che coloro che non sono affatto membri della vera Chiesa di Cristo, possano essere salvati. Quindi discutono spesso la questione riguardante il futuro destino e la condizione di coloro che muoiono senza aver professato la Fede Cattolica, e danno le ragioni più futili a sostegno della loro falsa opinione. ….  « È davvero di fede che nessuno possa essere salvato al di fuori della Chiesa Apostolica Romana, che questa sia l’unica arca della salvezza, e che colui che non è entrato in Essa, perirà nel diluvio ». – Nella sua Lettera enciclica, datata 10 agosto 1863 (Quanto conficiamur), Papa Pio IX. Dice: « Devo menzionare e condannare di nuovo quell’errore molto pernicioso in cui vivono alcuni Cattolici, che sono dell’opinione che quelle persone che vivono nell’errore e non hanno la vera Fede, e che siano separate dall’unità cattolica, possano ottenere la vita eterna. Ora questa opinione è molto contraria alla Fede Cattolica, come è evidente dalle semplici parole di Cristo: « Se non ascolterà la Chiesa, sia per te come il pagano e il pubblicano ». Matt. XIII, 17; « … colui che non crede, sarà condannato. » Marco, XVI, 16: – « … Colui che disprezza te, disprezza me; e colui che ha disprezzato, ha disprezzato Colui che mi ha mandato ». (Luca, X, 16) – : « Colui che non crede, è già giudicato ». (Giovanni, III. 18); « È di fede che, come c’è un solo Dio, così anche c’è una sola fede e un solo Battesimo. Andare al di là di questo nelle nostre inchieste significa essere empi. » (Allocution, 9 dicembre 1854.) Il 18 giugno 1871 papa Pio IX, rispondendo a una delegazione francese guidata dal Vescovo di Nevers, disse: « Figli miei, le mie parole devono esprimervi ciò che ho nel cuore. Ciò che affligge il vostro paese e impedisce di meritare le benedizioni di Dio, è la mescolanza di principi. Io lo dirò, o non troverò la mia pace. Ciò che temo non è la Comune di Parigi, quegli uomini miserabili, quei veri demoni dell’inferno, che vagano sulla faccia della terra: no, non la Comune di Parigi; ciò che io temo è il Cattolicesimo liberale. … L’ho detto più di quaranta volte, e ve lo ripeto ora, per l’amore che vi porto. Il vero flagello della Francia è il Cattolicesimo liberale, che si sforza di unire due principi, che ripugnano l’uno all’altro come il fuoco e l’acqua. Figli miei, vi scongiuro di astenervi da quelle dottrine che vi stanno distruggendo. … Se questo errore non viene fermato, porterà alla rovina della Religione e della Francia » . In un breve, in data 9 luglio 1871, a Mons. Segur, il Santo Padre dice: « Non sono solo le sette infedeli che stanno cospirando contro la Chiesa e le Società che la Santa Sede ha spesso rimproverato, ma anche quegli uomini che, professando di agire in buona fede e con retta intenzione, sbagliano nel carezzare le dottrine liberali ». Il 28 luglio 1873, Sua Santità si espresse così: « I membri della Società Cattolica di Quimper non corrono certo il rischio di essere allontanati dalla loro obbedienza alla Sede Apostolica dagli scritti e dagli sforzi dei nemici dichiarati della Chiesa; ma possono scivolare sulla china di quelle cosiddette opinioni liberali che sono state adottate da molti Cattolici, per altro onesti e pii, che, per l’influenza del loro carattere religioso, possono facilmente esercitare un potente ascendente sugli uomini, e portarli ad opinioni molto perniciose. Dite dunque ai membri della Società Cattolica, che nelle numerose occasioni in cui abbiamo censurato coloro che hanno opinioni liberali, non intendevamo riferirci a quelli che odiano la Chiesa, che sarebbe stato cosa inutile da riprovare, ma coloro che abbiamo appena descritto. Questi uomini conservano e promuovono il veleno nascosto dei principi liberali, che hanno succhiato come latte della loro educazione, facendo finta che quei principi non siano infetti da malizia e non possano interferire con la Religione; così instillano questo veleno nella mente degli uomini e propagano i germi di quelle perturbazioni attraverso le quali il mondo è stato a lungo oppresso ». – La nostra fede, per essere gradita a Dio, deve essere solida; e secondo la dichiarazione del Concilio Vaticano, la nostra fede è solida quando evitiamo non solo di aprirci all’eresia, ma anche diligentemente la sfuggiamo, e nei nostri cuori dissentiamo da quegli errori che si avvicinano più o meno strettamente nell’osservare religiosamente quelle costituzioni e decreti con cui tali opinioni malvagie, direttamente o indirettamente, sono state vietate e proibite dalla Santa Sede. (Concilio Vaticano, Can. IV), Come, ad esempio, « Le Opinioni che si appoggiano al naturalismo o al razionalismo, la cui somma e scopo è sradicare le istituzioni cristiane e stabilire nella società la regola dell’uomo, ponendo Dio fuori considerazione. Un’intera professione di Cattolicità non è affatto coerente con queste opinioni. Allo stesso modo, non è lecito seguire una regola nella vita privata, ed un’altra nella vita pubblica, cioè, in modo che l’autorità della Chiesa possa essere osservata nella vita privata e trascurata nella vita pubblica. Ciò equivarrebbe a unire virtù e vizio e rendere l’uomo in conflitto con se stesso, quando, al contrario, dovrebbe essere coerente con se stesso, e al contrario condurre, nessun tipo di vita, che si allontani dal Cristianesimo. » (Leone XIII, Enc. Immortale Dei). In altre parole, non è lecito essere Cattolici liberali, ed è molto peggio essere un Sacerdote liberale; è un dovere di tutti i filosofi (e molto più di tutti i sacerdoti) che desiderano rimanere figli della Chiesa e di tutta la filosofia, non affermare nulla di contrario agli insegnamenti della Chiesa e ritrattare tutte queste cose quando la Chiesa li dovesse ammonire. L’opinione che insegna il contrario, Noi pronunciamo e dichiariamo del tutto erronea e al massimo grado dannosa per la fede della Chiesa e la sua autorità. « (Litteræ Pii IX.”Gravissimas inter“, ad Archiep. Monac. E Freising. 1862.). – Un Sacerdote, quindi, che difende il liberalismo, è in opposizione agli insegnamenti della Chiesa e non può rimanere figlio della Chiesa. Un cattolico liberale, pertanto, non è un vero Cattolico. La parola “Cattolica” non è una parola vana e vuota. Essere un vero Cattolico significa professare saldamente tutte quelle verità che Cristo e i suoi Apostoli hanno insegnato, che la Chiesa Cattolica ha sempre proclamato, che i Santi hanno professato, che i Papi e i Concili hanno definito, e che i Padri e i Dottori della Chiesa hanno difeso. Chi nega anche una di quelle verità, o esita a ritenerne qualcuna, non è Cattolico. Ritiene di esercitare il diritto di giudizio privato riguardo alla dottrina di Cristo, e quindi è un eretico. Il vero Cattolico sa e crede che non ci può essere compromesso tra Dio e il diavolo, tra verità ed errore, tra fede ortodossa ed eresia, tra fede divina e umana, tra vero e falso Cristianesimo,tra Cattolici e protestanti. San Paolo, l’Apostolo, parlava liberamente e diceva chiaramente la verità dalle mura della sua prigione; questo perché non accettava compromesso. San Pietro parlava liberamente, chiaramente e con forza davanti agli anziani, dicendo che è meglio obbedire a Dio che agli uomini; e questo perché non era un compromesso. L’apostolo Sant’Andrea proclamava la pura verità dal legno della croce; questo non era un compromesso. Santo Stefano, il primo martire, non scese a compromessi. Quando fu accusato di essere un seguace di Gesù di Nazareth, egli, a sua volta, accusò i suoi nemici di essere gli assassini di Cristo. Tutti i Santi martiri della Chiesa non sono venuti a compromessi. Essendo accusati dai pagani per la follia di adorare e seguire un Dio crocifisso, essi, a loro volta, hanno accusato i pagani per l’empietà di adorare le creature e seguire il diavolo. Perché il nostro Santo Padre, Papa Pio IX, e poi ancora il nostro Santo Padre, Leone XIII., sono stati prigionieri? È perché né l’uno né l’altro potrebbero scendere mai a compromessi. Perché in Germania c’erano così tanti Vescovi e Preti esiliati o in prigione? È perché non erano compromessi. Perché la Chiesa Cattolica è stata perseguitata in Germania e in altre parti del mondo? È perché Dio, attraverso la persecuzione, purifica la sua Chiesa dai cattolici liberali o dai compromessi. E poiché ci sono così tanti Cattolici liberali in questo Paese, la persecuzione deve venire a separarli dalla Chiesa. Quei Cattolici compromessi, ha detto un noto convertito a Detroit, in Michigan, mi hanno tenuto fuori dalla Chiesa per vent’anni, finché alla fine ho incontrato un Sacerdote buono, coscienzioso e colto, che mi ha insegnato chiaramente che, se volevo salvare la mia anima, dovevo diventare un membro del Corpo di Cristo – la Chiesa cattolica – per essere unito al suo capo – Gesù Cristo – da cui la grazia santificante fluirà poi sulla tua anima e prepararti per la vita eterna.- « Indubbiamente – dice il vescovo Hay – è lodevole mostrare ogni indulgenza e condiscendenza verso coloro che ne sono privi, e comportarsi verso di loro con tutta clemenza e mitezza. » – « Ma tradire la verità con una tale opinione, costituisce un crimine doloroso, e altamente pregiudizievole per entrambe le parti. L’esperienza, infatti, dimostra che il modo di pensare e parlare “liberale”, che alcuni membri della vera Chiesa hanno adottato  ultimamente, produce le peggiori conseguenze, sia per se stessi che per coloro che desiderano favorire ».

