LA SUMMA PER TUTTI (23)
R. P. TOMMASO PÈGUES
LA SOMMA TEOLOGICA DI S. TOMMASO DI AQUINO IN FORMA DI CATECHISMO PER TUTTI I FEDELI
PARTE TERZA
GESÙ CRISTO OSSIA LA VIA DEL RITORNO DELL’UOMO VERSO DIO
Capo XLIV.
Stato intermedio delle anime dopo la morte in attesa della resurrezione finale. – Il Purgatorio.
1791. Mediante la meravigliosa economia dei sette Sacramenti Gesù Cristo comunica agli uomini il frutto della sua Redenzione, fuori della quale non vi è salute né vita morale perfetta ad essi possibile. I primi cinque, vale a dire il Battesimo, la Confermazione, la Eucarestia, la Penitenza e la Estrema Unzione, perfezionano l’uomo in quello che riguarda la sua propria persona; mentre gli altri due, l’Ordine ed il Matrimonio, lo perfezionano in vista del bene comune di tutta la società in cui vive, e che doveva in effetto avere in se stessa la virtù di moltiplisarsi e di continuare ad essere sorgente di vita soprannature per tutti gli uomini sino alla fine dei tempi. A qual fine poi Gesù Cristo stesso che per mezzo dello Spirito Santo che la inviato e che ne è l’anima, conduce il genere umano da Lui riscattato col proprio sangue?
Lo conduce al fine della vita immortale, che deve schiudersi nella gloria celeste per tutta la eternità.
1792. Gesù Cristo, mediante l’azione del suo governo redentore, conduce gli nomini alla gloria della vita immortale immediatamente, e per così dire incontanente?
No; perché sebbene i misteri compiuti nella sua santa umanità ed i Saramenti che ci uniscono a tali misteri avessero la virtù di farlo, era tuttavia conveniente alla divina Sapienza che la natura umana, condannata nel suo stesso fondo come natura peccatrice e decaduta a portare la pena di questo peccato di natura, non fosse restaurata come natura in tutta la sua pienezza nella persona dei diversi individui, che al termine del suo corso fra gli uomini. Ed ecco perché anche i battezzati, ossia sia tutti quelli che partecipano ai sacramenti di Gesù Cristo, anche dopo la loro personale santificazione; rimangono soggetti alle pene della vita presente; e specialmente alla più terribile di tutte, cioè alla morte (LXIX, 1).
1793. Dunque soltanto alla fine delle umane generazioni la morte stessa sarà definitivamente vinta, e tutti i redenti di Gesù Cristo potranno risuscitare ad una vita immortale che si manifesterà pienamente nella loro anima e nel loro corpo nel cielo per tutta la eternità?
Sì; sarà soltanto allora, e dal momento che muoiono restano in uno stato intermedio che è uno stato di attesa.
1794. Che cosa intendete quando dite che restano in uno stato intermedio che è uno stato di attesa?
Con questo si vuole intendere che essi, o non ottengono subito la ricompensa della loro vita meritoria, oppure se si trovano posti in grado di ricevere la ricompensa per i loro meriti, o il castigo per i loro demeriti, fino al giorno della resurrezione non avranno tale ricompensa o tale castigo in tutta la pienezza quale l’avranno eternamente a partire da quel giorno (LXIX, 2).
1795. Come chiamate il luogo intermedio dove si trovano dopo la morte coloro che non ottengono subito la ricompensa della loro vita meritoria?
Si chiama Purgatorio (LXXI, 6; Appendice, Il).
1796. Quali sono le anime che dopo la morte occupano questo luogo intermedio che è il Purgatorio?
Sono le anime dei giusti che muoiono nella grazia di Gesù Cristo, ma che nel momento della loro morte non hanno interamente soddisfatto alla giustizia di Dio per la pena temporale dovuta al peccato (Ibid.).
1797. Dunque il Purgatorio è un luogo di espiazione, dove con pene proporzionate si deve soddisfare alla giustizia di Dio, prima di poter essere ammessi alla ricompensa nel cielo?
Precisamente; il Purgatorio è questo, e niente poteva essere più in armonia tanto con la misericordia che con la giustizia di Dio (Ibid.).
