APPARECCHIO ALLA SS . COMUNIONE (3)

APPARECCHIO ALLA SS . COMUNIONE (3)

[Sac. G. Riva: Manuale di Filotea, Milano, 1888]

APPARECCHIO VII.

Atto di Contrizione.

Mio Dio, mio Creatore e Redentor Gesù Cristo,  mi pento e mi dolgo con tutto il cuore di avervi offeso perché siete sommo bene, infinitamente buono ed amabile. Propongo, mediante la vostra grazia, di non offendervi mai più, di fuggire le occasioni del peccato e di farne penitenza. Spero che per la vostra bontà mi perdonerete.

Atto d’Adorazione.

Adoro umilmente la vostra infinita maestà avanti la quale tremano gli Angioli più sublimi. Vi riconosco per padrone e Signore di tutto il mondo,  e confesso che sono un nulla davanti a voi.

Atto d’Umiltà.

Come dunque ardirei io di venire a Voi, se Voi medesimo non mi invitaste con tanta bontà? Io non sono degno di ricevervi nel mio cuore, perché  una creatura vile ed ingrata, piena di miseria e di peccati, e voi siete il fonte d’ogni bene, il Dio della gloria, della maestà e della santità; ma dite una parola e l’anima mia sarà santificata. Gloriosissima Vergine Maria, Angioli e Santi del Paradiso, supplite, vi prego, con la vostra intercessione alla mia indegnità.

Atto di Desiderio.

Suvvia adunque, amabilissimo Gesù mio, degnatevi per la vostra bontà di venire nel mio cuore, che, senza Voi, nulla sono e nulla posso. Venite, vi prego, a guarire le malattie dell’anima mia, a fortificarla con la vostra grazia, illuminarla con la vostra luce, infiammarla con il fuoco del vostro santo amore, e rallegrarla con le vostre dolcissime consolazioni. Io desidero di ricevervi per gloria vostra e salute dell’anima mia: desidero di unirmi tutto a Voi e non separarmene mai più in eterno.

Atto di Fede.

Con la fede la più viva, la più ferma, io credo che nell’Ostia consacrata riceverò il vostro corpo, il vostro sangue, la vostr’anima, e la vostra Divinità. Lo credo più fermamente che se lo vedessi con i propri occhi, perché voi, che non potete mentire, lo avete detto, e se bisognasse sarei pronto a darà la mia vita per questa verità.

Atto di Speranza.

Per mezzo della s. Comunione, che sono per fare, spero che mi assisterete ne’ miei bisogni, mifortificherete nei miei travagli, mi darete la vostra grazia in questa vita e la vostra gloria nell’altra. Ecco quello che io, sebben indegno, a voi domando e da voi spero, perché voi, per vostra bontà, me lo avete promesso.

Atto di Carità,

Vi amo, Gesù dolcissimo, con tutto il cuore. E chi mai amerò, o Signore, se non amo Voi che mi amate tanto e siete il sommo Bene infinitamente buono ed amabile! Misero me che non vi amo ancora quanto debbo! Desidero di amarvi sempre più. Voglio prima perdere la vita che il vostro amore. Fatemi la grazia che io vi ami con tutte le forze, e vi ami continuamente, per amarvi poi in eterno nel Paradiso.

A Maria.

O speranza e consolazione della miserabile anima mia, gloriosissima Vergine, che diveniste la madre di tutti i fedeli, dando alla luce l’Autore e il consultore della fede, quello stesso Figliuol di Dio che io sono per ricevere sotto il velo di poco pane, degnatevi adesso di farmi parte dei vostri celesti tesori; vestitemi delle vostre virtù, affinché possa con più fiducia accostarmi alla sua mensa, e ritrarrò dalla presente Comunione quei gusti e quei vantaggi che ritraeste voi stessa, quando lo albergaste per nove mesi nel vostro seno, e tante volte lo riceveste sotto le specie sacramentali.

Agli Angeli.

Santi Angeli, ministri fedelissimi di quel Signore che io sono per ricevere, e voi specialmente, o mio amoroso Custode, illuminate adesso la mia mente con la pienezza della vostra scienza, perché conosca la mia viltà e l’eccellenza di quel Sacramento a cui sono per accostarmi. Sciogliete il ghiaccio del mio cuore ed accendetelo del vostro fuoco, affinché ami il mio Dio con quell’ardore con cui lo amate voi. Impetratemi insomma la vostra purità, la vostra innocenza, la vostra umiltà, il vostro fervore, e tutte le vostre virtù, affinché, ornata di una veste così preziosa, l’anima mia diventi un’abitazione non del tutto indegna della divina Maestà.

Ai Santi.

