LO SCUDO DELLA FEDE (226)

MEDITAZIO LO SCUDO DELLA FEDE (226)

MEDITAZIONI AI POPOLI (XIII)

Mons. ANTONIO MARIA BELASIO

Torino, Tip. e libr. Sales. 1883

MEDITAZIONE XIV

Il Santissimo Sacramento (2)

“Ascoltate: Se mentre voi siete qui raccolti, proprio in questo istante giungesse uomo a tutta carriera sulla porta della Chiesa, e gridasse in terrore: Il tale è qui fra voi?… — ciascuno di noi al sentirsi chiamar col nome balzerebbe innanzi rispondendo: sì, sono io qui…. e che è mai? — Il vostro padre, o la vostra madre… la persona insomma che avete più cara al mondo, venuta è or ora da lontano paese per consolarvi del suo amore… ma ahi! là sopra via ve l’ha assalito un vostro nemico, e percosso sul capo! L’ha ferito nelle mani: cadde squarciato orribilmente nel petto; ed ora per terra col cuor caldo che sanguina ancora… — Oh buon Dio!… ci mancherebbe la vita, se il dolore infuocato non ci slanciasse a cercare quella cara persona… Ma se si spalancasse la porta, ohimé! e ci venissero a deporre quella cara vita trafitta qui in mezzo di noi!… Dite: io, voi, che faremmo? Buttatici sopra quel corpo, vorremmo… ah, ci treman le viscere al solo pensarvi!… Deh, figlioli miei, è proprio qui Gesù: ma affinché niente ci turbi la tenerezza, e per non lasciarci egli che consolazioni a godere, è qui con quelle piaghe aperte si, però son gloriose; è qui con quel Cuor che fa sangue; però in fiamme d’amore che vuol travolgerci in beatitudine seco. Per noi qui è cielo, ed un sovrabbondare di gaudio più che celeste, perché qui è il nostro Gesù… (Imit. Di G. C., lib. 4). Infelice chi non l’amò mai! E noi? E noi, come lo trattiamo? e come lo dobbiamo trattare? – Come lo dovremmo trattare? Risponderò?… Come debbe volere il cuor nostro, e come vuole il Cuor di Gesù, il quale sta qui nel Sacramento, appunto come per fare un’unione di vita con Lui in paradiso. Ma dirò prima che mi compunge alle lacrime un pensiero confondere!… Eh pensare che sono mille ottocento e più anni che Gesù la dura in questo mistero d’amore!… Fa male al cuore il ricordare che se ne ebbe da soffrir delle crude da’ suoi nemici …. e i più atroci insulti di quei crudeli inveleniti di rabbia proprio il Sacramento del suo amore … Ma egli soffre; e questo ancor più amaro per lui torna, che Egli soffre la villana indifferenza e l’ingrata dimenticanza, in cui lo lasciano anche i fedeli suoi che non sono cattivi. Pure Egli continua a soffrire, perché ha i suoi secreti interessi tenerissimi colle anime, le quali l’intendono per bene. Sì, soffre tutto e sta sempre qui, perché ha cuori che hanno bisogno che riceva le suppliche, le confidenze, gli sfoghi cuore a cuore delle anime, le quali, disingannate dal mondo cercano un po’ di pace in seno al Padre della bontà. Ma voi ricordatevelo a conforto come Egli non lascia andare perduto un sospiro, un gemito, non una sola parola, ma si riceve tutto nel Cuore e vi prepara per tutti una grazia. Soffre tutto tutto, e resta sempre qui, perché poi alla fine, quando ci troveremo nella paura della morte, e sopra il baratro dell’eternità cogli occhi sbarrati metteremo un grido di raccapriccio a chiamar aiuto, egli correrà nel santissimo Viatico, si siederà sulle sponde del nostro letto, ci stenderà la sua mano sul cuore; e quando ahi! lotteremo colla morte in gelido sudore, in quell’ansia tremenda, ci scalderà coi suoi palpiti divini il nostro povero petto. Oh Gesù mio, noi nell’ultimo anelito dell’agonia spireremo l’anima, e allora… Deh silenzio, silenzio!… parla Gesù: figliuol del mio sangue, ti porto ecco io stesso in braccio al Padre nostro in paradiso! ubi ego sum… (Jo. XVII, 24). Mio Gesù! si inaridisca fin d’ora la mia lingua sul labbro se lasciasse mai di parlare di Voi nel Santissimo Sacramento. Deh facciamo dunque di rispondere d’amore a tanto suo amore divino; e vediamo ora come lo dobbiamo trattare qui sempre in mezzo di noi. – Ma io son troppo povero di cuore non so più che dirvi. Guardo come estatico la Chiesa, quasi la città santa nuova caduta dal cielo, in cui noi facciamo a coro cogli angioli appresso di Dio come essi in paradiso fanno, fortunati domestici di Gesù: contemplo nel santuario una porzione di quella terra nuova preparata pei predestinati a vita eterna, e qui caduta, nel mondo del tempo a maniera di nuovo paradiso terrestre; e l’albero della vita in mezzo, cioè il santissimo Sacramento, che alimenta nei fedeli la vita intima iniziale dell’immortale beatitudine. Ma qui, miei fratelli, che faremo noi?