CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA DEL MESE DI GENNAIO 2022

CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA- GENNAIO (2022)

Gennaio è il mese che la Chiesa Cattolica dedica alla santa Infanzia di Gesù Cristo, all’Epifania, e la Sacra Famiglia.

… La devozione alla Santa Infanzia di Gesù è una devozione molto solida che poggia sulle migliori basi. Ha le sue radici immediate nel dogma dell’Incarnazione e l’unione ipostatica tra la natura divina e la natura umana nell’unica Persona del Figlio di Dio. Gesù Cristo è Dio e uomo, Dio e uomo perfetto e, in quanto uomo, soggetto alle condizioni dell’uomo, soggetto alle condizioni dei tempi, alle circostanze della vita umana: Egli ha dunque avuto un’infanzia. Inoltre, proprio perché era un bambino, dimostra in un modo tangibile che ha davvero assunto la nostra natura umana, con tutto ciò che le appartiene, in modo che Egli sia apparso tra noi nella verità di questa natura. Così dobbiamo vedere, nelle debolezze e le amabilità della sua infanzia, tante affermazioni e prove di questa verità: Gesù Cristo è uomo, veramente uomo. Come noi in tutte le cose. Questi esterni dell’infanzia, il volto di quel bambino, quelle lacrime, quella culla, quelle fasce, quel dolce sonno attesta il dogma fondamentale della nostra fede e della nostra redenzione. … Nel suo amore per noi, più il Salvatore lascia intravedere la sua debolezza, l’abbassamento, l’annientamento nei diversi misteri della sua vita, più ci convince che conviene stimare altamente queste umiliazioni, e circondarle di un omaggio ed amore tutto particolare. Con quale condiscendenza, nella sua infanzia, Egli rinuncia alla gloria e agli onori che un Dio avrebbe potuto esigere al suo ingresso nel mondo …La devozione alla santa Infanzia è une devozione amabile e affascinante. Dopo la devozione alla Santa Trinità, che è il coronamento di tutte le altre e la vera patria dell’anima, non ce n’è nessuna è più dolce e toccante, che parli così bene al cuore… – La devozione alla Santa Infanzia è una sorgente di grazie; è una devozione molto efficace. E non potrebbe essere altrimenti. È una devozione che si riporta direttamente a Nostro Signore; è Lui ad esserne l’oggetto. Ora, ovunque si trovi Nostro Signore, Egli è « pieno di grazia e di virtù ….

(R. P. Meschler S. J.: L’ANNO ECCLESIASTICO – Lethielleux ed. Paris – t. primo 1919)

III

ORATIONES

127

Amabilissimo nostro Signore Gesù Cristo, che fatto per noi Bambino, voleste nascere in una grotta per liberarci dalle tenebre del peccato, per attirarci a voi, ed accenderci del vostro santo amore, vi adoriamo per nostro Creatore e Redentore, vi riconosciamo e vogliamo per nostro Re e Signore, e per tributo vi offriamo tutti gli affetti del nostro povero cuore. Caro Gesù, Signore e Dio nostro, degnatevi di accettare questa offerta, e affinché sia degna del vostro gradimento, perdonateci le nostre colpe, illuminateci, infiammateci di quel fuoco santo, che siete venuto a portare nel mondo, per accenderlo nei nostri cuori. Divenga per tal modo l’anima nostra un altare, per offrirvi sopra di esso il sacrificio delle nostre mortificazioni; fate che essa cerchi sempre la vostra maggior gloria qui in terra, affinché venga un giorno a godere delle vostre infinite bellezze in cielo. Così sia.

Indulgentia trium annorum.

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, dummodo quotidie per integrum mensem oratio devote repetita fuerit (S. C. Indulg., 18 ian. 1894; S. Pæn. Ap., 21 febr. 1933).

128

 O divino Pargoletto, che dopo i prodigi della vostra nascita in Betlemme volendo estendere a tutto il mondo la vostra infinita misericordia, chiamaste con celesti ispirazioni i Magi alla vostra culla convertita in trono di reale magnificenza, e benignamente accoglieste quei santi personaggi che, ossequenti alla divina voce, corsero ai vostri piedi riconoscendovi ed adorandovi come Principe della pace, Redentore degli uomini e vero Figlio di Dio; deh! Rinnovate in noi i tratti della vostra bontà ed onnipotenza, illuminando il nostro intelletto, rafforzando la nostra volontà, infiammando il nostro cuore per conoscervi, servirvi, amarvi in questa vita, meritando così di godervi eternamente nell’altra.

Indulgentia quingentorum dierum (S. Pæn. Ap., 14 iul. 1924 et 15 ian. 1935).