Santi Patriarchi e Profeti, che vaticinaste con tanti oracoli, rappresentaste con tanti simboli, e con l’ardore dei vostri desideri chiamaste dal cielo in terra quel divin Salvatore che sta per venire dentro di me: santi Apostoli, che foste i primi a partecipare a questo gran Sacramento; santi Martiri, che dalla divina Eucaristia riceveste la forza di sostenere con gioia i più spietati supplizi; santi Pontefici, che, a salute dei popoli, immolaste tante volte sopra l’altare questo Agnello senza macchia; santi Monaci e Romiti, che alimentati da questo pane miracoloso, superaste gli assalti i più violenti del mondo e della carne; sante Vergini, che con la diligente custodia del vostro candore, preparaste in voi una stanza degna di Dio, ed ora ne godete una visione più completa, e cantate d’intorno a lui il cantico tutto nuovo che non può essere cantato da alcun altro; voi infine, o Santi dei quali fa in oggi memoria la Santa Chiesa, e voi specialmente miei Avvocati e Protettori, impetratemi almeno una parte di quei doni dei quali abbondaste, affinché, accostandomi con fede viva, con carità ardente, con disposizione perfetta, a questa mensa di paradiso, ne riporti un gran lume per conoscere, una gran forza per superare tutti gli ostacoli che si incontrano nella vìa della salute, una risoluzione efficace di non trascurare alcun mozzo per sempre più avanzarmi nella santità e nella perfezione; onde, conformando ai vostri esempi tutta quanta la mia vita, meriti di essere un giorno compagno vostro nel cielo.

APPARECCHIO VIII.

Atti diversi,

Con cuor contrito, o mio Gesù, vi adoro.

E il vostro ajuto in ogni istante imploro.

Senza di voi nulla di ben poss’io,

Perciò domando il vostro ajuto, o Dio.

Tutto ciò che la Chiesa insegna e crede,

Lo credo anch’io colla più viva fede.

Io credo e spero in voi, Dio trino ed uno

Senza di cui non può salvarsi alcuno.

Credo e spero in Gesù mio Redentore,

Che crocifisso fu per nostro amore.

Creato fui per amar Voi, mio Dio,

Ma a tutt’altro pensai che al dover mio.

Or però, benché tardi, ho risoluto

Di tributare a Voi l’amor dovuto.

D‘avervi offeso, o Dio, ogni momento

Non per timor, ma per amor mi pento.

La vita e il sangue, o mio Gesù, darei

Per cancellare tutti i peccati miei.

Vorrei poter ricominciar la vita,

Per sempre amar Gesù Bontà infinita.

Come fermo nel mar stassi lo scoglio,

Cosi con Voi, caro Gesù, star voglio.

In Voi spero, Voi bramo ogni momento,

O vivo Pan del ciel gran Sacramento.

Per Voi vivo, o Gesù, per Voi respiro,

E di venire a Voi sempre sospiro.

Tanta fame ho di Voi, gran Sacramento,

Che per amor quasi languir mi sento,

Siccome al fonte l’assetato cervo,

Cosi sospira a Voi il vostro servo.

L‘unico fonte, o mio Gesù, Voi siete;

Chi beve al vostro sen non ha più sete,

Venite nel mio cuor, caro Gesù,

Per starvi sempre e non partir mai più,

Venite a ristorar col vostro sangue

L’anima mia che di tristezza langue,

In me venite a ravvivar la fede,

E a stabilir del vostro amor la fede.

E quando entrato nel mio cor sarete,

Come in trono d’amor nel cor sedete.

Offerta per le Anime Purganti

Sulla Sposa che geme, che langue

Nella foga di tutti i tormenti,

Scenda, o Nume pietoso, quel sangue,

Speme e vita de’ veri credenti,

Che cancellò l’antico reato,

Che rinnova dell’alme lo stato,

E gustare fa i gaudi del ciel

A chiunque al Signore è fedel.

Amore ed Umiltà,

Ecco quel dolce istante

Che in sacro velo ascoso

Tu vieni a me pietoso,

Eterno Re dei re,

Vieni nel seno mio,

caro pietoso Iddio;

Ma tu chi sa se mai

Pago sarai di me!

Come assetato il cervo

Corre veloce al rio,

Sull’ali del desio

Vola il mio cuore a te.

Da te ristoro brama

Te solo aspetta e chiama

Ma tu chi sa se mai

Pago sarai di me!

In te che fonte sei

D’ogni immortal favore,

Ricerca questo core

La grazia che perdè.

M‘innebria dunque il petto

Di grazia e di diletto:

Ma tu chi sa se mai

Pago sarai di me!

Pascolo più soave,

Che ogni sapor contiene,

Di te mio sommo Bene

Per l’alma mia non v’è.

Unico pan del cielo,

A te mai sempre anélo:

Ma tu chi sa se mai

Pago sarai di me!

Pria mi donò la vita

Tua mano creatrice,

Poi vita più felice

Il sangue tuo mi diè.

L‘opra compisci adesso

Donami ancor tu stesso:

Ma tu chi sa se mai

Pago sarai di me!

Innanzi al tuo cospetto

Un’ombra, un nulla io sono,

Tu vanti il ciel per trono,

Ed hai le stelle al piè.

Eppur nel seno mio

D’accoglierti desio;

Ma tu chi sa se mai

Pago sarai di me!

T‘offesi ingrato, è vero,

Ma piango il fallo mio,

Ed al tuo trono invio

La carità, la fè;

T’invio le più sincere

Fervide mie preghiere:

Ma tu chi sa se mai

Pago sarai di me!

Domanda di un Cuor nuovo

Io vorrei languir d’amore,

Ma non so come si fa.

O Gesù, datemi un cuore

Che amar sappia in verità.

Il mio cuor non è che gelo!

Per amar come conviene;

Antepon la terra al cielo,

Ed il falso al vero ben.

