FESTA DELL’ASCENSIONE (2022)

ASCENSIONE DEL SIGNORE (2022).

Stazione a S. Pietro,

Doppia di I cl. con ottava privilegiata di III ord. – Paramenti bianchi.

Nella Basilica di S. Pietro, dedicata a uno dei principali testimoni dell’Ascensione del Signore, si celebra oggi (Or.) l’anniversario di questo mistero, che segna il termine della vita terrena di Gesù. Durante i quaranta giorni, che seguirono la sua Risurrezione, il Redentore pose le basi della sua Chiesa, alla quale doveva poco dopo mandare lo Spirito Santo. L’Epistola e il Vangelo di questo giorno riassumono tutti gli insegnamenti del Maestro. Gesù lascia quindi questa terra, e tutta la Messa è la celebrazione della Sua gloriosa elevazione in cielo dove gli fanno scorta le anime liberate, dal Limbo (Ali.) che entrano al suo seguito nel regno celeste, ove partecipano più ampiamente alla sua divinità (Pref.). — L’Ascensione ci predica il dovere di innalzare i nostri cuori a Dio e infatti, l’Orazione ci fa chiedere di abitare in ispirito con Gesù nelle regioni celesti, dove siamo chiamati ad abitare un giorno con il corpo. Durante tutta l’Ottava si recita il Credo: «Credo in un solo Signore Gesù Cristo Figlio unico di Dio… che è asceso al cielo, dove siede alla destra del Padre ». Il Gloria dice pure: « Signore, Figlio unico di Dio Gesù Cristo, tu che siedi alla destra  del Padre, abbi pietà di noi. Nel Prefazio proprio che si recita fino alla Pentecoste, si rendono grazie a Dio pel fatto che « il Cristo risorto, dopo essere apparso a tutti i suoi discepoli, si sia innalzato in cielo sotto i loro sguardi ». Durante tutta l’Ottava si recita ugualmente un Communicantes proprio a questa festa; con esso la Chiesa ci ricorda che « celebra il giorno sacrosanto nel quale Nostro Signore, Figlio unico di Dio, si degnò di introdurre nella gloria e porre alla destra del Padre la nostra fragile carne ». alla quale si era unito nel Mistero dell’Incarnazione. – Ogni giorno la liturgia ci ricorda, all’Offertorio (Suscipe Sancta Trinitas) e al Canone (Unde et memores) che essa, secondo l’ordine del Signore, offre il Santo Sacrificio « in memoria della beatissima passione di Gesù Cristo, della sua risurrezione dalla tomba, e della sua gloriosa Ascensione al cielo ». Infatti l’uomo è salvato solo per l’unione dei misteri della Passione e della Risurrezione con quello dell’Ascensione. « Per la tua morte e per la tua sepoltura, per la tua santa risurrezione, per la tua mirabile Ascensione, liberaci, Signore » (lit. dei Santi). — Offriamo a Dio il Sacrifizio divino « in memoria della gloriosa Ascensione del Figliuol Suo » affinché, liberati dai mali presenti, giungiamo con Gesù alla vita eterna (Secr.).

Incipit


In nómine Patris, ☩ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.

Introitus


Acta 1:11.
Viri Galilæi, quid admirámini aspiciéntes in cœlum? allelúia: quemádmodum vidístis eum ascendéntem in cœlum, ita véniet, allelúia, allelúia, allelúia.


[Uomini di Galilea, perché ve ne state stupiti a mirare il cielo? allelúia: nello stesso modo che lo avete visto ascendere al cielo, così ritornerà, allelúia, allelúia, allelúia].

Ps XLVI:2
Omnes gentes, pláudite mánibus: iubiláte Deo in voce exsultatiónis.


[Applaudite, o genti tutte: acclamate Dio con canti e giubilo.]

Viri Galilæi, quid admirámini aspiciéntes in cœlum? allelúia: quemádmodum vidístis eum ascendéntem in cœlum, ita véniet, allelúia, allelúia, allelúia.

