Da SAN PIETRO A PIO XII (16)
[G. Sbuttoni: da san Pietro a Pio XII, Ed. A.B.E.S. Bologna, 1953]
PARTE SECONDA:
DAL 1000 AI NOSTRI GIORNI
CAPO V.
I. LA RIFORMA PROTESTANTE
PREAMBOLO
Prodromi del protestantesimo
Verso la prima metà del sec. XVI, tutto era pronto in Europa per lo scoppio d’un vasto incendio, le cui conseguenze nessuno poteva prevedere. Bastava che qualcuno lasciasse cadere una scintilla nell’immane polveriera. Malauguratamente, questa scintilla fu gettato da Lutero. Le cause principali, che avevano creato un ambiente così infiammabile si possono ridurre alle seguenti:
« Le condizioni particolari in cui erano venuti a trovarsi la Chiesa romana e il Papato ».
1) La chiesa di Roma aveva ricevuto una grave scossa durante la cattività avignonese e il grande scisma d’Occidente.
2) I Papi, dopo lo scisma, avrebbero dovuto porre mano ad una riforma profonda della Chiesa, per togliere i gravi disordini e il malcontento che ovunque regnava, ma, o per esser troppo assorbiti da attività politiche e terrene, o per difetto di quella autorità che sarebbe stata assolutamente necessaria in quel tempo, le loro intenzioni non approdarono a nulla.
A ciò si aggiunga:
3) Il Rinascimento, il quale, in genere, ebbe un carattere spiccatamente antiecclesiastico e anticlericale. Ben sovente gli Umanisti gettarono il discredito non solo sulla Scolastica, ma altresì sulle dottrine e sulle istituzioni della Chiesa.
ERASMO di ROTTERDAM,
ad esempio, benché insignito degli ordini religiosi, insegnava che vi era più d’un santo fuori del calendario della Chiesa e che sono molti i pagani che hanno raggiunto una virtù non mai sorpassata dalla santità cristiana. Si può dire che prìncipi e letterati, laici e chierici, s’accordassero nell’odio contro la Chiesa di Roma ed erano pronti a salutare con gioia il segnale di qualunque rivolta. Ormai esisteva un desiderio sfrenato di mutamenti, un anelito di libertà e d’indipendenza nel pensiero e nell’azione. Le stesse vecchie eresie, ripullulando ovunque, colpivano di preferenza, come quelle di Wycliff e di Giovuuni Huss, gli scandali veri o presunti dei Papato e del clero e contestavano alla gerarchia ecclesiastica il diritto d’interpretare la S. Scrittura.
4) Si aggiunga inoltre il senso d’ irritazione contro quelle che si definivano ingiuste ingerenze della Curia Romana in molti paesi dell’Europa settentrionale. La Chiesa infatti possedeva in Germania, in Francia, in Inghilterra ricchi benefici, ricevuti per legittima donazione e quasi lutti sfruttati dalla corte pontificia o assegnati in godimento a prelati italiani; ora i prìncipi bramavano impossessarsi di questi beni, conseguendo l’indipendenza assoluta dalla Chiesa e, possibilmente, assorbendo essi medesimi la giurisdizione spirituale. Infine non mancavano coloro che. desiderosi di tornare alla dottrina pura del Vangelo, si dimostravano pronti ad aiutare chiunque lanciasse un’idea di riforma e prestasse fiducia di ridonare al mondo un miglioramento spirituale. A queste cause generali si accompagnarono, in Germania, in Isvizzera, in Inghilterra, altre cause particolari, che si concretarono nella diversa fisionomìa assunta dal movimento di riforma in ciascuno di questi paesi.
1). Che cosa rappresenta la Riforma Protestante.
— Uno dei periodi più tragici della storia della Chiesa.
D. Perché mai?
— Perché:
1) l’unità del Cattolicesimo, salvata dall’energica opera di Gregorio VII al tempo della lotta delle investiture, cade infranta;
2) il prestigio elevato, conseguito allora dall’autorità pontificia, colpito a più ripreseda un seguito di sciagure (quali: a) la Schiavitù avignonese, b) lo scisma d’occidente, c) la dottrina conciliare della superiorità del concilio al Papa, d) lo spirito inondano del Rinascimento) s’indebolisce talmente che, al sopravvenire della bufera luterana, Roma non può arginare l’eresia, e l’unità religiosa europea si spezza, dando origine a mali incalcolabili.
D. Quale poteva essere il miglior rimedio?
— Una vigorosa riforma, « in capite et in romana curia », ma proprio questa mancò.
