IL CUORE DI GESU’ E LA DIVINIZZAZIONE DEL CRISTIANO (16)

H. Ramière: S. J.

Il cuore di Gesù e la divinizzazione del Cristiano (16)

[Ed. chez le Directeur du Messager du Coeur de Jesus, Tolosa 1891]

TERZA PARTE

MEZZI PARTICOLARI DELLA NOSTRA DIVINIZZAZIONE

Capitolo XVI

IL CUORE DI GESÙ E LA GRAZIA ATTUALE

Giustificazione, merito e grazia attuale.

La giustificazione e il merito sono i due doni più preziosi della bontà divina, i due procedimenti di divinizzazione, attraverso i quali il Cuore di Gesù comunica alle anime, alle quali è unito dalla grazia, i privilegi di cui gode in virtù della sua sostanziale unione con il Verbo incarnato. Attraverso la giustificazione, lo schiavo del diavolo diventa figlio di Dio, e il condannato entra ad esser partecipe dei diritti dell’eredità divina. Per mezzo del merito, il figlio di Dio diventa più intimamente unito al Padre Celeste, diventa più simile al Verbo fatto carne e si riempie del suo Spirito. Ma come fa la nostra vita soprannaturale ad aumentare di merito e a ritornare a noi per giustificazione quando il peccato ce la toglie? Con la grazia attuale! In cosa si differenzia dalla grazia abituale delle anime dei giusti? In quanto i movimenti di un essere vivente sono diversi dalla vita. Se guardiamo un albero in inverno senza frutti o foglie, non diremo che è morto anche se sembra sterile. Non vegeta, non fiorisce, ed anche se è pieno di vita, tutti lo equiparerebbero agli alberi morti che lo circondano. Ma i soavi aliti della primavera fanno rivivere le membra di quell’essere e gli fanno mostrare la vita contenuta in esso. Ciò dimostra che i movimenti della vita non sono la vita stessa, ma il suo effetto e la sua manifestazione. Quindi non ci si può muovere se non si è vivi, ma si può avere vita anche senza muoversi, perché questo non è altro che la facoltà intrinseca del muoversi. Applichiamo queste nozioni all’anima giusta. La grazia abituale è la vita divina di quell’anima, nella quale essa rimane finché il peccato non la distrugge. Non è un’operazione, ma uno stato. Così che anche se l’uomo giusto si dà all’ozio o si dà al sonno, non è privato della vita divina, né ne è minimamente indebolito, ma conserva in tutta la sua pienezza, come sotto le gelate dell’inverno il leccio conserva il suo vigore.

La vita divina deve essere incrementata dalla grazia attuale.

L’uomo non sta al mondo per rimanere in uno stato di inazione. Gli è stata data vita affinché, con la sua libera collaborazione, possa aumentarla giorno per giorno. I rami della vita celeste sono legati alla vite divina, che è Gesù Cristo, per produrre frutti sempre più abbondanti. Così come vivono (i rami) divinamente in Lui, così devono agire divinamente ed esercitare continuamente l’infinito potere che Egli comunica loro. Come riusciranno a raggiungere questo obiettivo? Con l’aiuto della grazia attuale. Per capire bene questo punto, torniamo al confronto così spesso usato dai santi Dottori. Così come la vita (umana) risulta dall’unione dell’anima con il corpo, così la vita divina risulta dall’unione dello Spirito di Dio con l’anima. Come il corpo, anche se paralizzato, vive finché l’anima rimane in esso, così l’anima del Cristiano è viva, finché lo Spirito di Dio dimora in esso, anche se non dà segni di attività. Se questo non accadesse, il corpo non durerebbe a lungo, si spegnerebbe, come una lampada senza olio. Leggi simili governano anche lo sviluppo della nostra vita soprannaturale. Infatti, perché l’uomo giusto che la possiede, in virtù dell’unione dello Spirito di Dio con la sua anima, possa conservarla ed accrescerla con azioni sante, deve ricevere l’impulso dello Spirito Divino, che prima ispira il pensiero, poi fa concepire il desiderio, e poi inizia in lui l’azione con un movimento indeliberato. Se l’anima accetta liberamente l’ispirazione e acconsente al santo desiderio e collabora volontariamente alla mozione, quelli che non meritavano nulla prima che la libertà intervenisse, diventeranno atti meritori. Ma il concorso della grazia attuale non si limita solo a questo. Così come è stato necessario iniziare l’opera soprannaturale, sarà anche necessario preservarla. Ora il merito va attribuito a Dio, più che all’uomo. Se non fosse così, quest’opera non sarebbe veramente divina e non potrebbe, in senso stretto, meritare il possesso della felicità di Dio. La grazia attuale continua a lavorare nell’anima anche dopo che ha corrisposto ai suoi primi impulsi. Prima era preveniente, ora è concomitante. Prima muoveva, ora aiuta. E anche se si presenta in due forme diverse, è sempre la stessa. Sarà la stesso anche quando, dopo aver iniziato e mantenuto l’atto di volontà, collaborerà con essa nella produzione di opere esterne e diventerà grazia susseguente.