[Uomini di Galilea, perché ve ne state stupiti a mirare il cielo? allelúia: nello stesso modo che lo avete visto ascendere al cielo, così ritornerà, allelúia, allelúia, allelúia].

Oratio

Orémus.
Concéde, quǽsumus, omnípotens Deus: ut, qui hodiérna die Unigénitum tuum, Redemptórem nostrum, ad coelos ascendísse crédimus; ipsi quoque mente in coeléstibus habitémus.

[Concedici, Te ne preghiamo, o Dio onnipotente, che noi, che crediamo che oggi è salito al cielo il tuo Unigenito, nostro Redentore, abitiamo anche noi col nostro spirito in cielo].

Lectio

Léctio Actuum Apostólorum.
Act 1:1-11

Primum quidem sermónem feci de ómnibus, o Theóphile, quæ coepit Iesus facere et docére usque in diem, qua, præcípiens Apóstolis per Spíritum Sanctum, quos elégit, assúmptus est: quibus et praebuit seípsum vivum post passiónem suam in multas arguméntis, per dies quadragínta appárens eis et loquens de regno Dei. Et convéscens, præcépit eis, ab Ierosólymis ne discéderent, sed exspectárent promissiónem Patris, quam audístis -inquit – per os meum: quia Ioánnes quidem baptizávit aqua, vos autem baptizabímini Spíritu Sancto non post multos hos dies. Igitur qui convénerant, interrogábant eum, dicéntes: Dómine, si in témpore hoc restítues regnum Israël? Dixit autem eis: Non est vestrum nosse témpora vel moménta, quæ Pater pósuit in sua potestáte: sed accipiétis virtútem superveniéntis Spíritus Sancti in vos, et éritis mihi testes in Ierúsalem et in omni Iudaea et Samaría et usque ad últimum terræ. Et cum hæc dixísset, vidéntibus illis, elevátus est, et nubes suscépit eum ab óculis eórum. Cumque intuerétur in coelum eúntem illum, ecce, duo viri astitérunt iuxta illos in véstibus albis, qui et dixérunt: Viri Galilaei, quid statis aspiciéntes in coelum? Hic Iesus, qui assúmptus est a vobis in coelum, sic véniet, quemádmodum vidístis eum eúntem in coelum.

“Io primieramente ho trattato, o Teofìlo, delle cose che Gesù prese a fare e ad insegnare in fino al dì, ch’Egli fu accolto in alto, dopo aver dato i suoi comandi per lo Spirito Santo agli Apostoli ch’Egli aveva eletti. Ai quali ancora, dopo aver sofferto, si presentò vivente, con molte e sicure prove, essendo da loro veduto per lo spazio di quaranta giorni e ragionando con essi delle cose del regno di Dio. E trovandosi con essi, comandò loro che non si partissero da Gerusalemme, ma aspettassero la promessa del Padre, che, diss’Egli, avete da me udita. Perocché Giovanni battezzò con acqua, ma voi sarete battezzati con lo Spirito Santo fra pochi giorni. Essi adunque, stando con Lui, lo domandarono, dicendo: Signore, sarà egli in questo tempo, che tu restituirai il regno ad Israele? Ma Egli disse loro: Non spetta a voi conoscere i tempi e le stagioni, che il Padre serba in poter suo. Ma voi riceverete la virtù dello Spirito Santo, che verrà sopra di voi e mi sarete testimoni e in Gerusalemme e in tutta la Giudea e nella Samaria e fino alle estremità della terra. E dette queste cose, levossi a vista loro: e una nuvola lo ricevette e lo tolse agli occhi loro. E com’essi tenevano ancora fissi gli occhi in cielo, mentre se ne andava, ecco due uomini si presentarono loro in candide vesti e dissero loro: Uomini Galilei, perché state riguardando verso il cielo? Questo Gesù che è stato accolto in cielo d’appresso voi, verrà nella stessa maniera che l’avete veduto andarsene in cielo -.

Alleluia


Allelúia, allelúia.

Ps XLVI:6.8
Ascéndit Deus in iubilatióne, et Dóminus in voce tubæ. Allelúia.