Ho bel dirgli che Voi siete

Solo degno d’ogni amor,

Che appagar Voi sol potete

Di sue brame il vivo ardor

Ei non bada, né intende,

E continua a vaneggiar;

Né il mio dir punto l’accende

Perchè voi pensi ad amar

Deh! un sì stolto e freddo core

Voi toglietemi dal sen.

E un cor datemi, o Signore,

Che del vostro amor sia pien.

Se un tal cor voi mi darete,

Gesù mio, ben v’amerò,

E d’amor per voi che siete

Tutto amor, io languirò.

Ma se il cor mi resta in petto

Qual finora sempre fu,

Io vorrei, ma invano aspetto

Di languir per voi Gesù!

A Maria

O del ciel gran Regina,

Tu sei degna d’ogni amor;

La beltade tua divina,

Chi non ama non ha cor.

Tu sei Figlia, tu sei Sposa,

Tu sei Madre del Signor:

Di noi pur, Madre pietosa

Tu innamori tutti i cor.

Tu del giusto sei la guida,

Sei conforto al peccator,

Che perdon, se in te confida,

Sempre ottiene dal Signor.

Tutti adunque, deh venite

A piegar Maria di cor,

E devoti a lei v’offrite

D’esser figli amanti ognor.

Si, Maria, vi dono il core

Egli è reo, ma se sarà

Da voi dato al mio Signore

Riliutarlo ei non saprà.

Altro ben da voi non brama,

Nè altro mai vi chiederò

Spero un di, se così v’amò

Che in eterno v’amerò.

Avvocata in questo esilio,

Già vi eleggo per pietà!

Impetrate a un vostro Figlio

La beata eternità.

Desiderio

Vieni, vieni, o dolce Amore,

Gesù mio, sposo diletto:

Vieni, o caro, in questo petto

Vieni, o Dio, non più tardar.

Vieni  o sposo,  vieni Amante,

Vieni o Dio del santo amore ;

Ecco aperto è già il mio core,

vieni in esso a riposar.

Dell’eterno Genitore

Tu sei Figlio e di Maria;

Cibo sei dell’alma mia;

mio conforto e mio tesor.

Qual solinga tortorella

Gemo e piango il fallo mio,

deh mi torna, amabil Dio,

Agli implessi del mio cor.

Come cervo sitibondo,

A te solo aspiro e anelo,

Fonte eterno in cui del cielo,

Si nasconde ogni piacer.

Pel desio di te, mia vita.

Venir meno già mi sento,

Più di me non mi rammento,

In te solo è il mio pensier.

G m’investono le tue fiamme,

Già quest’alma spicca il volo,

Mio Gesù, mio ben, tu solo

Puoi mie brame soddisfar.

Vieni dunque, vieni eletto,

Fior del campo, intatto giglio.

Di Maria augusto Figlio,

Io non posso più aspettar.

Aspettar più non poss’io.

Cara gioia, luce bella,

Di Giacobbe eletta stella;

 Io ti vengo ad incontrar.

APPARECCHIO IX.

Fede e domanda

Come ubertosi sono

Quegli orticelli aprici,

Cui l’acque irrigatrici

Non sogliono mai mancar.

Così sarà copiosa

Di frutti l’alma mia

Se dell’Eucaristia

Saprolla fecondar,

Sacramentata specie,

Che ascondi il mio tesoro,

Del sommo Ben che adoro

Deh lasciami bear,

In così gran mistero

Fa’ che i più ascosi arcani

Con occhi sovrumani

Io possa penetrar,

O testimon dolcissimo

Di sua passione e morte,

O vivo Pan, che forte

Bendi il mortai quaggiù:

Deh, fa’ che di te solo

M’occupi tutto e viva;

Né pensi, parli, o scriva,

Che di te sol, Gesù,

Del pane onde beato

Tu fai l’eterno regno,

Lo sai che non son degno,

Mio dolce Redentor.

Ma d’ogni fallo il sangue

Sparso da te mi scioglie,

L’indegnità mi toglie,

Nuovo m’infonde amor.

Mistico Pellicano,

Mio buon Signor, mio Dio,

Deh, tu dal lezzo mio

Mondami per pietà.

Mondami col tuo sangue,

Onde una stilla basta

D’Eva a salvar la guasta.

La rea posterità.

Sol col toccar la veste

Del Redentor dicea

L’inferma Cananea,

Potrommi risanar.

Che mai dovrò dir io

A cui vien or concesso

Di Cristo il Corpo stesso

Ricever dall’altar?

Volgi, Gesù, deh! volgi

Il guardo tuo pietoso;

Discendi a me lebbroso

Penetra in questo cuor.

Col tuo divin contatto

La lebbra sanerassi,

Ripiglieranno i passi

Le strade tue, Signor.

Qual tenero arboscello,

Che col languor dei rami.

Par che la pioggia chiami

Sua sete a ristorar.

Tale, o Gesù, il mio core,

Che da gran tempo langue,

Nel tuo divino sangue

Si brama dissetar,

Gesù, le cui bellezze

Si umane che divine

Bramano senza fine

Gli Spirti in ciel mirar,

Sempre il mio cor ti cerchi

E tal sien le brame

Che mai di te la fame

Non abbia in me a cessar.

Gesù, che sotto il velo

Del Sacramento or miro,

Deh compiasi il desiro

Del servo tuo fedel.

Quel gran desiro ond’ardo

Di vagheggiarti in volto,

E di vedermi accolto

Fra tuoi beati in ciel.