(1) Coloro che sono separati dalla Chiesa di Cristo sanno bene che Essa costantemente professa, come un articolo del suo Credo, che, senza la vera fede, e fuori dalla sua comunione, non c’è salvezza. E nel vedere i membri di quella Chiesa parlare dubbiosamente su questo punto, e che sembrano mettere in discussione la verità della dottrina, e persino accampare pretesti e scuse per spiegarlo, cosa possono pensare? Che effetto deve avere questo sulla loro mente? Essi tendono ad estinguere qualsiasi desiderio di indagare sulla verità che Dio possa aver dato loro, e chiudono il loro cuore ad ogni buon pensiero. L’amor proprio non manca mai di impadronirsi di tutto ciò che favorisce i suoi desideri, e se una volta troveranno la verità messa in discussione anche da parte di coloro che professano di crederci, la considereranno una mera disputa scolastica, e non penseranno più alla questione.

(2.) Questo modo di pensare e di parlare tende naturalmente a estinguere tutto lo zelo per la salvezza delle anime nei cuori di coloro che lo adottano, perché mentre si persuadono che c’è una possibilità di salvezza per coloro che muoiono in un falso fede, e fuori dalla Chiesa di Cristo, l’amor proprio li inclinerà facilmente a non darsi alcun problema per la loro conversione, anzi, talvolta è persino arrivato a pensare che sia più opportuno non tentare di disingannarli, perché non cambi la loro attuale ignoranza scusabile, come la chiamano, in un’ostinazione colpevole, non riflettendo che, con i loro sforzi pie e zelanti, possono essere portati alla conoscenza della verità e salvare le loro anime, mentre, attraverso il loro non caritatevole trascurando, possono essere privati ​​di una così grande felicità. Guai al mondo, davvero, se i primi predicatori del cristianesimo avessero avuto tali sentimenti non Cristiani!

(3.) Non è meno pregiudizievole per i membri della stessa Chiesa abbracciare tali modi di pensare: perché questo non può mancare di raffreddare il loro zelo e la stima per la Religione, renderli più incuranti nel preservare la loro fede, renderli sensibili ai motivi del mondo esponendoli al pericolo e, in tempo di tentazione, abbandonarla del tutto. Infatti, se un uomo è completamente persuaso della verità della sua santa Religione, e della necessità di essere un membro della Chiesa di Cristo, come è possibile che egli debba mai esporsi a qualsiasi occasione di perdere un così grande tesoro o, per un qualsiasi timore o favore mondano, di abbandonarlo? Poiché l’esperienza mostra, infatti, che molti, per qualche piccolo vantaggio mondano, si espongono a tale pericolo, andando in luoghi dove non possono praticare la loro Religione, ma trovano tanti incentivi nell’abbandonarla o, impegnandosi in impieghi non consoni al loro dovere, espongono i loro figli alle stesse pericolose occasioni: questo può sorgere solo dall’avere una non esatta idea dell’importanza della loro Religione; e, con un esame rigoroso, si prova sempre che la causa radicale, in diverso grado, sia l’adesione  ai suddetti sentimenti latitudinali.

