Cardinal H. E. Manning: LA CRISI ATTUALE NELLA SANTA SEDE (5)

Henry Edward Manning

LA PRESENTE CRISI ATTUALE DELLA SANTA SEDE (5)

[annunciata dalle profezie]

in 4 LETTURE

LONDRA: BURNS & LAMBERT, 17 & 18 PORTMAN STREET, e 63 PATERNOSTER ROW; KNOWLES, NORFOLK ROAD, Bayswater.

MDCCCLXI.

LETTURA IV (2)

3. Tutto quanto conduce chiaramente ai segni che il profeta ci indica della persecuzione degli ultimi giorni. Ora ci sono tre cose che egli ha registrato. Nella lungimiranza della profezia ha visto ed annotato questi tre segni. – Il primo, che il Sacrificio continuo debba essere portato via; – il successivo, che il santuario sarà occupato dall’abominio della desolazione; – il terzo, che “la forza” e “le stelle”, come le ha descritte, saranno abbattute: e questi sono gli unici tre segni di cui mi occuperò. Ora, innanzitutto, cos’è questo: « togliere il sacrificio continuo »? È stato portato via formalmente alla distruzione di Gerusalemme. Il sacrificio del Tempio, cioè dell’agnello, mattina e sera, nel Tempio di Dio, fu completamente abolito con la distruzione del Tempio stesso. Ora il profeta Malachia dice: « Poiché dall’Oriente all’Occidente grande è il mio nome fra le genti e in ogni luogo è offerto incenso al mio nome e una oblazione pura, perché grande è il mio nome fra le genti, dice il Signore degli eserciti. ». Questo passaggio del Profeta è stato interpretato dai Padri della Chiesa, a cominciare da Sant’Ireneo, San Giustino Martire, e non so quanti altri, essere il Sacrificio della Santa Eucaristia, il vero Agnello pasquale che è venuto al posto del simbolo, cioè il Sacrificio di Gesù stesso sul Calvario rinnovato perpetuamente e continuato per sempre nel Sacrificio dell’altare. Ora questo Sacrificio continuo è stato portato via? Ciò che era simbolico nei tempi antichi è già stato portato via. Ma la realtà è stata portata via? I santi Padri che hanno scritto sull’Anticristo e su queste profezie di Daniele, senza eccezioni, per quanto ne so, – e sono i Padri sia dell’Oriente che dell’Occidente, della Chiesa greca e della latina – tutti, tutti all’unanimità, dicono che nell’ultima parte del mondo, durante il regno dell’anticristo, cesserà il santo Sacrificio dell’altare (Malvenda, lib. VIII, c. 4). – Nel lavoro sulla fine del mondo, attribuito a Sant’Ippolito, dopo una lunga descrizione delle afflizioni degli ultimi giorni, leggiamo quanto segue: « Le Chiese faranno gran lamento, poiché non sarà offerta più oblazione, né incenso, né adorazione accettevole a Dio. Gli edifici sacri delle chiese diverranno come tuguri; e il prezioso Corpo e Sangue di Cristo non sarà presente in quei giorni; la Liturgia sarà estinta; il canto dei Salmi cesserà; la lettura della Sacra Scrittura non verrà più intesa. Ma ci saranno tenebre sopra gli uomini, e lutti su lutti, e guai su guai. (S. Hyppolito, tributus liber de consum. Mundi,  § 34). Allora, la Chiesa sarà dispersa, ricacciata nel deserto, e sarà per un certo tempo – così com’era all’inizio – invisibile, nascosta nelle catacombe, nelle tane, nelle montagne, nei luoghi d’agguato; per un certo tempo sarà spazzata via, per così dire, dalla faccia della terra. Tale è la testimonianza universale dei Padri dei primi secoli. È esistito per il passato qualcosa che si possa definire un preludio o  un antecedente di un evento del genere? Guardiamo verso l’Est: la superstizione maomettana, sorta in Arabia, travolse la Palestina e l’Asia Minore, la regione delle Sette Chiese, poi l’Egitto, il nord dell’Africa, la patria di Sant’Agostino, di San Cipriano, di Ottato e infine penetrò in Costantinopoli, dove presto divenne dominante; in ogni luogo ha perseguitato e soppresso l’adorazione e il Sacrificio di Gesù Cristo. La superstizione maomettana in questo momento usa come moschee una moltitudine di chiese cristiane, in cui il Sacrificio continuo è già stato portato via e l’altare completamente distrutto. Ad Alessandria ed a Costantinopoli sorgono chiese costruite per il culto cristiano, in cui non è mai entrato il piede di nessun Cristiano da quando il Sacrificio continuo è stato spazzato via. Sicuramente in tutto questo vediamo – almeno in parte – il compimento di questa profezia; al punto tale che molti interpreti considerano Maometto essere l’Anticristo e che perciò nessun altro debba venire. Senza dubbio egli era uno dei tanti precursori e prototipi dell’Anticristo che dovevano mostrarsi. Esaminiamo ora il mondo Occidentale: è stato forse in qualsiasi altra terra, più che in esso, portato via il Sacrificio continuo? Ad esempio, in tutte quelle chiese della Germania protestante che erano un tempo cattoliche, dove veniva offerto quotidianamente il santo Sacrificio della Messa? – o in tutta la Norvegia, e in Svezia, Danimarca e metà della Svizzera, dove ci sono una moltitudine di antiche chiese cattoliche? – o in tutta l’Inghilterra, nelle cattedrali e nelle chiese parrocchiali di questa terra, che sono state costruite semplicemente come santuari di Gesù incarnato nella Santa Eucaristia, come santuari innalzati per l’offerta del Santo Sacrificio? Che cosa è il segno caratteristico della Riforma, se non il rifiuto della Messa e di tutto ciò che le appartiene, ritenendole, come dichiarato nei Trentanove Articoli della Chiesa d’Inghilterra, favole blasfeme e inganni pericolosi? La soppressione del Sacrificio continuo è, soprattutto, il segno e la caratteristica della Riforma protestante. –Troviamo, quindi, che questa profezia di Daniele abbia avuto già il suo adempimento sia in Oriente che in Occidente, nelle due ali, per così dire; mentre nel cuore, nel centro della Cristianità, viene offerto ancora il Santo Sacrificio. Cos’è questo gran diluvio di infedeltà, rivoluzione e anarchia, che sta ora minando le fondamenta della società cristiana, non solo in Francia, ma soprattutto in Italia, che racchiude Roma, il centro ed il santuario della Chiesa Cattolica, se non l’abominio della desolazione nel santuario che elimina il Sacrificio continuo? Le società segrete hanno da tempo indebolito ed inglobato la società cristiana dell’Europa, e sono in questo momento in marcia verso Roma, il centro di tutto l’Ordine cristiano nel mondo. L’adempimento della profezia deve ancora arrivare (oggi questa si è realizzata in tutto l’orbe, con l’istituzione della messa satanica montiniana del “novus ordo” che ha cancellato di fatto l’offerta dell’oblazione monda – ndr. -); e ciò che abbiamo visto nelle due ali, vedremo anche nel centro; « … e quel grande Esercito della Chiesa di Dio sarà, per un tempo, disperso ». Sembrerà, per un po’ sconfitto, ed il potere dei nemici della fede per un tempo prevarrà. Il Sacrificio continuo sarà portato via, e il santuario sarà abbattuto. Cosa può essere più letterale dell’abominio della desolazione dell’eresia che ha rimosso la presenza del Dio vivente dall’altare? Se si vuol comprendere questa profezia della “desolazione”, si entri in una chiesa che un tempo era cattolica, e dove ora non c’è più alcun segno di vita; essa è vuota, deserta, senza altare, senza tabernacolo, senza la presenza di Gesù. E ciò che è già accaduto in Oriente e in Occidente, ora si sta estendendo in tutto il centro dell’unità cattolica. – Lo spirito protestante dell’Inghilterra, e lo spirito scismatico persino di Paesi cattolici di nome, sta in questo momento incitando il grande movimento anticattolico dell’Italia. L’ostilità verso la Santa Sede è il solo vero e diretto motivo. – E così arriviamo al terzo segno, il l’estromissione del “Principe della Forza” che è l’Autorità divina della Chiesa, e specialmente di colui nella cui persona è incarnata, il Vicario di Gesù Cristo. Dio lo ha investito di sovranità e gli è stata donata una casa ed un patrimonio sulla terra. Il mondo è in armi per deporlo e per non lasciargli posto nemmeno dove posare la testa. Roma e gli Stati romani sono l’eredità dell’Incarnazione! Il mondo è deciso ad eliminare l’Incarnazione dalla terra. Non si fermerà finché non la calpesterà con i piedi. Questa è la vera interpretazione del movimento anticattolico dell’Italia e dell’Inghilterra: “Tolle hunc de terra” (via Costui dalla terra). La detronizzazione del Vicario di Cristo è la detronizzazione della Gerarchia della Chiesa Universale ed il rifiuto pubblico della Presenza e del Regno di Gesù Cristo!