Desiderio.

Sospira questo core.

E non so dir perché,

Sospirerà d’amore

Ma non lo dice a me.

Rispondimi cor mio.

Perchè sospiri tu?

Risponde; voglio Dio,

Sospiro per Gesù.

Sospira, e non lasciare

Mai più di sospirar:

Tua vita sia l’amare

Chi ti sa tanto amar.

Sospira, e fa che sia

Gesù il tuo solo amor,

E tutta sia Maria

La tua speranza ognor.

Manda i sospiri tuoi

A chi ti può salvar;

E lieto spera poi

Quanto mai puoi bramar.

Sospiri miei, su andate.

Ite a trovar Gesù:

Ai piedi suoi restate,

Né vi partite più.

Dite che un cor vi manda

Ch’arde dì sua beltà:

Dite la sua domanda,

Ch’ egli la gradirà.

Amore ed Invito

Vieni, vieni, o mio Signore,

Vieni, vieni nel mio petto,

Fosti sempre il mio diletto,

Il primo e solo amor.

S‘io t’invito è questo amore

Che m’infonde un santo ardire,

Deh! non farmi più languire,

Vieni, ah vieni, o mio tesor.

Gesù mio, se a me tu manchi,

Che il mio tutto ognor sei,

Manca il lume agli occhi miei,

Perde l’alma il suo vigor.

Ah, se tu non mi rinfranchi,

Io mi sento già svenire;

Deh, non farmi più languire,

Vieni, ah vieni, o mio tesor.

Se una stella, un fior io veggo,

Tua bellezza mi rammenta,

Ogni voce o suon ch’io senta

Sol di te mi parla al cor.

Vedi ben ch’io più non reggo!

Alla forza del desire;

Deh! non farmi più languire;

Vieni, ah vieni, o mio tesor.

Vieni alfine, e meco unito

Resta, o caro, in sempiterno;

Da te lungi un altro inferno

Mi parrebbe il cielo ancor.

Del mio amore al dolce invito

Godi ormai, né  più fuggire,

Deh non farmi più languire.

Vieni, ah vieni, o mio tesor.

Senza te non trova pace

L’alma mia d’amor ferita.

Sei tu solo la mia vita,

L a mia calma, il mio tesor.

Se vedermi a te non piace

Di dolore, o Dio, morire.

Deh non farmi più languire

Vieni, ah vieni, o mio tesor!

Sia che spunti o cada il sole

Sempre a me tu sei presente!

In te fissa è la mia mente

Anche oppressa dal sopor!

No, non puote, ancor se vuole

L’alma mia da te partire

Deh non farmi più languire

Vieni, ah vieni, o mio tesor.

Ah! pietà di chi sospira

Te cercando, o sommo Bene

Metti fine alle mie pene

Ti commova il mio dolor.

Il mio cor pietoso mira

Che è già stanco di soffrire

Deh! non farmi più languire:

Vieni, ah vieni, o mio tesor.

Il desio frenar non posso

Onde tutto avvampo ed ardo,

Se a venir ancor sei tardo

Vengo meno a tanto ardor.

Ma il tuo cuor è già commosso,

Già ti sento a me venire.

Cesso ormai di più languire,

Già t’abbraccio, o mio tesor.

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[Tra i nove “apparecchi” riportati, ognuno troverà quello che meglio si adatti alla propria condizione,  momento ed alla circostanza. L’ultimo “Apparecchio”, in particolare, si presta ad essere cantato salmeggiando. – Importante è che gli “apparecchi” siano propedeutici ad una santa Comunione, ad una “vera” Comunione, ricevuta da un Sacerdore della Chiesa Cattolica, unica Arca di salvezza voluta da N. S. Gesù-Cristo, in unione con il Santo Padre Gregorio XVIII che, pur in esilio e nelle mani dei “nemici di Dio e di tutti gli uomini”, è pur vivo e vegeto, secondo le promesse del divin Redentore e del Sacrosanto Magistero della Chiesa [Cost. Apost. Paster Æternus]. I Sacramenti che non vengono ricevuti nella Chiesa Cattolica [è Cattolico colui che è in unione col Santo Padre … il “vero” – Bolla: Una Sanctam di Bonifacio VIII] sono invalidi, illeciti e sacrileghi, amministrati da falsi sacerdoti, apostati e mai validamente consacrati da mai-vescovi non-consacrati [novus ordo], o dai discepoli delle fraternità paramassoniche [se si preferisce si può anche eliminare il “para” … è lo stesso], mai-consacrati dal non-vescovo Lienart, il cavaliere kadosh, dal suo figlioccio Marcel ed epigoni vari, scomunicati ipso facto, oltretutto per essere fraudolentemente non-consacrati e senza alcuna Giurisdizione apostolica o missione canonica. Un falso sacramento, è una maledizione terribile, peccato gravissimo contro la fede e la carità, peccato mortale che conduce direttamente al fuoco della geenna.- ndr. -]

APPARECCHIO ALLA SS . COMUNIONE (2)

APPARECCHIO ALLA SS . COMUNIONE (2)

[Sac. G. Riva: Manuale di Filotea, Milano, 1888]

APPARECCHIO IV

Pater noster.