D. In quale regione il male, poteva dirsi peggiore!
— In Germania, dove
I) le mense vescovili e le prebende canonicali erano retaggio incontrastato dell’aristocrazia:
2 ) la cura d’anime era abbandonata al clero inferióre, ignorante e povero, vera specie di proletariato ecclesiastico:
3) gli Ordini erano conferiti senza tirocinio e senza preparazione di scienza e pietà:
4) i monasteri erano troppo numerosi e troppo ricchi, ed erano diventati il rifugio dei rifiuti dell’aristocrazia, dei cadetti; ed era impossibile riformarli, perché esenti dalla giurisdizione vescovile.
D. Non si era quindi ad ini ritorno dei disordini combattuti da Gregorio VII!
— Sì; solo che mentre quelli eran derivati dalle investiture laiche, questi eran invalsi in gran parte dall’uso di quei tempi di assegnare i vescovadi e i canonicati ai cadetti dell’aristocrazia, e quindi ad elementi senza vocazione, impreparati, premurosi solo di godere le rendite e dediti ad una vita che spesso avrebbe l’atto arrossire anche uno spregiudicato.
D. Era possibile il rispetto: 1) ad una gerarchia cos’i degenere,
2) ad un clero così sfaccendato,
3) a monaci così indegni!
— In nessun modo. Ogni giorno più anzi cresceva contro di essi 1’avversione dei laici, rinfocolata dalle apostrofi degli Umanisti, intenti a gettar lo scredito sulla Scolastica, sul Medio Évo, su tutto. Così fecero Erasmo di Rotterdam, Ulrico di Hutten ed altri, schizzanti veleno contro dottrine e istituzioni della Chiesa cattolica.
D. Che avveniva in tale situazione!
— Avveniva che i buoni invocassero un rigeneratore; gli altri attendessero un segnale di rivolta per sconvolger tutto.
D. Chi sorse purtroppo in tali condizioni !
— Lutero, la malefica scintilla, che incendiò tutta l’Europa settentrionale e la staccò da Roma.
LUTERO
D). Chi è Lutero!
— Un tedesco, nato ad Eisleben nel 1483 ed ivi morto nel 1546, di modesti natali, che, tuttavia, iniziò gli studi ad Eisenach e li continuò ad Erfurt (1500), dove consegui il grado di baccelliere (1505). Divenne frate Agostiniano.
D. Che cosa lo determinò a farsi religioso agostiniano!
— Lo spavento per un fulmine scoppiatogli vicino e quindi probabilmente senza vocazione. Ricevette presto gli ordini fino al sacerdozio (1507), sempre angosciato da lotte interiori.
D. Quale ministero esercitò?
— Chiamato all’Università di Wittenberg, vi insegnò prima dialettica e fìsica aristotelica, poi (1500) sacra Scrittura, senza un’adeguata preparazione filosofica scolastica e di Teologia. Addottoratosi per consiglio del P. Staupitz in Teologia, in teologia, tornò all’insegnamento della s. Scrittura, allontanandosi sempre più dal « sensus Ecclesiæ », specialmente sul punto del peccato originale e della giustificazione.
D. Quando incominciò la sua aperta ribellione?
— Nel 1517, quando apertamente insorse contro la predicazione della indulgenza straordinaria che Leone X aveva concessa a chi facesse offerta di denaro per terminare la costruzione del tempio di San Pietro in Roma ed attaccò alla porta della Chiesa del castello di Wittenberg 95 tesi, in cui impugnava la dottrina cattolica delle indulgenze e sulla potestà e la gerarchia ecclesiastica.
D. Che fece papa Leone X?
— Richiamò Lutero, che attraverso discussioni varie portò in lungo la cosa e si andò sempre più affermando ribelle alla Chiesa. Nel 1520 Leone X con ia Bolla « Exurge, Domine » condannava i gravi errori di Lutero, che invece di sottomettersi, bruciò la bolla pontificia sulla piazza di Wittenberg e, gettata la maschera, passava alla lotta aperta.
D. Chi intervenne a questo punto?
— L’imperatore Carlo V, che, per sedare il fermento popolare, convocò a Worms una dieta di Stati e di principi (1521): vi intervenne Lutero, ma ricusò di ritrattarsi, e, messo al bando dell’impero, fu ospitato dall’elettore di Sassonia.
D. Che avviene intanto in Roma?
— Muore Leone X, responsabile di non aver dato il giusto peso alla insorgente eresia; gli succede Adriano VI, che non prende nuove decisioni.
D. Quale tentativo fece Adriano VI nella dieta di Norimberga?
— Tentò di addivenire a una conciliazione con i riformatori.
