SALMI BIBLICI: “CONFITEBIMUR TIBI, DEUS” (LXXIV)

SALMO 74: “CONFITEBIMUR TIBI, DEUS, confitebimur”

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]

TOME DEUXIÈME.

PARIS – LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

Salmo 74

In finem, ne corrumpas. Psalmus cantici Asaph.

[1] Confitebimur tibi, Deus, confitebimur,

et invocabimus nomen tuum; narrabimus mirabilia tua.

[2] Cum accepero tempus, ego justitias judicabo.

[3] Liquefacta est terra et omnes qui habitant in ea, ego confirmavi columnas ejus.

[4] Dixi iniquis: Nolite inique agere, et delinquentibus: Nolite exaltare cornu.

[5] Nolite extollere in altum cornu vestrum; nolite loqui adversus Deum iniquitatem.

[6] Quia neque ab oriente, neque ab occidente, neque a desertis montibus.

[7] Quoniam Deus judex est; hunc humiliat, et hunc exaltat:

[8] quia calix in manu Domini vini meri, plenus misto. Et inclinavit ex hoc in hoc, verumtamen fæx ejus non est exinanita; bibent omnes peccatores terrae.

[9] Ego autem annuntiabo in sæculum; cantabo Deo Jacob.

[10] Et omnia cornua peccatorum confringam; et exaltabuntur cornua justi.

[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

SALMO LXXIV

Ammonizione a viver bene ed a depor l’alterigia, perché il giusto e severo giudizio è imminente. —

Parlano quindi i giusti, quando il Profeta e quando il Dio medesimo.

Per la fine: non dispergere; salmo e cantico dì Asaph.

1. Noi darem laude a te, o Dio; ti darem laude, e invocheremo il tuo nome.

2. Racconterem le tue meraviglie; quando io avrò preso il tempo, io giudicherò con giustizia.

3. Si è strutta la terra con tutti i suoi abitatori; io fui che alle colonne di lei diedi saldezza.

4. Ho detto agl’iniqui: Non vogliate operare iniquamente; e ai peccatori: Non vogliate alzar le corna.

5. Non vogliate alzar in alto le vostre corna; non vogliate parlar contro Dio iniquamente.

6. Imperocché né ad oriente, né ad occidente, né sulle montagne deserte (avrete scampo); (1) perocché il giudice è Dio.

7. Egli umilia l’uno, e l’altro esalta, perché il Signore ha nella mano un calice di vin pretto, (calice) pieno di amara mistura.

8. E da questo ne mesce in altro (calice); ma la feccia di esso non è consumata: ne berranno tutti i peccatori della terra.

9. Ma io per tutti i secoli annunzierò, e canterò laudi al Dio di Giacobbe. (2)

10. Perocché io spezzerò tutte le corna dei peccatori; ma i giusti alzeranno le loro teste. (3)

(1) Né dalle montagne del deserto, sottinteso, ci verrà il soccorso, la liberazione. Questo deserto è probabilmente l’Arabia, ove si trovano le montagne sinaitiche.

(2) Ex hoc in hoc, ex hoc poculo in hoc poculum, o ex hac parte in aliam partem.

(3) Questo salmo ed il seguente, sono stati composti – dicono un certo numero di esegeti – in occasione della miracolosa sconfitta di Sennacherib ed in azione di grazie per la liberazione del popolo di Dio.

Sommario analitico

In questo salmo, c’è come un dialogo tra il Profeta ed il Cristo sul futuro giudizio (2).

I.- Il Profeta, a nome dei giusti, promette di celebrare le lodi di Dio: 

1° con lo spirito e con il cuore, per la gloria di Dio, invocandolo per la sua utilità; 

2° raccontando agli altri le sue meraviglie (1).