1798. Come ed in che cosa la misericordia di Dio si manifesta nella espiazione del Purgatorio?
Essa si manifesta in questo, che anche dopo la morte Dio dà alle anime dei giusti il mezzo di soddisfare alla sua giustizia e di prepararsi ad entrare in cielo libere da ogni debito verso questa giustizia. Ma essa si manifesta anche in questo, che per mezzo della comunione dei Santi, Dio permette ai vivi che sono sulla terra di offrire in forma di suffragio le proprie soddisfazioni e di applicare, guadagnando indulgenze per loro, le soddisfazioni di Gesù Cristo, della Ss.ma Vergine, e dei Santi, in luogo ed in vece delle soddisfazioni che le care anime del Purgatorio dovrebbero dare alla giustizia di Dio, e con questo affrettare il loro ingresso in paradiso (LXXI, 6).
1799. Fra tutti gli atti che i giusti viventi sulla terra possono fare o procurare per abbreviare la espiazione delle anime del Purgatorio, ve ne è uno più particolarmente efficace?
Sì; è l’oblazione del santo Sacrificio della Messa.
1800. Importa molto che, quando si fa o si procura questa oblazione per le anime del Purgatorio, abbiamo noi stessi un più grande fervore?
Sì; perché quando si tratta di soddisfare alla giustizia di Dio nell’ordine della remissione dei peccati, Dio guarda senza dubbio al valore di ciò che si offre — e nella offerta del santo Sacrifizio della Messa il valore è infinito —; ma guarda più ancora al fervore di colui che offre, sia che offra per se stesso come il sacerdote, od offra per la intromissione o per il ministero di altri, come i fedeli che domandano al sacerdote di offrire in loro nome e secondo la loro intenzione il santo Sacrifizio della Messa (LXXI, 9; Parte Terza LXXIX, 5).
1801. Dunque Dio misura l’applicazione del frutto del sacrifizio della Messa secondo il fervore di coloro che domandano al sacerdote di offrire secondo la loro intenzione il santo saerifizio stesso?
Sì; e questo dimostra quanto essi stessi debbano eccitarsi a fervore facendo questa domanda.
1802. Le opere satisfattorie che i giusti compiono sulla terra offrendole a Dio per modo di suffragio e con la intenzione di applicarle sia alle anime del Purgatorio in generale, sia ad un dato numero di anime, sia ad una determinata anima particolare, vengono applicate conforme alla loro intenzione?
Sì; e con quel grado di valore che dà loro il fervore del soggetto che le compie, e le offre in ispirito di carità (LXXI, 6).
1803. Si possono applicare, sia alle anime delPurgatorio in generale, sia ad un dato numero di anime, sia ad una anima in particolare, le indulgenze che si acquistano e che sono applicabili alle anime del Purgatorio?
Si può ugualmente; e qui tutto dipende dalla intenzione di chi le acquista, regolata essa stessa dalla intenzione della Chiesa manifestata nel tenore dei termini che stabiliscono la concessione (LXXI, 6; Codice, can. 930).
1804. Compiuta la soddisfazione che le anime trattenute in Purgatorio dovevano offrire a Dio per i loro peccati trascorsi, sono esse introdotte immediatamente in Paradiso?
Sì; subito dopo compiuta la loro soddisfazione, le anime dei giusti trattenute in Purgatorio ne sono tolte per essere introdotte in Paradiso (LXIX, 2; Appendice, II, 6).
Capo XLV.
Il Paradiso.
1805. Che cosa intendete per il Paradiso?
Intendo il luogo dove si trovano dal principio del mondo gli Angeli beati, e dove sono ammessi tutti i giusti redenti dal Sangue di Gesù Cristo, dal giorno in cui Gesù Cristo vi ha fatto la sua gloriosa ascensione.
1806. Che cosa ci vuole perché i giusti redenti dal Sangue di Gesù Cristo siano ammessi in Paradiso?
Bisogna che siano giunti al termine della loro vita mortale, e non abbiano alcun debito da pagare alla giustizia di Dio (LXIX, 2).