D. Chi fu il successore di Adriano VI?
— Dopo un governo della Chiesa di poco più d’un anno, gli succedette Clemente VII (1523 – 1534). Egli inviò un Legato alla dieta di Spira (1529), allo scopo di raggiungere un compromesso in attesa della convocazione del Concilio ecumenico, richiesto tanto dai cattolici che dai novatori, ma costoro protestarono contro le deliberazioni e si appellarono all’imperatore.
D. Che derivò dal loro atteggiamento ?
— Il nome di PROTESTANTI, rimasto ad indicare i seguaci di Lutero.
D. Che fece l’imperatore Carlo V?
— Carlo accolse l’appello e indisse la dieta d’Augusta (Giugno 1530) alla quale i Protestanti intervennero, fidando che l’imperatore approvasse la loro Confessione Augustana, composta dal discepolo prediletto di Lutero, Filippo Melantone, nella quale, sorvolando i punti fondamentali della controversia, si elencavano gli « abusi felicemente soppressi », e cioè: la confessione auricolare, la comunione sotto una sola specie, la messa privata, il celibato ecclesiastico, i voti religiosi, la giurisdizione episcopale ecc.
D. Approvò Carlo V la Confessione Augustana?
— No, perché lesiva delle verità della Fede e della disciplina ecclesiastica, e ordinava la restituzione ai cattolici di quanto era stato loro ingiustamente tolto.
D. Che aveva fatto frattanto Lutero?
— Nel 1525, gettato l’abito monastico, sposa una smonacata, Caterina Bore; così, come dice Erasmo, « l’affare che si presentava come una tragedia, finì come tutte le commedie in un matrimonio». Stabilitosi a Wittenberg, attese con Melantone a precisare, sviluppare, diffondere la sua dottrina e ad organizzare la sua chiesa in antitesi alla Chiesa Romana, con il favore di principi eretici e di aristocratici avidi di beni ecclesiastici.
— Essa era spezzata dolorosamente; se non esplose subito la guerra civile fu perché l’invasione dei Turchi in Ungheria indusse Carlo V a venire a un compromesso, riconoscendo piena libertà di culto ai protestanti e sospendendo i processi contro i rapinatori di benefici ecclesiastici in attesa della convocazione del Concilio.
IL CONCILIO DI TRENTO
D. Chi convocò il Concilio?
— Paolo III, succeduto a Clemente VII il 12 ottobre 1534, e lo convocò, dopo inaudite difficoltà, a Mantova nel 1537.
D. Vi intervennero i novatori d’Oltralpe?
— No. Lo stesso Lutero, che si era continuamente appellato al Concilio, risponde che di concili non ne ha bisogno; ne ha bisogno la Cristianità per conoscere gli errori nei quali è vissuta sì a lungo.
D. Che avviene allora del Concilio?
— Viene rimandato « sine die », non solo per colpa dei protestanti, ma anche dei sovrani cattolici, che non si trovano d’accordo sul luogo di convocazione.
D. Qual è finalmente l’avvenimento che favorisce la convocazione?
— La pacificazione del re di Francia con l’imperatore; dopo di che Paolo III il 13 dicembre 1545 nel duomo di Trento apre solennemente quel Concilio ecumenico, che sarà l’assise più importante della storia della Chiesa.
D. Perché fu scelta Trento?
— Perché a metà strada fra la Germania e Roma, geograficamente italiana e politicamente tedesca, era sottratta ad ogni ingerenza della Chiesa e poteva garantire la serenità dei lavori.
D. Accettano questa volta ì protestanti?
— Neppur per sogno. Essi vogliono la convocazione di un Concilio che possa decretare senza il Papa e contro il Papa, e nel quale abbiano diritto di voto anche i laici.
D. Che si fa allora?
— Carlo V muove contro di loro e li riduce all’impotenza, ma per sue divergenze con il Papa e la sospensione del Concilio, viene a un « modus vivendi » . Così il protestantesimo trionfa. Lutero muore il 18 febbraio 1546.
D. Viene ripreso il Concilio dì Trento.
— Sì, dopo la momentanea sospensione, dovuta allo scoppio della peste, viene ripreso. In tre tappe, segnate dai pontefici Paolo III, Giulio II e Pio IV: le sue 25 Sessioni — nonostante i maneggi dei protestanti e le interferenze dei principi — chiarirono in modo mirabile la perenne dottrina della Chiesa, specialmente riguardo ai punti attaccati dai novatori, e dettero alla autentica riforma basi tanto sagge che pratiche.
D. Che cosa provocò la rivoluzione religiosa protestante?
— La riscossa della Chiesa, sia con l’opera della santa inquisizione, sia — e più efficacemente — con i mezzi morali, intellettuali e disciplinari.
D. Come si chiamò tale riscossa!
— Si chiamò « Controriforma ».