(4.) Inoltre, se una persona inizia a esitare sull’importanza della sua Religione, quale stima può avere per le leggi, le regole o le pratiche di essa! Prevale così l’amor proprio, sempre attento alla propria soddisfazione, e si dirà quanto prima che, se non è assolutamente necessario essere di quella Religione, è per lo meno necessario essere sottomesso a tutti i suoi regolamenti: ma a questo punto si praticano le libertà, i comandi della Chiesa sono disprezzati, gli esercizi di devozione sono trascurati e si introduce solo un’apparenza di religione sotto la pratica dei sentimenti liberali, fino alla distruzione di ogni solida virtù e devozione. Se viaggi di notte attraverso una brughiera selvaggia e desolata, noterai in qualche punto solitario una fiamma di fuoco che guizza e gira e si allontana sempre più se la insegui. Si chiama « fuoco fatuo », o la luce errante. Questa luce non proviene dal cielo, ma da una palude profonda e fangosa. Guai al viaggiatore stolto che la segue ciecamente! Essa lo condurrà in una profonda palude, in una pozza nera, dove perisce da solo nell’oscurità! Il suo ultimo urlo agonizzante, il suo gemito tremante, è echeggiato dal rumoroso uccello notturno.  – Ci sono anche luci vaganti nella mente umana che portano molti fuori strada. Gli uomini possono pensare che queste luci vengano dall’alto, dallo Spirito Santo, ma procedono solo dal prorio egoismo, dalla passione, dall’orgoglio e spesso dal demonio infernale. Senza dubbio, non era un diavolo di piccolo calibro quello che si era accpmodato sulla spalla di S. O. a dettargli la sua “Queer Explanation Spiegazione …”; solo un angelo caduto dei ranghi più alti poteva concepire e suggerire quell’articolo malizioso. – Coxe, Fulton e altri bigotti dalla mentalità ristretta, hanno ora qualcosa di meglio della Spiegazione Familiare da considerare. D’ora in poi si impadroniranno della “Queer Explanation“, scritta da S. O.: non la dovranno distorcere in un altro senso se non quello che realmente ha, e così possono provare da essa che la loro fede in Cristo e in tutti i fatti della sua vita divina sia precisamente la stessa di quella dei Cattolici e, così come tutti i protestanti credono che tutti i Cattolici che vivono la loro fede siano salvati, così, allo stesso modo, anche tutti i protestanti che mantengono costante la loro fede in Cristo, ora crederanno di essere salvati, proprio perché la loro fede in Cristo è la stessa di quella dei Cattolici. Coxe e Fulton ora rassicureranno tutti i loro fratelli protestanti di non avere paura della sentenza finale dell’Eterno Giudice; poiché le sue parole: « … vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d’iniquità! » (Luca, XIII, 26-27), saranno rivolte non ai protestanti, ma solo ai cattivi Cattolici. Che speranza consolante per i protestanti al giudizio particolare e generale! Coxe e Fulton e i loro fratelli protestanti non conoscono Cristo e la sua dottrina così come insegnata dalla Chiesa Cattolica; e quindi « … poiché nessun uomo sarà condannato a causa della sua ignoranza, né protestante né pagano, … » saranno tutti salvati quelli che muoiono nella loro ignoranza. Questo è abbastanza sicuro secondo la logica di S. O. E quindi non nutrono neanche il minimo dubbio circa la loro salvezza: « Ogni protestante sincero, timorato di Dio, e persino ogni pagano timorato di Dio, non ha che da sollevare, nell’ora della morte, il suo cuore a Dio, suo Creatore, e riconoscere i suoi peccati e le sue offese a Dio con una vera contrizione, e chiedere perdono ed aggiungere sempre: … confidando nei meriti di Gesù Cristo mio Salvatore, oppure,  … per amore del mio Redentore, che è morto sulla croce per me … , e questo ottiene loro sicuramente il perdono di Dio. » – Che potere meraviglioso viene attribuito a queste parole da S. O.! E perché Coxe e Fulton non dovrebbero farle conoscere al loro popolo? Vedete, secondo l’oracolo infallibile di S. O., quelle parole sono parole sacramentali, che producono i loro effetti ex opere operato, cioè esse, non appena vengono pronunciate, producono insieme la Fede Divina, la vera Speranza cristiana, la perfetta contrizione che procede dalla perfetta Carità, e costringono Dio Padre e Dio Figlio e Dio Spirito Santo ad entrare nell’anima e ad unirsi con essa nel modo più intimo, rimanendo così uniti con essa per l’eternità in cielo! E se nello stesso tempo molte amare grida salgono a Dio per impetrare perdono, le parole di cui sopra produrranno pure questo altro effetto meraviglioso perfino nell’anima del Protestante, « … che, pur riconoscendo così tanto la verità della Religione Cattolica, non ha avuto sfortunatamente il coraggio delle sue convinzioni e quindi di accettarla! È un peccato grave impugnare la verità conosciuta (peccato contro lo Spirito Santo, che … non verrà perdonato né in cielo né in terra … ci dice Gesù-Cristo! – ndt. -) ma per quanto sia grave, anche quello così come ogni altro peccato gli sarà perdonato;  non importa quale sia la sua religione, per chi fa un atto di perfetta contrizione e ha la volontà di rispettare ogni altra condizione che un Dio misericordioso impone come condizione di perdono, sebbene possa non sapere esplicitamente quali siano queste condizioni, e … nonostante la Spiegazione della Dottrina Cristiana , non c’è condanna! ». Che strada facile e larga per il paradiso! S. O., dice ad ogni uomo, non importa quale sia la sua religione, di innalzarsi al cielo come l’uomo che ha cercato di sollevarsi in aria afferrando le stringhe dei suoi stivali! Ahimè! Quale dei due, Coxe o S. O., è più obnubilato, e soffre di più di strabismo mentale? Quale dei due, Fulton o il « prete più eminente famoso degli Stati Uniti », è l’uomo più infatuato e demente?. Quale dei tre, SO, o Coxe, o Fulton, soffre di più di rammollimento cerebrale? Quale dei tre si permetterà di attivare maggiormente il ciclone di tanti errori ed eresie? Quale dei tre è stato sollevato di più dai suoi piedi, ed è « il cappello di tutti gli sciocchi ». (Shak.). – Ahimè! l’articolo “Queer Explanation“, scritto da S. O. a favore dei protestanti, purtroppo farà gran danno, non solo ai Cattolici liberali, ma anche ai protestanti sinceri che cercano onestamente la verità; così in tutte le dichiarazioni di uomini come Coxe e Fulton, programmate per confermarli nei loro errori e per far credere loro che possano essere salvati fuori dalla Chiesa Cattolica; eppure il Rev. Padre Cronin dichiara solennemente che era assolutamente necessario! e il Rev. A. Young è della stessa opinione! – Leggiamo nelle Sacre Scritture che il Vescovo di Pergamo, sebbene abbastanza ortodosso, non usava abbastanza energicamente la spada della Parola di Dio, con la quale era armato per opporsi a certi falsi e perniciosi princîpi del suo tempo e della sua nazione, e diffidava i Cristiani dal seguirli. Infatti succedeva che quei princîpi errati si diffondevano più rapidamente e infettavano anche molti Cristiani. Per questa negligenza e le sue cattive conseguenze, il Vescovo viene severamente rimproverato da nostro Signore, che minacci lui e il suo gregge della punizione eterna, se non si pentono. (Apocal. II, 10, 16). – Nubi oscure di errore e di debolezza nella fede si sono addensate fittamente intorno a noi dal tempo della cosiddetta Riforma. È dovere speciale dei Sacerdoti disperdere queste nuvole parlando liberamente e chiaramente delle grandi verità della nostra Religione, specialmente sulla grande verità fondamentale, vale a dire: che la nostra Religione è rivelata da Dio e che la sua rivelazione è contenuta in un insegnamento divino di infallibile Autorità, e che nessuno sarà salvato senza essere disposto ad accettare questa autorità di insegnamento – la Chiesa cattolica – come sua guida sulla strada per il Paradiso. Su queste grandi verità, i Sacerdoti devono parlare con una fede viva, con un linguaggio ardente di amore per quelle verità, con parole, opere,  miracoli, cioè con parole che creino nella mente degli ascoltatori una convinzione così profonda delle verità della nostra Religione, e che al tempo stesso accendano nei loro cuori un così grande amore per esse, come sono propensi a fare coloro che credono e vivono fino in fondo queste verità con una santa gioia ed un diletto spirituale. Questo è, in effetti, ciò che Gesù Cristo si aspetta che ogni Sacerdote faccia, specialmente ai nostri tempi, quando la fede nelle grandi Verità della nostra santa Religione si indebolisce ogni giorno, non solo tra le classi più elevate della società, ma anche tra le classi inferiori, soprattutto tra giovani uomini e giovani donne. Ma ahimè! il divino Maestro è tristemente deluso da tutti quei Sacerdoti che parlano così freddamente di Lui e della sua dottrina tanto da far credere che la loro fede sia piuttosto debole. Tale freddezza si trova generalmente in coloro che, considerandosi dotti e sapienti, si affidano troppo alla propria opinione ed al proprio giudizio in materia religiosa. Questi sono guidati solo dai propri lumi, e per mancanza di umiltà non esitano ad elevarsi più in alto della ragione umana. Così trascorrono tutta la loro vita nella pochezza delle loro idee e dei loro sentimenti – una piccolezza pure incredibilmente in tutto ciò che riguarda le grandi Verità della nostra Religione. – Tali uomini hanno l’abitudine di pensare sempre innanzitutto come possa un principio, o una pratica, o un fatto, essere al pubblico più accettabile. Questa abitudine, all’inizio quasi impercettibile, li conduce alla profanazione, e facilmente produce lo spirito di liberalisimo e di razionalismo in questioni di Fede. Il loro gusto troppo delicato e schizzinoso ha troppa considerazione per i sentimenti di una certa classe di persone. Siamo consapevoli che la carità cristiana ci richieda di avere il dovuto rispetto per i sentimenti del nostro prossimo, e siamo profondamente convinti che nessuno sia mai stato ancora affrontato con mezzi ben decisi. La carità, tuttavia, non solo non è incompatibile con la Verità, ma richiede sempre che l’intera Verità sia esposta bene, specialmente quando il suo nascondimento è causa di errore, o di perseveranza nell’errore e nel peccato, anche nelle questioni di più grande importanza. Quindi, a giudicare dalle opere dei nostri più grandi teologi cattolici, sembra che il teologo più profondo sia un uomo che non ceda al desidero studiato di rendere le difficoltà facili ad ogni costo, e ancor meno di negare ciò che è positivamente de fide. Si gestisce la verità religiosamente e coscienziosamente solo nel modo in cui Dio è lieto di comunicarla a noi, piuttosto che vedere quello che si possa fare da soli plasmandola con polemica, e così, a forza di abili manipolazioni, considerarla come una difficoltà. Senza dubbio, tutti questi preti non sono in armonia con lo spirito della Chiesa e dei Santi. Essi fanno molto male, non solo a se stessi, ma anche a coloro che entrano in contatto con loro. Con il loro esempio e con i loro princîpi precipitano nell’errore quelle persone che facilmente si lasciano guidare da essi, dimenticando il consiglio di San Giovanni Apostolo: « … Non credere in ogni spirito, ma prova gli spiriti, se sono di Dio ». (I. Giovanni, IV, 1). Devo solo aggiungere che sottopongo tutto questo e qualunque altra cosa abbia scritto, al giudizio superiore dei nostri Vescovi, ma soprattutto alla Santa Sede, desideroso con ansia di non pensare, di non dire nulla, di non insegnare null’altro se non ciò che sia approvato da coloro ai quali è stato affidato il sacro deposito della Fede, da coloro che vegliano su di noi e devono rendere conto a Dio delle nostre anime, a coloro che sono i Pastori di quella gloriosa CHIESA, fuori dalla quale … non c’è mai stata, già dal momento della sua istituzione, né c’è, né mai ci sarà, nessuna salvezza! Ave a te, cara e sempre benedetta Madre, tu che solo sei stata scelta: una, amata, Sposa adornata, Sposa casta, Sposa Immacolata, Regina Universale! Tutti ti salutiamo! Ti onoriamo, perché Dio ti onora; noi ti amiamo, perché Dio ti ama; ti obbediamo, perché tu ci comandi la volontà del tuo Signore. I passanti possono deriderti; i servi del principe di questo mondo potrebbero chiamarti tenebra; i figli degli incirconcisi possono scuoterti; la terra e l’inferno possono insorgere contro di te e cercare di spogliarti dei tuoi ricchi ornamenti e di confondere il tuo bel nome; ma tanto più cara tu resti ai nostri cuori; tanto più profondo e sincero è l’omaggio che ti porgiamo; e tanto più intensamente ti preghiamo di ricevere le nostre umili offerte, e di possederci come tuoi figli e vegliare su di noi, affinché non perdiamo mai il diritto di chiamarti nostra Madre.