4. Ora, se sono obbligato ad entrare in qualche modo nel futuro, mi limiterò a tracciare uno schema molto generale. La tendenza direttiva di tutti gli eventi che vediamo in questo momento è chiaramente questa: rovesciare il Culto cattolico in tutto il mondo. Già vediamo che ogni governo in Europa esclude la Religione dai suoi atti pubblici. I poteri civili si stanno dissacrando: il governo è senza Religione; e se il governo è senza Religione, l’educazione deve essere pure senza Religione. Lo vediamo già in Germania ed in Francia. È stato ripetutamente tentato in Inghilterra. Il risultato di questo non può essere nient’altro che il ristabilimento della semplice società naturale; in altre parole, i governi e le potenze del mondo, che per un certo tempo furono soggiogati dalla Chiesa di Dio alla fede nel Cristianesimo, all’obbedienza alle leggi di Dio e all’unità della Chiesa, essendosi ribellati, si sono profanati, sono ricaduti cioè nel loro stato naturale. – Il profeta Daniele, nell’undicesimo capitolo, dice che nel tempo della fine « cadranno dei sapienti affinché siano provati con il fuoco, e purgati ed imbiancati fino al tempo stabilito, perché rimane tuttora altro tempo », e l’empio agirà malvagiamente, e nessuno dei malvagi capirà, ma i dotti comprenderanno, e molti che hanno conosciuto la fede lo abbandoneranno con l’apostasia. Alcuni dei sapienti cadranno (Dan. XI, 35);  cadranno dalla loro fedeltà a Dio. E come avverrà questo? In parte per la paura, in parte per l’inganno, in parte per la codardia; in parte perché non potranno sopportare la verità impopolare al cospetto della falsità popolare; in parte ancora perché la opinione pubblica sovversiva e sprezzante, com’è in un Paese come questo e in Francia, sottomette e spaventa così tanto i Cattolici, che essi non osano confessare i loro princîpi e, alla fine, non osano professarli. Diventano così anch’essi ammiratori e adoratori della prosperità materiale dei Paesi protestanti, ne vedono i commerci, i manufatti, l’agricoltura, i capitali, la scienza pratica, gli eserciti irresistibili e le flotte che coprono il mare, si accalcano per l’adorazione e dicono: « Niente è così grande come questo paese dell’Inghilterra protestante ». E così essi abbandonano la loro fede, e diventano materialisti, cercando la ricchezza ed il potere di questo mondo, abbagliati e sopraffatti dalla grandezza di un Paese che ha respinto la sua fedeltà alla Chiesa.

5. Ora l’ultimo risultato di tutto ciò sarà una persecuzione, che non cercherò di descrivere. Basta ricordare qui le parole del nostro Divin Maestro: « Il fratello tradirà il fratello a morte … », sarà una persecuzione in cui nessun uomo risparmierà il suo prossimo, in cui le potenze del mondo invaderanno la Chiesa di Dio con una vendetta che il mondo prima non ha mai conosciuto. La Parola di Dio ci dice che verso la fine dei tempi la potenza di questo mondo diventerà così irresistibile e così trionfante che la Chiesa di Dio affonderà sotto la sua mano, che la Chiesa di Dio non riceverà più aiuto né da imperatori, né da re, o da prìncipi, da parlamenti, nazioni, e popoli, per  resistere al potere e alla forza del suo antagonista. Essa sarà privata di ogni protezione, sarà indebolita, confusa e prostrata, e sanguinerà ai piedi dei poteri di questo mondo. Questo sembra ora incredibile? Ma cosa vediamo in questo momento? Guardiamo la Chiesa Cattolica e Romana in tutto il mondo: non somiglia ora più che mai, al suo Capo divino nell’ora in cui veniva legato, mani e piedi, da coloro che lo tradivano? Noi vediamo la Chiesa Cattolica ancora indipendente, fedele alla sua fede divina, ma tuttavia è respinta dalle Nazioni del mondo; il Santo Padre, il Vicario del nostro Divino Signore, in questo momento deriso, disprezzato, reietto, tradito, abbandonato, privato dei suoi, e colpito anche da quelli che lo dovrebbero dovuto difendere! Quando mai – mi chiedo – la Chiesa di Dio è stata in una condizione di maggior debolezza, in uno stato così misero agli occhi degli uomini, e in questo ordine naturale, come è ora? E da dove – chiedo ancora – verrà la sua liberazione? C’è sulla terra qualche potere che possa intervenire? C’è qualche re, prìncipe o potete, che abbia il potere di imporre la sua volontà o la sua spada a protezione della Chiesa? Non ce n’è uno; ed è predetto che dovesse essere così! Né abbiamo bisogno di desiderarlo, perché la volontà di Dio sembra essere diversa. Ma c’è un potere però che distruggerà tutti gli antagonisti; c’è una Persona che abbatterà e punirà come granelli di polvere d’estate dall’aia, tutti i nemici della Chiesa, poiché è Lui che consumerà i Suoi nemici: « … con lo Spirito della Sua bocca li distruggerà », con la luminosità della sua venuta. Sembra che il Figlio di Dio sia geloso ché nessuno possa rivendicare la Sua autorità. Egli ha riservato la battaglia per Sé solo. Egli ha raccolto il guanto di sfida  che è stato lanciato contro di Lui; e la profezia è chiara ed esplicita nell’affermare che il ribaltamento ultimo del male sarà operato da Lui stesso; che non sarà operato da nessun uomo, ma solo dal Figlio di Dio; affinché tutte le Nazioni del mondo possano sapere che Lui, Lui solo, è il Re, e che Lui, Lui solo, è Dio! Noi leggiamo nel libro dell’Apocalisse della città di Roma, che .. essa disse nell’orgoglio del suo cuore: « Poiché diceva in cuor suo: Io seggo regina, vedova non sono e lutto non vedrò; per questo, in un solo giorno, verranno su di lei questi flagelli: morte, lutto e fame; sarà bruciata dal fuoco, poiché potente Signore è Dio che l’ha condannata ». Alcuni dei più grandi scrittori della Chiesa ci dicono che con ogni probabilità durante l’ultima caduta dei nemici di Dio, la stessa città di Roma sarà distrutta; sarà una seconda volta punita da Dio Onnipotente, come lo fu all’inizio. Non c’è mai stata nei tempi antichi sulla terra, una distruzione paragonabile alla caduta di Roma. San Gregorio Magno, scrivendo di questo, dice: « Roma un po’ di tempo fa era considerata l’amante del mondo; ma vediamo ciò che è ora. Schiacciata da molteplici e sconfinate miserie, dalla desolazione dei suoi abitanti, dalle incursioni dei nemici, dalle frequenti distruzioni, … vediamo adempiersi in essa le parole del Profeta contro la città di Samaria; “dov’è il senato? dove ora è la sua gente?” Le ossa sono frantumate e la carne è consumata. Tutto il fasto della sua grandezza mondana si è estinto. La sua intera struttura si è dissolta. E noi, i pochi che restano, siamo giorno dopo giorno vessati dalla spada e da innumerevoli tribolazioni … Roma è vuota e brucia, … il suo popolo ha fallito, e anche le sue mura stanno cadendo … Dove sono ora coloro che un tempo esultavano nella sua gloria? Dov’è il loro sfarzo? dove il loro orgoglio; dove la loro costante e smodata gioia? (San Gregorio M. lib. II, Hom. VII, in Ezech.). Non c’è mai stata una rovina così grande come per il rovesciamento della grande Città dei Sette Colli, quando le parole della profezia si saranno adempiute: « Babilonia è caduta “come” una grande pietra da macina nel mare. » – Gli scrittori della Chiesa ci dicono che negli ultimi giorni probabilmente la città di Roma cadrà nell’apostasia dalla Chiesa e dal Vicario di Gesù Cristo (… hanno avuto perfettamente ragione – ndr.) ; e che Roma sarà nuovamente punita, perché egli se ne andrà; e il giudizio di Dio si abbatterà sul luogo da cui un tempo regnava sulle Nazioni del mondo. Che cosa è ciò che rende sacra Roma, se non la presenza del Vicario di Gesù Cristo? Per cosa essa dovrebbe essere cara agli occhi di Dio, se non per la presenza del Vicario di Suo Figlio? La Chiesa di Cristo si allontana da Roma: Roma non sarà agli occhi di Dio più che la Gerusalemme antica. Gerusalemme, la Città Santa, scelta da Dio, abbattuta e consumata dal fuoco, perché crocifisse il Signore della Gloria; e la città di Roma, che è stata la sede del Vicario di Gesù Cristo per diciotto secoli, se diventerà apostata, come la Gerusalemme antica, subirà una condanna simile. E, pertanto, gli scrittori della Chiesa ci dicono che la città di Roma non ha alcuna speciale prerogativa se non quella che in essa è presente il Vicario di Cristo; e se essa diventasse infedele, gli stessi giudizi che caddero su Gerusalemme, santificata dalla presenza del Figlio di Dio, del Maestro, e non solo del discepolo, cadranno ugualmente su Roma. L’apostasia della città di Roma dal Vicario di Cristo e la sua distruzione da parte dell’Anticristo, possono essere pensieri così nuovi per molti Cattolici, che ritengo sia opportuno citare il testo dei Teologi maggiormente stimati. In primo luogo, Malvenda, che scrive espressamente sull’argomento, afferma in comune con l’opinione di Ribera, Gaspar Melus, Viegas, Suarez, Bellarmino e Bosius, che « … Roma deve apostatare dalla fede, cacciare il Vicario di Cristo e ritornare al suo antico paganesimo » (Malveda, de Antichristo, lib. IV, cap. 5). Le parole precise di Malvenda sono: « … Roma stessa negli ultimi tempi del mondo tornerà alla sua antica idolatria, alla potenza e grandezza imperiale. Scaccerà il suo Pontefice, apostaterà completamente dalla fede cristiana, perseguiterà terribilmente la Chiesa, verserà il sangue dei martiri nel modo più crudele che mai, e recupererà il suo precedente stato di abbondante ricchezza, e forse anche maggiore di quello che aveva sotto i suoi antichi sovrani. » Lessius dice: « Al tempo dell’Anticristo, Roma sarà distrutta, come vediamo apertamente dal diciottesimo capitolo dell’Apocalisse », e ancora: « Nella donna che hai visto essere la grande città che regna sui re della terra, è significata Roma nella sua empietà, come era al tempo di San Giovanni, e come sarà di nuovo alla fine del mondo » (Lessius: de Antichristo, demonst. XII).  E Bellarmino: « Nel tempo dell’Anticristo, Roma sarà desolata e bruciata, come apprendiamo dal sedicesimo versetto del capitolo XVII dell’Apocalisse (Bellarm. de Summo Pontif. lib. IV. cap. 4). Il gesuita Erbermann così commenta su queste parole: « Concordiamo con Bellarmino che il popolo romano, un po’ prima della fine del mondo, tornerà al paganesimo e scaccerà il Romano Pontefice.” Viegas, nel commento al diciottesimo capitolo dell’Apocalisse, dice: « Roma, nell’ultima era del mondo, dopo che avrà apostatato dalla fede, raggiungerà grande potere e lo splendore delle ricchezze, e il suo dominio sarà ampiamente diffuso in tutto il mondo e prospererà enormemente. Vivendo nel lusso e nell’abbondanza di tutte le cose, adorerà gli idoli, sarà immersa in ogni tipo di superstizione, e renderà onore ai falsi dei; e a causa della grande effusione del sangue dei martiri che fu versato sotto gli imperatori, Dio sarà molto severo e giustamente li vendicherà, per cui essa sarà completamente distrutta e bruciata da una conflagrazione terribile e disastrosa. » – Infine, Cornelius a Lapide riassume ciò che si può dire essere l’interpretazione comune dei teologi. Commentando ancora lo stesso diciottesimo capitolo dell’Apocalisse, dice: « Queste cose devono essere riferite alla città di Roma, non a quella che è, né a quella che era, ma a quella che sarà alla fine del mondo. Perché allora la città di Roma tornerà alla sua antica gloria, e allo stesso modo, pure alla sua idolatria e agli altri peccati, e sarà come se fosse al tempo di San Giovanni, sotto Nerone, Domiziano, Decio, ecc. Perché da cristiana essa deve ridiventare ribelle. Scaccerà il cristiano Pontefice e i fedeli che aderiscono a lui. Dovrà perseguitarli ed ucciderli, rinnovando le persecuzioni degli imperatori pagani contro i Cristiani. Perché infatti vediamo che Gerusalemme pure fu in un primo tempo pagana sotto i Cananei; in un tempo successivo, fu fedele sotto gli Ebrei; poi cristiana sotto gli Apostoli; in un quarto tempo, di nuovo sotto i Romani; in un quinto, saracena sotto i turchi ». Tale sarà la storia di Roma: pagana sotto gli imperatori, cristiana sotto il Apostoli, fedele sotto i Pontefici, apostata sotto la Rivoluzione, e pagana sotto l’Anticristo. Solo come Gerusalemme, potevano peccare tanto formalmente e cadere così in basso; per questo solo Gerusalemme è stata scelta, illuminata e consacrata. E poiché nessun popolo è mai stato così feroce come gli Ebrei nella loro persecuzione contro Gesù, temo che nessuno sarà mai più implacabile contro la fede come i Romani. – Ora io non ho cercato di indicare quali saranno gli eventi futuri, tranne che nella struttura, e non mi sono mai azzardato a designare chi sarà la persona che li realizzerà. Di questo non so nulla; ma sono autorizzato con la certezza più perfetta, dalla Parola di Dio e dalle interpretazioni della Chiesa, ad indicare i grandi princîpi che sono in conflitto da entrambe le parti. Io ho cominciato col dimostrare che l’Anticristo ed il movimento anticristiano hanno questi segni: primo, scisma dalla Chiesa di Dio; in secondo luogo, la negazione della sua divina ed infallibile voce; e in terzo luogo, la negazione dell’Incarnazione. L’anticristo è quindi, il nemico diretto e mortale dell’unica Chiesa Santa, Cattolica e Romana; ogni scisma viene prodotto uscendo dall’unità con Essa, che è l’unico organo della voce divina dello Spirito di Dio, il tempio ed il santuario dell’Incarnazione e del Sacrificio continuo. Ed ora per finire: gli uomini hanno bisogno di guardare ai loro princîpi. Devono fare una scelta tra le due cose: – tra la fede di un Maestro che parla con voce infallibile, che governa l’unità che ora, così come all’inizio, unisce le Nazioni del mondo; – e tra lo spirito di un Cristianesimo frammentato, che è fonte di disordine e produce l’incredulità. Ecco la semplice scelta a cui tutti siamo chiamati; e tra loro dobbiamo operare una scelta prendendo una decisione. Gli eventi di ogni giorno portano gli uomini sempre più avanti nel cammino verso il quale sono avviati. Ogni giorno gli uomini diventano sempre più divisi. Questi sono tempi di vagliatura. Il nostro Divin Signore sta nella Chiesa: « Il ventilabro è nelle sue mani, ed Egli pulirà completamente la sua aia, raccoglierà il grano nel suo granaio, e brucerà la pula con un fuoco inestinguibile. » (S. Matth. III, 11) È questo un tempo di prova, quando « alcuni dei sapienti cadranno », e solo saranno salvati quelli che persisteranno fino alla fine. I due grandi antagonisti stanno radunando le loro forze per l’ultimo conflitto, esso potrebbe non avvenire ai nostri giorni, potrebbe non essere nel tempo di quelli che verranno dopo di noi; ma una cosa è certa, che siamo già da ora sottoposti a questo processo come lo saranno coloro che vivranno nel tempo in cui tutto questo avverrà. Perché, come il Figlio di Dio regna in alto, e regnerà « … finché non avrà messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi », così sicuramente tutti quelli che alzano il loro calcagno, o dirigono un’arma contro la sua Fede, contro la sua Chiesa o il suo Vicario sulla terra, condivideranno il giudizio che è stato emesso per l’anticristo che essi servono.

