15 SETTEMBRE: I SETTE DOLORI DELLA B. V. MARIA (2021)

15 SETTEMBRE. I sette Dolori della B. V. Maria (2021)

Doppio di 2° classe. – Paramenti bianchi.

Maria stava ai piedi della Croce, dalla quale pendeva Gesù (Intr., Gra., Seq., All., Vangelo) e, come era stato predetto da Simeone (Or.) una spada di dolore trapassò la sua anima (Secr.). Impotente, ella vede il suo dolce Figlio desolato nelle angosce della morte, e ne raccoglie l’ultimo sospiro » (Seq.). L’affanno che il suo cuore  materno provò ai piedi della croce, le ha meritato, pur senza morire, la palma del martirio (Com.). – Queste festa era celebrata con grande solennità dai Serviti nel XVII secolo. Fu estesa da Pio VII, nel 1817, a tutta la Chiesa, per ricordare le sofferenze che la Chiesa stessa aveva appena finito di sopportare nella persona del suo capo esiliato e prigioniero, e liberato, grazie alla protezione della Vergine. Come la prima festa dei dolori di Maria, al tempo della Passione, ci mostra la parte che Ella presa al Sacrificio di Gesù, così la seconda, dopo la Pentecoste, ci dice tutta la compassione che prova la Madre del Salvatore verso la Chiesa, sposa di Gesù, che è crocifissa a sua volta nei tempi calamitosi che essa attraversa. Sua Santità Pio X ha elevato nel 1908 questa festa alla dignità di seconda classe.

Septem Dolorum Beatæ Mariæ Virginis ~ Duplex II. classis
Commemoratio: Feria Quarta Quattuor Temporum Septembris

Incipit

In nómine Patris, ✠ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.

Introitus

Joann XIX:25
Stabant juxta Crucem Jesu Mater ejus, et soror Matris ejus, María Cléophæ, et Salóme et María Magdaléne.

[Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa, e Salome, e Maria Maddalena.]

Joann XIX:26-27
Múlier, ecce fílius tuus: dixit Jesus; ad discípulum autem: Ecce Mater tua.

[Donna, ecco tuo figlio, disse Gesù; e al discepolo: Ecco tua madre]


Stabant juxta Crucem Jesu Mater ejus, et soror Matris ejus, María Cléophæ, et Salóme et María Magdaléne.

[Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa, e Salome, e Maria Maddalena.]

Oratio

Orémus.
Deus, in cujus passióne, secúndum Simeónis prophetíam, dulcíssimam ánimam gloriósæ Vírginis et Matris Maríæ dolóris gladius pertransívit: concéde propítius; ut, qui transfixiónem ejus et passiónem venerándo recólimus, gloriósis méritis et précibus ómnium Sanctórum Cruci fidéliter astántium intercedéntibus, passiónis tuæ efféctum felícem consequámur:

[O Dio, nella tua passione, una spada di dolore ha trafitto, secondo la profezia di Simeone, l’anima dolcissima della gloriosa vergine e madre Maria: concedi a noi, che celebriamo con venerazione i suoi dolori, di ottenere il frutto felice della tua passione:]

Orémus.


Commemoratio Feria Quarta Quattuor Temporum Septembris
Misericórdiæ tuæ remédiis, quǽsumus, Dómine, fragílitas nostra subsístat: ut, quæ sua conditióne attéritur, tua cleméntia reparétur.

[Signore, te ne preghiamo, sostieni la nostra debolezza coi rimedi della tua misericordia; affinché se per natura vien meno, dalla tua clemenza sia risollevata.]

Lectio

Léctio libri Judith.
Judith XIII:22;23-25
Benedíxit te Dóminus in virtúte sua, quia per te ad níhilum redégit inimícos nostros. Benedícta es tu, fília, a Dómino, Deo excélso, præ ómnibus muliéribus super terram. Benedíctus Dóminus, qui creávit cœlum et terram: quia hódie nomen tuum ita magnificávit, ut non recédat laus tua de ore hóminum, qui mémores fúerint virtútis Dómini in ætérnum, pro quibus non pepercísti ánimæ tuæ propter angústias et tribulatiónem géneris tui, sed subvenísti ruínæ ante conspéctum Dei nostri.

[Il Signore nella sua potenza ti ha benedetta: per mezzo tuo ha annientato i nostri nemici. Benedetta sei tu, o figlia, dal Signore Dio altissimo più di ogni altra donna sulla terra. Benedetto il Signore, che ha creato il cielo e la terra, perché oggi egli ha tanto esaltato il tuo nome, che la tua lode non cesserà nella bocca degli uomini: essi ricorderanno in eterno la potenza del Signore. Perché tu non hai risparmiato per loro la tua vita davanti alle angustie e alla afflizione della tua gente: ci hai salvato dalla rovina, al cospetto del nostro Dio.]

Graduale

Dolorósa et lacrimábilis es, Virgo María, stans juxta Crucem Dómini Jesu, Fílii tui, Redemptóris.
V. Virgo Dei Génitrix, quem totus non capit orbis, hoc crucis fert supplícium, auctor vitæ factus homo. Allelúja, allelúja.
V. Stabat sancta María, cœli Regína et mundi Dómina, juxta Crucem Dómini nostri Jesu Christi dolorósa.


Sequentia

Stabat Mater dolorósa
Juxta Crucem lacrimósa,
Dum pendébat Fílius.

Cujus ánimam geméntem,
Contristátam et doléntem
Pertransívit gládius.

O quam tristis et afflícta
Fuit illa benedícta
Mater Unigéniti!

Quæ mærébat et dolébat,
Pia Mater, dum vidébat
Nati pœnas íncliti.

Quis est homo, qui non fleret,
Matrem Christi si vidéret
In tanto supplício?

Quis non posset contristári,
Christi Matrem contemplári
Doléntem cum Fílio?

Pro peccátis suæ gentis
Vidit Jesum in torméntis
Et flagéllis súbditum.

Vidit suum dulcem
Natum Moriéndo desolátum,
Dum emísit spíritum.

Eja, Mater, fons amóris,
Me sentíre vim dolóris
Fac, ut tecum lúgeam.

Fac, ut árdeat cor meum
In amándo Christum Deum,
Ut sibi compláceam.

Sancta Mater, istud agas,
Crucifixi fige plagas
Cordi meo válida.

Tui Nati vulneráti,
Tam dignáti pro me pati,
Pœnas mecum dívide.

Fac me tecum pie flere,
Crucifíxo condolére,
Donec ego víxero.

Juxta Crucem tecum stare
Et me tibi sociáre
In planctu desídero.

Virgo vírginum præclára.
Mihi jam non sis amára:
Fac me tecum plángere.

Fac, ut portem Christi mortem,
Passiónis fac consórtem
Et plagas recólere.

Fac me plagis vulnerári,
Fac me Cruce inebriári
Et cruóre Fílii.

Flammis ne urar succénsus,
Per te, Virgo, sim defénsus
In die judícii.

Christe, cum sit hinc exíre.
Da per Matrem me veníre
Ad palmam victóriæ.

Quando corpus moriétur,
Fac, ut ánimæ donétur
Paradísi glória.
Amen.

[Addolorata e piangente, Vergine Maria, ritta stai presso la croce del Signore Gesù Redentore, Figlio tuo.
V. O Vergine Madre di Dio, Colui che il mondo intero non può contenere, l’Autore della vita, fatto uomo, subisce questo supplizio della croce! Alleluia, alleluia.
V. Stava Maria, Regina del cielo e Signora del mondo, addolorata presso la croce del Signore.]

Sequenza
Stava di dolore piena e di pianto
la Madre presso la croce,
da cui pendeva il Figlio.

L’anima di Lei gemente,
di tristezza e di dolore piena,
una spada trafiggeva.

Oh! quanto triste ed afflitta
fu la benedetta
Madre dell’Unigenito!

S’affliggeva, si doleva
la pia Madre contemplando
le pene del Figlio augusto.

E chi non piangerebbe
mirando la Madre di Cristo
in tanto supplizio?

E chi non s’attristerebbe
vedendo la Madre di Cristo
dolente insieme al Figlio?

Per i peccati del popolo suo
Ella vide Gesù nei tormenti
e ai flagelli sottoposto.

Ella vide il dolce Figlio,
morire desolato,
quando emise lo spirito.

Orsù, Madre fonte d’amore,
a me pure fa’ sentire l’impeto del dolore,
perché teco io pianga.

Fa’ che nell’amar Cristo, mio Dio,
così arda il mio cuore
che a Lui io piaccia.

Santa Madre, deh! tu fa’
che le piaghe del Signore
forte impresse siano nel mio cuore.

Del tuo Figlio straziato,
che tanto per me s’è degnato patire,
con me pure dividi le pene.

Con te fa’ che pio io pianga
e col Crocifisso soffra,
finché avrò vita.

