I SERMONI DEL CURATO D’ARS: SULL’AMORE DI DIO

I SERMONI DEL CURATO D’ARS

(Discorsi di s. G. B. M. VIANNEY Curato d’Ars – vol. IV, 4° ed. Torino, Roma; Ed. Marietti, 1933)

Sull’amore di Dio.

“Diliges Dominum Deum tuum.”

(Luc. x, 27).

Leggiamo nell’Evangelo, Fratelli miei, che un giovane presentatosi a Gesù Cristo, gli disse: “Maestro, che cosa bisogna fare per conseguire la vita eterna? „ Gesù Cristo gli rispose: ” Che cosa sta scritto nella Legge? „ — “Amerai il Signore Dio tuo, replicò il giovine, con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le tue forze, ed il prossimo tuo come to stesso: tutto questo io lo faccio. „ — “Ebbene – soggiunsegli – Gesù Cristo va, vendi quanto hai, dallo ai poveri, ed avrai un tesoro in cielo. „ Questa espressione di Gesù: vendi quanto hai e dallo ai poveri, lo afflisse grandemente. Gesù Cristo voleva mostrargli che colle opere e non colle parole soltanto facciamo vedere se amiamo davvero Iddio. Se per amarlo, ci dice S. Gregorio, bastasse dire che lo si ama, l’amor divino non sarebbe tanto raro quanto lo è, perché non vi è nessuno che interrogato se ama il buon Dio, non risponda subito che lo ama con tutto il suo cuore: lo dirà il giusto ed anche il peccatore; il giusto lo dirà solo tremando, ad esempio di S. Pietro (Joann. XXI, 17); mentre il peccatore lo dirà forse con una franchezza che sembra persuaderne la sincerità; ma s’inganna assai, perché l’amor di Dio non consiste nelle parole, ma nelle opere (Joann. III, 18). Sì, F. M., amare Iddio con tutto il cuore è cosa tanto giusta, ragionevole, ed, in certo qual modo, naturale, che quelli di noi, la cui vita è più opposta all’amor del Signore, non lasciano però di pretendere e d’essere persuasi di amarlo. Perché tutti credono d’amar Dio, sebbene la loro condotta sia affatto contraria a quest’amore divino? Ah! F. M., perché tutti cercano la loro felicità, e solo questo amore può procurarla; perciò tutti vogliono persuadersi d’amare Iddio. Eppure non v’è cosa tanto rara quanto questo amore divino. Vediamo adunque in che consista quest’amore, e come possiamo conoscere se amiamo Dio. – E per meglio intenderlo, consideriamo:

1°, da una parte, quanto Gesù Cristo ha fatto per noi;

2°, dall’altra, che cosa dobbiamo fare per Lui.