II. – Gesù-Cristo:

1° predice che a tempo debito, eserciterà il suo giudizio sugli uomini, giudizio che farà sciogliere per la paura le anime imperfette, e fortificherà le perfette (2, 3);

2° esorta gli empi a rinunciare al loro orgoglio nelle loro opere, nei loro pensieri, nei loro discorsi (4, 5);

3° li avverte che essi non troveranno alcun soccorso, alcun rifugio contro di Lui (6);

4° annuncia loro il castigo del loro orgoglio: – a) essi saranno rovesciati dalle loro elevate posizioni (7); – b) berranno la coppa della collera di Dio (8); – c) passeranno da un supplizio all’altro, senza speranza di vederli mai conclusi (9);

III. – Il Profeta, nel suo nome, promette di celebrare per sempre le lodi del Dio di Giacobbe (9).

IV. – Gesù-Cristo predice di nuovo l’umiliazione dei superbi e l’esaltazione degli umili (10).

Spiegazioni e Considerazioni

I. – 1.

ff. 1. – Le prime parole di questo salmo sono come un cantico di liberazione e di azioni di grazie che i giusti intonano al pensiero del giudizio che deve affrancarli dal giogo tirannico che i malvagi hanno per così lungo tempo fatto pesare su di loro: Noi vi loderemo, o Dio! Noi vi loderemo ed invocheremo il vostro Nome. Noi racconteremo le vostre meraviglie. – Noi dobbiamo sempre cominciare col rendere a Dio i nostri doveri, che sono la lode e le azioni di grazie; in seguito dobbiamo domandargli le sue grazie ed invocare il suo Nome, cioè il suo soccorso.