… All’altare, all’altare dov’è il nostro Gesù. Oh santa Madre Chiesa, che vivi in terra palpitando sul Cuore di Gesù nel Sacramento, quanto è grande la tenerezza tua, che può infondere la vita fino nelle morte cose, e scuotendo i freddi metalli delle campane, con essi sospiri, piangi, preghi e chiami tanto sovente i tuoi figliuoli, cui vorresti avere sempre a Lui intorno. Eh! ti sentiamo quando suoni! Sull’ali dei venti, colle onde sonore tu ci vieni a cercare da Per tutto, e con ogni tocco di campana ci comunichi un palpito del tuo cuore per farci teco viver d’amore col nostro Gesù. Per questo, miei fratelli, non appena comincia a ridere coll’aurora la luce del giorno, Ella si affretta a sorprenderci tra il sonno e la veglia, rompendo il silenzio coll’argentino tintinni la campanella dell’Ave Maria, a fine di chiederci il primo vergine pensiero da offrire a Luì, che qui vigila sempre amoroso. Su su dunque, o figliuoli, allo squillo dell’Ave Maria diamo la mano alla Madonna; ché la benedetta! anch’Ella ha qui il suo cuore, perché il Verbo Figliuolo di Dio suo Sangue restò sempre ad abitare tra noi. Ave Maria… benedicta tu … et Verbum caro factum est a habitavit in nobis. A mezzo giorno fermatevi un e, posate a terra la croce dei vostri travagli; che la Chiesa vi viene ad abbracciare nel petto per farvi dire: Ave Maria: o Maria, a quest’ora voi incontraste il vostro Figliuolo sul Calvario, l’abbracciaste sotto la croce, e restaste tutta bagnata di Sangue. Deh! Confortateci sotto le nostre croci, e pregate Gesù qui tra noi, affinché ci piova del suo Sangue sui travagli di questa povera vita. — Alla sera poi sull’Ave Maria ritiratevi come in famiglia intorno a Maria, e confidatele piangendo le mancanze del giorno. Ella è Madre, ed alle madri sì possono dire fino alle più abbiette nostre miserie: e pregatela che vi metta a dormire col Cuore di Gesù in una Comunione spirituale. Dormite allora sicuri; ché, se la morte credesse sorprendervi, oh la sorpresa vostra con Gesù finirebbe in paradiso: Ad gloriam perducamur; per Christum Dominum nostrum… Ma non sentite che le campane suonano a gioia? È la Chiesa che ci annuncia giubilante come l’Amor suo Divino esce fuori in Sacramento a guisa di un principe ben amato, il quale viene fuori dall’appartamento per gettarsi in braccio al suo caro popolo. Ricchi e poveri, a gara a gara in processione festeggiatelo in mezzo di voi, portatevelocorteggiandolo per le vostre contrade, mostrategli iluoghi delle più care vostre affezioni, dei vostri patimenti. Ma la campana ancora pare che sospiri tante volte alla mattina. Egli è per avvisarvi proprio in quest’ora che Gesù nella Messa va sull’altare a trattare insiem col Padre col Cuore suo aperto i vostri interessi. Se non potete andarvi a Lui in queste occasioni, confortatevi, ché resta qui sempre in mezzo di noi; e noi possiamo almeno anche da lontano, come la santa Sposa dei cantici tra le gelosie della sua casa, mandargli mille volte al dì i nostri sospiri. Sì si, o Gesù Cristo, il nostro cuore in ogni luogo vi arderà sempre davanti come il turibolo dell’incenso arde i profumi, come arde continuamente quella lampadella di lato all’altare. Lampada fortunata, io t’invidio, perché, posata davanti a Gesù, sfavilli per l’onor suo, e nel tremolio della tua fiammetta sembri consumarti palpitando come il mio cuore. Deh, com’io ardo di desiderio di consumarmi come tu fai! Mi possa io consumare in santo amore col diletto nostro di paradiso Gesù, nel fare il bene per tutta la vita col cuore in lui! Questa lampada, o fratelli, vi ricordi di mandare delle giaculatorie da qualunque luogo voi siate a Gesù, sempre in mezzo di noi, vero tesoro dei nostri cuori. – Noi crediamo fermamente che Gesù è proprio qui. Dunque tutta la vita cristiana sta qui, cercar di unirci a Gesù nel Sacramento e far tutto il bene con Lui. Io sono la vite, dice Gesù, con bontà divina, e voi i tralci; e i tralci allora sì fanno vivi e producono i grappoli del liquor prezioso, quando sono colla vite uniti. — Dunque dobbiamo essere in Gesù come sono colla radice i germogli. Gesù è dunque la vita, è il Cuore della Chiesa. No, non abbiamo paura noi che la nostra Madre Chiesa ci possa mancare. Quando pure non ce l’assicurasse l’infallibile promessa divina, solo perché Gesù ci dice: « Io son qui con voi per sempre, » noi non ne temiamo la morte, perché è con Gesù, il Verbo Creatore, il quale mantiene la vita in tutte le creature; e con