[Iddio è asceso nel giubilo e il Signore al suono delle trombe. Allelúia.]

Ps LXVII:18-19.
V. Dóminus in Sina in sancto, ascéndens in altum, captívam duxit captivitátem.
Allelúia.

 [Il Signore dal Sinai viene nel santuario, salendo in alto, trascina schiava la schiavitú. Allelúia.]

Evangelium


Sequéntia
sancti Evangélii secúndum Marcum.
Marc XVI:14-20

In illo témpore: Recumbéntibus úndecim discípulis, appáruit illis Iesus: et exprobrávit incredulitátem eórum et durítiam cordis: quia iis, qui víderant eum resurrexísse, non credidérunt. Et dixit eis: Eúntes in mundum univérsum, prædicáte Evangélium omni creatúræ. Qui credíderit et baptizátus fúerit, salvus erit: qui vero non credíderit, condemnábitur. Signa autem eos, qui credíderint, hæc sequéntur: In nómine meo dæmónia eiícient: linguis loquantur novis: serpentes tollent: et si mortíferum quid bíberint, non eis nocébit: super ægros manus impónent, et bene habébunt. Et Dóminus quidem Iesus, postquam locútus est eis, assúmptus est in cœlum, et sedet a dextris Dei. Illi autem profécti, prædicavérunt ubíque, Dómino cooperánte et sermónem confirmánte, sequéntibus signis.

“In quel tempo: Gesú apparve agli undici, mentre erano a mensa, e rinfacciò ad essi la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano prestato fede a quelli che lo avevano visto resuscitato. E disse loro: Andate per tutto il mondo: predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo: chi poi non crederà, sarà condannato. Ed ecco i miracoli che accompagneranno coloro che hanno creduto: nel mio Nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, maneggeranno serpenti, e se avran bevuto qualcosa di mortifero non farà loro male: imporranno le mani ai malati e questi guariranno. E il Signore Gesù, dopo aver parlato con essi, fu assunto in cielo e si assise alla destra di Dio. Essi se ne andarono a predicare per ogni dove, mentre il Signore li assisteva e confermava la loro parola con i miracoli che la seguivano.”

Recitato il Vangelo, viene spento il Cero pasquale, né più si accende, se non il Sabato di Pentecoste per la benedizione del Fonte.

OMELIA

(G. Colombo: Pensieri sui Vangeli e sulle feste del Signore e dei Santi; VI ediz. – Soc. Ed. Vita e pensiero.- Milano 1956.

IL MONDO INVISIBILE

Siamo al quarantesimo giorno della Risurrezione. Gesù condusse gli Apostoli fuori della città e li menò in cima al Monte Oliveto, rifacendo il cammino che aveva percorso con loro esattamente sei settimane addietro, la sera del Giovedì santo. Ma quale differenza di spirito! Allora verso la notte dell’agonia, ora verso il giorno del trionfo. Sulla cima Egli alzò un’ultima volta le mani a benedire i suoi Apostoli, poi i piedi forati si staccarono da terra, ed elevandosi in alto, partì da loro. Tutti tenevano il volto rivolto in su, guardando Lui che rimpiccioliva nella profondità del Cielo, illagato di luce; poi venne una nuvola e lo tolse alla loro vista, Cristo ormai era nella gloria del Padre, seduto alla sua destra. Quando gli Apostoli abbassarono gli occhi sulla terra che parve a loro sempre scolorata, sentirono che i desideri del cuore erano rimasti lassù, dietro allo scomparso, né giammai li potevano distogliere di lassù. A noi sarebbe parso meglio che Gesù non se ne fosse andato, che tutti avessero potuto vederlo con gli occhi, toccarlo con le mani, ascoltarlo con le orecchie. Ma se così fosse avvenuto la nostra fede avrebbe avuto minor merito, inoltre il nostro amore sarebbe stato meno puro e ancor troppo sensibile. Infine, v’è un’altra ragione, sulla quale intendo insistere. Se Gesù fosse rimasto in questo mondo visibile, non ci saremmo più abituati a sollevare pensieri e desideri al mondo invisibile che è il più importante, « poiché le cose visibili sono temporanee, mentre le cose invisibili sono eterne » (II Cor., IV, 18). Come una madre si nasconde per farsi cercare dai suoi piccini, così Gesù si è nascosto nel mondo invisibile perché noi ci sforzassimo di cercarlo « pur andando a tastoni » e di cercarlo là dove importa tenere il cuore, cioè il mondo invisibile. « Ricercate, dunque, le cose dell’alto, ove il Cristo dimora » (Col. III, 1). E perché ci fosse più facile questo contatto col mondo invisibile, Egli partendo promise di mandare lo Spirito Santo. Questa invisibile Persona divina avrebbe aiutato i buoni a distaccarsi dai beni passeggeri e insufficienti della terra, ed avrebbe condannato i cattivi che si avvinghiano perdutamente a questo mondo che si vede e che si tocca.