II. – 2-9.

ff. 2. – Voi chiamate in voi colui che Voi invocate. Che cos’è in effetti invocare se non chiamare in se stesso? Se Dio è invocato da voi, cioè chiamato in voi a quali condizioni vi si avvicinerà? Egli non si avvicina all’orgoglioso. Dio è elevato, ma colui che si eleva non arriva a Lui. Quando noi vogliamo raggiungere gli oggetti posti in alto, noi ci ingrandiamo, e se non possiamo raggiungerli, cerchiamo degli strumenti e delle scale per elevarci all’altezza di questi oggetti; Dio agisce in senso contrario, Egli è elevato e non è raggiungibile che dagli umili. È scritto: « il Signore è vicino a coloro con il cuore infranto » (Ps. XXXIII, 19). La contrizione del cuore è la pietà, è l’umiltà. Colui che è contrito si irrita contro se stesso, perché Dio gli sia propizio; che sia il proprio Giudice, perché Dio sia il suo difensore. Dio viene dunque quando è invocato. Ma a chi viene? Egli non viene verso l’orgoglioso (S. Agost.). ascoltate un’altra testimonianza di questa verità: « Grande è il Signore, Egli guarda le cose basse, e conosce da lontano le cose elevate » (Ps. CXXXVII, 6). Il Signore è grande, Egli guarda da vicino le cose basse, mentre guarda da lontano le cose elevate. E perché è detto che Dio riguarda gli umili, per paura che i superbi non gioiscano della speranza dell’impunità, come se Dio, abitando i cieli non conoscesse il loro orgoglio; la Scrittura dice pure, per tenerli nel timore: Io vi vedo e vi conosco, ma da lontano. Egli fa la felicità di coloro che avvicina; quanto a voi, uomini orgogliosi, uomini che vi levate arrogantemente, voi non resterete impuniti, perché Egli vi conosce, e voi non sarete felici perché Egli vi conosce da lontano (S. Agost.). – Quando Dio giudicherà secondo giustizia? « Quando sarà giunto il suo tempo ». Non è ancora il suo tempo. Rendiamo grazie alla sua misericordia; Egli predica dapprima la giustizia e giudica in seguito i giudici; perché se volete giudicare prima di predicare chi si troverebbe per liberare? Chi si troverebbe per assolvere? Ora dunque è il tempo della predicazione: « Io racconterò – egli dice – tute le vostre meraviglie ». Ascoltate questo narratore, ascoltate quest’altro predicatore; perché Egli vi dice, che se lo disprezzate: « … quando sarà giunto il mio tempo, Io giudicherò i giudici ». Oggi Io rimetto i peccati a chi li confessa; più tardi Io non risparmierò coloro che mi hanno disprezzato; o Signore, io celebrerò la vostra misericordia ed il vostro giudizio (Ps. C, 1), dice il Profeta in un altro salmo: « … la vostra misericordia ed il vostro giudizio »; la misericordia per il presente ed il giudizio per l’avvenire; la misericordia per la quale i peccati sono rimessi; il giudizio per il quale i peccati saranno puniti. Voi volete non temere Colui che punisce i peccati? Amate Colui che li rimette; guardatevi dal disdegnarlo, di elevarvi con l’orgoglio e di dire: io non ho niente da farmi perdonare (S. Agost.). – San Paolo ci fa conoscere che c’è in effetti non soltanto un tempo, ma un giorno designato per questo giudizio di giustizia che Dio deve esercitare. « Dio annuncia ora agli uomini che tutti faccianno, in tutti i luoghi, penitenza, perché Egli ha stabilito un giorno per giudicare il mondo secondo la giustizia, per colui che Egli ha destinato ad esserne giudice, confermando la fede di tutti resuscitandoli dai morti ». (Act. XVII, 30, 31). In questo giorno di cui Dio dice qui: « … quando avrò preso il mio tempo, Io giudicherò secondo le regole della mia infallibile giustizia ». A Dio solo, in effetti, appartiene il parlare della sorte; a Dio solo appartiene il prendere il suo tempo per giudicare, per punire. Egli non esercita ancora questo rigoroso ed infallibile giudizio; Egli non fa ancora questo