Cardinal H. E. Manning: LA CRISI ATTUALE DELLA SANTA SEDE (1)

-Henry Edward Manning

LA CRISI ATTUALE DELLA SANTA SEDE

 [annunciata dalle profezie]

-In 4 LETTURE-

LONDON: PRINTED BY LEVEY, ROBSON, AND FRANKLIN. Grent New Street and Fetter Lane.

– MCCCLXI –

Prefazione e lettera di presentazione:

LONDRA:

BURNS & LAMBERT, 17 & 18 PORTMAN STREET, e 63 PATERNOSTER ROW;

KNOWLES, NORFOLK ROAD, BAYSWATER.

MDCCCLXI.

PER IL REVERENDISSIMO

JOHN HENRY NEWMAN, D. D.

DELLA CONGREGAZIONE DI SAN FILIPPO NERI.

Mio caro Dr. Newman,

Circa tre anni fa, hai gentilmente unito il mio nome al tuo nella dedica del tuo ultimo volume de “I Sermoni”. Lascia ora che ti dia una prova di quanta gratitudine abbia nell’essere stato in qualche modo unito a te, chiedendoti di farmi unire indegnamente  il tuo nome con il mio ancora una volta in questa impresa. Ma, come sai, il nostro vecchio patto non si è mai sciolto. Tu sei stato così gentile da annoverarmi come tuo amico di quasi trent’anni; e questo mi dice che siamo entrambi giunti al momento della vita in cui gli uomini possono oramai guardare indietro e misurare il percorso che hanno compiuto. Questo non è piccola cosa, in una vita attiva piena di eventi e di lavoro svolto in oltre un quarto di secolo e per una generazione intera di uomini. Con pochissime eccezioni, tutti gli uomini che hanno avuto credito e potere quando è iniziata la nostra amicizia, sono oramai passati, ed una nuova generazione è nata ed è cresciuta fino alla virilità da quando è entrata nella vita. – Gli uomini sono sempre tentati di pensare ai tempi in cui hanno vissuto intensamente, estendendoli poi anche alle altre età. Ma, pur tenendo conto di questa comune infermità, penso che non dovremmo sbagliarci nel considerare come eccezionalmente grandi i trent’anni che, iniziati con l’emancipazione cattolica, abbracciano la restaurazione dell’Episcopato cattolico in Inghilterra, e terminano con il movimento anticristiano dell’Europa contro la Sovranità Temporale della Santa Sede. Posso aggiungere che per me e per te, in questo periodo, si è avuto un altro alto e singolare interesse per il movimento intellettuale che è sorto principalmente ad Oxford, e si è fatto poi sentire in tutto il nostro Paese fino ai nostri tempi. Tu sei stato un capofila in questo lavoro, ed io sono un testimone della sua crescita. Sei rimasto a lungo a Oxford, anche con tutte le sue infermità tanto note ad entrambi; ma io mi sono tenuto ad una certa distanza, e ho dovuto operare da solo. Tuttavia, a te devo un debito di gratitudine per l’aiuto intellettuale e per il lume di uno degli uomini più grandi del nostro tempo; è un debito di sincera gratitudine per me poterlo ora pubblicamente riconoscere, anche se non posso in alcun modo ripagarlo. Tra le molte cose che danno un vivido e grande interesse in questo momento, c’è lo sviluppo pronunciato ed esplicito, in entrambe le parti, dei due grandi movimenti intellettuali, al cui corso abbiamo noi assistito  così a lungo.  C’è stato un tempo in cui coloro che ora si contrappongono – cioè i Cattolici, e i razionalisti – erano apparentemente in stretta e perfetta identità di vedute. Ma sotto l’apparenza di un’opinione comune giaceva celato, anche allora, l’antagonismo essenziale di due princîpi, la cui divergenza è tanto ampia quanto tra le menti degli uomini ne possa intercorrere tra la Fede Divina o l’opinione umana. – Ogni anno poi ha confermato con prove luminose le ragioni che a te e a me elevavano le convinzioni dell’intelletto alla coscienza della Fede, rivelandoci l’unità divina e le peculiarità dell’unica Chiesa di Dio, mentre alcuni tra quelli che erano al nostro fianco, o erano seduti ai nostri piedi, sono stati risucchiati, come per un moto ondoso, nell’anglicanesimo, nel protestantesimo, nel latitudinarismo, nel deismo razionalistico. Invece il carattere divino e la sovranità della Chiesa Unica Cattolica e Romana, con le prerogative del Vicario del Verbo Incarnato, si sono manifestati a noi in un’ampiezza e con una maestà che comanda l’amorevole obbedienza dell’intelletto, del cuore, della volontà, e di tutte le potenze vitali; altri che un tempo pur le amavamo, sono arrivati a trovare la loro linea principale di ristabilimento dello stato delle cose, in una politica che, per me, è semplicemente il preludio dell’Anticristo. La politica in Italia dell’Inghilterra non ha altro nome. E sono meravigliato che il grande popolo francese, così sensibile alla preminenza inglese, così geloso dell’influenza inglese, e così giustamente sprezzante delle assurdità del protestantesimo inglese, sia stato spinto a realizzare una politica in odio alla Francia cattolica, superando tutte le speranze dell’Inghilterra protestante. Spogliare la Santa Sede della sua sovranità temporale, è stata fin dai tempi di Enrico VIII, la passione dell’Inghilterra protestante; ma essa non ha mai sognato di realizzare il suo progetto prediletto per mano della Francia cattolica. Questo è un risultato che va ben oltre le attese. Avevo appena scritto questa frase quando ho letto il dibattito alla Camera dei Comuni sulla politica estera del governo. Non credo che né tu, né io, potremo mai essere sospettati di apologia delle carceri napoletane, che sono pessime come le nostre, almeno fino a qualche anno fa; o della tortura a Napoli, ammesso che vi sia qualche briciolo di verità, cosa di cui io dubito più che mai. Tu ed io non abbiamo certo timore di passare per amanti del dispotismo, o dell’assolutismo, o anche di un governo repressivo. Ma pensiamo entrambi di giudicare uno spettacolo malinconico, quando vedremo il modo in cui alla camera dei Comuni hanno eliminato le disposizioni su questi argomenti dalle leggi che hanno creato l’Europa cristiana, e da tutto ciò che è prezioso nella Costituzione inglese, per approvare una politica sovversiva della società europea. Il diritto delle nazioni, il diritto pubblico, i trattati stabiliti ed il possesso legittimo, sono senza dubbio, per la moderna scuola degli statisti, un nulla e restano senza significato. Sono nondimeno queste le realtà che legano la società; e costituiscono le prove morali mediante le quali si deve provare la giustizia in una causa. La politica che li viola è immorale; il suo fine è l’illegalità pubblica, e il suo successo sarà la sua stessa punizione. Ora ho una convinzione ancor più profonda che questo movimento anticattolico, guidato e stimolato dall’Inghilterra, avrà il suo successo perfetto e regnerà per un tempo supremo; e poi, forse prima di essere nelle nostre tombe, tutti coloro che vi hanno partecipato, principi, uomini di stato e persone, saranno flagellati, mediante un conflitto universale, dalla rivoluzione, da una guerra europea, della quale il 1793 e le guerre del primo impero, sono un pallido preludio. Ciò che mi fa più vergognare ed allarmare, è vedere quegli uomini che una volta credevano in un ordine superiore delle politiche cristiane, propagare ora contro la Santa Sede, la dottrina della nazionalità, e la legittimità della rivoluzione che, se applicata all’Inghilterra, non riuscirebbe a smembrare l’impero solo perché sarebbe soffocata nel sangue. Sembra come se gli uomini abbiano perso la loro luce. In quale altro modo possiamo infatti spiegare la cecità che non riesce a vedere che il conflitto tra Francia ed Austria ha indebolito la società cattolica d’Europa, e ha dato alla politica protestante dell’Inghilterra e della Prussia un predominio estremamente pericoloso? Non passerà molto tempo prima che scoppi una guerra europea che esaurisca i poteri della società cristiana, sia dei protestanti che dei Cattolici, e darà un fatale predominio alla società anticristiana, o alla rivoluzione, che in ogni dove sta preparandosi per l’ultima battaglia, e per la sua supremazia. La società cattolica d’Europa si indebolisce, la società cristiana a sua volta, tra breve cederà. Poi arriverà il flagello! La convinzione che avverto è che si stia abbattendo una imminente grande tribolazione sul movimento anticattolico di Inghilterra, Francia e Italia, il che è reso ancora più sicuro dal fatto che il punto critico dell’intero conflitto, la chiave di volta del tutto, e l’ultimo successo che si prefigge di ottenere, è la detronizzazione del Vicario del nostro Redentore. « Il potere temporale del Papa – ci viene detto – è stato il grande ostacolo alla pace dell’Italia e dell’Europa ». È questo che distribuisce e ordina i due elementi: « Qui non mecum, contra me est » [chi non è con me, è contro di me]. Essi avranno il loro giorno, e il Vicario di Gesù Cristo attenderà il suo tempo! « Si moram fecerit, expecta illum;  quia veniens veniet, et non tardabit » [se farà ritardo, aspettalo; perché verrà e non tarderà]. Nel frattempo l’Inghilterra si sta preparando al suo sfaldamento. Essa ha guidato l’incredulità dell’Europa, e sarà divorata dai suoi stessi seguaci. La Riforma ha fatto il suo lavoro su di essa. Il protestantesimo, come la camicia di Nesso, aderisce alla carne dell’Inghilterra, e il suo giorno arriverà infine. Ci è stato detto che l’uomo ha ottantatré parassiti che vivono sulla sua carne. La Chiesa anglicana allo stesso modo offre un “pabulum” ad ogni eresia e porta nel suo sistema ciò che la Chiesa vivente di Dio espelle e caccia via. In questo momento, nella Chiesa anglicana istituita, esiste in uno stato formale il Sabellianesimo, il Pelagianesimo, il Nestorianesimo, il Calvinismo, il Luteranesimo, lo Zwinglianesimo, il Naturalismo e il Razionalismo. Passo sopra una moltitudine di altre eresie meno formali, e nomino solo queste perché hanno un’esistenza definita e attiva nell’Istituzione, e si riproducono da sole. È l’inimicizia intrinseca di questa congerie di eresie che dirige il potere politico dell’Inghilterra contro la Chiesa Cattolica e, soprattutto, contro la Santa Sede; è essa che dà all’Inghilterra la malinconica pessima preminenza della “terra più anticattolica”, e quindi della più anticristiana potenza del mondo. – Nelle pagine che seguono mi sono sforzato, in modo certamente insufficiente, data la complessità dell’argomento, di mostrare che ciò che sta avvenendo nei nostri tempi sia il preludio del periodo anticristiano dell’ultima detronizzazione della cristianità e della restaurazione della società senza Dio nel mondo. Ma, prima o poi, così deve avvenire: « … Il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di Lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato! ». (San Matt. XXVI, 24). Che Dio ci impedisca di condividere anche il silenzio nella persecuzione della sua Chiesa!