Dove mai, o Signore, più che in questo Sacramento, vi date a conoscere nostro Padre? Nel contento d’avermi creato, a preferenza di tanti che ti avrebbero servito meglio di me, redento a costo di tutto il vostro sangue, malgrado la previsione della mia ingratitudine, conservato dopo tanti peccati con i quali ho meritato l’inferno, ricolmato di tanti benefici, non ostante l’abuso continuo dei medesimi, voi volete in questo Sacramento nutrirmi delle vostre carni e abbeverarmi del vostro sangue. Sì, non contento di essere divenuto mio compagno nella vostra nascita, mio modello nella vostra vita, mio riscatto nella vostra morte e mio premio futuro nella vostra gloria, volete ancora divenire mio cibo nella divina Eucaristia.

Qui es in Cœlis.

La vostra stanza, o Signore, è in cielo; e ciò nonostante volete adesso calare dal trono della vostra gloria e nascondervi sotto le specie di poco pane per abitare dentro di me? Nell’incarnazione voi nascondete la vostra divinità, ma qui volete nascondere anche la vostra umanità per far risplendere solamente la grandezza della vostra carità. Oh degnazione infinita! Io mi umilio e mi confondo dinanzi a Voi.

Sanctificetur Nomen tuum.

Ma se vengo a ricevervi questa mattina è per far un’opera che serva alla santificazione del vostro Nome in tante maniere da me sprezzato. Io vi offro perciò la presente Comunione, insieme a tutte le opere buone che si son fatte e si faranno, in adorazione della vostra gran maestà, in ringraziamento di tutti i benefici a me compartiti, in soddisfazione di tanti torti che vi ho fatti, in impetrazione di tutte quelle grazie che mi sono indispensabili all’acquisto della salute. Ve l’offro ancora per ottenere la concordia fra i principi cristiani, e l’esaltazione della santa Chiesa, l’estirpazione delle eresie, la conversione degli infedeli, eretici e peccatori, la perseveranza dei giusti, il refrigerio alle anime purganti, affinché tutti possano insieme onorare, lodare e santificare il vostro Nome amabilissimo.

Adveniat regnum tuum.

Venga dunque questo felice momento di ricevervi sacramentato! Come il cervo desidera di arrivare alla fonte delle acque per dissetarsi, così io desidero di unirmi a voi, perché spero fermamente che la vostra venuta dentro di me stabilirà nell’anima mia il regno santissimo della vostra grazia, e mi sarà una caparra sicura di passare un giorno a possedere con gli Angioli e coi santi il regno della gloria.

Fiat voluntas tua.

Conosco di essere affatto indegno di un favore così distinto; e non ardirei di accostarmi alla vostra mensa, se non fosse per fare la vostra volontà. Io sono un niente, e voi siete il tutto; io la stessa miseria e Voi la stessa perfezione; che relazione adunque fra me e Voi? Tuttavia Voi minacciate la morte a chi non mangia la vostra carne e non beve il vostro sangue; e promettete ogni bene a chi vi riceve sacramentato. Io confesserò adunque col Centurione la mia indegnità; ma vi dirò di venire dentro di me per soddisfare ì vostri desideri, per provvedere ai miei bisogni, per rinnovare il mio spirito, per santificare il mio cuore, per mettermi in stato dì poter dire come s. Paolo: “Non son più io che vivo, ma è Gesù Cristo che vive in me”.

Sicut in Cœlo et in terra.

Affinché però la vostra volontà sia perfettamente adempita, datemi, o Signore, quelle disposizioni che Voi desiderate in chi vi ha da ricevere. Fate che io vi riceva con quella purità di coscienza, con quella santità d’intenzione, con quell’ardenza di amore con cui vi ricevettero sopra la terra tutti coloro che vi glorificano nel Paradiso. Permettete adunque che io vi offra in supplemento della mia indegnità, tutte le disposizioni santissime che portarono a questa mensa gli Apostoli, i Martiri, i Confessori, le Vergini, anzi quelle che ebbe Maria ss. quando v’incarnaste nel di lei seno, e quando più volte vi ricevette sacramentato; finalmente quelle disposizioni divine che aveste Voi, o Gesù mio, là nel Cenacolo, quando istituiste, con stupore di tutto il cielo, questo mirabile Sacramento.

Panem nostrum quotidianum da nobis hodie.

Venite dunque, o Pane soprasostanziale infinitamente più prezioso di quella manna che pioveste al vostro popolo nel deserto. Venite a satollarmi della vostra grazia, affinché, nutrito di Voi, possa, come Elia, camminare al monte santo senza provare stanchezza, e senza arrestarmi giammai.  Fate che io viva in maniera da potervi ogni giorno, se non sacramentalmente almeno spiritualmente: fate infine che io ritrovi in Voi ogni sapore ed ogni soavità, affinché per 1′ avvenire nient’altro abbia a desiderare fuori di Voi.

Dimitte nobis debita nostra.

Perché non abbia la vostra grazia a trovar alcun impedimento a diffondersi sopra di me togliete prima, o Signore, dall’anima mia tutto quello che vi dispiace. Perdonatemi tutti i peccati da me commessi in tutto il tempo della mia vita, e purificatemi ancora dalle colpe le più leggere come voleste di vostra mano lavare i piedi agli Apostoli prima di ammetterli al banchetto del vostro Corpo sacramentale.

Sicut et nos dimìttimus debitoribus nostris.