Stare con te accanto alla Croce,
a te associarmi nel piangere
io desidero.

O Vergine, delle vergini la più nobile,
con me non esser dura,
con te fammi piangere.

Fammi della morte di Cristo partecipe,
e della sua passione consorte;
e delle sue piaghe devoto.

Fammi dalle piaghe colpire,
dalla Croce inebriare
e dal Sangue del tuo.

Perché non arda in fiamme
ma da te sia difeso, o Vergine,
nel dì del giudizio

O Cristo, quando dovrò di qui partire,
deh! fa’, per la tua Madre,
che al premio io giunga.

E quando il corpo perirà,
fa’ che all’anima
la gloria del cielo sia data.
Amen.

Evangelium

Sequéntia +︎ sancti Evangélii secúndum Joánnem.
R. Glória tibi, Dómine.
Joann XIX:25-27.
In illo témpore: Stabant juxta Crucem Jesu Mater ejus, et soror Matris ejus, María Cléophæ, et María Magdaléne. Cum vidísset ergo Jesus Matrem, et discípulum stantem, quem diligébat, dicit Matri suæ: Múlier, ecce fílius tuus. Deinde dicit discípulo: Ecce Mater tua. Et ex illa hora accépit eam discípulus in sua.

[In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa, e Maria Maddalena. Gesù, dunque, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre». E da quell’ora il discepolo la prese con sé.]

OMELIA

[J. B. BOSSUET: LA MADONNA – DISCORSI: V. Gatti ed. Brescia, MCMXXXIV]

L’ADDOLORATA

DISCORSO I.

Dixit Jesus Matri suæ: Ecce filius tuus, mulier; deinde dicit discipulo: Ecce mater tua.

(Giov.).

Noi troviamo sempre l’amore industrioso, ma dobbiamo confessare che se ha sempre nobili gesti e generose iniziative, quando la vita è al suo termine pare diventi più ingegnoso e fecondo… le sue trovate allora, come i suoi slanci, toccano il prodigioso, il sublime. – L’amicizia fa che l’amico non possa vivere quasi, senza la compagnia dell’amico: e quando una legge fatale minaccia una separazione eterna, e strappando l’amico dal fianco, priva della sua presenza, ella fa che l’amico ancor più s’industrii di rimaner vicino all’amico nel vivo ricordo: — Flos memoriæ, lapide perennior —. Per questo gli amici legano parole ed azioni speciali ai momenti dolorosi ed alle lacrime dell’ultimo addio: e la Storia, giungendo a conoscerne qualcuna, vi fece sopra le più profonde e geniali osservazioni. Né la Storia Sacra è meno della profana; il brano d’evangelo che vi ho citato ce ne dà la prova. Giovanni l’Evangelista, che sappiamo il prediletto, tra i discepoli di Gesù, e possiamo proprio dirlo l’Evangelista dell’amore, ebbe grande premura di raccogliere le ultime parole con cui il Maestro amato volle onorare e la sua Madre e il discepolo più caro, le due creature che più aveva amato nel mondo. Quanto le dovremmo meditare queste grandi parole: di quale luce sarebbero feconde, quale e quanta materia possono prestare a pie e pratiche riflessioni! – Voglio farvi una domanda: Trovereste una cosa più commovente e cara, che il contemplare il Salvatore nostro, generoso perfino nella nudità in cui moriva sulla croce? Molte volte aveva detto che i suoi beni non eran di questo mondo, che non aveva dove posare il capo!… Eccolo confitto alla croce: ai suoi piedi l’ingordo soldato si divide le sue vesti, e getta la sorte sulla tunica inconsutile… I carnefici vogliono privarlo di tutto, perché non abbia più nulla da dare ai suoi amici… ma non dubitiamone, Cristiani, Egli non uscirà da questa vita senza lasciar un pegno prezioso della sua amicizia. – L’antichità ha segnalato il gesto di un filosofo, che in morte, non avendo nulla da lasciar con cui potesse campar la sua famiglia, lasciò in testamento i suoi figli e la loro madre agli amici. La povertà suggerì questo gesto al filosofo dell’antichità; ma al Maestro nostro divino lo suggerì l’amore ed in un modo più meraviglioso: Egli non solo dona la Madre all’amico, ma dona l’amico alla sua Madre Santa: li dona tutti e due e l’uno dona all’altra, e per l’uno e per l’altra si fa egualmente benefico: « Ecce filius tuus: ecce mater tua ». Oh, santa Madre del nostro Salvatore, noi siamo certi che queste parole, dette ultime, dal vostro Gesù, nostro Maestro, furono per consolar voi, per istruire noi! Dalla vostra assistenza e preghiera noi ci ripromettiamo di fattivamente capirle: e perché ce le facciate intendere, le parole che vi fecero Madre di Giovanni, noi vi rivolgeremo un’altra parola: quella che vi fece Madre del Salvatore: e l’una e l’altra vi furono dette in nome di Dio: l’una l’udiste dalla bocca del Figlio vostro, l’altra ve la portò il labbro d’un messaggero celeste che vi salutava, come vi salutiamo ora noi: Ave Maria! – Tra gli sprazzi di luce meravigliosi che la croce del Salvatore presenta ai nostri occhi, mi pare sia degno di speciale considerazione quello che fa osservare Giovanni Grisostomo, commentando il Vangelo di questo giorno. Egli, contemplando il Figlio di Dio presso ad esalare l’ultimo respiro, non cessa di ammirare come si domini perfino nell’agonia, e in essa, fino all’ultimo istante, ci si mostri padrone assoluto della sua parola e delle sue azioni. – Nella notte, vigilia della sua morte, dice il santo nella sua 85° omelia su S. Giovanni, suda, trema, freme tanto lo accascia la visione del suo supplizio… qui, in mezzo ai più cocenti dolori, pare quasi, non sia più Lui, ma un altro che soffre, a cui i tormenti non fanno più nulla. S’intrattiene tranquillo col buon ladrone, come senza commuoversi ascolta gl’improperi dell’altro: guarda e conosce distintamente quelli che sono ai piedi della croce, e parla a loro e li consola, e quando vede compiuto quello che da Lui aveva voluto il suo Padre celeste, gli rende l’anima con un gesto così calmo, tranquillo, libero, premeditato, che tutti possono capire che « nessuno gliela strappa la sua anima, ma Egli la dà con pieno volere ». L’assicurava già prima Egli stesso: Nemo tollet eam a me, sed ego ponam eam a meipso (C. Giov., X, 18). Che vuol dire ciò? si domanda S. Giovanni Grisostomo: come mai la visione del male lo strazia violentemente, e poi pare che la realtà lacerante non lo tocchi?Forse il piano della nostra salvezza doveva essere un insieme di forza e debolezze? Egli voleva mostrare nel timore del male che come noi era uomo sensibile al dolore, ed insieme far conoscere che colla sua volontà, ben sapeva star padrone delle sue facoltà facendole piegare davanti alla volontà del suo Padre divino. Questa la ragione che possiamo cavare dalle parole di S. Giovanni Grisostomo; ed io, ve lo confesso, non oserei aggiungere un mio pensiero se non vi fossi costretto dall’argomento che tratto.Considero il Salvatore pendente dalla croce, non solo come una vittima innocente che volontariamente si immola per la nostra salute, ma anche come un buon padre di famiglia che, sentendo prossima la sua ultima ora, dispone con testamento di tutti i suoi beni; fondo questa mia riflessione su di una verità ben nota. Un uomo è disteso ammalato sul suo letto: lo si avverte di disporre ed ordinare e presto gli affari suoi, poiché le sue condizioni sono dichiarate disperate dai medici: nello stesso tempo, benché prostrato dalla violenza del male tenta un ultimo sforzo per raccogliere le sue facoltà e dichiarare con piena coscienza la sua volontà estrema. Mi pare che qualcosa di simile abbia fatto il Salvatore nostro sul letto insanguinato della croce. Intendiamoci che non voglio dire però, che il dolore e la visione della morte abbiano potuto anche un solo istante indebolire le sue facoltà da ostacolarne l’uso più pieno e più completo… vorrei che mi si seccasse la lingua piuttosto che pronunciare tale temeraria parola! Ma siccome Egli voleva dar prova che ogni suo atto a questo riguardo veniva da matura deliberazione, proprio con volontà determinata il suo operare fu tale da palesare che in Lui non era la minima agitazione e che la sua anima era pienamente conscia a se stessa, cosicché nessuno potesse neppur tentare d’impugnare il suo testamento. – Si rivolge perciò a sua Madre ed al prediletto, discepolo con conoscenza sicura, perché sapeva che quanto loro avrebbe detto sarebbe stato una delle principali disposizioni del suo testamento: ecco svelato il segreto. Il Redentore nulla aveva, che fosse più suo di sua Madre ed i suoi discepoli; li aveva acquistati col suo sangue: ne poteva quindi disporre con pieno diritto come di una proprietà legittimamente acquistata. Purtroppo in quest’ora terribile, tutti gli altri discepoli l’hanno abbandonato, non ha più che Giovanni il prediletto, questi solo gli è rimasto vicino, ed Egli lo considera, in quest’ora suprema, come l’uomo rappresentante tutti gli uomini che sarebbero diventati suoi fedeli. È nostro dovere, fratelli, oggi dobbiamo esser pronti a far nostro ed applicare a noi, tutto quanto avverrà nella persona di Giovanni. Vedo bene, o Signore, Voi gli donaste vostra Madre, ed egli subito se la prende come cosa sua… accepit eam discipulus in suam. Comprendiamolo, Cristiani: noi abbiamo gran parte in questo pio legato: è a noi che il Figliolo di Dio dona la sua santissima Madre, mentre la dona al discepolo amato… è questo il brano del grande testamento che voglio far soggetto del mio discorso. Non pensate, che voglia qui esporre ed analizzare tutte le condizioni legali del testamento per farne un confronto esatto colle parole del Vangelo; è molto meglio che, lasciate da parte le sottigliezze di tale confronto, noi fissiamo le nostre attenzioni nella considerazione degli effetti benefici che ci derivarono da un tale testamento. Gesù guarda sua Madre, dice l’autore sacro, le sue mani sono inchiodate non può additarla col dito, la indica collo sguardo: ogni suo movimento indica ch’Egli sta per donarla a noi. La sua Madre, Egli ci dona: sarà quindi potente la sua protezione, Ella avrà grande autorità per assisterci:… Gesù stesso ce la dona perché sia nostra madre: la sua tenerezza sarà dunque pienamente materna, il suo cuore sarà pienamente inclinato a farci del bene. Ecco i due punti che svolgerò in questo discorso. – Perché possiamo esperimentare l’assistenza di una persona al trono della Maestà divina è necessario che la sua grandezza l’avvicini, gradita, al Signore ed insieme la sua bontà la abbassi a noi, Maria Madre del Salvatore è posta ben alto, presso il Divin Padre; Madre nostra, nella sua tenerezza si abbassa fino a compatire le nostre miserie: in una parola Ella può consolarci perché è Madre di Dio, e lo vuole perché Madre nostra. Conseguenza dello sviluppo di questi due punti io miro a trarne una devozione ragionata alla Vergine, che abbia una solida base di dottrina evangelica: siatemi attenti, o fratelli.

