SALMI BIBLICI: “MIRABILIA TESTIMONIA TUA” (CXVIII – 8)

SALMO 118 (8): “Mirabilia testimonia tua”

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS.

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]

TOME TROISIÈME (III)

PARIS – LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

Salmo 118 (8)

PHE.

[129] Mirabilia testimonia tua,

ideo scrutata est ea anima mea.

[130] Declaratio sermonum tuorum illuminat, et intellectum dat parvulis.

[131] Os meum aperui, et attraxi spiritum, quia mandata tua desiderabam.

[132] Aspice in me, et miserere mei, secundum judicium diligentium nomen tuum. [133] Gressus meos dirige secundum eloquium tuum, et non dominetur mei omnis injustitia.

[134] Redime me a calumniis hominum ut custodiam mandata tua.

[135] Faciem tuam illumina super servum tuum, et doce me justificationes tuas.

[136] Exitus aquarum deduxerunt oculi mei, quia non custodierunt legem tuam. SADE.

[137] Justus es, Domine, et rectum judicium tuum.

[138] Mandasti justitiam testimonia tua et veritatem tuam nimis.

[139] Tabescere me fecit zelus meus, quia obliti sunt verba tua inimici mei.

[140] Ignitum eloquium tuum vehementer, et servus tuus dilexit illud.

[141] Adolescentulus sum ego et contemptus; justificationes tuas non sum oblitus.

[142] Justitia tua, justitia in æternum, et lex tua veritas.

[143] Tribulatio et angustia invenerunt me; mandata tua meditatio mea est.

[144] Æquitas testimonia tua in æternum; intellectum da mihi, et vivam.

[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

SALMO CXVIII (8).

PHE.

129. Mirabil cosa ell’è la tua legge; per questo ne ha l’alto diligente studio l’anima mia

130. La sposizione di tue parole, illumina, e dà intelletto ai piccoli.

131. Apersi mia bocca, e a me trassi le spirito, perché anelava a’ tuoi comandamenti.

132. Volgi a me gli occhi ed abbi pietà di me, come tu suoli di que’ che amano il nome tuo.

133. Indirizza i miei passi secondo la tua parola, e veruna ingiustizia non regni in me.

134. Liberami dalle calunnie degli uomini, affinché io osservi i tuoi precetti.

135. Fa risplendere sopra il tuo servo la luce della tua faccia, e insegnami le tue giustificazioni.

136. Rivi di lacrime hanno sparso i mici occhi, perché non hanno osservato la tua legge.

SADE.

137. Giusto se’ tu, o Signore, e retti sono i tuoi giudizi.

138. Tu strettamente comandasti la giustizia, o la tua verità ne’ tuoi precetti.

139. Il mio zelo mi consumò, perché i miei nemici si sono scordati di tue parole.

140. La tua parola è grandemente infiammata, e il tuo servo l’amò.

111. Piccolo son io ed abbietto: di tue giustificazioni non mi scordai.

142. La tua giustizia è giustizia eterna, e la tua legge è verità.

143. Mi sorpresero le tribolazioni e gli affanni; i tuoi precetti sono la mia meditazione.

144. Equità eterna sono le tue testimonianze; dammi intelligenza aftinché io abbia vita.

Sommario analitico

VIII SEZIONE

129-144.

Nelle due sezioni precedenti, Davide ha chiesto a Dio dei soccorsi contro le imboscate e gli attacchi aperti dei suoi nemici. Ora, riconoscendosi colpito dai loro dardi, implora la misericordia e la giustizia di Dio.

I. Prima di implorare la misericordia di Dio, fa l’elogio della sua Legge e dichiara:

1° che essa è mirabile, ed è per questo che è l’oggetto della sua meditazione (129);

2° che la spiegazione di questa Legge diffonde nell’anima dei piccoli, delle meravigliose chiarezze (130);

3° Che il desiderio di questa Legge dà all’anima una forza nuova ed un vigore tutto spirituale (131).