La triplice azione della grazia attale.

È un dogma di fede che Gesù Cristo, come nostro Capo e come uomo, è la fonte di tutti i doni soprannaturali. È altrettanto vero che Egli ce li comunica in piena libertà. E la ragione è ovvia: ci ha amato liberamente e si è sacrificato liberamente per noi fino alla morte. È giusto che sia il proprietario dei tesori che ha guadagnato per noi e che li distribuisca tra noi secondo la sua volontà. Dobbiamo all’amore del Cuore di Gesù gli impulsi della grazia attuale, i frutti che ci giungono da essa. È vero che lo Spirito Santo è il principio immediato di questi movimenti, ma chi può comunicarcelo se non Gesù Cristo? Da dove vengono i suoi doni se non dalla pienezza di grazia dell’anima del Salvatore? Come anima divina del corpo della Chiesa, lo Spirito Santo appartiene al Capo di questo grande corpo, senza la cui volontà non opera nelle sue membra. Così ci dice il Santo Concilio di Trento: « Cristo Gesù, come il capo che unisce tutte le membra al corpo, e come la vite che comunica la sua linfa ai tralci, riversa continuamente in tutte le anime giustificate la virtù che previene, accompagna e completa ogni loro opera buona. Questa virtù è propria dello Spirito Santo, ma ci viene comunicata incessantemente attraverso Gesù Cristo, come capo e come uomo. Chi temerebbe mai che la vita divina del corpo della Chiesa si spenga o si indebolisca a causa del suo principio? Con un’attività che non conosce né tregua né diminuzione, il Cuore di Gesù imprime alle membra di quel corpo i movimenti celesti che gli permettono di compiere divinamente tutte le sue opere e di accrescere continuamente i suoi meriti. La grazia attuale nell’intelligenza è come una voce interiore, con la quale il Cuore Divino suggerisce loro incessantemente buoni pensieri. La grazia attuale nella volontà è come un potente impulso, con il quale spinge i Cristiani ad avvicinarsi a Dio. Se non si resiste all’amore divino, si passa sempre di virtù in virtù.

I giusti e i peccatori e la grazia attuale.