I° punto.

Tra i caratteri più belli, che la Sacra Scrittura attribuisce al Figlio di Dio è quello di essere mediatore tra Dio e l’uomo: in Lui, nella sua Persona convengono e si concilian tutte le cose: Egli forma un legame d’amore tra il cielo e la terra: il vincolo di parentela (è uomo come noi) che strinse con Noi nella incarnazione, mentre ci fa propizio il suo Padre divino ci dà facile accesso al trono della sua misericordia infinita: questa verità è la base della speranza dei figli di Dio, ed allora ecco come ragiono io. – L’unione nostra col Salvatore ci fa avvicinare confidenti alla sua Maestà divina: ora quand’Egli scelse Maria per Madre, strinse più intima e viva la sua unione con Lei; fu essa un vincolo così stretto, che né Angeli né uomini non potranno mai capirne la sublimità. E questa unione della Vergine a Dio è tale che il suo ascendente, il suo favore presso di Lui supera certamente sempre la nostra capacità di comprendere. Altro ragionamento non saprei proporvi in questa prima parte del mio discorso, ma perché possiamo penetrarla questa verità quanto ci è possibile, tenterò cavarne altre verità che ci facciano conoscere l’alleanza santa che c’è tra Gesù e Maria… ne avremo per conseguenza, che nell’ordine delle creature nessuna è più vicina alla Maestà di Dio della Vergine Maria. – Vi dico subito che mai al mondo vi fu Madre che abbia teneramente amato suo figlio più di Maria, ed insieme non vi fu figliolo amato che più di Gesù abbia amato sua Madre, più sinceramente. Osserviamo quello che accade attorno a noi, Chiedete ad una madre il perché spesso davanti ai suoi figli è presa da emozioni d’affetto tanto sensibili che ce ne accorgiamo; ella vi risponderà che il sangue non si rinnega: i figli son carne e sangue suo, per questo le sue viscere ed il suo cuore si muovono e commuovono, perché nessuno, dice S. Paolo, odiò mai la sua carne. Vero questo per tutte le madri, lo deve essere ancor più della Vergine che concependo per opera dell’Altissimo, Ella sola diede la materia al corpo di Gesù. Allora io tiro un’altra considerazione: Non vi pare, Cristiani, che la natura abbia come diviso l’amore per i figlioli tra padre e madre? Al padre, di solito, dà un amore più forte, mentre alla mamma dà un amore più tenero: e non è forse per questa ragione che quando la morte porta via l’uno o l’altro dei genitori, quello che rimane prova quasi un bisogno di raddoppiare il suo affetto e le sue cure quasi per supplire la funzione dello scomparso? Mi pare che tutto ciò si constati facilmente nella vita umana. Non dividendo Maria, Madre Vergine, con nessun uomo l’amore tenero e forte ad un tempo, che nutriva per il suo Figlio, non potremo immaginare fino a quel punto di ardore e tenerezza sia stata trasportata e quali soavità abbia provate. Però non è tutto qui quello che voglio dirvi. È vero, l’amore dei figlioli è così naturale, che bisogna rinnegare la natura per non sentirlo: ammetterete però che talvolta, certe circostanze entrano in questo amore e fanno che tocchi i più alti gradi. Abramo ad es. non credeva ormai più possibile aver figlioli da Sara, che era sterile, e poi e lui e lei ormai erano avanti negli anni e molto: Dio nella sua bontà lo visita e Sara ha un figliolo! Figliolo che Abramo avrà carissimo e che chiamerà — figlio della promessa —  il figlio che la sua fede gli aveva ottenuto dal cielo, quando ormai le leggi della natura non lasciavano più speranza: lo chiama Isacco, cioè sorriso, perché doveva essere la loro consolazione, essendo nato contro ogni speranza. E non sappiamo tutti che Giuseppe e Beniamino erano i prediletti di Giacobbe perché natigli nella sua vecchiaia e da una sposa fatta feconda sul finir della vita? Dobbiamo quindi dire che il modo col quale si hanno figlioli, specie quando è straordinario o miracoloso, li rende più cari. Ed allora chi avrà parole così forti da poter descrivere l’amore di Maria per Gesù? Rimirandolo deve certo aver esclamato ogni volta: o Dio, o mio Figlio, come mai siete mio Figlio? chi avrebbe immaginato una Vergine Madre, e madre di un Figliuolo divinamente amabile? Qual mano vi formò dentro il mio seno… come v’entraste, come ne usciste senza che rimanesse traccia del vostro passaggio? Immaginateli voi, o fratelli, questi trasporti celestiali, poiché io non mi sento capace di descriverveli… perché si deve insieme pensare che mai una Vergine fu più innamorata della sua integrità di Maria… Vedrete dove conduce questa osservazione: direi poco dicendo che il suo amore alla verginità subì tutte le prove delle lusinghe e delle promesse degli uomini, devo dire che fu sottoposta fino alla seduzione della promessa di Dio: rileggete l’Evangelo e non meraviglierete della mia frase. Gabriele si presenta a Maria e le annuncia che concepirà, nel suo seno, il Figlio dell’Altissimo, il Re, il Ristoratore del popolo eletto. Ecco la promessa di Dio. Immaginate voi ora, dimenticando per un momento la pagina di storia evangelica, che una donna si turberà a tale annunzio, e che una ragazza vergine rifiuterà tale grandezza preferendole la sua integrità? Nemmeno lo sogneremmo: ma la realtà è diversa: questa Vergine è Maria ed eccola opporre difficoltà all’Angelo: « Come sarà possibile quanto dici, mentre io non conosco uomo? » quasi avesse voluto dire È grande onore la maternità divina, ma che ne sarebbe della mia verginità? C’insegni esempio della Vergine, o fratelli, quanto dobbiamo amare la castità…. purtroppo di questo grande tesoro se ne fa poco conto, e spesso le ragazze d’oggi la danno al primo che capita e lascian che chi primo la domanda se la porti via. – A Maria si fanno le più seducenti promesse che si posson fare ad una creatura: chi le fa è un Angelo, un Angelo che parla in nome di Dio… badate bene a queste circostanze, e tuttavia Ella si turba, Ella trema, è pronta a rifiutare, a dir impossibile la cosa perché non vede salva la sua purezza, tanto la stima preziosa! Pensate col cuore, perché la mente non ne è capace, pensate alla sua gioia alle sue estasi d’amore… quando pur essendo Vergine si sentì fatta Madre da un miracolo: fu certamente quello l’istante in cui si sentì — la beata fra le donne — perché sola aveva sfuggito la maledizione che pesava sul suo sesso: la maledizione alla donna che divien madre, perché avrebbe partorito senza dolore come senza lesione della sua integrità aveva concepito. Qual estasi devono essere stati i suoi abbracci al suo Figliolo, il più amabile dei figlioli, e che Ella abbracciava e baciava suo vero Figliolo, natole senza nulla perdere del suo candore! È sentenza dei Santi Padri, e la riferisce S. Bernardo, che la materia più atta ad un abbraccio divino è il cuore verginale: e traggono tale asserzione da S. Paolo. Quale doveva essere quindi l’amore della Vergine Santa! Ella conosceva che per la sua purezza Dio l’aveva destinata a esser Madre del suo Figlio Unigenito: questo pensiero le doveva far amare ancor più la sua purezza; ma insieme questo amore doveva rendere più ardenti d’affetto gli abbracci a quel Figliolo che volendola Madre gliela aveva conservata misteriosamente. Per Lei, Gesù era il fiore sbocciato dalla sua integrità… e con quanto amore lo avrà baciato… quale ardore avranno avuto quei baci di madre e di Madre vergine! Dobbiamo aggiungere ancora qualcosa per comprendere meglio la forza di questo amore? Dagli stessi principii traggo un’ultima considerazione. L’antichità ci parla d’una delle Regine delle Amazzoni, che bramava ardentemente aver un figlio da Alessandro Magno!