1. L’ESISTENZA DEL MONDO INVISIBILE

Ci sono dunque due mondi e lo diciamo nel « Credo » della Santa Messa: quello delle cose visibili e quello delle cose invisibili. Noi siamo nati in mezzo al primo, e sappiamo bene di che cosa sia formato: del sole e delle stelle, dell’aria e dell’acqua, dei monti. e delle pianure, delle piante e delle bestie, e soprattutto degli uomini e delle loro nazioni. Ma c’è pure un altro mondo, assai più vero di questo, assai più meraviglioso, assai più vicino a noi. Anzi ci viviamo in mezzo, eppure le nostre mani non lo toccano, e i nostri occhi non lo vedono, i nostri orecchi non lo sentono. Non meravigliamoci se i nostri sensi sono incapaci di percepire il mondo invisibile, perché essi non colgono che una minima parte di ciò che esiste: la più grande, la più bella realtà sfugge a loro. Se io dicessi ad un buon uomo della Etiopia, ignaro ancora della civiltà europea, che intorno a lui, anzi attraverso il suo stesso corpo passano parole misteriose, grida di gioia e urli di dolore, suoni d’ogni strumento e cori poderosi, egli mi guarderebbe stupefatto e penserebbe ch’io intenda raccontargli favole. Non può credere perché non ha mai visto le valvole per captare le onde marconiane. Prima che scoprissimo la radio, anche a noi europei simili cose apparivano un sogno irrealizzabile. Ebbene, Cristiani: se a qualcuno sentendomi parlare del mondo invisibile venisse il sospetto che sia tutto un sogno, si ricordi che noi ora siamo nelle condizioni di quel buon uomo d’Etiopia. Ci mancano le valvole adatte per captare le realtà del mondo invisibile. Ma un giorno, il giorno della nostra morte, le avremo. Intanto viviamo di fede; la fede nell’ascensione di Cristo nel mondo invisibile.