discernimento terribile tra i buoni ed i malvagi, … perché? Perché Egli prende il suo tempo e ha scelto il suo giorno, ove farà apparire la sua giustizia nei confronti di tutto l’universo. Ecco ciò che spiega uno dei più insondabili misteri del governo della Provvidenza sulla terra, questa pazienza, questa longanimità, questo silenzio di Dio rispetto ai crimini ed alle prevaricazioni senza numero degli individui come delle nazioni; pazienza, longanimità, silenzio che giungono fino a far dubitare, a far negare agli empi che Dio si occupa delle cose umane. – La spiegazione di questo mistero di pazienza è in queste parole: « … quando Io ho preso il mio tempo ». Dio ha il tempo per Lui, ed il tempo verrà. C’è una cosa che non dovete mai ignorare – dice San Pietro -: che agli occhi di Dio, un giorno è come mille anni, e mille anni come un giorno. Così il Signore non ritarda il compimento della sua promessa, come qualcuno potrebbe immaginare; ma Egli usa la pazienza a causa vostra, non volendo che nessuno perisca, ma che tutti facciano ricorso alla penitenza (II Piet. III, 9-10). – Il senso primo e letterale di questo versetto è che Dio giudicherà secondo le regole della giustizia, e non i giusti! Secondo la spiegazione di un gran numero di interpreti, tuttavia questo ultimo senso può essere ammesso sotto il beneficio delle importanti lezioni che racchiude. « Voi che desiderate l’avvento del vostro Salvatore, temete l’esame severo del Giudice, temete Colui che ha detto: Io scruterò, Io visiterò Gerusalemme con la lampada in mano ». La sua vista è penetrante, niente sfugge al suo sguardo. Egli scruterà i reni ed i cuori, ed il pensiero dell’uomo sarà forzato a rendere omaggio alla sua giustizia. Quale sicurezza c’è per Babilonia, se Gerusalemme deve essere esaminata in tal modo? Gerusalemme qui è il simbolo di coloro che, in questo mondo, imitano, con la professione della vita sacerdotale o religiosa, la santità degli abitanti della celeste Gerusalemme, mentre Babilonia rappresenta coloro che sono nel turbinio di tutti i vizi e la confusione di tutti i crimini. È di questi peccatori manifesti che San Paolo dice: « I peccati di alcuni uomini si manifestano prima del giudizio » (I Tim. V, 24); essi reclamano il castigo piuttosto che l’esame ed il giudizio. Ma per i miei peccati, a me che sono religioso, prete, abitante di Gerusalemme, essi sono nascosti, coperti dal nome e dall’abito religioso; « Essi non possono essere riconosciuti se non dopo l’esame »; essi hanno bisogno di essere ricercati e discussi con la più grande cura, e non possono uscire dalle tenebre per rilucere nel gran giorno con l’ausilio di una torcia. È a questa ricerca scrupolosa, a questo esame accurato, che fa allusione il Salmista, quando dice nel nome del Signore: « Quando Io avrò preso il mio tempo, Io giudicherò i giudici » (S. BERN. Serm. LV in Cant.). – C’è un senso sublime in questa espressione « quando Io avrò preso il tempo per giudicare »; essa fa conoscere che il tempo è in mano a Dio e che Egli ne dispone come Gli piace; essa ci avverte di essere sempre pronti a rendere conto delle nostre azioni, perché in tutti i momenti, noi possiamo essere citati al tribunale del Giudice sovrano. Dio ci accorda il tempo per prepararci a questo giudizio, e ci nasconde i limiti di questo tempo, affinché non cessiamo di prepararci (Berthier). – « Quando il tempo stabilito sarà giunto, allora Io giudicherò », per farci intendere che anche al suo sguardo c’è un tempo per giudicare, ed un tempo per perdonare. E ci dice San Gregorio che, con insostenibile temerarietà, noi vogliamo giudicare in ogni tempo. Prima che Dio abbia preso il suo tempo, noi prendiamo il nostro, e lo prendiamo quando e come ci piace (Bourdiol: Jug. Tém.). 

