NOVENA ALLA MADONNA DI LOURDES

NOVENA ALLA MADONNA DI LOURDES

(inizia il 2 febbraio, festa l’11 Febbraio ).

I. Immacolata Regina, che personalmente apparendo qual maestosa Matrona, nella grotta di Massabielle sopra Lourdes, onoraste dei vostri benigni sguardi e della comunicazione dei vostri segreti la povera e infermiccia Bernardina Soubirous, quanto poco stimabile presso gli uomini per la sua deficienza d’ogni coltura, altrettanto accettissima a Voi pel candore della sua innocenza e il fervore della sua divozione, ottenete a noi tutti la grazia che, mettendo sempre ogni nostra gloria nel renderci cari al Signore con una vita tutta conforme alla specialità dei nostri doveri, ci rendiamo al tempo stesso sempre meritevoli dei vostri più speciali favori. Ave.

II. Immacolata Regina, che, esternando alla povera Bernardina il vostro desiderio di venire onorata con nuovo tempio nel luogo stesso della vostra  apparizione sopra le alture di Lourdes, le ingiungeste ancora di partecipare il vostro ordine ai  preti siccome quelli che ne dovevano promuovere la esecuzione, ottenete a noi tutti la grazia che, in quanto può riferirsi alle celeste comunicazioni, ci rimettiamo sempre al giudizio dei Sacerdoti, essendo dessi le guide che Dio medesimo ci ha assegnate per non mai mettere il piede in fallo in tutto ciò che riguarda così il vero culto di Dio, come il vero bene delle anime. Ave.

III. Immacolata Regina, che, ad assicurar tutto il mondo così della realtà nella vostra apparizione sopra le alture di Lourdes, come del desiderio da Voi espresso di essere ivi onorata con nuovo tempio, faceste sgorgare sotto gli occhi di Bernardina una sorgente affatto nuova di perenne abbondantissima acqua, quanto gustevole al labbro, altrettanto efficace al risanamento d’ogni più incurabile morbo, ottenete a noi tutti la grazia che, risanandosi per vostra intercessione ciò che è infermo, rinvigorendosi ciò che è sterile nel nostro spirito, apriamo nei nostri cuori quella mistica fonte di virtù e di opere buone, le cui acque salgono alla vita eterna per assicurarcene il felice possedimento. Ave.

IV. Immacolata Regina, che faceste svanir come nebbia in faccia al sole tutte le armi impugnate dalle più maligne potenze del mondo e dell’inferno per infirmare e sventare le vostre divine rivelazioni fatte nella grotta della vostra comparsa alla buona Bernardina, ottenete a noi tutti la grazia che, lungi dallo sgomentarci per qualsivoglia contraddizione, tanto più spieghiamo di coraggio nel camminare sulle orme da Voi insegnateci, quanto più spiegheranno di forza i nostri spirituali nemici per farci declinare dal cammino retto che solo guida a salute. Ave.

V. Immacolata Regina, che vi degnaste assicurare la buona Bernardina della eterna beatitudine nell’altra vita, quando ella vi promettesse di cuore di tornare per quindici volte al luogo della vostra apparizione sulle alture di Lourdes, come fece realmente col vostro ajuto, malgrado tutte le arti adoperate contro di lei per distornarla, ottenete a noi tutti la grazia che perseveriamo sempre fedeli nei buoni propositi da Voi suggeritici colle vostre santissime ispirazioni; e così ci assicuriamo quel premio che solo ai perseveranti nel bene è da Dio preparato. Ave.

VI. Immacolata Regina, che, a sempre meglio inculcare a tutto il mondo la divozione del santo Rosario, mostraste Voi stessa di tenere carissima nelle vostre mani la misteriosa corona e accompagnarne la recita che ne faceva la devota Bernardina, ottenete a noi tutti la grazia che, facendoci sempre un dovere di praticare colle nostre famiglie una devozione così bella, ci conformiamo ancora costantemente ai divini insegnamenti che ci derivano così dalle santissime preghiere che vi si devon ripetere, come dai salutari misteri che vi si devon meditare. Ave.

VII. Immacolata Regina, che, a glorificare in modo degno di Voi la vostra devotissima Bernardina, la preservaste da ogni sgomento e da ogni anche minima perturbazione della propria inalterabile tranquillità fra i più insidiosi interrogatori, le più severe minacce e le più inique persecuzioni, la trasformaste in creatura affatto celeste nel tempo delle vostre apparizioni, e la rendeste, alla vista d’immenso popolo, affatto insensibile anche agli ardori di una fiamma su cui nell’estasi della propria preghiera teneva immote le mani, ottenete a noi tutti la grazia che in tutti i nostri pericoli e in tutte le nostre tribolazioni ci affidiamo fiduciosi al materno vostro patrocinio, siccome quello da cui solo possono prometterci la liberazione di ogni male e il conseguimento d’ogni bene. Ave.

VIII. Immacolata Regina, che, a soddisfare le pie domande ripetutamente indirizzatevi dalla vostra affezionatissima Bernardina, ora le spiegaste il motivo del vostro insolito rattristamento, ripetendo nella parola Penitenza ciò che resta sempre da fare a chiunque coi propri peccati ha meritato i divini castighi, ora colle grandi parole da Voi proferite nel giorno stesso della vostra annunciazione: Io sono la Immacolata Concezione, le faceste conoscere con precisione l’inarrivabilità della vostra eccellenza e la divinità del gran dogma poco prima proclamato dal Sommo Pontefice Pio IX vostro fedelissimo servo, quando vi dichiarò affatto esente dall’originale peccato, ottenete a noi tutti la grazia che ci facciam sempre un dovere di placare colla debita penitenza la divina collera provocata dai nostri falli, e di sempre propiziarci la divina bontà colla più cordiale venerazione del vostro immacolato Concepimento, che è il più onorifico fra i vostri pregi, il più istruttivo fra i vostri misteri, e l’ossequio il quale è il più proprio a meritarci la vostra potentissima protezione. Ave.

IX. Immacolata Regina, che a perpetuar la memoria della vostra personale apparizione, per ben diciotto volte ripetuta alla buona Bernardina sulle alture di Lourdes, e dei tanti miracoli operati in tutto il mondo dall’acqua prodigiosamente sgorgata ai vostri piedi, moveste i cuori più duri a concorrere insieme coi più pii alla costruzione di un nuovo tempio rappresentante nella propria magnificenza la nazione primogenita della Chiesa, che si fece poi una gloria di ivi invocare il vostro aiuto coi più devoti pellegrinaggi e colle più splendide testimonianze della propria fede, ottenete a noi tutti la grazia che spieghiamo sempre la più viva riconoscenza a tutti i vostri favori, e congiungendo allo zelo pel vostro culto la imitazione sempre fedele delle vostre celesti virtù, ci assicuriamo la tenerezza del vostro patrocinio in questa vita, e la partecipazione alla vostra gloria tra i Santi e gli Angeli nella eternità. Ave, Gloria.

ORAZIONE.

Deus qui, per Immaculatam Virginis Conceptionem, dignum Filio tuo habitaculum præparasti, quæsumus, ut qui ex morte ejusdem Filii tui prævisa, eam ab omni labe præservasti, nos quoque mundos, ejus intercessione, ad te pervenire concedas. Per eumdem Dominum nostrum Jesum Christum, etc. Amen.

