SALMO 79: “Qui regis Israel, intende”
CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES
ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS
A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES
SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.
[I Salmi
tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e
delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli
oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]
Par M. l’Abbé
J.-M. PÉRONNE,
CHANOINE
TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et
d’Éloquence sacrée.
[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di
Scrittura santa e sacra Eloquenza]
TOME DEUXIÈME.
PARIS – LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878
IMPRIM.
Soissons, le 18
août 1878.
f ODON, Evêque de Soissons et Laon.
Salmo 79
In finem, pro iis qui commutabuntur.
Testimonium Asaph, psalmus.
[1] Qui regis Israel, intende;
qui deducis velut ovem Joseph. Qui sedes super cherubim, manifestare
[2] coram Ephraim, Benjamin, et Manasse. Excita potentiam tuam, et veni, ut salvos facias nos.
[3] Deus converte nos, et ostende faciem tuam, et salvi erimus.
[4] Domine Deus virtutum, quousque irasceris super orationem servi tui?
[5] Cibabis nos pane lacrimarum, et potum dabis nobis in lacrimis in mensura?
[6] Posuisti nos in contradictionem vicinis nostris, et inimici nostri subsannaverunt nos.
[7] Deus virtutum, converte nos, et ostende faciem tuam, et salvi erimus.
[8] Vineam de Aegypto transtulisti, et ejecisti gentes, et plantasti eam.
[9] Dux itineris fuisti in conspectu ejus; plantasti radices ejus, et implevit terram.
[10] Operuit montes umbra ejus, et arbusta ejus cedros Dei.
[11] Extendit palmites suos usque ad mare, et usque ad flumen propagines ejus.
[12] Ut quid destruxisti maceriam ejus, et vindemiant eam omnes qui praetergrediuntur viam?
[13] Exterminavit eam aper de silva, et singularis ferus depastus est eam.
[14] Deus virtutum, convertere, respice de caelo, et vide, et visita vineam istam;
[15] et perfice eam quam plantavit dextera tua, et super filium hominis quem confirmasti tibi.
[16] Incensa igni et suffossa, ab increpatione vultus tui peribunt.
[17] Fiat manus tua super virum dexterae tuae, et super filium hominis quem confirmasti tibi.
[18] Et non discedimus a te; vivificabis nos, et nomen tuum invocabimus.
[19] Domine Deus virtutum, converte nos, et ostende faciem tuam, et salvi erimus.
[Vecchio
Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons.
ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.
Vol. XI
Venezia, Girol.
Tasso ed. MDCCCXXXI]
SALMO LXXIX.
Testimonianza di Asaph: cioè
testimonianza cantata da Asaph della cattività e liberazione
del popolo ebreo. — Spiritualmente, delle anime sotto il giogo del demonio.
Per la fine: per quelli che
saranno cangiati; testimonianza di Asaph, salmo.
1. Ascoltami tu, pastor d’Israele, tu
che conduci Giuseppe, come una pecorella.
2. Tu, che sei assiso sopra i Cherubini,
(1) fatti vedere dinanzi ad Ephraim,
a Beniamin e a Manasse. (2) Sveglia
la tua potenza, e vieni a salvarci.
3. O Dio, convertici: e mostra a noi la
tua faccia, e sarem salvi.
4. Signore Dio degli eserciti, fino a quando
ti adirerai, né darai ascolto all’orazione del tuo servo?
5. E ci nutrirai con pane di lagrime, e
bevanda di lagrime darai a noi in larga misura? (3)
6. Ci hai renduti oggetto di
contraddizione a’ nostri vicini, e i nemici nostri si fan beffe di noi.
7. Dio degli eserciti, convertici; e
mostraci la tua faccia, e sarem salvi.
8. Tu dall’Egitto trasportasti una vigna;
discacciasti le nazioni, e la piantasti.
9. Tu le andasti avanti come condottiere
nel viaggio; tu facesti barbicare le sue radici, ed ella empiè la terra.
10. L’ombra di lei ricoperse i monti, e
i rami di lei i cedri di Dio.
11. Fino al mare stese ella i suoi
tralci, e le sue propaggini sino al fiume. (4)
12. Per qual motivo hai tu distrutta la
sua siepe, e la vendemmiano tutti quei che passano per istrada?
