IL SACRO CUORE DI GESÙ (59)

IL SACRO CUORE (59)

J. V. BAINVEL – prof. teologia Ist. Catt. Di Parigi;

LA DEVOZIONE AL S. CUORE DI GESÙ-

[Milano Soc. Ed. “V,ita e Pensiero, 1919]

PARTE TERZA.

Sviluppo storico della divozione.

CAPITOLO SESTO

MARGHERITA MARIA E I SUOI PRIMI COLLABORATORI

III. – STATO DELLA DIVOZIONE ALLA MORTE DI MARGHERITA MARIA

Le rivelazioni del 1688 e del 1689 (messaggio del re, missione affidata alla Visitazione e alla Compagnia di Gesù) aprirono un campo più vasto all’apostolato della santa e la spinsero ad estendere la cerchia delle sue relazioni. Ella si adoperava con un’attività incredibile per la sua cara divozione. Ella non era più in rapporto soltanto con le sue sorelle in religione. Da tutte le parti le scrivevano, andavano a vederla, e, malgrado la sua ripugnanza, ella andava al parlatorio, moltiplicava le sue lettere. Qual gioia, in compenso, quando ella sapeva qualche nuovo progresso della divozione! A Digione, l’autorità diocesana, alla quale Roma aveva rinviata la pratica, accorda alle Visitandine la festa desiderata, e il primo venerdì del febbraio del 1689, ottava di S. Francesco di Sales, vi si canta solennemente l’Ufficio e la Messa di suor Joly. Alcuni Gesuiti, per la maggior parte amici o figli spirituali del Padre de la Colombière, si accendevano di entusiasmo per la nuova divozione, l’ispiravano ai loro allievi, ne parlavano ad ogni occasione; a Lione, a Marsiglia soprattutto, era quasi un’esagerazione. Le ultime lettere della santa sono piene di particolari interessanti a questo proposito. La vediamo ella stessa tutta occupata a scrivere libri da divulgare. Il libretto di Moulins non basta più, né quello di suor Joly. Questo è riveduto dal P. Croiset, che lo pubblica a Lione, aumentandolo. Le edizioni andavano a ruba come le immagini. Sotto l’influenza della santa, il P. Froment, che era a Paray, incominciò un libro sul sacro Cuore: il P. Croiset pure si mise all’opera; emulazione inconscia che mise però la santa in qualche imbarazzo. Del P. Croiset e del suo libro essa si interessa di più. Si ha, almeno in buona parte, la sua corrispondenza con lui su questo soggetto. Ella suggeriva delle idee, dava, per quanto le costasse, i particolari necessari sulle origini della divozione; leggeva il manoscritto a misura che andava avanti. Ella aveva trovato nel P. Croiset come un secondo P. de la Colombière, non tanto per la divozione dell’anima sua, quanto per l’apostolato del sacro Cuore. Lei sola, così diceva, metteva ostacolo alla divozione; era meglio che morisse. Era vero, benché in un senso differente dal suo. Mentre ella era viva, non si poteva dire tutto. Il 17 ottobre, senza che si fossero decisi a crederla seriamente malata, ella, in un atto di amore, « si inabissò nel sacro Cuore ». Il libro del P. Croiset (seconda edizione) era quasi finito (Il P. Croiset dà il suo libro del 169: come una seconda edizione, perché egli lo riguarda come sostanzialmente identico a quello del 1689, col quale egli sviluppava e aumentava il libretto di suor Joly.). Egli aggiunse in fretta un Compendio della vita di una religiosa della Visitazione della quale Dio si è servito per stabilire la divozione al sacro Cuore di Gesù Cristo, morta in odore di santità il 17 ottobre dell’anno 1690; vi inserì, con i documenti forniti dalla Visitazione, lunghi estratti delle lettere che aveva ricevuto da lei e l’opera fu pubblicata a Lione nel 1691. – Si indovina quanto la divozione vi guadagnò. Prima di continuare la storia, vediamo rapidamente a che punto essa era quando la santa morì. Essa era costituita nella sua parte intima. Molto precisa e nello stesso tempo molto larga, riuniva tutti gli elementi esistenti, e li orientava verso una nuova meta ben chiara, l’amore reciproco e riparatore. Essa aveva le sue pratiche principali: tutte quelle del passato vi si incorporavano senza difficoltà, le nuove erano semplici e poco numerose. Esistevano dei libretti che aiutavano la fusione e aggruppavano, accanto agli esercizî antichi, le nuove preghiere. Ma più che un insieme di pratiche, più che una raccolta di esercizi antichi, o nuovi era uno spirito, tutta una spiritualità d’amore, tenera e forte insieme, per Gesù amante amabilissimo. Essa era accettata in diversi monasteri della Visitazione e risplendeva al di fuori in diverse città di Francia. Altrove era un po’ mescolata talvolta alla divozione del P. Eudes, che essa stava per assorbire; e, se Roma, sollecitata fin dal 1687, non aveva accordato né la Messa, né l’Ufficio, né la festa, aveva però rinviata la causa agli OrdinarI; e gli Ordinarî, a Langres per esempio, avevano fatto buona accoglienza. Alcune cappelle esistevano presso le Visitandine o altrove, le immagini e i quadri erano diffusi, i libretti in voga. Alcuni predicatori ne parlavano per raccomandarla. Il fuoco sacro era acceso in alcune anime ardenti; in due comunità il fiore delle religiose riguardava come un dovere del loro stato il propagarla. Si preparavano libri che l’avrebbero spiegata chiaramente e avrebbero detto delle sue origini celesti. Infine, la grazia di Dio era con i suoi apostoli e la trasformazione visibile che essa operava entrando; nelle anime o nelle comunità, aggiungeva una testimonianza viva alla parola e al libro. Morendo Margherita Maria lasciava la divozione viva, vitale, piena di avvenire. – Ma c’erano ostacoli formidabili. La Visione, come corpo, e la Compagnia di Gesù non erano conquistate alla nuova divozione. Le contraddizioni che dovettero subire Margherita Maria e il P. de la Colmbière non dovevano cedere tanto presto. Al di fuori i Giansenisti, che avevano già gridato tanto contro il P. Eudes, non erano pronti a disarmare davanti a Margherita Maria E ai Gesuiti. Roma in fine aspettava, secondo la sua abitudine, e osservava; essa non era ostile, ma non era neppure conquistata.