FESTA DELLA PURIFICAZIONE DELLA VERGINE (2023)

FESTA DELLA PURIFICAZIONE DELLA VERGINE (2023)

MESSA

Benedictio Candelarum

V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.
Orémus. Domine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus, qui ómnia ex níhilo creásti, et jussu tuo per ópera apum hunc liquorem ad perfectionem cérei veníre fecísti: et qui hodiérna die petitiónem justi Simeónis implésti: te humíliter deprecámur; ut has candélas ad usus hóminum et sanitátem córporum et animárum, sive in terra sive in aquis, per invocatiónem tui sanctíssimi nóminis et per intercessiónem beátæ Maríæ semper Vírginis, cujus hódie festa devóte celebrántur, et per preces ómnium Sanctórum tuórum, bene ✠ dícere et sancti ✠ ficáre dignéris: et hujus plebis tuæ, quæ illas honorífice in mánibus desíderat portare teque cantando laudare, exáudias voces de cœlo sancto tuo et de sede majestátis tuæ: et propítius sis ómnibus clamántibus ad te, quos redemísti pretióso Sánguine Fílii tui:
Qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus per ómnia sǽcula sæculórum.

Orémus. Omnípotens sempitérne Deus, qui hodiérna die Unigénitum tuum ulnis sancti Simeónis in templo sancto tuo suscipiéndum præsentásti: tuam súpplices deprecámur cleméntiam; ut has candélas, quas nos fámuli tui, in tui nóminis magnificéntiam suscipiéntes, gestáre cúpimus luce accénsas, benedícere et sanctificáre atque lúmine supérnæ benedictiónis accéndere dignéris: quaténus eas tibi Dómino, Deo nostro, offeréndo digni, et sancto igne dulcíssimæ caritátis tuæ succénsi, in templo sancto glóriæ tuæ repræsentári mereámur.

Per eúndem Dóminum nostrum Jesum Christum Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.

R. Amen.

Orémus. Dómine Jesu Christe, lux vera, quæ illúminas omnem hóminem veniéntem in hunc mundum: effúnde benedictiónem tuam super hos céreos, et sancti ✠ fica eos lúmine grátiæ tuæ, et concéde propítius; ut, sicut hæc luminária igne visíbili accénsa noctúrnas depéllunt ténebras; ita corda nostra invisíbili igne, id est, Sancti Spíritus splendóre illustráta, ómnium vitiórum cæcitáte cáreant: ut, purgáto mentis óculo, ea cérnere possímus, quæ tibi sunt plácita et nostræ salúti utília; quaténus post hujus sǽculi caliginósa discrímina ad lucem indeficiéntem perveníre mereámur. Per te, Christe Jesu, Salvátor mundi, qui in Trinitáte perfécta vivis et regnas Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.

R. Amen.

Orémus. Omnípotens sempitérne Deus, qui per Móysen fámulum tuum puríssimum ólei liquórem ad luminária ante conspéctum tuum júgiter concinnánda præparári jussísti: bene ✠ dictiónis tuæ grátiam super hos céreos benígnus infúnde; quaténus sic adminístrent lumen extérius, ut, te donánte, lumen Spíritus tui nostris non desit méntibus intérius.

Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte ejúsdem Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.
R. Amen.

Orémus. Dómine Jesu Christe, qui hodiérna die, in nostræ carnis substántia inter hómines appárens, a paréntibus in templo es præsentátus: quem Símeon venerábilis senex, lúmine Spíritus tui irradiátus, agnóvit, suscépit et benedíxit: præsta propítius; ut, ejúsdem Spíritus Sancti grátia illumináti atque edócti, te veráciter agnoscámus et fidéliter diligámus: Qui cum Deo Patre in unitáte ejúsdem Spíritus Sancti vivis et regnas Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.

R. Amen.

Ant. Lumen ad revelatiónem géntium et glóriam plebis tuæ Israël.
Nunc dimíttis servum tuum, Dómine, secúndum verbum tuum in pace
Ant. Lumen ad revelatiónem géntium et glóriam plebis tuæ Israël.
Quia vidérunt óculi mei salutáre tuum.

Ant. Lumen ad revelatiónem géntium et glóriam plebis tuæ Israël.
Quod parásti ante fáciem ómnium populorum.

Ant. Lumen ad revelatiónem géntium et glóriam plebis tuæ Israël.
Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto.
Ant. Lumen ad revelatiónem géntium et glóriam plebis tuæ Israël.
Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in sǽcula sæculórum. Amen.
Ant. Lumen ad revelatiónem géntium et glóriam plebis tuæ Israël.

Ant. Exsúrge, Dómine, ádjuva nos: et líbera nos propter nomen tuum.
Deus, áuribus nostris audívimus: patres nostri annuntiavérunt nobis.
V. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto.
R. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in sǽcula sæculórum. Amen.
Ant. Exsúrge, Dómine, ádjuva nos: et líbera nos propter nomen tuum.
Orémus.
V. Flectámus génua.
R. Leváte.
Exáudi, quǽsumus, Dómine, plebem tuam: et, quæ extrinsécus ánnua tríbuis devotióne venerári, intérius asséqui grátiæ tuæ luce concéde. Per Christum, Dóminum nostrum.
R. Amen.
V. Procedámus in pace.
R. In nómine Christi. Amen.
Ant. Adórna thálamum tuum, Sion, et súscipe Regem Christum: ampléctere Maríam, quæ est cœléstis porta: ipsa enim portat Regem glóriæ novi lúminis: subsístit Virgo, addúcens mánibus Fílium ante lucíferum génitum: quem accípiens Símeon in ulnas suas, prædicávit pópulis, Dóminum eum esse vitæ et mortis et Salvatórem mundi.
Ant. Respónsum accépit Símeon a Spíritu Sancto, non visúrum se mortem, nisi vidéret Christum Dómini: et cum indúcerent Púerum in templum, accépit eum in ulnas suas, et benedíxit Deum, et dixit: Nunc dimíttis servum tuum, Dómine, in pace.
V. Cum indúcerent púerum Jesum parentes ejus, ut fácerent secúndum consuetúdinem legis pro eo, ipse accépit eum in ulnas suas.
V. Obtulérunt pro eo Dómino par túrturum, aut duos pullos columbárum: * Sicut scriptum est in lege Dómini.
V. Postquam impléti sunt dies purgatiónis Maríæ, secúndum legem Moysi, tulérunt Jesum in Jerúsalem, ut sísterent eum Sicut scriptum est in lege Dómini.
V. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto.
R. Sicut scriptum est in lege Dómini.

Incipit

In nómine Patris, ✠ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.

V. Adjutórium nostrum ✠ in nómine Dómini.
R. Qui fecit cælum et terram.
Confíteor Deo omnipoténti, beátæ Maríæ semper Vírgini, beáto Michaéli Archángelo, beáto Joánni Baptístæ, sanctis Apóstolis Petro et Paulo, ómnibus Sanctis, et vobis, fratres: quia peccávi nimis cogitatióne, verbo et ópere: mea culpa, mea culpa, mea máxima culpa. Ideo precor beátam Maríam semper Vírginem, beátum Michaélem Archángelum, beátum Joánnem Baptístam, sanctos Apóstolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos, et vos, fratres, oráre pro me ad Dóminum, Deum nostrum.
M. Misereátur tui omnípotens Deus, et, dimíssis peccátis tuis, perdúcat te ad vitam ætérnam.
R. Amen.
S. Indulgéntiam, absolutiónem et remissiónem peccatórum nostrórum tríbuat nobis omnípotens et miséricors Dóminus.
R. Amen.

Deus, tu convérsus vivificábis nos.
R. Et plebs tua lætábitur in te.
V. Osténde nobis, Dómine, misericórdiam tuam.
R. Et salutáre tuum da nobis.
V. Dómine, exáudi oratiónem meam.
R. Et clamor meus ad te véniat.
V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.
Orémus,

Introitus

Ps XLVII: 10-11.
Suscépimus, Deus, misericórdiam tuam in médio templi tui: secúndum nomen tuum, Deus, ita et laus tua in fines terræ: justítia plena est déxtera tua.
Ps 47:2.
Magnus Dóminus, et laudábilis nimis: in civitáte Dei nostri, in monte sancto ejus.
Suscépimus, Deus, misericórdiam tuam in médio templi tui: secúndum nomen tuum, Deus, ita et laus tua in fines terræ: justítia plena est déxtera tua.