I. —  È  certissimo, F. M., che Dio ci ha creati per amarlo e servirlo. Tutte le creature della terra sono fatte per amare Iddio, Perché, F. M., Dio ci ha dato un cuore, i cui desiderii sono così vasti e così estesi, che nessuna cosa è capace di saziarlo? E per sforzarci, in certo modo, a non attaccarci che a Lui, a non amare che Lui; perché, Egli solo, può farci contenti. Quand’anche possedesse l’universo intero, l’uomo non sarà mai pienamente soddisfatto: gli resterà sempre qualche cosa da desiderare, sicché nessuna cosa creata lo potrà mai saziare. Sì, noi siamo così persuasi d’esser creati per la felicità, che non cessiamo neppure per un istante della nostra vita dal cercarla, e dal fare quanto dipende da noi per procurarla. Da che deriva adunque che malgrado tutte le nostre ricerche, e fatiche, e cure, non ci troviamo ancora contenti? Ahimè! è Perché non volgiamo i nostri sguardi o i movimenti del nostro cuore verso l’oggetto che solo è capace di colmare la vasta estensione dei nostri desideri, Dio solo. No, F. M., non potrete mai essere soddisfatti e pienamente felici, almeno quanto è possibile esserlo in questo mondo, se non disprezzate, almanco col cuore, le cose create per attaccarvi soltanto a Dio. Dobbiamo adunque rivolgere tutte le nostre cure ed i movimenti del cuore a non desiderare né cercare che Dio solo in quanto facciamo; altrimenti la nostra vita passerà nel cercare invano una felicità che non troveremo giammai. Ci siamo adunque ingannati sino ad ora; poiché, malgrado quanto abbiamo fatto per esser felici, non ci siamo riusciti. Credetemi, F. M., cercate l’amicizia di Dio, ed avrete trovato la vostra felicità. Mio Dio! come l’uomo è cieco di non amarvi; poiché Voi potete così bene soddisfare il suo cuore! Ma, F. M., per impegnarvi ad amare un Dio così buono, degno di essere amato, e capace di soddisfare tutti gli affetti del nostro cuore, diamo uno sguardo a quanto Egli ha fatto por noi; seguiamolo nel corso della sua vita mortale, e anche dopo la sua morte. – Vedetelo, F. M., dal momento della sua Incarnazione fino all’età di trent’anni: non sono grandi le prove del suo amore per noi? Che cosa ha fatto nell’Incarnazione? Si è fatto uomo come noi e per noi. Colla sua nascita ci ha elevati alla dignità più eminente, alla quale una creatura possa essere innalzata; è divenuto nostro fratello!… Ah, qual amore per noi! l’abbiamo mai compreso bene? Nella Circoncisione si è fatto nostro Salvatore, Mio Dio! quanto è grande la vostra carità!.,. Nella Epifania divenne nostra luce, nostra guida. Nella Presentazione al tempio, divenne nostro pontefice, nostro dottore: oh! che dico, F. M,? si è offerto al Padre suo per redimerci tutti. Più tardi, cioè nella casa di S. Giuseppe, divenne nostro modello nell’amore e rispetto che dobbiamo ai nostri genitori e superiori. Dirò ancor più: ci ha mostrato che dobbiamo condurre una vita nascosta e sconosciuta al mondo, se vogliamo piacere a Dio suo Padre. Seguiamo Gesù Cristo nella sua vita pubblica, quanto ha fatto, tutto lo fece per noi: le sue preghiere, le sue lagrime, le sue veglie, i digiuni, le predicazioni, i viaggi, le conversazioni, i miracoli: sì, tutto questo è stato fatto per noi. Vedete, F. M., con quale zelo ci ha cercati, nella persona della Samaritana(Joann. IV, 6); vedete con quale tenerezza accoglie i peccatori, — e tutti siamo di questo numero — nella persona del figliuol prodigo; vedete con qual bontà si oppone alla giustizia del Padre suo, che vuol punirci nella persona della peccatrice.

