LA VITA INTERIORE (23)

LA VITA INTERIORE E LE SUE SORGENTI (23)

  1. Sac. Dott. GIOVANNI BATTISTA CALVI

Sac. Dott. GIOVANNI BATTISTA CALVI

con prefazione di Mons. Alfredo Cavagna Assistente Ecclesiastico Centr. G. F. di A. C.

Ristampa della 4° edizione – Riveduta.

LUCE DIFFUSA

IL RACCOGLIMENTO

UN OSTACOLO: LA DISSIPAZIONE.

Uno degli ostacoli più gravi alla nostra vita d’unione con Dio è la dissipazione. La dissipazione mentre allontana e tiene separata da Dio l’anima, l’avvicina e lega alle cose create. Queste cose esterne, se troppo considerate, assorbono, guastano, avvelenano gli spiriti. Occorre perciò che l’anima desiderosa di vivere la vera vita interiore sappia dominare le cose esterne, o se ne separi arditamente e decisamente. Com’è possibile riuscirvi? Il primo mezzo, come sempre e in tutto, è la preghiera umile e fiduciosa. Vogliamo ricordare qui, almeno sinteticamente, una preghiera saggia di tante care anime: Signore non ti chiedo di dispiacere alle creature perché sono Tue; ma deh!, o Gesù, concedimi almeno di non piacere loro troppo e di non essere troppo amato… Dopo la preghiera, per riuscire a svincolarsi dalle cose esterne, è proprio necessario non amarle troppo, poiché quando si ama, si è legati all’oggetto dell’amore. Nulla macchia e impaccia il cuore umano come l’amore. impuro delle creature. Occorre, persino, non amare troppo le nostre occupazioni, il nostro apostolato, le fonti stesse della nostra vita spirituale. Dobbiamo amarle queste cose, ma non troppo. Basta, cioè, amarle con la disposizione di lasciarle senza rimpianti alla prima occasione. Dobbiamo, pure, cercare di avere e di conservare, inalterata, una grande calma e serenità di spirito in tutte le diverse circostanze della vita. Non affannarsi, adunque, non affaccendarsi, non tuffarsi, più del necessario, nelle opere esteriori. Il Signore non si lascia trovare nell’agitazione e, così pure, la nostra anima non riuscirà a dominarsi, a reggersi, e verrà, quanto prima, assorbita completamente. – Concludendo: la vittoria nella dissipazione e il conseguimento della vita raccolta non si ottengono senza una volontà ferma, senza una lotta continua contro le attrattive della esteriorità, e contro le nostre cattive inclinazioni tendenti alla ricerca della esteriorità.

I SENSI.

I sensi sono la porta del cuore e dell’anima. Se la porta non è custodita; tutti vi possono entrare. Per la porta dei nostri sensi entrano tutte le tentazioni. In modo particolare è necessario frenare e custodire la vista, l’udito, la lingua. Dobbiamo: vedere e non guardare; udire e non ascoltare; parlare moderatamente, con criterio, e non muovere continuamente la lingua a guisa di elica che volteggia meccanicamente, senza riflessione. «… Chi vuole tutto vedere e sapere, anche se si tratta di cose non cattive; né per se stesse pericolose, non sarà mai persona interiore. »« Dopo tutto, di quanto avviene attorno a noi nel mondo, poco o nulla merita di essere conosciuto. Anche ciò che il mondo chiama cose importanti, sono frivolezze di poco momento: sembrano grandi solamente a coloro che sono piccoli » (Gorrino, La vita interiore, pag. 114. Torino, S. E. I. 1936). – Per orientarsi, però, definitivamente nella vita di raccoglimento, è necessario dominare la lingua, vigilare, frenare, regolare la nostra parola. Precisamente per questo viene tanto insistentemente raccomandato il silenzio. « Chi crede di essere religioso e non raffrena la sua lingua, ha una religione vana » (SAN Giacomo, I, 26). Nella vita delle anime consacrate a Dio, tutto è a base di Regola. V’è, quindi, il tempus loquendi e il tempus tacendi. L’osservanza della Regola del silenzio porta, nella vita di comunità, una vera fioritura di anime care a Dio. Nella vita che la maggior parte delle anime deve condurre in mezzo al mondo, il silenzio può dirsi osservato e custodito quando si parla per necessità, per convenienza e col giusto criterio della riservatezza. Non taciturni e musoni: ma lieti, sereni e pronti a rispondere e ad alimentare una conversazione santa, o, anche, soltanto per quel sentimento di carità di cui parla san Francesco di Sales: « Dove non c’è peccato è sempre buona cosa, quando sia possibile, accontentare il nostro prossimo ».

FANTASIA, IMMAGINAZIONE, MEMORIA.

La dissipazione è alimentata non solo dai sensi esterni, ma anche dalle potenze interne. Ora il silenzio interno è ancora più necessario di quello esterno per ottenere la vita interiore. La fantasia è la pazza di casa, e l’immaginazione la segue come ancella fedele. Ma a che giova lasciare la fantasia sbrigliata? Devesi frenarla, non solo nelle cose peccaminose, o quasi, ma anche in quelle indifferenti. È tutto un lavorio interno di purificazione, di elevazione, di santificazione, specialmente col ricorso diretto a Dio, a Gesù Re dei vergini che si pasce tra i gigli. La memoria pure ha necessità d’essere regolata, frenata, quietata. Parrebbe impossibile, ma è proprio una constatata realtà. Di continuo ci proietta dal passato nel presente tutto quello che non vorremmo più ricordare, che abbiamo confessato, detestato, calpestato e promesso di non voler più ricordare. Ci sembra di poter suggerire questa constatazione: il passato non ritorna più e l’avvenire è nelle mani di Dio. Perciò procuriamo di vivere alla giornata, positivamente, e fidandoci solo del Signore.

VANTAGGI DELLA VITA RACCOLTA.

Sono preziosissimi. Anzitutto, l’anima che, poco per volta, si accorge d’essere presente a se stessa, viene a conoscere i propri sentimenti ed affetti nel loro sorgere. Se questi sono buoni li asseconderà, se sono malvagi li sopprimerà. In secondo luogo; fatta l’abitudine alla vita raccolta, l’anima trova più facile la preghiera, più viva la devozione, più intenso il fervore. Certamente non si può essere raccolti nella preghiera se si è assorbiti dalle cose esteriori o dissipati in esse. « Dove la mente è solita trovarsi lungo il giorno, ivi tornerà anche nel tempo dell’orazione. » Bisogna adunque fare in modo che il pensiero vada a Dio, anche quando ci si trova in mezzo alle brighe esterne: tanto meglio vi si manterrà poi unito durante l’orazione. » Quindi alle persone pie che desiderano sentire il fervore nella preghiera, non si può indicare altro spediente che questo: tenersi raccolte lungo la giornata. Ogni altro consiglio è inutile e inefficace. Chi non ha l’animo raccolto durante gli impegni della giornata, non lo avrà neppure durante l’orazione. Si vive di abitudine. Bisogna farsi l’abitudine del raccoglimento per essere raccolti nei tempi in cui vogliamo esserlo » (Gorrino, o. c., pag. 119). Ma il raccoglimento si nutre del vero fervore che non è quello sensibile. Il vero fervore è dato da una volontà seria, ferma, stabile, refrattaria, disposta a tutto.