Gesù si vive la vita eterna. Come poi noi nella vita umana, quando ci s’ammortisce un membro nella nostra persona, cerchiamo cogli stimoli per mezzo del sangue di riammetterlo in comunicazione col cuore, perché riabbiasi alla vita; così la Chiesa, quando si risente di umanità, e par che le si affievolisca la vita, ed alcune membra le vengon meno e le si distaccano dal corpo suo, ella si scuote: colla disciplina, colle pratiche della pietà, e coi Sacramenti rimette i suoi figli in comunicazione viva viva con Gesù Cristo. Allora le sue membra rivivono, ed essa si ristora, si rinnovella sempre a gioventù eterna. Al tempo del furore del protestantesimo le si straziavano le membra d’intorno: i suoi nemici gridavano: « Riforma! riforma! E a colpi di scure distruggevano culto, Sacramenti, altari, la Messa, tutto mettendo a pezzi fino il Crocifisso. Allora la Chiesa si raccolse nel Concilio di Trento intorno a Gesù nel santissimo Sacramento, richiamò i fedeli ad adorarlo, nobilitò i modi di onorarlo, animò tutti a vivere in maniera da riceverlo in tutte le Messe; e disse che lo desidererebbe sì: optaret; e così fu ristorata. Essa allora alla riforma della distruzione contrappose la riforma della carità nelle opere sante; e quindi, riscaldati a questo focolare di vita divina, che è l’altare, sorsero quegli operatori di miracoli di divozione e di carità, che furono s. Carlo Borromeo, s. Filippo, s. Luigi, s. Gaetano, s. Vincenzo, e poi santa Teresa di Gesù e cento altre anime santissime, spettacolo al mondo caro e agli angioli (Questi pensieri seguenti si vollero aggiungere per accennare quanto debba influire in tutta la vita cristiana il dogma della Presenza Reale. No, finché non si farà dell’educazione, delle pratiche di pietà, di tutta la vita insomma delle persone che si vogliono salvare, centro Gesù Cristo col Cuore aperto qui con noi nel Sacramento, e non si piglieranno da Lui le inspirazioni, e a Lui non si dirigerà l’insieme della vita cristiana si otterrà ben poco e con molta perdita di tempo, e di profitto delle anime. Questo il sommo Pontefice raccomanda in tante occasioni; e noi non ne abbiamo fatto un argomento di particolare meditazione, perché a tale scopo sono dirette tutte le scritture nostre, massime quella che ha per titolo: La Madre Chiesa nelle sue relazioni con Dio e coi suoi figliuoli. Se siamo lunghi, si perdoni: è perché il cuore non finirebbe mai.). Eh converrebbe avere il cuore di sant’Alfonso Maria per saper comprendere quante generose risoluzioni si pigliano, quanti generosi proponimenti si fanno coi cuori sul Cuor di Gesù! Si può dire che le anime buone tutti i dì a gara intorno al Sacramento in contemplando il Corpo santissimo con santo entusiasmo gli bacian le Piaghe per dirgli a furia di baci: Gesù Cristo!!! lasciate fare a noi che ve le medicheremo per bene!… e sopra ciascuna Piaga mettono una promessa d’un’opera di carità, un fior di virtù, un profumo di sacrifici sempre nuovi. – Quanti sacerdoti che, innamorati di Gesù, come san Giovanni sul petto riposando di Lui, metton la bocca al suo Costato nella santa Messa e quindi discendendo dall’altare nell’estasi d’un’anima innamorata dappertutto travedono l’amato Gesù. Gesù mirano nei bimbi; e lasciateli fare che nei catechismi, nelle confessioni ve li abbracceranno per formare di loro il regno de’ cieli: Gesù raffigurano nelle anime devote, e le voglion tutte condurre al tanto amato Gesù: Gesù negli infermi: Gesù in tutti i più miserabili; e. si battono, si direbbe, petto a petto coll’umane sciagure a fine di porre al coperto dei loro colpi quei cari che sono membra di Gesù Cristo. Se poi nelle pesti trionfa la morte, e l’inferno fa calcolo di poter tanti ingoiare, ed eglino si slanciano ardimentosi a strappar via le anime figliuole del Sangue di Gesù Cristo, come soldati in attacco rianimati dalla presenza, e dalla parola che Gesù dice al loro cuore dal Sacramento. Cadranno forse morti tra gli appestati, ma partiranno colle loro anime salve in paradiso portando seco le anime dei morienti da loro assistiti. – Eh lasciateli andare a sfidare le tempeste dei mari, a cimentarsi coi feroci delle orde selvagge, ne andasse la vita! Son là da tre mila proprio ai nostri di nell’America e nell’Oceania, fra gli orsi bianchi del polo, forse a farsi mangiar vivi, ma al tutto vogliono sposare le anime a Gesù in Sacramento. Il mondo che si arrovella nella cerchia dell’amor proprio a fabbricarsi comodità, quando vede i sacerdoti