… ma, lasciamo da parte la storia profana, e prendiamo la pagina della storia sacra. Vi dissi che Giacobbe preferiva Giuseppe a tutti gli altri fratelli, e vi dissi una ragione: ma ve n’è un’altra: madre di Giuseppe era Rachele, la prediletta fra le spose del Patriarca… e ciò rendeva più tenero l’affetto al figliolo. S. Giovanni Grisostomo, nel suo libro del Sacerdozio, riferendo le parole affettuose con cui sua mamma lo accarezzava, segna in modo particolare queste: « Non posso staccar da te, o figlio, il mio sguardo mai, perché mi sembra che il tuo volto sia un’immagine, scolpita col fuoco, del viso di tuo padre, del mio sposo . » Questo esempio ci dice che un coefficiente d’aumento dell’amore verso i figlioli è il riscontrare in essi una somiglianza con la persona dalla quale nacquero, ed è naturalissimo. Domandiamo alla Vergine donde, da chi ebbe il suo Gesù? se vien da opera d’uomo? Oh Ella sa che la potenza dell’Altissimo la rivestì e lo Spirito Santo pose in Lei il germe celeste di vita nell’amplesso di mistiche effusioni d’amore: curvandosi sul candore del suo corpo virgineo, in una maniera misteriosa, formava Colui che sarebbe stato la consolazione d’Israele come da secoli era l’Aspettato dalle genti. – S. Gregorio così descrive la concezione del Salvatore: quando il dito di Dio compose del sangue puro e della carne immacolata di Maria, la carne ed il sangue del suo Figliolo, « la concupiscenza non osò accostarsi… da lungi stette a contemplare lo spettacolo nuovo; anche la natura s’arrestò, meravigliata nel vedere il suo Creatore e Padrone operar da solo in questa carne verginale ». Non ce lo canta la Vergine stessa, o fratelli, il grande prodigio quando ad Elisabetta risponde: Fecit mihi magna qui potens est? Ma che cosa vi fece di grande, o Vergine, l’Onnipotente? Maria non lo può dire, non lo sa dire, ma nel rapimento dell’estasi del mistero proclama che le furono fatte grandi cose! – Vedeva d’esser Madre d’un Figlio che ha per Padre Iddio… non sapeva né cosa né come fare per cantare la divina bontà, per dire l’estasi della sua maternità… d’aver Figlio suo quegli che è l’Unigenito del Padre! Vorreste allora, Cristiani, da me, povero mortale, che vi descriva la tenerezza e l’ardore dell’amore materno di Maria, quando Ella stessa non è capace di descrivere i palpiti violenti del suo cuore di Madre d’un Dio? Tutte le madri mettono, è giusto, alto sopra ogni amore il loro amore per i figlioli: hanno ragione e ce ne danno prova certi gesti materni veri eroismi: ma io però, badate bene, vi dico che più di quanto l’amore materno s’innalza sopra ogni altro amore umano, l’amore di Maria per il suo Gesù s’innalza senza confronto al di sopra di ogni amore di madre. Il perché è chiaro: madre in un modo miracoloso, in circostanze prodigiose, anche il suo amore deve avere un qualcosa del prodigioso, del miracoloso!… Noi diciamo che solo il cuore d’una madre può comprendere l’amor di madre, ed io dirò che solo il cuore della Vergine Madre saprà comprendere e misurare l’amore del suo cuore di Madre divina. Dovrei ora descrivervi l’amore di Gesù a sua Madre: ma dove posso trovar forza e parole, quando non seppi che dir qualche piccola parola per descrivervi l’amore di Maria? Io dico: quanto sotto ogni aspetto il Salvatore è più grande della Vergine sua Madre, altrettanto Egli le è buon figliolo più di quanto Ella gli sia buonissima mamma. Nulla mi stupisce di più nella narrazione evangelica, che il vedere quanto e come il Salvatore ami la povera natura umana: Egli se la prese per sé con tutti i suoi bisogni con tutte le sue debolezze, tranne il peccato: nulla stima indegno di sé: dalle piccole necessità alle grandi pene. – All’Orto degli Olivi lo vedo in preda alla tristezza più nera, al timore ad un’angoscia tale che alla visione del suo sacrificio suda sangue; fatto inaudito: perché io credo che nessuno mai ebbe né la delicatezza né la forza del sentire del Salvatore. Ah mio Maestro, voi assumeste generosamente i sentimenti di debolezza umana, che pur sembravano indegni della vostra Persona, e li assumeste tali e quali, e tutti i sentimenti nostri. Allora se è certissimo che nessun sentimento è più giusto, spontaneo, più naturale dell’amore dei figlioli ai genitori, quale sarà l’amor vostro per la Vergine quando la mirate scelta a vostra Madre dalla eternità? promessa e santificata nel tempo, preannunziata con simboli e figure al vostro popolo voi, suo Figlio e suo Dio, ve la sceglieste perché più cara e bella fra tutte le creature! A questo proposito, fratelli miei, oso affermarvi una cosa che non è meno vera di quanto vi possa sembrare straordinaria, anzi strana. Tutta la gloria di cui è circondata la Vergine le viene dall’essere Madre del Salvatore: è certissimo: ma io oso dirvi, che al Salvatore nostro Gesù viene grande gloria nell’esser figlio di una vergine. Badate, fratelli, che non mi passa neppur nella mente di voler con questa affermazione menomamente sminuire la grandezza del Cristo Salvatore: ma quando odo i Santi Padri chiamar, sicuri di onorarlo, il Salvatore figliolo della Vergine, non posso più dubitare: essi, nella loro scienza e pietà, sentivano che un tal titolo riusciva caro e d’onore a Gesù. S. Agostino dice una cosa, che a me pare abbia grande importanza, e dà grande valore al mio pensiero. Dice infatti che la concupiscenza, sempre mescolata come sapete all’atto della generazione comune, inquina così la massa di materia che riunisce per formarne il corpo umano, che la carne nostra porta in sé sempre il germe d’una corruzione necessaria. Non insisto nel dilucidare questa verità, che noi troviamo in moltissimi punti negli scritti di S. Agostino. Se dunque questo commercio generativo cui si unisce un non so che d’impuro, trasmette nei nostri corpi un miscuglio d’impurità, potrò per contrario affermare che il frutto d’una carne verginale trarrà da questa radice pura una purezza senza confronto: e questa conseguenza mi pare logica deduzione dei principii affermati da S. Agostino. « Perché il corpo del Salvatore doveva essere più puro del più puro raggio di sole, dice il Santo, si scelse una madre vergine fin dalla eternità ». Poiché era necessario che la carne del Redentore fosse, per così dire, abbellita dalla purezza di un sangue verginale, per esser degna d’esser unita al Verbo divino e presentata all’eterno Padre come vittima palpitante delle nostre colpe. La purezza di questa carne sgorgò in parte da quella purezza, di cui lo Spirito Santificatore inondò il corpo della Vergine, quando, affascinato dal profumo della sua inviolata integrità, la santificava con la sua presenza e come tempio vivo la consacrava al Figlio del Dio vivente. – Riflettete ora con me o fratelli: Il Salvatore nostro è il casto amante delle anime vergini, e si tiene onorato che lo chiamino il Figlio della Vergine, vuole esser circondato da vergini, vuole che anime vergini gli sian portate: esse sole seguiranno questo Agnello senza macchia dovunque andrà. Ma se tanto ama i vergini di cui col suo sangue purificò l’anima ed il corpo, quale tenerezza non avrà per la Vergine scelta dalla eternità per trarre da lei e la sua carne e il suo sangue? – Concludiamo: l’amore reciproco tra Gesù e la sua Vergine Madre supera la nostra capacità di comprendere… solo molto grossolanamente noi possiamo capire questo vincolo meraviglioso! noi! ma credetemelo, gli stessi serafini che ardon d’amore davanti al trono di Dio, non saprebbero neppur essi comprendere e l’ardore e la veemenza delle fiamme che legano i cuori di Gesù e di Maria. Siccome alcuno potrebbe pensare che sorgente di questo amore non sia che il vincolo materiale della carne, io, come promisi, vi mostrerò, e con facilità, usando delle asserzioni già fatte, quali vantaggi abbia ritratti la Vergine dalla sua unione con Dio per il fatto della sua maternità! Da questo, voi potrete, e da soli, io credo, concludere quale debba essere il suo ascendente sul cuore del Padre Celeste. – Considerate subito, vi prego, che l’amore di questa Vergine di cui ho parlato fin qui, non si ferma al suo Figlio in quanto uomo, cioè alla sua umanità… ma va più avanti, e sale più alto: ha un ponte di collegamento e passa alla natura divina da cui la natura umana, nel Cristo, è inseparabile. Perché comprendiate il mio pensiero, devo spiegarvi, come pregiudiziale, una dottrina… spiegazione nella quale bisogna proceder molto cauti e con piede di piombo per non cadere nell’errore: m’aiuti il Signore perché ve la possa mostrare tanto precisa e chiara quanto essa è dottrina sicura. Ecco come ragiono: una buona mamma ama col suo figliolo e per il suo figliolo tutto quanto riguarda la sua persona; va anche più avanti talvolta, ed ama gli stessi amici del figlio suo, e tutte le cose sue: però la tenerezza più tenera, diciamo