ff. 3. – Non è qui il cuore dei giusti che prende la parola, come pensa Bellarmino, ma il Signore che continua a parlare. « La terra fonde ed i suoi abitanti sono passati ». nel giorno del giudizio la terra e tutti coloro che la abitano, saranno distrutti. Il Signore ne parla come di una cosa già fatta, per sottolineare la certezza dell’avvenimento. L’apostolo S. Pietro attesta la stessa verità: « Ora, i cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della rovina degli empi » (II Piet. III, 7). Allo spettacolo degli avvenimenti terribili che precedono queste grandi assise del Giudizio universale, « … gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra » (Luc. XXI, 26). Tuttavia il Signore dichiara che ha consolidato e raffermato le colonne, le sostiene dalla terra, perché non siano ridotte in cenere, ed ha fortificato i giusti che ne sono le colonne, affinché possano levare la testa, perché la loro redenzione si avvicina. Il profeta Gioele predice sia questo terrore degli abitanti della terra, sia questa forza che il Signore darà ai suoi eletti: « Il Signore ruggisce da Sion e da Gerusalemme fa sentire la sua voce; tremano i cieli e la terra. Ma il Signore è un rifugio al suo popolo, una fortezza per i figli di Israele » (Gioele IV, 16). – Queste parole esprimono anche, se si vuole, questa corruzione generale della terra, tutta fusa nella mollezza e nelle delizie di questa vita, e Dio ne trae qualcuno da questa massa corrotta e li rafferma nella sua grazia come sue colonne. « La terra si è come fusa », e cosa intendete con “questa terra”? Tutti coloro che la abitano, vale a dire coloro i cui pensieri, tutte le affezioni hanno la terra come oggetto unico, perché ciascuno è, in realtà, ciò che ama; se amate Dio, siete nel numero di coloro a cui il Signore ha detto, per bocca del suo profeta. « … voi siete degli dei ». La terra è in fusione, quando i cuori degli uomini si rammolliscono, si fondono e si liquefano nelle impure fornaci del vizio, delle concupiscenze, delle prevaricazioni che li profanano e li fanno appassire. 

