SALMI BIBLICI: “DOMINI EST TERRA, ET PLENITUDO EJUS” (XXIII)

SALMO 23: “DOMINI EST TERRA et … plenitudo ejus”

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

TOME PREMIER.

PARIS

LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR RUE DELAMMIE, 13

1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

PSALMUS XXIII

[1] Prima sabbati. Psalmus David.

   Domini est terra, et plenitudo ejus;

orbis terrarum, et universi qui habitant in eo.

[2] Quia ipse super maria fundavit eum, et super flumina praeparavit eum.

[3] Quis ascendet in montem Domini? aut quis stabit in loco sancto ejus?

[4] Innocens manibus et mundo corde, qui non accepit in vano animam suam, nec juravit in dolo proximo suo.

[5] Hic accipiet benedictionem a Domino, et misericordiam a Deo salutari suo.

[6] Hæc est generatio quærentium eum, quærentium faciem Dei Jacob.

[7] Attollite portas, principes, vestras, et elevamini, portæ æternales, et introibit rex gloriæ.

[8] Quis est iste rex gloriæ? Dominus fortis et potens, Dominus potens in prælio.

[9] Attollite portas, principes, vestras, et elevamini, portæ æternales, et introibit rex gloriæ.

[10] Quis est iste rex gloriæ? Dominus virtutum ipse est rex gloriæ.

[Vecchio Testamento secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

SALMO XXIII

Il salmo è sulla ascensione di Cristo. I Greci hanno aggiunto il titolo: pel primo giorno della settimana, forse perché si cantava in quel giorno (che noi diciamo domenica).

Salmo di Davidde pel primo giorno della settimana.

1. Del Signore ell’è la terra, e tutto quello che la riempie; il mondo, e tutti i suoi abitatori.

2. Imperocché egli la fondò superiore ai mari, e al di sopra dei fiumi la collocò.

3. Chi salirà al monte del Signore o chi starà nel suo santuario?

4. Colui che ha pure le mani e il cuore mondo, e non ha ricevuta invano l’anima sua, e non ha fatto giuramento al suo prossimo per ingannano.

5. Questi avrà benedizione dal Signore, e misericordia da Dio suo Salvatore.

6. Tale è la stirpe di coloro, che lo cercano, di coloro che cercano la faccia del Dio di Giacobbe.

7. Alzate, o principi, le vostre porle, e alzatevi voi, porte dell’eternità; ed entrerà il Re della gloria.

8. Chi è questo Re della gloria? il Signore forte e potente, il Signore potente nelle battaglie.

9. Alzate, o principi, le vostre porte, e alzatevi voi, porte dell’eternità; ed entrerà il Re della gloria.

10. Chi è questo Re della gloria? il Signore degli eserciti egli è il Re della gloria.

Sommario analitico

Davide in questo salmo che egli compose per il trasporto dell’arca dalla casa di Obededon alla montagna di Sion, descrive con linguaggio poetico l’Ascensione del Signore nell’alto dei Cieli e la sua entrata trionfale nel suo reame; nel senso spirituale, l’entrata di Gesù Cristo nelle anime mediante la sua grazia. Vi sono in questo salmo come tre parti che esprimono i tre regni di Dio: il suo regno nella natura, il suo regno nell’economia della grazia, il suo regno nella gloria. Il Re-Profeta dichiara che la gloria di cui è stato coronato Gesù Cristo nella sua Ascensione è dovuta a tre titoli:

I) – come Creatore e Padrone assoluto dell’universo:

1° della terra, di tutto ciò che essa contiene, e di tutti coloro che la abitano (1);

2° della stabilità della terra che Egli stesso ha fondato sui mari ed elevata al di sopra dei fiumi (2).

II) – In ragione della sua innocenza e della sua santità; dopo aver assegnato il termine del trionfo: il cielo che designa sotto il nome della montagna del Signore e del suo luogo santo (3), Egli indica le quattro virtù principali che sono come le quattro ruote del carro trionfale che Lo conducono verso il cielo:

1° l’innocenza delle opere;

2° la purezza del cuore;

3° il fervore dell’anima nella pratica di tutte le virtù;

4° la moderazione e la sincerità della lingua e dei discorsi (4).

Ecco colui che riceve la benedizione di Dio per sé, e la misericordia per i suoi membri, affinché essi cerchino il Signore, Lo amino e desiderino vederlo (5, 6).

III) – Come vincitore e trionfatore:

1) Egli descrive il santo giubilo degli Angeli e dei cittadini del cielo nel riceverlo (7); 2) descrive Se stesso trionfante, splendente di gloria, con davanti al carro i nemici sui quali ha trionfato e di cui si è coperto delle spoglie sottratte nel combattimento (8-10).