[Abbiamo conseguito, o Dio, la tua misericordia nel tuo tempio: secondo il tuo nome, o Dio, la tua lode andrà fino ai confini della terra: le tue opere sono piene di giustizia.
Ps 47:2.
Grande è il Signore e sommamente lodevole: nella sua città e nel suo santo monte.
V. Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo.
R. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Abbiamo conseguito, o Dio, la tua misericordia nel tuo tempio: secondo il tuo nome, o Dio, la tua lode andrà fino ai confini della terra: le tue opere sono piene di giustizia.]

Kyrie

S. Kýrie, eléison.
M. Kýrie, eléison.
S. Kýrie, eléison.
M. Christe, eléison.
S. Christe, eléison.
M. Christe, eléison.
S. Kýrie, eléison.
M. Kýrie, eléison.
S. Kýrie, eléison.

Gloria

Glória in excélsis Deo. Et in terra pax homínibus bonæ voluntátis. Laudámus te. Benedícimus te. Adorámus te. Glorificámus te. Grátias ágimus tibi propter magnam glóriam tuam. Dómine Deus, Rex cæléstis, Deus Pater omnípotens. Dómine Fili unigénite, Jesu Christe. Dómine Deus, Agnus Dei, Fílius Patris. Qui tollis peccáta mundi, miserére nobis. Qui tollis peccáta mundi, súscipe deprecatiónem nostram. Qui sedes ad déxteram Patris, miserére nobis. Quóniam tu solus Sanctus. Tu solus Dóminus. Tu solus Altíssimus, Jesu Christe. Cum Sancto Spíritu ✠ in glória Dei Patris. Amen.

Oratio

V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.
Orémus.
Omnípotens sempitérne Deus, majestátem tuam súpplices exorámus: ut, sicut unigénitus Fílius tuus hodiérna die cum nostræ carnis substántia in templo est præsentátus; ita nos fácias purificátis tibi méntibus præsentári.
Per eúndem Dóminum nostrum Jesum Christum Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.
R. Amen.

[Preghiamo.
Onnipotente e sempiterno Iddio, supplichiamo la tua maestà onde, a quel modo che il tuo Figlio Unigenito fu oggi presentato al tempio nella sostanza della nostra carne, cosí possiamo noi esserti presentati con ànimo puro.
Per il medesimo nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.]

Lectio

Léctio Malachíæ Prophétæ.
Malach 3:1-4.
Hæc dicit Dóminus Deus: Ecce, ego mitto Angelum meum, et præparábit viam ante fáciem meam. Et statim véniet ad templum suum Dominátor, quem vos quæritis, et Angelus testaménti, quem vos vultis. Ecce, venit, dicit Dóminus exercítuum: et quis póterit cogitáre diem advéntus ejus, et quis stabit ad vidéndum eum? Ipse enim quasi ignis conflans et quasi herba fullónum: et sedébit conflans et emúndans argéntum, et purgábit fílios Levi et colábit eos quasi aurum et quasi argéntum: et erunt Dómino offeréntes sacrifícia in justítia. Et placébit Dómino sacrifícium Juda et Jerúsalem, sicut dies sǽculi et sicut anni antíqui: dicit Dóminus omnípotens.
R. Deo grátias.

Epistola

Lettura del Profeta Malachia.
Malach 3:1-4.
Questo dice il Signore Iddio: Ecco, io mando il mio Angelo, ed egli preparerà la strada davanti a me. E súbito verrà al suo tempio il Dominatore che voi cercate, e l’Angelo del testamento che voi desiderate. Ecco, viene: dice il Signore degli eserciti: e chi potrà pensare al giorno della sua venuta, e chi potrà sostenerne la vista? Perché egli sarà come il fuoco del fonditore, come la lisciva del gualchieraio: si porrà a fondere e purgare l’argento, purificherà i figli di Levi e li affinerà come l’oro e l’argento, ed essi offriranno al Signore sacrificii di giustizia. E piacerà al Signore il sacrificio di Giuda e di Gerusalemme, come nei secoli passati e gli anni antichi: cosí dice Iddio onnipotente.
R. Grazie a Dio.]

Graduale

Ps 47:10-11; 47:9.
Suscépimus, Deus, misericórdiam tuam in médio templi tui: secúndum nomen tuum, Deus, ita et laus tua in fines terræ.
V. Sicut audívimus, ita et vídimus in civitáte Dei nostri, in monte sancto ejus. Allelúja, allelúja.
V. Senex Púerum portábat: Puer autem senem regébat. Allelúja.

Evangelium

Sequéntia +︎ sancti Evangélii secúndum Lucam.
Luc 2:22-32.
In illo témpore: Postquam impleti sunt dies purgatiónis Maríæ, secúndum legem Moysi, tulérunt Jesum in Jerúsalem, ut sísterent eum Dómino, sicut scriptum est in lege Dómini: Quia omne masculínum adapériens vulvam sanctum Dómino vocábitur. Et ut darent hóstiam, secúndum quod dictum est in lege Dómini, par túrturum aut duos pullos columbárum. Et ecce, homo erat in Jerúsalem, cui nomen Símeon, et homo iste justus et timorátus, exspéctans consolatiónem Israël, et Spíritus Sanctus erat in eo. Et respónsum accéperat a Spíritu Sancto, non visúrum se mortem, nisi prius vidéret Christum Dómini. Et venit in spíritu in templum. Et cum indúcerent púerum Jesum parentes ejus, ut fácerent secúndum consuetúdinem legis pro eo: et ipse accépit eum in ulnas suas, et benedíxit Deum, et dixit: Nunc dimíttis servum tuum, Dómine, secúndum verbum tuum in pace: Quia vidérunt óculi mei salutáre tuum: Quod parásti ante fáciem ómnium populórum: Lumen ad revelatiónem géntium et glóriam plebis tuæ Israël.

[Luc 2:22-32.
In quel tempo: Compiutisi i giorni della purificazione di Maria, secondo la legge di Mosè, portarono Gesú a Gerusalemme per presentarlo al Signore, come è scritto nella legge di Dio: Ogni maschio primogénito sarà consacrato al Signore; e per fare l’offerta, come è scritto nella legge di Dio: un paio di tortore o due piccoli colombi. Vi era allora in Gerusalemme un uomo chiamato Simone, e quest’uomo giusto e timorato aspettava la consolazione di Israele, e lo Spirito Santo era in lui. E lo Spirito Santo gli aveva rivelato che non sarebbe morto prima di vedere l’Unto del Signore. Condotto dallo Spirito andò al tempio. E quando i parenti vi recarono il bambino Gesú per adempiere per lui alla consuetudine della legge: questi lo prese in braccio e benedisse Dio, dicendo: Adesso lascia, o Signore, che il tuo servo se ne vada in pace, secondo la tua parola: Perché gli occhi miei hanno veduta la salvezza che hai preparato per tutti i popoli: Luce per illuminare le nazioni e gloria del popolo tuo Israele.
R. Lode a Te, o Cristo.]

Omelia

 (Otto Hophan: MARIA – Marietti ed. Torino, 1955 – Imprim. Treviso, 25 marzo 1953, G. Carraro Vesc. aus. Vic. Gen.)

