Cardinal H. E. Manning: LA CRISI ATTUALE DELLA SANTA SEDE (2)

Henry H. Edward Manning

LA CRISI ATTUALE DELLA SANTA SEDE (2)

[annunciata dalle profezie]

in 4 LETTURE

LONDON: PRINTED BY LEVEY, ROBSON, AND FRANKLIN. Grent New Street and Fetter Lane.

– MCCCLXI –

LETTURA II

Tale, quindi, è la rivolta che ha raccolte le energie in questi 1800 anni, maturando l’ora in cui riceverà il suo leader e capo. L’interpretazione universalmente seguita dai controversisti anticattolici, secondo la quale l’Anticristo è considerato uno spirito o un sistema e non una persona e, di conseguenza, che esso sia la Chiesa Cattolica Romana, o il Vicario del Verbo Incarnato, è un capolavoro di inganno: allenta ogni timore, ispira presunzione e fiducia, e fissa l’attenzione degli uomini nel controllare che i segni del suo apparire siano dappertutto tranne che là dove debbano essere visti; e la distoglie dal luogo dove essi sono già visibili. Ora, io non esito a dire che, in tutte le profezie dell’Apocalisse, non ce n’è nessuna che si riferisca alla venuta di Cristo nel modo più esplicito ed espresso tra quelle che riguardano la venuta dell’anticristo.

1. – In uno di questi passaggi, vi sono descritti tutti gli attributi di una persona; San Paolo lo chiama il malvagio, « ὀ ἂνομος » (o anomos), illi iniquus; l’uomo del peccato « ἂνθρωπος τῆς ἀμαρτίας » (antropos tes amartias), homo peccati, e figlio della perdizione « υἱὸς τῆς ἀπωλείας » (uios tes apoleias). E San Giovanni in ben quattro luoghi parla di esso come “anticristo”. Negare la personalità dell’anticristo, è quindi come negare la più elementare testimonianza della Sacra Scrittura: spiegare questi termini e questi titoli personali attribuendoli ad un sistema o ad uno spirito, è la stessa empietà del razionalismo di Strauss che osa negare il Cristo personale, “storico”.  – Una legge della Sacra Scrittura, ci dice che quando sono profetizzate delle persone, effettivamente queste persone poi appaiono; come, ad esempio, è il caso delle profezie di San Giovanni Battista o della Beata Vergine o del nostro stesso Signore. Tutti i Padri, sia dell’Oriente che dell’Occidente, – Sant’Ireneo, San Cipriano, San Girolamo, Sant’Ambrogio, San Cirillo di Gerusalemme, San Gregorio di Nazianze, San Giovanni Crisostomo, Teofilo, Ecumenius, tutti interpretano questo passaggio come di un Anticristo “alla lettera” e personale. Quella che potrei definire l’interpretazione “collettivista”, è veramente un modernismo eretico, controverso e irragionevole. Questo sistema fantasioso e contraddittorio è stato sufficientemente abbattuto per la verità, anche dagli stessi scrittori protestanti: ad esempio da Todd nel suo lavoro sull’Anticristo, un libro credibile e dotto, anche se in qualche modo deturpato dalle incongruenze del pregiudizio protestante; da Greswell, nella sua “Exposition of the parables” [esposizione delle parabole]; e da Maitland su “Daniele e San Giovanni”. In Germania pure, gli interpreti protestanti, pur mantenendo l’interpretazione anticattolica, reputano questa visione come una rinuncia al carattere di uno studio biblico. I protestanti d’Inghilterra sono ancora, come sempre sono stati, i meno coltivati ed i più irragionevoli. È vero, infatti, che l’anticristo ha avuto e potrebbe ancora avere molti precursori, come anche fu per Cristo stesso: come Isacco, Mosè, Giosuè, Davide, Geremia, erano i tipi precursori del Cristo, così Antioco, Giuliano, Ario, Maometto e molti altri, sono i prototipi dell’altro: persone che rappresentano persone – Quindi, ancora, così come Cristo è il capo ed il rappresentante in cui è stato riassunto e ricapitolato tutto il mistero della pietà (« τὸ τῆς εὐσεβείας μυστήριον » = to tes eusebieias musterion), [1Tim. III, 6], così anche l’intero mistero dell’empietà (« τὸ μυστήριον τῆς ἀνομίας ») [2 Tess. II, 7), troverà la sua espressione e la sua testa nella persona fisica dell’anticristo. Può davvero esso pure incarnare uno spirito o rappresentare un sistema, ma non per questo è meno, quindi, che una persona. Similmente anche tra i teologi, Bellarmino dice: « Tutti i cattolici sostengono che l’Anticristo sarà una persona individuale. » [De Summo Pontif. Lib. III, c. 2]. – Lessius dice: « Tutti sono d’accordo nell’insegnare che propriamente l’Anticristo non sarà una moltitudine, bensì una sola persona. » [De Antichristo, Tertia Dem.]. Suarez arriva a dire che questa dottrina dell’anticristo personale è « certa de fide ». [In III, p. D. Tomæ, Disp. liv. s. 1].