1807. Si danno delle anime che sono ammesse in Paradiso subito dopo la morte?
Sì; sono le anime che hanno ricevuto con pieno effetto l’applicazione dei meriti di Gesù Cristo, o che su questa terra hanno offerto a Dio, in unione con la soddisfazione di Gesù Cristo, tutta la pienezza di soddisfazione di cui potevano essere debitrici a Dio per i loro peccati (LXIX, 2).
1808. I bambini che muoiono dopo ricevuto il Battesimo e prima di arrivare alla età di poter peccare, sono ammessi in Paradiso subito dopo la morte?
Sì; perché non hanno più il peccato originale, che solo avrebbe potuto loro impedire di entrare in Paradiso.
1309. E sarebbe lo stesso per gli adulti. Che avendo già commesso dei peccati mortali, ricevessero il Battesimo con buone disposizioni e morissero subito dopo, oppure «prima di commettere altri peccati?
Sì; perché il sacramento del Battesimo applica in tutta la loro pienezza, ossia con pieno effetto i meriti della Passione di Gesù Cristo (Parte Terza, LXIX, 1, 2,7, 8).
1810. E coloro che dopo aver commesso dei peccati anche mortali dopo il Battesimo, senza averne ancora fatta penitenza sufficiente, almeno in quanto alla soddisfazione della pena, ma che in punto di morte offrissero la loro vita a Dio con un atto di carità perfetta, potrebbero essere ugualmente accolti in cielo subito dopo la morte?
Sì; specialmente quando questo atto di carità perfetta fosse il martirio (Parte Seconda – Sezione Seconda, CXXIV, 3).
1811. Che cosa divengono le anime dei giusti, dal momento del loro ingresso in Paradiso?
Esse vengono subito ammesse alla visione di Dio, che le ricolma di una felicità in qualche modo infinita (Parte Prima, XII, 11).
1812. Possono vedere Dio di per se stesse, oppure bisogna che esse ricevano a tale effetto una perfezione affatto nuova, oltre alle perfezioni di ordine soprannaturale che potevano già possedere mediante la grazia, le virtù ed doni?
Bisogna che ricevano una perfezione affatto nuova, che è come l’ultimo coronamento di tutte le altre perfezioni soprannaturali – che già possedevano (Ibid., XII, 5).
1813. Come si chiama questa perfezione e questo coronamento?
Si chiama il lume della gloria (ibid.).
1814. Che cosa intendete per questo lume della gloria?
Intendo una qualità prodotta da Dio nella intelligenza dei beati, che dà ad essa la potenza di ricevere in sé, come principio proprio del suo atto di visione, la divina essenza in tutto lo splendore della sua luce infinita (Ibid).
1815. Che cosa risulta per il beato da questa unione della divina essenza con la sua intelligenza, perfezionata dal lume della gloria?
Ne risulta che esso vede Dio come Dio vede se stesso (Ibid.).
1816. È questo ciò che si chiama la visione faccia a faccia?
Sì; è la visione faccia a faccia che ci è promessa nella S. Scrittura, e che rendendoci simili a Dio in quanto una creatura possa esserlo, doveva essere come l’ultima parola di tutto nella opera divina.
1817. Dio ha creato tutte le cose, è le governa nel corso della evoluzione del mondo dal principio alla fine, per questa visione di se stesso da comunicarsi ai beati, e per la infinita felicità che loro ne deriva?
Sì; precisamente per questo. E quando tutte le sedi da Lui fissate nel suo Paradiso saranno riempite; quando mediante l’azione del suo divino governo avrà compiuto la preparazione dell’ultimo eletto che nel mistero della sua libera e sovrana Predestinazione ha stabilito di introdurvi, allora l’andamento attuale del mondo finirà, e Dio ordinerà il mondo in un nuovo stato che sarà quello della resurrezione.
1818. Possiamo noi sapere quando avverrà la fine del mondo attuale, e quando Dio stabilirà il mondo nel nuovo stato della resurrezione?
No; perché questo dipende unicamente dal consiglio di Dio, in ciò che Egli ha di più intimo quale è l’ordine della sua Predestinazione.
1819. I beati che godono già la visione di Dio in cielo si interessano delle cose terrene e del mondo umano in cui essi non sono più?
