SALMI BIBLICI: “LAUDATE DOMINUM DE CÆLIS ” (CXLVIII)

SALMO 148: “LAUDATE DOMINUM DE CÆLIS “

CHAINE D’OR SUR LES PSAUMES

ou LES PSAUMES TRADUITS, ANALYSÉS, INTERPRÉTÉS ET MÉDITÉS A L’AIDE D’EXPLICATIONS ET DE CONSIDÉRATIONS SUIVIES, TIRÉES TEXTUELLEMENT DES SAINTS PÈRES, DES ORATEURS ET DES ÉCRIVAINS CATHOLIQUES LES PLUS RENOMMÉS. 

[I Salmi tradotti, analizzati, interpretati e meditati con l’aiuto delle spiegazioni e delle considerazioni seguite, tratte testualmente dai santi Padri, dagli oratori e dagli scrittori cattolici più rinomati da …]

Par M. l’Abbé J.-M. PÉRONNE,

CHANOINE TITULAIRE DE L’ÉGLISE DE SOISSONS, Ancien Professeur d’Écriture sainte et d’Éloquence sacrée.

[Canonico titolare della Chiesa di Soissons, Professore emerito di Scrittura santa e sacra Eloquenza]

TOME TROISIÈME (III)

PARIS – LOUIS VIVES, LIBRAIRE-ÉDITEUR 13, RUE DELAMMIE, 1878

IMPRIM.

Soissons, le 18 août 1878.

f ODON, Evêque de Soissons et Laon.

Salmo 148

Alleluja.

[1] Laudate Dominum de caelis;

laudate eum in excelsis.

[2] Laudate eum, omnes angeli ejus; laudate eum, omnes virtutes ejus.

[3] Laudate eum, sol et luna; laudate eum, omnes stellae et lumen.

[4] Laudate eum, cœli cælorum; et aquæ omnes quae super cœlos sunt,

[5] laudent nomen Domini. Quia ipse dixit, et facta sunt; ipse mandavit, et creata sunt.

[6] Statuit ea in æternum, et in sæculum sæculi; præceptum posuit, et non praeteribit.

[7] Laudate Dominum de terra, dracones et omnes abyssi;

[8] ignis, grando, nix, glacies, spiritus procellarum, quae faciunt verbum ejus;

[9] montes, et omnes colles; ligna fructifera, et omnes cedri;

[10] bestiæ, et universa pecora; serpentes, et volucres pennatæ;

[11] reges terræ et omnes populi, principes et omnes judices terræ;

[12] juvenes et virgines, senes cum junioribus laudent nomen Domini,

[13] quia exaltatum est nomen ejus solius.

[14] Confessio ejus super caelum et terram; et exaltavit cornu populi sui. Hymnus omnibus sanctis ejus; filiis Israel, populo appropinquanti sibi. Alleluja.

[Vecchio Testamento Secondo la Volgata Tradotto in lingua italiana da mons. ANTONIO MARTINI Arciv. Di Firenze etc.

Vol. XI

Venezia, Girol. Tasso ed. MDCCCXXXI]

SALMO CXLVIII.

Si invitano per ordine le cose create a celebrare, quasi in coro, le lodi del Creatore.

Alleluja. Lodate Dio.