Credimi, mio caro Dr. Newman, con immutato affetto, tuo:

H. E. MANNING.

St. Mart’s, Bayswater,

Master 1861

LETTURA I

Sono ben consapevole del fatto che le verità e i principi della Rivelazione siano stati, per il comune consenso degli uomini pubblici, esclusi formalmente dalla sfera della politica, e che applicarli come prove agli eventi del mondo, sia considerata, in questi giorni, una debolezza mentale. Coloro che rifiutano la Rivelazione sono coerenti in tale giudizio; ma con quale coerenza essi professano di credere in una rivelazione del governo divino del mondo, e tuttavia acconsentono ad escluderlo dal campo della storia contemporanea, non posso dirlo. Sto quindi procedendo, prudens et videns, a scontrarmi con lo spirito popolare di questi tempi, ben sapendo di espormi al disprezzo o alla compassione di coloro che credono che il mondo sia governato solo dall’azione della volontà umana. A questo mi rassegno molto volentieri e senza turbamenti. La mia intenzione però, è quella di esaminare l’attuale relazione della Chiesa con le potenze civili del mondo alla luce di una profezia registrata da San Paolo, e di individuare alcuni princîpi di tipo pratico per la direzione di coloro che credono che la Volontà Divina sia presente anche negli eventi che stanno avvenendo davanti ai nostri occhi. Non sto per entrare nella esposizione dell’Apocalisse, o nel calcolo dell’anno della fine del mondo; questo lo lascio a coloro che sono chiamati a farlo. I punti che mi propongo invece di prendere in considerazione, sono pochi e pratici; ed il risultato che desidero raggiungere è un discernimento più chiaro di quali siano i princîpi cristiani, di ciò che è l’anticristo, e un apprezzamento più sicuro del carattere degli eventi dai quali la Chiesa e la Santa Sede sono attualmente provati. Paolo, scrivendo ai Tessalonicesi, dice: « … Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l’apostasia e dovrà esser rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio. Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose? E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora. Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. Solo allora sarà rivelato l’empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all’apparire della sua venuta, l’iniquo, la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri, e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l’amore della verità per essere salvi. E per questo Dio invia loro un’operazione d’inganno perché essi credano alla menzogna e così siano condannati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all’iniquità. » (2 Thess. II. 3 – 11). –

Abbiamo qui dunque una profezia di quattro grandi fatti: – primo, di una rivolta, che precederà la seconda venuta del nostro Signore; – in secondo luogo, della manifestazione di colui che è chiamato « il malvagio »; – in terzo luogo, di un ostacolo, che limita la sua manifestazione; – e infine, del periodo del potere e della persecuzione di cui [il malvagio] sarà l’autore. Nel trattare questo argomento, non mi avventuro in esso con congetture personali, ma riporterò semplicemente ciò che trovo sia nei Padri della Chiesa, sia nei teologi che la Chiesa ha riconosciuto attendibili, e cioè: Bellarmino, Lessius, Malvenda, Viegas, Suarez, Ribera ed altri. –

In primo luogo, quindi, qual è la rivolta? Nell’originale si chiama ἀποστασία, “un’apostasia” e nella Vulgata, discordia o “fuoriuscita”. Ora una rivolta implica una separazione sediziosa da una data autorità ed una conseguente opposizione ad essa. Se riusciamo a trovare l’autorità, troveremo naturalmente anche la rivolta. Ora, ci sono nel mondo solo due “supreme Autorità”, quella civile e quella spirituale, e questa rivolta deve essere quindi o una sedizione o uno scisma. Inoltre, deve essere qualcosa che si svolga in un campo ampio, in proporzione ai termini ed agli eventi della predizione. – San Girolamo, con alcuni altri, interpreta questa rivolta come la ribellione delle nazioni o delle province contro l’Impero Romano. Dice: « Nisi venerit discessio …. ut omnes gentes quaæ Romano Imperio sujacent, recedant ab eis [se non viene la separazione … cosicché tutte le genti sottoposte all’Impero romano, si separano da esso] » (S. Hier. Ep. ad Algasiam).  Non è necessario esaminare questa interpretazione, in quanto gli eventi della storia cristiana la confutano: infatti si sono ribellati, ma non è apparsa nessuna manifestazione. Sembra che ci sia bisogno di poche prove che dimostrino che questa rivolta o apostasia sia una separazione, non dall’autorità civile, ma dall’ordine e dall’Autorità spirituale; i sacri Scrittori infatti ripetutamente parlano di una tale separazione spirituale; e in un punto San Paolo sembra espressamente dichiarare il significato di questa parola. Prevede a San Timoteo che nei giorni successivi, « τινὲς ἀποστήσονται ἀπὸ τῆς πίστεως (tines apostesontai apo tes pisteos)– alcuni partiranno o faranno apostasia dalla fede », [1 Tim. IV, 1] per cui sembra evidente che sia la stessa caduta spirituale ad essere significata dall’apostasia in questo luogo. L’Autorità, quindi, nei confronti della quale deve avvenire la rivolta, è quella del Regno di Dio sulla terra, profetizzato da Daniele, come il regno che il Dio del cielo dovrebbe istituire, dopo i quattro regni distrutti dalla “pietra staccata non per mano d’uomo”, e che diviene poi una grande montagna riempendo tutta la terra; o, in altre parole, l’unica e universale Chiesa fondata dal nostro Divin Signore e diffusa dai suoi Apostoli in tutto il mondo. In questo solo Regno soprannaturale fu depositato il vero e puro teismo, o la conoscenza di Dio, e la vera e unica Fede nel Dio incarnato, con le dottrine e le leggi della grazia. Questa, quindi, è l’Autorità verso cui è fatta la rivolta ed il distacco, e non è difficile comprenderne il carattere. Gli scrittori ispirati descrivono espressamente le sue note. La prima è lo scisma, come dice San Giovanni: « È l’ultima ora: e come tu hai sentito che l’Anticristo viene: anche ora ci sono molti Anticristi: per cui sappiamo che è l’ultima ora. Sono usciti da noi; ma non erano dei nostri. Perché se fossero stati dei nostri, senza dubbio sarebbero rimasti con noi. » (1 S. Giov. II, 18-19). –