2. –  Successivamente, i Padri hanno creduto che l’Anticristo sarà di razza ebraica. Tale era l’opinione di Sant’Ireneo, di San Girolamo, e dell’autore dell’opera « De Consummatione Mundi », attribuita a S. Ippolito, e di uno scrittore di un Commentario sull’Epistola ai Tessalonicesi, ascritto a Sant’Ambrogio, e di molti altri, che aggiungono che sarà della tribù di Dan: come, ad esempio, San Gregorio Magno, Teodoreto, Areta di Cesarea, e molti altri. (Malveda, De Antichristo, lib. II, cc. X e XI). Tale è anche l’opinione di Bellarmino, che la definisce certa. (Ibid. c. XII). Lessius afferma che i Padri, con unanime consenso, insegnino come indubbio che l’Anticristo sarà un ebreo. (Ibid. in præfactione). J. Ribera ripete la stessa opinione, e aggiunge che Areta, San Beda, Haymo, Sant’Anselmo e Ruperto affermano che è questa la ragione per cui la tribù di Dan non è numerata tra coloro che sono suggellati nell’Apocalisse. (Ribera: in Apocalipsin, c.VII). Viegas dice lo stesso, citando altre autorità. (Viegas, in Apoc. c. VII). E questo sembra oltremodo probabile, se si considera che l’Anticristo verrà ed ingannerà gli Ebrei, secondo la profezia di nostro Signore: « Sono venuto nel nome di Mio Padre, e voi non mi avete ricevuto: un altro verrà nel suo nome, e voi lo riceverete »;  queste parole sono interpretate dai Padri come un consenso al falso Messia, che presso gli ebrei sarà considerato come il vero. E questo, ancora una volta, è l’interpretazione unanime dei Padri, sia dell’Oriente che dell’Occidente, come San Cirillo di Gerusalemme, Sant’Efrem Siro, S. Gregorio Nazianzeno, San Gregorio Nysseno, San Giovanni Damasceno, e anche di Sant’Ireneo, San Cipriano, San Girolamo, Sant’Ambrogio e Sant’Agostino. Questa evenienza appare ancora più probabile, se consideriamo inoltre che un falso Cristo non avrebbe alcun possibilità di successo se non fosse della casa di David; che gli Ebrei stanno ancora aspettando la sua venuta; e che sono scottati dalla delusione per aver crocifisso il vero Messia; e pertanto i Padri interpretano il vero e il falso Messia dalle parole di san Paolo ai Tessalonicesi: « τὴν ἀγάπην τῆς ἀληθείας » (ten agapen tes aleteias) « …con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l’amore della verità per essere salvi. E per questo Dio invia loro una potenza d’inganno perché essi credano alla menzogna » [2 Tess. II, 10, 11] « ἐνέργειαν πλάνης » (energheian planes). – Ora, penso che nessuno possa considerare la dispersione e la provvidenziale conservazione degli Ebrei tra tutte le Nazioni del mondo, la vitalità indistruttibile della loro razza, senza credere che siano stati conservati per qualche futura azione del suo giudizio e della sua grazia. E questo è predetto tra l’altro ancora nel Nuovo Testamento; per esempio nelle Epistole ai Romani e ai Corinzi. [Rom. XI, 15-24; 2 Cor. III, 16].

3. Da ciò percepiamo un terzo carattere dell’Anticristo, che cioè non sarà semplicemente l’antagonista, ma il « sostituto » o il supplente del vero Messia. E questo è reso ancora più probabile dal fatto che il Messia concepito dagli Ebrei è sempre stato un liberatore temporale, il restauratore del loro potere temporale; o, in altre parole, un principe politico e militare. È anche ovvio che chiunque, da quel momento in poi, li ingannasse con il preteso carattere del loro Messia, dovrà negare l’Incarnazione, qualunque pretesa di carattere soprannaturale proponesse per se stesso. Nella sua stessa persona ci sarà una completa negazione dell’intera fede cristiana e della Chiesa; perché se egli è il vero Messia (che apparirà come tale), il Cristo dei Cristiani deve essere necessariamente falso. Ora, forse, non ci rendiamo sufficientemente conto di quanto una persona comune e storica possa avere una tale potenza ingannatrice. Siamo così presi dell’idea e della visione del vero Messia nella gloria della sua divinità e della sua umanità, delle sue azioni divine, della sua Passione, della sua Risurrezione, Ascensione e Regalità sul mondo e sulla Chiesa, che non possiamo minimamente concepire come un falso Gesù Cristo possa essere ricevuto passando come vero. È per questo motivo che Nostro Signore ha detto di questi ultimi tempi: « Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti. » (Matth. XXIV, 24); ma quelli che hanno perso la fede nell’Incarnazione, come gli umanisti, i razionalisti, i panteisti, potrebbero essere ingannati da qualsiasi persona di grande spessore politico e di successo che dovesse riportare gli Ebrei nella loro terra, e la gente di Gerusalemme, ancor più, con i figli dei Patriarchi. E non c’è nulla nell’aspetto politico del mondo che renda impossibile tale evenienza; in effetti, lo stato della Siria e l’ondata della diplomazia europea, che si sta continuamente spostando verso est, rendono tale evento nell’ambito di una ragionevole probabilità.