2. Nella sua Passione, ahimè! quante ingiurie, quanti tormenti Egli ha sofferto? Fu legato, flagellato, accusato, condannato, ed infine crocifisso per noi. Non è Egli morto per noi in mezzo ad obbrobri e dolori ineffabili? – Ah! F. M., chi potrebbe comprendere quanto il suo buon cuore ha fatto per noi?… Entriamo più addentro nella piaga di questo Cuore pietoso. Sì, Gesù Cristo poteva soddisfare alla giustizia del Padre suo pei nostri peccati con una stilla del suo sangue, con una lagrima ; che dico? con un solo sospiro: ma ciò che bastava a placare la giustizia del Padre suo, non bastava a soddisfare la tenerezza del suo Cuore per noi. E il suo amore per noi gli ha fatto soffrire anticipatamente nel giardino degli Ulivi i patimenti che doveva provare sulla croce. O abisso di amore d’un Dio per le sue creature!… Gesù Cristo si è accontentato di amarci sino alla fine? No, F. M., no. Dopo morto, la lancia, o meglio il suo amore, squarciò il suo Cuore divino per aprirci come un asilo, in cui andremo a ripararci e a consolarci nelle nostre pene, nei dolori, nelle miserie nostre. Ma proseguiamo ancora, F. M. Questo divin Salvatore vuole spargere per noi fino l’ultima goccia del suo sangue prezioso, per lavarci di tutte le nostre iniquità. Dopo espiati i nostri peccati di orgoglio coll’incoronazione di spine; col fiele e coll’aceto i peccati che abbiam la disgrazia di commettere colla lingua e che sono tanto numerosi; tutti i peccati d’impurità colla crudele e dolorosa flagellazione; tutti quelli commessi colle cattive azioni, colle piaghe dei piedi e delle mani; volle altresì espiare tutti i nostri peccati colla ferita al suo divin Cuore, perché dal cuore nascono tutti i peccati. O prodigio d’amore d’un Dio per le sue creature!… È stato offeso da noi e si lascia punire per noi; e sopra se medesimo fa vendetta delle offese che gli abbiamo fatto!… Ahimè! se non fossimo ciechi come siamo, riconosceremmo che le nostre   mani veramente l’hanno immolato sulla croce! Ma, ancora una volta, F . M., io chiedo a voi, perché tanti prodigi d’amore? Ah! lo sapete: è per liberarci da ogni sorta di mali, e meritarci ogni sorta di beni nell’eternità. E se ciò non ostante torniamo ancora ad offenderlo, vediamo che è pronto a perdonarci, ad amarci, ed a ricolmarci di ogni bene se vogliamo amarlo. O quanto amore per creature così insensibili e così ingrate! Ma il suo amore va anche più lontano. Vedendo che la morte lo separava da noi, e volendo restare in mezzo a noi. fece un miracolo grande: istituì il gran Sacramento d’amore, in cui ci lascia il suo Corpo adorabile ed il suo Sangue prezioso per non abbandonarci più sino alla fine del mondo. Quale amore per noi, F. M,, che un Dio voglia nutrire l’anima nostra colla propria sostanza e farci vivere della sua vita! – Per mezzo di questo grande ed adorabile Sacramento Egli si offre ogni giorno alla giustizia del Padre suo, soddisfa di nuovo pei nostri peccati, e ci attira ogni sorta di grazie. – Vedete altresì, F. M., questo tenero Salvatore, che morto per la nostra salvezza ci apre il cielo. Per condurvici tutti vuol essere Lui stesso il nostro Mediatore; Egli stesso presenta le nostre preghiere al Padre (Hebr. VII, 6), e chiederà grazia per noi ogni volta che sventuratamente cadremo in peccato. Egli, F. M., ci aspetta nel luogo della felicità, in quel soggiorno dove lo si ama sempre e non si pecca mai… – No, F.  M., voi non avete mai considerato bene quanto amore Dio ha verso di noi. Possibile viver solo per offenderlo, mentre amandolo possiamo esser felici? Se io vi domandassi: Amate voi Iddio? Senza dubbio, mi rispondereste che l’amate: ma non basta; bisogna darne la prova. Ma dove sono, F. M., queste prove che manifestano la sincerità del nostro amore per il buon Dio? Dove i sacrifici fatti per Lui? Dove le penitenze? Ahimè, il poco bene che facciamo, è in gran parte senza fervore, senza retta intenzione. Quante viste umane!… quante buone opere fatte per sola inclinazione naturale, e senza vera divozione! Ahimè, F. M., che miseria!…