così, è rivolta alla sua persona. Ora vi domando: Quale rapporto c’era tra la divinità e il Figlio di Maria? quale contatto aveva colla sua persona? Le era estranea? Non intendo far qui una discussione speciale: interrogo soltanto la vostra fede e vi chiedo che cosa vi risponda. Recitando il credo ogni giorno voi affermate di credere in Gesù Cristo Figlio di Dio che nacque da Maria Vergine; ora: sono due persone il Figlio di Dio e Colui che affermate nato da Maria Vergine? Certamente, voi mi dite di no: è lo stesso, mi rispondete, che essendo vero Dio, per la sua natura divina è anche vero uomo per l’umanità che trasse dalla Vergine: perciò voi accogliete la voce dei Padri e dite che la Vergine è Madre di Dio. È questa la fede, che trionfò dell’eresia di Nestorio e che farà tremare l’Inferno fino alla fine dei secoli. Ed allora chi vorrà opporsi alla mia affermazione quando dico che la Vergine ama il suo Gesù, tutto intiero, così come è realmente, lo ama quindi ed accarezza Uomo-Dio? È vero non vi è sulla terra nulla di simile, ed io sono quindi costretto ad innalzare la mia mente cercando un esempio in seno all’Eterno Padre. Siccome nel Cristo l’umanità fu unita alla divinità nella Persona del Verbo, divenne necessariamente oggetto dell’amore e della compiacenza del Padre. Sono verità profondissime lo so; ma esse sono la base fondamentale del Cristianesimo ed è pur necessario che tutti i Cristiani le conoscano le sappiano: però io non voglio presentarvele senza addurre le prove della Santa Scrittura. Ditemi, fratelli, quando sul Tabor s’intese la voce misteriosa: « Questi è il mio Figliol diletto nel quale ho posto le mie compiacenze » di chi parlava il Padre divino, se non del suo Verbo, Dio uguale a Lui, vestito di carne umana, che gli Apostoli contemplavano estasiati splendente come un sole? Mi pare questa una prova autentica che l’amor del Padre per il suo Verbo s’estende anche alla umanità del Cristo che strettamente unita alla divinità non può essere messa da parte dall’amore del Padre celeste! Ed è qui che s’appoggiano e fondano le nostre speranze: poiché considerando Gesù Cristo uomo come noi, lo confessiamo e crediamo, come Egli si affermò, Dio uguale al Padre, e da Dio Padre conosciuto ed amato come Figlio! Non scandalizzatevi se vi affermo qui che qualche cosa di simile avviene anche nell’amore della Vergine per il suo Figlio. Essa ama, in un solo palpito, e l’umanità e la divinità nel suo Gesù, in cui l’onnipotenza divina le unì inseparabili. Dio avendo stabilito, nei suoi misteriosi disegni, l’incarnazione, decretando che una Vergine avrebbe generato nel tempo quegli ch’Ei genera in seno all’eternità, chiamò questa Vergine a partecipare in un cerio modo alla sua generazione eterna. Associarla alla generazione eterna altro non era, o cari, che farla Madre del suo Verbo! Siamo nel mistero… ma non nell’assurdo, o Cristiani! Ora, associatala il Padre, alla generazione con cui nell’eternità genera il Figliolo, doveva lo stesso divin Padre accendere nel cuore della Vergine una scintilla di quell’amor eterno, infinito, con cui Egli Padre ama il suo Figliolo; lo esigevano e la sua sapienza e il suo amore. Siccome la sua Provvidenza dispose tutte le cose con una giustizia mirabile, doveva anche accendere nel cuore di Maria un amore che passando ben alto sulla natura toccasse i limiti estremi della grazia, perché questo amore avesse palpiti degni d’una Madre di Dio, e di un Dio-Uomo. – O Vergine cara, se anche avessi la mente d’uno spirito celeste, io non giungerei mai a comprendere quale sia l’abbraccio perfetto con cui il Padre celeste vi strinse ed unì a Sè. « Dio amò tanto il mondo, osserva l’Apostolo, che diede a lui il suo Unigenito ». E S. Paolo commenta: « Dandoci il suo Figliolo ci diede con Lui ogni altro bene » (Romani, VIII). – Se l’amore del Padre per noi ci fece dare Gesù come Maestro e Salvatore, l’amore indescrivibile che aveva per Voi, o Vergine, deve avergli fatto concepire altri piani di benevolenza in favor vostro! Volle che il suo Unigenito fosse e suo e vostro allo stesso modo: e perché la parentela tra Voi e Lui, durasse eterna, volle voi Madre del suo Unigenito e sè Padre del vostro Figliolo. – Prodigio, abisso di carità, qual mente non si sentirà smarrire contemplando le divine compiacenze di cui foste oggetto, o Maria, quando così da vicino vi stringete a Dio per questo Figlio e vostro e suo che diviene il nodo infrangibile di questa santa alleanza, il pegno del mutuo amore che amorosamente vi scambiate e Dio dà a Voi, pieno della divinità impassibile, Voi, per obbedirgli, date a Lui rivestito di carne mortale!? Ah intercedete per me, per tutti questi miei fratelli, per tutti o Vergine beata… voi tenete nelle mani la chiave delle beneficenze divine! È il vostro Gesù questa chiave benedetta che apre il seno fecondo del Padre celeste: Egli solo chiude e nessuno può aprire, apre e nessuno potrà chiudere mai…: il suo Sangue innocente fa piovere su di noi ogni tesoro di grazie celesti! E chi potrà aver diritti su questo Sangue di benedizione più di voi, che glielo donaste traendolo dal vostro? La Carne sua è vostra, il Sangue suo è vostro, o Maria, e mi pare che questo Sangue prezioso goda sgorgando a larghi fiotti per Voi là sulla croce, sapendo che siete voi la sorgente prima da cui scaturì. E poi… l’amicizia intima della vostra vita con Lui, dice che è impossibile che voi non siate esaudita! Per questo il vostro devoto S. Bernardo si sente sicuro, nella sua preghiera, quando vi dice di parlare al cuore del nostro Signore Cristo Gesù! Cosa intende, il Santo dottore, con questa frase: parlare al cuore? Egli considera la Vergine come eterno meriggio cioè nell’ardore di una perfetta carità nell’amplesso misterioso col suo Gesù «in meridie sempiterno, in secretissimis amplexibus amantissimi Filii ». La considera e vede amare e riamata… sa che, le altre passioni parlano all’orecchio, solo l’amore parla al cuore… ed allora si sente di poterla con sicurezza scongiurare di parlare al Cuor di Gesù, suo Figlio. Ah, fratelli cari, quante volte questa tenera Madre parlò al cuore del suo Diletto!… parlò al cuore là a Cana quando, commossa dalla confusione dei due poveri sposi, cui veniva a mancare il vino del banchetto di nozze, lo sollecitò a trarli d’impiccio. Veramente, dalle parole, il suo Gesù non parrebbe tanto disposto ad ascoltarla… ma il suo cuore era già piegato: « Che importa di ciò a te ed a me, o donna? Non è ancor venuta la mia ora! » È tanto cruda questa frase, che tutti, tranne Maria, l’avrebbero considerata un rifiuto: Maria non se ne dà per intesa e comanda ai servi di stare agli ordini di Gesù — fate quello che vi comanderà — tanto era certa che l’avrebbe ascoltata. Vorreste dirmi, donde possa venire tanta confidenza, dopo tale risposta? Io penso che Maria era sicura perché sapeva d’aver parlato al cuore quindi non si curò di quanto le rispondeva la bocca: né si ingannò, ed il Figlio di Dio, come dice bene S. Giovanni Grisostomo, pensò ch’era meglio anticipare la sua ora davanti alla preghiera di sua Madre. Preghiamola dunque, o fratelli, che parli per noi e molto al Cuore del suo Gesù, dove le sue parole trovano un’eco fedele di corrispondenza e l’amor filiale s’avanza per ricevere l’amor materno… anzi preverrà i desideri suoi. Non vi accorgete, che il vino manca? il vino nuovo della legge nuova la carità di cui l’anima cristiana dovrebbe essere inebriata? Ecco perché le nostre feste sono così tristi, ed abbiamo così poco gusto al cibo celeste della parola di Dio! Ecco perché vediamo divisioni e partigianerie da ogni lato… Il Signore, davanti all’ostinato nostro rifiutare d’unirci, cordialmente amando, alla sua infinita bontà, si vendica e fa che proviamo tutta la sventura di mille lotte intestine. Vergine amabile, impetrate per tutti la santa carità, che Madre di pace, consola, conforta riconcilia gli animi. La nostra confidenza in voi è grande perché siamo persuasissimi che, Madre di Dio, avete grande potere, e Madre nostra non potete sopportare che i vostri figli rimangano delusi, quando sperano le carezze feconde della vostra tenerezza. Tratteremo questo nel