4. Ma le profezie assegnano alla persona dell’Anticristo un carattere più sovrannaturale. Esso viene descritto come un operatore di falsi miracoli. Si dice che la sua venuta sia « secondo la potenza di satana, con ogni portento, di segni e prodigi menzogneri, e con ogni sorta di empio inganno per coloro che periscono. » [2 Tess. II, 9-10]. – E qui non posso che percepire un incredibile cambiamento che si è verificato nel mondo. Mezzo secolo fa gli uomini che rigettarono il Cristianesimo, deridevano la credenza nella stregoneria come superstizione, e nei miracoli come follia. Ma ora il mondo ha superato anche la fede dei Cristiani per la sua credulità: L’Europa e l’America sono inondate dallo spiritismo. Non so quante centinaia e migliaia di medium esistano tra noi ed il mondo invisibile. Gli stessi uomini che non permetterebbero alla strega di Endor, o ad Elymas lo stregone, di passare senza considerarli ridicoli, credono nelle tavole ruotanti e nelle tavole parlanti, nella chiaroveggenza e nelle comunicazioni degli spiriti evocati dal mondo invisibile; nella scrittura dello spirito e nella locomozione attraverso l’aria e nell’apparizione delle mani, e persino delle persone. Rivelazione dello stato dei morti, dei segreti dei vivi, i colloqui prolungati e ripetuti con i defunti, non sono solo creduti, ma praticati abitualmente e quasi giorno dopo giorno. Ora non è il mio obiettivo, almeno non ora, il considerare tali fenomeni. Per noi è sufficiente dire qui che credere in un mondo invisibile e nella presenza e nella guerra degli spiriti del bene e del male, oggi non presenta alcuna difficoltà. Siamo tutti disposti ad affermare la loro realtà a causa della menzogna o della delusione che è confusa con essi. Sono quelle cose, precisamente, che la Chiesa ha sempre condannato e proibito sotto il nome di stregoneria: cose in cui c’è una vera azione soprannaturale espressa dalle molte imposture. Mi soffermo su questo punto perché è certo che siamo circondati da un ordine soprannaturale, in parte divino, e in parte diabolico. Non è strano che coloro che rifiutano l’ordine soprannaturale divino, diventino incredibilmente creduloni di quello diabolico? Ora in questo abbiamo già una preparazione all’inganno del quale scrive San Paolo. L’età è matura per un delirio. Non si crederà ai miracoli dei Santi, ma si accetteranno copiosamente i fenomeni dello spiritismo. Un medium di successo potrebbe benissimo passare, con le sue doti sovrannaturali, come il Messia promesso, e “segni e menzogne” in abbondanza possono essere compiuti dalle organizzazioni che sono già all’estero nel mondo.