La seconda nota è il rifiuto dell’ufficio e della presenza dello Spirito Santo. San Giuda dice: « tutto ciò che essi conoscono per mezzo dei sensi, (come animali senza ragione, questo serve a loro rovina (ψυχικοί (=psukikoi) – animale o uomini semplicemente razionali e naturali) » – « non avendo lo spirito » (S. Giud. 9). Ciò implica necessariamente il principio eretico dell’opinione umana in contrapposizione alla Fede divina; dello spirito privato come contrario alla voce infallibile dello Spirito Santo, che parla attraverso la Chiesa di Dio. – La terza nota è la negazione dell’Incarnazione. San Giovanni scrive: « Ogni spirito, che confessa che Gesù Cristo è venuto nella carne è di Dio: e ogni spirito che non riconosce Gesù (negando cioè il mistero dell’Incarnazione, o il vero Dio, o la vera umanità, o l’unità ipostatica della divinità della Persona del Figlio incarnato) « non è da Dio, e questo è l’Anticristo, di cui tu hai sentito che è venuto, e ora è già nel mondo » Ancora una volta dice: « … Molti seduttori sono apparsi nel mondo, che non confessano che Gesù Cristo è venuto nella carne: questi è il seduttore e l’anticristo (2 Giov., 7) – Questi, quindi, sono i segni con i quali la Chiesa debba riconoscere, dalle sue caratteristiche, la rivolta dell’anticristo, o l’apostasia, forse distinti. Vedremo ora se esse possono essersi già verificate nella storia del Cristianesimo o nella posizione attuale della Chiesa nel mondo. Il primo punto che dobbiamo notare è che sia San Paolo che San Giovanni, dicono che questa rivolta dell’anticristo sia come già iniziata ai loro giorni. San Paolo dice: « Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene » (2 Tess. II, 7); e in modo ancora più esplicito San Giovanni, nei luoghi sopra citati, dice: « Questo è lo spirito dell’anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo (1 S. Giov. IV, 3). – E ancora: « Figlioli, questa è l’ultima ora. Come avete udito che deve venire l’anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l’ultima ora » (1 Giov. II, 18). – Dobbiamo guardare, quindi, agli inizi di questa rivolta iniziata nei tempi degli Apostoli. Lo spirito dell’Anticristo era già al lavoro non appena Cristo si fu manifestato al mondo. In una parola, quindi, si descrive il continuo lavorio dello spirito dell’eresia, che fin dall’inizio è stato parallelo alla Fede. È evidente che San Paolo e San Giovanni applicassero questi termini ai Nicolaiti, agli gnostici e simili. Le tre note dell’Anticristo: scisma, eresia, e la negazione dell’Incarnazione, erano manifesti in loro. Ugualmente esse sono applicabili ai Sabelliani, agli Ariani, ai Semiariani, ai Monofisiti, ai Monoteliti, agli Eutichiani, e all’eresia macedoniana. I princîpi sono identici; gli sviluppi vari, ma solo accidentali. E così, in tutti questi milleottocento anni, ogni successiva eresia ha generato uno scisma, ed ogni scisma ha generato l’eresia; tutti [eresie e scisma] allo stesso modo negano la Divina Voce dello Spirito Santo che parla continuamente attraverso la Chiesa; e tutti allo stesso modo sostituiscono l’opinione umana alla fede Divina; allo stesso modo tutti procedono, con alterno processo, ora un po’ più rapidamente, ora un po’ più lentamente, verso la negazione dell’Incarnazione del Figlio. Alcuni possono iniziare con questo fondamento fin dall’inizio, altri vi giungono con una trasmutazione lunga ed inattesa, come quella del protestantesimo sprofondato nel razionalismo; ma sono tutti identici come linea di principio, e sono identici anche nelle loro conseguenze estreme. Ogni epoca ha la sua eresia, infatti ogni articolo di fede negato inganna nella sua definizione, e il corso dell’eresia è graduale e periodico; varie sono materialmente le eresie, ma formalmente sono “unum”, sia in linea di principio che nell’azione; di modo che tutte le eresie fin dalla loro origine, non sono altro che lo sviluppo continuo e l’espansione del “mistero dell’iniquità” che era già all’opera fin dall’inizio. – Un altro fenomeno nella storia dell’eresia è il suo potere di organizzare e perpetuarsi, almeno fino a quando non si risolvesse in qualcosa di più sottile o in una forma più aggressiva: per esempio, l’arianesimo, che rivaleggiava con la Chiesa Cattolica di Costantinopoli, in Lombardia e nella Spagna; il Donatismo, che pareggiava con la Chiesa in Africa; il Nestorianismo, che ha superato per numero la Chiesa in Asia; il maomettanesimo, che ha punito e assorbito la maggior parte dei suoi antenati e ha stabilito, nell’Est e nel Sud, la più terribile potenza militare anticristiana che il mondo abbia mai visto; il protestantesimo, che si è organizzato come un ampio antagonismo politico nei confronti della Santa Sede, non solo al Nord ma, mediante la sua politica e la diplomazia, anche negli stessi Paesi Cattolici. A questo potere di espansione deve aggiungersi una certa morbosa e nociva riproducibilità. I fisiologi ci dicono che c’è una perfetta unità finale anche nelle innumerevoli malattie che assalgono il corpo; tuttavia, ogni malattia sembra generarsi e discendere da una propria corruzione e riproduzione fisiopatologica. Così è nella storia e nello sviluppo dell’eresia. Per restare ad esempio allo gnosticismo, all’arianesimo e, soprattutto, al protestantesimo, notiamo come tali eterodossie abbiano generato ciascuna una moltitudine di eresie subordinate ed affiliate. Ma è il protestantesimo che, soprattutto, mostra le tre note degli scrittori ispirati nella sua più grande ampiezza e con certa evidenza. Altre eresie si sono opposte a parti e a dettagli della Fede e della Chiesa cristiana; ma il protestantesimo, preso nel suo complesso storico, come siamo in grado di valutarlo oggi con una retrospezione di trecento anni, giungendo dalla religione di Lutero, Calvino e Cranmer, sviluppata nel Razionalismo e nel Panteismo dell’Inghilterra da una parte, e della Germania all’altra, è l’antagonista più formale, dettagliato ed ostinato del Cristianesimo. Non intendo dire che esso abbia ancora raggiunto il suo pieno sviluppo, perché vedremo che ci sono ragioni per credere che ci siano margini per un futuro ancora più oscuro; ed anche se « il mistero dell’iniquità è già in opera », nessun altro antagonista è andato così in profondità nel minare la fede del mondo cristiano. Non pretendo di scrivere un trattato sulla riproduttività del protestantesimo; ce n’è abbastanza però per fissare determinati fatti ovvii nella storia intellettuale degli ultimi trecento anni, e che cioè il socinismo, il razionalismo e il panteismo sono la progenie legittima delle eresie luterane e calviniste; e che l’Inghilterra protestante, la meno intellettuale e razionalmente la meno consistente tra i paesi protestanti, offra in questo momento un ricco pabulum per la comunicazione e la riproduzione di questi spiriti di errore. Tutto ciò che desidero sottolineare è questo, per usare una frase moderna: che il movimento dell’eresia è unico e lo stesso fin dall’inizio: che  gli gnostici erano i protestanti del loro tempo e i protestanti sono gli gnostici di oggi;  che il principio è sempre lo stesso, ma il corpo del movimento si è evoluto fino a maggiori proporzioni; i suoi successi si sono accumulati mentre il suo antagonismo verso la Chiesa Cattolica è rimasto immutabile ed essenziale. Ci sono due conseguenze o operazioni di questo movimento così strano e così pieno di importanza, in base alla sua relazione con la Chiesa, per cui non posso passarli oltre. La prima è lo sviluppo e il culto del principio della nazionalità, che è sempre stato trovato in combinazione con l’eresia. – Ora, l’Incarnazione ha abolito tutte le distinzioni nazionali all’interno della sfera della grazia, e la Chiesa ha assorbito tutte le Nazioni nella sua unità soprannaturale. Una fonte unica della giurisdizione spirituale e una voce divina, tenevano insieme le volontà e le azioni di una famiglia di Nazioni. Prima o poi, ogni eresia si è identificata con la Nazione in cui è sorta, ha vissuto con il supporto dei poteri civili, incarnando la rivendicazione dell’indipendenza nazionale. Questo movimento, che è la chiave del cosiddetto grande scisma d’Occidente, è anche il rationale della Riforma; e gli ultimi trecento anni hanno dato uno sviluppo ed un’intensità allo spirito di separatismo nazionale, di cui ancora non