II° punto.

Con diritto, pregando, noi invochiamo la Vergine santa: Ella è madre di tutti i fedeli! è una eredità sacra che ci venne dai nostri padri, passando da generazione a generazione. Ci insegnarono essi, che, essendo il genere umano caduto in rovina eterna per opera d’un uomo e d’una donna, Dio aveva predestinati un’Eva nuova ed insieme un novello Adamo perché ci togliessero dalla morte riportandoci alla vita. Da questa dottrina universale dei Padri della Chiesa, trarrò con facilità questa conclusione: come la prima Eva fu la madre dei morti, così la seconda Eva, la Vergine Maria, dovrà essere la Madre dei viventi, cioè dei fedeli. Questa affermazione, la posso ben confermate con una frase scultoria di S. Epifanio, il quale assicura che la prima Eva era stata chiamata la Madre dei viventi, nel genesi in enigma, in quanto era simbolo della seconda Eva, cioè Maria, madre dei richiamati alla vita dal Cristo. Non occorre proprio, ma lasciatemi aggiungere una frase del grande Agostino, togliendola dal suo libro — Della santa verginità — dove insegna che la Vergine è Madre secondo il corpo, del Salvatore che è nostro capo; secondo lo spirito poi è Madre dei fedeli che sono le sue membra: « Carne mater Domini nostri, spiritu mater membrorum eius ». Ma io sono costretto a riassumere in poche parole quanto avevo proposto, per non dilungarmi troppo a danno del restante della funzione sacra, lascio da parte altre citazioni, che numerose potrei togliere dai Santi Padri su questo argomento, e senza esaminare i titoli per i qui la Vergine è con diritto chiamata nella tradizione ecclesiastica la Madre dei fedeli, cercherò solo mostrarvi, e basterà a persuadervi, che ci è Madre per sentimento, cioè perché Ella ha per noi una vera tenerezza e cura materna. Per comprendere, seguite, vi prego, il mio ragionamento, basato sull’insegnamento della Chiesa e la dottrina dei Padri ed anche io ve lo provai benché brevemente, ché Maria è proprio nostra Madre, domando quando cominciò ad aver questa qualità.  Voi mi dite che molto facilmente fu là sul Calvario quando Gesù morente Le diede S. Giovanni per figliolo. Non avete torto, e veramente vi è tutta la probabilità immaginabile, poiché, ve lo dissi in principio di questo discorso e ve lo ricordo ora, S. Giovanni, condotto dalla mano di Dio ai piedi della Croce, vi tenne la rappresentanza di tutti i fedeli, anzi diedi anche una ragione, che non mi parve senza prova: cioè che mentre tutti gli altri discepoli paurosi s’eran squagliati, la Provvidenza ritenne solo il discepolo prediletto, perché egli ricevesse per sé e per gli altri le ultime volontà e parole del Maestro. E davvero bisognerebbe mancasse la ragione, per negare che il Figlio di Dio, le cui azioni e parole in quelle misteriose circostanze erano tanto importanti, in tale momento non abbia solo considerato Giovanni come individuo: quindi ci sentiamo in diritto di dire che ci rappresentava tutti, e per tutti egli raccolse le parole che a lui, come a nostro rappresentante, erano dirette; anzi sentiamo che in nome nostro ex illa hora accepit eam in suam, la Vergine divenne quindi la nostra Madre, in quell’ora.Accettato questo, io faccio un’altra domanda.Qual è la ragione per cui il Salvatore attendequest’ora suprema per darci come figliuoli allaVergine Maria?Potreste rispondermi che ebbe compassione diuna Madre desolata che perdeva il migliore tra ifiglioli degli uomini, e quindi la consolò col darleuna posterità perpetua. È una ragione bella ed anchebuona. Io ne avrei però un’altra che forse nonvi dispiacerà. Io credo che fosse idea del Figlio diDio di scegliere quest’ora per instillare in Lei unatenerezza di madre. -Forse vi pare un po’ ardita la frase: ma a me non pare molto staccata dalla supposizione. Aipiedi della Croce Maria vedeva il suo Figliolo copertodi piaghe, colle braccia aperte e distese ad un popolo incredulo e senza compassione, vedevacolare per il corpo dalle vene lacerate… oh ci potrà descrivere il sussulto del suosangue materno? Certamente, mai come in quegliistanti si sentì madre… erano le pene atroci del Figlio che glielo facevan sentire più vivamente! Che farà il Salvatore?… Vediamo s’Egli conosce il segreto di svegliare efficacemente affetti nuovi! Quando l’animo nostro è scosso da una passione circa un oggetto, per la stessa tensione convulsa rimane disposto a sentire più vivamente tutte le emozioni che possono esservi provocate da altre cause. Se, ad esempio, siete sotto l’azione della collera, molto difficilmente coloro che vi avvicinano, in quei momenti, benché non ne abbian colpa, sfuggiranno agli effetti della collera vostra! È per questo  che nelle sommosse del popolo, un uomo astuto che sappia sfruttare il momento domina e guida i furori della folla fino a spingerli là dove la folla non avrebbe pensato: fatto che rende pericolosissimi i tumulti popolari. Quel che dico della collera ditelo delle altre altre passioni: quando l’anima è emozionata, basta indirizzarla ad un oggetto, benché diverso da quello lo commosse, che subito vi aderisce perché lo stato di eccitazione e ipersensibilità in cui trovasi la rende estremamente facile ad ogni impressione. Per questo il Salvatore, avendo deciso di darci a madre la Madre sua, per esser in tutto nostro fratello (ammiriamo tanto amore, o Cristiani!) vedendo dall’alto della sua Croce come l’anima di sua Madre era intenerita dall’amore ed il suo cuore straziato le riempiva gli occhi di un torrente di lacrime amare, quasi l’avesse atteso, scelse quel momento e le disse, additandole Giovanni, il divino comando: Donna, ecco il tuo figlio! Queste le parole, o fedeli miei: ma penetriamone bene il significato profondo se ci riesce: Donna, le dice, o donna afflitta cui un amore funesto fa sentire fino dove può giungere la forza dell’amore materno, questa tenerezza che inonda l’anima vostra, satura di strazio, e che voi avete per me, abbiatela per il mio Giovanni, il discepolo di predilezione: abbiatela per tutti i miei fedeli che in lui vi presento poiché tutti sono miei discepoli, tutti miei prediletti: Ecce filius tuus! Dovrei dirvi quanto queste parole uscite dal cuore del Figlio penetrassero profonde nel cuore della Madre, e quale impressione vi segnassero… ma vi rinuncio! e chi mai se ne sentirebbe capace? Pensate appena che chi parla è Colui che tutto compie colla sua parola onnipotente, che, se dovunque efficace, doveva esserlo meravigliosamente sul cuore di sua Madre… e per renderla per così dire più forte, la imporporò del suo sangue, la gridò come lamento di un morente vicino a render l’ultimo respiro! Pensate come tutto questo cooperò a farla scendere più profondamente fattiva nel cuore della Vergine. Bastò che dicesse a Giovanni l’« Ecce mater tua », perché subito il cuore del discepolo ardesse di amore filiale e — accepit eam discipulus in sua — quanto più prontamentela parola del Salvatore scendendo nel cuore di Maria vi avrà svegliato improvviso e violento l’amore per noi come per suoi veri figlioli! Passa in questo momento alla mia mente la visione di quelle madri che si fanno aprire il seno per introdurre nel mondo i figlioli quasi per forza. Qualcosa di simile accadde a Voi, o Vergine Maria! Fu attraverso il cuor vostro che ci generaste alla vita, poiché ci generaste nell’amore: Cooperata est charitate ut filii Dei in Ecclesia nascerentur, dice S. Agostino. Ed io oso affermare che queste parole che suonavan come l’ultimo addio del vostro Gesù spirante, penetrarono nel cuor vostro come una lama tagliente che penetra fino al fondo, con uno strazio indicibile che si mutava in palpito di amor materno per tutti i fedeli. – Noi siamo, dobbiamo dirlo, i figli nati da un cuore spezzato dalla violenza di uno strazio senza misura! Vedendo i Cristiani davanti a voi, o Vergine, io credo vi risuoneranno al cuore le parole ultime del vostro Gesù e le vostre viscere contorte dal dolore e dall’amore si muoveranno ad amore e compassione per noi come per i nati dal vostro patire. Non solo: noi siamo, per il vostro cuore, immagini vive del Figliolo che tanto amaste e di cui lo Spirito Santo scolpisce la fisionomia nell’anima dei fedeli, e ci amate, ma ci amate di più, perché essendo noi Cristiani ci vedete imporporati dal Sangue del Cristo, che mentre ci rende purificati segna in noi i lineamenti viventi del Salvatore. – Questa dottrina, che tolgo dalle Scritture, oltreché capace di eccitarci a virtù, illumina di una luce più viva la verità che io tratto; perciò ve la propongo. Da S. Paolo io imparo, e quanto vi dico merita più viva la vostra attenzione, che tutti i Cristiani, la cui vita corrisponda alla professione di fede che fanno, portano impressi nell’anima i lineamenti del Salvatore al naturale. Vivere da Cristiani altro non è che conformare le proprie azioni agli insegnamenti del Figlio di Dio. Ma la dottrina del Salvatore non è altro che la riproduzione della sua vita: la dottrina è copia, Egli è l’originale. In questo si differenzia dagli altri maestri perché  essi solo si sforzano a ben vivere (sarebbero infatti ben temerari se tentassero porre le loro azioni come norma di vita buona!) e quindi essi cercano creare buone e belle idee che pongono come norma sulla quale essi, non sempre, cercano modellare il loro vivere. Il Figlio di Dio no: Egli venne mandato nel mondo per essere modello della più alta perfezione: i suoi precetti sono la ripetizione delle sue azioni, le cose che insegna prima le pratica, la sua parola non è che il ritratto della sua condotta. « Coepit facere et docere ». Qual è l’azione dello Spirito santificatore nell’anima del Cristiano? Non fa che indurla a far sì che la sua vita sia la traduzione quotidiana e pratica dei precetti e dei consigli evangelici: cosicché adagio adagio la dottrina del Maestro passi nella vita e nelle azioni, nelle parole e nei costumi del suo seguace che diventa, per così dire, il vangelo vivente! Tutto in lui rivela il Maestro da cui apprese le lezioni e lo spirito, e penetrando dentro alla sua anima voi ritrovate in essa pensieri ed affetti e modi