uscire fuori dell’orbita di quella loro ragione, li chiama pazzi. Li chiami pur tali: ma, signori miei, la loro è pazzia sublime che inspira l’eroismo nel sacrificio tutte mattine sull’altare con Gesù: è pazzia epidemica la quale si attacca al contatto di Gesù. Ma ve? che, fatta la Comunione, discendono dall’altare ardite tante figliuole, formate alla purità di Maria Vergine, all’amor di Maria Madre e, al coraggio di Maria Addolorata; e corrono appresso di Lei, come le buone Marie, fin sul Calvario per medicar le piaghe all’umanità più abbandonata. Sono le monache dei vari Ordini della Carità le quali si han sentito a dire da Gesù ricevuto nel loro petto: andate; quel che fate ai miserabili più meschini, lo fate a me stesso. – Vi hanno poi dei cuori così delicati come sono certe pianticelle che si pascolano sol volentieri di rugiada; e la Chiesa le coltiva queste pianticelle, quasi in orti chiusi nei monasteri dove sì espandono come gigli nel candor della vita intorno a Gesù. Benedette voi, o monache sante, che nelle vostre clausure fate sentire intorno a Gesù in terra il cantico delle nozze eterne, che gli cantano le vergini celesti in paradiso! E benedette voi, Sacramentine! Come la colomba escita fuori dell’arca in quel diluvio di immondezze sorvolava, e vedendo cadaveri, belletta e ributti dell’acque in marciume dappertutto, non sapeva dove posar il piede color di rosa senza lordarlo, quindi batteva l’ali immacolate e volava volava intorno all’arca pigolando e gemendo, finché il salvatore Noè non aperse la finestrina e se la raccolse in seno, non altrimenti voi non sapendo far posata sopra questa povera terra gemeste intorno alla tenda del vostro Amore. Gesù ve l’apri, vi si espose in mezzo a voi col Cuore aperto; e voi, espandendovi innanzi coi cantici dell’amore, il dì e la notte gli fate provare nel Sacramento, che Egli non s’ingannò che vi sarebbero dei cuori in terra capaci di amarlo indivisibili come sì ama in cielo. Col cuor sulle labbra noi vi ringraziamo, perché ci fate la bella carità di farvi interpreti dei nostri poveri cuori. Qui nell’Eucaristia è il tesoro dei nostri cuori; è qui dunque il centro della vita cristiana. – Genitori, il vostro matrimonio è gran Sacramento, perché esprime questo sposalizio di Gesù colla sua Chiesa in terra: deh portate i figli, di cui vi feconda la sua benedizione, ancor bambini a bamboleggiare col Bambino Gesù. La pietà cristiana sa che i bambini se la intendono con Lui Bambino; ond’ella volle far dipingere, ed ama vagheggiare il san Giovannino con Lui sulle ginocchia alla Madre di tutte le grazie. Crescerannovi intorno alla santa Mensa ridenti come le olivette queste care speranze. Volete poi grandicelli bellamente educarli al sant’amore di Dio ed al vostro affetto? Portateli tutte le mattine alla chiesa, e, palpitando voi d’amor con Gesù sui figliuoli delle viscere vostre che vi tenete davanti, fate con loro unione di intima vita con Gesù. Assuefateli nelle vostre case a tenersi con Lui, a guardarlo come un Compagnetto il quale abita nella stessa contrada, il quale dal suo Tabernacoletto sta in mezzo nelle vostre famiglie.. Egli sarà come se il vedessero crescer con loro, e lavorar come garzoncin di bottega con Giuseppe e Maria, tanto quasi da mettergli nel grembiule i loro lavorietti, i loro piaceri e tutti i sacrifici, ché ne han tanti da fare anch’essi avvegnaché piccini. Ma più di tutto assuefateli a prepararsi, come alla più cara festa, a ricevere Gesù nella Comunione. L’innocenza ed il cuore amoroso dei fanciulletti è la più bella disposizione alla Comunione. E perché aspettare tanto a far loro ricevere il Signore, mentre i fiorelli in sullo sbucciare sono il più bell’ornamento intorno all’altare suo Santo? – Signori maestri, a voi rivolgo questa solenne parola. Voi, pigliando a coltivare la gioventù delle famiglie cattoliche, vi assumete una terribile responsabilità, che non è già una morta parola come è quella delle carte degli umani statuti, ma è un obbligo da renderne conto all’inesorabile Esattore della giustizia eterna. Voi dovete educare i giovani a vita proba; e proba, disingannatevi, non è la nostra vita, se non é cristiana; e non è cristiana la vita senza di Gesù Cristo. Signori maestri, voi tradite le famiglie, tradite voi stessi, tradite i giovani se non li menate alla Comunione con Gesù Cristo nei Sacramenti; tradite la vostra missione, dice il grande Agostino (Tract. 