vediamo nulla più che dei preludi. Non ho bisogno di indicare come questo nazionalismo sia essenzialmente scismatico, o che debba essere visto non solo nella Riforma anglicana, ma nelle libertà gallicane e nelle contese del Portogallo in Europa e in India, per non citare altro. Ora ho sottolineato questa caratteristica dell’eresia perché essa verifica uno dei tre marchi sopra menzionati. Se l’eresia nell’Individuo dissolve l’unità dell’Incarnazione, l’eresia in una Nazione dissolve l’unità della Chiesa, che è costruita sull’Incarnazione. E in questo vediamo un significato più vero e più profondo delle parole di San Girolamo di quanto non lo avesse previsto neanche egli stesso. Non si tratta della rivolta delle nazioni dall’Impero Romano, ma l’apostasia delle Nazioni dal Regno di Dio, che fu eretto sulle sue rovine. – E questo processo di defezione nazionale, che è iniziato apertamente con la Riforma protestante, è in corso, come vedremo in seguito, anche in Nazioni ancora nominalmente cattoliche; e la Chiesa deve riprendere il suo carattere medievale di madre delle Nazioni, tornando di nuovo nella sua condizione primitiva di una società di membri sparsi tra i popoli e le città del mondo. – L’altro risultato di cui ho parlato come conseguenza della successiva opera dello spirito eretico, è la deificazione dell’umanità. Questo lo possiamo constatare in due forme distinte: nelle filosofie panteistica e positivista; o piuttosto nella religione del positivismo, l’ultima aberrazione di Comte. Sarebbe impossibile in questo luogo dare un resoconto adeguato di questi due sviluppi terminali dell’incredulità; per fare ciò ci sarebbe bisogno di un trattato. Sarà però abbastanza esprimere, in modo popolare, il profilo di queste due forme di empietà anticristiana. Prendo l’espressione del Panteismo della Germania da due dei suoi moderni espositori, nei quali si può dire che esso culmini. Ci è stato detto che « Prima del tempo in cui è iniziata la creazione, possiamo immaginare che una mente infinita, un’essenza infinita o un pensiero infinito (perché qui tutti questi sono un “uno”), ha riempito tutto lo spazio dell’universo. Questo, quindi, come l’auto-esistente Uno, deve essere l’unica realtà assoluta; tutto il resto non può che svilupparsi dell’unico essere originale ed eterno …. Questa essenza primaria non è … una sostanza infinita, che ha le due proprietà di estensione e di pensiero, ma un infinito che agisce, produce, si sviluppa da sé come mente, anima vivente del mondo. »  – « Se possiamo vedere tutte le cose come lo sviluppo del principio originale e assoluto della vita, della ragione o dell’essere, allora è evidente come al contrario possiamo individuare i segni dell’assoluto in ogni cosa esistente, e di conseguenza, possiamo indagarli nelle operazione delle nostre menti, come una particolare fase di una sua manifestazione. » – Nella filosofia pratica abbiamo tre movimenti: il primo è quello in cui l’intelligenza attiva si mostra operante all’interno di un circuito limitato, come in una singola mente. Questo è il principio dell’individualità, non come se l’intelligenza infinita fosse qualcosa di diverso dal finito, o come se ci fosse un’intelligenza infinita fuori e separata dal finito, ma è semplicemente l’assoluto in uno dei suoi momenti particolari; proprio come un pensiero individuale è solo un singolo momento di tutta la mente. Ogni motivo finito, quindi, non è che un pensiero della ragione infinita ed eterna. – Essendo così l’essenza assoluta ogni cosa, è veramente eliminata ogni differenza tra Dio e l’universo; e il Panteismo diventa completo, « come l’assoluto si è evoluto dalla sua forma più bassa alla più alta, secondo la legge o il ritmo del suo essere, il mondo intero, materiale e mentale, diventa un’enorme catena di necessità, a cui nessuna idea di creazione libera può essere applicata. » (Vedi: account of the German school, Schelling, Hegel, and  Hillebrand, in Morell’s History of Modern Philosophy, vol. II, pp. 126-147). – Ed ancora: « … La divinità è un processo che va avanti ma non è mai compiuto, anzi, la coscienza Divina è assolutamente “una” con la coscienza avanzata dell’umanità. La speranza dell’immortalità è vana, poiché la morte non è che il ritorno dell’individuo all’infinito (come l’ensof cabalista – ndr. -), e l’uomo è annientato, sebbene la Divinità vivrà eternamente. Ancora: « La divinità è il processo eterno di auto-sviluppo così come realizzato nell’uomo; la coscienza divina e umana procedono assolutamente insieme. » – « … La conoscenza di Dio e delle sue manifestazioni forma l’argomento della teologia speculativa. … Di queste manifestazioni ci sono tre grandi ambiti di osservazione: la natura, la mente e l’umanità. In natura vediamo l’idea divina nella sua espressione più bassa; nella mente, con i suoi poteri, le facoltà, i sentimenti morali, libertà, ecc., lo vediamo nella sua forma più alta e più perfetta; infine, nell’umanità vediamo Dio, non solo come Creatore e sostenitore, ma anche come padre e guida. » – « … L’anima è uno specchio perfetto dell’universo, e dobbiamo solo guardarlo con grande attenzione  per scoprire tutta la verità che è accessibile all’umanità. Ciò che sappiamo di Dio, quindi, può essere solo questo che ci è stato originariamente rivelato da Lui nella nostra mente ». (Ibid. pag. 225). – Ho citato questi estratti per mostrare come il sistema soggettivo del giudizio privato si risolva in un legame legittimo con il puro panteismo razionalistico. – Concluderò con poche parole sul “positivismo” di Comte, e  affinché non sembri che distorca o colori autonomamente questa forma di aberrazione, la citerò con le parole stesse dell’autore. In primo luogo, dunque, egli descrive la filosofia positiva come segue: « Dallo studio dello sviluppo dell’umana intelligenza, in tutte le direzioni e attraverso tutti i tempi, si scopre che essa nasce da una grande legge fondamentale, alla quale è necessariamente soggetta e che ha un solido fondamento di prove, sia nei fatti della nostra organizzazione, che nella nostra esperienza storica. La legge è questa: che ciascuna delle nostre idee principali, in ogni ramo della nostra conoscenza, passa successivamente attraverso tre diverse condizioni teoriche: la teologica o fittizia; la metafisica o astratta; e la scientifica o positiva. In altre parole, la mente umana per sua natura impiega nel suo progresso tre metodi di filosofare, il cui carattere è essenzialmente diverso e anche radicalmente opposto, vale a dire: il metodo teologico, il metafisico, e il positivo. Quindi sorgono tre filosofie, o sistemi generali di concezioni sull’aggregato dei fenomeni, ognuno dei quali esclude gli altri. Il primo è punto di partenza necessario per la comprensione umana, e il terzo è il suo fisso e definito stato. Il secondo è semplicemente uno stato di transizione. » – « … Nello stato teologico, la mente umana, cercando la natura essenziale degli esseri, la causa primo ed il fine (l’origine e lo scopo) di tutti gli effetti – insomma, la conoscenza assoluta – suppone che tutti i fenomeni siano il prodotto dall’azione immediata di esseri soprannaturali ». – « Nello stato metafisico, che è solo una modifica del primo, la mente suppone invece degli esseri soprannaturali, delle forze astratte, delle entità vere (cioè astrazioni personificate), inerenti a tutti gli esseri, e capaci di produrre tutti i fenomeni. Ciò che è chiamato la spiegazione dei fenomeni è, in questo stadio, un semplice riferimento di ogni cosa ad una propria entità. » – « … Nello stato finale, lo stato positivo, la mente ha dedotto dalla ricerca, dopo le nozioni assolute, l’origine e la destinazione dell’universo e le cause dei fenomeni, e si applica allo studio delle loro leggi, cioè le loro invariabili relazioni di successione e di somiglianza. Ragionamento e osservazione, debitamente combinati, sono i mezzi di questa conoscenza. Quel che si intende, quando parliamo di una spiegazione di fatti, è semplicemente l’istituzione di una connessione tra singoli fenomeni e alcuni fatti generali, il cui numero diminuisce continuamente con il progresso della scienza ». (Positive Philosophy, vol. I. c. 1.).  