[FINE]

EXTRA ECCLESIAM NULLUS OMNINO SALVATUR (17)

EXTRA ECCLESIAM NULLUS OMNINO SALVATUR (17)

IL DOGMA CATTOLICO:

Extra Ecclesiam Nullus Omnino Salvatur

[Michael Müller C. SS. R., 1875]

§ 11. S. O. PORTA FUORI DALLA STRADA PER IL CIELO I PAGANI ED I PROTESTANTI DI OGNI DENOMINAZIONE.

“Quello che lui (il Cattolico) fa, e ciò per cui sicuramente ottiene il perdono di Dio – dice ancora S. O. – è proprio ciò che in realtà fa ogni protestante sincero e timorato di Dio e, io vado oltre e dico, pure tutti i pagani timorati di Dio che non hanno mai sentito parlare di Chiesa, di Bibbia o di Cristo – e, che nella carità di Cristo, che è morto per tutti i peccatori, spero e prego che facciano: alzare il proprio cuore a Dio loro Creatore, riconoscere i propri peccati e le offese contro Dio con vera contrizione di cuore chiedendo perdono, e il protestante, come il Cattolico, aggiungendo sempre « confidando nei meriti di Gesù Cristo, mio ​​Salvatore », o « per amore del mio Redentore, che morì sulla croce per me. » –