45 in Io. post. Ini.), se lasciate che per ignoranza non conoscano, o per superbia disprezzino chi li indirizza, chi li sostiene, chi li conduce al loro fine, che è Gesù Cristo. Dotti, anche a voi da Gesù Cristo scendono le più sublimi ispirazioni. Fu il Santissimo Sacramento che rifulse come mistico sole in petto a quell’uom più dotto del mondo, che fu s. Tommaso. Egli lasciò un dolcissimo monumento del suo genio nell’officio della SS. Eucaristia. Amò, amò in un modo indicibile Gesù Sacramento; a lui sciolse l’ultimo cantico dell’amore nell’interpretare la Cantica: palpitò come sposa divina, e, nello sciogliere quel cantico volò al suo Diletto in paradiso. – Artisti, fino a voi io discendo, o meglio mi slancio ad elevarmi col vostro genio. Ma se Michelangelo potente ad erigere il Panteon della grandezza romana fin fra le nubi, è per innalzarlo in cupola in San Pietro sul tabernacolo di Gesù Cristo. Ma Leonardo nella Cena trasfuse quella maestosa, immensa bontà di Dio sul volto al Salvatore, è perché lo dipinse in atto di dar tutto Se stesso in Comunione. Ma se Tiziano mostrò nella gran Vergine Maria la purità e l’amor divinizzati, e se Rafaello trasfigurò Gesù in quel mar di beatitudine, è per esprimere come l’umanità si ha da immergere in Dio. E dove mai, in terra, o fratelli, l’umanità si può immergere in Dio se non nel Sacramento?… O figliuoli degli uomini, perché brancicando le vanità della terra vi andate a perdere?… Finite una volta d’ingannarvi: supremo Bene dell’umanità è Dio. Venite adunque a Gesù che col darvi Se stesso vi unisce a Dio in Comunione. – Si, Gesù si dà a noi in Comunione. Contempliamo con quanto amore diede Se stesso a fine di esser dentro di noi ricevuto; e facciamo di comprendere nel modo più possibile quanto tesoro di bontà vi sia in questo abisso d’amore, che è la Comunione. Ah io vi confesso, che nella foga dei troppi affetti mi si affollano le idee! Io resto confuso, e sento che con lingua d’uomo, ma neppure di angelo potrebbe dir degnamente di tanto amore divino. La povera mia parola finisce in un sospiro… Eh! Sarà meglio contemplare Gesù come racconta nella semplicità divina il santo Vangelo. – Stava Gesù in mezzo ai discepoli in quella notte in cui disponeva nel suo amore ogni cosa per andare domani a morire per noi. Che istante solenne e troppo tenero per un padre il quale dir dovesse: Dimani io voglio andare, o cari figliuoli, a morire per voi!… Ma e che tento io mai coll’amor di un tenero padre terreno misurare l’amor di Gesù? Adoriamo! è in Lui, nel più bel Cuore d’uòmo la onnipotenza dell’amor di un Dio! Profondità di mistero, che accresce la beatitudine a contemplarlo dentro fino in paradiso! Meditiamo l’amore divino con cui si diede a noi nell’istituire il santissimo Sacramento. Dio è carità, Deus charitas est (Jo. II, 16), e carità è l’essenziale bontà, la quale sente il bisogno di dare del suo bene a tutte le creature; e ne dà tanto all’insettuccio anche più minuto, al più piccol germoglio di pianticella, e tanto fino al granellino di polvere, quanto son così capaci di riceverne. A versare poi la ricchezza di tutta la sua bontà Dio creò noi uomini con un cuor così vasto, che quando bene v’entrasse tutto, fosse pur l’universo, gli farebbe sempre sentire il vuoto maggiore; poiché noi siamo capaci di posseder Dio! E Dio per abbassarsi a noi si fece uomo, assunse l’umana natura, le comunicò la pienezza della Divinità, la mise seco in comunicazione di Vita; e così Dio fatto uomo è Gesù Cristo. Dio così umanato si trovò con noi uomini in relazione nuova, in relazione di fratello, in relazione di sangue; ché Dio è carne della nostra carne: Verbum caro factum. Laonde in Gesù l’uomo è personificato con Dio. Quindi l’Uomo-Dio sente in sé il suo Corpo attivo dell’onnipotente attività di Dio, sente che il suo Sangue è fonte inesauribile saliente a vita eterna, com’è fonte di tutta vita Iddio istesso, sente il suo Corpo, il Sangue divino che sono espansivi e comunicabili, com’è espansiva, e comunicabile la bontà di Dio. –  Venuto in terra, per unire in Sé gli uomini con Dio, nell’ultimo istante non poté più soffrire ritegno, e si diede tutto a noi Dio-Uomo in questo amplesso che è la Comunione, mistero d’amore divino, fine di tutti i misteri: cum dilexisset suos, in finem dilexit eos (Jo. XIII, 1). Deh deh, che fa Egli?… La ragione, il cuor si annientino davanti all’operazione divina!