Da ciò si osserverà che la credenza in Dio è avvenuta durante il primo periodo “fittizio” della ragione umana. Tuttavia, dopo il completamento della sua filosofia, Comte percepisce la necessità di una religione. Ed infatti il suo “Catechismo della religione positiva”, così inizia: «Nel nome del passato e del futuro, i servitori dell’Umanità – sia il filosofo che i servitori pratici – si sono fatti avanti per reclamare come sia a loro dovuta la direzione generale di questo mondo. Loro oggetto è, nel lungo, costituire una vera Provvidenza in tutti gli ambiti, morale, intellettuale e materiale. » Di conseguenza essi escludono, una volta per sempre, dalla supremazia politica tutti i diversi servi di Dio – il Cattolico, il Protestante o il Deista – come contemporaneamente arretrati e causa di disturbo (Catechism of Positive Religion, Preface). – Ma nella misura in cui non ci possa essere religione senza adorazione, e adorazione senza Dio, poiché in tal sistema non c’è Dio, Comte aveva bisogno di trovare o creare una “divinità”. Ora, dal momento che non c’è Dio, non può esserci alcun essere più in alto dell’uomo, e nessun altro oggetto di culto più elevato dell’umanità. « … Gli esseri immaginari che la religione introdusse provvisoriamente per i suoi scopi furono in grado di ispirare vivacemente i sentimenti nell’uomo, sentimenti che divennero anche più potenti sotto il sistema meno elaborato del fittizio. L’immensa preparazione scientifica richiesta come introduzione al positivismo per lungo tempo sembrò privarlo di una così valida attitudine. Mentre l’iniziazione filosofica comprendeva solo l’ordine del mondo materiale, anzi, persino quando si era esteso all’ordine degli esseri viventi, esso poteva rilevare solo le leggi che erano indispensabili per la nostra azione, e non potrebbe fornirci alcun oggetto diretto per un affetto duraturo e costante. Questo non è più il caso dal completamento della nostra graduale preparazione con l’introduzione dello studio speciale sull’ordine dell’esistenza dell’uomo, sia come individuo che come società. Questo è l’ultimo passaggio del processo. Siamo ora in grado di condensare tutte le nostre concezioni positive nell’unica idea di un Essere immenso ed eterno, l’Umanità, destinato dalle leggi sociologiche al costante sviluppo sotto l’influenza preponderante delle necessità biologiche e cosmologiche. Questo è il vero grande Essere da cui tutti, siano essi individui o società, dipendono come dal primo motore della loro esistenza, e che diventa il centro dei nostri affetti; essi si appoggiano ad esso con un impulso spontaneo come il nostro pensiero e le nostre azioni. Questo Essere, per sua stessa idea, suggerisce immediatamente la sacra formula del Positivismo; « Amore come nostro principio, Ordine come nostra base, e Progresso come nostro fine ». La sua esistenza composita è sempre fondata sulla libera concorrenza di volontà indipendenti. Tutta la discordia tende a dissolvere quella esistenza che, per la sua stessa nozione, sancisce il costante predominio del cuore sull’intelletto, come unica base della nostra vera unità. – Quindi l’intero ordine delle cose d’ora in poi trova la sua espressione nell’essere di chi lo studia e di chi lo perfezionerà sempre. La lotta dell’Umanità contro le influenze combinate delle necessità che è obbligata ad obbedire, crescendo come fa in energia e successo, rende il cuore, non meno dell’intelletto, un oggetto di contemplazione migliore di quello capriccioso e negativo del suo precursore teologico, capriccioso proprio della forza della parola onnipotenza. Un tale Essere Supremo è più alla portata dei nostri sentimenti e delle nostre concezioni, poiché è identico per natura ai suoi servitori e allo stesso tempo è superiore a loro. » – « … Devi definire l’umanità come l’insieme degli esseri umani, passati, presenti e futuri. La parola “intero” indica chiaramente che non devi prendere tutti gli uomini, ma solo quelli che sono veramente capaci di assimilazione, in virtù di una vera cooperazione in quella parte che promuove il bene comune. Tutti sono necessariamente figli nati dall’Umanità, ma non tutti diventano suoi servi. Molti rimangono nello stato di parassitaggio, che, scusabile durante la loro educazione, diventa colpevole quando tale educazione sia completa. I periodi di anarchia portano avanti a sciami creature del genere, anzi, permettono loro persino di prosperare, sebbene siano, nella triste realtà, un aggravio sul vero Grande Essere. (Catechism of Positive Religion, pp. 63, 74). – Si osserverà che sia il Panteismo sia il Positivismo finiscano nella deificazione dell’uomo; sono di un egotismo sconfinato e rappresentano l’apoteosi dell’orgoglio umano. – Non mi dilungherò oltre su questo punto; ho dovuto menzionarlo solo perché dovrò fare riferimento ad esso nel prosieguo. Ora riassumo brevemente ciò che ho detto: – Noi vediamo che è predetto che, prima della manifestazione dell’ultimo grande antagonista di Dio e del Figlio suo incarnato, ci debba essere una rivolta e una caduta; abbiamo visto che l’Autorità verso la quale la rivolta debba essere fatta è manifestamente quella della Chiesa di Dio, e che sarà una rivolta recante le tre note di: scisma, eresia e diniego dell’Incarnazione; abbiamo visto anche che questo movimento anticristiano fosse già all’opera anche ai tempi degli Apostoli; che abbia operato sin da allora in molteplici forme e in tempi diversi, e con i più diversi e persino contraddittori sviluppi, ma che tuttavia sia sempre lo stesso identico in linea di principio e in antagonismo con l’Incarnazione e con la Chiesa. È evidente che questo movimento abbia accumulato i suoi risultati di età in età, e che in questo momento sia più maturo ed abbia una statura maggiore, un potere più grande e un antagonismo più formale verso la Chiesa e la Fede che mai. – Si è legato all’orgoglio dei governi, per via del nazionalismo, e degli individui dalla filosofia e, sotto le forme del protestantesimo, della civiltà, della laicità; ha organizzato un vasto potere anticattolico nell’est, nel nord e nell’ovest dell’Europa. Di fatto, cattolico ed anticattolico descrivono i due schieramenti. Temo di dover aggiungere, Cristiano ed anticristiano. E questo è uno dei miei scopi essenziali, nel trattare l’argomento; perché sono convinto che le moltitudini vengano portate via, non sapendo dove vanno, da un movimento essenzialmente opposto a tutte le loro migliori e più profonde convinzioni, perché non sono in grado di discernere il suo vero principio ed il suo carattere. Nell’attuale panorama dell’opinione popolare dell’Europa contro la Santa Sede ed il Vicario di Gesù Cristo, si può distinguere l’istinto dell’Anticristo. Le rivoluzioni in Italia, sostenute dallo spirito anticattolico del continente e dalla politica dell’Inghilterra, stanno adempiendo alle profezie e confermando la nostra Fede. Ma spero di mostrare tutto questo più pienamente più oltre. Sembra inevitabile l’inimicizia di tutte le Nazioni che sono separate dall’unità cattolica e sono penetrate dallo spirito della Riforma, cioè dallo spirito del “giudizio privato” in opposizione alla Voce Divina della Chiesa vivente e dall’incredulità che ha bandito la presenza eucaristica del Verbo Incarnato che dovrebbe essere concentrata sulla persona che è Vicario e Rappresentante di Gesù, e sul Corpo che è testimonianza, da sola, dell’Incarnazione, e di tutti i suoi misteri di verità e di grazia. Tale è l’unica Chiesa Cattolica e Romana, e tale è il Sommo Pontefice, il suo Capo visibile. Tali, nelle parole della Sacra Scrittura, sono i due misteri della pietà e dell’empietà. Tutte le cose stanno mettendo in luce ed in risalto i due poteri estremi che dividono i destini degli uomini. Il conflitto è un semplice antagonismo tra Cristo e l’Anticristo; i due schieramenti si stanno ordinando, gli uomini scelgono i loro princîpi … o forse gli eventi scelgono per loro; e stanno inconsapevolmente andando alla deriva seguendo correnti di cui non hanno consapevolezza alcuna. La teoria, secondo cui la politica e la Religione hanno delle sfere diverse, è un’illusione e una trappola. Perché la storia può essere veramente letta unicamente alla luce della Fede; e il presente può essere interpretato solo dalla luce della Rivelazione: poiché sopra le volontà umane che sono ora in conflitto, c’è una Volontà, sovrana e divina, che sta conducendo tutte le cose a compiere il proprio fine perfettamente.