« ORA LASCIA, O SIGNORE, CHE IL TUO SERVO SE NE VADA IN PACE »

Era uno dei primi giorni di primavera. tiepido e azzurro. Sui colli di Betlemme era diffusa un’aria di presagio, e di lontano giungevan voci. I tralci venivan tagliati e mondati, e dal suolo olezzante della madre terra germinavano gli steli dell’orzo e del grano. « Se il chicco di frumento gettato in terra… muore, porta frutto abbondante… »

Preparazione.

Lassù a Betlemme Maria preparava allegra il suo Bambino per la sua solenne consacrazione a Dio. è un’ora grande per ogni madre quella nella quale si presenta al Signore il figlio suo. Una mamma è la sorgente, dalla quale zampilla il bimbo, ma oa sorgente va debitrice al mare. E così Maria e Giuseppe portarono il Bambino da Bethlemme al Tempio in Gerusalemme – un tratto di strada di due ore scarse —. passando di mezzo alla primavera in fiore, mentre essi stessi eran in piena primavera, « per offrirLo al Signore », come dice il Vangelo, assegnando il primo scopo di quel viaggio. Gesù era “il primogenito” di Maria; e la legge mosaica aveva delle esigenze ben determinate per i primogeniti: essi dovevano essere consacrati al Signore in modo tutto speciale e particolare in confronto degli altri figli: « Tutto quello che per primo esce dal seno materno, devi consacrarlo al Signore ». Il legislatore stesso fornisce il motivo di questa speciale appartenenza dei primogeniti a Dio quando scrive: «Quando nell’avvenire il tuo figliuolo ti domanderà: “ Che cos’è questo? ”, gli risponderai: “ Con la sua forte mano il Signore ci trasse dall’Egitto… E poichè il Faraone si ostinò a non lasciarci andare, il Signore uccise tutti i primogeniti del paese d’Egitto… Perciò io sacrifico al Signore ogni primo parto maschio e ogni primogenito dei figliuoli miei lo riscatto ». A perpetuo ricordo di questa miracolosa liberazione d’Israele dalla schiavitù d’Egitto, tutti i primogeniti israeliti dovevano essere consacrati al servizio del Signore. Più tardi fu incaricata del culto divino ufficiale, nel tabernacolo e nel Tempio, una particolare tribù, la tribù di Levi; ma per i primogeniti rimase il dovere di farli espressamente “riscattare” da quel servizio: «Farai che si riscattino i primogeniti degli uomini… Tu ne riceverai il riscatto dall’età di un mese alla tassa di cinque sicli d’argento, al siclo del santuario ». Questo “riscatto” non voleva significare che il primogenito andava esente dalla sua speciale consacrazione a Dio, lo liberava solamente dal servizio del Tempio, cui ora provvedevano in vece sua i Leviti. – Anche Giuseppe dovette sborsare per Gesù, il primogenito di Maria, quei cinque sicli d’argento, che per un uomo di modesta condizione costituivano un gruzzolo prezioso, quasi tremila lire, il salario, per quei tempi, di tre dure settimane. Quali sentimenti avrà provati Maria, quando udì il tintinnio di quel singolare “denaro del riscatto” su un tavolo del Tempio! È ora il suo Piccolo, di fatto, tutto di Lei, sciolto e libero da speciali obblighi dinanzi al Signore? Maria sorride al vedere quelle monete d’argento; Ella sa che il Figlio suo non può essere “riscattato” dal servizio di Dio neppure con tutto il denaro della terra, poiché già dall’Angelo Gabriele fu chiamato “il Santo”, il segregato dal terreno, il dedicato a Dio; il suo Bambino starà sempre al servizio di Dio e dinanzial suo volto. Ella però non sa ancora quale prezzo spaventoso verrà a costarLe questa “soluzione” totale presentata a Dio; sarà infinitamente maggiore di quel legale “riscatto” per cinque sicli d’argento; verrà a conoscerne il peso in questo bel giorno di primavera. – La Legge prescriveva solo il riscatto e non anche la presentazione al Tempio del primogenito in persona; però in Israele era divenuto sempre più comune, specialmente dai tempi di Neemia, del restauratore del culto israelitico nel secolo quinto, il pio uso di portare al Tempio non soltanto il denaro per il primogenito, ma il primogenito stesso, quasi per un immediato e sensibile incontro e legame col Signore. L’ingresso di Gesù nel Tempio era stato già previsto con occhio raggiante e predetto con splendide parole dal profeta Malachia: « Ecco, io mando il mio Angelo e preparerà la strada dinanzi a me; e tosto verrà al suo Tempio il Dominatore che voi cercate, e l’Angelo dell’alleanza che voi volete… Ma chi potrà sostenere il giorno della sua venuta? chi reggerà al suo apparire? Perché egli sarà come un fuoco di fusione, come ranno bollente del lavandaio. E siederà e purificherà l’argento, purificherà i figli di Levi». – Quando Maria e Giuseppe portarono al Tempio il loro Bambino assopito, niente accennava all’adempimento di questa grande profezia: non v’era là nessun Messaggero, non suonò alcuna tromba, non echeggiò nessun osanna; nessuno s’interessò dell’insignificante gruppetto di quella santa Trinità. Nulla v’era di più quotidiano: due giovani coniugi, che come mille altri portavan al Tempio il primogenito; d’intorno, uno strepitare e un contrattare così stridente, che un giorno quel Bambino darà mano ai flagelli per creare nel Tempio un’atmosfera di silenzio e di riverenza. Maria attese umilmente fra le molte donne d’Israele, finché venne la volta sua; il sacerdote compì il rito svelto e distratto; e il Bambinello giaceva pacifico sulle braccia di sua Madre, come gli altri piccoli suoi compagni, quasi nulla sapesse di tutto quello che avveniva. E nondimeno dal suo piccolo cuore ascese al Cielo, in quell’ora, una preghiera così possente, che quel Tempio non aveva ancora mai sentita l’uguale: «Ecco, Io vengo, o Dio, a fare la tua volontà, come sta scritto di Me in principio del libro ». In quel giorno all’aprirsi della primavera Maria pellegrinò al Tempio anche per un motivo personale. Ogni donna israelita infatti nel quarantesimo giorno dalla nascita d’un bambino, nell’ottantesimo da quella d’una bambina, doveva presentarsi al Tempio per la purificazione legale. (La Legge prescriveva espressamente a una donna che s’era sgravata d’un bambino: « Una donna, come sia fecondata e partorisca un maschio, sarà immonda per sette giorni… L’ottavo giorno si circoncide il bambino, ed essa per altri ventitré giorni stia ritirata a purificarsi del sangue. Non tocchi alcun oggetto sacro, e non vada al santuario, finché si compiano i giorni della sua purificazione… Compiuti i giorni della sua purificazione, sia per un figlio che per una figlia, recherà un agnello nato quell’anno per olocausto, ed un colombo o una tortora per vittima espiatoria, all’ingresso del padiglione di convegno, al sacerdote… Che se ella non ha tanto da procacciarsi un agnello, prenda due tortore o due colombi, uno per olocausto, l’altro per vittima espiatoria; e il sacerdote espierà per lei, ed ella così sarà monda » (La Liturgia osserva esattamente questo termine di tempo prescritto dalla legge mosaica poiché festeggia la Purificazione di Maria — Candelora — il 2 febbraio, quaranta giorni dopo la festa della nascita del Signore, il 25 dicembre). – Non si tratta qui d’una impurità interiore, ma solamente di quella legale che escludeva dal santuario, paragonabile sotto qualche aspetto al precetto ecclesiastico del digiuno prima di ricevere l’Eucarestia: chi non osserva il precetto del digiuno eucaristico, non si grava per questo di nessun peccato, però in quel giorno la legge della Chiesa lo esclude dalla recezione del Santissimo Sacramento. Nondimeno fa particolare impressione che Maria, la Purissima, sia stata un dì così immonda dinanzi alla Legge, da vedersi vietato l’ingresso al Tempio, e proprio a causa di Gesù, perché Ella Lo aveva generato. L’evangelista Luca fa notare espressamente che Maria e Giuseppe offrirono il sacrificio dei poveri, non un agnello e un colombo, ma due colombini di poco prezzo. I due Sposi, che per Gesù, il primogenito, avevan già pagato cinque sicli d’argento, attesa la loro modesta condizione non potevano per la purificazione della Madre offrire pure un agnello, e tanto meno in quanto si trovavano ancora a Betlemme. lontani dalla casa e dal guadagno. E tuttavia in quell’occasione Maria offrì anche un agnello, l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo… Ella non avrebbe avuto bisogno affatto di purificazione, come neppure Gesù di riscatto; era pura non soltanto spiritualmente, dinanzi a Dio, ma anche legalmente, di fronte alla lettera della Legge, perché aveva concepito e partorito restando vergine. Il grande Tommaso d’Aquino fa notare con profondo intuito che, a tenore della Legge, lo stesso Mosè volle in anticipo esimere Maria dalla presente prescrizione: « Una donna, che ha concepito per opera del marito, sia immonda dopo il parto per sette giorni »; ora precisamente questo modo di concepire non s’era verificato per Maria, che aveva concepito per opera dello Spirito Santo. Tuttavia, Ella si sottomise alla Legge con la naturalezza propria dell’umiltà. – Il breve tratto evangelico della Messa della Purificazione insiste non meno di cinque volte ripetendo legge, legge, legge, legge, legge! Son cinque colpi di martello, che aprono cinque