II. Dopo questo elogio della Legge di Dio, egli espone l’oggetto della sua domanda e prega Dio:

1° di gettare su di lui uno sguardo di misericordia (132);

2° di dirigerlo nelle sue vie, affinché non sia dominato da alcuna ingiustizia (133);

3° Di liberarlo dalle calunnie degli uomini, affinché possa osservare i comandamenti di Dio (134);

4° di illuminarlo con la sua divina luce e di insegnargli Egli stesso i suoi comandamenti (136).

III. – Egli osa appressarsi al tribunale della giustizia e ricordare a Dio le ragioni che ha per essere esaudito:

1° deplora sia le proprie colpe che le prevaricazioni degli altri (136); 

2° loda Dio: – a) per la giustizia che gli è propria ed inerente, e la rettitudine dei suoi giudizi (137), – b) per l’equità dei suoi giudizi (138);

3° espone a Dio le ragioni che appoggiano la sua preghiera:

a) il suo zelo ed il suo dolore alla vista delle prevaricazioni (139)

b) la cura che ha avuto nell’apprendere e conservare i suoi comandamenti, anche in una età in cui tutto cospira a farli dimenticare (141);

4° domanda a Dio di dargli l’intelligenza per preservarlo da ogni ricaduta e conservare la vita che gli ha reso, e per questo:

a) proclama di nuovo che la legge di Dio, in questo ben diversa dalle leggi umane, è giusta e la giustizia stessa, e non una giustizia passeggera, ma una giustizia eterna (142);

b) Ricorda l’afflizione e l’angoscia che sono venute a fondersi su di lui, ed il rimedio che ha trovato contro di esse nella meditazione della legge di Dio (143);

c) Riconosce che Dio non punisce sempre in virtù della sua severa giustizia, ma per un effetto della sua equità e della sua bontà, e conclude domandando l’intelligenza che deve dargli la vita (144). 

Spiegazioni e Considerazioni

VIII SEZIONE — 129-144.

I. – 129-131.

ff. 129-131. – « Le vostre testimonianze sono ammirevoli, ecco perché la mia anima le ha scrutate. » Chi potrebbe enumerare, anche in generale, le testimonianze di Dio? Il cielo, le nuvole visibili, le nubi visibili ed invisibili, rendono, in una certa maniera, testimonianza della sua bontà e della sua grandezza; ed il corso abituale e regolare della natura, nella quale si svolge il tempo, porta con sé cose di ogni specie … , se le si considera religiosamente, non rendono testimonianza al Creatore? Quali di queste cose non sono meravigliose, se misuriamo ciascuna di esse non con l’indifferenza che ne dà l’uso, ma con la nostra ragione? E se sappiamo abbracciarle tutte insieme in un solo colpo d’occhio, non avvertiamo ciò che ha fatto il Profeta: « Io ho considerato le vostre opere, e questa vista  mi ha gettato nello spavento? » (Habac. III, 1). – Lo stupore non ha prodotto questo terrore nel Salmista; esso è stato piuttosto la causa dello studio profondo che egli faceva delle sue opere, perché esse sono ammirevoli, come se la difficoltà di questa investigazione non avesse fatto che accrescere la sua curiosità. Inoltre, in effetti, più le cause di una cosa sono misteriose, più questa cosa è ammirevole e stupefacente. (S. Agost.). – « La rivelazione delle vostre parole chiarisce e dà l’intelligenza ai piccoli. » Bisogna essere rischiarati prima in se stessi nella parola di Dio, prima di illuminare gli altri. I piccoli, cioè gli umili, sono i soli che possono ricevere e dare l’intelligenza di questa divina parola: « Io vi rendo gloria o Padre mio, Signore del cielo e della terra, perché avete nascosto queste cose ai saggi ed ai prudenti, e le avete rivelate ai piccoli. »  (Matth. XI, 25). – Che desiderava il salmista, se non praticare i comandamenti di Dio? Ma questo desiderio non era sufficiente, perché debole potesse compiere delle cose forti, e piccolo, delle cose grandi; egli ha dunque aperto la bocca domandando, cercando, bussando (Matth. VII, 7); egli ha aspirato con una sete ardente, allo spirito di ogni bene, alfine di compiere ciò che non poteva fare da se stesso, il comandamento di Dio, santo, giusto e buono. (Rom. VII, 12), (S. Agost.). – Comprendete qual sia questa bocca che bisogna aprire per attirare lo spirito: è la bocca dell’anima, che ha anche le sue membra. Aprite questa bocca, non soltanto a Gesù-Cristo che vi dice: « Aprite la vostra bocca ed io la riempirò, » (Ps. LXXX, 11), ma ancora al discepolo di Gesù-Cristo, che ha aperto la sua bocca a Gesù-Cristo perché la riempia, e che dice con fiducia ai Corinti: « La mia bocca si apre, ed il cuore si dilata verso di voi » (II Cor. VII). Egli ci insegna così ad essere imitatori, come egli lo è di Gesù-Cristo. Colui che è più perfetto apre la sua bocca a Gesù-Cristo, colui che lo è meno, al discepolo di Gesù-Cristo. (S. Ambr.). – Noi apriamo questa bocca in tre maniere per attirare in noi lo spirito: – 1° con il desiderio; questo spirito non entra da se steso nella nostra anima, Egli vuole essere desiderato, attirato e risucchiato, come il bambino succhia il latte dal seno di sua madre; – 2° con la preghiera: « egli aprirà la sua bocca per pregare, ed implorerà il perdono dei suoi peccati, perché se il Signore sovrano lo vuole, lo riempirà dello Spirito di intelligenza, e spanderà come la pioggia le parole di saggezza. » (Eccli. XXXIV, 7) ; » – 3° con la predicazione e le conversazioni spirituali: «Io ho aperto la bocca ed ho attirato lo spirito. » Egli non attirerebbe lo spirito se non aprisse la bocca; vale a dire che se non si applicasse interamente ad insegnare agli altri, non verrebbe a crescere in lui la grazia della dottrina celeste. (S. Greg.). 