Padre Muller: Qui avete un oracolo della più grande saggezza che sia mai stata pronunciato da S. O.. Vedete, come egli dichiari che un pagano peccatore peccaminoso, o un peccatore protestante morente, sia nella stessa condizione di un peccatore Cattolico morente, e se questi, come il Cattolico peccatore, fa un atto di contrizione, chiede perdono e si fida dei meriti di Cristo, egli (il peccatore protestante morente) ottiene sicuramente il perdono. Siccome S. O. non trova alcuna differenza tra Fede Divina ed umana, così, allo stesso modo, non vede alcuna differenza tra la condizione di un peccatore Cattolico morente e quella di un peccatore protestante morente, sebbene la differenza sia maggiore della distanza che corre tra il Paradiso e la terra. Il peccatore Cattolico ha una Fede Divina, e alla luce di questa Fede egli sa bene fino a che punto abbia sbagliato agli occhi di Dio. La sua speranza nei meriti di Cristo si basa sulla sua Fede Divina, e quindi è questa una “Speranza Divina”: questi due requisiti sono assolutamente necessari per ottenere la Grazia Santificante. Infatti la Chiesa, nella sua preghiera per un Cattolico morente, dice: « O Signore, sebbene egli abbia peccato, tuttavia non ha negato il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; ha conservato la Fede ed ha fedelmente adorato Dio. » Tutto ciò che Dio deve concedere al peccatore Cattolico morente, se questi non può ricevere l’assoluzione del Sacerdote, è la grazia del dolore perfetto, che è spesso concesso a causa delle preghiere e dei sacrifici della Chiesa, dalla quale non è escluso nemmeno da peccati gravi. Inoltre, per ottenere questa grazia del vero dolore, il peccatore Cattolico prega, almeno nel suo cuore, rivolgendosi a Dio e alla Beata Madre di Dio di cui conosce il grande potere di intercessione presso Gesù Cristo, conosce quanto Ella sia misericordiosa nei confronti dei peccatori più abbandonati se la invocano nelle loro preghiere per una felice morte. Se è abbastanza felice di avere con lui un Prete per assisterlo, sebbene la Confessione possa essergli impossibile per determinate ragioni, tuttavia, avendo il vero desiderio di confessarsi, e almeno il dolore imperfetto (attrizione) per i suoi peccati, il Sacerdote può dargli l’assoluzione, con la quale viene compensato il difetto del suo dolore, e condonata la punizione eterna. Il Prete gli impartisce l’Estrema Unzione, che lo aiuta meravigliosamente a morire in modo sereno. – Quanto diverso è il caso di un protestante morente! Supponiamo che alcuni protestanti e alcuni Cattolici abbiano avuto un incidente. Essi sono in una condizione di morte imminente. Viene chiamato un Prete: egli può dare l’assoluzione ai Cattolici morenti, ma non gli è permesso di dare l’assoluzione ai protestanti, nemmeno condizionatamente, perché, come dice Sant’Alfonso, generalmente hanno una grande avversione per il Sacramento della Penitenza. – Inoltre, la fede del protestante non è divina: essa è tutta umana. Ma dove non c’è Fede Divina, non può esserci una pari Speranza, come Dio richiede prima di poter conferire all’anima il dono della Grazia Santificante. Per salvarsi, quindi, un tale protestante, Dio dovrebbe concedergli anche il dono più straordinario che è quello della Fede Divina e tutte le altre disposizioni necessarie per ottenere il perdono e la Grazia della giustificazione. La condizione di un protestante morente è, quindi, molto diversa da quella di un Cattolico morente. – Si ricordi bene, quindi – caro Signor Oracolo – che il perdono dei peccati può essere ottenuto solo nella Chiesa Cattolica. « Colui che non ha la vera fede – dice San Fulgenzio – non può ricevere il perdono dei suoi peccati, quindi dobbiamo credere che da nessun’altra parte che nel seno della Chiesa, nostra Madre, i convertiti possano ottenere il perdono dei peccati. Fuori da questa Chiesa ci può essere sì il Battesimo, ma esso in tal caso non è utile per la salvezza, e quindi tutti coloro che sono fuori della Chiesa ricevono il perdono solo dopo essere entrati in questa stessa Chiesa con vera fede ed umiltà,} se vogliono essere salvati. » (Lib. I. de Remissione Peccat., cap. 5 e 6).  « Dobbiamo sapere – dice san Gregorio Magno – che il perdono dei peccati può essere concesso solo nella Chiesa Cattolica, finché viviamo in questo mondo, e siamo davvero pentiti di essi ». (Lib. XVIII, Moral., Cap. 14). Per consolare i protestanti che muoiono, il Signor Oracolo (S. O.) continua dicendo: « … E molte grida amare di perdono salgono a Dio da molti protestanti, aleggiando l’angelo della morte su di loro perché essi, conoscendo così tanto della verità della Religione Cattolica, non sono riusciti ad avere il coraggio delle loro convinzioni, ed è un grave peccato “impugnare la verità conosciuta” [peccato contro lo Spirito Santo –ndt.-], ma per quanto sia grave, anche questo come ogni altro peccato gli sarà perdonato, a prescindere dalla sua religione, se compie un atto di perfetta contrizione con la volontà di rispettare ogni altra condizione che Dio misericordioso impone come condizione del perdono, sebbene possa egli non sapere esplicitamente quali siano queste condizioni e, a dispetto di questa “Explanation …” della Dottrina Cristiana, non c’è nessuna condanna ». – Sfortunatamente S. O. ha dimenticato di dire ai protestanti morenti, nel fornire loro il calmante che cancellerebbe il peccato dalle loro anime, che « … per rialzarsi dallo stato di peccato mortale – dice San Tommaso – si devono riparare le tre perdite spirituali che si sono prodotte sull’anima: 1° la prima, è la perdita dello splendore della grazia divina per l’enormità del peccato. Lo splendore e l’ornamento dell’anima erano i raggi brillanti della luce divina che splendevano su di essa e che non possono mai essere ripristinati, se non dalla luce e dalla grazia di Dio. 2° In secondo luogo, per rialzarsi dallo stato di peccato mortale è necessario riparare anche la contaminazione della natura umana da parte di una volontà corrotta e depravata. La volontà, per la sua depravazione alienata da Dio, non potrà mai più riunirsi a Lui se non con il potere e l’efficacia della Grazia. 3° Terzo, risorgere dallo stato di peccato mortale è ancora riparare il debito della punizione che è la dannazione eterna. Il perdono e la remissione non possono essere ottenuti se non da Colui che è stato oltraggiosamente offeso dal peccato mortale. È quindi impossibile per l’uomo rialzarsi con i propri mezzi naturali dallo stato del peccato, così come lo è per un corpo morto risollevarsi da se stesso dalla tomba. Quindi Sant’Agostino dice che, « … quando Dio converte, per la sua grazia, un peccatore, compie un lavoro più grande di quello che ha compiuto creando il cielo e la terra. » Ma Dio compie questo miracolo straordinario per ogni peccatore nella sua ultima ora, a prescindere dalla sua religione, se si recita l’atto di contrizione di S. O.? Egli dice che questo atto di contrizione sia davvero nel potere dell’uomo; ma avere la vera contrizione perfetta è solo un miracolo della potenza e della misericordia di Dio; è uno dei più grandi doni di Dio e Dio non può dare questo dono senza conferire la conoscenza delle necessarie verità di salvezza e della Fede Divina, la fiduciosa speranza basata sulla Fede Divina e tutte le altre disposizioni soprannaturali dell’anima per ricevere la Grazia della Giustificazione. Se un pagano o un protestante riceve una tale straordinaria grazia di conversione e muore in essa, egli viene salvato non come un pagano o un protestante, ma “propriamente” come un Cattolico. Questo lo diciamo distintamente nella nostra “Explanation… ”; ma il nostro aspirante teologo afferma disonestamente che noi diciamo il contrario; poiché dice: «e nonostante questa Spiegazione della Dottrina Cristiana, non c’è condanna ». Strano, perché un po’ dopo è costretto a confessare la sua disonestà. – Il diritto di vedere Dio, l’Essere infinito in se stesso, appartiene solo a Dio; e nessuna creatura o essere finito, come tale, può avere alcuna pretesa per quella beatitudine infinita, né, di conseguenza, per nessuno dei mezzi che conducono ad essa. Siccome la felicità eterna, il possesso di Dio, o qualsiasi altra cosa che porti ad esso, non appartiene alla natura dell’uomo, Dio non ha alcun obbligo di elevarlo ad uno stato in cui sia reso capace di vedere e godere del suo Creatore, più di quello per cui Egli debba innalzare una pietra alla natura di un animale. Con la sua forza naturale l’uomo, come abbiamo visto, può acquisire molta conoscenza di Dio; può riconoscere Dio come Autore e conservatore del suo essere e amarlo come tale. Ma non può mai conoscerlo e amarlo meritando per questo di vederlo faccia a faccia. Per questo, invece c’è bisogno di una vita superiore a quella dell’uomo, – una vita che fluisca da Dio all’uomo, e attraverso la quale si stabilisca una relazione tra Dio e l’uomo, – una relazione attraverso la quale Dio adotti l’uomo come suo figlio. « Vedere l’Essenza divina – dice San Tommaso d’Aquino – è qualcosa di molto al di sopra delle facoltà dell’animo umano; anzi, è qualcosa di molto al di sopra delle facoltà naturali di un Angelo. L’anima, quindi, deve essere preparata per la contemplazione della Divinità. »  – « Se desideriamo che una cosa produca un effetto che è al di sopra della sua natura, dobbiamo prepararla con cura perché si produca un tale effetto. Se, ad esempio, desideriamo rendere rovente l’aria, dobbiamo aumentarne gradualmente la temperatura. Allo stesso modo, Dio deve preparare l’anima per rendere la sua Essenza accessibile alla sua intelligenza, e lo fa donandole il dono inestimabile della vera Fede, della Speranza e della Carità Divina. La Fede ci unisce a Dio, perché Egli è l’Autore di tutta la nostra felicità, e la carità ci unisce a Dio, perché ci mette in comunicazione diretta con l’Autore di tutti i doni e di tutte le grazie. « La carità di Dio è infusa nei nostri cuori dallo Spirito Santo, che ci è stato donato. » (Rom. V. 5.) La Grazia di Dio è la vita eterna: la carità è una comunicazione reciproca, è l’amore tra Dio e l’uomo; queste esistono: in questa vita per grazia, e nell’altra per gloria. « Dio è carità; chi dimora nella carità, dimora in Dio e Dio in lui! » (I. Giovanni, IV, 16). – « I doni naturali, per quanto preziosi, non possono metterci in questo stato soprannaturale di grazia, perché un effetto non può mai superare la sua causa: essa è prodotta in noi dallo Spirito Santo, che è l’amore del Padre e del Figlio, e fa che noi partecipiamo anche della Divina Sostanza.  