II. — Ora, F. M., se volete sapere come possiamo conoscere se amiamo davvero Iddio, ascoltate bene quanto sono per dirvi, poi giudicherete voi stessi se veramente l’amate. Ecco quanto ci dice Gesù Cristo medesimo: ” Chi mi ama osserva i mici comandamenti (Joan, XIV), ma chi non mi ama non li osserva. „ Vi è quindi facile sapere se amate il Signore. I comandamenti di Dio, e la sua volontà, F. M., non sono che la medesima cosa. Vi ordina e vuole che adempiate esattamente tutti i doveri del vostro stato, con intenzioni pure e rette, senza malumore, impazienza, negligenza, frodi contro la verità o la buona fede. Dobbiamo avere un amore generoso verso il buon Dio, amore che ci faccia preferire la morte alla infedeltà. Di ciò, F. M., ne abbiamo esempi all’infinito in tutti i santi, e specialmente nei martiri, dei quali molti si lasciarono tagliare a pezzi, piuttosto che cessare d’amar Dio. Eccone un bell’esempio nella persona della casta Susanna ~Dan. XIII ~ . Andata un giorno al bagno, due vecchioni, giudici del popolo d’Israele, avendola vista, decisero di sollecitarla al peccato: la inseguirono, e le manifestarono il loro infame desiderio, del quale essa ebbe orrore. Alzando gli occhi ai cielo, disse: “Signore, sapete che vi amo, sostenetemi. „ — “Mi veggo in angustia d’ogni parte, disse ai vecchioni; siamo qui alla presenza di Dio, che ci vede: se ho la disgrazia d’acconsentire alla vostra passione vergognosa, non sfuggirò alla mano di Dio; Egli è il mio Giudice, so che dovrò rendergli conto d’una azione così infame e peccaminosa. Se invece non acconsento ai vostri desideri, non sfuggirò al vostro rancore; veggo bene che mi farete morire: ma preferisco morire anziché offendere Dio. „ Quei miserabili, vedendosi così respinti, partirono incolleriti, e pubblicarono che Susanna era stata colta in adulterio, che essi avevano visto un giovane commettere del male con lei. Sventuratamente, ahimè! furono creduti, e sulla loro testimonianza fu condannata a morte. Mentre veniva condotta al supplizio, un fanciullo di dodici anni, il piccolo Daniele, gridò in mezzo alla folla:Che fai, popolo d’Israele; perché condanni il giusto? vi dichiaro ch’io non prendo parte al delitto che state per commettere, versando il sangue di questa innocente. „ Il giovine Daniele, avvicinatosi, disse: “Fate venire i due vecchi. „ Separatili l’uno dall’altro, li interrogò. Si contraddissero nelle loro parole in tal guisa, da non potersi dubitare che essi erano i colpevoli, e non Susanna: e ambedue furono condannati a morte. Così fa, F. M., chi ama il buon Dio, mostrando alla prova di amarlo veramente, di amarlo più di se stesso. Susanna non poteva darne segno più grande, poiché preferì la morte al peccato. Non v’ha dubbio che quando bastano delle parole per dire che si ama Dio, non costa fatica. Tutti credono d’amare Dio, ed osano persuadersene: ma se Dio li mettesse alla prova, quanto pochi avrebbero la fortuna di resistervi! Vedete ancora quanto accadde sotto il regno di Antioco (II Macc. VI). Questo tiranno crudele comandò ai Giudei, sotto pena di morte, di mangiare carne proibita dal Signore. Un santo vecchio di nome Eleazaro, che era vissuto nel timore e nell’amor di Dio, rifiutò coraggiosamente d’obbedire; e fu condannato a morte. “Non dipende che da te, dissegli un amico, il salvar la vita, come facemmo noi. Ecco della carne che non fu offerta agli idoli: mangiane; questa piccola dissimulazione calmerà il tiranno. „ Il santo vecchio rispose: “Credete ch’io sia tanto attaccato alla vita da preferirla all’amore che debbo al mio Dio? E quand’anche sfuggissi al furore del tiranno, credete ch’io possa sfuggire alla giustizia di Dio? No, no, amici miei, preferisco morire che offendere il mio Dio che amo più di me stesso. No, non si dirà mai che a novant’anni io abbia abbandonato il mio Dio e la sua santa legge. „ Mentre lo si conduceva al supplizio, ed il carnefice lo tormentava crudelmente, fu inteso esclamare: “Mio Dio, sapete ch’io soffro per voi. Sostenetemi; sapete che è perché vi amo: sì, mio Dio, per vostro amore io soffro! „ Tale fu il suo coraggio nel veder maltrattare e straziare il suo povero corpo. Ebbene, F. M., eccovi ciò che si chiama amare veracemente il Signore. Questo buon vecchio, che dà la sua vita con tanta gioia per Iddio, non si accontenta di dire che l’ama; ma lo mostra colle opere. Tutti noi, è vero, diciamo d’amare il buon Dio; ma quando tutto va a seconda dei nostri desideri, quando niente contraddice al nostro modo di pensare, di parlare e di agire. Quante volte una sola parola, un’aria di disprezzo, od anche solo di freddezza, un pensiero di rispetto umano non ci fanno abbandonare Dio? Ho detto, F. M., che se vogliamo dimostrare a Dio di amarlo, dobbiam compiere la sua santa volontà, la quale esige che siamo sottomessi, rispettosi coi nostri parenti, superiori e con tutti coloro che Dio pose sopra di noi per guidarci. La volontà di Dio è che i superiori dirigano i loro inferiori senza alterigia, senza asprezza: ma con carità e bontà, come vorremmo esser trattati noi; è volontà di Dio che siamo buoni e caritatevoli verso tutti; e se veniamo lodati, invece di crederci qualche cosa, pensiamo che veniam burlati, come ci dice benissimo S. Ambrogio: “Se veniamo disprezzati, non dobbiamo affliggerci, ma pensare che se si conoscesse bene che cosa siamo, si direbbe assai più male di noi, di quanto se ne dice. „ O come ci dice S. Giovanni: “Se ci insultano, è volontà di Dio che perdoniamo di buon cuore e subito: e che siam pronti a render servigio ogni volta se ne presenti l’occasione. „ E volontà di Dio che nei pasti non ci lasciamo andare alla intemperanza; che nelle conversazioni procuriamo di nascondere e scusare i difetti del prossimo, e che preghiamo per lui. E volontà di Dio che nelle nostre pene non mormoriamo, ma le sopportiamo con pazienza e rassegnazione; cioè Dio vuole che in tutto quello che facciamo ed in tutto quello che ci manda, ricordiamo che tutto viene veramente da Lui, e tutto è pel nostro bene, se sappiamo farne buon uso. Ecco, F. M., che cosa ci ordinano i comandamenti di Dio. Se amate Dio. come dite, voi farete tutto questo, vi comporterete in questo modo; altrimenti, potete ben dire d’amarlo: ma san Giovanni vi dice che siete menzogneri, e la verità non trovasi sulle vostre labbra (I Joan. II, 4) . Esaminiamo, F. M., la nostra condotta e la vita nostra, e vediamo minutamente tutte le nostre azioni. Non bisogna fermarsi ai buoni pensieri, ai buoni desideri ed agli affetti sensibili che proviamo, come ad esempio quando ci sentiam commossi leggendo un libro buono, od ascoltando la parola di Dio e facciamo ogni sorta di belle risoluzioni: questo non è che illusione, se poi non ci impegniamo a fare quanto Dio ci ordina coi suoi comandamenti, e se non evitiamo quanto ci proibisce. Vedete, F. M., come siete in contraddizione con voi stessi. Mattina e sera giungendo le mani per pregare, voi dite : “Mio Dio, vi amo con tutto il mio cuore e sopra ogni cosa; „ credete di dir la verità? Eppure alcuni momenti dopo le mani vostre sono occupate nel rubare al prossimo, o forse in qualche azione vergognosa. Quante volte non avete adoperato questo mani a riempirvi di vino