SALMI BIBLICI “EXAUDI, DOMINE JUSTITIAM MEAM” (XVI)

Salmo 16: “Exaudi Domine, justitiam meam”

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée. 

TOME PREMIER.

PARIS

LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR

13, RUE DELAMMIE, 1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

SALMO XVI

Oratio David.

[1] Exaudi, Domine, justitiam meam;

intende deprecationem meam.

[2] Auribus percipe orationem meam, non in labiis dolosis.

[3] De vultu tuo judicium meum prodeat; oculi tui videant aequitates.

[4] Probasti cor meum, et visitasti nocte; igne me examinasti, et non est inventa in me iniquitas.

[5] Ut non loquatur os meum opera hominum: propter verba labiorum tuorum, ego custodivi vias duras.

[6] Perfice gressus meos in semitis tuis, ut non moveantur vestigia mea.

[7] Ego clamavi, quoniam exaudisti me, Deus; inclina aurem tuam mihi, et exaudi verba mea.

[8] Mirifica misericordias tuas, qui salvos facis sperantes in te.

[9] A resistentibus dexteraæ tuæ custodi me, ut pupillam oculi.

[10] Sub umbra alarum tuarum protege me, a facie impiorum qui me afflixerunt.

[11] Inimici mei animam meam circumdederunt; adipem suum concluserunt; os eorum locutum est superbiam.

[12] Projicientes me nunc circumdederunt me; oculos suos statuerunt declinare in terram.

[13] Susceperunt me sicut leo paratus ad prædam, et sicut catulus leonis habitans in abditis.

[14] Exsurge, Domine: praeveni eum, et supplanta eum; eripe animam meam ab impio. Frameam tuam ab inimicis manus tuæ.

[15] Domine, a paucis de terra divide eos in vita eorum; de absconditis tuis adimpletus est venter eorum.

[16] Saturati sunt filiis, et dimiserunt reliquias suas parvulis suis.

[17] Ego autem in justitia apparebo conspectui tuo; satiabor cum apparuerit gloria tua.

SALMO XVI.

[Vecchio Testamento secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

Il giusto, ingiustamente perseguitato, prega Dio di liberarnelo.

Orazione di David.

1. Esaudisci, o Signore, la mia giustizia; dà udienza alle mie preghiere.

2. Porgi le orecchie alla orazione, che io fo con labbra non fraudolente.

3. Dalla tua faccia venga la mia giustificazione; gli occhi tuoi rivolgansi verso dell’equità.

4. Hai fatto saggio il mio cuore, e nella notte lo hai visitato; col fuoco hai fatto prova di me, e non si è trovata in me iniquità.

5. Affinché la mia bocca non parli secondo il fare degli uomini; per riguardo alle parole delle tue labbra io ho battuto vie faticose.

6. Reggi tu fortemente i miei passi ne’ tuoi sentieri, affinché i piedi miei non vacillino.

7. Io alzai, o Dio, le mie grida, perché tu mi esaudisti; porgi a me la tua orecchia, e ascolta le mie parole.

8. Fa bella mostra di tue misericordie, o Salvator di coloro che sperano in te.

9. Da color che resistono alla tua destra tienmi difeso come la pupilla dell’occhio.

10. Cuoprimi all’ombra delle ali tue: dalla faccia degli empi, che mi hanno afflitto.

11. I miei nemici han circondata l’anima mia. Hanno chiuse le loro viscere; la loro bocca ha parlato con arroganza

12. Dopo di avermi rigettato adesso mi han circondato; si studiano di tener gli occhi loro rivolti alla lena.

13. Stanno intenti a me come un leone inteso alla preda e come un leoncino, che sta in agguato in luoghi nascosti.

14. Levati su, o Signore, previenilo, gettalo a terra; libera colla tua spada l’anima mia dall’empio,

15. Da’ nemici della tua mano. Separali, o Signore, nella lor vita da que’ che sono in piccol numero sulla terra;

16. il loro ventre è ripieno dei beni tuoi. Hanno numerosa figliolanza, e lasciano i loro avanzi ai lor bambini.

17. Ma io mi presenterò al tuo cospetto con la giustizia, sarò satollato all’apparire della tua gloria.

Sommario analitico

Questo salmo, è stato composto probabilmente durante la persecuzione di Saul, piuttosto che quella di Assalonne, perché Davide vi parla della sua innocenza [In senso spirituale questo salmo può essere applicato a Nostro Signore nel tempo della sua Passione; Egli è in effetti nello stesso tempo il giusto per eccellenza, ed il peccatore per eccellenza. Questo salmo può essere applicato alla Chiesa e ad ogni giusto in questa terra, egualmente perseguitato, giusto in un senso, colpevole nell’altro];

Davide chiede a Dio di essere liberato dalla persecuzione di Saul:

I° per due motivi che gli sono propri:

1) la sua innocenza e la sua giustizia;

2) la sua ardente preghiera;

II. Per quattro ragioni estrapolate dagli attributi di Dio:

1) la sua giustizia,

a) che considera i combattenti con un occhio sorvegliante, a riguardo di ciò che vi è di equo nella loro causa (3); b) che ha penetrato il suo cuore, l’ha messo alla prova e lo ha trovato innocente nei suoi pensieri, nelle sua parole e nelle sue azioni (4); c) che accorda alla sua preghiera la costanza e la perseveranza nel bene.

2) La sua misericordia mirabile che si esercita in favore di coloro che sperano in Dio (7).

3) La sua potenza, che egli implora domandando a Dio:

a) che la conservi con cura, con amore, come la pupilla dell’occhio (8);

b) che la metta al riparo da ogni pericolo all’ombra delle sue ali (9);

c) che si mostri: 1) terribile per i suoi nemici che sono numerosi, crudeli, arroganti (10), astuti ed impietosi (11), furiosi e pieni di malizia (12); 2) efficace, venendo in soccorso dei giusti, prevenendo gli sforzi degli empi, e liberandolo dalle loro mani (13), separandoli dal piccolo numero dei fedeli servitori (14), affinché non possano opprimerlo con le loro ricchezze e la loro abbondanza (15, 16).

4) La sua fedeltà, per la quale:

a) Egli dà al giusto la sua felicità eterna;

b) colma tutti i suoi desideri e li riempie di gioia per la visione chiara dei cieli.