2. LE REALTÀ DEL MONDO INVISIBILE

a) La prima realtà del mondo invisibile è Dio. Colui che ha creato i cieli visibili, il sole abbarbagliante, i fiori coloriti, gli uomini che si vedono tra di loro, è invisibile. Il Dio onnipotente che esiste più realmente e più intensamente di tutti noi, non lo possiamo trovare coi nostri sensi. Un Vescovo francese al tempo di Luigi XIV, andò a visitare un’illustre famiglia e là domandò a un fanciullo di 8 anni, un ragazzetto sveglio, dopo d’aver preso un’arancia da un cestello che era sulla tavola: « Fanciullo mio ti voglio dare questa arancia, se tu mi dici dov’è Dio ». « E io, Mons. Vescovo, vi darò un intiero cestello pieno d’arance, se voi mi dite dove Dio non è ». Dio è dappertutto, eppure non lo vediamo. « Se uno è solo — è scritto nella Sacra Scrittura — io sono con lui. Rimuovi la pietra e li mi troverai, incidi il legno ed io son lì ». Anzi S. Paolo ha detto che noi siamo immersi in Dio: in Lui siamo, viviamo e respiriamo. Persuadiamoci, dunque di questa verissima realtà: non siamo mai soli, mai inosservati. Un Padre amorosissimo ci accompagna, un terribile osservatore ci scruta ogni momento la mente e il cuore. Ma una volta, il Dio invisibile ha voluto diventare una cosa che si vede. Per sua somma ineffabile misericordia, prese umana carne nel seno della Vergine Maria, e nacque in questo mondo sensibile. Per più di trent’anni visse come uno qualunque di noi: parlava; beveva, mangiava, camminava, soffriva. Poi ritornò nel suo mondo invisibile, dove ci ha promesso di preparare un posto per ciascuno di noi. Da allora più nessuno l’ha potuto vedere, eccetto qualche rarissimo e fortunato uomo. Lo vide, pochi anni dopo la sua scomparsa, Paolo quando nelle vicinanze di Damasco fu da Lui improvvisamente assalito, gettato nella polvere, disarmato e vinto amorosamente. Lo vide ancora, molti secoli dopo, Francesco d’Assisi sulla cima di una montagna, mentre sorgeva il sole, e si ebbe nel cuore uno smisurato amore per gli uomini, e nel corpo cinque piaghe spasimose. Lo vide pure, tre secoli fa, un’umile suora nel suo convento, Margherita Maria Alacoque e a lei diede grazia di rivelare le promesse e la devozione del suo Sacro Cuore. Per tutti noi però è come s’Egli non si fosse mostrato mai, tanto poca è l’esperienza che abbiamo della sua presenza. Ma nelle inesauste risorse del suo amore ci ha dato un segno che si vede e che si tocca, per dirigerci senza sbagliare verso la sua Persona che non si vede e non si tocca. Questo segno è la bianca e sottile Ostia consacrata: dove c’è quella, possiamo dire con certezza più che matematica che ivi c’è Gesù, vivo e vero, che non visto ci vede, che non udito ci ascolta. L’Eucarestia è il ponte che congiunge il mondo visibile col mondo invisibile. Con che amore, con che tremore dovremmo desiderarla e riceverla!

b) La seconda realtà del mondo invisibile sono gli Angeli. Voi tutti sapete che una notte alcuni pastori di Betlemme hanno visto gli Angeli, li hanno sentiti parlare, li hanno sentiti cantare mentre trasvolavano a schiere, e a schiere. Dicevano: « Gloria a Dio nel cielo, pace in terra agli uomini di buona volontà ». Tutti ricordano ancora che mentre S. Pietro dormiva nella prigione di Gerusalemme, proprio nella notte precedente il giorno fissato per ucciderlo, sopraggiunse un Angelo, che lo svegliò scuotendolo nel fianco, gli tolse le catene e gli disse. « Presto: buttati addosso il mantello e vieni con me ». Pietro senza rendersi conto di quello che faceva, ubbidì. Credeva fosse un sogno, ma si trovò nella strada libero e solo sotto le stelle. che illanguidivano ai primi soffi dell’alba (Atti, XII, 6-10). – Non so, se avete sentito che S. Filippo Neri volendo scansare una carrozza che gli veniva incontro in una corsa indiavolata, stava per cadere in una fossa profonda. E vi sarebbe caduto se una mano energica e pronta non l’avesse afferrato per un braccio: guardò e vide un Angelo che lo teneva stretto. Che meraviglie sono queste? Ma dunque degli Esseri splendidi e buoni ci sono ai fianchi senza che li possiamo vedere? Sì; essi vigilano sulle parrocchie, sulle nostre case, su ciascuno di noi. Nel regno del mondo sono soltanto i ricchi che possono permettersi il lusso di farsi servire; nel regno di Dio, tutti, anche il più miserrimo e diseredato, ha per servo e custode un Angelo. Come? chi è da più serve chi è da meno? Sì, perché il regno di Dio è regno d’Amore e non c’è gioia più cara che rendersi utili e donare agli altri. Vicini a noi miseri e indegni c’è sempre un Angelo splendido, amoroso, vigile, fedele, pronto all’aiuto: e non ci pensiamo. Vicino a ciascuna persona c’è un Angelo: e non ci badiamo. Nella nostra casa ci sono tanti Angeli: e non ce ne curiamo. Che perversa e ingrata ignoranza! c) Nel mondo invisibile abita infine la Madonna coi Santi. La Madre di Gesù, la tenerissima Madre nostra, essa pure è a noi invisibile. Si lasciò vedere nel secolo scorso a una fanciulla dalla grotta di Lourdes, ed ora spesse volte in quel luogo tocca e guarisce chi la chiama con fede e con amore, senza però farsi vedere. E con Lei sono tutti i Santi della Chiesa; con Lei son tutti i nostri cari morti che ci hanno preceduti col segno della fede. Non dobbiamo illuderci che siano lontani, che siano in un mondo al di là delle stelle, distaccati da noi fino alla nostra morte: no, ci sono vicini, facciamo con loro una medesima famiglia, che vive della medesima vita, che ama col medesimo Amore. Solo che essi non si rendono più presenti ai nostri sensi: come attori usciti dalla scena, ma che sono ancora là, sul palco, invisibili dietro le quinte.