ff. 4-7. – È il salmista, o se si vuole, il Signore che parla in questo versetto, e trae dal discorso di Dio la conseguenza che gli empi ed i malvagi hanno timore dell’inevitabile giudizio di Dio. – « Non vi elevate dunque, e le vostre parole non imputino a Dio l’iniquità ». Ascoltate ora il linguaggio di un gran numero di uomini: ciascuno di voi lo ascolti e sia toccato di compunzione. Cosa dicono ordinariamente gli uomini? Veramente Dio giudica le cose umane?Questo è il giudizio di Dio? O ancora. Dio si occupa di ciò che succede sulla terra? Ci sono tanti ingiusti che rigurgitano di beni, e tanti innocenti che sonno carichi di malanni!  Ma ecco che a questo felice del secolo giunge non so quale malanno, castigo ed avvertimento di Dio; egli non ignora lo stato della sua coscienza, non ignora che possa avere da soffrire a motivo dei suoi peccati, da dove trarrà dunque argomenti contro Dio? Egli non può dire: io sono giusto; cosa pensiamo dunque che dirà? Ci sono più ingiusti di me, e tuttavia non soffrono questi mali. Ecco l’iniquità che gli uomini imputano a Dio con il loro linguaggio. Vedete quale ingiustizia, perché questo uomo, volendo apparire giusto, accusa Dio di ingiustizia per il giudizio di cui soffre, e pretende di essere giusto, poiché dice di soffrire ingiustamente. Io vi domando, miei fratelli è equo che Dio sia considerato come ingiusto e voi come giusti? Ora quando usate un tale linguaggio, le vostre parole imputano a Dio l’iniquità (S. Agost.). – In questo giorno, il giusto Giudice distruggerà tutti i pretesti, annienterà tutte le scuse che i peccatori tenteranno di opporre ai colpi della sua giustizia: « Io ho detto ai malvagi: Non commettete l’iniquità, ed ai peccatori la cui empietà provoca la mia collera: non ritenetevi autorizzati dal mio appoggio per rinnovare la fila delle vostre iniquità, e soprattutto non levate la testa contro di me per rinnovare le vostre bestemmie ». Quale scusa resterà loro? Sotto quali circostanze attenuanti potranno rifugiarsi? – Il giudice delle vostre iniquità, è Dio. Se c’è Dio, Egli è presente dappertutto. In quale luogo vi potrete sottrarre agli occhi di Dio, per dire qualcosa che Egli non intenda? Se il giudizio di Dio viene dal lato d’oriente, fuggite in Occidente e dite contro Dio ciò che vorrete; se viene dall’Occidente, passate in Oriente e là parlate senza fermarvi; se esso viene dai deserti e dalle montagne, andate in mezzo ai popoli, e là mormorate sommessamente contro di Lui. Costui non giudica di alcun luogo chi è nascosto ovunque, che nessuno può vedere mai, che nessuno ha il potere di ignorare. Vedete dunque cosa fate. Le vostre parole imputano a Dio l’iniquità. Ora la Scrittura vi dice: « … lo Spirito del Signore ha riempito l’universo e, siccome contiene tutto, Egli conosce tutto ciò che si dice: ecco perché colui che pronuncia parole inique non può restare nascosto » (Sap. I- 7, 8). Non crediate dunque che Dio sia in tale o tal altro luogo; Egli è con voi ciò che voi siete con voi stessi. Che significa ciò che voi siete voi stessi? Buono, se voi siete buono, e malvagio ai vostri occhi se siete malvagio; soccorritore, se siete buono, vendicatore delle vostre colpe, se siete malvagio. Voi avete un giudice dentro di voi. Forse volete fare qualche male, lasciate i luoghi pubblici per rifugiarvi nel segreto della vostra casa, ove nessun nemico possa controllarvi; dagli spazi della vostra casa che sono accessibili a tutti ed esposti agli sguardi, vi ritirate nella vostra camera, ancora nella vostra camera voi temete un testimonio, vi ritirate nel vostro cuore, e voi rifletterete che Dio è proprio la, più intimo per voi che questo fondo del vostro cuore. In qualunque parte dunque che voi fuggiate, Dio ivi si trova. Ove fuggirete voi stesso? In quale luogo fuggirete? Ma poiché Dio è ancora più profondo del vostro cuore di voi stesso, voi non potete fuggire un Dio irritato, se non tra le braccia di un Dio placato. Voi non potete fuggire da nessun’altra parte. Volete dunque sfuggire a Dio? Gettatevi in Dio, in Lui stesso. Che le vostre parole di conseguenza, non imputino a Dio l’iniquità, anche nel luogo segreto in cui parlate (S. Agost.). – « Pensate qui a ciò che potrete rispondere »; pensateci quando è tempo, ed il pensiero ne possa trarre utilità. Non asserite più la vostra debolezza, non mettete il vostro appoggio nella vostra fragilità. La natura era debole, la grazia era forte; voi avete una carne che brama contro lo spirito, voi avete uno spirito che desidera contro la carne; avete delle malattie, ma avete anche dei rimedi nei Sacramenti; voi avete un tentatore, ma avete pure un Salvatore; le tentazioni sono sempre presenti, le ispirazioni non lo sono da meno; gli oggetti sono sempre presenti, e la grazia sempre pronta, e voi potete almeno fuggire ciò che non potreste vincere. Infine, da qualunque lato vi giriate, non vi resta più alcuna scusa, alcun sotterfugio, alcun mezzo di evasione, voi siete presi e condannati. Ecco perché il profeta Geremia dice che « … i peccatori saranno in quel giorno come colui che è preso in flagranza di delitto » (Gerem. II, 26). Egli non può negare il fatto, non può scusarlo, non può difendersi con la ragione, né scappare con la fuga (Bossuet). – « Non vi verrà alcun soccorso da parte degli astri che si levano, né da parte degli astri che si posano, né da parte dei deserti o delle montagne, perché è Dio solo che è il vostro Giudice ». Ecco la grande ragione che chiude tutte le bocche, chiude ogni discussione e rende impossibile ogni difesa. « Il giudice è Dio »; vale a dire Colui che è tutta intelligenza, tutta scienza, tutta saggezza, tutta potenza; Colui che è la giustizia sovrana e di conseguenza, inevitabile; divina, e di conseguenza infinita … « Perché è Dio stesso che è giudice ». Non ci sono appelli contro il giudizio di Dio. Che il peccatore si porti ad Oriente, ad Occidente, nel deserto, nelle cavità delle rocce, nelle gole delle montagne, Dio è giudice dappertutto, niente sfugge alle sue conoscenze né alla forza del suo braccio. Egli umilia i grandi, se sono stati orgogliosi, ed eleva i poveri che sono stati umili di cuore; Egli ha nella sua mano la coppa in cui versa il vino della collera – secondo l’espressione del Profeta – ed è necessario che i peccatori bevano questo calice di amarezza fino alla feccia. Questa è la fine dei destini umani. È a questo tribunale di ogni verità e di ogni giustizia che devono giungere tutti i nostri pensieri, tutti i nostri progetti e tutte le nostre opere. Non si potrà protestare contro questo tribunale, né addurre l’ignoranza, tutte le pagine dei santi Libri ce l’annunciano; … né le passioni, perché il pensiero di questo tribunale ne è il rimedio; … né la debolezza della nostra natura, perché i milioni di Santi deboli come noi si sono resi favorevoli il Giudice sovrano; … né l’imbarazzo delle cure della terra, poiché la nostra cura primaria deve essere occuparci del giudizio di Dio. Questo sarà uno dei più grandi rimorsi dei riprovati: il pensare che essi sono condannati da un tribunale il cui ricordo doveva salvarli (Berthier).