FINE

LONDON:

PRINTED BY LEVEY, ROBSON, AND FRANKLIN.

Grent New Street and Fetter Lane. 1861.

Cardinal H. E. Manning: LA CRISI ATTUALE DELLA SANTA SEDE (4)

Henry Edward Manning

LA CRISI ATTUALE DELLA SANTA SEDE (4)

[annunciata dalle profezie]

in 4 LETTURE

LONDRA:

BURNS & LAMBERT, 17 & 18 PORTMAN STREET, e 63 PATERNOSTER ROW; KNOWLES, NORFOLK ROAD, BAYSWATER.

MDCCCLXI.

LETTURA IV (1)

Prima di entrare sull’ultimo argomento che resta, riprendiamo dal punto in cui ci eravamo interrotti nell’ultima lezione. Il punto era questo: sulla terra ci sono due grandi antagonisti: da una parte lo spirito e il principio del male; e dall’altra il Dio incarnato manifestato nella sua Chiesa, ma eminentemente nel suo Vicario, che è suo rappresentante, depositario delle sue prerogative, e quindi è il suo testimone speciale, che parla e governa nel suo Nome. L’ufficio del Vicario di Gesù Cristo contiene, in pienezza, le divine prerogative della Chiesa, in quanto, essendo il rappresentante speciale del Capo Divino, riversa egli, “unicamente” e solo, tutti i suoi poteri comunicabili nel governo della Chiesa sulla terra. Gli altri, i Vescovi e i Pastori, uniti a lui, agiscono in subordinazione a lui, e non possono agire senza di lui; egli soltanto può agire da solo, possedendo la pienezza del potere in se stesso. E inoltre, poiché le funzioni del corpo sono dirette dalla testa, le prerogative che dipendono dal Capo Divino della Chiesa sull’intero Corpo Mistico, sono centrate nella testa di quel Corpo sulla terra, dal momento che il Vicario sta al posto del Verbo Incarnato come ministro e testimone del Regno di Dio tra gli uomini. Ora, è proprio contro questa persona eminentemente ed enfaticamente, come ho detto in precedenza, che lo spirito del male e della falsità dirige il suo assalto; perché se si colpisce la testa del corpo, il corpo stesso deve morire. « … Colpisci il pastore e le pecore saranno disperse », era la vecchia astuzia del malvagio, quella che colpì il Figlio di Dio, onde si disperdesse il gregge. Ma quel modo di fare, provato una volta, fu sventato per sempre; poiché dalla morte che colpì il Pastore, il gregge fu riscattato; e benché il Pastore, costituito in luogo del Figlio, sia colpito, il gregge non può essere più disperso. Per trecento anni il mondo si sforzò di troncare la successione dei Sovrani Pontefici; ma il gregge non fu mai disperso: e così sarà ancora fino alla fine. Ciononostante, è contro la Chiesa di Dio, e soprattutto contro il suo Capo, che tutti gli spiriti del male in tutte le epoche e, soprattutto, al presente, dirigono i colpi della loro aggressione. Vediamo, quindi, che cos’è che impedisca la manifestazione, la supremazia e il dominio dello spirito del male e del disordine sulla terra: l’ordine costituito dalla Cristianità, la società soprannaturale di cui la Chiesa Cattolica è stata la creatrice, il vincolo di unione e principio di conservazione, che è il capo di quella Chiesa, è eminentemente il principio dell’ordine: il centro della società cristiana che lega le Nazioni del mondo nella pace. Ora il tema che ci rimane è molto più difficile: coinvolge il futuro e si occupa di eventi così trascendenti e misteriosi che tutto ciò che avrò intenzione di fare, sarà semplicemente delineare in modo schematico ed esporre quali siano le profezie, in modo ampio e luminoso, specialmente quelle del libro di Daniele e dell’Apocalisse, senza tentare di entrare nei minimi dettagli che possono essere interpretati solo dagli eventi [una volta realizzati]. E inoltre, come ho detto all’inizio, non tenterò mai nulla se non sotto la guida diretta della teologia della Chiesa e degli Autori le cui opere hanno la sua approvazione, e così come finora non ho citato nulla di mio, fino alla fine seguirò la stessa strada. Ciò di cui ho, quindi, da parlare ora, è la persecuzione dell’Anticristo e infine la sua distruzione. Innanzitutto, iniziamo con il capitolo venticinquesimo del santo Vangelo secondo San Matteo, in cui leggiamo ciò che il nostro Divin Signore disse quando vide gli edifici del Tempio: « Non sarà lasciato qui pietra su pietra che non debba essere distrutta » E i suoi discepoli, quando era nel Monte degli Ulivi, andarono da Lui privatamente e gli chiesero: « Dicci quale sarà il segno della Tua venuta e della consumazione del mondo ». Essi compresero che la distruzione del Tempio a Gerusalemme e la fine del mondo dovevano essere parte di uno stesso evento, e dovevano avvenire nello stesso momento. Ora, così come nella natura vediamo le montagne susseguirsi l’una dopo l’altra, così che l’intera catena sembra avere un’unica forma, così negli eventi della profezia, ci sono due fatti diversi che appaiono collegati in un unico evento: la distruzione di Gerusalemme e la fine del mondo. Il nostro Divin Signore continuò a dire loro che doveva arrivare una tal tribolazione come non ce n’era mai stata prima; e che se quei giorni non fossero stati abbreviati, non si sarebbe salvata alcuna carne; … che per amore degli eletti quei giorni sarebbero stati abbreviati; un regno sarebbe insorto contro un altro regno ed una nazione contro un’altra nazione, e ci sarebbero state guerre e pestilenze e carestie in diversi luoghi; « …Il fratello consegnerà a morte il fratello, il padre il figlio e i figli insorgeranno contro i genitori e li metteranno a morte… sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e portenti per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti … allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. » (S. Marc. XIII); e che, come il lampo esce dall’Oriente, e appare anche ad Occidente, così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. In questa risposta il nostro Divin Signore parlò di due eventi: uno, la distruzione di Gerusalemme e l’altro, la fine del mondo. L’uno è stato adempiuto e l’altro deve ancora arrivare. – Questo capitolo di San Matteo ci offrirà una chiave per l’interpretazione dell’Apocalisse. Questo libro può essere diviso in quattro parti. – La prima parte descrive la Chiesa sulla terra, sotto la figura delle sette Chiese alle quali sono state inviati messaggi dal nostro Divin Signore. Esse rappresentano come una costellazione, l’intera Chiesa sulla terra. – La seconda parte riguarda la distruzione del Giudaismo e il rovesciamento del popolo ebraico. – La terza parte riguarda la persecuzione della Chiesa da parte della città pagana di Roma e il suo rovesciamento: – la quarta ed ultima parte si riferisce alla pace della Chiesa sotto l’immagine della Gerusalemme celeste che « discende dal cielo e dimora tra gli uomini ». Molti interpreti, specialmente dei primi anni, e anche scrittori come Bossuet ed altri di data successiva, hanno supposto le profezie dell’Apocalisse, eccetto l’ultimo capitolo, adempiute con gli eventi che hanno avuto luogo nei primi sei secoli, cioè il rovesciamento di Gerusalemme, la persecuzione della Chiesa e la distruzione della Roma pagana. Ma è la natura della profezia a rivelarsi gradualmente. Così come ho detto innanzi delle montagne che appaiono da lontano compatte in unico blocco alla nostra vista, man mano che ci avviciniamo alla loro base, cominciano, per così dire, a distinguersi i loro contorni e i dettagli si rivelano altrettanto numerosi e distinti; allo stesso modo è per gli eventi della profezia. L’azione del mondo si muove lungo dei cicli; cioè, come dice il saggio, « ciò che è stato sarà » e « … non c’è nulla di nuovo sotto il sole », e ciò che abbiamo visto all’inizio, la profezia dichiara che sarà di nuovo alla fine del mondo. Le quattro partii del Libro dell’Apocalisse, hanno visto tre agenti principali: la Chiesa, gli ebrei e un potere persecutorio, che era la Roma pagana. Ora, in questo momento pure esistono sulla terra questi tre agenti: – C’è ancora la Chiesa di Dio; – c’è l’antico popolo di Dio, cioè la razza ebraica ancora conservata, come abbiamo già visto, da una misteriosa provvidenza, per qualche futura strumentalità; e vi è in terzo luogo, – la società naturale, quella dell’uomo senza Dio, che ha assunto la forma di un paganesimo antico e assumerà poi la forma dell’infedeltà negli ultimi giorni. Questi sono i tre ultimi agenti nella storia del mondo moderno: in primo luogo, la società naturale