II. — 132-136

ff. 132 – 135. – « Gettate gli occhi su di me, ed abbiate pietà di me. » Due sono gli sguardi di Dio, l’uno di giusta collera, l’altro di misericordia; è quest’ultimo che il salmista implora, ed è per questo che aggiunge: « ed abbiate pietà di me. » – « Dirigete i miei passi secondo la vostra parola. » Questi non sono i progressi dell’anima, come vediamo chiaramente in un gran numero di passi della Scrittura. Cosa dice qui il salmista se non: fatemi retto e libero secondo la vostra promessa? Ora, più l’amore di Dio regna in un uomo, e meno in lui domina l’iniquità. Cosa domanda di conseguenza, se non amare Dio se non mediante un dono di Dio stesso? In effetti, amando Dio, egli ama se stesso, alfine di poter amare santamente anche il prossimo come se stesso … Cosa domanda dunque, se non che Dio gli faccia compiere con il suo aiuto i precetti che gli ha imposto con i suoi ordini? (S. Agost.). – Egli domanda al Signore di dirigere i suoi passi non secondo le vie del mondo, non secondo la gloria umana, non secondo le voluttà del corpo, ma secondo la parola di Dio. Se qualche impedimento non viene a fargli da ostacolo, se non è circondato da nemici da ogni lato, egli potrebbe fermare i suoi passi nella via che percorreva; ma esistendo dappertutto delle imboscate, la guerra è dichiarata dappertutto; egli ha dunque bisogno di un soccorso superiore affinché non lo domini alcuna ingiustizia. (S. Hilar.).  « Liberatemi dalle calunnie degli uomini. » Noi non siamo tormentati da un solo genere di afflizioni; ci sono le tentazioni, ci sono le calunnie, ma la calunnia è sempre una tentazione. Ci sono tentazioni che non oltrepassano le forze umane e che possiamo sopportare, ma la calunnia è tanto più travolgente in quanto che non solo ricorre alla menzogna e parla contro la verità, ma snatura le azioni più sante. « Liberatemi, dice il Profeta, dalla calunnia degli uomini, affinché io possa osservare i vostri comandamenti; » perché colui che è oppresso dalla calunnia non può facilmente osservare i suoi comandamenti; egli soccombe necessariamente o alla tristezza, o al timore, e si rattrista o per il timore della calunnia o per il dolore (S. Ambr.). – La calunnia è una delle tentazioni più delicate per i santi: – 1° perché hanno talmente in orrore il vizio, che non possono soffrirne nemmeno l’ombra in se stessi; – 2° perché la malignità degli uomini è così grande, che essi credono facilmente al male che si dice degli altri; – 3° perché, in tante circostanze, è difficile provare la propria innocenza; – 4° perché prima che possano dimostrare la falsità della calunnia, essi sono condannati ed oppressi; – 5° perché la calunnia, anche se combattuta e rifiutata, lascia sempre cadere qualche sospetto; – 6° perché essa è sovente causa od occasione di scandalo. – « Fate brillare sul vostro servo la luce del vostro volto. » Dio illumina i suoi Santi e fa brillare la sua luce nel cuore dei giusti. Quando dunque voi vedete un vero saggio, sappiate che la gloria di Dio discende su di lui, ed ha illuminato il suo spirito con le chiarezze della scienza e della conoscenza di Dio … È al Messia, al Signore Gesù, che Davide fa questa preghiera. Egli desiderava vedere la faccia del Cristo, perché il suo spirito fosse illuminato dai suoi splendori; queste parole possono dunque intendersi per mezzo dell’Incarnazione, nel senso di queste parole del Salvatore (Luc. X, 24):  « Un gran numero di profeti e di giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete. » (S. Ambr.). – Dio fa splendere questa luce del suo volto, quando ci dà il suo Spirito; perché come colui che non ha occhi non può vedere l’oro più brillante né le pietre più splendenti, così colui che non ha lo Spirito di Dio non può vedere questa luce del suo volto, né della sua verità, che brilla da ogni parte nelle Scritture (Ciril. Aless.).