ff. 8, 9. – « Dio abbassa l’uno ed eleva l’altro ». Chi è abbassato da questo Giudice sovrano? Esaminate i due uomini che erano insieme nel tempio, e vedrete qual è colui che sia abbassato e colui che sia elevato (Luc. XVIII, 10, 11). « Chiunque si eleva sarà abbassato e chiunque si abbassa sarà elevato ». Ecco che il versetto del salmo spiega. Che fa Dio quando giudica? Egli abbassa l’uno ed eleva l’altro; Egli abbassa i superbi ed eleva gli umili (S. Agost.). – Questa coppa di Dio si abbassa a volte sul popolo, sugli individui, a volte sugli altri. Secondo che la sua giustizia e la sua misericordia lo richiedano, è quella di cui il Signore diceva a Geremia. « Prendi dalla mia mano questa coppa di vino della mia ira e falla bere a tutte le nazioni alle quali ti invio, perché ne bevano, ne restino inebriate ed escano di senno dinanzi alla spada che manderò in mezzo a loro ». Presi dunque la coppa dalle mani del Signore e la diedi a bere a tutte le nazioni alle quali il Signore mi aveva inviato: …. Tu riferirai loro: Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Bevete e inebriatevi, vomitate e cadete senza rialzarvi davanti alla spada che io mando in mezzo a voi. Se poi rifiuteranno di prendere dalla tua mano il calice da bere, tu dirai loro: Dice il Signore degli eserciti: « Certamente ne berrete! » (Gerem. XXV, 15, 28). – È questa coppa di cui Dio diceva all’infedele Gerusalemme: « Berrai la coppa di tua sorella, profonda e larga, sarai oggetto di derisione e di scherno; la coppa sarà di grande capacità. Tu sarai colma d’ubriachezza e d’affanno, coppa di desolazione e di sterminio era la coppa di tua sorella Samaria. Anche tu la berrai, la vuoterai, ne succhierai i cocci, ti lacererai il seno » (Ezech. XXIII, 31, 34). – Che il santo e divino salmista abbia elevato divinamente questa bella distinzione dei beni e dei mali! Io ho visto – Egli dice – nella mano di Dio, c’è una coppa piena di tre liquori: c’è in primo luogo il vino puro, « vini meri »; c’è secondariamente il vino misto, infine c’è la feccia. Che significa il vino puro? La gioia dell’eternità, gioia che non è alterata da alcun male, non misto a nessuna amarezza. Che significa questa feccia? Se non il supplizio che non è temperato da alcuna dolcezza. E cosa rappresenta questo vino misto? Se non questi beni e questi mali che l’uso può far cambiare di natura, come noi proviamo nella vita presente. O la bella distinzione dei beni e dei mali che il Profeta ha cantato! Ma saggia è la dispensa che la Provvidenza ne ha fatto! Ecco i tempi della miscela; ecco i tempi del merito, in cui bisogna esercitare i buoni per provarli, e sopportare i peccatori per attenderli: e si versano in questa miscela questi beni e questi mali mescolati, di cui i saggi sanno approfittare, mentre gli insensati ne abusano, ma questi tempi di miscela finiranno. Venite, spiriti puri, spiriti innocenti, venite a bere il vino puro di Dio, la sua felicità senza mistura. E voi, malvagi induriti, malvagi eternamente separati dai giusti, non vi è per voi felicità, niente più danze, banchetti, giochi; venite a bere tutta l’amarezza della vendetta divina  (Bossuet, Serm. sur la Prov.). – La Provvidenza di Dio porta nella sua mano una coppa piena del vino rude ed amaro della cupidigia, essa vi mescola tutto ciò che sia contrario alle passioni e che è proprio nel punirle; essa agita questa coppa e ne rimuove gli sgradevoli liquori, secondo i bisogni che ne hanno coloro ai quali essa la presenta. Se non fossero privi del gusto della verità e della giustizia, essi gli renderebbero grazie di ciò che essa spande sui loro ingiusti desideri delle salutari amarezze, secondo l’espressione di S. Agostino… I più giusti hanno bisogno di bere in questa coppa e di berne anche più di una volta. Senza questo contro-veleno, la loro virtù anche li rigonfierebbe; senza questo mezzo per espiare i loro peccati, essi li conoscerebbero poco e ne farebbero una penitenza imperfetta. Quelli che sono testimoni delle loro prove e che non ne conoscono né le ragioni né la necessità, le lamentano come malaugurate, o le considerano pure come egualmente indegne dell’attenzione di Dio e di quella degli uomini. Ma è da queste prove che essi sono purificati e che diventano degni della qualifica di figli di Dio … Le afflizioni comuni qui ai buoni ed ai malvagi, al popolo di Dio ed alle nazioni infedeli, sono piuttosto delle lezioni che dei castighi; esse non sono che leggeri efflussi della coppa, molto diversi dalla feccia riservata agli empi, ai peccatori impenitenti. Questa feccia che è nel fondo della coppa, è una figura degli ultimi tempi, e di una giustizia senza miscela di misericordia (Rendu). 