Finora abbiamo esposto l’anima in possesso della vita soprannaturale e pronta per tutti gli atti divini. La grazia attuale in quell’anima è l’esercizio ininterrotto dell’unione che la grazia abituale aveva stabilito tra essa e lo Spirito di Dio, il risultato dell’influenza che il Capo Divino esercita sui suoi membri. Ma, se i membri sono separati dal Capo, se il peccato caccia lo Spirito Santo dall’anima che ha ricevuto la vita da Lui, cosa farà? Come farà gli atti della vita quando ne sarà privato? Come potrà muoversi quando cadrà preda della più orribile delle morti? Come può aspettare la grazia vera e propria, privata com’è della grazia abituale? Ovviamente, non ha alcun diritto di farlo. Ma, oh bontà del Cuore di Gesù! Abbiate fiducia, aspettate, siate sicuri che la vostra speranza non venga mai meno, perché Egli promette di fare questo grande miracolo per tutti i peccatori quando sono ancora vivi. Egli offre loro continuamente la possibilità di uscire dalla loro tomba, di richiamare di nuovo lo spirito della vita che hanno gettato via, per ritrovare la salute che hanno perso. Infatti, la grazia attuale è data sia ai peccatori che ai giusti. Inoltre, spesso non è meno efficace nel primo caso che nel secondo, anche se gode di condizioni migliori nel secondo. Perché? Perché nei giusti è il frutto naturale della vita che essi hanno in sé, e nei peccatori è un mezzo puramente gratuito per recuperare la vita perduta. Nei primi è opera dell’Ospite divino che abita nei loro cuori, in questi ultimi è l’impulso infinitamente misericordioso dell’Amore che, gettato via criminalmente da quel cuore, bussa alla porta per rientrarvi. Nel primo caso, è ancora l’influenza del Capo Divino sui suoi membri, la cui forza ed il cui benessere aumentano continuamente. Nel secondo è lo sforzo per ridare salute e movimento ai membri paralizzati. Nel primo, la grazia vera e propria dà a tutti gli atti che provoca e che sono liberamente cooperati dall’anima, la virtù di meritare rigorosamente (de condigno) la vita eterna. Nel secondo, essendo incapaci i peccatori di merito a causa del peccato, il Sacro Cuore continua a distruggere il peccato, incoraggiando la contrizione, senza la quale non può dare agli atti che fa nascere nell’anima se non la virtù di meritare la grazia per un semplice merito (de congruo). Gesù Cristo si è impegnato a non rifiutare a nessuno la grazia attuale. Guai a colui che, oltre ad esserne privato, non abbia potuto avvalersi dei mezzi per ottenerla! Perché sarebbe stato fuori dalla via della salvezza, perché la disperazione si sarebbe imperiosamente impadronita di lui, poiché non gli si poteva chiedere la pratica di alcuna virtù. Ma no, non possiamo pretendere da nessuno cose così orribili senza andare contro gli insegnamenti della Chiesa. I più grandi peccatori e i più feroci nemici di Gesù Cristo, hanno a loro disposizione dei mezzi, sia che si tratti di grazie attuali così chiamate, sia che si tratti di un aiuto dell’ordine naturale, il cui buon uso porterà loro infallibilmente alla grazia soprannaturale. Nello stesso tempo in cui riversa costantemente nelle anime dei giusti la crescente virtù dei suoi meriti, il Cuore di Gesù non cessa di esercitare, nei cuori più lontani da Lui, l’attrazione salutare che presto li farà entrare, se non gli resisteranno, nei sentieri della vita e della felicità. Ad entrambi lancia quelle frecce penetranti, di cui parla il Profeta, “che fanno cadere ai suoi piedi i popoli sconfitti”.

I tre frutti della grazia attuale.