d’operare del Salvatore nostro e Maestro, È questo che commuove la Vergine! Ve lo posso ben provare recandovi un esempio che tolgo dalla vita di famiglia. Voi vedete talvolta una madre sventurata accarezzare in un modo più appassionato un ragazzo senz’altra ragione che questa: assomiglia al suo! Gli occhi, la bocca, le mani, il suo modo di camminare di ridere di parlare… sono proprio quelli del suo figliolo! E le madri sono d’una intuizione speciale per scorgere anche la più piccola somiglianza coi loro figlioli. E che è questo se non un dilatarsi, parliamo così, dell’amore di una madre, che non sazia d’amar il suo figliolo nella sua persona, lo va a cercare dovunque ne trova una linea di somiglianza? Se un abbozzo, diciamo, tanto commuove le madri, cosa dovrò dire della Madre nostra Maria quando nell’anima nostra contempla i tratti della infinita bellezza del suo Figlio segnatevi dal dito dello Spirito santificatore? Ma v’ha di più: non solo noi siamo le immagini vive del Figliolo di Dio, noi siamo ancora sue membra: ossa delle sue ossa, carne della sua carne, come dice, con frase energica, S. Paolo: con lui noi formiamo un corpo di cui Egli è il capo noi le membra: siamo suo corpo, il suo compimento, e questo, come insegna lo stesso Apostolo, ci unisce così a Lui, che chiunque ama il Salvatore deve necessariamente e dello stesso amore amare tutti i Redenti. – È questo il fatto che attira potente gli affetti della Vergine su di noi così, che nessuna madre può eguagliarla nell’amore… Verità, o Cristiani, che potrei eloquentemente dimostrarvi se non fossi pressato dalla necessità di por fine a questo discorso. A convincervene non faccio che richiamarvi brevemente alcune delle affermazioni che vi dimostrai nella prima parte e che dovete aver dinnanzi per ben capire quanto ancora ho da dire. Vi dissi che la maternità della Vergine non ha esempi sulla terra quindi neppure ha l’eguale l’amore di Lei per il suo Figlio, e come Maria abbia l’onore d’aver un Figlio che non ha altro Padre che il Padre celeste, Dio: quindi noi lasciammo da parte ogni confronto colla natura, e la misura del suo amore la cercammo nel seno dello stesso Padre Eterno. Siccome poi nel Cristo la natura umana è così stretta al Verbo Unigenito, da non poterla separare, il Padre estende il suo amore all’umanità stessa del Salvatore, e dell’Uomo-Dio fa l’oggetto delle sua compiacenze, come riferiscono le Scritture citate. Allo stesso modo e per la stessa ragione la Vergine abbraccia stringe in un unico amplesso d’amore l’umanità e la divinità del suo Figliolo, che l’unione ipostatica rende in Lui inseparabili. Sono queste le verità sulle quali abbiamo basata l’unione di Maria con Dio. – A questa ne aggiungo un’altra e subito vi dico che il Divin Padre ama noi dello stesso amore di cui ama il suo Unigenito: sarei audace in questa affermazione, se non la trovassi sulla bocca stessa del Salvatore, riferitaci dal discepolo dell’amore, che ci dice che Gesù così pregò: « Dilectio qua me dilexisti in ipsis sit, et ego in eis », quasi dicesse: — Padre io sono in essi perché sono le mie membra, prego voi che abbiate per esse l’amore che avete per me. — Parole d’ineffabile carità! – Gesù Salvatore nostro non può sopportare che siamo separati da Lui, pare quasi tema che il suo Padre faccia qualche differenza tra Lui capo e noi membra, mentr’Egli vuole che uno stesso amplesso d’amore stringa e il Maestro ed i discepoli. – Che possiamo concludere da questo per provare l’amore della Vergine per noi? Siccome, lo abbiamo detto, la Vergine modella il suo amore per il Cristo sull’amore del divin Padre, essendo la madre migliore, che possa immaginarsi sulla terra, estenderà il suo amore a tutto ciò che ha attinenza colla Persona del suo Figliolo. E noi siamo così uniti col Salvatore che a stento può immaginarsi unione più stretta: Egli è in noi e noi in Lui… cosicché ogni Cristiano fedele alla sua professione di fede si può dire che è un altro Gesù Cristo: se siamo veri Cristiani, siamo altrettanti Gesù: è punto capitale della dottrina cristiana questo. Stretti così al Cristo, il divin Padre che distinse tutti gli esseri, in una mirabile varietà, non ci distingue più dal nostro Capo e Salvatore, ma volentieri sparge su noi tutte le tenerezze del suo amore paterno, e Maria, modellando sull’amore del Padre il suo cuore, ci ama di tutto l’amore tenero che esige la sua qualità di Madre del Cristo. Su dunque, fedeli, su accorrete confidenti alla Vergine, essa non farà più distinzione tra noi ed il suo Gesù; ci considererà — carne della sua carne, ossa delle sue ossa — come dice l’Apostolo, come persone sulle quali e nelle quali colò e si sparse il suo sangue… ci considererà come altrettanti Gesù! Misura e norma dell’amor suo per noi il suo amore per Gesù suo Figliolo… non temiamo dunque d’invocarla nostra Madre. Ella si mostrerà degna di questo gran nome. – Se non mi inganno, questo è quanto io mi ero proposto di provare in questa seconda parte del mio discorso. Lodiamo insieme il Signore che ci concede di additare le vere basi della devozione sincera alla gran Vergine, basi eminentemente cristiane perché tolte dalla Scrittura e dalla tradizione della Chiesa! Bisogna però star in guardia perché questi ragionamenti destinati a svegliare in noi una devozione confidente a Maria, non producono una certa devozione che genera una confidenza temeraria dalla quale spiriti leggeri si lasciano ciecamente e facilmente trasportare, Avete ben visto, in quanto vi esposi, che la vera devozione alla Vergine non può mai essere separata da una vera vita cristiana. Purtroppo, vi sono molti che confondono la devozione a Maria, con una certa pratica superstiziosa, e si credono devoti suoi, perché fanno certe cose in suo onore, che mescolano ai disordini ed alle licenze dei loro costumi. Se alcuno tra voi credesse di esser in tal modo devoto della Vergine, sappia che Ella rigetta nauseata le preghiere che vengono da un cuore lontano dal suo Gesù! Invano cerchereste rendervela propizia con inchini ed ossequi; inutilmente la invochereste madre con una falsa e finta pietà! Avreste mai l’audacia di credere che il suo latte virginale possa colare su labbra sozze di peccato? Ch’Ella voglia abbracciar il nemico del suo Gesù con quelle braccia stesse con cui lo cullò nella sua infanzia? … e vi voglia porre fratelli, amici a giocare col suo Gesù mentre gli siete nemici? Sappiate, sappiano tutti questi disgraziati, che il suo cuore si ribella e la sua faccia si copre di rossore e confusione sentendosi da essi chiamata madre! Non dobbiamo Pensare, o fratelli, che Maria tutti e subito ci accetti e consideri suoi figlioli: bisogna passare per una prova, e difficile, prima di aver tal nome. Sapete cosa fa la Vergine quando alcuno la chiama mamma? Lo porta alla presenza del Salvatore, e vede se gli assomigli; perché se le è figlio deve essere un altro Gesù Cristo! – Anche tra gli uomini i figlioli portano impresso nelle carni le tracce di cose che impressionarono le loro madri: Maria è completamente ricolma del Salvatore Gesù: Lui è signore del suo cuore, Lui l’oggetto dei suoi desideri, Lui solo tutto occupa e la sua mente ed il suo cuore. Come potrebbe mai pensar suo figlio chi non abbia qualche tratto di somiglianza con Gesù!? – Quindi se dopo questo confronto diligente non trova alcuna somiglianza, scaccia indignata dalla Sua presenza dicendo che non ha nulla da dare, né da chiedere per costui al suo Figliolo, che anzi… « mi sei insopportabile anche colla sola presenza » gli dice! Quale confusione, Cristiani, quale sventura esser insopportabile ad una Madre tanto buona! – Se invece, facciamo esempi pratici, Le si presenta una persona che durante pubbliche sventure e crisi, come sono quelle che attraversiamo noi, davanti a tanta povera gente, ridotta all’estremo della miseria, si sente intenerire ed allarga il cuore e la mano per sollevare e confortare le miserie del povero e del sofferente, « oh, dice subito, costui ha imparato da Gesù che non rimase mai indifferente davanti a chi soffriva ». «Io ho compassione di questa folla » disse, e nello stesso tempo si faceva dare dai suoi Apostoli per essa quel che avevano in serbo per sé, e quel poco pane miracolosamente lo moltiplicava per sfamar quella gente. Le si presenta un individuo sul cui viso è la modestia, che se ne sta raccolto davanti al Signore, e se gli si parla di quanto riguarda la gloria del Signore non va a cercar scuse e pretesti, ma subito vi si dedica con ardore… « Come è amabile!» dice. Anche il mio Gesù alla sua età era così raccolto davanti a Dio, anche Lui a dodici anni lasciò me e il mio Giuseppe, e tutti gli amici, per occuparsi delle cose che erano del suo Padre celeste! – Quando, in modo speciale, vedrà un’anima che è tutta cura nel custodire la purezza della sua carne, della sua mente, del suo cuore, e non ama che caste delizie ed innocenti amori… « Gesù è padrone del suo cuore, dice, e ne fa la sua dimora preferita. Parlate a questo Cristiano una sola parola impudica… è un colpo di pugnale al suo cuore, subito si arma del pudore e corre alle difese! Ecco un vero Cristiano, un vero figlio della Vergine… Ella gode di lui, se ne gloria, se ne vanta! Con quale gioia lo presenta al suo diletto che si delizia soprattutto delle anime pure! Eccitiamoci dunque, o fratelli, eccitiamoci tutti ad un amore sempre più vivo e pratico alla purità, in modo speciale coloro che si sono consacrati a Lei nelle sue congregazioni nella vostra congregazione. Il vostro zelo ha ornato magnificamente questa chiesa in cui celebriamo le grandezze della Maestà divina… Ricordate, però, che abbiamo un altro tempio da ornare, tempio in cui abita Gesù e si riposa lo Spirito del Signore: è il tempio del nostro corpo: santificato dal Salvatore: voi dovete rispettarlo; lo lavò del suo Sangue dovete tenerlo mondo da ogni sozzura: lo consacrò facendolo tempio dello Spirito Santo perché voi l’ornaste di purezza, di innocenza, di virtù qui in terra, ed Egli l’ornerà di gloria e d’immortalità nel regno del Padre. ».