ff. 136. — « I miei occhi hanno versato torrenti di lacrime, perché non hanno custodito la vostra legge. » È ricordando il punto di inizio del suo doppio crimine di adulterio e di omicidio, che Davide pronuncia queste parole e fa questa confessione. –  I nostri peccati, sono l’unico legittimo soggetto delle nostre lacrime, e non dovremmo mai  consolarci nell’aver commesso tanti peccati, se non deplorandoli e ripararli. « Che possa io fare scorrere dai miei occhi, giorno e notte, un torrente di lacrime, che non mi dia tregua, e la pupilla dei miei occhi non riposi. » (Lam. de Ger. II, 18). – Davide aveva dei buoni motivi per le lacrime: i crimini commessi in famiglia, la morte tragica dei suoi figli, ma non è questo che egli deplora qui; ciò che fa scorrere le sue lacrime è il fatto che non abbia osservato la legge di Dio (S. Ambr.). – È la vera voce della penitenza che qui si fa intendere, il pregare spandendo delle lacrime, il mescolare i suoi gemiti con le sue lacrime, in modo da poter dire: « il mio giaciglio, tutte le notti, sarà bagnato dalle miei pianti, ed il mio letto irrorato dalle mie lacrime. » (Ps. VI, 6). Ecco quello che ottiene il perdono dei nostri peccati: l’aprire una vera sorgente di lacrime, fino ad esserne coperto ed inondato. (S. Hilar.).