I beati eletti che godono già la visione di Dio in cielo si interessano sommamente delle cose terrene e del mondo umano, quantunque essi non vi siano più; perché in questo mondo umano continua a svolgersi il grande mistero della divina Predestinazione, ed il compimento perfetto di questo mistero deve coincidere con l’ultimo perfezionamento della loro propria beatitudine, nel giorno della gloriosa resurrezione.
1820. Gli eletti che sono già in Paradiso vedono tutto quello che accade sulla terra?
Nella stessa visione di Dio essi vedono tutto quello che delle cose della terra si riferisce più particolarmente a loro, nel compimento del mistero della Predestinazione nel mondo.
1821. Conoscono le preghiere che si indirizzano loro, ed anche i bisogni spirituali e temporali di coloro che a loro appartengono più da vicino?
Sicuramente; e sono sempre disposti a rispondere a queste preghiere ed a provvedere a questi bisogni, intervenendo presso Dio con la loro intercessione onnipotente (LXXII, 1).
1822. Donde viene dunque che noi non risentiamo sempre l’effetto del loro intervento?
Perché questo intervento si effettua nella piena luce di Dio, dove ciò che a noi e per noi può sembrare un bene, forse non lo è secondo la verità, ossia nell’ordine delle disposizioni divine (LXXII, 83).
1823. In realtà può dunque esservi un commercio continuo fra noi che viviamo sulla terra, ed i Santi che sono in cielo a godere la visione di Dio?
Sì; questo commercio può essere continuo, perché non sta che a noi di evocare il ricordo di queste anime sante, per rallegrarci con esse della loro felicità, e pregarle di aiutarci con la loro intercessione a guadagnarla noi stessi.
Capo XLVI.
L’Inferno.
1824. All’estremo opposto del luogo di eterna felicità che è il Paradiso, esiste un altro luogo che è il luogo della eterna dannazione; e come si chiama?
Sì; questo luogo esiste e si chiama Inferno (LXIX, 2).
1825. Che cosa è dunque l’Inferno?
L’Inferno è un luogo di tormenti in cui sono condannati tutti coloro che con i propri delitti si sono ribellati contro l’ordine della Provvidenza o della Predestinazione, e sono rimasti così fissi in questi delitti, da non convertirsene mai.
1826. Chi sono coloro che si trovano in questo caso?
Fra gli angeli sono tutti quelli che hanno peccato, e fra gli nomini tutti coloro che sono morti nella impenitenza finale (LXIX, 2).
1827. Dal fatto che i dannati sono talmente stabiliti nel male da non poter più ritrarsi dalla loro ostinazione, che cosa ne segue?
Ne segue che le pene ed i tormenti che meritano per causa dei loro delitti, dureranno sempre e non finiranno mai.
1828. Ma Dio non potrebbe porre un termine a queste pene ed a questi tormenti?
Di potenza assoluta lo potrebbe, perché niente è impossibile alla sua onnipotenza. Ma nell’ordine della sua sapienza non lo farà perché secondo questo ordine ormai immutabile, le creature ragionevoli giunte al termine della loro vita di prova, si trovano fisse per sempre nel bene o nel male; e durando sempre il male, bisogna pure che ugualmente ne duri il castigo (XCIX, 1, 2).
1829. Dunque i dannati dovranno subire eternamente le pene dell’Inferno?
Sì; i dannati dovranno subire eternamente le pene dell’Inferno (Ibid.).
1830. E quali sono le pene che i dannati dovranno subire eternamente?
Queste pene sono di due specie, cioè: la pena del danno e quella del senso (XCVII, 1, 2).
1831. Che cosa si intende per pena del danno?
La pena del danno è costituita dalla privazione: del Bene infinito che si possiede in cielo nella visione beatifica.
1832. Questa pena è molto sensibile per i reprobi dell’Inferno?
Essa è e sarà eternamente il tormento indicibile dei reprobi dell’Inferno.
1833. Donde viene che questa pena sarà risentita sì crudelmente dai reprobi dell’Inferno?
Prima di tutto perché essendo giunti al termine, essi avranno veduto il nulla di tutti gli altri beni che avevano cercato a pregiudizio di quello, ed avranno allora la nozione esatta della grandezza del Bene da essi perduto. Poi dalla coscienza certissima che avranno di averlo perduto unicamente per propria colpa.