Spiegazioni e Considerazioni

I. – 1, 2.

ff. 1, 2. – Gesù Cristo l’unico di cui la giustizia merita di essere esaudita, e per la quale noi possiamo sperare che le nostre preghiere siano ascoltate, « Voi siete stabiliti in Gesù Cristo che ci è stato dato da Dio come nostra saggezza, nostra giustizia, nostra santificazione e nostra redenzione » (Cor. I, 30). – Questa preghiera condanna: .1° l’ipocrita che sembra pregare, e che vuole imporsi agli uomini con una falsa pietà; .2° l’uomo attaccato ai beni della terra che chiede questi beni a Dio, senza mettersi in pena nel sollecitare le grazie della salvezza; .3° colui che prega tiepidamente e senza unire i sentimenti della sua anima alle formule della sua preghiera (Berthier). – Pregare con labbra ingannevoli, è « onorare Dio con le labbra, mentre il cuore è lontano da Lui » (S. Matt. XV, 8). – Le ragioni per le quali Dio esaudisce la preghiera dei giusti è: – 1) Egli è un giusto giudice; – 2) il giusto ha sempre ascoltato docilmente la voce di Dio che lo chiamava; – 3) l’uomo giusto offre a Dio in un’anima santa come un aroma prezioso in un vaso d’oro; la sua vita come una preghiera interpretativa: « Le nostre preghiere, dice San Cipriano, salgono rapidamente verso Dio, quando esse sono sostenute dai meriti delle nostre opere buone ».

ff. 3. – La luce del volto di Gesù Cristo nel giorno del giudizio: raggi brucianti vivi e che consumano i peccatori, mentre i raggi di questa stessa luce sono dolci e gradevoli ai giusti (Duguet).

ff. 4, 5. – È duro per l’impudico osservare la continenza, la temperanza è dura per colui che si abbandona all’ubriachezza, così è dura al maldicente il dire bene di suo fratello; ed in generale il giogo della legge sembra duro a tutti gli uomini che vogliono godere della propria libertà. Quanti periscono in seguito alla loro vita facile e dolce, e così tanto pochi pervengono alla vita del cielo perché incapaci di sopportare i pesi severi della vita diretti dalla sante regole della virtù! Ascoltiamo il Re-Profeta: « A causa delle parole della vostra bocca, ho battuto delle vie difficili ». Egli chiama delle vie dure e difficili i Comandamenti che ci sono stati imposti per condurre un’anima alla perfezione. Quanto di più difficile è, in effetti, volgere la guancia sinistra a colui che vi batte sulla destra? Cosa di più duro c’è per colui che è nudo, non domandare nulla al suo rapitore? Cosa di più severo che cedere la propria tunica a colui che ha preso il mantello, che opporre le benedizioni alle maledizioni, la preghiera agli oltraggi, l’amore all’odio? Ma queste vie dure e difficili ci conducono nel dolce seno di Abramo (S. Basilio, in Is. c.VIII). – Il mondo ha egli stesso delle vie dure e penose, ma ei vi cammina perché viene dominato dalle proprie passioni, perché è schiavi delle proprie passioni, perché è abbandonato al demone dell’avarizia, ed è così che si porta il peso del mondo, invece di seguire le vie dure e penose della Religione che vuole attaccarsi esattamente alle parole di Gesù Cristo ed ai suoi consigli (Bourdal, Tresor caché dans la Rel.). – Voi avete provato il mio cuore per vedere ciò che io in fondo sono, Voi avete fatta l’esperienza della mia sincerità, mi avete visitato la notte ed esaminato nel fuoco; perché ci sono due occasioni in cui il cuore si mostra scoperto, nel tempo delle tenebre e in quello delle tribolazioni (Bellarm.). – Non è soltanto con il nome della “notte” che bisogna chiamare la tribolazione, a motivo del turbamento che essa porta d’ordinario, ma ancora con il nome di “fuoco”, perché essa brucia; sottomesso a questa prova, io sono stato trovato giusto (S. Agost.). – mi è arrivata la sofferenza, poi verrà anche il riposo; mi è venuta la tribolazione, verrà anche il momento in cui io sarò mondo da ogni peccato, come l’oro brilla nel crogiuolo dell’orafo. Esso brillerà su un monile, su qualche ornamento, ma è necessario che sopporti la fiamma del crogiuolo, per arrivare alla luce che è depurata da ogni miscuglio impuro. In questo crogiuolo, c’è della paglia, c’è dell’oro, c’è del fuoco; l’orafo accende la fiamma, la paglia brucia nel crogiuolo, mentre l’oro si purifica; la paglia è ridotta in cenere e l’oro è liberato da ogni miscuglio impuro. Il crogiuolo è il mondo; la paglia sono gli empi; l’oro i giusti; il fuoco, le tribolazioni; l’orafo è Dio. Ciò che vuole l’orafo, io faccio; dove mi pone l’orafo, io resto pazientemente: a me il compito di sopportare, a Lui la scienza nel purificarmi (S. Agost.). – Ci si provi ad esaminarsi con il pensiero del fuoco dell’inferno: che questo fuoco serva ad eccitare in noi un altro fuoco ed a spegnere ancora un terzo fuoco: cioè che ecciti in noi il fuoco della carità, e spenga il fuoco della cupidigia (S. Agost.).

ff. 5. –  Chi di noi può dire: Signore, Voi mi avete provato, mi avete esaminato, soprattutto nei tempi delle avversità, e non avete trovato che sulla mia bocca io abbia usato il linguaggio degli uomini, che non mi sia dato al pianto ed ai mormorii; Voi avete al contrario trovato che, conformemente alla vostre sante leggi, io sono rimasto tranquillo e sottomesso in questo cammino così contrario alla natura? (Berthier). Levarsi al di sopra degli altri, ammassare più ricchezze che si possa, gioire dei piaceri della vita, etc., è linguaggio o piuttosto sono opere degli uomini, mediante le quali la bocca di un Cristiano non deve mai parlare (Duguet). – Due tipi di strade vi sono: una larga, spaziosa, molto frequentata, che conduce alla perdizione; l’altra, il sentiero stretto, scosceso, solitario e rude, ove il giusto si arrampica più che camminare; è il cammino che conduce alla vita. Questa via è dura e penosa, – 1° perché essa è rada e montuosa: « la terra nella quale state per entrare non è come la terra d’Egitto, è una terra di montagne e di pianure, che attende le piogge dal cielo » (Deut. XI, 10-11); – 2° Essa è dura e penosa perché noi siamo deboli; – 3° essa è pur rada e penosa poiché dobbiamo camminarvi caricati della croce di Gesù Cristo (Matt. X, 38); – 4° essa è dura e penosa perché piena di nemici congiurati contro di noi. – Si seguano queste vie, non per alcuna considerazione umana, ma unicamente per obbedire a Dio, e a causa delle parole che sono uscite dalle sue labbra.

ff. 6. – C’è un bisogno pressante e continuo che Dio ci rafforzi in questo cammino scivoloso a causa dei costumi e della corruzione del secolo, che ne fa cadere così grande numero (Duguet). – Tutta la vita cristiana, tutta l’opera della nostra salvezza, è una sequela continua di misericordia, ma è soprattutto nella vocazione che ci previene e nella perseveranza finale che ci corona, che la bontà che ci salva si nota propriamente con una connotazione incisiva e particolare (Bossuet, Or. Fun. De la Duch. D’Or). – Si chieda incessantemente a Dio che ci sostenga con la sua mano potente, che ci conservi i doni della sua grazia, che ci confermi nel bene e ci raffermi fino alla fine.