Spiegazioni e Considerazioni

I. — 1, 2.

ff. 1. – « Al Signore appartiene la terra e quanto essa contiene ». – « O Israele – esclama il profeta Baruch – quanto è grande la casa di Dio, e quanto sono vasti i luoghi che possiede! Egli è grande, non ha fine; Egli è elevato, immenso » (III, 24). – Dopo che il chierico ha fatto la sua pubblica professione di fede nelle mani del Vescovo, ed ha scelto il Signore come sua parte, la Chiesa gli risponde ad alta voce con questo bel cantico di Davide, come se gli dicesse: « È con grande ragione che voi confidate in Dio; voi potete ben rimettervi nelle sue mani e contentarvi della vostra parte, perché il Signore che voi avete scelto come eredità, è il sovrano padrone della terra e di tutto quanto essa contiene (Olier, Traité des Saints Ordres). – « La terra è del Signore », nonostante gli uomini vogliano rendersene padroni. Egli dà a ciascuno di essi qualche porzione di questa terra, per coltivarla e raccoglierne i frutti, ed essi pretendono di esserne i proprietari assoluti. – Non contenti di quanto loro assegnato, cercano di impossessarsi della parte degli altri. – « Tutti quelli che abitano la terra sono del Signore », ed essi vogliono essere di se stessi, vivere per sé, non pensare che a sé, lavorare solo per sé (Duguet). –

ff. 2. – Gli uomini non costruiscono che sulla terra ferma; Dio ha stabilito i fondamenti dell’universo sui mari e sui fiumi, prova eclatante della sua onnipotenza, che ha fatto stabilire e riposare sulle acque la base ed il fondamento di una massa così prodigiosa come la massa della terra. – Egli non gli ha voluto dare altro fondamento che le acque, per far conoscere che essa dipende sempre da Lui nel suo appoggio, e far comprendere così a tutti gli uomini che essi dipendono dalla sua mano, e che la terra che li sostiene, senza il suo soccorso, si inabisserebbe nelle acque (Olier). I palazzi magnifici costruiti dalla mano dell’uomo su solidi fondamenti, crollano e rovinano, ma la terra, fondata sulle acque, resta sempre ferma. – Dio ha stabilito la Chiesa sulle acque, cioè sul Sangue di Gesù Cristo, sulle acque del Battesimo, sui fiumi dei Sacramenti, di tutte le grazie e di tutte le consolazioni spirituali.

II — 3-6.

ff. 3. –  Siccome è piccolo il numero di quelli che salgono sulla montagna del Signore, il Re-Profeta ha ragione di porre questa domanda: « Chi salirà etc. …? », come se dicesse: non sarà affatto il primo venuto, colui i cui costumi sono comuni e volgari, ma colui la cui vita presenta un meraviglioso concentrato di tutte le virtù (S. Ambr.). – Ci possono essere molti che salgono; ma tenersi sulla montagna santa è appannaggio di un piccolo numero, di coloro che sono perfetti. Quanti sono saliti, ma in seguito non sono tornati indietro. Chi dunque potrà resistere senza esporsi alla caduta ed a ritirarsi nel giorno della tentazione? (Ruffin.).

ff. 4. –  Essere puri significa essere senza compromessi, semplice come la luce, trasparente come il cristallo, limpido come l’acqua della roccia, affrancato dalla materia, come l’idea pura del vero, del bene, del bello. Lungi da noi quindi le tenebre, il peccato; lungi da noi tutto ciò che teme lo splendore dell’anima ed offusca la limpidezza del suo sguardo; lungi da noi gli attaccamenti, le affezioni, benché legittime in se stesse, perché possono ritardare lo slancio della nostra anima verso Dio. Così intesa, la purezza, è la castità, la verginità, l’amore santo della Verità eterna, è il matrimonio mistico del cuore e della divina saggezza, è una partecipazione di questa unione ineffabile che esiste al cuore di Gesù tra la sua anima umana ed il Verbo divino (Mgr. Baudry, Le Coeur de Jésus). – Ma chi potrà glorificarsi di aver le mani innocenti de il cuore puro? Nessuno è esente da peccati, nemmeno il bambino che ha vissuto solo un giorno sulla terra. Pertanto non ce n’è che uno innocente tra i colpevoli, uno tra gli impuri, vivo in mezzo ai morti, ce n’è uno e non ce ne sono altri. È Colui di cui leggiamo nel III capitolo di San Giovanni: « Nessuno è salito in cielo se non Colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’Uomo, che è nel cielo ». Le sue mani erano innocenti, perché Egli non ha commesso peccato; ma dopo aver operato una moltitudine di buone opere, poteva dire apertamente ai Giudei (Giov. VIII, 46): « Chi di voi può convincermi di peccato? » (S. Bern. Sur le Ps. XXIII). – « Colui che non ha ricevuto la sua anima invano »; Chi non ha confidato nella sua anima nel numero delle cose passeggere, e che, sentendola immortale, ha voluto prepararle una dimora immortale; colui che non ha seguito la vanità, la vanagloria, il fasto, l’orgoglio che gonfia senza riempire, la menzogna che è opposta alla verità; colui che non ha ricevuto la vita inutilmente ma che si è esercitato nella pratica delle buone opere per raggiungere il fine per il quale era stato creato, cioè la beatitudine eterna (S. Agost.). Ogni uomo che vive senza produrre dei frutti, ha ricevuto invano la sua anima. Coloro ai quali il Padre di famiglia diceva: « … perché ve ne state tutto il giorno senza far nulla? » avevano ricevuto la loro anima invano. Bisogna vivere in modo da poter dire con San Paolo: « è per grazia di Dio che io sono ciò che sono e la sua grazia non è stata vana in me » (I Cor XV, 10); e con il servo buono: « Signore, voi mi avete dato cinque talenti, ecco io ne ho guadagnati altri cinque » (Matt. XXV, 20). – A maggior ragione, colui che, per sua vocazione, è una delle principali parti di questa Chiesa, che Gesù Cristo vuole presentare a Dio tutto pura e senza rughe, senza avere nulla dell’uomo vecchio, santo e senza alcuna macchia; a maggior ragione egli deve essere innocente nelle sue opere e puro nel suo cuore. – È d’obbligo rinunziare completamente a tutte le vanità del mondo e ai suoi piaceri, se non si vuole aver ricevuto invano la sua anima. Tutto il suo dovere, tutto il suo oggetto, tutta la sua natura, è quello di attaccarsi agli interessi di Dio e del suo culto, che Gesù Cristo stesso chiama Verità: carità perfetta verso i propri fratelli, che evita tutte le parole piene di artifizi, gli abili giri di parole, le menzogne confermate da giuramenti; ecco i pensieri, le parole, le azioni rettificate, e tutto l’uomo preparato per la santa montagna di Dio.