1834. La vista della loro coscienza e della loro responsabilità nella perdita del Bene infinito, è proprio ciò che il Vangelo indica sotto il nome di « verme roditore che non muore mai »?
Sì; perché questo verme roditore è ciò che si dà di più orribile per un essere cosciente, e non è altro che il rimorso, la stretta del quale dovrebbe ucciderlo mille volte se potesse morire (XCVII, 2).
1835. Si deve intendere anche in senso metaforico, ossia puramente spirituale, l’altra
pena di cui parla il Vangelo, che la chiama «il fuoco che non si estingue mai»?
No; questo fuoco si deve intendere nel senso di un fuoco materiale, perché indica propriamente la pena del senso (XCVII, 5).
1836. Ma come può agire un fuoco materiale su degli spiriti, ossia su delle anime separate dai loro corpi?
Per un ordine speciale della giustizia di Dio, che comunica a questo fuoco materiale, in ragione della sua propria azione di ciò che questa azione significa, la virtù preternaturale del giudizio di servire di strumento a questa giustizia LXX, 3).
1837. I dannati saranno tutti tormentati nella stessa guisa dal fuoco dell’Inferno?
No; perché essendo lo strumento della giustizia di Dio, l’azione di questo fuoco sarà proporziona alla natura al numero e alla gravità dei peccati commessi da ciascuno. (XCVII, 5 ad 3).
1838. Il supplizio dei dannati sarà accresciuto dalla spaventevole compagnia costituita dalla orribile società dove si troveranno tutti i malfattori ed i criminali del genere umano, mescolati ai demoni che avranno l’ufficio di tormentarli sotto il comando del primo di loro; capo supremo del regno del male?
Certissimamente; ed è ciò che sembra significare il Vangelo quando parla delle « tenebre esteriori, deve è pianto e stridore di denti » (XCVII, 3, 4)
Capo XLVII.
Dell’atto che compie la divisione fra il Purgatorio, il Paradiso l’Inferno; ossia del giudizio.
1939. Per quale atto avviene la divisione tra coloro che vanno immediatamente in Paradiso, oppure in Purgatorio, oppure l’Inferno?
Questa divisione avviene mediante l’atto del giudizio.
1840. Che cosa intendete per giudizio?
Intendo quell’atto della giustizia di Dio, che sentenzia definitivamente sullo stato di un dato soggetto, in ordine alla ricompensa od al castigo da ricevere.
1841. Quando avviene questo atto sovrano della giustizia di Dio?
Avviene immediatamente dopo la morte, nel momento in cui l’anima si trova separata dal corpo.
1842. E dove avviene questo atto del giudizio?
Nello stesso luogo dove avviene la separazione dell’anima dal corpo, che costituisce la morte.
1848. Da chi si fa l’atto del giudizio?
L’atto del giudizio si fa da Dio stesso, la virtù del quale passa attraverso la santa umanità del Verbo fatto carne, dopo l’Ascensione di Gesù Cristo al cielo.
1844. L’anima che viene giudicata, vede Dio e la santa umanità di Gesù Cristo?
Non debbono vedere Dio nella sua essenza né la santa umanità di Gesù Cristo che è in cielo, se non le anime il cui giudizio porta una sentenza di ingresso immediato in Paradiso.
1845. Ed il giudizio delle altre anime come avviene?
Avviene come per mezzo di un colpo di luce, che mette istantaneamente sotto i loro occhi tutto lo svolgimento della loro vita, e mostra loro che il luogo che ricevono immediatamente o nell’inferno o nel Purgatorio, è quanto v’ha di più giusto e di più meritato.
1846. Dunque avviene quasi per un medesimo atto e come nel medesimo istante, che le anime appena separate dal corpo sono giudicate, ed in forza di questo giudizio, collocate o nell’Inferno o nel Purgatorio o in Paradiso?
Sì; quasi per lo stesso atto e come nel medesimo istante, perché tutto ciò avviene per onnipotenza di Dio che agisce istantaneamente.