dell’umanità; in secondo, la dispersione del popolo ebraico; e, terzo, la Chiesa universale. Gli ultimi due sono gli unici corpi che si compenetrano in tutte le Nazioni e hanno un’unità distinta e indipendente da esse. Hanno un potere maggiore di qualsiasi nazione e sono tra loro antagonisti mortali ed eternamente inconciliabili. Ora la Chiesa ha dovuto subire già due persecuzioni, una per mano degli Ebrei, e una anche per mano dei pagani; pertanto gli scrittori dei primi secoli, i Padri sia dell’Oriente che dell’Occidente, hanno predetto che, nell’ultima epoca del mondo, la Chiesa dovrà subire una terza persecuzione, ancor più amara, più sanguinosa, più capillare e più focosa di qualsiasi altra che abbia già subito, e che avviene per mano di un mondo infedele rivoltato contro il Verbo Incarnato. E quindi il Libro l’Apocalisse, come la profezia di San Marco e San Matteo (cap. XXIV), rivela due eventi, o due azioni. C’è l’evento che è passato, che costituisce il tipo e l’ombra dell’evento che verrà, e c’è l’evento che è ancora futuro, alla fine del mondo; tutte le persecuzioni che sono state fino ad ora, non sono altro che precursori e tipi dell’ultima persecuzione che dovrà esserci. – Abbiamo già visto il parallelo dei due misteri, il mistero dell’iniquità e il mistero della pietà; e anche il parallelo delle due città, la Città di Dio e la città di questo mondo. Rimane un altro parallelo che è necessario esaminare per chiarire ciò che dovrò dire in appresso. Leggiamo nel libro dell’Apocalisse di due donne. C’è una Donna vestita di sole e una donna seduta su una bestia coperta di nomi di bestemmie. Ora è chiaro che queste due donne, come i due misteri e le due città, rappresentano ancora due spiriti antagonisti, due princîpi antagonisti. Nel dodicesimo capitolo del libro dell’Apocalisse leggiamo della Donna « vestita di sole, che ha la luna sotto i suoi piedi, e sul suo capo una corona di dodici stelle » – Nessun cattolico sarà in difficoltà nell’interpretazione di queste parole; e persino interpreti protestanti, per evitare di vedere l’Immacolata Madre di Dio in questa Donna vestita di sole, dicono che essa simbolizzi la Chiesa. In questo hanno perfettamente ragione, anche se affermano solo una mezza verità. La Donna rappresenta o simboleggia la Chiesa, ed è per questo motivo, che il simbolo della Chiesa è l’Incarnazione, cioè la Donna con il Bambino; il simbolo dell’Incarnazione è perciò la Madre di Dio. D’altra parte, non è necessario andare molto lontano per comprendere l’interpretazione della donna che siede sulla bestia con i nomi blasfemi, perché l’ultimo versetto del diciassettesimo capitolo dice: « … la donna che hai visto è la grande città che ha regnato sui re della terra » – “È chiaro, quindi, che c’è un antagonismo tra queste due donne: la Chiesa sotto il simbolo dell’Incarnazione, e la grande città, la città di Roma, con i sette colli, che ha regno sui re della terra. Ora teniamo bene a mente questa distinzione, perché gli interpreti, accesi dallo spirito di polemica, sono stati capaci di confondere queste due cose insieme e di dirci che questa donna seduta sulla bestia sia addirittura la Chiesa di Roma. Ma la Chiesa di Roma è la Chiesa di Dio, o almeno parte di essa, anche nella mente di questi interpreti. Come, quindi, possono queste due donne, che sono così contrarie l’una all’altra, significare la stessa cosa? In verità, come avvenne ad Elymas il mago, che, per la sua perversità, non poteva vedere il sole per “un certo tempo”, così chi si scalda in polemica perde il senso delle cose. Nello splendore di questa visione non possono vedere la verità e cercare la Chiesa di Dio in ciò che è invece figura del suo antagonista, … rinnovando così di nuovo l’antico auto-inganno: quando la verità è sulla terra, gli uomini confondono la falsità con la verità, così come quando, venuto il vero Cristo, non lo riconoscevano e lo chiamavano nientemeno: Anticristo. Come è stato con la sua Persona, così sarà con la sua Chiesa. – Con queste distinzioni preliminari, diamo inizio allora all’ultima parte del nostro argomento. Ciò di cui devo parlare è la persecuzione che l’Anticristo infliggerà alla Chiesa di Dio. Abbiamo già visto la ragione per cui il nostro Signore Divino si lasciò catturare dalle mani dei peccatori solo quando giunse il suo tempo, e nessun uomo poteva impadronirsi di Lui e prevalere su di Lui, finché il suo libero volere non avesse consegnato se stesso al loro potere: così allo stesso modo sarà con quella Chiesa della quale disse: « Su questa roccia costruirò la mia Chiesa e le porte dell’inferno non prevarranno contro di Essa ». Come i malvagi non hanno prevalso contro di Lui neanche quando lo hanno legato con le corde, lo hanno trascinato al giudizio, gli hanno bendato gli occhi, lo hanno deriso come un falso re, lo hanno colpito sulla testa come un falso profeta, lo hanno condotto via, lo hanno crocifisso, e il controllo del loro potere sembrava avere un dominio assoluto su di Lui, tanto da giacere a terra e quasi annientato sotto i loro piedi, … proprio in quel momento in cui era morto e sepolto fuori dalla loro vista, fu il conquistatore di tutti, e risuscitò il terzo giorno, salì al cielo, fu incoronato, glorificato e investito della sua Regalità, e regnò supremo Re dei re e Signore dei signori; anche così sarà con la sua Chiesa: sebbene per un tempo sarà perseguitata, e, agli occhi dell’uomo, rovesciata, calpestata, detronizzata, spogliata, derisa e schiacciata, eppure in quel periodo di grande apparente trionfo, le porte dell’inferno non prevarranno. C’è in serbo per la Chiesa di Dio una Resurrezione e un’Ascensione, una Regalità e un dominio, una ricompensa di gloria per tutto ciò che ha sopportato. Come Gesù, ha avuto bisogno di soffrire lungo il cammino per ottenere la sua corona, così ancora la Chiesa sarà coronata con Lui eternamente. Nessuno, quindi, si scandalizzi se la profezia parla di sofferenze a venire. Noi siamo abituati ad immaginare che la Chiesa celebri i grandi trionfi e le glorie sulla terra, che il Vangelo debba essere predicato a tutte le nazioni, che il mondo debba convertirsi, e che tutti i nemici siano sottomessi, e non so cos’altro, ecco che alcune orecchie sono disturbate dal sentire che ci possa essere in serbo per la Chiesa un tempo di prova terribile: e così ci comportiamo esattamente come gli Ebrei di un tempo, che cercavano un conquistatore, un re ed una loro perpetuità; e quando il Messia venne in umiltà e nella sua Passione, non Lo riconobbero. Quindi, temo, che pure molti di noi attossicano le loro menti rassicurandole con le visioni del successo e delle vittorie, e non possono sopportare il pensiero che ci debba essere ancora un tempo di persecuzione per la Chiesa di Dio. – Ascoltiamo ora le parole del profeta Daniele: parlando della persona che San Giovanni chiamerà l’anticristo, il profeta lo chiama «  re che opererà secondo la propria volontà » (Dan. VII, 25), e dice:  «… e proferirà insulti contro l’Altissimo – cioè, l’Onnipotente Dio – e distruggerà i santi dell’Altissimo ». –  Di nuovo egli dice:  « Esso s’innalzò fin contro la milizia celeste e gettò a terra una parte di quella schiera e delle stelle e le calpestò. S’innalzò fino al capo della milizia e gli tolse il sacrificio quotidiano e fu profanata la santa dimora. (Dan. VIII, 10, 11). Inoltre, egli dice: « … farà cessare il sacrificio e l’offerta; sull’ala del tempio porrà l’abominio della desolazione e ciò sarà sino alla fine » (Dan IX, 27). Questi tre passaggi sono presi dal settimo, l’ottavo e il nono capitolo di Daniele. Potrei aggiungerne degli altri, ma questi sono sufficienti, poiché ci consegnano una chiave di lettura per intendere il libro dell’Apocalisse ove ritroviamo queste parole; San Giovanni, che coincide nei termini evidentemente col Libro di Daniele, scrive della bestia, cioè del potere persecutorio che regnerà sulla terra con forza, « … gli fu dato potere di fare guerra ai santi e di vincerli ». Ora qui abbiamo quattro distinte profezie di una persecuzione che sarà inflitta da questa potenza anticristiana alla Chiesa di Dio. Pertanto, sottolineerò brevemente, per quanto posso, ciò che appare dagli eventi che ci circondano e che ci preparano a questo risultato. –