piaghe; e Maria proprio oggi verrà a conoscenza d’un primo accenno alle cinque piaghe del Signore. Ma appunto nell’obbedienza del Signore troviamo il motivo e il segreto anche dell’obbedienza di Maria: se Cristo Signore si addossò la circoncisione, il riscatto e tutto il peso della Legge sin dall’infanzia, nonostante la delicatezza di quell’età e sebbene ne fosse esente, conveniva che anche la Madre imitasse questo esempio di umiltà e di obbedienza del Figlio nell’adempimento della Legge, alla quale Lei come Gesù non sarebbe stata soggetta. – L’evangelista Luca, con fine accorgimento, allude alla stretta unione fra Gesù e Maria nell’osservanza delle prescrizioni legali nel periodo che introduce al Vangelo della Candelora — il pensiero nel testo greco è espresso più chiaramente che non nelle traduzioni —: «Quando furon compiuti i giorni della loro — “autòn ”, che vuol dire “ di loro due?” — purificazione »: tutti e due, Gesù e Maria, son qui un’unità, la medesima legge li vincola; nel medesimo giorno, anzi col medesimo atto Gesù fa l’offerta prescritta dalla Legge e Maria la purificazione dalla Legge richiesta. – Ma qui v’è già un cenno a cose più profonde; l’adempimento delle prescrizioni legali non è che la prima parte del racconto evangelico della presentazione di Gesù e della purificazione di Maria nel Tempio; Luca stesso se la sbriga con rapidi tocchi per passare alla sostanza, al fatto nuovo e inaudito, che oggi capiterà a tutti e due, a Gesù e a Maria; la loro stretta unione nell’osservanza dei riti dell’Antico Testamento non è che il simbolo della nuova e più profonda unità, che fra Figlio e Madre s’inizia oggi, dell’unità nel sacrificio. Incontro. « Ed ecco, a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone ». Ancor oggi s’indovina da questa notizia il muto stupore di Maria, perché questo vecchio venerando stette accanto a Lei e al Figlio d’improvviso, quasi sorto dal suolo. Come a Betlemme, in occasione della nascita, non s’era trovato nessuno che rendesse omaggio al Bambino, così anche a Gerusalemme in occasione della Presentazione. A Betlemme gli Angeli musicanti convocarono per la prima adorazione i pastori; a Gerusalemme lo stimolo interno della grazia condusse al riconoscimento del Bimbo un uomo attempato. A Betlemme dunque e a Gerusalemme e in tutto il mondo vi son sempre degli uomini, che seguono la luce e, circondati dalla cecità dei molti, riconoscono anche nei suoi velami la verità divina.. Vi son uomini che, avanzando in età, divengono presbiti anche in senso spirituale; essi non badano al vicino, al noioso, al quotidiano, e scorgono invece quello ch’è lontano, l’essenziale. Questo Simeone, chiamato da Dio a rappresentare la parte migliore di Gerusalemme presso il bambino Gesù, vide più lontano, penetrò più a fondo degli stessi pastori nell’essenza di quel misterioso Bambino. Si sono avanzate molte ipotesi intorno alla personalità di Simeone. Gli uni vorrebbero vedere in lui un sacerdote, anzi, appoggiandosi all’informazione leggendaria dell’apocrifo vangelo di Nicodemo, il sommo Sacerdote stesso; gli altri lo riterrebbero per il padre del celebre maestro giudeo Gamaliele: Luca da parte sua introduce Simeone nel Vangelo con le parole semplici e insieme lusinghiere: « Egli era giusto », il che vuol dire che osservava coscienziosamente i precetti del Vecchio Testamento, « e pio » anche internamente e non si contentava di una parvenza di giustizia, « e lo Spirito Santo era con lui», avvolgendolo come di santa nube, donde guizzavano i lampi della divina illuminazione. Quello però che più sorprende in Simeone è che « Egli aspettava la consolazione d’Israele »: quanto, quanto a lungo aveva atteso! Il Vangelo però non fornisce nessuna esplicita indicazione circa la sua età, come, ad esempio, per la profetessa Anna; tuttavia il suo profondo sospiro: « Nunc dimittis — ora lascia, o Signore, che il tuo servo se ne vada in pace » fa concludere per una età molto avanzata. Aleggia qualche cosa di grande attorno a un vecchio, che ha conservata la fiduciosa speranza; del resto nel destino d’invecchiare potrebbe interiormente sostenerlo forse qualche cosa di diverso dalla speranza delle eterne cose? Paolo stesso nella sua vecchiaia si ascrive a gloria speciale d’avere perseverato nella: fede, nella speranza e nell’amore: « Io ho conservata la fede ». La vita è aspra, prepara duri disinganni a tutti e a tutti spezza fiorenti aspettative; a mano a mano che gli anni passano si fa grande la tentazione di disimparare la speranza e di inaridire, di amareggiarsi o anche semplicemente di stancarsi, a tal punto da non riuscire a trovar più la forza di sperare. Anche il vecchio Simeone avrebbe avuto motivi di seppellire la sua speranza come una bella illusione e di attendere rassegnato la sua fine; in Israele infatti le cose andavan male. Il paese era stato umiliato e asservito da una potenza pagana; la religione ridotta a una apparenza esteriore e alla lettera della legge dalle proprie guide; « il popolo travagliato e abbattuto come pecore senza pastore ». Né si scorgeva Via d’uscita da nessuna parte, da nessuna parte splendeva uno sprazzo di luce: niente faceva intravvedere che si sarebbero adempiute le divine promesse fatte ai Patriarchi e ai Profeti; tutto era notte sconsolata. Eppure Simeone rimase nell’attesa e, come dice bene il testo evangelico, « aspettava la consolazione d’Israele ». Come una guardia notturna, spiava e, aguzzando lo sguardo, tornava a spiare nella densità delle tenebre, che l’avvolgevano, per vedere quando e dove fosse possibile scorgere un raggio di luce. Già « dallo Spirito Santo gli era stato rivelato che non avrebbe veduto la morte prima che avesse visto il Cristo del Signore ». Questa risposta divina presuppone la ricerca e la supplica umana di Simeone; essa fu il primo punto luminoso nel folto delle tenebre dilaganti; però quanto ci volle prima che quel punto crescesse sino a radioso splendore! Ma Simeone restò fedele e lieto nella sua speranza. Pensiamo qui a un altro vecchio uomo, che pure attendeva la salvezza d’Israele al tempo di Simeone, a Zaccaria, padre di Giovanni Battista; la speranza di quel sacerdote del Vecchio Testamento era vacillante nei confronti dell’attesa immobile di Simeone, che, nonostante l’apparente mancanza di ogni visione, ritenne con sicurezza e con gioia che sarebbe sorto su di lui il mattino di Dio. La liturgia ‘greca chiama la festa della Candelora “ Hypapante ”. incontro. E quale incontro! « Quando i genitori vi portarono il bambino Gesù » e Simeone « mosso dallo Spirito Santo se ne venne al Tempio », l’ardente attesa incontrò il compi mento consolante; il fiume del Vecchio Testamento, il mare scaturiente della Nuova Alleanza; l’uomo stanco, il giovane Iddio. Anche la liturgia latina non può saziarsi di guardare il caro miracolo di quest’incontro, e durante la processione con le candele il giorno della Purificazione ripete continuamente le parole, che Simeone dovette balbettare le cento volte, quando tenne fra le sue mani tremanti per la gioia il Giubilo divino: « Ora lascia, o Signore, che il tuo servo se ne vada in pace! Lascia che se ne vada in pace! ». « Senex puerum portabat — il vecchio portava il Bimbo; il Bimbo però troneggiava sul vecchio »; e ci si meraviglia quasi che quelle vecchie braccia, sotto il peso divino del Bambino, non abbiano ceduto, come le spalle robuste del gigante leggendario Cristoforo. Simeone ebbe in quel gran giorno della sua vita anche un secondo incontro, l’incontro con Maria. Simeone e Maria! il vecchio, che stava con un piede sulla tomba, e la Madre che come ogni madre e più d’ogni madre è la promessa che la vita, a dispetto della morte, continua. Una misteriosa parentela legava Simeone e Maria: in Maria Vera lo Spirito Santo, per opera di Lui aveva concepito; lo Spirito Santo era pure su Simeone; nei pochi versetti della Messa della Purificazione lo Spirito Santo e Simeone son ricordati insieme tre volte. Molto Maria aveva da dare a Simeone in quell’incontro, e molto anche Simeone a Maria. La Madre diede al Vecchio il suo Bambino, come L’aveva già porto a Elisabetta e ai pastori, perché Lei, quell’eterna mediatrice di Cristo, apre la via agli incontri col Figlio suo. Senza esitazione posa il suo Tesoro su quelle braccia supplici e cadenti; sapeva che il suo Piccino presso Simeone era sostenuto da un amore più forte della morte. Anche Simeone aveva qualche cosa da offrire a quella giovane Madre, qualche cosa di così pesante, che solamente quella Donna magnanima poteva reggervi. Il Vecchio venerando era stato prescelto dalla Provvidenza per posare sulla Madre felice il fardello della sua vita. Egli dovette tremare, nella piena del suo gaudio, quando dovette annunciare a quella Madre felicissima, ancor nella sua primavera, anche la parte tanto dolorosa che L’attendeva. Verrà un giorno nel quale un Simeone toglierà, per breve tratto, la croce al Signore; strano che un altro Simeone sia stato chiamato a caricare della croce per tutta la durata della sua vita la Madre di quel Figlio!