1847. E su che cosa verte questo grande atto del giudizio, e che cosa mostra all’anima che è giudicata?
Questo atto verte su tutto lo svolgimento della vita morale e cosciente, dal primo momento in cui si è avuto l’uso della ragione, fino all’ultimo atto che ha preceduto la separazione dell’anima dal corpo.
1848. Questo ultimo atto che avrà preceduto la separazione dell’anima dal corpo, avrà potuto qualche volta decidere da sé solo della sorte di un’anima per tutta la eternità, e valerle l’acquisto del cielo?
Sì; ma non avviene mai che per misericordia specialissima di Dio, e perché, il più spesso, altri atti nella vita del soggetto avranno in qualche modo preparato questa grazia; oppure in forza delle preghiere di anime sante che avranno piegato Dio a tale atto di suprema misericordia.
1849. E che cosa vedrà l’anima che è così giudicata, in questa luce che mette istantaneamente sotto i suoi occhi tutto lo svolgimento della propria vita, e le mostra che il luogo che nello stesso momento riceve o nell’Inferno o nel Purgatorio o in Paradiso è quanto vi è di più giusto e di più meritato?
Essa vedrà fino nei loro più minuti particolari tutti gli atti compiuti, e di cui ha potuto essere responsabile nel corso di tutta la vita per quanto lunga possa essere stata, e per ciascun giorno del corso di questa vita e per ciascun momento di questi giorni: i suoi pensieri più intimi e svariati; le sue affezioni, qualunque sia stato il loro oggetto, il loro carattere, il loro moto interno ed esterno; le sue parole gravi o leggere, riflessive od inconsiderate, vane od oziose; i suoi atti e la parte che vi avranno avuto i suoi sensi, gli organi e le membra del proprio corpo. Nell’ordine di ciascuna virtù e di ciascun vizio, dalla virtù della temperanza con tutto quanto le si riferisce, passando per la virtù della fortezza e sue annesse, la virtù della giustizia e sue infinite ramificazioni, la virtù della prudenza e le sue applicazioni in ogni istante nella pratica delle virtù morali, sia che si tratti della pratica di queste virtù sotto la loro ragione di virtù naturali, o di virtù soprannaturali ed infuse; ma più ancora e soprattutto in ciò che riguarda le grandi virtù teologali della fede, della speranza e della carità, che dovevano tutto dominare nella sua vita. Essa vedrà ciò che avrà fatto del Sangue di Gesù Cristo e di tutti i misteri di salute congiunti con questo Sangue redentore, per mezzo dell’uso dei Sacramenti della grazia dispensati nella Chiesa Cattolica: come avrà trascurato o utilizzato la grande virtù della penitenza con le soddisfazioni che le offriva per l’intervento del potere sovrano delle chiavi. E sarà questa visione istantanea che le farà dire, o con la gioia riconoscente degli eletti nel Cielo, o con la rassegnazione amante dei giusti nel Purgatorio, o con la rabbia disperata dei dannati nell’Inferno: «Il vostro giudizio, o Dio, e la vostra sentenza sono la stessa giustizia».
Capo XLVIII.
Del luogo di coloro che non vengono giudicati: Il Limbo dei bambini.
1850. Vi sono degli esseri umani che al momento della morte non sono sottoposti al giudizio?
Sì; sono tutti i bambini che muoiono prima dell’uso della ragione, ed anche coloro che sebbene adulti, muoiono senza avere avuto l’uso della ragione (LXIX, 6).
1851. Non avviene una divisione fra i bambini e fra coloro che muoiono senza avere avuto l’uso della ragione?
Sì; ma non in ragione dei loro meriti o demeriti, e non per modo di giudizio.
1852. Come avviene dunque questa divisione?
Avviene soltanto per questo, che gli uni hanno ricevuto il sacramento del Battesimo, e gli altri no.
1853. Dove vanno quelli che hanno ricevuto il sacramento del Battesimo?
Vanno immediatamente in Paradiso.
1854. E quelli che non l’hanno ricevuto, dove vanno?
Vanno in un luogo loro riservato, che si chiama Limbo.