… Piglia in mano il pane, lo benedice, e: « Prendete, questo è il mio CORPO …. Poi: questo è il mio SANGUE… » Pietro dal carattere ardente si dovette trovar per terra esterrefatto, ed avrà esclamato: O Signor mio Dio, che fate? Mai no, chè noi siamo peccatori: Exi a me, quia homo peccator sum, Do mine (Luc. V, 8). Giovanni dall’amor tenerissimo slanciato si sarà ad abbracciarlo nel petto e: Signore, no, non fate; Gesù mio buono, non vi date agli uomini: han troppo poco cuore per Voi!… Tutti gli Apostoli in ginocchio allargargli le braccia, e coi cuori trepidante ripetergli: Signore, non siamo degni, noi!… non siamo degni!… Ma Gesù: Taci, Pietro! lascia fare. Giovanni! pigliate animo, amici… ricevetemi! Mettetemi nel vostro cuore; mi sarà cara questa dimora.. Signore! non sapendo più dire vi adoriamo confusi. Ma tant’è: rapito in santo entusiasmo, coll’arditezza dell’amore, audace interprete dei più segreti misteri, con una lingua da innamorato, lasciate pur che io balbetti in qualche espansione. E seabbiamo contemplato con quanto amore Gesù diedeSe stesso ad essere ricevuto nella Comunione, portiamo l’amoroso ardimento fino a meditare ben dentro perché ci si dia nella Comunione in cibo.Oh le fiamme del Cuor di Gesù mandano in questo abisso di Amore una mistica luce, che ci pare,..pare che ne faccia comprendere ben qualche cosa.  Ecco insomma: noi veniamo da Dio; Dio ci vuolseco beati, e chi ci ha da portare a Lui è questoSignor Dio nostro Gesù. Noi meschini ci troviamptroppo lontani e indegni di Dio: troppo più grande è Dio; e noi proprio nulla, noi. Eppure Dioci fece per sé: fecisti nos ad te. Troppo poi altosi è il cielo, e noi troppo in basso sprofondati nell’abissodelle nostre miserie: ma questo abisso inGesù è scomparso. In Gesù i due termini, Dio el’uomo, sono uniti in una sola Persona; Dio assunsela carne: Verbum caro factum est (Jo. I, 14); umanacarne resta assorbita dalla Divinità… e 1’Uom-Dioresta di noi.Fermatevi ora un istante a pensare come l’anima nostra colla potenza della sua vita per mezzo del corpo attinge le materiali cose, ne fa suo cibo; e così assorbe il cibo materiale nel vortice dell’animalità, lo assimila a se stesso, lo diffonde in tutta la sua persona, lo fa diventare personale. Sicché quel cibo diventa porzione del corpo animale, e vive nell’anima della sua vita, partecipa, direi, a’ suoi pensieri, a’ suoi affetti, brilla con lei lieto, con lei triste impallidisce. Per simil guisa Gesù Cristo nella Comunione si mette in relazione personale per mezzo del suo Corpo con esso noi: piglia la sua carne come inzuppata (deh deh perdonate la espressione alla parola umana troppo meschina per cose tanto divine!), la sua Carne piglia come imbevuta del balsamo ristoratore e vivificante della Divinità, la trasfonde dentro di noi per santificare colla sua Divinità, col Corpo e coll’Anima sua divina l’anima nostra e il corpo nostro. Perocché l’uomo è anima e corpo; e con questa unione Egli è bella immagine di Dio-Uomo. E come Gesù Dio si comunica alle anime nostre coll’effusione della grazia, così Gesù Uomo Divino si trasfonde col suo Corpo, e col suo Sangue nel nostro corpo, e nel nostro sangue, quando si fa nostro cibo spirituale; ci compenetra tanto, da doverci dir sue membra, da tenerci in rispetto santo; di modo che contaminare le nostre persone, è un contaminare ahi! Le membra di Gesù Cristo. Siamo diventati corpo del suo Corpo, sangue del suo Sangue, partecipi della natura di Dio, capaci anche col corpo di esser immersi nella beatitudine della vita eterna, come ce lo assicura quell’amabile sua bocca divina: qui manducat meam Carnem et bibit meum Sanguinem,vivet in æternum (Jo. VI, 55, 57). Che diremo? noi esclameremocon una parola da non si poter tradurre per benecol linguaggio umano: « Dii estis! (Ps. LXXXI, 6 – Jo. X, 34): siamo invita di Dio! » Come dice Dionisio, diventiamo deificati: participes divinæ naturæ. perché siamo degni di esser amati da Dio, gli attiriamo il Cuore così, da volerci seco persempre. Poiché l’amore vuole l’unione; e l’amore èsempre con persone fra le quali sì sia stabilita unacerta quale equazione per una qualche somiglianza odi età o di condizioni, od almeno di affezioni che s’incontrano.Ora per mezzo di Gesù tra noi e Dio esisterelazione di vero amore nel Sacramento; essendonoi elevati fino a Dio in Gesù, ‘gli siam tanto carie troppo preziosi, poiché ci siamo uniti anche colcorpo a Lui.Provate un poco voi unire dell’oro in grande abbondanzacon poco piombo: quando i due metalli sianofusi insieme, il piombo muta il suo valore da nulla, ecoll’oro è computato