IL CREDO

Offertorium

Orémus.
Jer XVIII:20
Recordáre, Virgo, Mater Dei, dum stéteris in conspéctu Dómini, ut loquáris pro nobis bona, et ut avértat indignatiónem suam a nobis.

[Ricordati, o Vergine Madre di Dio, quando sarai al cospetto del Signore, di intercedere per noi presso Dio, perché distolga da noi la giusta sua collera].

Secreta

Offérimus tibi preces et hóstias, Dómine Jesu Christe, humiliter supplicántes: ut, qui Transfixiónem dulcíssimi spíritus beátæ Maríæ, Matris tuæ, précibus recensémus; suo suorúmque sub Cruce Sanctórum consórtium multiplicáto piíssimo intervéntu, méritis mortis tuæ, méritum cum beátis habeámus:
[Ti offriamo le preghiere e il sacrificio, o Signore Gesù Cristo. supplicandoti umilmente: a noi che celebriamo. in preghiera i dolori che hanno trafitto lo spirito dolcissimo della santissima tua Madre Maria, per i meriti della tua morte e per l’amorosa e continua intercessione di lei e dei santi che le erano accanto ai piedi della croce, concedi a noi di partecipare al premio dei beati:]


Commemoratio Feria Quarta Quattuor Temporum Septembris

Hæc hóstia, Dómine, quǽsumus, emúndet nostra delícta: et ad sacrifícium celebrándum, subditórum tibi córpora mentésque sanctíficet.

[Questa offerta, Signore, ci purifichi dai nostri peccati: e consacri il corpo e l’anima di noi tuoi servi, perché possiamo celebrare questo sacrificio.]

COMUNIONE SPIRITUALE

Communio

Felíces sensus beátæ Maríæ Vírginis, qui sine morte meruérunt martýrii palmam sub Cruce Dómini.

[O Signore Gesù Cristo, il sacrificio al quale abbiamo partecipato celebrando devotamente i dolori che hanno trafitto la vergine tua Madre, ci ottenga dalla tua clemenza il frutto di ogni bene per la salvezza:]

Postcommunio

Orémus.
Sacrifícia, quæ súmpsimus, Dómine Jesu Christe, Transfixiónem Matris tuæ et Vírginis devóte celebrántes: nobis ímpetrent apud cleméntiam tuam omnis boni salutáris efféctum:
[O Signore Gesù Cristo, il sacrificio al quale abbiamo partecipato celebrando devotamente i dolori che hanno trafitto la vergine tua Madre, ci ottenga dalla tua clemenza il frutto di ogni bene per la salvezza:]
Orémus.
Commemoratio Feria Quarta Quattuor Temporum Septembris
Suméntes, Dómine, dona cœléstia, supplíciter deprecámur: ut, quæ sédula servitúte, donánte te, gérimus, dignis sénsibus tuo múnere capiámus.

[Ricevendo questi doni celesti, ti supplichiamo umilmente, o Signore: fa’ che quanto con sollecito servizio abbiamo compiuto per tua concessione, lo abbiamo pure, per tua grazia, ad accogliere con degni sentimenti.]

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)

RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE (2)

ORDINARIO DELLA MESSA

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.