1. Lodate il Signore, voi che state ne’ cieli; lodatelo voi che siete ne’ luoghi altissimi.

2. Lodatelo voi tutti Angeli suoi; lodatelo tutti voi sue milizie.

3. Lodatelo voi sole e luna; voi stelle e tu luce, lodatelo.

4. Lodatelo voi, o cieli de’ cieli; e le acque tutte, che son sopra de’ cieli, lodino il nome del Signore.

5. Perocché egli parlò, e furon fatte le cose; ordinò, e furon create.

6. Le ha stabilite per essere in eterno, e per tutti i secoli; fissò un ordine, che non sarà trasgredito. (1)

7. Date laude al Signore, voi che abitate la terra, voi dragoni, e voi tutti, o abissi.

8. T u fuoco, tu grandine, tu neve, tu ghiaccio, tu vento procelloso, voi che obbedite alla sua parola.

9. Voi monti, e voi tutte, o colline; piante fruttifere, e voi tutti, o cedri.

10. Voi tutte bestie selvagge e domestiche; voi serpenti e voi pennuti augelli.

11. Regi della terra e popoli tutti; principi tutti e giudici della terra.

12. I giovanetti e le vergini, i vecchi e i fanciulli lodino il nome del Signore, perché il nome di lui solo è sublime.

13. La gloria di lui pel cielo si spande e per la terra; ed egli ha esaltata la potenza del popol suo.

14. L’inno (conviene) a tutti i santi di lui, ai figliuoli d’Israele, al popolo propinquo a lui. Lodate Dio.

Questo salmo è stato imitato con molta eleganza da Milton, “Paradiso perduto”, V lib. V. 153 e segg.

(1) I corpi celesti in particolare non sono soggetti ai cambiamenti degli uomini, degli animali, delle piante, ed in generale i corpi sublunari. Quelli celesti devono durare fino alla fine dei secoli.

Sommario analitico

Il salmista invita tutte le creature a lodare Dio (2);

I. – Gli abitanti del cielo:

1° gli Angeli e le armate degli spiriti beati (1, 2);

2° il sole, la luna e le stelle (3);

3° i cieli stessi e le acque superiori (4);

4° ne dà come motivo l’onnipotenza creatrice (3) e conservatrice di Dio (6).

II. – Gli abitanti della terra:

1° gli esseri inanimati (7-9);

2° gli esseri animati ma senza ragione (10);

3° gli esseri ragionevoli di ogni specie, di ogni sesso e di tutte le età (11, 12);

4° ne dà come motivo: a) la maestà e la gloria di Dio, superiore a tutte le creature (13); b) i benefici del Signore verso il suo popolo (14).

Conclude questo salmo esortando i veri figli fi Israele a cantare le lodi di Dio (15).

Spiegazioni e Considerazioni

I. —1-6.

ff. 1-6. – Costume dei santi è convocare un gran numero di altri cuori quando essi vogliono benedire la misericordia e celebrare le lodi di Dio;  invitano tutte le creature a rendere gloria al Signore; richiedono una voce a tutte le potenze dall’essere sensibile; ne chiederanno al bisogno alle rocce, alle montagne. Sentendo che non riuscirebbero da soli a celebrare le lodi del Signore, essi si girano da ogni lato perché tutte le creature prendano parte ai loro pii cantici. Ecco ciò che qui fa il Profeta richiamando a sé l’una e l’altra creazione, il mondo superiore ed il mondo inferiore, gli esseri visibili e gli esseri intellettuali. – Di là risulta un altro insegnamento: non è possibile ammettere due artigiani del mondo. Senza dubbio la creature sono diverse, le sostanze non si somigliano; le une sono materiali, le altre spirituali, queste visibili, e quelle invisibili; c’è il mondo dei corpi ed il mondo degli spiriti, ma non c’è che un unico Creatore, ed è questo solo e medesimo Dio che deve essere lodato da tutte le creature, dalle voci unite delle due creazioni, affinché si sappia che Egli è l’unico fattore dell’una e dell’altra (S. Chrys.). – Il Profeta comincia dalle creaturesuperiori, egli invita in quattro modi differenti le celesti creature a lodare il Signore: voi che abitate nel cielo, voi che siete nelle regioni più elevate, voi Angeli del Signore, voi sue potenze, lodate il Signore. Guardiamoci dal credere tuttavia che il Profeta inviti questi spiriti celesti ad accingersi ad un dovere che essi potrebbero omettere, poiché gli Angeli non hanno altra funzione nel cielo, che quella di lodare Dio. Questo invito è l’espressione del sentimento di gioia che egli prova pensando che i santi Angeli siano sempre occupati a lodare Dio, e dal desiderio di associarsi alle lori lodi. (Berthier). – Come possono lodare Dio delle creature che non hanno né voce, né lingua, né sentimento, né pensiero, alle quali manca anzi l’organo che è il principio della parola? Vi sono due modi di lodare: non si loda solamente con la parola, si loda anche con la vista. C’è una glorificazione che risulta semplicemente dall’esistenza sola: « I cieli raccontano la gloria di Dio, ed il firmamento annunzia la potenza delle sue mani. » (Ps. XVIII, 1).Allo stesso odo qui la creatura loda con la sua bellezza, con la sua posizione, la sua grandezza, la sua natura, con i servizi che essa rende, on i beni inesauribili dei quali è ministra. (S. Chrys.). – Come il sole e la luna lodano il Signore? Non deviando mai dalle funzioni e dal compito loro imposti. Questa fedeltà ad obbedire al Dio, è la maniera di lodare Dio. Qual grande onore per voi, anime umane; è per voi che il sole, la luna e le stelle compiono il loro corso, e seguono la strada che Dio ha loro tracciata. (S. Gerol.).