1. Il primo segno o marchio di questa persecuzione in arrivo è una indifferenza nei confronti della verità. Proprio come c’è una calma profonda prima che giunga un grande tempesta, e come le acque del fiume prima di una grande cascata corrono piane come uno specchio, o come prima di una terribile epidemia c’è un tempo di tranquillità: il primo segno è l’indifferenza. Il segno che prelude con più sicurezza di qualsiasi altro, lo scoppio di una futura persecuzione è una sorta di sprezzante indifferenza verso la Verità o la menzogna. L’antica Roma, nel pieno del suo splendore e della sua potenza, aveva adottato tutte le false religioni provenienti da tutte le nazioni conquistate, e concesso a ciascuna di esse un tempio tra le sue mura: essa era sovranamente e sprezzantemente indifferente a tutte le superstizioni della terra, tollerandole tutte; e poiché ogni nazione aveva una propria superstizione, il permettere quella superstizione era un modo di tranquillizzare, di governare e di mantenere il controllo degli stranieri che si dedicavano alla costruzione di un tempio entro le sue porte. Allo stesso modo, vediamo che le nazioni del mondo cristiano in questo momento gradualmente, adottando ogni forma di contraddizione religiosa, cioè dandogli pieno appoggio e, come viene chiamata, una perfetta tolleranza; non riconoscendo nessuna distinzione di Verità o falsità tra una religione o l’altra, ma lasciando che tutte le forme di religione si espandano a modo loro. Non sto dicendo una parola, si badi bene, contro questo sistema se è inevitabile, visto che è l’unico sistema in cui la libertà di coscienza possa ora mantenersi. Dico solo, che miserabile è lo Stato del mondo in cui circolano diecimila veleni intorno ad una sola Verità; miserabile è lo stato di qualsiasi Paese in cui la Verità è solo tollerata. Questa è una condizione di grande pericolo spirituale ed intellettuale; e sembra in vero che non ci sia alternativa, e che i governi civili debbano lasciare una perfetta libertà di coscienza, per cui si tengono in uno stato di assoluta indifferenza. – Vediamone il risultato. Innanzitutto, la voce divina della Chiesa di Dio viene totalmente ignorata. Non si intravvede alcuna distinzione tra la dottrina della Fede e una qualsiasi opinione umana. Entrambe sono autorizzate ad avere via libera; si mescolano le dottrine della fede con ogni forma di eresia, finché, come in Inghilterra, abbiamo tutte le forme immaginabili di credenza, dal Concilio di Trento in tutto il suo rigore ed in tutta la sua perfezione da un lato, al Catechismo della religione positiva dall’altra. Abbiamo ogni forma di opinione enunciata e liberamente permessa, ed i due estremi; quello di cui c’è l’adorazione di Dio nell’Unità e nella Trinità, Incarnato per noi; e dall’altro, la negazione di Dio ed il culto dell’umanità. Quindi, negando o ignorando naturalmente la voce divina della Chiesa, il governatore civile deve ignorare di conseguenza l’unità divina della Chiesa ed ammettere qualsiasi forma di separazione, o di sistema, o di scisma, tutti mescolati insieme; cosicché la gente viene sminuzzata in sette e divisioni religiose, e la legge dell’unità sia completamente perduta. Quindi, ancora una volta, tutta la verità positiva, in quanto tale, è disprezzata; ed è disprezzata, perché chi potrà dire chi abbia ragione e chi torto, se non ci sarà un Maestro divino? Se non ci sarà un Giudice divino, chi dirà cosa sia vero e cosa falso tra opinioni religiose conflittuali? Uno Stato che si sia separato dall’unità della Chiesa, e quindi che abbia perso la guida dell’Insegnante divino, non è in grado più di determinare da nessuno dei suoi tribunali, civili o ecclesiastici che siano, o come si possano chiamare, ciò che è vero e cosa è falso in una controversa questione di religione; e così, come sappiamo, cresce anche un intenso odio per ciò che si chiama dogmatismo, cioè, per qualsiasi verità positiva, per ogni cosa definita, ogni cosa fissata, ogni cosa che abbia limiti precisi, qualsiasi forma di fede espressa in definizioni particolari: tutto ciò è assolutamente disdicevole per uomini che, in linea di principio, incoraggiano tutte le forme di opinione religiosa. In definitiva, ritorniamo nella condizione di Festo, il quale, quando ha saputo che gli Ebrei avevano mosso un’accusa contro San Paolo, riferiva che « …non addussero nessuna delle imputazioni criminose che io immaginavo; essi avevano solo con lui alcune questioni relative la loro particolare religione e riguardanti un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere ancora in vita » (Act. XXVII, 18-19). Ora questo è proprio lo stato di indifferenza a cui i governatori civili del mondo si stanno gradualmente riducendo, con il governo che amministrano, e le persone che lo dirigono.