E per impegnarvi sempre più a perdonarmi tutti i miei falli, io rimetto adesso per sempre nelle vostre mani tutti i torti ricevuti dai miei fratelli, e vi supplico a dimenticarli, com’io desidero che Voi vi scordiate de’ miei; anzi, date a’ miei offensori tanto di bene quanto essi di male mi hanno fatto, oppure desiderato. Io amo e protesto di voler amare sempre tutti i miei prossimi come me stesso; quindi desidero loro quel bene che desidero per me.

Et ne nos inducas in tentationem.

Finora mi sono lasciato dominare dalle passioni più vergognose cedendo alle tentazioni de’ miei nemici; ma, venuto che Voi sarete dentro di me, non sarà più così, io non asseconderò più i desideri della carne, ma la terrò soggetta allo spirito colla continua mortificazione di tutti i miei sentimenti. Riguarderò come sterco tutte le pompe del mondo, e sprezzerò coraggioso tutte le sue dicerie per vivere una vita sempre conforme ai vostri divini insegnamenti. Rigetterò prontamente tutte le suggestioni del demonio per obbedire soltanto a voi che siete l’unica sorgente di ogni bene temporale ed eterno.

Sed libera nos a malo. Amen.

Ah! Gesù mio non permettete che l’anima mia sia un’altra volta occupata da’ miei nemici dopo essere stata santificata, dalla vostra visita sacramentale. Liberatemi da tutto quello che potrebbe cagionarmi un male così grave. Fissate nel mio cuore la vostra stanza, e non ve ne partite mai più. Lo so che è troppo vile abitazione per voi: ma la vostra venuta la renderà gloriosa. Per il gusto che avete di trattare coi figliuoli degli uomini, per il desiderio che vi arde di santificare tutti i cuori, per l’amore e per la gloria che dalla vostra venuta in me risulterà a Voi, al Padre eterno, allo Spirito Santo e a tutta la Corte celeste; ascoltate le mie preghiere ed esauditemi. Maria ss., Angelo mio Custode, Santi tutti del cielo, e specialmente voi miei Avvocati e Protettori, intercedete per me. Così sia.

APPARECCHIO V.

A Gesù come Giudice

Signore di tremenda maestà, che giustamente ci condannate per i nostri delitti, e benignamente ci salvate per la vostra pietà, che sarà di me, se mi vorrete giudicar con rigore? Sebbene nascosto sotto il velo lo del pane, Voi avete osservate le mie iniquità, ne sapete il numero, ne conoscete il peso, e però, dove potrò mai fuggire per ritrovare salute? Non posso ricorrere ad altri che a Voi, che solo potete perdonare tutti i miei debiti. Ricordatevi che finora non avete preso le parti di giudice, ma siete mio avvocato presso del Padre. Su dunque, mostrategli le vostre piaghe, mentre a queste m’appello, e mi tengo sicuro, se desse son quelle che sentenziano la mia causa. Gesù mio, pegno della mia redenzione, che nel Nome stesso mi prometteste salute, se Voi siete per me, chi sarà mai contro di me? I o dunque vorrei ricevervi per riacquistare coi vostri meriti la mia innocenza; ma temo di ricevervi perché son reso; quindi non posso far altro che implorar gli effetti della vostra misericordia. Venite in me con la pienezza della vostra luce e del vostro amore, affine di distruggere affatto la colpa, e salvare il colpevole che in Voi solo ripone tutta la sua confidenza.

A Gesù come medico.

O Gesù mio, Via, Verità e Vita di quest’anima peccatrice, come è possibile che, dopo esservi Voi stesso fatto mio medico, continuino ancora ad affliggermi tanti mali? Sono già scorsi tanti anni dacché mi venite sì spesso a visitare nel letto delle mie miserie, e mi porgete per rimedio il vostro santissimo Corpo, mi abbeverate al vostro preziosissimo costato, ed io non finisco mai di guarire. Ah, quanto è deplorabile  questa mia infermità che ha resistito fin adesso ad cura divina! Ma la vostra grazia è onnipotente, e può vincere ogni malattia, per quanto grave ed invecchiata; perciò io non voglio perdere la speranza che ho posta in voi. Venite dunque a sanarmi e  sarò sano; salvatemi e sarò salvo. Basta una sola vostra parola per tutto questo, ditela dunque, e sarà tolta al momento tutta la mia indegnità. Dite all’anima mia: Io sono la tua salute: Dic animæ meæ, salus tua ego sum. Quest’è la grazia che io vi chiedo per riavermi ad un colpo da tanti mali, e che io spero da un Signore così ricco, qual siete voi. Voi che invitate tutti al vostro seno, non rigetterete questa povera creatura che vi desidera: e se ci comandate che vi chiediamo tutte le grazie che ci abbisogna per la nostra salute, non rigetterete al certo quelle suppliche che io vi porgo. Questa speranza mi consola fra tante languidezze del mio spirito: e questa farà ch’io non rimanga mai confuso in eterno.

A Gesù come Sposo.