ed abbandonarvi allo gozzoviglie; questa stessa bocca che ha pronunciato un atto d’amor di Dio, eccola, appena presentasi l’occasione, imbrattarsi con bestemmie, delazioni, maldicenze, calunnie, ed ogni sorta di discorsi che offendono o disonorano quello stesso Dio, al quale avete detto che l’amate con tutto il vostro cuore. Ahimè! F. M., diciamo di amare Dio con tutto il cuore! dove sono le prove che ci assicurano esser vero quanto diciamo? Si dice comunemente che i veri amici si conoscono nell’occasione: è vero, che occorrono delle prove per sapere se gli amici sono sinceri; lo si comprende facilmente. Infatti, se vi dicessi che sono vostro amico, e non facessi niente per mostrarvelo, al contrario facessi mille cose per farvi dispetto; se in tutte le occasioni in cui potessi attestarvi il mio attaccamento, non vi dessi che segni di avversione, voi non vorreste credere che vi amo, sebbene ve l’abbia detto di frequente; altrettanto, F. M., riguardo a Dio. Potete ben dirgli cento volte al giorno: “Mio Dio, vi dono il mio cuore; „ non basta. Bisogna dargliene le prove in quanto facciamo ogni giorno, perché non ve n’ha alcuno in cui non siamo obbligati a fare qualche sacrificio pel buon Dio, se non vogliamo offenderlo, e se vogliamo amarlo. Quante volte il demonio ci manda pensieri d’orgoglio, di odio, di vendetta, d’ambizione, di gelosia; moti di collera e d’impazienza; quanti pensieri o desideri contro la santa virtù della purità! ed altre volte, quanti pensieri e desideri d’avarizia! Ahimè! il nostro miserabile corpo ci porta senza posa al male, mentre la voce della coscienza e le ispirazioni della grazia ci spingono al bene. Ebbene! F. M., ecco che cos’è piacere a Dio, amarlo: è combattere, resistere coraggiosamente a tutte le tentazioni. Ecco come daremo le prove dell’amore che abbiamo per Iddio: ecco quanto ci metterà nella disposizione continua di tutto sacrificare piuttosto che offenderlo. Dite di amare Dio, od almeno che desiderate di amarlo: siete un bugiardo. Perché adunque lasciate entrare nel vostro cuore quel pensiero di orgoglio? perché vi abbandonate a quelle mormorazioni, a quelle gelosie, a quelle maldicenze, a quelle compiacenze di voi stesso? Perché siete un ipocrita. Voi ne siete spiacenti; lo credo: voi ne sarete ben afflitti… Ahimè! quanto pochi amano Dio!… Diciamolo, a disonore del Cristianesimo, quasi nessuno lo ama di questo amore di preferenza, sempre pronto a sacrificare tutto per piacergli, e sempre timoroso di offenderlo. Vedete, F. M., come si diportò S. Eustachio con tutta la sua famiglia; vedete la sua costanza ed il suo amore per Iddio. Si narra nella sua vita ~ Ribadeneira  sett.~ che trovandosi alla caccia inseguiva un cervo di straordinaria grandezza: slanciatosi su d’una roccia e cercando il mezzo di raggiungerlo, scorse tra le sue corna un bel crocifisso, che gli disse d’andare a ricevere il battesimo e ritornare, che gli farebbe conoscere quanto doveva soffrire per suo amore; che perderebbe i beni, la riputazione, la moglie, i figli, e finirebbe coll’essere arso vivo. S. Eustachio ascoltò tutto questo senza la minima paura o ripugnanza, e senza fare alcun lamento. Infatti, poco dopo scoppiò la peste nelle sue gregge e nei suoi schiavi, non risparmiandone neppur uno. Tutti cominciavano a fuggirlo, e nessuno voleva dargli aiuto. Vedendosi ridotto così misero e disprezzato, decise d’andare in Egitto, dove aveva ancora qualche possedimento. Egli e la sua consorte presero per mano i loro bambini e si affidarono alia provvidenza di Dio. Passato il mare, il padrone della nave in pagamento del viaggio si ritenne la moglie di Eustachio, e lasciati il padre ed i figli a terra, fece vela per altri lidi. Ecco S. Eustachio privato di una delle sue maggiori consolazioni. Sopportando tutto, senza mai lamentarsi della condotta di Dio a suo riguardo, ci dice l’autore della sua vita, prese un piccolo crocifisso tra le sue mani, e baciandolo rispettosamente continuò la sua via. Un po’ più avanti dovette attraversare un fiume abbastanza largo ecc…. Questo, M. F., possiamo chiamare amore vero, poiché nulla è capace di separare Eustachio da Dio. Aggiungo inoltre, F. M., che se amiamo davvero il buon Dio, dobbiam desiderare grandemente di vederlo amato da tutti. Ne abbiamo un bell’esempio nella storia, esso ci offre una bella scena di amore per Iddio. Fu vista nella città di Alessandria, una donna che teneva in una mano un vaso pieno d’acqua, e nell’altra una fiaccola accesa. Quelli che la osservarono, stupiti le chiesero che cosa pretendeva fare con quell’apparato. Vorrei, rispose essa, con questa fiaccola incendiare il cielo e tutti i cuori degli uomini, e coll’acqua spegnere il fuoco dell’inferno, affinché d’ora innanzi non si amasse più il buon Dio per la speranza della ricompensa, o per timore del castigo riservato ai peccatori: ma unicamente perché Egli è buono e degno d’essere amato. „ Bei sentimenti, F. M., degni della grandezza d’un’anima che conosce che cosa è Dio, e come Egli merita tutti gli affetti del nostro cuore. Si racconta nella storia dei Giapponesi, che quando si annunciava loro il Vangelo, e venivano istruiti intorno a Dio, specialmente quando si insegnavano loro i grandi misteri della nostra santa religione, e tutto ciò che Dio ha fatto per gli uomini; un Dio che nasce in una povera stalla, vien disteso su d’un po’ di paglia nei rigori dell’inverno, un Dio che patisce e muore sopra una croce per salvarci: erano così sorpresi da tante meraviglie che Dio aveva fatto per la nostra salvezza, che si udivano esclamare in un trasporto d’amore: “Oh! come è grande! oh, come è buono! oh, come è amabile, il Dio dei Cristiani! „ E quando poi si diceva loro che v’è un comandamento che ordinava d’amare Dio, e li minacciava di castighi se non l’amavano, ne eran talmente stupiti, che non potevan riaversi dal loro sbalordimento. “Ecchè! dicevano, fare ad uomini ragionevoli un precetto d’amare un Dio che tanto ci ha amati?… ma non è la più gran fortuna l’amarlo, e la più gran disgrazia i l non amarlo? Ecchè! dicevano ai missionari, i Cristiani non sono sempre ai piedi degli altari del loro Dio, penetrati della grandezza di sua bontà, e tutti infiammati del suo amore? „ E quando sentivano che non solo v’era chi non l’amava, ma anche chi l’offendeva: “O popolo ingiusto! popolo barbaro! Esclamavano con indignazione; è possibile che vi siano Cristiani capaci di tale oltraggio verso un Dio così buono? In qual terra maledetta adunque abitano questi uomini senza cuore e senza sentimento?„ – Ahimè! dal tratto che adoperiamo verso Dio, non ci meritiamo purtroppo che questi rimproveri! Sì, F. M., verrà giorno che le nazioni lontane e straniere faranno testimonianza contro di noi, ci accuseranno e condanneranno dinanzi a Dio. Quanti Cristiani passano la vita senza amare Dio! Ahimè! forse ne troveremo al giorno del giudizio molti che non avranno dato neppure un sol giorno tutto intero al buon Dio. Ahimè! quale sventura!… S. Giustino ci dice che l’amore ha ordinariamente tre effetti. Quando amiamo alcuno, pensiamo spesso e volentieri a lui, ci diamo volentieri per lui, e soffriamo per lui: ecco, F. M., quanto dobbiamo fare pel buon Dio, se l’amiamo davvero.