2. Il passo successivo è, dunque, la persecuzione della Verità. Quando Roma, nei tempi antichi, aveva legalizzato da sempre l’idolatria in tutto l’Impero Romano, c’era una “religio illicita” che si chiamava religione ed una società che si definiva “societas illicita” o società illecita. Si potevano adorare i dodici “dei” dell’Egitto, o Giove Capitolino, o la Dea Roma; ma non si poteva adorare il Dio del cielo, essi « non potevano adorare Dio, rivelato nel Figlio suo ». Non credevano nell’Incarnazione; e quella Religione, la sola vera, unica Religione, non era tollerata. C’erano i sacerdoti di Giove, di Cibele, di Fortuna e di Vesta; c’erano tutti i tipi di sacre confraternite, di ordini e di società, e non so quant’altro; ma c’era una “societas” alla quale non era permesso esistere, e quella era la Chiesa del Dio vivente. In mezzo a questa tolleranza universale, c’era solo un’eccezione, osservata con la più minuziosa precisione, onde escludere la Verità e la Chiesa di Dio dal mondo. Ora, questo è proprio ciò che deve inevitabilmente accadere di nuovo, perché la Chiesa di Dio è inflessibile nella missione che Essa conduce. La Chiesa Cattolica non comprometterà mai una sua pur minima dottrina; non permetterà mai che due dottrine diverse vengano insegnate al suo interno; non obbedirà mai ad un governatore civile che pronuncerà giudizi in questioni di natura spirituale. La Chiesa Cattolica è vincolata dalla legge divina e preferisce subisce il martirio piuttosto che compromettere una sua dottrina, o obbedire alla legge di un governatore civile che viola la coscienza; ma oltre a questo, Essa non può rifugiarsi in una disobbedienza passiva, che possa avvenire rannicchiandosi in un angolo, ed essere quindi non rilevata e, non rilevata, non punita; la Chiesa Cattolica non può tacere; Essa non può rimanere in una pace afona; non può cessare di predicare le dottrine della Rivelazione, non solo quelle relative alla Trinità e all’Incarnazione, ma anche quelle dei Sette Sacramenti, dell’infallibilità della Chiesa di Dio, e della necessità dell’unità e della Sovranità, sia spirituale che temporale, della Santa Sede: e poiché Essa non resterà muta, non potrà scendere a compromessi, non cederà a questioni che appartengano alla sua prerogativa divina, e quindi si troverà sola nel mondo; non c’è infatti un’altra Chiesa così chiamata, né alcuna comunità che si professi una Chiesa, che non si sottometta né obbedisca, né mantenga la pace, quando i governatori civili del mondo impongono i loro comandi. Non sono passati ancora dieci anni da quando abbiamo sentito parlare di una decisione sulla questione del Battesimo, che coinvolgeva la dottrina del peccato originale da un lato e la dottrina della grazia preveniente dall’altro; e poiché un giudice civile dichiarò che era legale nella Chiesa d’Inghilterra stabilita dagli uomini poter insegnare impunemente due dottrine contraddittorie, vescovi, sacerdoti e persone varie, erano contenti che fosse così: o, almeno, dissero: « Non possiamo fare diversamente; il potere civile permetterà agli uomini di predicare entrambe le dottrine: cosa possiamo fare? Siamo perseguitati e quindi manteniamo la nostra pace; continuiamo a svolgere il ministero secondo una legge civile che ci costringe a sopportare sia ciò che l’uomo predica davanti a noi al mattino, sia ciò di cui l’uomo ci parlerà più tardi nel pomeriggio, predicando una dottrina diametralmente opposta a quella che sappiamo essere la dottrina rivelata di Dio; e poiché i governatori civili lo hanno determinato, noi non siamo responsabili, e nemmeno la Chiesa stabilita è responsabile, perché è perseguitata ». Ora questa è la differenza tipica tra un sistema puramente umano, stabilito dalla legge civile, e la Chiesa di Dio. – Mi sarebbe permesso nella Chiesa Cattolica Romana, negare che ogni bambino battezzato riceva l’infusione di grazia rigeneratrice? Cosa ne sarebbe di me domani mattina? So perfettamente che se dovessi dire un’inezia o una piccola difformità dalla santa Fede Cattolica, insegnata dalla voce divina della Chiesa di Dio, sarei immediatamente sospeso, e nessun governatore civile, o qualsiasi altro potere nel mondo, potrebbe ripristinarmi nell’esercizio delle mie facoltà; nessun giudice civile o potentato della terra, potrebbe riportarmi all’amministrazione dei Sacramenti, finché l’Autorità spirituale della Chiesa non mi permettesse di farlo. Questa, quindi, è la differenza caratteristica, ed un giorno si abbatterà sulla Chiesa, in tutti i Paesi in cui si è affermato questo spirito di indifferenza, una persecuzione del potere civile. Ed avverrà questo anche per un’ulteriore ragione, perché la differenza tra la Chiesa Cattolica e ogni altra società è che: le altre società sono di costituzione volontaria; cioè le persone si uniscono ad un corpo particolare e, se questo non va più loro a genio, perché magari acquisiscono una migliore conoscenza, cambiano strada: diventano battisti, o anabattisti, o episcopaliani, o unitari o presbiteriani, finché non trovino qualcosa che non piaccia loro in questi sistemi; e poi vanno anch’essi ad unirsi a qualche altro corpo o rimangono senza legami; perché queste società non hanno alcuna pretesa di dirigere la volontà, ma solo di insegnare tutto quello che pensano di fare. – Esse sono come le antiche scuole ed il loro insegnamento è una sorta di filosofia cristiana: pongono le loro dottrine davanti a quelli che sono disposti ad ascoltare: se le ascoltano e, per buona fortuna, sono d’accordo con loro, rimangono: se no, se ne vanno. Ma dov’è il governo sulla volontà? Possono forse essi dire: « Nel nome di Dio, e sotto pena di peccato mortale, devi credere che Dio si è incarnato e che il nostro Signore incarnato si offre in Sacrificio sull’altare, che i Sacramenti istituiti dal Figlio di Dio sono sette e che tutti trasmettono la grazia dello Spirito Santo »? A meno che essi non abbiano autorità sulla volontà e sull’intelligenza, costituiscono in realtà solo una scuola e non un Regno. Ora questo è il carattere che manca completamente in ogni società che non possa pretendere di governare nel nome del nostro Divino Signore e con voce divina; e quindi la Chiesa di Dio differisce da ogni altra società in questo particolare: che Essa non è solo una comunità di persone che si uniscono volontariamente tra loro, ma Essa è un Regno: Essa ha una legislatura; ha le direttive dei suoi Concili, per milleottocento anni si è riunita in seduta, ha deliberato e decretato con tutta la solennità e la maestà di un parlamento imperiale. Questo Regno ha un dirigente che attua ed applica i decreti di quei Concili in tutta calma e con tutta la decisione perentoria di una volontà imperiale. La Chiesa di Dio, quindi, è un Impero all’interno di un impero; e i governatori e i prìncipi di questo mondo ne sono gelosi proprio per questo stesso motivo. Essi dicono: « Nolumus hunc regnare super nos – non vogliamo che quest’Uomo regni su di noi ». Proprio perché il Figlio di Dio, quando venne, stabilì un Regno sulla terra, in ogni terra, in ogni Nazione, la Chiesa Cattolica governa con l’autorità della Chiesa Universale di Dio. Per esempio, in Inghilterra, il piccolo e disprezzato gregge di Cattolici si unì sotto una gerarchia per dieci anni, appoggiandosi alla Santa Sede come suo centro, parlando e governando con la sovranità derivante dalla Chiesa Universale di Dio. Però, a dieci anni di distanza, quell’atmosfera era turbata e tormentata dal tumulto dell’ « aggressione papista ». L’istinto naturale dei governanti civili sapeva che non si trattava di una semplice filosofia cristiana proveniente da una terra straniera, ma di un governo, di un potere, di una sovranità. Anche per questo, la scuola liberale estremista, che millanta tolleranza per ogni forma di opinione e che insegna che l’ufficio del governatore civile non debba mai entrare in controversie di religione, ma che tutti gli uomini dovrebbero essere lasciati liberi nel loro credo e la coscienza di tutti gli uomini essere libera davanti a Dio, fa anch’essa un’eccezione unica e, con la più strana delle contraddizioni verso tutti i suoi princîpi, o, almeno, verso le sue professioni, sostiene che, poiché la Chiesa Cattolica non è semplicemente una forma di dottrina, ma anche un potere o un governo, Essa deve essere esclusa dalla tolleranza generale! E questo è esattamente il punto della futura collisione. È proprio questa la ragione per cui gli Arcivescovi di Colonia, Torino, Cagliari e via dicendo, sono andati in esilio l’altro giorno; … ecco perché diciannove sedi sono, in questo momento, vacanti in Sardegna, … ecco perché, in Italia, i Vescovi sono, proprio in questo giorno, cacciati dalle loro cattedre episcopali; è ancora per questa ragione che in questa terra si stabilisce la religione protestante invece che la Verità cattolica, e che le Cattedre, una volta occupate dai Vescovi della Chiesa Universale sono ora occupate da quelli che i regnanti dell’Inghilterra, e non il regnante Vicario di Gesù Cristo, hanno scelto e istituito. È la medesima, la solita antica competizione, vecchia quanto il Cristianesimo stesso, che c’è stata fin dall’inizio, prima con il pagano, poi con l’eretico, poi con lo scismatico, e poi con l’infedele, e che continuerà infino alla fine. Non è lontano il giorno, in cui le Nazioni del mondo, ora così calme e pacifiche nell’immobilità della loro universale indifferenza, potranno essere facilmente destate, e le leggi penali persecutorie ancora una volta troveranno posto nei loro statuti.

[continua…]

LE BEATITUDINI EVANGELICHE (-6B-)

BEATITUDINI 6 (B)

[A. Portaluppi: Commento alle beatitudini; S.A.L.E.S. –ROMA, 1942, imprim. A. Traglia, VIII, Sept. MCMXLII]

Beati mundo corde: quoniam ipsi Deum videbunt.

[Beati i mondi di cuore perché vedranno Dio]

III

LA VIRTÙ BELLA

VIRTÙ CHE RISPLENDE

La purezza è la bella virtù. È definita così. Le altre meritano pure titoli ed elogi; questo di « bella » appartiene particolarmente alla purezza poiché fa bella la vita umana. I bimbi per questo sono tanto attraenti. Il candore d’una fanciulla la fa avvenente, anche se le linee del suo volto mancano d’armonia. Un giovine dagli occhi aperti e chiari, dalla fronte limpida, dal costume casto, i cui pensieri rispecchiano la purezza del cielo nostro, possiede un fascino vero. Anche la donna deve la sua bellezza soprattutto alla purità delle abitudini e del cuore; poiché sia pur bella la sua figura, senza purezza di mente e di cuore essa ha del banale, che si tradisce dagli occhi e dalle labbra. La sua parola non ha finezza e soprattutto sincerità. Se madre diventa insufficiente al suo compito, è trasandata, pigra, debole anche se volesse usare energia, amante dei suoi comodi e arida verso Dio. Chi è pieghevole ai piaceri della carne difetta necessariamente di pietà religiosa; la sua preghiera è scarsa e priva di calore, di fede, di amore del Signore. Lo spirito, insomma, rimane mortificato e oppresso. Slanci di carità familiare possono talvolta erompere dal senso materno, ma senza resistenza e attenuati dalla tendenza all’interesse personale, per la soggezione alle prepotenze del corpo. – L’uomo non è esente da pesi a questo riguardo. Se non ha il governo dei suoi istinti inferiori, difficilmente è fedele al giuramento dell’altare. Il coniugio è abusato e depressa la sua dignità, come la sua funzione. Cede alle voci laterali della mala abitudine; guarda volentieri fuori di casa; gusta le compagnie equivoche; fatica a rimanere lealmente aderente alla famiglia; e quando la tentazione attacca con violenza… tradisce. Occorre una tenacia rara di volontà; una fede religiosa chiara e consapevole; una decisione che porti al lavoro, alle occupazioni, alle opere di carità in cui l’animo venga interamente compreso, come da una morsa franca e benefica. L’uomo casto ama lealmente i suoi e si diletta della sola famiglia.