13. Il cinghiale del bosco l’ha
sterminata, e la fiera solitaria feroce ne ha fatto pasto. (5)
14. Dio degli eserciti, volgiti a noi,
mira dal cielo, e vedi, e visita questa vigna.
15. E lei coltiva, che fu piantata dalla tua destra; e mira quel figliuolo dell’uomo, cui tu eleggesti.
16. Ella è stata arsa dal fuoco e
diradicata, ma ai minacciosi tuoi sguardi periranno i nemici.
17. Sia la mano tua sopra l’uomo della tua destra e sopra il figliuolo dell’uomo, cui tu eleggesti. (6)
18. E noi non recediamo da te ; tu ci
darai nuova vita, e noi invocheremo il tuo nome.
19. Signore Dio degli eserciti,
convertici; e mostraci la tua faccia, e sarem salvi. (7)
(1)
Per Israele è espresso
tutto il popolo di Israele, tutto il popolo che usciva dall’Egitto, come suo
tronco; anche Giuseppe, il prediletto di Giacobbe, è posto qui per tutti i suoi
fratelli, per tutti gli Israeliti, perché questo patriarca aveva meritato l’onore
di designare con il suo nome tutta la posterità di Giacobbe, nutrendola per intero
in Egitto, e perché solo, tra i dodici figli di Giacobbe, era rappresentato da
due tribù, Manasse ed Efraim.
(2)
Le tre tribùqui designate erano accampate più
vicino all’Arca, e la seguivano immediatamente nella sua marcia.
(3) In
mensura. Questa misura è quella che occorre per istruirvi, non per
sopraffare, o meglio secondo la misura dei nostri peccati.
(4) Questo mare è il mare Mediterraneo, ed il fiume
l’Eufrate, limiti estremi dell’occidente e dell’oriente, della maggior potenza
degli Ebrei, sotto Salomone. Talvolta queste stesse espressioni designano l’estremità
della terra.
(5)
Questa bestia selvaggia
significa Teglatphalasar, Sahanasar. Sennacherib, o Nabuchodonosor, se si
considera questo salmo nella presa di Gerusalemme dei Caldei.
(6) È visibile che una parte di questo salmo è
perduto, e che i versetti 15 e 16 non sono che semi-versetti male assemblati.
La seconda parte del versetto 16 non è che quella del versetto 17, ricavata
dalla similitudine della fine della prima parte, dextera tua.
(7) Il versetto, ripetuto tre volte, è come il
ritornello del salmo.
Sommario analitico
Il profeta, considerando i malori
delle dieci tribù portate in cattività da Salmanazar, prega Dio di porvi un
termine. Questo salmo sembra ricondursi alle dieci tribù. Infatti il salmista
vi parla in generale di Israele e di Giacobbe, e quando specifica, parla di
Giuseppe, Efraim e Manasse. Questo salmo è una preghiera che si può fare per la
conservazione della Chiesa.
I- Il salmista richiede l’avvento del Messia:
1° per manifestare la cura
particolare che prende di Israele, per far brillare la sua gloria e la sua
potenza (1, 2);
2° Per dare la salvezza alle anime
in attesa e che supplicano Dio di esaudire i loro voti (3, 5).
3° Per dare la consolazione agli
afflitti che subiscono gli oltraggi dei popoli vicini (6, 7).
II. – Egli chiede il
ristabilimento del popolo di Dio che compara ad una vigna:
1° Esso è stato provato da numerose
vicissitudini: – a) all’inizio: 1) è stato trapiantato miracolosamente
dall’Egitto, come una vigna; 2) è stato piantato al di la del Giordano, dopo
che Iddio ne ebbe cacciati gli abitanti (8); 3) ha posto delle radici profonde;
– b) nel suo progredire 1) ha riempito tutta la terra promessa (9); 2) ha
coperto le montagne della sua ombra; 3) i rami hanno sopravanzato i cedri più
alti (10); i suoi rami si sono estesi fino al mare e le sue propaggini fino al fiume (11); – c)
alla fine 1) è stato privato della protezione di Dio, che lo difendeva come un
muro (12); 2) spogliato dei suoi frutti dai suoi nemici (12); sradicato da
Salmanazar come un cinghiale, e divorato da Nabucodonosor come una bestia
feroce (13);
2°Esso attende la salvezza da Dio solo che, – a) si dia interamente a lui, 1)
gettando su di Lui uno sguardo di affezione; 2) visitando la sua vigna diletta;
3) facendo prosperare quella che la sua destra ha piantato (14); – b) invia il
Messia, 1) che Egli conferma con l’unione ipostatica (15); 2) confida nel
ristabilimento di questa vigna devastata (16); 3) che egli riveste della sua
forza contro i suoi nemici (17); – c) istruisce il suo popolo: 1) gli da la
vita della grazia; 2) l’anima alla professione della vera fede (18); 3) lo
favorisce della sua presenza; 4) lo salva e lo conduce nei cieli (19).