1° Dobbiamo pensare spesso a Gesù Cristo. Niente è più naturale che pensare a chi si ama. Vedete un avaro: non è occupato che de’ suoi beni o del mezzo di aumentarli; solo od in compagnia, niente è capace distrarlo da questo pensiero. Ecco un libertino: la persona, che è l’oggetto del suo amore, è continuamente con lui, come il respirare: vi pensa tanto, che il suo corpo ne è spesso così affranto, che si ammala. Oh! se avessimo la fortuna di amare tanto Gesù Cristo, quanto un avaro ama il suo denaro o le sue terre, un ubbriacone il vino, un libertino l’oggetto delia sua passione, non saremmo noi continuamente occupati dell’amore e delle grandezze di Gesù Cristo? Ahimè, M. F., ci occupiamo di mille cose che, quasi tutte, terminano in nulla: quanto a Gesù Cristo, passiamo delle ore e dei giorni interi senza ricordarci di Lui, ovvero ci ricordiamo così languidamente da credere appena a quanto pensiamo. Mio Dio, perché non siete amato? Eppure, M. F., fra i nostri amici ve n’ha forse alcuno più generoso, più benefico di Lui? Ditemi: se avessimo pensato bene che, ascoltando il demonio, il quale ci trascinava al male, abbiamo grandemente afflitto Gesù Cristo, l’abbiam fatto morire una seconda volta, avremmo noi avuto questo coraggio?… non avremmo invece detto: Come potrei offendervi, mio Dio, Voi che ci avete tanto amati? Sì, mio Dio, giorno e notte il mio spirito ed il mio cuore non saranno occupati che di Voi.