« Se tu conoscessi il dono di Dio, … » con quale timore e tremore lavoreresti per la tua salvezza, perché la grazia è da Dio. Senza di essa non si può fare assolutamente nulla. Un uomo senza grazia è un albero piantato sulla terra arida: su di esso non si vedono né foglie, né fiori, né frutti. È una nave sulle acque tranquille e calme, alla quale né il vento né il vapore possono comunicare il movimento: « Senza di Me, senza la Mia grazia – ha detto Nostro Signore – non potete fare nulla. » Che drastico antidoto all’orgoglio, che potente raggio di luce capace di offuscare le illusioni della nostra vanità! Che cosa avete che non abbiate ricevuto? Se l’avete ricevuto, di cosa siete orgogliosi? L’Apostolo San Pietro esclamava: « Che gli altri si scandalizzino, passi; ma che io mi scandalizzi, giammai! Eccomi qui, anche se devo dare la mia vita per te. » (S. Mc. XIV, 29). Quando poi Pietro ha conosciuto la debolezza della natura, quanto diverso è stato il suo linguaggio! Con quale timida riserva ha giurato al suo Maestro di amarlo e di volergli essere fedele! Anche Davide era inebriato dalla considerazione del suo glorioso passato: « Io sono, dice, incrollabile per sempre » (Ps, XXIX, 3). Un semplice sguardo è stato più che sufficiente per buttarlo a terra: « oc idus meus deprædatus est animam meam » (Thr. III, 51). Come si mostrò figlio suo più saggio quando, docile allo Spirito del Signore, proclamò in faccia a tutto il popolo: « So che non posso conservare la continenza se Dio non me la dà, ed è un atto di saggezza sapere che devo ricevere questo dono » (Sapienza VIII, 21). Se è vero che non possiamo fare nulla, come dovrebbe essere umile la nostra virtù naturale? E quando trionfo sulle debolezze della mia natura, come non devo attribuire subito la gloria all’Autore di ogni bene, che incorona in me i suoi doni, a Dio, che ci dà la Vittoria per mezzo di Gesù Cristo? (I Cor. XV, 37). « Se tu conoscessi l’indicibile dono di Dio … », con quale incrollabile fiducia continueresti l’opera della tua salvezza? Perché se è vero che non si può fare nulla senza la grazia, tutto si può fare con essa (Fil. IV, 13). Sei debole? Glorificate Dio nella vostra debolezza, perché ad essa la grazia sarà accomodata e l’opera di Dio risplenderà in voi. Come si è commosso l’Apostolo delle genti quando è sceso dal terzo cielo e ha sentito gli stimoli della carne! Con quali ardenti lacrime supplicava il Signore di liberarlo dalla legge delle sue membra, sempre combattendo contro quella dello spirito! (Rm. VII, 22). Ma cosa gli mancava per trionfare e arricchire la sua corona, visto che aveva la grazia di Gesù Cristo? « … Ti basti la mia grazia … » – « Cosa volete, guerrieri santi e coraggiosi – diceva sant’Agostino – o desiderate voi, generosi soldati di Gesù Cristo, che non ci siano passioni o movimenti disordinati? Questo non dipende da voi. Fate guerra a loro ed aspettate con fiducia la vittoria ed il trionfo. Finché viviamo, combattiamo; mentre combattiamo, siamo in pericolo, eppure siamo vittoriosi per colui che ci ha amato » (Aug. Serm. 43  de Verbis Dom.). Perché chi ci dà la voce del comando, ha la vittoria in mano e ce la mette a disposizione. Fidatevi, ci dice senza sosta: la mia grazia è già uscita mille volte vittoriosa sui vostri nemici. Essa dà energia a chi vacilla, riempie di coraggio coloro che non hanno nulla di proprio (Is. XL, 29). Chi ha fatto vincere ai Santi martiri le furie dei loro aguzzini se non la mia grazia? Cosa ha infiammato nei corpi sottili dei bambini e delle tenere vergini il fervore che li ha resi superiori alle torture più orribili se non la mia grazia? E perché non dovrebbe fare in voi quello che ha fatto già in loro? Abbiate fiducia. – « Se tu conoscessi il dono di Dio … », non ti scoraggeresti mai, non saresti mai così follemente presuntuoso da non confidare, in modo incomprensibile, nella grazia. La