Spiegazioni e Considerazioni
I. — 1-7
ff. 1, 2. – Dio conduce i suoi servitor come delle pecore, a
causa della loro innocenza, della loro docilità e della loro obbedienza. « Le
mie pecore ascoltano la mia voce, Io le conosco ed esse mi seguono » (Giov. X, 27). Il discepolo fedele deve
dire a Dio incessantemente con l’autore dell’Imitazione: « ponetemi dove voi
vorrete, e disponete assolutamente di me in ogni cosa ». Io sono nelle vostre
mani, voltatemi e rivoltatemi a vostro gusto. Ecco che io sono pronto a
servirvi in tutto, perché non desidero vivere per me, ma per Voi solo (Lib. III, cap. XV]. Lasciarsi
condurre dalla mano di Dio solo, come una pecora, con la dolcezza, docilità e
sottomissione di questo piccolo animale. « Voi che siete seduto sui Cherubini
»: i Cherubini sono la sede della gloria di Dio, ed il loro nome vuol dire: “pienezza della scienza”. È su di
loro che Dio è assiso nella pienezza della scienza. Ma anche se i Cherubini
sono elevati al di sopra delle potenze e delle virtù dei cieli, tuttavia, se volete,
sarete un cherubino; perché se i Cherubini sono la sede di Dio, ascoltate ciò
che dice la Scrittura: « L’anima del giusto è la sede della sapienza » (Sap. VII, 27). Ma come divenire la
pienezza della scienza? Chi può assumere questa condizione? Voi avete un mezzo
per assumerla: « … L’amore è la pienezza della legge » (Rom. XIII, 10). Cercate di non vagare e correre di qua e di la.
La vasta estensione dei rami vi spaventa? Restate alla radice e non pensate
alla grandezza dell’albero. Che l’amore venga in voi e la pienezza della
scienza ne seguirà inevitabilmente. Chi può ignorare in effetti colui che sa
amare, poiché è stato detto: « Dio è amore » ? (Giov. IV, 8) (S. Agost.).
– « Eccitate la vostra potenza e venite ». L’Incarnazione del Figlio di Dio è
l’opera per eccellenza della potenza divina; perché nulla di più sublime può
avvenire che un Dio-uomo, ed un uomo-Dio! È questa un’opera mirabile, un’opera
al di sopra di tutte le sue altre opere (S.
Bern. Serm. III, in Vig. Nativ.).
ff. 3, 4. – Gesù-Cristo è venuto per salvare gli uomini, Egli è
l’oggetto principale della sua incarnazione. Nulla è sì sovente ripetuto nelle
Scritture e l’Angelo Gabriele lo spiega chiaramente quando dice a Giuseppe: « …
voi lo chiamerete Gesù, cioè Salvatore, perché Egli salverà il suo popolo dai
suoi peccati » (Matth. I, 21).
Egli è venuto per salvarci, convertendoci a Lui e al Padre suo: « Voi siete
come pecore sbandate, ma ora siete tornate e convertite a Colui che è il
Pastore ed il Vescovo delle vostre anime (I Piet., II, 2). – La salvezza dell’uomo è l’effetto non solo
della bontà, ma anche della potenza di Dio. « O Dio, voltateci verso di Voi ».