Quelli, quindi, che lasciano il mondo e sono dotati di queste virtù divine, sono pronti a vedere Dio in una luce creata, chiamata la luce della gloria, ma morire senza queste virtù soprannaturali è come rimanere bandito per sempre dal volto del Signore ». (De Virtutibus.) – La vera carità ci proibisce di disprezzare coloro che sono nell’errore; al contrario, ci insegna a compatire e ad amarli. Ma c’è una grande differenza tra amare quelli in errore e amare l’errore stesso; c’è una grande differenza tra amare il peccatore e amare i suoi peccati. Non è nostro compito dire se questi o quello che non sia stato accolto nella Chiesa prima della sua morte sia dannato. Ciò che condanniamo è il protestante e il sistema pagano della religione, perché sono completamente falsi; ma non condanniamo nessuna persona! Dio solo è il Giudice di tutti. È abbastanza certo, tuttavia, che, se qualcuno di coloro che non sono ricevuti nella Chiesa prima della loro morte, entri in Paradiso, un fatto che desideriamo ardentemente e imploriamo Dio di concedere loro, essi possono farlo solo dopo essere stati sottoposti ad un cambiamento radicale e fondamentale, prima che la morte li conduca all’eternità. Questo è abbastanza certo, per la ragione, tra le altre cose, che non lo sono (cambiati); e nulla è più indiscutibilmente certo di questo, che non ci può essere divisione in cielo: « Dio non è il Dio del dissenso – dice San Paolo – ma della pace ». Egli non ha mai sopportato la minima interruzione dell’unione, nemmeno nella Chiesa militante sulla terra; e sicuramente non la tollererà nella Chiesa trionfante. Dio certamente rimarrà quello che è. I non cattolici, quindi, per entrare in Paradiso, dovrebbero cessare di essere ciò che sono e diventare qualcosa che ora non sono. Per quanto riguarda i Cattolici, il caso è molto diverso. Nessun cambiamento è loro necessario, eccetto ciò che sia implicito nel passare dallo stato di grazia allo stato di gloria. Saranno uno lì, come sono stati uno qui. Per essi il miracolo dell’unità soprannaturale è già operato. Quel marchio della mano di Dio è già su di loro; quel segno dell’elezione di Dio è già su di loro; quel segno dell’elezione di Dio è già scolpito sulla loro fronte. La Fede, infatti, sarà sostituita dalla visione, ma questo non sarà un vero cambiamento, perché ciò che vedranno nel prossimo mondo sarà ciò in cui hanno creduto in questo. Lo stesso Re sacramentale (per prendere in prestito un’espressione di Padre Faber), che qui hanno adorato sull’altare, sarà la loro porzione eterna. La stessa benevola Madonna, che li ha così spesso consolati nelle prove di questa vita, introdurrà i suoi figli alle glorie della prossima. Non dovranno, in quell’ora, « comprare olio » per le loro lampade, perché esse sono già accese alla lampada del santuario. Esse non si dovranno provvedere di un abito nunziale, perché lo hanno già ricevuto molto tempo prima nel fonte battesimale ed hanno lavato via le loro macchie nel tribunale della Penitenza. I volti dei Santi e degli Angeli non saranno per essi strani, perché ne hanno avuto familiarità fin dall’infanzia come loro amici, compagni e benefattori. Ed essendo così, anche in questo mondo, familiari nella fede e della famiglia di Dio, non solo alcun ombra del cambiamento deve intervenire in essi, ma neppure variare in una virgola da ciò che ora credono e praticano, semplicemente, cosa che li taglierebbe fuori dalla comunione dei santi, ed essere così l’evento più disastroso che potesse mai capitar loro.  – Senza dubbio, Dio, nella sua infinita potenza e misericordia, può illuminare anche nell’ora della morte chi non è ancora Cattolico, in modo che possa conoscere e credere alle verità necessarie alla salvezza, essere veramente pentito per i suoi peccati e morire in tale disposizione di anima, come è necessario per essere salvato. Costui, per una straordinaria grazia di Dio, cessa di essere quello che era; muore unito alla Chiesa e viene salvato non come protestante, ma come Cattolico. Ma è forse saggio per un protestante aspettarsi di essere salvato da un miracolo straordinario della potenza infinita e della misericordia di Dio? Il fatto che sia nel potere dell’infinita misericordia di Dio convertire un pagano o un protestante alla vera Fede, anche nella sua ultima ora, non deve mai servire da incoraggiamento, per pagani o protestanti avventati, nel continuare a vivere nell’infedeltà o nell’eresia, nella speranza che Dio non li mandi all’inferno, anche se continuano fino alla fine della loro vita a vivere nel paganesimo o nel protestantesimo; infatti, sarebbe una grande follia gettarsi in un pozzo profondo, nella speranza che Dio li salvi dalla morte solo perché è troppo buono per lasciarli morire; allo stesso modo, quindi sarebbe una follia ancor maggiore per un protestante, correre il rischio di morire nel protestantesimo, nella presunzione che l’infinita misericordia di Dio lo possa salvare dall’inferno rendendolo Cattolico anche nella sua ultima ora.  Teniamo, quindi, sempre presente ciò che dice il Dottore Angelico San Tommaso d’Aquino: « C’è un certo principio e una dottrina che non dobbiamo mai perdere di vista quando c’è in ballo una questione di salvezza: questo principio è che nessuna salvezza sia possibile per chiunque non sia unito a Gesù Cristo crocifisso per mezzo della Fede e della Carità divina », – « … che – come dice Sant’Agostino – non può trovarsi fuori dall’unità della Chiesa ». Dalla morte di Gesù Cristo, la Grazia Santificante è donata alle anime dei non battezzati mediante il Battesimo e alle anime dei Cristiani che hanno gravemente peccato, se non mediante il Sacramento della Penitenza: se una persona non può ricevere il Battesimo o la Penitenza in realtà, ed è consapevole dell’obbligo di riceverlo, deve avere il desiderio esplicito di riceverlo, ma, se non è consapevole di questo obbligo, deve avere almeno il desiderio implicito di riceverlo, e questo desiderio deve essere unito alla Fede Divina nel Redentore con un atto di perfetta carità o contrizione, che include il sincero desiderio dell’anima di rispettare tutto ciò che Dio richiede da essa per essere salvata. Questo atto di perfetta carità è un dono gratuito e una grazia straordinaria di Dio che non possiamo avere da noi stessi, è un grande miracolo di grazia, per cui Dio solo può compiere il miracolo che trasformi una persona, dall’essere un pagano o un eretico, in un Cattolico. Chiunque, quindi, muoia senza questo cambiamento miracoloso della sua anima, sarà perso per sempre.  – Il vescovo Hay pone la domanda: « C’è qualche motivo per credere che Dio Onnipotente spesso conferisca la luce della fede, o la grazia del pentimento, nell’ora della morte, a coloro che hanno vissuto tutta la loro vita nell’eresia o nel peccato? » – « Quel Dio – egli risponde – può in un istante convertire il cuore più inflessibile, sia alla vera fede, sia al pentimento, come si evince dagli esempi di San Paolo, del pubblicano Zaccheo, di San Matteo Apostolo, e molti altri, e, in particolare, di San Pietro, al quale in un istante si rivelò la divinità di Gesù Cristo, tanto che Egli disse quelle parole: « Beato sei tu, Simone Barjona, perché né la carne né il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli ». (Matteo XVI, 17.) Che Egli possa farlo nell’ora della morte con la stessa facilità con cui possa farlo in qualsiasi momento della vita, non può essere messo in dubbio, come vediamo nel caso del buon Ladrone sulla croce: è lo stesso Dio onnipotente tutte le volte, ma dobbiamo renderci conto che ci sia ben poca ragione di pensare che questo sia il caso ordinario: non c’è infatti certamente il benché minimo motivo nella rivelazione per pensarla così … no, anzi la Scrittura avverte del contrario. Tutto ciò che si può dire è che, siccome Dio ne è in grado, Egli certo può farlo, e proprio poiché è misericordioso, può farlo, e questa possibilità è sufficiente ad impedirci di esprimere un giudizio sullo stato di ogni anima che ha lasciato questo mondo; ma sarebbe certamente il culmine della pazzia ed una palese tentazione di Dio, che una persona continui ad essere malvagia nella speranza di trovare tanta misericordia alla sua fine.