II. — 7 – 17.

ff. 7, 8. – Doppio è il grido verso Dio: un grido di desiderio per ottenere ciò che Gli si chiede, e l’altro, un grido di riconoscenza quando lo si è ottenuto. – Secondo i potenti del mondo, non si è quasi mai in diritto di domandare una seconda grazia dopo averne ottenuta una prima. Presso Dio, è invece il contrario; più si ottiene, più si deve aver fiducia di ottenere (Berthier). – Una misericordia comune non è sufficiente dopo tanti e sì gravi peccati da noi commessi, è necessaria una misericordia che sorpassi la misura dei doni ordinari, e come ultimo sforzo di questa misericordia: « fate brillare su di me la vostra misericordia ».

ff. 9, 10. – A quanti oggi non è sufficiente mettersi in uno stato di rivolta aperta contro Dio e la sua Chiesa, ma si sforzano di coinvolgere nella loro ribellione pure i suoi più fedeli servitori. La pupilla dell’occhio sembra troppo piccola e troppo esigua, ma è attraverso di essa che si dirige la forza visiva mediante la quale discerniamo la luce dalle tenebre (S. Agost.). – La pupilla dell’occhio è anche ciò che è di più delicato e sensibile nel corpo umano, e che noi difendiamo con maggior cura contro tutti i corpi estranei che potrebbero danneggiarla (Berthier). – Gli empi ed i peccatori affliggono i giusti non solo con le loro persecuzioni, ma ancor più con la loro cattiva vita (Duguet). – Ci sono due cose necessarie a produrre l’ombra, la luce ed un corpo: la luce è il simbolo della divinità di Cristo; il corpo è la figura della sua umanità (San Girolamo). – « Proteggimi all’ombra delle tue ali »; proteggetemi all’ombra del vostro amore e della vostra misericordia (S. Agost.).

ff. 11, 13. – Noi abbiamo qui una descrizione viva e figurata della crudeltà e della scaltrezza dei nemici della nostra anima, che usano tanto la violenza, tanto la sorpresa per perderla. – Ecco due tratti che caratterizzano bene gli uomini senza Religione: essi chiudono le loro viscere alla pietà, ed il loro linguaggio emana orgoglio ed arroganza. Il loro cuore è chiuso a tutti i sentimenti di carità, la loro bocca è aperta alla critica insolente delle opere di Dio, alle empietà, alle blasfemie, etc.. La causa dell’odio così forte degli empi contro coloro che fanno professione di Religione, è che essi non considerano che i loro interessi, e che non cercano di soddisfare se non le proprie passioni. « Essi sono resoluti nel tener i loro occhi abbassati verso la terra »; essi sono risoluti nell’abbassare verso le cose terrestri i desideri del loro cuore, immaginando che Colui che essi immolavano sulla croce era grandemente un malfattore, e che essi non lo erano in alcun modo (S. Agost.). – « Essi sono resoluti », vale a dire che quando le verità della fede si presentano ai loro occhi, perché si alzino al cielo, è con proposito deliberato, con volontà determinata, con malizia ostentata che essi li rivolgono invece verso terra (Bossuet). – Dio aveva li nobilmente elevati verso il cielo, ma essi hanno preso questa risoluzione di camminare con gli occhi abbassati verso la terra. In questi sciagurati c’è una risoluzione: essi hanno soffocato gli istinti della propria anima, naturalmente cristiana; hanno atrofizzato il loro cuore, hanno ucciso la loro coscienza (Doublet, Psaumes, etc.). – Quanti Cristiani che sembrano aver dimenticato i titoli ed i doveri della loro condizione, e dei quali si può anche dire che essi abbiano fatto giuramento di tenere i loro occhi attaccati alla terra, e che si siano come abbandonati, per partito preso, alla loro parte di eredità eterna. Fieri dei loro successi negli affari terreni, inebriati dai vantaggi e dai guadagni superbi che loro garantiscono l’industria, la cultura ed il negozio, essi non possono essere strappati da questo ordine di preoccupazioni volgari. Questa è una moltitudine grossolana e carnale che non apprezza se non ciò che si conta e ciò che si palpa, che non vive che la vita dei sensi, e sulla quale ogni azione è troppo spesso impossibile da esercitare.

ff. 14. – Dio solo può prevenire i crimini, come preveniva i denti dei leoni che stavano per divorare Daniele, e l’ardore del fuoco che doveva consumare i tre giovani nella fornace (Bellarmin.). – La spada di Dio, è il potere che Egli ha dato agli uomini ed ai demoni di perseguitare i giusti, la spada della quale si serve per punire o provare i suoi eletti. Nessuno sarà al riparo dai suoi colpi se Dio non lo strappa in tempo dalle mani dei nemici.

ff. 15. – Grande è la felicità per il piccolo numero di quelli che sono da Dio sulla terra, separati in questa vita dal numero straordinario degli empi e dei peccatori. Sciagura spaventosa è invece per i malvagi l’essere separati dai buoni per l’eternità (Duguet).- Quaggiù non si cerchi un posto che li separi gli uni dagli altri; essi non sono allontanati dalla distanza dei luoghi; « essi sono, dice S. Agostino, mescolati con i corpi, ma separati nei cuori ».

ff. 16. – Quale errore è più comune oggi che l’affannarsi ad accumulare sempre più beni per i propri figli, senza prendersi alcuna cura di dar loro un’educazione cristiana! Lasciarli eredi di grandi beni, è spesso lasciarli eredi di grandi ingiustizie (Duguet). – I ricchi della terra lasciano i loro resti ai loro figli, cioè essi non lasciano i loro beni ai loro figli se non quando non possono gioirne essi stessi (Berthier).

ff. 17. – Grande sicurezza è l’apparire agli occhi di Dio nella giustizia, non nella propria giustizia, ma in quella che viene dall’alto e che sola rende degni di comparire davanti a Dio (Duguet). – Tutta la gloria, tutti gli onori, tutte le ricchezze, tutte le delizie del mondo, sono incapaci di saziare un cuore creato da Dio. (S. Agost. Conf. XI c. 8). – Dopo la disobbedienza dell’uomo, Dio ha voluto ritrarre a Sé tutto ciò che aveva elargito per una solida gioiosità sulla terra, nell’innocenza degli inizi; Egli ha voluto ritrarli a Sé per renderli di nuovo un giorno ai suoi beati; e la piccola goccia di gioia che ci è stata lasciata da tanta rovina, non è capace di soddisfare un’anima i cui desideri non sono finiti e che non può riposare che in Dio (Bossuet, Serm. 3 D. ap. Paques). – « Io sarò saziato quando manifesterete la vostra gloria », gran parola che ricorda incessantemente al cuore dell’uomo che la fame tortura, il lavoro schiaccia, per cui la vita intera è un martirio per tutti i giorni, e che egli trova nel contempo in questa speranza, un balsamo per i propri affanni ed un pane soprannaturale per i morsi della sua fame”. – « Io sarò saziato quando mi sarà manifesta la vostra gloria ». Pertanto Signore, qualunque cosa il mondo faccia per me, io sarò sempre affamato ed angustiato; fin là, tediato da ciò che io sono, vorrò sempre essere ciò che non sono;; fin là il mio cuore, pieni di vani desideri e vuoto di solidi beni, sarà sempre nell’agitazione e turbato. Ma quando mi avrete fatto parte della vostra gloria, il mio cuore saziato comincerà ad essere tranquillo; io non sentirò più questa sete ardente della cupidigia che mi bruciava; io non avrò più questa fame avida per l’ambizione segreta che mi divorava. Tutti i miei desideri passeranno, perché troverò nella vostra gloria la pienezza della mia felicità, la pienezza del riposo, la pienezza della gioia; perché questa gloria quando la possederò, sarà per me l’affrancamento da ogni male, e la potenza di ogni bene (Bourd. Rec. Des Saints). – È allora che tutti questi misteri che porto nel mio cuore senza comprenderli, saliranno a Lui – come una luce, come un profumo, tutta la città, tutto il tempio della mia anima ed il suo altare, che è il mio cuore, saranno circondati dalla gloria del Signore che cadrà su di lui come un torrente, come un fiume di pace, ed io sarò saziato quando questa visione apparirà (Mgr. Baudry. Il cuore di Gesù). – Questa terra non è il luogo della felicità completa. La mia intelligenza sogna ben altra cosa, il mio cuore attende un’altra felicità di cui quella della terra, benché pura o dolce che sia, non è che l’immagine imperfetta: io ho bisogno della vostra gloria, la vostra gloria completa: solo allora io sarò saziato. Io vedo bene che questo nutrimento transitorio, questo bevanda di un giorno che mi accordate quaggiù, è solo un acconto, un pegno dell’avvenire. Ciò di cui ho bisogno è la vostra stessa gloria, è la vostra stessa essenza divina per me nutrimento, è la vostra saggezza infinita che io reclamo come bevanda di immortalità, e ancora questa saggezza, questa bevanda, io la desidero come un torrente, perché vi è impegnata la vostra parola (mgr. Lardriot, Bestitud. II. 225).