5. L’ultima caratteristica di cui parlerò è forse la più difficile da concepire. San Paolo parla dell’« uomo del peccato », di « … colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio. »  (2 Tess. II, 4) Queste parole sono interpretate dai Padri nel significato che: reclamerà gli onori divini, e quello nel Tempio di Gerusalemme. Dice Sant’Ireneo « L’anticristo è un apostata e un ladro, pretenderà di essere adorato come Dio » e « … cercherà di mostrarsi come Dio. » (S. Ireneo, lib. V, 29); – Lattanzio, che « … si proclamerà Dio » (Lattanzio: De divinis Istitutiones, lib. VII, c. 17). Lo scrittore con il nome di Sant’Ambrogio (l’Ambrosiastro) dice: « Affermerà di essere Dio » . San Girolamo:  « Si farà chiamare Dio, e pretenderà di essere adorato da tutti ». (S. Geron. In Zach. c. IX) San Giovanni Crisostomo, « Professa di essere il Dio di tutti, e si proclama e si mostra come Dio. » (S. Giov. Crist. In Hom. XI); Così anche Teodoreto, Teofilo, Ecumenius, Sant’Anselmo e molti altri. (Malvenda, lib. VII, c. 4); Suarez, nello spiegare questo passaggio, dice: « È probabile che l’Anticristo non crederà in alcun modo a sé stesso in ciò che insegnerà e che costringerà a credere gli altri. Perché sebbene all’inizio egli possa persuadere gli Ebrei che sia il Messia e venga inviato da Dio, e possa fingere di credere che la legge di Mosè è vera e sia da osservare, pure farà tutto questo nella dissimulazione, li ingannerà ed otterrà il potere supremo. Poiché subito dopo rifiuterà la legge di Mosè e rinnegherà il vero Dio che l’ha dettata. Per questo motivo molti credono che distruggerà l’idolatria in modo astuto per ingannare gli Ebrei. » – « Quanto sarà grande la sua perfidia e ciò che realmente crederà riguardo a Dio, non possiamo congetturarlo. Ma è probabile che sarà un ateo e negherà sia la ricompensa che la punizione nell’altra vita, e venererà solo l’essere preternaturale, dal quale ha appreso l’arte dell’inganno e acquisito le sue risorse, con le quali otterrà la ricchezza e il potere supremo. » (Suarez III, p. s. Thomæ, disp. liv. s. 4) – Ora, è facile capire come si opporrà a Dio, essendo l’antagonista di Cristo; e come si innalzerà o si eleverà al di sopra di tutto ciò che è chiamato Dio e adorato come tale; perché, soppiantando il vero Messia, si pone al posto del Dio incarnato. Né è difficile capire come coloro che hanno perso l’idea vera e divina del Messia possano accettarne uno falso, essendo inoltre abbagliati dalla grandezza dei successi politici e militari, (S. Agost. in Ps. IX, tom. IV, 54) ingolfati dalle nozioni panteistiche e sociniane (“massonismo” – ndr.-) della dignità dell’uomo, e possano così tributare alla persona dell’Anticristo l’onore che i Cristiani tributano al vero Messia. Ho toccato questo punto, perché San Paolo lo colloca in modo prominente nella descrizione dell’Anticristo, e poiché la tendenza dell’incredulità “credulona”, ​​che aumenta nel mondo man mano che diminuisce la fede, sta visibilmente preparando gli uomini alla allucinazione. Una delle più straordinarie interpretazioni dei Padri è quella che, alla fine del mondo, il paganesimo sarà restaurato. (Cornelius a Lapide in Apocal. c. XVII). Mai avremmo pensato che questo fosse stato possibile: ma se non altro lo possiamo credere, se non ci fossero altri motivi, almeno per lo sviluppo della moderna infedeltà; ed infatti l’infedeltà non fu mai più dominante di quando si ebbe nella prima Rivoluzione francese, in cui la Rivelazione fu reputata falsa, e al suo posto si installò l’adorazione della “dea” ragione e di “cerere”. In verità, quando l’intellettuale diventa panteista, il semplice diventerà politeista; questi ha bisogno di una concezione più materiale dei raffinati miscredenti, così da impersonare ed incarnare, prima nel pensiero e poi nella forma, l’oggetto della propria adorazione. E cos’è questo, se non il paganesimo semplice e puro? Ma in questo non posso ora entrare. Nel secondo libro delle opere di Gaume sulla rivoluzione francese, in particolare nei capitoli XII, XIII e XIV, si troverà un resoconto ampio e dettagliato del paganesimo di cinquant’anni fa; e nel “catechismo della religione positiva”, sotto la voce « Culto pubblico e privato », si vedrà un’elaborata professione di culto religioso indirizzata all’umanità, il corpo collettivo degli uomini deificati, che è la base naturale della religione dell’antica Grecia e di Roma. Ora, non si dica che non possiamo essere lontani dai più funambolici fenomeni soprannaturali circa la manifestazione e la persona dell’Anticristo. Tutta la storia ci porta ad aspettarceli; tutte le profezie sembrano prevederlo; i grandi periodi dell’azione divina nel mondo la prefigurano. Il mio obiettivo non è stato quello di privare il futuro del soprannaturale, ma di mostrare come il soprannaturale si confonda nel corso ordinario del mondo, e ci prenda, per così dire, di sorpresa. « Il regno di Dio non giunge osservato », ma … è in mezzo a noi, in piena presenza e potenza, sotto aspetti che ci sembrano comuni e non particolari, nelle pulsioni delle azioni umane, nell’ambito di movimenti nazionali, nella politica dei governi e nella diplomazia del mondo. Come si credeva che Cristo alla sua venuta fosse un falegname, così può l’Anticristo essere visibilmente non più che un avventuriero di successo. Persino il suo carattere soprannaturale, vero o falso che sia, può passare o come scintillio di follia, o come assurdità dei suoi partigiani, o come delusioni dei suoi adulatori. Quindi il mondo acceca i suoi stessi occhi con il fumo del proprio orgoglio intellettuale. Non c’è nulla che possa essere fuori dal contesto o dalla proporzione, o dall’ᾖθος (etos), come si dice del diciannovesimo secolo, per cui potrebbe sorgere una persona di sangue ebraico, naturalizzata in qualcuno dei popoli d’Europa, un protettore degli ebrei, tra i portaborse, i giornalisti e gli uomini di comunicazione, dalle rivoluzioni europee, salutato come loro salvatore dal dominio sociale e politico dei Cristiani e, circondato dai fenomeni dello spiritualismo anticristiano e dell’anticattolicesimo, egli stesso si proclami un pontefice, professando di essere più che Mosè o Maometto, cioè più alto della statura e delle proporzioni umane. A coloro che non hanno mai operato un discernimento, in linea di principio, tra l’Unità suprema e l’azione della verità da una parte, e la menzogna dall’altra, e allo stesso modo rispettivamente del bene e del male, può sembrare strano attribuire tanta importanza ad un dato evento che sembra riguardare la sfera della razza ebraica. Ma a quelli che credono che il mondo possa essere diviso in Cristiano ed anticristiano, o Cattolico e anticattolico, o, in altre parole, all’ordine naturale, basato sulla semplice volontà e azione umana, e al soprannaturale, basato sulla volontà divina e sull’Incarnazione di Dio, apparirà immediatamente essere l’episodio più vitale e decisivo di tutto ciò che spero di mostrare qui di seguito, e cioè che l’antagonismo tra due persone è l’antagonismo anche tra due società, e così come il nostro Divino Signore è il Capo e il Rappresentante di tutta la Verità e la Giustizia del mondo sin dall’inizio, così l’anticristo, chiunque sia o possa essere, sarà il capo e il rappresentante di tutte le menzogne ​​e gli errori che si sono accumulati per questi 1800 anni, tra le eresie, gli scismi, le sedizioni spirituali, le infedeltà intellettuali, i disordini sociali e le rivoluzioni politiche del movimento anticattolico del mondo. – Tale è il grande fondo mobile su cui poggia la società cristiana del mondo. Di tanto in tanto questo fondo si è innalzato con un potere soprannaturale, e ha fatto vibrare e agitare l’ordine cristiano in Europa. Poi di nuovo è sembrato ripiombare in una calma apparente. Ma nessuno con retto discernimento può errare nel vedere che esso, ora più che mai, è così profondo, potente e diffuso. Che questa potenza anticristiana poi un giorno prenderà il sopravvento e per un certo tempo prevarrà in questo mondo, è cosa certa secondo la profezia. Ma questo non può essere che fino a quando « … colui che lo tiene in pugno » sarà costretto a lasciar la presa. Questo, tuttavia, è il prossimo argomento nel nostro ordine, e non devo anticiparlo qui.