f. 5, 6. – Il Profeta risale qui alla sorgente della grandezza, della beltà che noi ammiriamo nelle creature. Che esse siano belle e meravigliose, è un risalto degli occhi; che esse abbiano un Creatore, che non vengano da se stesse, che siano pertanto prodotte, si potrebbe dedurre dal testo stesso ben compreso. Se qualcuno a tal riguardo, conservasse ancora un dubbio, apprenda da me qual sono i risultati di un pensiero creatore e di una provvidenza che attenta veglia su di esse. – In effetti, si può qui distinguere qui, esaminando il testo da vicino, che esse son create, non tratte dal nulla, che Dio le abbia fatte senza sforzo alcuno, e che le governi poi dopo averle fatte. – Quel che c’è di ammirevole soprattutto, non è soltanto che Dio governi tutto, che i limiti di ogni natura restino indistruttibili; ma è anche che i secoli passino senza nulla cambiare. Quanto tempo già! E alcuna confusione si è prodotta nelle creature; il mare non ha invaso la terra, il sole illumina senza bruciare, il firmamento resta indistruttibile, né il giorno né la notte hanno valicato i limiti che li separano; lo stesso ne è delle stagioni e, in una parola, di tutto. Ogni cosa ha conservato invariabilmente il suo posto, e ne ha perfettamente rispettato i limiti che le furono imposti. (S. Chrys.). – « Egli ha dato loro i suoi ordini ed essi non mancheranno di eseguirli. » Ecco che dopo tanti anni, il decreto di Dio si compie con rigorosa puntualità. Egli ha dato alla luna l’ordine di crescere e decrescere nello spazio di trenta giorni: ha mai essa cambiato il suo corso? Gli ordini di Dio sono osservati nel cielo e non si trasgrediscono sulla terra. L’oceano si avvicina alla sue rive con le sue onde elevate, e si arresta per tornare su se stesso, perché di ricorda dei precetti divini. Il mondo intero obbedisce a Dio docile ai suoi ordini, l’uomo solo non si degna di ricordarsene. Ecco perché noi diciamo nell’orazione domenicale: « Sia fatta la tua volontà sulla terra come in cielo. » Come tutti gli Angeli e tutte gli altri esseri creati vi servono nel cielo, così l’uomo vi serva sulla terra. O genere umano infortunato! Un Dio è disceso fino a te, perché tu hai rifiutato di salire fino a Dio. Non contento di non averlo ricevuto, lo metti a morte, lo crocifiggi, lo bestemmi; non contento di averlo messo a morte, non fai penitenza per questo crimine orribile di deicidio (S. Gerol.).