1855. Il Limbo dei bambini morti senza Battesimo è un luogo distinto dall’Inferno e dal Purgatorio?
Sì; il Limbo dei bambini nati senza Battesimo è un luogo distinto, diverso dall’Inferno e dal Purgatorio, perché a differenza dell’Inferno e del Purgatorio, non è un luogo dove si soffre la pena del senso per causa di peccati personali (LXIX, 6).
1856. Nel Limbo, i bambini morti senza Battesimo subiscono la pena del danno?
Sì; perché essi si sanno privati eternamente del Bene infinito che è la visione di Dio. Ma questa pena non ha affatto per loro il carattere di suprema tortura che ha per i dannati dell’Inferno (Appendice, I, 2).
1857. Donde nasce questa differenza nel carattere della pena del danno per i bambini morti senza Battesimo?
Nasce da questo che se essi sanno di essere privati della visione di Dio, sanno pure che questa pena li colpisce non in ragione di una colpa personale da essi commessa, ma soltanto in forza della loro discendenza da Adamo peccatore, ossia in ragione del peccato di natura che essi hanno personalmente contratto per il solo fatto della loro nascita (ibid.).
1858. Non esiste dunque per loro l’orribile verme roditore che tormenta i dannati nell’Inferno?
Niente affatto; ma uno stato che, senza implicare sofferenza o tristezza, fa tuttavia che essi abbiano coscienza della felicità che avrebbero potuto avere se i meriti della Redenzione fossero stati loro applicati, e che non potranno mai avere benché non per loro colpa, ma. per un giusto decreto degli inscrutabili consigli di Dio (Ibid.).
1859. Le anime di questi bambini morti senza Battesimo conoscono, i misteri della Redenzione?
Sicuramente; ma li conoscono con una conoscenza affatto esteriore, se così possiamo dire (Ibid).
1860. Si può dire che queste anime abbiano il lume della fede?
No: non si può dire che queste anime abbiano il lume della fede, nel senso di lume interiore soprannaturale che perfeziona la intelligenza, e le permette di penetrare in certa maniera l’intimo dei misteri rivelati con un tale gusto di ordine soprannaturale che porta a desiderarli con desiderio efficace. Esse non li conoscono che dal di fuori, un po’ come tutti quelli che non possono non confessare la verità dei misteri divini affermati da Dio, ma che non sono punto portati da un moto della grazia ad aderire in modo soprannaturale a questi misteri, e sono nella impotenza radicale di penetrarne il senso intimo.
1861. È dunque una specie di lume affatto esterno e freddo, quello che fa loro conoscere i misteri della fede?
Precisamente; è un lume che non è lume di ribellione come nei dannati dell’Inferno, né lume di adesione ardente che generi la speranza e la carità come quello dei giusti sulla terra, né ancor meno lume di visione inebriante come per gli eletti nel cielo. Ma un lume in qualche maniera spento nell’ordine soprannaturale, che non è né lume di vita, né lume di morte nel senso che lo è per i dannati: è lume senza speranza che non genera affatto il rimorso e neppure il rimpianto, e che soltanto fa prendere loro coscienza di una infinita felicità che non possederanno mai, senza che frattanto esista per loro né pianto né stridore di denti come per i dannati nell’Inferno. Di più, sarà per loro una gioia grandissima il pensiero dei beni di ordine naturale che hanno già ricevuto da Dio, o che riceveranno poi e per sempre nel momento della resurrezione (Ibid. ad 3).
1862. Accanto al Limbo dove stanno le anime dei bambini morti senza Battesimo, non vi è un altro Limbo di cui si fa menzione nel linguaggio della Chiesa?
Sì; è il Limbo dove una volta si trovavano i giusti che non avevano più alcun impedimento personale per ricevere la ricompensa del cielo, ma che per ottenerla dovevano aspettare la venuta del Redentore (LXIX, 7).
1863. Nel Limbo degli antichi giusti non vi è ora più nessuno?
Dal giorno in cui Gesù Cristo discese in questo Limbo nel momento della sua morte e ne risalì nel giorno della sua resurrezione, conducendo seco tutte le anime dei giusti che vi stavano rinchiuse, questo luogo non ha più e non può avere più il suo primitivo uso. Ma può essere che da allora sia adibito ricevere le anime dei bambini morti senza Battesimo, non formando più che una cosa sola col Limbo dei bambini.