LE BEATITUDINI EVANGELICHE (-6A-)

BEATITUDINI 6 (A)

[A. Portaluppi: Commento alle beatitudini; S.A.L.E.S. –ROMA, 1942, imprim. A. Traglia, VIII, Sept. MCMXLII]

Beati mundo corde: quoniam ipsi Deum videbunt.

[Beati i mondi di cuore perché vedranno Dio]

I.

IL TRIONFO DELL’INGANNO

È una realtà sfiduciante la tronfia baldanza del vizio impuro sul mondo. Nelle regioni dominate dal paganesimo sta come in sua sede l’impurità; e vi è venerata al pari d’una divinità promettente. I missionari hanno contro di sé il dio nefando, sotto tutte le forme. Non è forse vero, che vi viene adorato? Le religioni pagane ancora esistenti sono nelle condizioni di decadimento del nostro paganesimo, allorché stava per rivelarsi il Cristo. E non sono in via di scomparire. Tanta energia dissolvitrice ancora possiedono. E purtroppo ne vediamo i frutti nella inferiorità di codesti popoli. Nelle opere civili, in quelle dell’intelligenza e del cuore. Sanno vestirsi dei trovati della nostra civiltà cristiana e in questo sono invadenti e pericolosi; ma essi non sanno creare. Non forse anche presso di noi ha un certo culto il demonio sudicio! Lo ha in diverse zone della nostra vita, dove il pensiero cristiano non penetra e il dettame di satana fa invece presa. Il diporto mondano è penetrato dal veleno impuro, la letteratura ne è resa fetente, il costume di certi ambienti intollerabile. Ci sono famiglie messe insieme dalla passione, coniugi senza la benedizione di Dio generano figli, ai quali viene negato il Battesimo o dove il Sacramento non riesce a fecondare alcuna virtù. Giovani avviati al vizio dai genitori stessi. Ragazze, che sciupano le rose della loro avvenenza prima che s’aprano ad olezzare. Adulti la cui sollecitudine è spremere dal resto della esistenza l’ultime gocce di piacere. Decrepiti — poiché qualche volta avanza un brano di vecchiezza anche al vizioso — i quali stanno esaurendosi nell’ansia tormentosa di turpi desideri insoddisfatti.