Significato.

Nella presentazione di Gesù qual primogenito al Tempio e nella purificazione di Maria sono dunque in gioco realtà molto più profonde che non l’ossequente compimento d’una prescrizione legale del Patto Antico. Quell’antica legge con la sua applicazione a Gesù e a Maria fu talmente densa di realtà, che cessò di essere cerimonia: la parabola si cambiò allora in fatto: « Cristo, il vero Agnello del sacrificio, volle che fossero offerti sacrifici per Lui stesso, affinché il significato simbolico avesse a conoscere la sua realizzazione e la realizzazione avesse a ratificare il significato simbolico. » – Tutti i primogeniti, processione mai interrotta e sempre fiorente, che moveva da tutte le direzioni del paese d’Israele verso il santuario sul Sion, potevano essere riscattati dal servizio di Dio con poche monete d’argento; tutti furono dichiarati liberi e rinviati a casa per menare la vita civile; uno solo fra tutti non fu in realtà riscattato; nonostante i cinque sicli d’argento, che i suoi poveri genitori sborsarono per. Lui, Egli rimase legato a Dio e al suo servizio sino alle ultime gocce di sangue: è Gesù, il primogenito di Maria. La divina Maestà aveva posata la sua mano pesante proprio su di Lui; Egli solo fra tutte le centinaia di migliaia di primogeniti non se n’andò libero. Egli è il Primogenito, « il Primogenito di tutta la creazione, il Primogenito fra molti fratelli, il Primogenito fra i morti »? Se tutti gli altri divengono liberi, questo lo si deve alla fine non a quei sicli dei Giudei, ma al sangue, che questo Primogenito ha versato per essi tutti, per noi. E solamente in virtù di questo prezzo Egli sarà “salvezza”, “luce”, “risurrezione ” per i popoli. Proprio in questo Tempio, che oggi, a dir il vero, Lo rinvia libero, Egli tornerà, e quante volte vi tornerà con zelo divorante per la gloria del Padre! E precisamente qui, dove Simeone Lo aveva annunziato quale « segno di contraddizione », incapperà nella contraddizione così inscrutabile e inconciliabile, da non ritenersi paga neppure del sangue. In questo Tempio Gesù comincerà ad essere « in risurrezione e in rovina » di molti. – In questo penoso Mistero è coinvolta anche Maria. Vedendo la giovane Madre che porta felice il suo Piccolo al Tempio, si potrebbe pensare che il suo compito essenziale sia ormai assolto; Ella ricevette la grazia di intessere col suo proprio sangue una veste umana al Verbo, e questo ormai l’ha fatto con fede e con amore. Ma Gesù non è solamente il “Verbo” che s’è fatto uomo, bensì anche l’“Agnello”, che dev’esser vittima; e l’offerta in vittima del Figlio richiede anche il sacrificio della Madre. Maria oggi deve decidersi per Gesù una seconda volta. Ella ha il suo posto non solo nell’Incarnazione, ma anche nella Redenzione; è insieme la Madre del Creatore e del Redentore. Nel discorso di Simeone la parola diretta a Maria — « e Tu stessa ne avrai l’anima trafitta da una spada » — è inserita nella profezia riguardante il Bambino. In realtà poi il dolore di Maria crebbe così strettamente unito col dolore del Figlio, che ne divenne una parte; senza la passione del Figlio non si avrebbe la passione della Madre. e — quest’è ancor più misterioso! — senza la passione della Madre mancherebbe anche alla passione del Figlio l’ultima amarezza; era proprio del suo dolore che anche la Madre avesse a soffrire. Quale paurosa “integrazione” ottenne il suo dolore, quando Egli vide la Mamma, la cara Mamma col cuore trafitto! Dal giorno della Purificazione Gesù e Maria sono congiunti in ordine ad una nuova unione; è appena completa l’opera dell’Incarnazione, il Bambino s’è appena staccato dalla Madre, e Maria diventa di nuovo una cosa sola con Gesù, una cosa sola anche per la redenzione. Oggi Ella era venuta al Tempio per una purificazione, di cui non abbisognava, la quale però significava qualche cosa di profondo. Maria è pura, la Purissima dinanzi a Dio, pura persino dinanzi alla Legge; ma Ella è madre legata al Figlio con tutti i filamenti del sangue, dell’amore e della grazia. E precisamente questa intrinseca e intimissima unione, questo intreccio col Figlio suo ha di mira la parola di Simeone. Ella dovrà lasciare il suo Bambino, dovrà lasciare che incappi in contraddizione alta come le montagne, in ostilità profonda come gli abissi; dovrà staccarsi da Lui a tal segno — e tuttavia resta indissolubilmente ed eternamente a Lui vincolata —, che Lo offrirà sul Calvario alla morte sacrificale. – Come sarà abbandonata allora la Madre! Lo sarà tanto, che solamente Uno lo sarà ancor più di Lei, Gesù, il Figlio suo. Questo distacco e separazione della Madre, questo straziante svuotamento dell’anima, questa mistica “purificazione” sino agli estremi confini: questo sarà il grande dolore nella vita di Maria, la spada che trafiggerà sino in fondo l’anima di Lei. Come però Gesù diventa “salvezza” e “luce” solo a condizione che prenda su di sé la sanguinosa contraddizione dell’umanità, così « anche saranno svelati i pensieri di molti cuori », se Maria non sfuggirà a questa spada terrorizzante. E la Madre, con la spada infissa nel cuore, i pensieri di molti, che a causa di Cristo stesso sarebbero incappati “nella rovina”, dirigerà in ‘risurrezione ”. Perché, chi può resistere a una Madre con la spada confitta nel cuore? Là, nel Tempio, si restituì di nuovo il Piccolo a Maria, ma Ella sa dalle parole di Simeone che il suo Bambino Le sarà richiesto; Lo riceve di ritorno esclusivamente per crescerLo al sacrificio; ché adesso l’Agnellino è ancor troppo giovane; una volta fatto Agnello, sarà macellato e Lei dovrà esser presente. Questo Primogenito si fa mallevadore per noi tutti; l’umanità attende questo Agnello, che toglie i peccati del mondo.