D. Che casa dimostrò infatti il Concilio di Trento!
— La perenne vitalità della Chiesa e delle sue divine forze di ricupero.
Toccò tutti i gangli della vita della Chiesa con mirabile senso di attualità, precorrendo anche i tempi: dogma e disciplina, pastorale e liturgia, pastori, fedeli e religiosi, sacramenti e benefìci e patrimonio ecclesiastico, indulgenze e pene, vita ascetica e attività sociale per una integrale rinascita cristiana.
D. Come ne usci il protestantesimo?
— Il protestantesimo, causa di tante rovine morali e materiali, venne dal Concilio nettamente condannato.
D. Vennero attuale le disposizioni conciliari!
— Sì, dai tre grandi Papi elle succedettero a Pio IV e dalla schiera di Santi (S. Carlo Borromeo, S. Francesco di Sales, S. Filippo Neri, S. Vincenzo de’ Paoli, ecc.), che curarono con zelo indefesso il ritorno del clero e del popolo a una vita rispondente ai principi del Vangelo.
D. Dove furono raccolte le dottrine approvate dal Concilio?
— Nella « Professio Fidei tridentina » e nel « Catechismo Romano ».
D. Quali altri punti toccò!
— Modificò il tribunale dell’Inquisizione, stabilì la Congregazione dell’Indice per vigilare la stampa e compilare l’elenco dei libri proibiti, furono ordinati i seminari, si prepararono veri ecclesiastici, e si lottò contro i cattivi costumi, gli abusi del clero, il nepotismo e le feste superstiziose.
D. Da chi fu integrata l’opera del Concilio!
— Dagli antichi e nuovi Ordini religiosi. I Francescani ripresero le tradizioni di S. Francesco; la Confraternita della Trinità, i Teatini, i Barnabiti, i Somaschi, i Filippini, le Orsoline, gli Scalzi, e le Suore della Carità, assistendo gli ammalati, istruendo i fanciulli, e curando gli orfani e i poveri, fecero opera veramente degna ed ammirevole che apportò lustro e decoro alla Chiesa.
D. Quale tu l’Ordine più famoso e più potente.’
— Fu la « Compagnia di Gesù » fondata da S. Ignazio di Loyola, che nacque in lspagna e fu guerriero valoroso. Ignazio, ferito in combattimento, all’assedio di Pamplona, ricoverato all’ospedale, si diede alla lettura di libri sacri, tanto per passare il tempo. Il risultato fu che decise, con l’approvazione di Papa Paolo III, egli, che non a torto diceva di essere rimasto soldato, di istituire l’ordine della « Compagnia di Gesù » per combattere i nemici del Cristianesimo.
D. Quali sono gli obblighi del gregario della nuova milizia.’
— Oltre i voti ordinari, esso si obbliga ad un’assoluta obbedienza al « Generale della Compagnia » : dev’essere intelligente, robusto e disciplinato fino al sacrificio.
D. Quale fu il campo d’azione dell’ordine?
— L’educazione del popolo, dei nobili e delle corti.
D. Che gli sopravvenne nel sec. XVIII?
— La (momentanea) soppressione, in seguito all’odio di varie Corti europee.
ATTUAZIONE DEL CONCILIO
D. Chi furono i tre grandi Pupi che attuarono le disposizioni conciliari?
— 1) S . Pio V (1566-1572), che fece accettare le decisioni del Concilio tridentino a quasi tutti i sovrani cattolici, e che costituì la « Lega cristiana ». la cui flotta, al comando dell’arciduca Giovanni d’Austria, nelle acque di Lepanto inflisse una tremenda sconfitta ai Turchi.
2) GREGORIO XIII (1572-1585), revisore del Corpo del Diritto Canonico, riformatore del Calendario, detto poi appunto « gregoriano ».
3) SISTO V (1585-1590), che riassestò lo Stato della Chiesa, liberandolo dal brigantaggio e imprimendo notevole sviluppo all’industria e al commercio. Abbellì Roma. Istituì 15 Congregazioni cardinalizie ( = Ministeri) per il disbrigo dei diversi affari; fissò a 70 i cardinali. Pubblicò il Vecchio Testamento secondo i Settanta e l’edizione della Volgata.
D. Che cosa venne a compensare la Chiesa delle gravi perdite in Europa?
— Vennero le conquiste missionarie, iniziatesi appena scoperta l’America da C. Colombo, ad opera dei Francescani e Domenicani, proseguite ora con nuovo impulso dai Gesuiti, dai Lazzaristi, dai Cappuccini. Nel 1622 Gregorio XV istituisce la Propaganda Fide, per coordinare e incrementare l’attività delle Missioni Estere.