§ 12. S. O. DA CREDITO ALLA NOSTRA DOTTRINA CORRETTA, RIPRENDENDO LE SEGUENTI DOMANDE E RISPOSTE:

« D. È giusto, quindi, per noi dire che chi non è stato ricevuto nella Chiesa Cattolica prima della sua morte, è dannato?

R. Non, non lo è.

D. Perché no?

R. Perché non possiamo sapere con certezza cosa avvenga tra Dio e l’anima nel terribile momento della morte.

D. Cosa intendi con questo?

R. Voglio dire che Dio, nella sua infinita misericordia, può illuminare, nell’ora della morte, chi non è ancora Cattolico, così da poter vedere la verità della Fede Cattolica, è sinceramente pentito per i suoi peccati e sinceramente desidera morire di una buona morte.

D. Cosa diciamo di coloro che ricevono una grazia così straordinaria e muoiono in questo modo?

R. Diciamo di loro che sono uniti all’anima della Chiesa Cattolica e sono salvati ».

S. O. ci ha dato credito molto a malincuore, come è evidente da ciò che aggiunge subito dopo, vale a dire: « Tutto questo – egli dice – ha il vero suono della dottrina cattolica, ma contraddice, sia nello spirito che nella lettera, le citazioni fatte all’inizio di questo articolo, ma è meglio contraddirsi che non persistere nell’errore. » – S. O. sembra compiacersi nel pronunciare falsi oracoli. In primo luogo, ha falsificato la nostra risposta, tanto da non leggerne la fine: « … sinceramente desidera morire di una buona morte », ove invece è scritto: «  sinceramente desidera morire da buon cattolico ». Il più grande malfattore potrebbe naturalmente desiderare di morire di una buona morte; ma nessun protestante vorrà, nei suoi ultimi istanti, desiderare di morire da buon Cattolico, a meno che non abbia ricevuto, nell’ora della morte, quella grazia straordinaria di cui parliamo nella nostra risposta. Un giorno un gentiluomo protestante viene a trovarci. Per noi è un perfetto estraneo. Inizia subito a parlare di religione. Così gli abbiamo fatto circa sei domande, alle quali ha risposto bene. Dopo la sua ultima risposta, ha detto: « Capisco che devo diventare Cattolico, per essere salvato, ma mi piace fare il protestante all’inferno, piuttosto che essere Cattolico in Paradiso ». Non è, quindi, molto disonesto per S. O. falsificare la nostra risposta? – In secondo luogo, nella prima parte del nostro trattato abbiamo chiaramente dimostrato che la Chiesa insegna senza dubbi, che non c’è salvezza per coloro che muoiono senza essere uniti ad Essa. Ora S. O. afferma in modo enfatico che, nelle nostre precedenti parole, siamo in contraddizione con ciò che abbiamo chiaramente dimostrato essere una verità rivelata insegnata dalla Chiesa, e dice che è meglio per noi farlo, piuttosto che persistere nell’errore. Evidentemente, quindi, afferma che c’è salvezza fuori dalla Chiesa, e quindi si dimostra essere un eretico. – Terzo, per far sembrare che, con le risposte di cui sopra, noi avremmo contraddetto ciò che abbiamo esposto nella prima parte del nostro trattato, S. O. con la massima disonestà sopprime il proseguimento o la conclusione delle risposte di cui sopra. – La conclusione infatti, recita come segue:

D. Che cosa, dunque, attende tutti coloro che sono fuori dalla Chiesa Cattolica e muoiono senza aver ricevuto una grazia così straordinaria nell’ora della morte?

R. « L’eterna dannazione, come è certo che ci sia un Dio ». – « È abbastanza  chiaro da questa risposta che non abbiamo, né nella lettera né nello spirito, contraddetto ciò che avevamo già affermato, ma abbiamo, al contrario, nella lettera e nello spirito, confermato tutte le ragioni date per affermare la grande verità che nessuna salvezza sia possibile fuori dalla Chiesa Cattolica Romana. Ahimè! è possibile che S. O. si fosse reso colpevole di una simile disonesta viltà durante la festa del Santo Nome?!

§ 13. S. O. CATECHISTA.