ff. 5, 6. –  La benedizione del Signore, è principio di ogni bene; la benedizione del Salvatore, è principio di tutte le misericordie che si ottengono da Dio. – Il Re-Profeta ha chiesto al singolare « chi salirà sulla montagna, etc. », ed ha risposto egualmente al singolare: « colui le cui mani sono innocenti, etc. »; poi in seguito dice al plurale « … questa è la generazione di quelli che lo cercano ». Egli non parla inizialmente che di uno solo: « è colui che riceverà, etc. »; ma egli intende ora questa benedizione su tutta una generazione, aggiungendo: « Tale è la generazione di coloro che lo cercano », affinché in questo solo uomo di cui ha parlato all’inizio, non intendiate la singolarità della persona, ma l’unità di spirito. Poiché Egli è lo sposo, e la Chiesa la sua sposa, e noi sappiamo che ha detto: « Non sono più due, ma una sola carne » (Gen. II 2, 4; Efes. V, 31). Questi dunque salirà per ricevere la benedizione, ma con Lui, o piuttosto in Lui salirà colui che ha ricevuto da Lui la benedizione. È ciò che il Re-Profeta dice altrove (Sal. LXXXIII, 6) « il sovrano Legislatore li colmerà di benedizioni; essi andranno di virtù in virtù, essi contempleranno il Dio degli dei in Sion » (S. Bern.). – Altro è la generazione e l’inclinazione naturale degli uomini come figli di Adamo, altro sono le loro inclinazioni, i loro umori, il loro genio, come Cristiani e come figli di Dio. « Ecco la generazione di Adamo », dice la Scrittura, riferendosi alla discendenza della posterità del nostro primo padre; e ben presto questa generazione dimenticherà Dio e si abbandonerà all’idolatria e a tutti i vizi. Non è lo stesso della generazione di cui Gesù Cristo è il Capo, « essa cerca sinceramente Dio, essa cerca la faccia del Dio di Giacobbe », espressioni che sottolineano una continuità di desideri, di impressioni, di lavori, e non solo degli sforzi passeggeri, degli eccessi, se così si può parlare, di pietà e di regolarità (Berthier).

III. – 7-10.

ff. 7-10. –  Porte del cielo aperte a Gesù Cristo, e che Lui stesso ha aperto agli uomini, e che il peccato di Adamo ed i peccati propri avevano chiuse. – Cuori dei Cristiani, porte dell’anima chiuse da lungo tempo a tutti i movimenti di grazia, apritevi infine al Re della gloria, che bussa e che vi dice (Apoc. III, 20): « Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, Io entrerò in lui, e cenerò con lui e lui con Me » ( Dug.). – L’entrata del chierico nella Chiesa, che è il paradiso della terra, è comparato all’entrata gloriosa di Gesù Cristo in cielo nel giorno della sua Ascensione (Olier.). – Cuori induriti, ai quali bisogna spesso ripetere la medesima cosa per obbligarli ad arrendersi, porte aperte a tutte le vanità del secolo, alla falsa gloria del mondo, non vi aprirete mai al Re della vera gloria? Non chiedete più chi sia il Re della gloria, di cui parlate così spesso: è Gesù Cristo umiliato, è Gesù Cristo povero, sofferente e morto sulla croce, che è diventato, proprio per questo, il Re della gloria, e che ci grida che noi non entreremo mai nella sua gloria se non per gli obbrobri, le umiliazioni e la croce (Duguet).

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.