III. —137-144.

ff. 137, 138. –  « Voi siete giusto, Signore, ed il Vostro giudizio è retto. » Ecco un vero giusto: egli versa torrenti di lacrime, è circondato dai dolori, espia i suoi peccati con severi castighi; tuttavia non è né vinto dal nemico, né vinto dal terrore, né stanco per le fatiche, né abbattuto dalla tristezza … Proclamando la giustizia di Dio, egli confessa la propria ingiustizia, ma spera anche il perdono dalla giustizia di Dio … tutti i saggi dicono dunque: « Voi siete giusto, Signore, ed il vostro giudizio è retto; » perché non è mai senza un giudizio particolare di Dio, che noi siamo esposti ai nostri nemici, e cadiamo nella tribolazione. È questo giudizio di Dio che fa la consolazione dei giusti. Come il salmista ha detto più in alto: « Io mi sono ricordato dei vostri giudizi e sono stato consolato. » (S. Ambr.). – Ogni uomo che pecca, deve temere questa giustizia di Dio ed il suo giudizio sempre retto e la sua verità. È questo, in effetti, ciò che fa la condanna divina di tutti coloro che sono riprovati, e nessuno di essi può portare lamentele contro la giustizia di Dio, per la sua condanna. Le lacrime del penitente sono dunque giuste; perché se fosse condannato per la sua impenitenza, egli sarebbe, senza alcun dubbio, condannato molto giustamente. Il Profeta dà dunque, con ragione, il nome di giustizia alle testimonianze di Dio; perché ordinando l’osservanza della giustizia, Dio dimostra la sua giustizia; e la sua giustizia è ancora la verità, di modo che Dio si manifesta con questa duplice testimonianza. (S. Agost.). – « Voi avete comandato che si osservassero i vostri comandi con estrema cura, », o meglio, « Voi avete comandato severamente che si osservassero i vostri comandamenti. » La parola “nimis”, si deve riportare a Dio che comanda che si osservi la sua verità, o alla sua verità che dobbiamo osservare con cura estrema? L’uno e l’altro senso sono degni di Dio; perché era degno della sua misericordia fare un comandamento espresso e severo a delle creature sì negligenti e spesso sì ribelli; ma era pur giusto che raccomandasse agli uomini, tanto disposti alla menzogna, di avere per la sua verità un amore che andasse fino all’eccesso.    

ff. 139-141. – « L’ardore del mio zelo mi consuma, perché i miei nemici hanno dimenticato le vostre parole. » È lo stesso sentimento di zelo dal quale l’anima del grande Apostolo era divorato per i suoi fratelli, quando esclamava: « Io dico la verità nel Cristo, non mento, e la mia coscienza mi rende questa testimonianza con lo Spirito Santo, che una profonda tristezza è in me ed un dolore continuo è nel mio cuore. » (Rom. IX, 1). –  Dunque è in buona parte che bisogna prendere qui lo zelo geloso del Profeta, perché ne indica la causa aggiungendo: « Perché i miei nemici hanno dimenticato le vostre parole. » Essi dunque rendono il male per il bene, poiché il salmista risentiva nei loro riguardi, per la causa di Dio, uno zelo sì violento e sì ardente che ne era disseccato. Quanto ad essi, essi avevano odio contro di lui, perché voleva guadagnare all’amore di Dio coloro che, per amore, seguiva con il suo zelo. (S. Agost.). – Quali erano i suoi nemici? Questi non erano né i Giudei sottomessi al suo impero, né i Gentili che, non conoscendo la legge di Dio, non possono ignorare le sue parole. I nemici di Davide, erano i nemici di Dio .. perché non c’è maggior nemico per l’uomo di coloro che si ribellano al Creatore di tutti gli uomini. (S. Ambr.). – Ad esempio del Re-Profeta, il nostro zelo per la gloria di Dio ci fa disseccare quando noi vediamo che si trasgrediscono le sue volontà. Qual è ad esempio il nostro dolore, quando vediamo uno dei membri del popolo di Dio divenire schiavo del secolo, operaio del demonio, vaso di morte, una vittoria dell’inferno? Noi secchiamo dunque di dolore, quando vediamo i Cristiani darsi alla dissolutezza dei festini in giorno di digiuno; il nostro zelo ci riempie di una santa collera, quando un Cristiano affetta una insolente arroganza riguardo ai suoi fratelli; noi siamo penetrati di dolore per Dio, quando vediamo un corpo che è il  membro consacrato del corpo di Gesù-Cristo piombare in ignominiose voluttà. (S. Hilar.). – « La vostra parola è tutta di fuoco, ed il vostro servo l’ha amata. » È il fuoco divino che Gesù-Cristo è venuto a portare sulla terra. Fuoco veramente salutare che non ha virtù se non di scaldare e che non brucia se non i nostri peccati … fuoco della divina parola che unisce queste tre proprietà di purificare, infiammare, illuminare: esso purifica la nostra anima, secondo le parole del Salvatore: « Voi siete puri a causa della parola che vi ho annunciato., » (Giov. XV, 3); egli ci infiamma come i discepoli di Emmaus, quando dicevano: « Non ardeva il nostro cuore quando ci parlava lungo il cammino e ci spiegava le Scritture? » (Luc. XXIV, 33); egli ci illumina, come lo stesso profeta dice più in alto: « La vostra parola è una fiamma che guida i miei passi, una luce che rischiara i miei sentieri. » (S. Ambr.). – È il fuoco che prova l’oro degli Apostoli, questi fondamenti della Chiesa; il fuoco che purifica l’argento delle nostre opere; il fuoco che estrae la brillantezza delle pietre preziose; il fuoco che consuma il fieno e la paglia. Come Davide, questo buon servitore, non potrebbe amare la parola di fuoco che ispira la carità e che allontana il timore? (Idem). – Io sono giovane e disprezzato, ma non ho dimenticato le leggi della vostra giustizia. » Io non fatto come i miei nemici più anziani che hanno dimenticato le vostre parole. Più giovane d’età, egli non ha dimenticato i giusti ordini di Dio, e sembra rattristarsi sui suoi nemici più anziani che li hanno obliati. Riconosciamo qui i due popoli che lottavano nel seno di Rebecca quando le fu detto: non in ragione delle opere dei miei figli, ma in ragione della volontà di Dio: il più anziano, servirà il più giovane. (Gen. XXV, 22, 23). Ma il più piccolo si dice qui disprezzato, perché egli è divenuto il più grande; perché Dio ha scelto di preferenza ciò che è vile e disprezzabile secondo il mondo, e le cose che non sono, per distruggere le cose che sono. (I Cor. I, 28). (S. Agost.). 