« La nostra santa e vera Religione – dice – non soffrirà mai nel dire la verità con semplicità, carità, e soprattutto con accuratezza teologica, né ci sarà il minimo pericolo per i nostri figli di dire loro onestamente la verità sulle dottrine protestanti quando è necessario non menzionarle affatto, né è in linea con lo spirito della carità cattolica ispirare ai nostri giovan l’odio e il disprezzo nei confronti dei loro vicini protestanti ». – Poco tempo fa un Arcivescovo degli Stati Uniti ha detto, alla presenza di diversi sacerdoti: « Non è strano che così tanti nostri giovani Cattolici, che sono stati educati in certi college Cattolici, siano o diventino perfetti infedeli poco dopo averli lasciati? » Una certa signora un giorno mi disse che poteva menzionare almeno ventiquattro giovani delle migliori famiglie della sua città, che erano diventati davvero infedeli quando avevano lasciato il collegio cattolico dove avevano ricevuto la loro istruzione. Questo è un fatto molto triste. Come si spiega? Si potrebbe  spiegare questo andazzo nel caso in cui proprio S. O. fosse l’insegnante di Catechismo in quelle università. Egli così insegnerebbe il catechismo protestante in modo ammirevole, almeno molto meglio del Catechismo Cattolico. Almeno si può essere certi che non insegnerebbe che « … non c’è salvezza fuori dalla Chiesa cattolica ». Potrebbe utilizzare un piccolo catechismo tutto suo, nel quale si cercherebbe invano una vera spiegazione del nono articolo del Credo, del Sacramento della Penitenza, della dottrina sulla necessità della Grazia per essere salvati, ecc. ecc. Tuttavia, direbbe la verità 1. con semplicità, cioè, per esempio, che i protestanti credono in Cristo proprio come ciò che crede il Cattolico; 2. con carità, sopprimendo quelle verità che potrebbero ferire i sentimenti di onesti studenti protestanti; 3. con accuratezza teologica facendo credere a tutti i suoi allievi che i protestanti credono a tutti i fatti della vita di Cristo allo stesso modo dei Cattolici. Non menzionerebbe la differenza che esiste tra Fede Divina e la fede umana, né tra verità ed errore, tra vero e falso Cristianesimo, ecc., Per la ragione che la spiegazione di questa differenza non sarebbe in armonia con lo spirito di carità cattolica, che gli proibisce di ispirare ai giovani l’odio e il disprezzo nei confronti dei loro vicini protestanti, con i quali, naturalmente, intende dire che è sbagliato ispirare ai giovani l’odio e il disprezzo dei princîpi del protestantesimo. Ciò su cui egli insisterebbe particolarmente è che ogni suo allievo dovrebbe conoscere bene a memoria il suo “meraviglioso” atto di contrizione, per mezzo del quale ognuno, indipendentemente dalla sua religione, e indipendentemente da quali siano i suoi peccati, otterrà il perdono e sarà salvato. – Ma ascoltiamo ora una autorità migliore sul tema della dottrina cristiana. Il Dr. O. A. Brownson, il famoso convertito e famoso revisore americano, un giorno ci ha detto: « Sono sorpreso dal fatto che molti dei giovani educati in alcuni college cattolici siano diventati degli infedeli. Non posso spiegarlo altrimenti se non presumendo che l’indottrinamento religioso non sia abbastanza solido; che il mondo pagano sia invece troppo letto e studiato; sono in voga quei principi un po’ troppo rilassati; che le verità della nostra Religione siano insegnate troppo superficialmente; che i princîpi che sono alla base dei dogmi non siano sufficientemente spiegati, inculcati e impressi sulle menti dei giovani, e che i loro educatori falliscano nel dare loro l’idea corretta dello spirito e dell’essenza della nostra Religione, che è basata sulla rivelazione divina e riversata in un corpo docente divinamente incaricato di insegnare a tutti gli uomini, in modo autorevole e infallibile, tutte le sue verità sacre ed immutabili, verità alle quali siamo quindi vincolati in coscienza nel riceverle senza esitazione. – « Ora quello che ho detto di alcuni collegi si applica anche, purtroppo, a molte delle nostre accademie femminili: queste non sono affatto ciò che dovrebbero essere, secondo lo spirito della Chiesa: si conformano troppo allo spirito del mondo; hanno troppe considerazioni umane: fanno troppe concessioni agli alunni protestanti, a spese dello spirito cattolico e della formazione delle nostre giovani donne cattoliche; concedono troppo allo spirito dell’epoca, in una parola, si occupano più dell’intellettuale che non della cultura spirituale delle loro allieve. « Ma ciò che è ancora più sorprendente di tutto questo, è che alcuni del nostro Clero Cattolico, e tra di loro anche alcuni di quelli che dovrebbero essere in prima linea nella lotta per i sani principi religiosi, vedono che i nostri giovani che sono allevati con cura da loro, sono troppo propensi a cedere allo spirito senza Dio dell’epoca, alle cosiddette concezioni liberali sull’educazione cattolica, che sono state chiaramente e solennemente condannate dalla Santa Sede. Ci dicono poveri nel mondo, se siamo trascurati nel far crescere i nostri figli come buoni Cattolici, ma siamo peggiori dei pagani se abbiamo rinnegato la nostra Fede, e se i nostri figli sono persi per la nostra negligenza, anche noi saremo perduti! Vorrei sapere se Dio vorrà mostrarsi più misericordioso con quelli del nostro Clero che si interessano così poco dell’istruzione religiosa della nostra gioventù; che fanno poca o nessuna fatica nell’istruzine nelle scuole cattoliche dove dovremmo avere i nostri figli adeguatamente istruiti; c’è chi, quando si mette ad istruirli, lo fa con un linguaggio ampolloso, in termini scolastici, che i bambini poveri non riescono a capire, senza prendersi la briga di dare loro istruzioni con parole semplici e in un modo attraente per i bambini. « Come è il pastore, così è pure il gregge; noi godiamo della piena libertà religiosa nel nostro Paese, tutto ciò di cui abbiamo bisogno sono dei buoni pastori coraggiosi, alfieri della causa di Dio e del popolo. Saremo lieti di seguirli, sostenerli e incoraggiarli con ogni mezzo in nostro potere, per quella enorme quantità di bene che potrebbe essere raggiunto in breve tempo! La nostra Religione non perde mai nulla della sua efficacia sulle menti e sui cuori degli uomini, può perderla solo per quanto non sia stata inculcata in loro. Ciò che si deve ricercare maggiormente non è l’argomento, ma l’istruzione e la spiegazione. « Riesco a malapena a giustificare questa mancanza di zelo per una vera educazione cattolica in tanti nostri Sacerdoti, che sono altrimenti modelli di ogni virtù, supponendo che il loro addestramento ecclesiastico debba essere stato carente sotto molti aspetti, o che debbano aver trascorso la loro giovinezza nelle nostre scuole pubbliche senza Dio, dove non sono mai stati completamente imbevuti del vero spirito della Chiesa Cattolica: lo Spirito di Dio ». – Ah! Questo grande filosofo cattolico ha dato, con parole molto semplici, la ragione per cui tanti giovani Cattolici siano diventati infedeli nei collegi molto cattolici in cui hanno ricevuto la loro educazione. La loro educazione non era abbastanza cattolica. Per rendere l’educazione più cattolica, è necessario avere Catechismi, Catechisti più Cattolici e più pratici, che spieghino in modo limpido la costituzione e l’autorità della Chiesa e i Grandi misteri della nostra santa Religione, e mostrino chiaramente che la salvezza è impossibile fuori dalla Chiesa Cattolica Romana. (Si veda cosa abbiamo detto su questo argomento nella nostra seconda edizione di “Familiar Explanation of Christian Doctrine“, pubblicata da Benziger Brothers.). In questo Paese, dove leggere, parlare, scrivere non ha regole o limiti, i Cattolici saranno nella tentazione quotidiana. Essi non possono chiudere gli occhi; e anche se potessero, non possono chiudere le orecchie. Quello che si rifiutano di leggere non possono non ascoltarlo. È la prova permessa per la purezza e la conferma della loro fede. Il processo è grave per molti. Affinché possano sopportare una prova così severa, essi devono essere preparati ad essa mediante un’approfondita istruzione nella Dottrina Cristiana, specialmente nelle verità fondamentali della nostra santa Religione.

[17. Continua … ]