Noi non siamo voltati verso di ;se Voi non vi volgete a noi, noi non lo faremo
mai da noi stessi ». Noi ci siamo allontanati da Voi, e se non vi girate verso
di noi, noi da noi stessi non lo faremo, « Mostrateci il vostro volto e noi
saremo salvati ». Dio ha forse un viso tenebroso? Dio non ha un volto
tenebroso, ma ha nascosto il suo volto sotto il velo della carne e come sotto
il velo della debolezza; Egli è stato misconosciuto quando era sospeso sulla
croce, ma per essere poi riconosciuto quando sarà assiso nel cielo (S. Agost.). – « Mostrateci il vostro
volto e noi saremo salvi ». Prima dell’Incarnazione noi vediamo, in ogni pagina
delle sante Scritture, il terrore che colpiva naturalmente ogni uomo alla
presenza di Dio, dopo che il peccato era entrato nel mondo; ma, con l’Incarnazione,
ci è apparsa la grazia e la benignità di Dio nostro Salvatore (Tito III, 4), e noi possiamo dirgli
con tutta fiducia: « Mostrateci il vostro volto e noi saremo salvi ». – Questa
faccia del Padre, è il Cristo, perché lo splendore della sua gloria e
l’immagine della sua sostanza (Hebr.
I, 3), e come si conosce un uomo vedendo il suo volto, così si conosce
il Padre vedendo il Cristo (S. Gerol.).
– « Filippo – diceva Gesù-Cristo a questo Apostolo – colui che vede me, ha
visto il Padre » (Giov. XIV, 19).
« Ecco Io mando il mio Angelo, ed egli preparerà la via davanti alla mia faccia
» (Malac. III, 1), cioè Giovanni-Battista davanti al Cristo.
ff. 5-7. – « Signore, Dio degli eserciti, fino a quando sarete
irritato contro la preghiera del vostro servo? », di colui che ora è il vostro
servitore. Voi che vi irritate contro la preghiera del vostro nemico, vi
irritate pure contro la preghiera del vostro servo? Voi ci avete voltato verso
di Voi, noi vi abbiamo riconosciuto, e vi irritate ancora contro la preghiera
del vostro servo? Si, Voi vi irritate ancora, ma la vostra collera sarà quella
di un padre che corregge e non quella di un giudice che condanna … Non crediate
che la collera di Dio sia passata, dal momento che siete tornati a Lui; essa è
passata ma solo per non condannarvi eternamente. Ma Egli vi castiga, non vi
risparmia, perché Egli castiga tutti coloro che riconosce come figli (Hebr. XII, 6). « Fino a quando ci
nutrirete con pane di lacrime, e ci farete bere lacrime in abbondanza? »
Ascoltate l’Apostolo: « Dio è fedele, non permetterò che siate tentati al di la
di ciò che potete sopportare » (I Cor.
X, 13). Questa misura è quella delle vostre forze, questa misura è ciò
che vi necessita per istruirvi, e non per sopraffarvi (S. Agost.). – Il bene ed il male, la gioia e la tristezza,
tutto si dà quaggiù con misura. Le gioie del mondo, le sue tristezze non
meritano di essere contate. – Tutte le lacrime non sono le lacrime cristiane:
la cupidigia ha le sue lacrime così come la carità; non ci sono che le lacrime
di penitenza che siano cristiane, e non c’è che Colui che ha estratto altre
volte l’acqua dalla pietra, che possa estrarne dalla durezza del nostro cuore.
II. — 8-19.
ff. 8-10. – Niente di più comune c’è nelle Sacre Scritture, che
la comparazione del popolo di Dio, della Chiesa, ad una vigna, e questa
comparazione si giustifica per numerose ragioni: – 1° è nei terreni petrosi che
la vigna cresce più facilmente; è su Gesù-Cristo, come sulla pietra, che la
Chiesa si radica e fruttifica. – 2° La vigna ha bisogno di puntelli che la
sostengano e di legacci per fermarla; altrimenti essa si trascina, strisciando
sulla terra; essa non può elevarsi se non è sostenuta, altrimenti cade. Ma pur
essendo sostenuta, da dove non si eleva? Gesù-Cristo è nel contempo il piolo
che la sostiene ed il legaccio che la tiene sospesa a questo piolo, ed è della
Sapienza incarnata che è detto: « In essa c’è una bellezza che dona la vita, e
le sue catene sono legami che guariscono e che salvano » (Eccl. VI, 31). – 3° La vigna ha
bisogno di una coltura assidua e di cure incessanti. Così è per la Chiesa di
Cristo. Egli recluta dei lavoratori per inviarli nella sua vigna, non soltanto
dall’aurora, ma anche all’ora terza, alla sesta, alla nona ed all’undecima, di
modo che sia coltivata ad ogni ora. – 4° I tralci della vigna seccherebbero e
perirebbero senza risorse, se non fossero attaccati ed uniti al loro gambo, e
se fossero privati della linfa da cui continuamente la traggono. Lo stesso è
dei Cristiani: se essi non dimorano in Gesù-Cristo se non ricevono
continuamente la grazia che li fa vivere. –
5° Quando la vigna è potata, colpita nel vivo, quando si recide non solo
il legno secco, ma anche il legno verde, è allora che essa porta i frutti più
abbondanti. È così che la Chiesa cresce e fruttifica in mezzo alle prove e pone
nelle persecuzioni il principio di una più grande fecondità. – 6° Il tralcio
staccato dal ceppo, seccherà, sarà gettato nel fuoco e seccherà, sarà gettato
nel fuoco e brucerà. « Che si farà del legno della vigna, se lo si compara a
tutti gli altri alberi che sono nei boschi e nelle foreste? Si utilizzerà il
legno della vigna per qualche opera, lo si potrà fissare al muro e sostenervi
ciò che si vorrà? Lo si getta nel fuoco del quale diventa preda, la fiamma ne
consuma le due parti, ed il mezzo è ridotto in cenere; dopo questo, potrà mai
essere buono per qualcosa altro? » (Ezech.
