VITA E VIRTÙ CRISTIANE (23)

VITA E VIRTÙ CRISTIANE (23)

GIOVANNI G. OLIER Mediolani 27-11 – 1935

Nihil obstat quominus imprimetur. – Can. F. LONGONI

IMPRIMATUR: In Curia Arch. Mediolani die 27 – II – 1935 F. MOZZANICA V. G.

CAPITOLO XV

Del modo di fare le proprie azioni per il principio della vita cristiana

Rinunciare a noi stessi e al nostro amor proprio. Adorare lo Spirito di Gesù Cristo nell’anima sua santissima.- Abbandonarci allo Spirito Santo perché diffonda in noi le intenzioni medesime di Gesù. — Non è necessario sentire l’azione divina; basta la fede e la volontà. – Nostro Signore sentiva lui pure la ripugnanza nella parte interiore dell’anima. — Lo spirito della religione è spirito di rinuncia.

L’uomo vecchio, in noi, è sempre attivo e quindi sempre ricerca sé stesso, perché in noi la carne, nello stato in cui si trova, non può che cercare i propri interessi. Poiché essa non vuole punto elevarsi a Dio, né portarsi a Lui, ma unicamente e senza posa ricerca sé medesima, bisogna al principio di ogni opera, riprovarne tutte le tendenze e tutte le intenzioni. Perciò la prima disposizione che dobbiamo avere nelle nostre azioni è di rinunziare a noi medesimi e al nostro amor proprio. La seconda cosa che dobbiamo fare è di adorare lo Spirito di Gesù Cristo che ne eleva l’anima a Dio in tutta la purezza, la santità e la giustizia possibile. Lo Spirito di Dio nell’anima di Gesù infondeva tutte le intenzioni più sante e tutte le più pure disposizioni possibili, perciò vi rendeva a Dio Padre tutta la somma di onore, di lode e di gloria che il Padre poteva riceverne. – La terza cosa è di domandare a questo divino Spirito che diffonda in noi le disposizioni dalle quali Egli vuole animarci per la gloria di Dio. Infine, bisogna abbandonarci allo Spirito Santo affinché si degni elevare l’anima nostra a tutte quelle intenzioni che saranno di suo compiacimento durante tutta l’opera che incominciamo, conservandoci uniti a Lui in tutto ciò che dovremo fare. – L’interiore di Gesù Cristo consisteva nel suo divino Spirito, che ne riempiva l’anima di tutte le intenzioni e disposizioni con le quali Dio poteva essere onorato da Lui e da tutta la sua Chiesa; orbene, questo divino interiore deve starci sempre davanti agli occhi come la sorgente e il modello di tutte le interne disposizioni delle anime nostre. Anzi bisogna offrire sovente a Dio quel divino interiore di Gesù, come supplemento al nostro che è così deficiente, perché davanti a Dio serva di riparazione per le nostre colpe. Nostro Signore medesimo si è degnato di offrire spesso a Dio, a questa intenzione, i suoi interni sentimenti.