CONCLUSIONE

Un poeta inglese ha immaginato l’impressione di Adamo quando. vide per la prima volta discendere l’oscurità della notte. Tutte le cose cominciarono a trascolorare, a perdere i loro contorni, a liquefarsi in una massa informe e scura. Sembrava che fosse la fine di tutto il mondo. Ma ecco improvvisamente luccicare la prima stella della sera. Espero; ecco l’esercito degli astri, ecco inaspettato sorgere il prodigio della luna. Tutta la creazione si fè più vasta allo sguardo del primo uomo attonito. Come avrebbe potuto immaginare che celate nella luce del giorno ci fossero tutte quelle cose? Come avrebbe potuto sapere, mentre erano visibili moscerini, insetti e foglie, che palpitavano nel cielo innumerevoli e immensi astri? (JOSEPH BLANCO WHITE, To Night). – Cristiani, quando intorno a noi discenderà la sera della morte, nessuna paura ci sgomenti: se questo mondo opaco delle cose visibili sembrerà svanire nel buio, da quel buio un altro mondo splendidissimo, e immenso, e beato affiorirà: il mondo invisibile. E lo vedremo. Vedremo Dio come è: vedremo la dolce e adorabile umanità di Cristo; vedremo il posto che Egli è salito a prepararci; ed ivi abiteremo con la Madonna, gli Angeli e i Santi e i nostri cari. E ripensando a questi giorni terreni, esclameremo attoniti: « Com’era poca e pallida cosa quella vita che allora ci sembrava tutto! ».

IL CREDO

Offertorium


Orémus
Ps XLVI:6.
Ascéndit Deus in iubilatióne, et Dóminus in voce tubæ, allelúia.
[Iddio è asceso nel giubilo e il Signore al suono delle trombe. Allelúia.]

Secreta


Súscipe, Dómine, múnera, quæ pro Fílii tui gloriósa censióne deférimus: et concéde propítius; ut a præséntibus perículis liberémur, et ad vitam per veniámus ætérnam.

[Accetta, o Signore, i doni che Ti offriamo in onore della gloriosa Ascensione del tuo Figlio: e concedi propizio che, liberi dai pericoli presenti, giungiamo alla vita eterna.]

COMUNIONE SPIRITUALE

Communio


Ps LXVII: 33-34
Psállite Dómino, qui ascéndit super coelos coelórum ad Oriéntem, allelúia.

[Salmodiate al Signore che ascende al di sopra di tutti i cieli a Oriente, allelúia.]

Postcommunio


Orémus.
Præsta nobis, quǽsumus, omnípotens et miséricors Deus: ut, quæ visibílibus mystériis suménda percépimus, invisíbili consequámur efféctu.

[Concedici, Te ne preghiamo, o Dio onnipotente e misericordioso, che di quanto abbiamo ricevuto mediante i visibili misteri, ne conseguiamo l’invisibile effetto].

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)

RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE (1)

ORDINARIO DELLA MESSA