O Dio della purità, avanti a cui non sono mondo abbastanza né anche le stelle, sarò io tanto inconsiderato di accostarmi a voi con un cuore sì sordido, mentre so che vi pascete solo fra i gigli? Non ardisco di farlo. Ma, alzando dal fondo delle mie miserie i miei occhi verso di voi, vi ricordo che se io sono immondo, voi mi potete mondare: e se l’anima mia vi ha mancato di fede, voi la potete convertire in maniera che essa vi ami tanto quanto già vi tradì. Le sue colpe non possono far in modo che voi non siate sempre il suo sposo; e se ha consumato malamente la dote della vostra grazia ricevuta nel santo Battesimo, non ha però consumata la vostra misericordia, sicché ella non sia, come prima, infinita nel compatirmi. Eccone la fonte aperta in quel divinissimo sacramento, dove il mio cuore brama di abbeverarsi. Su dunque, amabilissimo mio Signore, unico e sommo mio bene, non mi negate la grazia vostra, non tenete più stretta la vostra mano; apritela sopra di me; riguardatemi con occhio amorevole; parlatemi al cuore. Già avete fatto il più sulla croce, fate ora no: e mentre ritorno a Voi, dolente delle mie passate infedeltà, ristabilite meco un nuovo accordo di pace, un nuovo sposalizio di fede e di carità, che non si disciolga mai più in eterno.

A Maria come Madre di Gesù Cristo

O Madre degnissima del mio Signore, che dalla grandezza inarrivabile della vostra dignità cavate motivi più forti per amare più teneramente i peccatori, voi che co1 divenir madre di Gesù Cristo diveniste ancor madre mia, e raddoppiaste quelle fiamme di carità che anche prima ardevano sì ferventi nel vostro seno, permettete che mi prostri davanti a voi, e pieno di confidenza nella vostra misericordia, implori il vostro soccorso. Io sono per ricevere quel Primogenito divino che consacrò alla salute dell’anima mia tutti i passi, tutti i momenti, tutte le pene della sua vita; ma il mio cuore è tuttora ripieno di affetti profani, di desideri terreni, e non ha nemmeno una scintilla di amore verso di voi e verso il vostro divin Figliuolo. Voi ottenetemi adunque quella mondezza, quella purità, quel fervore che sono necessari per accostarmi degnamente al santo altare. Confesso che non merito questa grazia, che merito ogni castigo, e che in cambio di nuovi favori, dovrei essere spogliato anche di tutto l’altro bene che ho ricevuto finora: ma appunto per questo, in una causa sì disperata, ricorro a voi che siete un’avvocata onnipotente. Già si è fatto il più, già il mio Redentore ha versato tutto il sangue per procurarmi ogni bene, non vi vuol altro se non mi sia applicato questo tesoro, ed una sola delle vostre parole a mio favore mi otterrà tutto. O Madre divina, mille e mille volte più che madre anche per noi, non vi lasciate vincere dalla mia malvagità, ma sopraffatela con la bontà del vostro cuore; ottenetemi il perdono di tutti i miei falli gravi e leggieri, fatemi entrare nel novero dei vostri veri devoti, e fate in modo che tanto ami il vostro e mio Dio per l’avvenire, quanto lo offesi per lo passato. Così,  liberato per vostra intercessione dal doppio male di colpa e di pena, mi accosterò con confidenza a cibarmi di quel pane misterioso che è la memoria della sua morte, la fonte di tutte le grazie, il preludio e la caparra della beata immortalità.

APPARECCHIO VI.

A Gesù come Re.

O Re dell’anima mia, che non contento di esservi così abbassato per me nella passione da comparire qual Re di burla, ora di nuovo abbassate la vostra grandezza fino ad apparire come pane; certo non è conveniente ch’io vi riceva sì spesso, perché  entrando voi nel mio cuore, entrate i n una sordida capanna, e chi vi alloggia è così rozzo che non sa dirvi una buona parola. Tuttavia, contentatevi almeno che io sospiri a Voi come a sommo mio Bene e mi basta. Voi siete il mio Signore sempre amabile, sempre benigno, sempre liberale verso di me e però anche da lontano potete comandare, e sarete obbedito. Mostrate quello che siete per gloria vostra; fatemi vostro servo fedele ora e per sempre;  sicché io non torni mai più a tradirvi. Voi che sostenete sui suoi cardini la terra, potete sostenere anche quest’anima sì incostante, e se vi siete riservato il dominio dei cuori, adesso potete esercitarlo con me, affinché non vi sia mai più ribelle, e da quegli Angeli che invisibilmente vi circondano impari ad ubbidirvi sino alla morte. Deh, Angeli santi, che fate ora la corte al mio e vostro Signore, intercedete per me. Si stabilisca per mezzo vostro la sua santa legge nel mio cuore: venga a me il suo regno, affinché, ora compagno vostro nel servirlo e nell’amarlo, sia fatto a suo tempo compagno vostro nel goderlo per sempre.

A Gesù come Pastore.

