UN’ENCICLICA AL GIORNO TOGLIE GLI USURPANTI APOSTATI DI TORNO: S. S. CLEMENTE XIII – “QUAM GRAVITER”

Si tratta di una brevissima lettera Enciclica che il Santo Padre scriveva all’indomani di editti governativi francesi altamente lesivi degli interessi non solo materiali, ma soprattutto spirituali della Chiesa Cattolica tutta, dei religiosi e dei fedeli laici. La persecuzione contro la Chiesa Cattolica è stata sempre una costante della lotta del demonio per riprendere il suo potere (la cabalistica Corona) sull’umanità, onde poterla trascinare nell’eterna dannazione, ora frontalmente con le armi e le macchinazioni belliche, ora dottrinalmente, con eresie, scismi ed errori dottrinali, il demonio non ha risparmiato mezzi ed escogitato inganni per affossare la Chiesa fondata da Cristo a salvezza e redenzione dell’umanità. Qui toccava alla Francia, infettata già di gallicanesimo, giansenismo, umanesimo ateo, razionalismo gnostico-filosofico cartesiano, sperimentare la persecuzione fisica, violenta dei sostenitori del demonio operante dalla e con la massoneria allora costituita già in numerosissime logge, il cui unico “pallino”, come oggi, era minare alle fondamenta il Cristianesimo per sostituirlo con un paganesimo sfrenato ed un culto satanico più o meno mascherato. Non era ancora giunta l’ora della resa dei conti che preludeva ai tempi ultimi dell’Apocalisse, ma se ne sperimentavano già i prodromi funesti che sfociarono poi nel giacobinismo, la rivoluzione e la ribellione alle autorità legittime, a Dio ed alla sua Chiesa. La Chiesa dopo aver subito numerose e dolorose ferite riuscì a salvarsi dalla minaccia mortale, con l’azione di santi e sante martiri, dal cui sangue si riedificò il monumento ecclesiastico, come già successo nei millenni precedenti e nei secoli successivi (ad esempio, Messico, Polonia, Ucraina e via di seguito) . Ma il serpente maledetto trasse una lezione ancor più profonda che lo ha portato non ad affrontare “de visu” la Chiesa, ma a corromperla dall’interno infiltrandola con i suoi adepti [i massoni delle logge ecclesiastiche, oggi numerose e frastagliate nelle diverse obbedienze] che, fingendo santità e devozione, hanno servito e servono esclusivamente la “bestia della terra” e la causa di lucifero che hanno da tempo posto sugli altari col nome ingannevole di “signore dell’universo”, l’abominio della desolazione da cui metteva in guardia, prima ancor del divin Maestro, già il Profeta Daniele. Ci aspetta quindi l’undicesima persecuzione, la più terribile fra tutte anche se secondo le profezie sarà breve. Chiediamo quindi la grazia della perseveranza finale che ci porti in particolare a rigettare il marchio della bestia e l’adorazione della sua statua, oltre che l’osservanza della legge antica mosaica che sarà a breve imposta su tutto il pianeta, come S. Giovanni vide nelle sue visioni di Patmos. Prendiamo esempio dai fedeli francesi che si fecero ghigliottinare piuttosto che adorare i falsi culti satanici della dea ragione, o il falso culto imposto da leggi statali inique. Ricordiamo che lo scopo principale dell’uomo è la salvezza dell’anima. Il resto non conta.

Clemente XIII
Quam graviter

1. Quanto gravemente siamo stati colpiti, allorché abbiamo letto i tre Decreti (Arrêts, come li chiamano) dello scorso 24 maggio, pubblicati dal Regio Consiglio del Re Cristianissimo, vi sarà facile comprendere; come li ricevemmo, fummo al contempo colpiti e sconcertati. Infatti, che sarà in seguito del divino potere della Chiesa se, quando le occorrerà praticare e valersi del suo diritto, e vorrà richiamare i fedeli all’obbedienza, dovrà soggiacere totalmente al cenno della laica potestà e non potrà esigere dai fedeli obbedienza maggiore di quella che torna a vantaggio del potere secolare? Quale linea di demarcazione stabiliremo, al fine di riconoscere i limiti di entrambi i poteri, se è nelle mani e nell’arbitrio del potere laico la facoltà di annullare qualunque decreto della Chiesa circa la Fede o la disciplina o le norme di comportamento? Voi vedete, Venerabili Fratelli, quanto la Chiesa sia oppressa in questa sorta di servaggio, e da quale grave iattura finirà per essere funestata la vigna del Signore.

Inoltre non sfuggirà alla vostra perspicacia quale flagello si debba paventare, posto che il potere secolare rivendica a sé il diritto di riesaminare le Costituzioni degli Ordini Regolari e di affrontarne la riforma, senza consultare questa Santa Sede del beato Pietro, alla quale nessuno nega che occorra rivolgersi, trattandosi di siffatte questioni, come testimoniano gli esempi, non così rari, in codesto Regno.

2. Per altro siamo convintissimi che al Re Cristianissimo non è stato prospettato quanti gravi abusi possono aver origine da quegli editti contro la Chiesa; e non dubitiamo che la sua grande rettitudine e il suo singolare rispetto verso la Chiesa provano ripugnanza per tali abusi. Pertanto a voi compete il dovere di sottoporre alla vista di quella Maestà Regia la prova evidente di quegli abusi, descritta a vivaci colori, e voi dovete compiere tale atto con particolare sollecitudine in quanto lo stesso Re Cristianissimo ha espressamente dichiarato di voler porgere benevolo e indulgente ascolto alle vostre eventuali recriminazioni, se vorrete rivolgervi a lui. Affinché Voi possiate più agevolmente essere ammessi al suo cospetto, Venerabili Fratelli, Noi scriviamo a quella Maestà Reale rivelandogli il profondo dolore che Ci provenne da quegli editti e Lo richiamiamo al suo sentimento religioso perché Vi ascolti con animo sereno, quando solleciterete il suo reale soccorso in modo che si rivelino alla Chiesa la sua forza operante e il potere che egli ebbe da Cristo Signore. E a Voi, Venerabili Fratelli, di cui non loderemo mai abbastanza l’ardentissimo zelo e l’amore verso Dio e la Sposa di Gesù Cristo, impartiamo l’Apostolica Benedizione con tutto l’affetto del Nostro animo.

Dato a Roma, il 25 giugno 1766, ottavo anno nel Nostro Pontificato.