LA DELUSIONE

La società, se dipendesse dal loro contributo sarebbe distrutta da tempo. Dio è soppresso nella loro vita; ma anche questa ne subisce la sorte. Tutto per un piacere effimero e illusorio. È la vittima stessa, che lo sente così. Dopo una soddisfazione, si oscura la sua fronte e si chiede: Tutto qui? È una forza più esterna che intima, che seduce e acceca e sopprime il senso dell’osservazione e della critica. È un impulso fosco e trascinante, che ottenebra l’intelletto e lo fa inetto a penetrare e a ragionare. La carne ne è sollevata in una violenza, che umilia, ma che domina. Quando nella famiglia un giovine si fa serio senza ragione oltre il suo tono abituale, la sua parola più rada, il suo carattere intrattabile, dite che il verme della impurità lo sta rodendo alle radici del cuore. Persino la natura reagisce. Ma soprattutto si nota la stanchezza della disciplina, la noia della fatica, la incapacità di sostenere intero il dovere, che prima era piacere. – « E di che cosa mai mi dilettavo io, scrisse Sant’Agostino, se non di amare e di essere amato? Ma l’amicizia ha i suoi confini e molti pericoli, ed io invece non sapevo tener misura, e accecato dalla nebbia oscura che mandavano su le passioni della carne e il brulicame della pubertà, non distinguevo le bellezze dell’amor puro dalla bruttezza della libidine. L’una e l’altra mi ribollivano insieme nel cuore, e me imbecille trascinavano giù alla cieca nel precipizio dei peccati e mi affogavano in un mare di delitti. L’ira tua, o Signore, tutta mi pesava addosso, ed io non m’accorgevo, divenendo stupido per le catene de’ miei vizi, in pena della mia superbia. Sicché io me ne andava lungi da te, e mi scialacquava in dissolutezze, e infradiciavo tutto; e tu mi lasciavi fare e tacevi ». – Questa pagina delle Confessioni è l’eco della esecrazione che tormentava l’animo contrito del santo, dopo anni di ravvedimento e di espiazione. Ma il male amareggia tutta la esistenza dell’antico peccatore, anche se rinato nella santità. Qualcuno ha detto, e si ripete, che l’esperienza vale il peccato. Ma non si riflette, che nessuna malattia giova alla salute. Può darsi, che lo trattenga dai pericoli di ricadervi; ma è chiaro, che per questo non mancano le indicazioni, per evitare di battere una strada errata e di doverla poi rifare in senso contrario, faticosamente.