prezioso anche il piombo. Noici eleviamo più in su, perché ci richiama la parola stessadel Salvator nostro. Uniti che siamo in Gesù, noiattiriamo lo sguardo di Dio: Iddio Padre guarda innoi la sua sostanziale Immagine del Figliuolo, e vedeil Sangue divino dentro di noi; col suo Amor Sostanzialelo Spirito Santo si abbassa in noi, ci abbraccia,in noi dimora, e vuol sommergerci nella beatitudinesua… ad eum veniemus et mansionem apud eum faciemus (Jo. XIV, 23).Ancora ancora (e se siamo arditi, o Signore, ci fatali il troppo grande amore vostro). Noi vogliamodire di voi, santissimo Iddio, come di un padre edi una madre. I genitori guardano nella loro proleil proprio loro sangue, ravvisano in essi l’un dell’altrola propria immagine e una porzione di loro;di che vogliono dare ai figli di ogni lor bene, esospirano di averli seco felici. In tale maniera sospira Gesù che nessun si perda: O Padre, questi,che mi avete dati, li voglio meco dove son io, ubi ego sum (Jo. XII, 26), nel celestiale gaudio della nostra Divinità.Così il Sacramento resta pegno di vitaeterna.Per potere meglio ciò comprendere, considerateuna madre (poiché noi crediamo che Dio nel formareil cuor della madre guardasse al proprio Cuore). Èda vedere la madre quando si delizia col bimbo suo.In quei cari vezzi, in quelle innocenti delizie guardacon tutta l’anima negli occhi del bimbo, amor suo:se lo stringe al cuore, lo bacia; poi torna a riguardarlo,e sel ribacia più infervorata, quasi volesse labuona per la bocca versare l’anima nel suo bambino,e col cuore nel cuore compenetrarlo, e darglitutto il suo bene. Ma ella trova quel corpicciuol chele si attraversa, e l’impedisce; ed ella in baciarlovorrebbe come assorbirsi quel corpicciuol delle visceresue, e con un cotal amoroso furore quasi mangiarseloa furia di baci, inviscerarsi quella caravita come porzion della sua. Ora la madre nonpuò mettersi dentro del petto il suo bambino. Ebbene,quello che non può, e vorrebbe pur fare lamadre colla potenza del suo amore, lo può Gesùcoll’onnipotenza dell’amor divino. E li sull’altarenella santa Messa, pacifica il Padre colle sue Piaghe,e col suo Cuore squarciato; e dopo essersi sacrificatotutto per noi, cerca noi tutti d’intorno; ètutto nostro, vuol darsi tutto a noi… A Lui dunque,a Lui! ché Egli trovò modo di darci sotto le speciesminuzzate del pane e del vino il suo Corpo e ilsuo Sangue a fine di penetrarsi nella nostra personasotto specie le quali in noi si dileguano. Pertal maniera diventa nostro cibo la sua Carne sposataalla Divinità. Apri adunque, dice Gesù col Sacramento, apri, o diletto mio, ché io sto per entrare! allarga il tuo cuore, dammi te stesso, come Io a te mi dono. Così entra nella nostra persona il suo Corpo e il suo Sangue e si mischiano col corpo e col sangue nostro! Egli scende ad abbracciar l’anima nel più intimo centro della vita umana; ed allora la nostra persona umana sì tocca, si bacia la sua Persona divina, e in lei si unisce. Dio è nell’uomo, l’uomo in Dio, tanto ché con san Paolo può dire il fortunato fedele: vivo io; ma no, non son già io che vivo, ma vive in me Gesù Cristo. Deh, corriamogli in braccio! Per questo la vita dei Santi è un sospiro d’amore a Gesù, ed un continuo a Lui anelare; ond’ei non sanno altrimenti quietare ed empiere la propria fame se non hanno con dolcezza infinita e spirituale avidità preso il santissimo Corpo. Ed oh, quanto Gesù si compiace di abbandonarsi a loro che l’amano così! Santo Stanislao Kostka: « Signore, vi voglio! Sospirava d’in mezzo a quel gentame che non permettevano lo ricevesse: Signore, vi voglio! E Gesù adorato appare a lui personalmente a dargli il suo santissimo Corpo. S. Luigi Gonzaga non può più mai, mai il cuore, il pensiero e la persona sua disgiungere da Gesù; e: se io debbo, gli dice, per poco dimenticarvi, allontanatevi Voi da me!… ah no, che io non posso! … — Sorgete, o padre, gridava santa Caterina da Siena, prevenendo l’aurora alla porta del Beato Raimondo: sorgete a comunicarmi, o che io muoio per volar con Gesù! — S. Giuseppe da Copertino che fa mai? Ammirate! fa la Comunione spirituale; ma vola col corpo in aria verso al Ciborio dov’è personalmente Gesù. E l’innamorato s. Filippo Neri riceve Gesù, e in tal enfasi di gaudio il cuore gli batte sì forte, che trovando troppo angusto il petto all’amore divino, gli solleva due coste. Oh sentite una vocina di bimba che piange: ma, Gesù mio, a me, a me!