UN PO’ DI MUSICA

Vogliamo sentire un po’ di musica in lode della purezza? Ecco una pagina di sant’Efrem, il primo poeta della Vergine sbocciato sulla fiorita aiuola siriaca della Chiesa, al principio del quarto secolo. È dottore della Chiesa e uno dei Padri più autorevoli della Tradizione cristiana. Nel suo scritto Parænesis canta il suo inno alla purezza; « O purezza, cui sono in abbominio le delizie, il lusso, l’affettata leggiadria della persona, gli ornamenti superflui delle vesti! O purezza nemica ai banchetti e alle ebrietà! O purezza, freno degli occhi, che trai tutte le membra dalle tenebre alla luce! O purezza, che umili la carne e l’assoggetti e percorri celere gli spazi del ciclo! O purezza, madre dei soavi affetti e norma della vita angelica! O purezza, che hai mondo il cuore, dolci le labbra, lieta e luminosa la faccia! O purezza, che inebri il cuore di chi ti possiede e dai ali per volare! O purezza, che dai gioie spirituali e bandisci ogni vile tristezza! O purezza, che domi la forza delle passioni e educhi l’anima a libertà! O purezza, che scuoti l’accidia e insegni la pazienza! O purezza, peso lieve, che nelle acque tempestose non sei travolta! O purezza, prezioso possesso, che le fiere non devastano e il fuoco non brucia! O purezza, che alberghi nei cuori mansueti e umili, e che rendi gli uomini divini! O purezza, che simile a rosa fiorisci nel mezzo del corpo e dell’anima e riempi di profumo tutta la casa! O purezza, precorritrice e coabitatrice dello Spirito Santo! O purezza, che adempi le promesse di Dio e trovi grazia presso tutti gli uomini! ». – Questa canzone non ha nulla di monotono, nulla di comune e di piatto. Respira la spontaneità d’un’anima e d’una intelligenza evidentemente ricca e sensibile. Essa aveva incominciato con questa affermazione: « L a purezza, fratello mio, somiglia a una palma. La palma ha il legno bianco e attorno è munita di fibre e di aculei, che ne proteggono il candore. Certo un tesoro come quello non può essere conservato che dagli aculei della mortificazione cristiana. Mediante questa la virtù si rinvigorisce, si sviluppa secondo la linea ascendente, che le è propria; trovandosi protetta, essa svolge e dilata le sue capacità sulla nostra condotta e la rende più saldamente ancorata contro ogni insidia. – Nelle famiglie in cui la riservatezza è abitudine, l’aria è sana e i caratteri si aprono a confidenza reciproca e tutto diventa comune e lieto. Il Signore è presente e adorato sempre con la gioia filiale, scoppiante dai cuori casti. Le prove della esistenza sono portate da cuori alacri e vibranti.

DUE TIPI DI FAMIGLIE

Dice l’Allard narrando delle persecuzioni, che « la strana fantasia d’un giudice preferì condannare qualche donna » ad lenomen potius quam ad leonem confessando in tal modo, che per noi cristiani la perdita della castità è più crudele d’ogni supplizio e d’ogni morte » (Tertulliano, Apol c./50). È per altro vero, che nessuna violazione, subita contro volontà, intacca la virtù; ma il fatto ha il suo significato. Colui che si dichiara seguace di Cristo intende di voler essere padrone delle sue impulsività e dei suoi sensi. La purezza del costume è la sua aureola più ambita. Ma perché? Perché è fonte di vita rigogliosa. Essa infatti è la migliore preparazione alla vita e la riserva di molta energia. Quando poi i giovani s’apprestano a formare una loro propria famiglia puri da contaminazioni, s’uniscono col diadema del pudore sulla fronte spianata e il loro affetto è tutto profumato di freschezza e di candore. Sono questi i matrimoni sani, dove la legge di Dio avvalora la saldezza della parola e del costume. L’affetto dei giovani sposi è tenero, l’attaccamento gagliardo, la fedeltà senz’ombra. Gli occhi non si volgono al di fuori, perché i cuori sono soddisfatti. – Altra è la famiglia senza preparazione. Lì l’adulterio spirituale ha principiato il suo lavoro di devastazione prima del matrimonio; come pensare, che questo abbia alfine una sistemazione leale? Ed avviene, che o la moglie appassisce solitaria in casa mentre il marito è attratto dalle sue distrazioni, o ambedue lasciano il deserto di una simile abitazione, in cerca di altri nidi. La licenza della giovinezza si perpetua così a rovina. – Alimenta tutte le altre virtù, somministra energia per tutti gli sforzi di bene, mantiene elevato il senso del dovere, perché essa stessa è una vittoria del dovere amato. Sorveglianza dunque sui sensi, mortificazione degli occhi, del cuore, della volontà di diporto. Fa gustare la famiglia, innamora dei figli, fa sentire le consolazioni che vengono dalla loro armoniosa manifestazione di vita. I genitori cristiani non fremono per le seduzioni mondane. I loro limpidi cuori sono presi interamente dalle ineffabili gioie della casta dimora della famiglia. – La donna ripone tutta la sua ambizione nella riuscita spirituale dei figli; l’uomo si gloria dei sacrifici per essi compiuti e pregusta gli anni del raccolto, quando, vecchio, potrà gustare il frutto della sua saggia condotta.

IV

I PURI HANNO LA VISIONE DI DIO

LIMPIDEZZA DELL’OCCHIO

La purezza fa limpida la vita e rende facile la pratica delle virtù. Tutte quante esse hanno per condizione e base l’animo puro. Chi soffre una illecita catena al cuore è vincolato e servo e tutti i suoi gesti, come i pensieri risentono della schiavitù. Ma il cuore libero di levarsi a volo in qualunque circostanza della vita od ora del giorno, sa schivare l’avarizia, che non lo tocca; sa vincere l’ira, che non è eccitata; sa dominare l’ambizione che non ha alimento, essendo l’animo saziato dalla grazia intima di Dio. Non v’è passione, che più renda frenetico il cuore umano quanto una qualunque forma d’impurità. Due monaci, narra Piero Misciatelli (Storie e pensieri d’anacoreti) dedicatisi alla vita attiva, chiesero un giorno a un antico compagno, rimasto in solitudine, come avesse in tale condizione vissuto. Egli, dopo un istante rispose: Empite d’acqua un vaso… Guardate nel fondo… che cosa vedete? Nulla. — Poi, calmatasi alquanto l’acqua, tornò a chiedere: Ed ora, che vedete? — Vi scorgiamo i nostri volti — Ed egli aggiunse allora: — Così è l’uomo, che vive in mezzo agli uomini, il quale per il turbamento provocato dagli affari e dalle passioni mondane, non può vedere i suoi difetti; ma se vive nella pace e nel riposo del deserto, scorgerà chiaramente Dio. La purezza è appunto la solitudine dello spirito, ben lontano e appartato da ogni mondanità, e vivente tutto del Signore presente. L’essere illeso da tutto ciò che infetta l’animo fa l’occhio vivido, acuto, pronto e limpido per raggiungere in un certo senso la Divinità. Non è per mezzo delle creature, forse, che Dio ci si rivela? E proprio noi siamo la sua creatura più nobile e somigliante. Se noi sappiamo scorgere bene nel nostro spirito puro o purificato, siamo sulla via di vedere Lui stesso. Dio ha tanto piacere di mostrarsi all’uomo. Non furono gli uomini a pregarlo che non si mostrasse loro, per la paura di morire? Questo però accadde, perché essi erano consapevoli della loro colpa. Se al contrario l’uomo è mondo, allora Dio gli si rispecchia nell’animo e si rende come visibile.

VEDERE IMMEDIATO

Visibile soprattutto nelle sue verità, che non soffrono gli oscuramenti della mezza fede languida e crepuscolare. La divina Rivelazione, quando entra in un’anima casta, si trova nella atmosfera opportuna e capace di diffonderne irradiazioni e chiarità mirabili. L’anima che l’accoglie supplisce sovente la cultura religiosa che s’acquista per vie umane e ne penetra il midollo santo, talvolta meglio dei dottori e dei maestri. « Abscondisti hæc a sapientibus et prudentibus » (Lc., X, 21). Sfolgora la verità della Fede nell’anima e nella vita del santo; rinvigorisce quella stessa del savio. Nessuna esitazione, nessun dubbio, poiché v’è l’esperienza e la conquista nel sacrificio. Visibile si rende Iddio altresì nella sua legge morale, che nel cuor puro fruttifica come l’olivo sulle rive del torrente. Legge morale, che non trova opposizioni consistenti nell’animo del casto; ma piuttosto comprensione e secondamento fedele. Egli sente la norma di Dio come provvida e feconda e come segreto di energia e di vita. L’ama e la approfondisce con l’esperienza d’ogni momento. – Visibile è Dio anche nella sua Provvidenza, la quale nel cuore immacolato agisce così stupendamente. Egli la discerne presente nel groviglio delle umane vicende, nel contrasto degli interessi e delle avidità degli uomini, nelle sorti delle loro intraprese, ma anche nelle manifestazioni che toccano gli umili, i poveri, i piccoli. La sua giustizia non gli appare mai oscurata dagli avvenimenti; il suo occhio rileva la sapienza dei suoi interventi, come delle sue apparenti assenze e dei suoi silenzi. È in questi problemi e nei contrasti umani, che la divina azione viene più facilmente misconosciuta dagli uomini di poca vista; ma il casto è vigile e acuto indagatore della mano di Dio e del cuore paterno. Il più accorto commentatore della storia non raggiunge la limpidezza d’intuizione dell’anima pura. Vi sono anime nelle quali si può vedere, « come attraverso piccole fenditure, scrisse l’ammirabile Padre Surin, la luce dell’altra vita ». E ve n’ha di anime veramente preziose, la cui luce interiore ha la propria sorgente nel Verbo e le cui dolcezze vengono dall’unzione dello Spirito Santo. Gli uomini che le accostano e che vivono loro accanto ne avvertono il profumo e la bellezza come uno specchio rilucente e come in una calda temperie. – Accadeva a san Francesco di Sales, secondo la deposizione di san Vincenzo de’ Paoli, di rileggere le pagine in cui aveva trattato le sue dottrine di morale virilità (risalto dell’azione della grazia divina, occasione di sviluppo di introspezione, di cultura di sé), piangendo di commozione, riconoscendovi l’ispirazione divina. Dalla quale affermazione appare come Dio si riveli col suo insegnamento attraverso l’opere delle anime caste, e queste lo riconoscano descrivendone l’azione. Non è questo stato come una parentela con gli Angeli? Se ne compiono le funzioni a servizio di Dio; se ne coltiva la precipua virtù, con fedeltà e un profitto ammirabili; se ne espande la bellezza a piene mani; se ne documenta la generosità in modo tangibile. Dio scendeva a conversare con gli uomini prima della colpa; Dio si mostra ai cuori puri già fin da questa vita, nelle forme che questa nostra vita sopporta. Pensiamo all’effetto, che sui giovani può avere sempre ed ha sovente la parola incitante alla purezza, quando sia nutrita di esperienza e di vita. È l’età delle tentazioni, ma appunto anche degli entusiasmi e della volontà vigorosa ed eroica. Quanto più assale la tentazione e più lo spirito ancora sano reagisce e si ribella. Dentro è la voce squillante della natura e della grazia, che in accordo perfetto danno l’allarme e si offrono a sostenere la difesa. Lo spirito giovanile si volge meglio all’invito della battaglia che non al consiglio della vile inerzia. Se egli trova chi gli parli con opportunità lo seguirà decisamente. Né sarà un prodigio necessario, poiché il giovine ha dentro la chiamata alle cose grandi e si sente generalmente disposto a secondarla. Il Padre Lallement scrisse, che la via più breve e sicura per arrivare alla perfezione è l’impegno di conquistare la purità del cuore, piuttosto che l’esercizio delle virtù. Il «cor mundum crea in me, Deus», rimane la invocazione capitale dell’uomo a Dio. Su di essa poggia tutta la nostra speranza. Ma vi sta altresì la volontà di Dio. Non abbiamo che da secondarla e la visione di Dio, a cui tendiamo per la creazione e per la grazia, si compirà poi nell’altra vita. – Il Bremond dice, che dietro sant’Ignazio, dopo Cristo, il Padre Coton realizzava con una impressionante chiarezza gli attori e le scene del mondo invisibile, che gli erano presenti quanto quelle di questo mondo e che, in fondo, gli sembrava più vero. Questo è vivere come gli uomini prima della caduta. Ma è anche il sospiro verace dei nostri cuori. « Oh, diceva il Curato d’Ars, quanto piace a Dio un’anima pura e com’è cara al suo cuore! Come son felici coloro che hanno il cuore puro ed amano Dio! ».