ANTICHE FOLE

Chi sappia incontrarsi con un giovine puro avrà per tutta la vita nell’animo l’impressione di una superiorità, che vale ogni sacrificio. Ma il suo rovescio fa orrore e ci dà la prova della miseria alla quale può arrivare un cuore non guidato dall’intelligenza che la Fede religiosa illumini. V’ha oggi, come in altri tempi, qualcuno il quale insegna ad alta e irata voce, che il peccato è una fola e che soltanto la superstizione di chi non sa conoscere la vita, può parlarne con tono pauroso. L’uomo è in se stesso sano e integro. Ogni suo bisogno è legittimo. La natura non decadde mai e il peccato originale è una eredità orientale e semita, estranea alla nostra civiltà europea. Siamo davvero sotto tale riguardo, in tempi di spenta originalità. Quando si ardisce declamare contro la Fede dei secoli cristiani si cade negli errori mille volte dimostratisi tali. Del peccato ognuno possiede la prova dentro la propria esperienza. Nessuno ha il potere di creare il rimorso circa alcuni lati della vita. Nasce da sé, si oppone da sé alla volontà sviata, tormenta da sé lo spirito in errore e sovente lo conduce alla resipiscenza e la Fede. Il rimorso qui è provocato dalla legge naturale disprezzata. – Fatto si è che l’uomo vittima del vizio impuro si esaurisce. L’intelligenza, il cuore, la volontà, le tre forze massime della natura nostra, si attenuano di vigore e di prontezza. L’indolenza poi fa precipitare nel disordine e nel disonore e compromette anche la condizione sociale. Giovani di bellissime speranze — come Prodighi alla custodia dei porci — si sono ridotti alla miseria spirituale. – Ma ciò che più conta, si è la vergogna che contamina l’anima e l’immagine di Dio contraffatta nel cuore. Leggiamo una pagina di Padre Lacordaire. « Chi è quel giovine? Donde viene che il suo sguardo è appannato, le guance scolorite e incavate, le labbra tristi, la fronte pensierosa? La giovinezza è primavera della bellezza; Dio, che è giovane sempre bello, ha voluto nei nostri primi anni darci qualche cosa della fisonomia della sua eternità. La fronte del giovane è il lampo della fronte di Dio, ed è impossibile vedere un’anima vergine sopra un volto puro, senz’essere commosso da una simpatia, che contiene tenerezza e rispetto. Ora questo dono sì grande, questo dono che precede il merito, ma non l’innocenza, Iddio lo toglie a chi ne abusa con precoci passioni. Il vizio s’imprime su quella carne… vi segna delle vergognose rughe premature ed accusatrici, un non so che di caduco, che non è il segno del tempo, né delle meditazioni dell’uomo dedicato ad austeri doveri, ma l’indizio certo d’una depravazione passata devastando… Così è delle nostre passioni; ciascuna ha il suo castigo terreno e rivelatore, destinato ad insegnarci che la loro strada è falsa… ». – Ma, dico, è l’anima umiliata, la prima vittima, il cencio che rimane come emblema della distruzione avvenuta. Dio cacciato da essa, ha tolto via con sé tutto: la bellezza, la intelligenza, il vigore fisico, le speranze del cuore verso l’avvenire, tutto il suo tesoro. La vita soprannaturale cancellata ha lasciato i rottami delle delusioni e della sfiducia. La vita del Cristiano senza Cristo è la preparazione alla più impensabile e disperata miseria. I genitori, che non si occupano di questo problema, sono destinati a sorprese ben desolanti.

II

LA PROFANAZIONE DELLA VITA

Sicché ogni impegno per liberare le anime da un peso sì grave e opprimente è opera di gran merito. Se uno ricorda la commozione provata dopo una confessione ben fatta e il sollievo sperimentato nella certezza del perdono, sa che la coscienza umana, sgombrata da codesta colpa, si sente leggera e agile, piena di fiducia e di desiderio di ben fare. È dunque una carità inestimabile il soccorso prestato a tale liberazione.

CONTRO NATURA

Infatti l’impuro contravviene alle leggi della natura e la profana. Questa esige il rispetto dell’ordine fissato al piacere. Il quale è destinato a rendere gradito il dovere della conservazione della vita nel mondo. Chi ne abusa a scopi personali di solo godimento, defrauda la natura del suo diritto. Vuol godere escludendo le responsabilità inerenti. Oltre a ciò la mala soddisfazione riempie l’animo di turbamento e di ambascia, vi solleva una tempesta di ansietà e di voglie scomposte, vi prepara altre cadute. – Il cuore, che ci è dato per amare e perché serva da casto motore alle diverse attività della vita, vien prostituito a servire l’immondezza e la volgarità. Sicché invece di essere strumento di opere di amore, diventa stimolo di corruzione e tranello per le conquiste del vizio. – Quante vittime della corruzione del cuore si contano nella società! Dalla storia conosciamo alcuni casi di singolare gravezza; ma ogni giorno la folla viene, insidiata e travolta dalla esasperazione di certi cuori avviliti nella sconfitta, i quali perseguitano altri come per vendicarsi della propria viltà. – Il dono della vista, la capacità di vedere e osservare, vengono pure contaminati dal vizio impuro, che l’usa come provocante incentivo al fuoco della concupiscenza. Qui è lo spirito preso di mira, e l’occhio che guarda impudicamente e con il desiderio del male contamina e piaga l’animo e lo infesta di stimoli insani. – Il Signore Gesù mise in guardia contro il pericolo con quelle parole, che elevarono la morale umana dal fatto esteriore ad una consapevolezza intima. « Chiunque guarderà una donna, per desiderarla ha già commesso in cuor suo adulterio con essa ». Commenta san Giovanni Crisostomo: « È quanto dicesse di chi vuole fissarsi troppo curiosamente nelle bellezze corporee e andar a caccia di leggiadri visi e pascere l’anima di codesto spettacolo e piantare gli occhi nelle sembianze lusingatrici. « Non venne egli a trarre il corpo soltanto dalle malvagie azioni, ma prima provvide allo spirito; e, come riceviamo nel cuore la grazia del Paracleto; così tende tosto alla purificazione di esso. E con quali mezzi, domanderete, possiamo liberarci dalla concupiscenza? In una maniera energica assai; poiché volendolo davvero, possiamo estinguerla o contenerla almeno affinché non si sbrigli ».