XV, 2-4). Più essa è eccellente quando porta « il suo frutto delizioso
che rallegra Dio e gli uomini » (Sap.
IX, 13), più essa è inutile se non
ne porta più. E non ha più nulla da attendere se non il fuoco di cui è degna.
Il legno della vigna è quello in cui si caratterizza al meglio la vita del Cristiano:
non gli resta che portare frutto, o di essere gettato nel fuoco. – I caratteri dello stabilirsi della Chiesa non
sono marcati in modo meno incisivo nei diversi tratti di questa parabola! 1°
Dio l’ha trapiantata, questa vigna, dall’Egitto, nella terra che aveva promesso,
vale a dire che fa passare la sua Chiesa dalle tenebre del peccato, alla luce
della fede e della grazia. – 2° Dio ha sterminato gli antichi abitanti di
questa terra per farle posto e piantarla. (8). È così che Dio ha piantato la
sua Chiesa nella fede. – 3° Dio ha fatto sviluppare delle radici profonde a
questa vigna. « Voi le avete fatto da guida camminando davanti ad essa, Voi
avete rafforzato le sue radici. » È ciò
che Dio ha fatto per la Chiesa, nel senso delle parole di queste San Paolo: «
Dio, secondo le ricchezze della sua gloria, vi fortifichi nell’uomo interiore
con il suo Spirito; Gesù-Cristo abiti nei vostri cuori per mezzo della fede, e
siate radicati e fondati nella carità. » – 4° Questa vigna si è estesa da
collina in collina e si è elevata al di sopra delle alte montagne che essa ha
coperto. Tutta la terra, fino al fiume e fino al mare, ne è stata ripiena,
tanto il vitigno è stato fecondo ed abbondante. È così che Dio concede alla sua
Chiesa di moltiplicarsi e di propagarsi, con le sue propaggini ed i suoi
frutti. – « L’ombra di questa vigna ha
coperto le montagne, ed i suoi tralci i cedri più elevati. ». Così la Chiesa si
è elevata al di sopra di tutti i reami del mondo, di tutte le superbe altezze
del secolo. Le montagne ed i cedri erano come al coperto sotto questa vigna,
come le potenze del secolo, sottomesse alla Chiesa, trovavano il loro riposo,
la loro sicurezza e la loro salvezza sotto l’ombra della fede. – La vigna –
dice S. Ambrogio – è l’immagine della Chiesa. Il popolo cristiano si eleva come
una vigna verdeggiante al di sopra del suolo avvilito. Questa tenera
propaggine, innestata sulla vecchia vigna, è cresciuta sul legno nodoso della
croce; e lo Spirito Santo, inondandola con la sua grazia, ha purificato la vigna.
È essa che il colono si compiace di vangare, irrorare e tagliare (Comm. In Evang. Luc XV). – È anche
questa vigna della Chiesa, i cui fiori spandono lontano i profumi di
Gesù-Cristo, i cui frutti maturi ed abbondanti ispirano allo stesso santo
dottore questo cantico di lode: « Signore», vi lodino coloro che vedono la
vostra Chiesa estesa lontano, i suoi rami carichi, e tutte le anime che la
circondano come dei monili preziosi, facendo in essa brillare la maturità e la
prudenza, lo splendore della fede, il bagliore della giustizia, la fecondità
della misericordia » (Hex. III, cap.