Accettazione.

A incoraggiamento del Figlio suo nell’angoscia del Monte degli Olivi Iddio inviò un Angelo; Egli inviò un Angelo anche alla Madre del Figlio suo, quando venne su di Lei, qual sinistra luce lunare, la prima ora del Monte degli Olivi: Le inviò la profetessa Anna. Simeone, uomo, aveva annunziato a Maria la parte terribile; Anna, donna, aveva atteso; adesso « sopravvenne anche lei nella medesima ora ». Solamente delle donne possono capire altre donne nelle loro ore difficili. L’evangelista Luca presenta Anna con la stessa schietta benevolenza, con la quale aveva presentato il nobile vecchio Simeone; e tutte e due le figure gli furono abbozzate certamente da Maria stessa, giacché quando si soffre molto s’imprime in noi con chiarezza cristallina ciascun particolare anche delle persone, che allora incontriamo. Anna era “profetessa”, che nel linguaggio biblico può significare non solo una veggente del futuro, ma anche una consigliera, una consolatrice inviata da Dio. Aveva ella stessa molto sofferto nella sua vita, e per questo era anche compassionevole ed esperta per coloro, che dovevano incamminarsi nella notte della sofferenza. Di nobile origine, « della tribù di Aser, una figliuola di Fanuele », « era vissuta col marito sette anni da quando era vergine, e rimasta poi vedova fino a ottantaquattro anni » — di cento e più anni secondo una interpretazione — La vita della vedova è dura. La sposa è legata allo sposo da intenso amore, sì da formare con lui una sola carne e un solo spirito, ma ecco, la morte spezza violenta questa naturale o, meglio ancora, divina unità. La casa è vuota, il cuore è vuoto, la vita è vuota, e la nostalgia soffoca; i figli sono i dolorosi pegni del caro sepolto, ciascuno è una nuova rivelazione del diletto defunto, un ricordo di lui tanto dolce, epperò anche tanto triste. E dove troverà in avvenire aiuto e sostegno nella sua solitudine la donna derelitta? Una vedova è secondo il proverbio « un muro basso, che tutti sormontano »; una vedova, deve soccombere anche lei. Anna sa che cosa vuol dire “vivere”, una spada aveva trafitto anche la sua anima, ma in Dio aveva trovato quello, che gli uomini non le potevano dare; ella aveva praticato già prima di Paolo quello che Egli insegna alle vedove: « La vera vedova ha riposto le sue speranze in Dio, e persevera nelle preghiere e nelle suppliche notte e giorno ». Di Anna, Luca riferisce sorridendo una voce popolare, che ancor oggi si ripete di molte buone e attempate vecchierelle: « Non si allontanava mai dal Tempio, e serviva Iddio con digiuni e preghiere notte e giorno ». – Può essere che Maria avesse incontrato spesso nel Tempio, sin da bambina, quella donna conosciuta da tutte le pie donne di Gerusalemme; come può essere che anche Anna qualche volta avesse posato pensosa lo sguardo su quella singolare bambina. Ora stanno di fronte l’una all’altra, a quattr’occhi, la giovane Madre atterrita dinanzi alla sua delicata felicità, e la pia vecchia, che ha alle spalle la sua via. Anna non può togliere a Maria l’ora difficile; ma nelle ore difficili è già un aiuto, se altri ci dicono che anch’essi hanno patito e hanno vinto; Anna non ritira nessuna delle parole di Simeone, lascia a ognuna il suo valore, lei stessa anzi parla della “redenzione”, e ne loda Iddio come Simeone, poiché la redenzione è una sublime opera di Dio. Maria, che oggi è stata convocata per questo, è piuttosto da felicitare che da compiangere. Dopo questo contegno però che si direbbe liturgico, Anna dovette fare le parti della vera donna: le sue mani stecchite presero la destra tremante di Maria, i suoi occhi semispenti s’immersero lagrimanti negli occhi della giovane Madre, e poi la Profetessa disse a Maria una parola di conforto, ma così sommessa, che neppur l’evangelista Luca giunse a sentirla. Adesso Maria è contornata da Simeone e Anna, Lei, la giovane Madre, che oggi s’è vista spalancata d’improvviso la dura via, dai due Vecchi, che della loro via son giunti al termine. E nel silenzio dell’anima ringrazia il Signore, perché Egli Le ha posto a fianco due Angeli consolatori sin dalla prima stazione della Via Crucis. – Luca non riferisce nessuna parola detta da Maria nel Tempio a Simeone e ad Anna; nell’Annunciazione aveva offerto all’Angelo Gabriele il “Fiat — sia fatto!”; oggi quel “Fiat” si esprime senza parole, e fa intuire gli abissi toccati. Nel Tempio Ella mantenne la parola già data, e per questo non parlò, ma accettò. Questa accettazione e donazione silenziosa, coraggiosa, è l’atto sublime nella Presentazione di Maria, un atto veramente eroico. Quando il Signore, non sin dall’inizio ma solo a metà delle sue lezioni apostoliche, parlò per la prima volta della passione agli Apostoli, Pietro, atterrito e violento, la respinse dicendo: « Non sia mai!». Persino poche settimane prima della morte del Signore, in occasione del terzo annuncio della passione, l’Evangelista è costretto a riferire confuso: « Ed essi non ne capirono nulla; era per loro un enigma e non sapevano che volesse dire ». E gli Apostoli erano uomini, adusati alle tempeste del lago e della vita, istruiti dal Signore con molti discorsi della sua sapienza e con i miracoli della sua onnipotenza; e però non entrarono nel mistero della passione! Quanto diversa la cosa per Maria, la Madre tenera e amante! Ella sin da principio, ancor prima che il suo Bambino abbia proferita una paroletta, ancor prima che abbia rivelata la sua mirabile natura, si piega alla croce senza piangere, senza contraddire, benché la croce sia per colpirLa ben più paurosamente che gli Apostoli, nel cuore del suo essere di madre. L’accettazione! Dalla profezia di Simeone Ella non venne ancora a conoscenza dei particolari del giorno tanto duro e minaccioso; non seppe ancora del legno della croce, né del sangue, né del colpo di lancia, che avrebbe trafitto il cuore del Figlio suo; Ella seppe soltanto della trafittura del proprio cuore a motivo del Figlio; e questo per l’inizio era abbastanza. Ma appunto questa angosciosa incertezza circa il quando, il dove, il come delle terribili vicende dovette accrescere la sua pena. Ma per questo fu la sua vita oscurata da continua malinconia, di modo che dal giorno della Purificazione non godette più un’ora di letizia? Vi son libri, che dal giorno della Presentazione al Tempio in poi non La vedono aggirarsi che nei luttuosi veli d’una santa mestizia. A torto! La vita di Maria conobbe anche in seguito molte ore belle, liete, sublimi: gli anni dell’intimità a Nazaret, le profonde intuizioni dovute alla grazia, i successi messianici del Figlio suo; di modo che esultò felice e cantò di nuovo il suo Magnificat. Non abbiamo anche noi conoscenza della croce che ci attende, specialmente dell’ultima grande tribolazione al momento della morte? Eppure ci rallegriamo nella nostra vita delle cose belle: del sorger del sole e delle notti rischiarate dalla luna, della magnificenza dei fiori e della maestosità dei monti, del fascino della musica, dell’elevatezza della poesia e della profondità degli umani pensieri, soprattutto di tante care e buone persone che percorrono con noi il cammino della vita; e più ancora ci rallegriamo dei disegni della grazia di Dio tutti volti a nostra salvezza. Oh, quante bellezze cela in se stessa anche la nostra dura vita! Ancora più di noi, e a nostro esempio, Maria accolse con riconoscenza e gaudio la divina bontà, che fluì lungo la sua vita in tanta copia da non potersi misurare; Ella aveva certamente anche un motivo più profondo per non sommergersi nella tristezza al sopraggiungere della tribolazione; sapeva infatti che la sua tribolazione avrebbe diretto i pensieri di molti « a risurrezione » e che, come il Figlio suo, doveva Lei stessa soffrire per entrare così nella gloria. Oggi Ella era venuta al Tempio qual Madre gaudiosa e se ne tornerà a casa pensosa e dolorosa; ma anche nella sua regale serietà non perde la sua gioia, perché per Lei gioia e dolore sono irradiati dal diadema della gloria futura. –  Luca fa che la Sacra Famiglia si rechi a Nazaret, ove dimorava precedentemente, subito dopo la Presentazione al Tempio; frattanto però sappiamo dalle informazioni di Matteo che al viaggio al Tempio tennero dietro ancora i drammatici episodi dell’adorazione dei Magi e della fuga in Egitto. Agostino è dell’opinione che il testo presso Luca: « Quando ebbero compiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, ritornarono in Galilea, nella loro città di Nazaret », si debba intendere soltanto del tempo del ritorno dall’Egitto. Potrebbe essere però che i santi Coniugi, come il testo di Luca suggerisce, ritornassero realmente subito a Nazaret dopo la Presentazione al Tempio, ma solamente per disporre il trasferimento a Betlemme, che era nella ferma intenzione di Giuseppe ancor dopo il ritorno dall’Egitto. Maria s’allontanò da Gerusalemme e s’incamminò per la lunga via del ritorno in Galilea, pensosa. In quelle poche settimane s’erano compiute molte grandi cose; quel giorno stesso nel Tempio era stata messa nuovamente a parte di importanti notizie: il suo Bambino è il salvatore dei popoli, ma solo al prezzo d’una terribile opposizione contro di Lui e la trafittura del suo proprio cuore. « Nunc dimittis! », aveva detto Simeone nel Tempio nella sua esultanza per la felice liberazione: « Ora lascia, o Signore, che il tuo servo se ne vada in pace! ». Anche Maria è lasciata alla sua via; è una via di dolore, che mette però a una meta luminosa; mena alla salvezza e alla luce e alla gloria di molti. Allora emise un profondo respiro e camminò per la via, sulla quale L’aveva messa la Provvidenza. O augusta e coraggiosa Signora, prendi noi con Te, affinché anche noi, camminando sopra “contraddizioni”, “rovine” e “trafitture”, giungiamo alla “purificazione” e di qui alla generosa “presentazione” e offerta di noi stessi a Dio e così alla “risurrezione”.