II. — 7 – 15

f. 7-9. – Ci sono degli uomini che pretendono che gli esseri che brillano in cielo sono degni della verità dell’Artigiano supremo, ma che non sia così di coloro che sono sulla terra e tra i quali si trovano gli scorpioni, i serpenti e tante altre razze di bestie pericolose, così come gli alberi che non danno alcun frutto. Il Profeta sembra rispondere a queste false idee, lasciando da parte le cose di cui nessuno contesta l’utilità, per venire immediatamente a ciò che sembra non procurarci alcun vantaggio, ed è per questo che mette sotto i nostri occhi i dragoni ed i serpenti; la parte del mare dove non si avventurano i vascelli, le cose stesse che sembrano nocive, il fuoco, la grandine ed il ghiaccio, poi gli alberi sterili e le montagne; egli lascia le pianure fecondate dal lavoro dei contadini, che si coprono di messi e di frutti, per non richiamare che la montane, i luoghi scoscesi e deserti, ogni sorta di rettili … Così ci mostra la bontà preveggente di Dio. Se le cose che sembrano inutili o anche nocive alla natura umana sono talmente utili e buone al punto che esse cantano la Gloria del Signore e pubblicano le sue lodi così come sono, che dobbiamo pensare delle altre? (S. Chrys.). – Gli scorpioni, i rettili ed i dragoni sono invitati dal Profeta a lodare Colui che ha dato loro l’esistenza; … solo il peccatore è escluso da questo sacro coro. Il Profeta mette il peccatore fuori dal concerto delle creature, come si mette in esilio dalla sua patria un cattivo cittadino. (S. CHRYS. Homél. p. le jour de son ord. n. 2). – Dopo aver detto: « Che il fuoco, la grandine, il ghiaccio, i venti impetuosi, » tutte cose che gli insensati considerano come elementi disordinati, ribelli ed agitati dal caso, il Profeta aggiunge: « che eseguono gli ordini delle sue parole. » Degli elementi che, con tutti i loro movimenti, eseguono gli ordini della parola di Dio, non possono dunque apparirvi come  dal caso. Il fuoco si porta ove Dio vuole, ugualmente le nubi, sia che celino la pioggia, sia che racchiudano la neve o la grandine. – Tutte le creature inanimate, gli animali, anche i più selvaggi, quelli che sono più sensibili all’uomo, lo portano a lodare Dio o a temerlo, richiamando in lui il ricordo dell’orgoglio e della disobbedienza dei progenitori, orgoglio e disobbedienza che ci hanno fatto perdere il dominio che l’uomo aveva sugli animali (Duguet).