III. — 10.

ff. 10. – « Ed Io distruggerò tutti le potenze dei peccatori ». I peccatori non vogliono che si distruggano le loro potenze; ma nessuno dubita che queste potenze non saranno alla fine distrutte. Non volete che Dio le distrugga all’ultimo momento? Distruggetele voi stessi oggi. Voi avete inteso ciò che è detto più in alto; tenete gran conto di queste parole: … io ho detto agli ingiusti: « astenetevi dal commettere l’iniquità, ho detto a coloro che l’avevano commessa, astenetevi dal sollevare potenza ». Se quando vi si dice: « Astenetevi dal sollevar potenza », voi disprezzate questo consiglio e levate orgogliosamente la fronte, la fine verrà e compirà quella minaccia: « Io distruggerò tutte le potenze dei peccatori, e le potenze dei giusti saranno elevate ». Le potenze dei peccatori sono le vane dignità dell’orgoglio; i corni dei giusti sono i doni di Cristo. In effetti si intende per corno, tutto ciò che sia elevato. Odiate in questa vita ogni elevazione terrena, per giungere all’elevazione celeste. Se voi amate le grandezze della terra, Dio non vi ammetterà alle grandezze del cielo, e per vostra confusione vi distruggerà le potenze; ed anche ciò che sarà della vostra gloria, se eleva allora i vostri corni. È ora il momento di scegliere, allora sarà troppo tardi. Voi allora non potrete dire: lasciatemi fare la mia scelta, perché siete prevenuto da questa minaccia: « Io ho detto agli empi ». Se non avessi detto niente, potevate preparate le vostre scuse, preparare la vostra difesa; se al contrario, Io ho detto: fate prima la vostra confessione per non arrivare alla vostra condanna; perché allora ogni confessione sarà inutile ed ogni difesa impossibile (S. Agost.). – L’orgoglioso è come quel mostro terribile che vide Daniele: egli aveva dei lunghi denti di ferro, che divorava e stritolava, calpestando il resto con i piedi; esso era diverso da tutte le altre bestie ed aveva dieci corni (Dan. VII, 7). Questi dieci corni dell’empio e del peccatore orgoglioso sono: 1° la scienza infatuata, gonfia di sé; 2° la prudenza del mondo; 3° la vana gloria; 4° la presunzione; 5° l’arroganza; 6° la superbia, 7° la bellezza fisica; 8° l’amore dei piaceri, 9° la ricchezza della terra; 10° gli onori, le dignità, i favori del mondo. Il piccolo corno che si leva in mezzo ad essi, con gli occhi simili a quelli di un uomo ed una bocca che proferisce grandi cose, è l’ipocrisia aggiunta a tutti i vizi che precedono.