IL CREDO

Offertorium

Orémus.
Ps 44:3.
Diffúsa est grátia in lábiis tuis: proptérea benedíxit te Deus in ætérnum, et in sǽculum sǽculi.

[Ps 44:3.
La grazia è diffusa sulle tue labbra: perciò Iddio ti benedisse in eterno e nei sécoli dei sécoli.]

Secreta

Exáudi, Dómine, preces nostras: et, ut digna sint múnera, quæ óculis tuæ majestátis offérimus, subsídium nobis tuæ pietátis impénde.
Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum
.
R. Amen.

[Esaudisci, o Signore, le nostre preghiere: e, affinché siano degni i doni che offriamo alla tua maestà, accordaci l’aiuto della tua misericordia.]

Præfatio

V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.
V. Sursum corda.
R. Habémus ad Dóminum.
V. Grátias agámus Dómino, Deo nostro.
R. Dignum et justum est.

de Nativitate Domini
Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Quia per incarnáti Verbi mystérium nova mentis nostræ óculis lux tuæ claritátis infúlsit: ut, dum visibíliter Deum cognóscimus, per hunc in invisibílium amorem rapiámur. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia cæléstis exércitus hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes.

[È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Poiché mediante il mistero del Verbo incarnato rifulse alla nostra mente un nuovo raggio del tuo splendore, cosí che mentre visibilmente conosciamo Dio, per esso veniamo rapiti all’amore delle cose invisibili. E perciò con gli Angeli e gli Arcangeli, con i Troni e le Dominazioni, e con tutta la milizia dell’esercito celeste, cantiamo l’inno della tua gloria, dicendo senza fine:]

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tuaHosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

Preparatio Communionis

Orémus: Præcéptis salutáribus móniti, et divína institutióne formáti audémus dícere:

Pater noster, qui es in cælis. Sanctificétur nomen tuum. Advéniat regnum tuum. Fiat volúntas tua, sicut in cælo et in terra. Panem nostrum quotidiánum da nobis hódie. Et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris. Et ne nos indúcas in tentatiónem:
R. Sed líbera nos a malo.
S. Amen.

Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: dona nobis pacem.

Panem cæléstem accípiam, et nomen Dómini invocábo.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.

COMUNIONE SPIRITUALE

Communio

Luc 2:26.
Respónsum accépit Símeon a Spíritu Sancto, non visúrum se mortem, nisi vidéret Christum Dómini.

[Lo Spirito Santo aveva rivelato a Simone che non sarebbe morto prima di vedere l’Unto del Signore.]

Postcommunio

Quǽsumus, Dómine, Deus noster: ut sacrosáncta mystéria, quæ pro reparatiónis nostræ munímine contulísti, intercedénte beáta María semper Vírgine, et præsens nobis remédium esse fácias et futúrum.
Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.
R. Amen.

[Ti preghiamo, o Signore Dio nostro: affinché questi sacrosanti misteri, che ci procurasti a presidio della nostra redenzione, intercedente la beata sempre Vergine Maria, ci siano rimedio per la vita presente e futura.]

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)

RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE (1)

ORDINARIO DELLA MESSA