10).
ff. 12-13. – In questi versetti, il Profeta compone un quadro
spaventoso e troppo naturale delle persecuzioni, delle prove, delle
devastazioni alle quali Dio ha permesso che la Sinagoga, e poi la Chiesa
cristiana, fossero sottoposte. – Il muro
della Chiesa, è Dio stesso: « Io sarò attorno ad essa, dice Jeowah, come un
muro di fuoco, e sarò in mezzo ad essa nella mia gloria » (Zacc. II, 5). I muri della Chiesa sono ancora gli Angeli, i Santi, i Vescovi ed i Dottori,
i precetti di Dio, le virtù e la preghiera. Tutti questi muri, questi bastioni
sono abbattuti e distrutti, quando Dio permette allo spirito di persecuzione e
di errore di prevalere per un tempo contro la sua Chiesa. Abbattuto questo
muro, la vigna è aperta ad ogni tipo di devastazioni. « Essa è vendemmiata da
tutti coloro che passano per strada. » Non solo essi ne prendono le radici, ma
le bestie feroci vengono a strapparla fino alle radici, « ed il cinghiale della
foresta l’ha devastata ». – Noi abbiamo qui un’immagine non meno spaventosa dello
stato di un’anima che il peccato abituale ha sprofondato nell’indurimento. Dio
la lascia in qualche modo indifesa, senza bastioni: tutti gli oggetti sensibili
vi portano devastazione; essa è come una vigna che non ha più muraglia, e che
resta esposta al saccheggio dei passanti.
ff. 14-16. – Malgrado queste sventure, tornate verso di noi.
Guadateci dall’alto del cielo, vedete questa vigna e visitatela, « … e rendete
perfetta quella che la vostra destra ha piantato ». Non ne piantate un’altra,
ma rendete perfetta quella; perché essa è la razza stessa di Abramo; essa è la
razza nella quale tutte le nazioni sono benedette (Gen. XXII, 18); là è la radice sulla quale è inserita l’olivo
selvaggio (S. Agost.). – Il profeta chiede qui Dio tutto intero: – 1°
il suo volto, « Dio degli eserciti, volgetevi a noi; – 2° i suoi sguardi
favorevoli: « Guardate dall’alto del cielo e vedete »; è lo sguardo di Dio che
il Profeta Geremia domandava come un raggio di sole vivificante: « Vedete,
Signore, che io sono nella tribolazione » (Gerem-Lam. I, 17): « O mio Dio, inclinate il vostro orecchio ed
ascoltate; aprite i vostri occhi, e guardate la nostra desolazione, e la città
sulla quale è stato invocato il vostro Nome;» – 3° egli domanda che Dio stesso
venga a visitare la sua vigna e constati lo stato di devastazione nel quale i
suoi nemici l’hanno ridotta: « e visitate la vostra vigna; » – 4° egli domanda
la mano di Dio per riparare le sue rovine e ristabilirle nel suo stato
originario. È ciò che Dio ha fatto con il suo Cristo: « e rendetela perfetta
per il Figlio dell’uomo che Voi avete rafforzato per Voi. » Magnifico
fondamento! Costruite sopra tutto ciò che potete costruire perché « non si può
porre altro fondamento diverso da quello che è stato già posto, che è il Cristo
Gesù » (1 Cor. III, 2). – Le
cose sradicate e date alle fiamme periranno con l’indignazione del vostro
volto. » Quali sono queste cose sradicate e date alle fiamme, e che periranno
con l’indignazione del volto di Dio? Contro chi il Cristo è indignato? Contro i
peccati! I peccati periranno dunque per l’indignazione del suo volto. Perché i
peccati saranno sradicati e dati alle fiamme? Due cose producono in noi tutti i
peccati: il desiderio ed il timore. Riflettete, discutete, interrogate i vostri
cuori, sondate le vostre coscienze, vedete se potete commettere qualche peccato
se non per desiderio o per paura. Per portarvi al peccato vi viene presentato
un’esca, cioè qualcosa che vi piace; voi agite in vista di ciò che desiderate.