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Bisogna notare inoltre che, per essere uniti con lo Spirito di Nostro Signore onde vivere nella vita cristiana e operare santamente, non è necessario che sentiamo in noi questo Spirito, né che gustiamo sensibilmente in noi i sentimenti e le disposizioni di Gesù Cristo; basta vi ci uniamo per la fede, ossia con la volontà e con un vero e reale desiderio. Ed è ciò appunto che lo Spirito Santo ci dà, perché operiamo conforme al desiderio di Nostro Signore medesimo e così siamo adoratori in ispirito e verità. Gesù Cristo, infatti, il vero ed unico Religioso e Adoratore del Padre, diceva che il Padre suo domandava Adoratori in ispirito e verità (Joan. IV, 23), vale a dire, veri Religiosi e Adoratori che siano veramente distaccati da sé stessi, senza ricerca del proprio interesse, e realmente siano intimamente uniti al suo Spirito: ed in ciò consiste la vera religione interiore e cristiana. – Quando abbiamo in noi lo Spirito Santo mediante la grazia e viviamo distaccati dal peccato, per operare nella vita e nella santità di questo divino Spirito, basta che l’anima nostra si tenga unita a Lui per la parte più elevata e più sottile che chiamasi col nome di spirito. Inoltre, dobbiamo dire, a consolazione delle anime pure e sante, che Nostro Signore medesimo, soprattutto nel tempo della sua Passione, serviva il Padre suo per lo spirito, ossia per la parte superiore dell’anima sua, senza nulla. sentire nella parte inferiore e sensibile. – La parte superiore, in Gesù Cristo Nostro Signore, era nella gloria, e nella pienezza della sua luce vedeva tutte, assolutamente tutte le intenzioni adorabili con cui sì poteva rendere omaggio al Padre. Egli si investiva di queste intenzioni, aderendo allo Spirito che gliele suggeriva e le operava in Lui; ma essendo l’anima sua immersa in un oceano di disgusti, di aridità e di amarezze. Egli provava ripugnanza per quelle cose cui l’anima sua nella parte superiore abbracciava con una volontà infinitamente perfetta, per la gloria del Padre suo. Così, non dobbiamo inquietarci per le aridità e le ripugnanze della carne purché facciamo il nostro dovere e che la parte superiore dell’anima nostra, ossia la nostra mente e la nostra volontà, aderisca allo Spirito Santo, che sta in noi per operare secondo le sue intenzioni e i suoi desideri. Dobbiamo tenerci uniti allo Spirito Santo con un puro spirito di sacrificio, e nella fede, vale a dire, per una conoscenza oscura e insensibile ma tuttavia certa, che Dio sta in noi col suo santo e divino Spirito onde aiutarci nella nostra debolezza per la quale da noi stessi non siamo capaci di elevarci a Dio. Quando il Signore vede che accogliamo quei buoni desideri che Egli forma in noi: quando vede che abbiamo la volontà di operare unicamente per la sua gloria, che ci diamo interamente a Lui e cerchiamo il soccorso della sua grazia, allora ci abbraccia, ci eleva, ci santifica e fa che operiamo in ispirito e verità: ma non permetterà che l’anima lo senta, e ciò per divezzarla dalla carne e conservarla in una più grande santità e in un maggior distacco da sé stessa. È questo lo spirito di tutta le religione cristiana, spirito che a tutti i fedeli dà la vita con la virtù di operare nella santità e nella giustizia. In questo spirito, adunque dobbiamo incessantemente immergerci, distaccandoci da noi stessi, giusta il precetto di Nostro Signore: Colui che vuole seguirmi, rinunci a sé  stesso, prenda la sua croce e venga dietro a me (Matth. XVI, 24). Il vero discepolo di Gesù Cristo che vuole vivere come Lui, deve rinnegare sé medesimo in tutta verità come ha fatto Gesù Cristo; deve evitare di compiacersi in sé medesimo; Cristo non ebbe riguardi a sé stesso, Christus non sibi placuit (Rom. XV, 3) ma stare interamente unito con quel divino Spirito che esso possiede in sé medesimo e seguirlo, imitando la condotta  di Gesù Cristo, che non ha mai fatto la sua volontà. Gesù Cristo viveva in una perfetta aderenza allo Spirito di Dio suo Padre, e teneva l’anima sua sempre unita a Lui nella parte superiore e principale mentre permetteva che nella sua carne e nella parte inferiore dell’anima sua sorgessero ripugnanze e contraddizioni: Tale era la contraddizione che Egli subiva in sé stesso contro sé stesso. Così, se vogliamo seguire Nostro Signore. dobbiamo aderire continuamente allo Spirito per una decisa volontà che ci mantenga sempre fermi in ogni nostro dovere in mezzo alle croci ed alle contraddizioni, e ci elevi a Dio, senza che ci prendiamo compiacenza in noi medesimi, mentre la nostra carne, la quale vuole tutto al contrario di ciò che deve volere e perciò non può star soggetta, è sempre in contraddizione con quello Spirito divino. La carne desidera il contrario di ciò che lo spirito desidera: orbene, in tale contraddizione, bisogna che quella parte di noi che è lo spirito aderisca allo Spirito Santo, con cui deve essere perfettamente unita nei desideri e nella volontà, partecipando alle qualità di Lui che sono infinitamente lontane e al disopra della carne, benché nella parte inferiore, l’anima sia ancora aderente alla carne. In tal modo dobbiamo costantemente odiare l’anima nostra in quanto essa anima la carne e deve subire in sé stessa questa contraddizione come una croce continua e perpetua. Se alcuno vuol venire con me. rinneghi sé stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua. Si quis vult post me venire, abneget semetipsum et tollat crucem suam et sequatur me (Luc. IX, 23).

FINE

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.