O Pastore delle anime nostre, che solo siete pastore buono perché solo siete il vero Dio, non fu ella già immensa la pietà vostra nel discendere che Voi faceste con la vostra incarnazione in questo deserto del mondo, affine di cercar noi pecorelle smarrite e ricondurle all’ovile? Eppure, non contento di tutto questo, Voi tante volte scendete dal cielo quante sono le Messe che si celebrano sopra la terra; e per esercitare più compitamente l’ufficio intrapreso, ci nutrite delle vostre carni, e ci abbeverate del vostro sangue. L’amor vostro però vi lodi, che solo vi può lodare abbastanza, e la cura che tenete delle anime nostre ve ne ringrazi come voi meritate. Ed oh, avessi ancor io un amore infinito per corrispondervi! Ma, sebbene io sia la più meschina delle vostre creature, bramo di aver quest’amore per meritar di ricevere il pascolo di vita che mi porgono le vostre carni immacolate sopra l’altare. Deh, non rimanga io privo di un sì grande ristoro! Voi solo siete quello che io desidero, amabilissimo, dolcissimo, ricchissimo mio Signore, unica sorgente d’ogni mio bene; non mi discacciate da voi ora che vi cerco, mentre mi cercaste con tanta premura quando io ne era lontano. Il buon pastore dà la vita per le sue pecorelle. Questo l’avete fatto sopra la croce; ora applicatemene la virtù; indirizzatemi Voi perché non erri; reggetemi perché  esca di strada; correggetemi paternamente quando ne avessi ad uscire ; datemi il vostro amore, e con questo son ricco abbastanza, né chiedo altro di più che di mantenerlo in eterno.

A Gesù come Redentore.

Amabilissimo mio Redentore, con quale eccesso di carità avete amata l’anima mia, mentre per riscattarla avete dato tutto il vostro sangue sopra la croce, ed ora, non contento neppur di tanto, mi offrite di nuovo questo medesimo prezzo sopra l’altare, affinché io paghi tutti i miei debiti alla divina giustizia e soddisfaccia pienamente per le mie colpe! Siate però lodato in eterno dalle vostre stesse misericordie, che solo vi possono riconoscere secondo il merito. Ma volete voi forse essere dato di nuovo in mano de’ peccatori con venire a visitarmi? Volete di nuovo esser riposto in una stalla, con entrare in questo cuore re sì lordo? Ah! per ora basta che voi veniate in me con la forza della vostra virtù, e per lei rompiate ad un tratto quei mali abiti inveterati che mi tengono schiavo. Ma, giacché voi lo volete, venite pure sacramentalmente a quest’anima così meschina. Vi invito con i sospiri, vi abbraccio con i desìderi, e prostrato a quei piedi divini che sono per me un altare di rifugio, vi supplico a fare in modo che Voi viviate sempre in me e che io viva sempre in Voi. Ben conoscete qual sia l’ostacolo che mi impedisce tanto gran bene qual è l’unirmi perfettamente a Voi per mezzo della carità; or bene, togliete voi questo ostacolo, e così fatevi compiutamente mio Salvatore. Ricordatevi che io sono vostra conquista, quindi doppiamente son vostro e perché mi avete creato, e perché mi avete redento. Come vostro adunque mi avete a riguardare; come vostro mi avete a difendere; ed io vi prometto di amarvi e di servirvi come Dio ed ogni mio bene, senza abbandonarvi mai più.

A Gesù come Santificatore.

O Dio infinitamente santo, che, per comunicare a noi misere creature la vostra santità, vi faceste già nostro esempio, ed ora vi fate nostro cibo, come ardisce di alzar gli occhi a voi un’anima così immonda qual è la mia? Io merito che tutte le vostre divine virtù si levino contro di me, mentre tutte le ho irritate con la mia vita perversa. Ma voi che siete la stessa bontà, potete ben vincere la mia malizia, e fare in modo che tanto vi imiti per l’avvenire, quanto mi sono dilungato da Voi per lo passato. Non vi vuole altro che uno sguardo dei vostri occhi divini per tutto questo, e però, me lo negherete Voi che con tanto amore offrite per me tutto il vostro sangue l’altare? Venite dunque, o mio Diletto, a visitarmi non solo con la vostra presenza, ma ancora con le vostre virtù e con la vostra grazia. Voi che me ne date desiderio, Voi esauditelo. Ricordatevi che a questo fine vi offerte ogni giorno in sacrificio per le mani dei sacerdoti, onde santificare in noi tutta la nostra natura. Fate adunque quello per cui vi siete mosso dal cielo. Lavate sempre più l’anima mia. Rendetela più candida della neve, affinché io mi disponga a ricevere quel che è promesso ai mondi di cuore, che è veder Voi per tutti i secoli.

Ritmo di S. Tommaso d’Aquino.

Vi adoro col più umile rispetto, o Divinità nascosta sotto il velo di questo divin Sacramento. A voi tutto il mio spirito si sottomette, perché tutto interamente s’inabissa nella considerazione delle vostre meraviglie. I miei occhi, la mia lingua, le mie mani c’ingannano: ma ciò che i miei orecchi hanno udito da voi assicura la mia fede. Credo tutto ciò che voi vi avete rivelato: non vi ha cosa più certa di ciò che dite Voi, che siete l’istessa verità. Sulla croce la divinità sola era nascosta: in questo sacramento vi è nascosta anche la umanità. Io pertanto credo che entrambe vi sono; né altra ricompensa vi chiedo alla mia fede che quella che per la sua vi chiese il buon ladrone. Non cerco di vedere le vostre piaghe per confessare che siete il mio Dio: fate che in voi vieppiù creda; che in voi collochi tutta la mia speranza, che vi ami con tutto il mio cuore. O sacra rimembranza della morte del mio Salvatore! Pane vivo che date la vita agli uomini, siate il nutrimento dell’anima, e formate per sempre le sue delizie. Caro Gesù, che ora ricevo velato, fate finalmente che io vi vegga a faccia scoperta, e vi goda per sempre nella vostra gloria. Così sia.

[Continua …]