Al contrario, voi non sperate nulla che vi porti al peccato, ma delle minacce
vi spaventano, vi agitano in vista di ciò che voi temete … che farà dunque il
volto di Dio che distrugge i peccati? Quali sono i peccati sradicati e dati
alle fiamme? Che aveva fatto il cattivo amore? Esso aveva come illuminato una
fiamma. Che aveva fatto il cattivo timore? Aveva come scavato il suolo. In
effetti l’amore infiamma, la paura umilia; ecco perché i peccati nati dal
cattivo amore sono dati alle fiamme, ed i peccati nati dal cattivo timore sono
come sradicati (S. Agost.). –
Gesù-Cristo è veramente l’uomo della destra di Dio: 1° perché è seduto alla
destra del Padre; 2° perché è per Lui
che Dio opera tutto quel che fa; perché tutte le sue opere sono fatte in
saggezza, con la saggezza e per la saggezza, che è il suo Verbo eterno ed
increato. – Dio non getta gli occhi che
sul Figlio dell’uomo e suo, che è Gesù-Cristo. Egli non vede che Lui, non
conosce che Lui, non accorda grazie se non per Lui e in vista di Lui. Dio ha
stabilito Gesù-Cristo principalmente per se stesso, a suo onore e gloria. « Voi
siete di Gesù-Cristo, e Gesù-Cristo è di Dio Voi » (I Cor. III, 23).
ff.
19-20. – Allontanarsi da Dio, è sorgente di tutti i mali; tornare a
Lui, per non separarsene mai, è sorgente di tutti i beni. – « Noi non ci
allontaneremo da Voi, Voi ci vivificherete, e noi invocheremo il vostro nome. »
(Ibid.). Voi ci sarete caro, «
perché Voi ci vivificherete. » Noi amiamo dapprima la terra, noi non ci amiamo;
ma Voi avete mortificato le nostre membra che appartengono alla terra (Coloss. III, 5). In effetti l’antico
Testamento, che contiene promesse terrene, sembra invitare l’uomo a non adorare
Dio senza interesse, ma ad amarlo perché Egli doni qualcosa sulla terra. Che
amerete dunque per non amare Dio? Ditelo … guardate intorno a voi tutta la
creazione. Vedete se sarete attirato da qualche parte per il desiderio della
voluttuosità ed impedito di amare il Creatore, se non per le creature stesse di
Colui che voi negligete. E perché amate queste creature se non perché esse sono
belle! Possono essere belle così come Colui che le ha fatte? Voi ammirate le
creature, perché non vedete il Creatore; ma gli oggetti della vostra
ammirazione vi facciano amare Colui che non vedete. Interrogate la creatura: se
essa è per se stessa, non andate al di la di essa; ma se essa viene da Lui,
sappiate che ella non è funesta a chi ne è innamorato se non perché la
preferisce al Creatore. Perché avete detto queste cose? È in ragione dei
versetti che spieghiamo. Questi erano dunque dei morti che adoravano Dio al
fine di riceverne dei beni carnali; perché « … essere saggi secondo la carne, è
come essere morto » (Rom. VIII, 6).
Sono dunque questi, dei morti che non adorano Dio se non per interesse, vale a
dire perché Egli è buono, e non perché dona loro dei beni che accorda anche ai
malvagi. Voi chiedete dei soldi a Dio? Anche un ladro ne ha. Una sposa, una
famiglia numerosa, la salute del corpo, gli onori del mondo? Vedete quanti
malvagi possiedono questo tipo di benefici. È qui tutto ciò che vi fa servire
Dio? I vostri piedi cancelleranno, e
crederete di adorarlo inutilmente, quando vedrete questi stessi beni in
possesso di coloro che non Lo adorano (Ps.
LXXII, 2). Egli dona dunque questi beni anche ai malvagi; si conserva
Lui solo, per i buoni. « Voi ci vivificherete », perché noi eravamo morti,
quando eravamo attaccati alle cose della terra; noi eravamo morti quando
portavamo in noi l’immagine dell’uomo terrestre. « Voi ci vivificherete; » Voi
ci rinnoverete, Voi ci darete la vita dell’uomo interiore; « ed invocheremo il
vostro Nome », cioè noi vi ameremo. Voi sarete il dolce Salvatore che rimette i
nostri peccati; Voi sarete tutta la ricompensa delle nostre anime giustificate.