V.

UNA MEDESIMA VIRTÙ IN DUE STATI

DUE PUREZZE

Bisogna avere idee precise circa la condizione della verginità e del coniugio; due stati onorati dalla religione e che recano con sé le divine benedizioni. In ambedue, benché in proporzioni diverse, si verifica la volontà di Dio nei riguardi della purezza e ne viene l’esempio più eccellente della compiutezza umana della nostra Fede. Sant’Agostino commentando la figura di Susanna (Serm., 343) esclama: « Si specchino le donne coniugate in Susanna, le vergini in Maria; serbino le une e le altre la castità, coniugale quelle, queste verginale. Poiché hanno entrambe merito presso Dio; che se la verginale è maggiore, minore la coniugale, pure ambedue sono grate a Dio. Tutti pervengono alla vita eterna, ma non tutti conquistano lo stesso onore, la stessa dignità, lo stesso merito. La vita eterna si può paragonare al cielo nel quale son tutte le stesse così come tutti i giusti si troveranno nel regno di Dio. La vita eterna sarà per tutti ugualmente. . Ma guardate il cielo, rammentate le parole dell’Apostolo: — Vi sono i corpi celesti e i corpi terrestri; altro lo splendore del sole, altro quel della luna o delle altre stelle; persino una stella differisce dall’altra nel grado di splendore. Così avverrà nella resurrezione dei corpi. (1 Cor., XV, 40-2). Pertanto, fratelli, ciascuno combatta nel secolo presente in modo che possa rallegrarsi nel futuro ». – È la scelta da farsi secondo le ispirazioni dall’alto. Lo Spirito Santo parla a ciascun cuore con parole adatte; e le circostanze esteriori della esistenza ordinano intime indicazioni così da seguire la strada segnata da Dio. Ma è commovente il travaglio, che si verifica nell’anima d’un giovane o di una ragazza, quando, avendo amato la virtù bella, debba decidersi per il matrimonio. C’è un esempio preclaro in Federico Ozanam, già professore alla Sorbona e nella piena efficienza del suo genio letterario.

CASTITÀ VIRILE

La sua immacolata giovinezza lo ha mantenuto assente da ogni particolare legame con l’altro sesso. Gli studi, le opere di bene furono l’occupazione esclusiva della sua vita. Un senso di estraneità verso la donna lo ha seguito negli anni di preparazione. « Dichiaro che in generale io non le capisco. La loro sensibilità è talvolta ammirabile, ma la loro intelligenza è d’una leggerezza e d’una inconseguenza disperante. Avete avuto mai ad osservare una conversazione più capricciosamente interrotta, meno seguita della loro? » E arriva persino a scrivere: « Siate sicuro, che l’uomo abdica molto della sua dignità, il giorno nel quale s’incatena al braccio d’una donna ». La sua esitazione davanti alla prospettiva del matrimonio è persino curiosa. « Avete mai visto, senza provare uno stringimento di cuore, il domani delle nozze?… Io non concepisco la gaiezza che s’incontra abitualmente nelle nozze ». La perpetuità dell’impegno gli si presenta come qualcosa di terrificante. Sentite come si prospetta in lui il coniugio; in lui, che viveva del lavoro intellettuale con una vera passione. Scrive ad un amico in procinto di passare a nozze. « Conservo la speranza, che mi riesce dolcissima, di vedervi riservare qualche momento ancora della vostra libertà, della vostra attività; di vedervi tardare un po’ prima di impegnarvi in nuovi doveri, che vi vincolerebbero ora del tutto e non vi lascerebbero agio né per imparare, né per fare. Senza dubbio è triste e vuota questa vostra esistenza solitaria d’ora; ma il lavoro la può colmare e la religione consolare. Dio e la scienza, la carità e lo studio non bastano forse ad incantare la vostra giovinezza? ». Ma in seguito si pone anche a lui con imponenza il problema. Il suo spirito un po’ scrupoloso lo fa esitare sempre. Ma dopo la morte di sua madre occorre che si risolva. « Sento in me un gran vuoto, che non vien colmato né dallo studio, né dall’amicizia; ignoro chi verrà a riempirlo: sarà Dio? Sarà una creatura? Ormai il sogno nasce e matura ». Prega di aver tempo per prepararsi degnamente a riceverla. Ed appare significante il senso d’opportunità e il carattere positivo delle sue esigenze. « Prego che porti con sé quanto sarà necessario di fascino esteriore affinché non lasci il posto a nessun rimpianto; ma prego soprattutto che essa venga con un’anima eccellente, che porti una grande virtù, che valga assai più di me, ch’essa mi attiri in alto, ch’essa non mi faccia discendere, ch’essa sia generosa giacché spesso io sono pusillanime, ch’ella sia fervente perché io son tiepido nelle cose di Dio, ch’essa sia atta a compatire in fine affinché io non abbia ad arrossire davanti a lei della mia inferiorità; ecco i miei sogni ».

AMICIZIA CONIUGALE

E incontra l’anima che sarà sua. Amelia Sulacroix ha colpito il professore della Sorbona con tutti i doni della sua natura e della sua indole. Ozanam ne è preso. Ne parla agli amici nei termini migliori e dice di pregare affinché l’opera si conchiuda. A Parigi ne tratta anche con Montalembert. « La vita di santa Elisabetta ci ha rivelato le caste gioie della pietà coniugale; l’amicizia del suo storico ci può aiutare a riprodurla ». Amelia è la felicità di Federico. Con essa fa il viaggio in Italia e si presenta a Pio IX, dal quale insieme ricevono la santa Comunione. Ma la sua letizia presto si appanna. Sua moglie si accinge a diventare la sua infermiera. E qui il valore morale di essa viene a rivelarsi per intero. Da lei gli vengono tutte le consolazioni. « Voi potete essere tranquilla, scrive alla suocera, circa le cure che mi vengono prodigate. Conoscete colei che Dio mi ha dato per angelo custode visibile: l’avete ben vista all’opera. Ma da quando il male s’è fatto più serio, non potete immaginare tutto quello che essa ha trovato nel suo cuore di risorse, non soltanto per sollevarmi lo spirito, ma per consolarmi; quale tenerezza ingegnosa, paziente, infaticabile, mi circonda ogni momento e previene i miei desideri… Tra la mia donna e la mia piccola io gusto una dolcezza estrema ». Abbiamo così abbozzato le due fasi della castità verginale e della coniugale in un modello ira i più attraenti. La verginità emana anche dall’uomo come un dono inestimabile di Dio; la vita coniugale accettata dapprima nella esitazione di uno spirito robusto e quasi sicuro di sé, ma poi desiderata come il compimento per la maggioranza necessario della stessa castità giovanile. E non difetta la spontaneità del sentimento né nella prima, né nella seconda fase. – Sant’Agostino continua la sua lezione. « Sei coniugato? Il tuo stato è inferiore; ma pur non disperare del Regno dei cieli. Sei obbligato all’osservanza dei precetti coniugali… Non poche tentazioni insidiano la vita coniugale. Non fu tentata Susanna nella sua pudicizia, benché avesse un marito? Forse hanno le donne coniugate il privilegio di non essere cimentate in questa materia? Vedete: Susanna era moglie d’altri… eppure fu tentata, ondeggiò nella tempesta. Vedo angustie da ogni parte. Temé la morte per le accuse dei testimoni ribaldi, ma più a ragione paventò la morte che viene da Dio, giudice infallibile… Insegnò alle maritate come resistere al tentatore, insegnò a combattere, insegnò a soffrire, insegnò a chiedere aiuto per vincere ». Sicché fu la visione di Dio, che salvò Susanna. – Ed è questa la visione, privilegio dei cuori mondi, che ci consolerà per tutta la vita e nell’eternità.