2° Se amiamo davvero il buon Dio gli daremo quanto è in nostro potere di dargli, e con grande piacere. Se abbiamo beni, facciamone parte ai poveri; è come se si desse a Gesù Cristo in persona; è Lui che ci dice nel Vangelo: “Quanto darete al minimo dei miei, cioè ai poveri, lo considero come dato a me stesso ~Matt. XXV, ~ . „ Qual felicità, M. F., per una creatura, potere esser liberale verso il suo Creatore, il suo Dio, il suo Salvatore! Non solamente i ricchi possono dare; ma tutti i Cristiani, anche i più poveri. Non tutti abbiamo dei beni per darli a Gesù Cristo nella persona dei poveri; ma tutti abbiamo un cuore, ed è proprio di questa offerta che Egli è più geloso: è questo che Egli domanda con tanta insistenza. – Ditemi, F. M., potremmo rifiutargli ciò che Egli ci domanda con tante istanze, Egli che ci ha creati per sé? Ah! se vi pensassimo bene, non diremmo al divin Salvatore: ” Signore, sono un povero peccatore, abbiate pietà di me: eccomi tutto per voi? „ Come saremmo fortunati se facessimo questa offerta universale al buon Dio! quanto sarebbe grande la nostra ricompensa!…

3° Ma tuttavia il miglior segno d’amore che possiamo dare al buon Dio, è il soffrire per Lui; perché, se ben consideriamo quanto Egli ha sofferto per noi, non potremo esimerci dal soffrire tutte le miserie della vita, le persecuzioni, le malattie, le infermità, la povertà. Chi non si sentirà commuovere alla vista di tutto quello che Gesù Cristo ha sofferto durante la sua vita mortale? Quanti oltraggi non gli fanno patire gli uomini colla profanazione dei Sacramenti, col disprezzo della sua santa religione, che tanto gli costò per stabilirla? Qual cecità, M. F., non amare un Dio così amabile, e che cerca, in tutte le cose, solo il nostro bene! Ne abbiamo un bell’esempio nella persona di santa Maddalena, divenuta celebre in tutta la Chiesa pel suo grande amore a Gesù Cristo ~ XXVI, 18 ~ . Una volta datasi a Lui, non l’abbandonò più; non solo col cuore, ma anche realmente, seguendolo nei viaggi, soccorrendolo del suo, ed accompagnandolo sino al Calvario. Ella fu presente alla sua morte, preparò gli aromi per imbalsamarne la salma e di buon mattino accorse al sepolcro ~Joan. XX ~ . Non trovandovi più il corpo di Gesù Cristo, si lamentò col cielo e colla terra; supplica gli Angeli e gli uomini di dirle dove sia il suo Salvatore: perché vuol trovarlo a qualunque costo. Il suo amore era così ardente che può ben dirsi essere stato impossibile a Gesù Cristo il nascondersi; perché essa aveva pensato soltanto a Lui, Lui solo aveva desiderato, Lui solo voluto; per essa ogni altra cosa è nulla; non ebbe né rispetto umano, né timore d’esser disprezzata o derisa: abbandonò tutti i suoi averi, calpestò gli ornamenti ed i piaceri per stare al seguito del suo diletto: tutto il resto non fu più nulla per lei. Ascoltate ancora la lezione che ci dà S. Domenico ~Ribad.  4 Agosto ~