grazia vi salverà, ma non vi salverà senza di voi, senza una collaborazione attiva da parte vostra. La salvezza è infatti opera della grazia e dei nostri sforzi: la grazia di Dio è con me (Cor XV, 10). La grazia aiuta, non violenta. È un’amica che ti offre il suo aiuto e il suo sostegno, ma in modo tale che tu possa rifiutare il suo aiuto: « Dio – dice San Bernardo – è l’Autore della salvezza, di cui solo il libero arbitrio è suscettibile. Solo Dio può darla; solo il libero arbitrio può riceverla. È chiaro quindi che ciò che Dio dà da solo non può essere ricevuto senza il consenso di chi lo riceve. Ed è proprio dando il proprio consenso che il libero arbitrio coopera con la grazia operosa della salvezza » (L. de grat. et lib. Arb., c. 2); Ora sant’Agostino avverte: « Se Dio coopera, dobbiamo lavorare ». Sta a noi formare un cuore ed uno spirito nuovi (Ez. XVIII, 31), con l’aiuto della grazia. Questa grazia prenderà parte alla nostra attività in modo tale che farà una sola ed unica azione, un’azione soprannaturale, un’azione che sarà di Dio e dell’uomo. Questo spiega perché Dio, dopo aver fatto dire al profeta Ezechiele che ci avrebbe dato di formare un cuore, aggiungeva: « Vi darò un cuore nuovo e metterò in voi un nuovo spirito » (Ez. XXXVI, 26). Quando siamo fedeli alla grazia, non le corrispondiamo con un libero arbitrio puramente umano, ma soprannaturalizzato dalla grazia. Così grazia e libero arbitrio formano una sola facoltà divinizzata, se così si può dire. « La grazia – come dice San Bernardo – non fa che una parte dell’opera, mentre l’altra parte la fa il libero arbitrio, ma ognuno fa il tutto con un’operazione indivisibile. Il libero arbitrio fa tutto e la grazia fa tutto; ma come tutto si fa nel libero arbitrio, così tutto viene dalla grazia » (S. Bern. De gratia et lib. arb., c. XIV). Quanto è armoniosa e meravigliosa l’armonia della libertà e della grazia in tutte le rivelazioni del Cuore di Gesù a Santa Margherita Maria! Che cosa significano queste lamentele amorose del Cuore Divino sull’ingratitudine degli uomini, la loro freddezza e la scarsa corrispondenza alle prove del suo amore? Perché ci chiede di ascoltare la sua voce, di rivolgerci a Lui e di attingere alla sua fonte le grazie di cui abbiamo bisogno, se non perché Dio ci tratta con grande rispetto, e perché non vuole diminuire minimamente la nostra libertà, un ricco dono ricevuto dalle sue mani? Ma cosa significano quelle grandi e magnifiche promesse del Cuore amorevolissimo di Gesù, quelle abbondanti benedizioni concesse agli individui, alle famiglie, alle società; la promessa della perseveranza finale; le parole così spesso ripetute: « Io trionferò nonostante la testardaggine e la malvagità dei miei nemici », se non che la grazia è trionfante e sovrana? Oh, sì, noi, fedeli servitori del Cuore di Gesù, dobbiamo cantare l’inno di fiducia e di ringraziamento, perché possiamo fare tutto ciò che possiamo in Colui che ci conforta. Perché il Cuore di Gesù è con noi e con Lui possiamo sfidare tutto. E se il Cuore di Gesù è con noi, chi oserà andare contro di noi, chi potrà incuterci timore? Rivolgiamoci a quel Cuore adorabile, fonte di vita soprannaturale, all’Autore ed al dispensatore della grazia, e diciamogli con amore: O Cuore benefico di Gesù! Concedimi questa grazia così grande e necessaria per la mia salvezza, affinché possa superare la mia natura perversa. In mezzo a tentazioni e tribolazioni: « … non temo nulla se la tua grazia è con me ». Essa è la mia forza, il mio consiglio e il mio aiuto. Che cosa sono senza di essa se non un palo asciutto ed un tronco inutile? Perciò, Signore, che la vostra grazia sia sempre con me e che io sia sempre pronto a fare il bene (Imit. l. III, c. LV).

https://www.exsurgatdeus.org/2020/06/23/il-cuore-di-gesu-e-la-divinizzazione-del-cristiano-17/

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.