VIGILANZA FIDUCIOSA

Chi non ha qualche esperienza degli effetti di certi sguardi procaci? Colui che anela di fermarsi con gli occhi nella bellezza dell’altrui volto, infiamma la fornace della colpa, avvince lo spirito e sospinge attivamente verso l’azione malvagia. Questa deleteria efficacia suaditrice viene esercitata nella vita sociale oggi dal cinema immorale, dove gli occhi hanno una parte sovrana. Attraverso questi passa tutto un mondo di peccato, di seduzione, di inganno; si introduce nello spirito un torrente di eccitazioni, di stimolanti arditi, frementi, che diventano poi un fomite insaziabile. I genitori lo sappiano sempre e ne tengano conto, con somma attenzione. – Per buona sorte vi ha un altro modo di vedere. Il Signore non condannò il guardare, ma quel particolare modo, che è accompagnato da desideri impuri. Dono prezioso è quello della vista; ed ha una funzione di gran rilievo nella vita dello spirito. Dalla serena visione delle cose veniamo invitati a salire verso il Creatore con moto spontaneo e diretto. Funzione sulla quale dobbiamo ammaestrare i giovani d’ogni età, perché, apprezzando la generosità del Signore, sappiano usare dei suoi infiniti doni con rispetto e con facile profitto. – Che cosa occorre dunque per riuscire a conservare il dominio dei sensi secondo la volontà di Dio? Santa Caterina da Siena scrivendo ad una religiosa spiega con una similitudine come chi ambisce conservare la purezza debba somigliare alle vergini savie, di cui parla san Matteo (XXV, 1-13). Esse avevano la lampada, l’olio e il lume, che è fuoco e luce. La lampada è il nostro cuore, stretto in basso e largo in alto, perché poco e ordinatamente si tenga rivolto a terra e si tenga ampiamente aperto verso il cielo. Sia riservato nei doveri della esistenza presente, sia generoso con quelli che toccano i nostri rapporti con Dio. L’olio è la virtù della umiltà, che potremmo anche dire della diffidenza di noi medesimi. Per merito di essa noi non ci induciamo a usare libertà di modi quando trattasi del pericolo impuro, non accostiamo persone, cose, pensieri capaci a sedurre la nostra fragile volontà; abbiamo paura di essa, diffidiamo della nostra abilità e forza di resistenza. Questa diffidenza porta al conoscimento di noi e di Dio. Conoscer bene la nostra miseria e concentrarci in questo pensiero esclusivamente, riuscirebbe noioso e pesante e ci condurrebbe a disperazione; perciò dobbiamo levarci verso Dio e studiare la sua grandezza e bontà. Questa al contrario ci rivelerà la sua generosità a nostro riguardo; sicché ci s’allarga il cuore e la speranza rinasce e cresce. – « Convienci dunque mescolare l’uno con l’altro insieme, cioè stare nel conoscimento santo della bontà di Dio e nel conoscimento di noi medesimi; e così saremo umili, pazienti e mansueti e a questo modo avremo l’olio nella lampada ».

PUREZZA È GARANZIA

Il fuoco, che divampa dall’olio è la carità, l’amore di Dio e del prossimo è la fede, cioè l’accettazione delle verità da Dio rivelate e le opere che ne sgorgano, quando essa è viva. Le opere fanno risplendere la fede, e dimostrano che è sincera e fiammante. Orbene la fede, che opera, mira ad affermare il dominio di Dio sulla nostra vita. E Dio con questo dà all’uomo il suo valore. Bisogna stare uniti a Lui e lavorare nel suo solco. Quanto è attraente l’esistenza indipendente dalle agitazioni e dai turbamenti del piacere! Tu vedi giovani e adulti, che camminano come sovrani per la strada del loro dovere. Li vedi sopportare le opposizioni delle condizioni esteriori con la calma e serenità di chi è padrone e sicuro. Come sarebbe meglio appoggiato che al volere di Dio? L a purezza del costume è la prima affermazione della sua volontà. Puoi vedere molte cose belle in un individuo: intelligenza, salute, carattere felice, resistenza al lavoro, posizione fortunata; se non ha correttezza del costume non andrà esente dal fallimento. La nostra sorte è come appesa a quella virtù. « Non far getto dell’eroe che è in te », ha scritto un filosofo sventurato. Ma più che di eroi abbiamo bisogno di uomini normali. Il progredimento della vita avviene per mezzo della fatica lenta, ma assidua e costante, più che con i gesti ammirabili. Uomini sereni e pazienti, calmi e casti occorrono; come di donne consapevoli della loro dignità e del valore della fede data. Abbiam bisogno di coscienze comprese della presenza di Dio e della santità imposta a ciascuno, per il bene di tutti. Senza la purezza non matura virtù, né la vita fa frutto.

[continua…]