l. Questo santo patriarca, che dall’amore di Dio sentiva soddisfatti tutti i suoi desideri, dopo aver predicato tutto il giorno, passava le intere notti in contemplazione: si credeva di già in cielo, e non sapeva comprendere come si possa vivere senza amare Dio, poiché in ciò è riposta tutta la nostra felicità. Un giorno che fu preso dagli eretici, Dio fece un miracolo per salvarlo dalle loro mani. “Che avreste fatto, gli disse un amico, se avesser voluto uccidervi? „ — Ah! li avrei scongiurati di non farmi morire d’un tratto, ma di tagliarmi a pezzettini; poi di strapparmi la lingua e gli occhi; e, dopo aver immerso il resto del mio corpo nel mio sangue, di tagliarmi la testa. Li avrei pregati di non lasciare alcuna parte del mio corpo senza sofferenze. Ah! allora sì avrei avuto la fortuna di dire a Dio che veramente l’amo. Sì, vorrei esser padrone dei cuori di tutti gli uomini,  per farli tutti ardere d’amore.„ Qual linguaggio esce da un cuore ardente d’amore divino! In tutta la sua vita questo gran santo cercò il mezzo di morir martire, per mostrare a Dio che veramente l’amava. Vedete pure S. Ignazio martire, vescovo di Antiochia, ~ 1 febbraio ~ che fu condannato dall’imperatore Traiano ed esser esposto alle fiere. Provò tanta gioia udendo la sentenza che lo condannava ad essere divorato dalle fiere, che credé morirne di consolazione. Non aveva che un solo timore, questo, che i Cristiani gli ottenessero la grazia. Scrisse loro dicendo: “Amici miei, lasciate eh’ io divenga la preda delle belve, e venga macinato come un grano del frumento di Dio per divenire pane di Gesù Cristo. Io so, amici miei, che m’è assai utile il soffrire; bisogna che i ferri, i patiboli, le belve feroci facciano strazio delle mie membra e stritolino il mio corpo, e che tutti i tormenti si riversino su di me. Tutto per me è buono, purché arrivi al possesso di Dio. Comincio ora ad amare Gesù Cristo; ora sono suo discepolo. Per le cose della terra ho soltanto disgusto, non sono affamato che del pane del mio Dio, che mi deve saziare durante l’eternità; non sono avido che della carne di Gesù Cristo, il quale non è che carità. „ Ditemi, M. F., si può trovare un cuore più in fiammato d’amor di Dio? Infatti fu divorato dai leoni, che lasciarono solo alcuni avanzi del suo corpo. Che devesi concludere da tutto questo, F. M., se non che ogni nostra felicità sulla terra è di attaccarci a Dio? Cioè, bisogna che in quanto facciamo, il buon Dio sia l’unico fine; poiché sappiamo tutti, per nostra esperienza personale, che nulla di creato è capace di renderci felici, che il mondo intero con tutti i suoi beni e piaceri non potrebbe soddisfare il nostro cuore. Non perdete di vista, F. M., che tutto c i abbandonerà. Verrà u n momento in cui quanto abbiamo passerà in altre mani … Mentre se abbiamo la grande fortuna di possedere l’amore di Dio, ce Io porteremo in cielo, e sarà la nostra felicità in eterno. Amar Dio, non servir che Lui solo, e non desiderare che di possederlo: ecco la bella sorte che vi auguro di cuore.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.