… È la beata Imelda la quale grida di mezzo alla chiesa, in vedendo Gesù in mano al sacerdote che comunicava. Le monache a lei: taci, bambina, lo riceverai quando sarai ammessa. Ella non sente, e grida più forte: Gesù mio, vi voglio! Gesù mio, vi voglio! e Gesù parte di mano dal sacerdote, vola a lei. Lo riceve la bimba, palpita, palpita di quell’amore, di cui non si vive in terra, e vola subito in paradiso. Che bella morte improvvisa in quella prima Comunione in seno a Gesù! E fino là morto sul feretro in mezzo della chiesa s. Pasquale di Bailon alla elevazione della Messa solleva la testa, guarda l’Ostia santissima, e a Lei si inchina sì che direste che il suo corpo morto si vivificasse ancora della vita di cui già l’anima beata viveva in Dio. – Miei fratelli, e noi e noi che facciamo? Deh, non mi ricordate i villani rifiuti all’invito del Signore del Vangelo; ché troppo mi fa male al cuore sentire a dirgli: ho una creatura che amo, ho campi, ho bestie da curarmene troppo più che non del vostro convito. Sento le fiamme al volto al pensare a quegli sciagurati… Lo riceveremo noi, sì, lo riceveremo tutti i dì, lo riceveremo a tutte ore nella Comunione spirituale, e vivremo in modo da poterlo sempre ricevere, stimando con sant’Ambrogio essere per noi troppo pauroso castigo della Comunione Santissima esser privati. Su su, d’ogni condizione fedeli, facciamo una lega, corriamo ad ascriverci alla santa crociata, diventiam tutti, ché ci vien concesso, cavalieri di onore, e portiamo sulla nostra bandiera: — Viva Gesù nel Sacramento, — A lui sia tutta sacra la nostra vita; corriamo, a Lui; corriamo dove è tutto il nostro cuore, e vegliamo di e notte intorno al Re del nostro amore… – A questo fine di non lasciare Gesù Cristo in mezzo a noi da noi abbandonato si va stabilendo la cara società che è chiamata col bel nome di Guardia d’onore. In essa gli ascritti d’ogni condizione si recano all’ora stabilita, d’accordo fra loro, per far la guardia al SS. Sacramento; ed è bello il vedere come s’ingegnano di surrogarsi l’un l’altro nelle ore concertate. Oh l’amor verace e vivo sa pure trovar tempo, inventare industrie ed adoperare argomenti, per fare che il Diletto divino Gesù nelle nostre chiese abbia sempre un cuor umano che palpiti d’amore per Lui a nome di tutti i fedeli! Nelle parrocchie, dove è istituita siffatta Guardia d’onore, a qualunque ora voi entriate nelle chiese, vi accorgete se vi è il Santissimo, più che dalle fiamme delle lampadelle o dei ceri, dai cuori dei fedeli che gli palpitano intorno a fargli la guardia. O Maria, quanto sarete contenta voi che quei buoni vi accompagnino là dove deve essere il vostro cuore. Signori, viva Dio! La pietà e l’amor di Gesù non sono spenti nei fedeli. Lo prova oggi questo fatto che l’amore è come potenza elettrica latente…. Su via adunque, su via, uomini di gran Cuore, date le scosse, e scintillerà una luce vivace d’amor celeste dappertutto. Voi vi commovete? Aveva dunque ragione di dirvi io in sul principio, che solo per vedervi ricevere tutti Gesù mi trovo già consolato. Egli è perché vi amo d’amor di madre! Figliuoli del nostro Sangue di Gesù, che in tutti scalda la nostra vita, stendete le mani verso Maria, tra le sue braccia ponetevi al sicuro, riparandovi nel Cuor di Gesù: Vita vestra abscondita cum Christo (Colos. III, 3). Come sta il bimbo in grembo alla mamma; e come quando il bambino balzato dalle sue ginocchia si allontana per poco, e sentendo rumor che lo spaventi, ed egli torna correndo subito ancor alla mamma; così fate voi ad ogni principio di tentazione: ad ogni pensiero cattivo correte subito col cuor a Gesù nel Sacramento, sempre col grido: — Gesù e Maria. — E siccome se mai entrasse in casa un tale che minacciasse di metter le mani sul bambino, egli balza prestamente in seno alla madre, le nasconde dentro nel petto la sua testolina, e allora non ha più paura! Anche noi, anche noi adoperiamo così: nelle tentazioni più forti, rifuggiamoci nel Costato aperto di Gesù, stringendoci al suo Cuore in una Comunione spirituale: La tentazione continua? e noi sempre in Comunione spirituale con Gesù. Sfidiamo in Gesù i demoni; e quanto più saranno, e continui negli attacchi, noi più vivamente attaccati a Gesù, farem cum tentatione proventum (Cor. X, 13). Ieri, oggi, sempre in eterno in Gesù: con lui in combattimento, con lui in agonia e con lui finalmente in gloria nella beatitudine in paradiso; perché la Comunione è il pegno della vita eterna.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.