ff. 11 – 14. – Il Profeta sfiora qui un’altra manifestazione della divina Provvidenza, quella che si applica ai capi dei popoli. Come fa pure S. Paolo nella sua Epistola ai Romani, svolgendo colà una dottrina mirabile che riguarda il piano della saggezza di Dio nella completa organizzazione del potere e dell’obbedienza, l’uomo, investito del potere « è il ministro di Dio in rapporto a voi e per il vostro bene. » (Rom. XIII, 4). – Anche se nello stato attuale delle cose, tra coloro che governano ci sono dei corrotti, nondimeno l’istituzione è talmente utile che ne trarremo i vantaggi più preziosi, malgrado la perversità degli uomini; si pensi qual benessere per il genere umano, se tutti i depositari del potere lo esercitassero in maniera degna! Lo stabilirsi del potere, è l’opera di Dio; ma l’invasione del potere da parte della perversione o l’uso disastroso che se ne fa, questo è opera dell’uomo. Il Profeta vuol dunque farci intendere come l’esistenza stessa dei sovrani e dei magistrati sia un motivo per noi di riconoscenza verso Dio; perché è per mezzo di questi che ha provveduto affinché l’uomo vivesse nell’ordine, e non secondo le maniere delle bestie selvagge, come la maggior parte avrebbe fatto; è per adempiere le funzioni di conduttori e di piloti che i principi ed i monarchi ci sono stati dati. (S. Chrys.). –  La maggior parte di coloro che il Profeta invita qui a lodare il Signore, sono precisamente coloro che immaginano i più futili pretesti per dispensarsi da questi doveri: i principi ed i magistrati sono nel vortice degli affari: i giovani devono lavorare alla loro fortuna; le ragazze sono in età da prendere parte ai piaceri ed alle vanità del mondo; i vecchi sono carichi di infermità; i bambini son troppo leggeri; i popoli, presi in generale, sopportano il giogo del lavoro, della dipendenza, della miseria. È così che quasi nessuna persona pensa all’unico oggetto che dovrebbe interessarlo. Il Profeta tuttavia appoggia il suo invito su di un motivo che distrugge tutti i falsi pretesti: e questo è che solo il Signore porta un Nome che merita di essere onorato ed esaltato. Quanta magnificenza e verità c’è in questo pensiero del Profeta: « Dio solo possiede un Nome che merita di essere esaltato! » A Dio solo dunque, dice l’Apostolo, sia l’onore, la gloria, il regno in eterno (I Tim. VI, 15). –  « Egli ha esaltato la forza del suo popolo. » È una ragione di più che il Profeta ci adduce per stimolarci a servire Dio con maggiore ardore; è come dirci che il Signore non ha bisogno alcuno delle nostre adorazioni, Egli che possiede per natura la gloria essenziale, un impero assoluto su tutte le cose, e che ha voluto, per pura bontà, darsi un popolo che fosse in modo speciale il suo e la cui gloria si spandesse dappertutto nell’universo. (S. Chrys.). – « Ed Egli ha esaltato la potenza del suo popolo. » E quando esalterà la potenza del suo popolo? Quando il Signore stesso verrà, quando il nostro Sole si leverà, non questo sole visibile ai nostri occhi, che sorge sui buoni e sui malvagi, ma quello di cui il Profeta Malachia ha detto: « Per voi che temete il Signore, si leverà il sole di giustizia e sarete salvati all’ombra delle sue ali … » (Malach. IV, 2). Allora questo sarà il tempo dell’estate; ora che noi siamo nell’inverno, nascosti nella radice, i frutti non appaiono; durante l’inverno, gli alberi che vedete sembrano aridi; colui che non sa riflettere crede che la vigna sia disseccata, e forse, rispetto a quella che è vivente, ce n’è una che è veramente disseccata durante l’inverno: esse si somigliano, una è vivente, l’altra è morta; ma per entrambe la loro vita e la loro morte sono ugualmente nascoste; viene l’estate, la vita dell’una apparirà nel suo splendore, e la morte dell’altra diventerà visibile; di quella che è vivente, le foglie spunteranno in tutta la loro bellezza, la sua fecondità brillerà con i frutti; la vigna si rivestirà all’esterno di ciò che la sua radice racchiude all’interno. Ora dunque, noi siamo simili agli altri uomini: i santi nascono, mangiano, bevono, si vestono come loro, la loro vita si svolge come quella degli altri uomini. Talvolta questa somiglianza inganna gli uomini ed essi dicono: eccolo qui uno che è diventato Cristiano, nondimeno per questo non ha il mal di testa? Ebbene, il suo titolo di Cristiano gli dà qualche cosa più di me? O vigna disseccata, voi avete presso di voi questa vigna che sembra disseccata in inverno, ma che non lo è in realtà. L’estate verrà, il Signore verrà, e con Lui la nostra gloria che era nascosta nella radice; ed allora, « … Egli esalterà la potenza del suo popolo, » dopo questa cattività nella quale ci tiene, durante la nostra vita, la nostra condizione mortale. (S. Agost.). – Benché tutte le creature siano obbligate a lodare Dio, le sue lodi devono essere particolarmente nella bocca di tutti i santi. Questi santi sono tutti i Cristiani, che il loro Battesimo obbliga a lavorare per la loro santificazione. È questo popolo che deve sempre essere unito a Dio con una fede vivente e feconda di buone opere e che è tutto consacrato al suo servizio (Duguet).