ff. 142-144. – La legge di Dio è ben differente dalle leggi umane. La legge di Dio è non solamente giusta, ma è la giustizia stessa; mentre le leggi umane sono spesso mescolate a molte ingiustizie. La legge di Dio non è solo una giustizia passeggera, ma una giustizia eterna; le leggi umane durano spesso che per un tempo breve, e la loro utilità è limitata dagli avvenimenti e dalle circostanze. La legge di Dio è la Verità stessa, e le leggi umane sono spesso frammiste a molti errori e a menzogne. – « La tribolazione, e l’angoscia mi hanno trovato. » Le tribolazioni, le afflizioni cercano il giusto; a volte esse lo trovano, a volte non lo trovano. Esse trovano colui al quale è dovuta la corona; esse non trovano colui che non è giudicato pronto per il combattimento. La tribolazione, dunque è una vera grazia di Dio (S. Ambr.). – Che gli uomini sevizino, perseguitino, importante che i comandamenti di Dio non siano abbandonati, e che, secondo questi comandamenti, i persecutori stessi siano amati. (S. Agost. e S Hilar.). – Felice tribolazione, felice angoscia che, lungi dal portare all’oblio dei comandamenti di Dio, ci danno occasione di compierli perfettamente e di farne un soggetto continuo di meditazione! (Dug.). – « Le vostre testimonianze sono la giustizia eterna; datemi l’intelligenza ed io vivrò. » Bisogna giudicare la giustizia dei comandamenti di Dio, non per ciò che sembra a coloro che non giudicano delle cose se non secondo i tempi presenti, mai in rapporto all’eternità. – L’intelligenza dà la vita come lo Spirito, perché l’Intelletto è una grazia spirituale ed un dono dello Spirito Santo; « Ma l’intelligenza non è buona e proficua che per coloro che la mattono in pratica. » (Ps. CX, 10). Il salmista ci insegna con ciò che non è sufficiente giungere all’intelligenza perfetta delle verità che ci hanno insegnato, ma ancora a tradurre nella nostra condotta tutto ciò che comprendiamo. (S. Ambr.). – Il Re-Profeta non si contenta di proclamare la giustizia e l’equità dei comandamenti di Dio per la vita presente, egli spera che l’effetto di questa giustizia sia per l’eternità, ed ottenere, con le tribolazioni e le angosce del tempo, le ricompense immortali. (S. Hil.).  

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Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.