129

«Passati gli otto giorni, il Bambino fu circonciso e gli fu posto nome Gesù ». A riscaldare il cuore indurito e agghiacciato del peccatore, o divino Infante, non sarebbero bastati il freddo, i vagiti, la povertà e le lagrime del vostro presepio, ed ecco che, mentre sopra il vostro capo non s’erano ancora del tutto spente la luce e l’eco delle armonie angeliche, passò sopra le vostre carni, opera dello Spirito Santo, il coltello di pietra, che ne trasse alcune gocce di sangue. Ora, al mattino della vita, sono poche gocce; ma, giunta la sera, lo verserete tutto fino all’ultima stilla. Deh, fate comprendere anche a noi la imprescindibile necessità di espiare la colpa e di riconquistare la libertà dello spirito con la mortificazione dei bassi istinti della, carne. La grandezza del vostro nome, o Gesu, precedette, accompagnà e seguì la vostra comparsa sulla terra. Fin dall’eternità il Padre lo porto scritto a caratteri d’oro nella sua mente ed agli albori della creazione le arpe angeliche gli intonarono un inno di gloria ed i giusti gli mandarono, come salutandovi da lontano, un gioioso palpito di speranza. E al suo primo echeggiare nel mondo, il cielo si aperse, la terra respiro e l’inferno tremò. La sua storia non segna che trionfi. Da venti secoli esso forma la parola d’ordine dei credenti, che sempre vi attinsero e vi attingeranno la ispirazione e l’impulso per spingersi fino alle più eccelse vette della virtù. Esso resterà sempre la voce dolcissima, che, risuonata sulla vostra culla e scritta sulla vostra Croce, ricorderà perennemente all’uomo Colui, che lo amo fino a morire per lui. O Gesù, impossessatevi pienamente del nostro cuore e fatelo vivere solo del vostro amore, finché a Voi abbia consacrato il suo ultimo palpito.

Fidelibus, qui supra relatam orationem devote recitaverint, conceditur:

Indulgentia trium annorum;

Indulgentia plenaria, suetis conditionibus (S. Pæn. Ap., 4 maii 1941).

Queste sono le feste del mese di Gennaio 2022

1 Gennaio In Circumcisione Domini   Duplex II. classis *L1*            

2 Gennaio SS. NOME DI Gesù Sanctissimi Nominis Jesu   

6 Gennaio In Epiphania Domini  Duplex I. classis *L1*

7 Gennaio

PRIMO VENERDI

8 Gennaio Sanctae Mariæ Sabbato

                 PRIMO SABATO

9 Gennaio Sanctæ Familiæ Jesu Mariæ

13 Gennaio Commemoratio Baptismatis Domini Nostri Jesu Christi – Duplex II. classis

14 Gennaio S. Hilarii Episcopi Confessoris Ecclesiæ Doctoris    Duplex

15 Gennaio S. Pauli Primi Eremitæ et Confessoris    Duplex

16 Gennaio Dominica II post Epiphaniam – Semiduplex Dominica minor *I*S.

   S. Marcelli Papæ et Martyris    Semiduplex

17 Gennaio S. Antonii Abbatis    Duplex

18 Gennaio Cathedræ S. Petri   Duplex majus *L1*

19 Gennaio Ss. Marii, Marthæ, Audifacis, et Abachum Martyrum    Simplex

20 Gennaio Ss. Fabiani et Sebastiani Martyrum    Duplex

21 Gennaio S. Agnetis Virginis et Martyris    Duplex *L1*

22 Gennaio Ss. Vincentii et Anastasii Martyrum    Semiduplex

23 Gennaio Dominica III Post Epiphaniam

 S. Raymundi de Peñafort Confessoris 

24 Gennaio S. Timothei Episcopi et Martyris    Duplex

25 Gennaio In Conversione S. Pauli Apostoli    Duplex majus *L1*

26 Gennaio S. Polycarpi Episcopi et Martyris    Duplex

27 Gennaio S. Joannis Chrysostomi Episcopi Confessoris et Eccl. Doctoris –  Duplex

28 Gennaio S. Petri Nolasci Confessoris – Duplex

29 Gennaio S. Francisci Salesii Episcopi Confessoris et Ecclesiæ Doctoris    Duplex

30 Gennaio Dominica IV Post Epiphaniam    Semiduplex Dominica minor *I*

                        S. Martinæ Virginis et Martyris    Semiduplex

31 Gennaio S. Joannis Bosco Confessoris    Duplex

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO (7)

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO (7)

TITOLO ORIGINALE: TRAITÉ DU SAINT – ESPRIT – Edit. Bloud-Gay.- Paris 1950

V. Per la Curia Generalizia Roma, 11 – 2 – 1952 – Sac. G. ALBERIONE

Nulla osta alla stampa – Alba, 20 – 2 – 1952 Sac. S. Trosso, Sup.

lmprimatur: Alba, 28 – 2 – 1952 – Mons. Gianolio, Vic. GEN.

CAPO SESTO

LA DOTTRINA DELLO SPIRITO SANTO SECONDO LE LETTERE DI SAN PAOLO

Le lettere di san Paolo sono rivolte alle cristianità da lui evangelizzate nell’Asia Minore, in Grecia, a Roma; e a tre dei suoi discepoli: Timoteo, Tito e Filemone. Lo scopo dell’Apostolo è prima di tutto uno scopo morale: la giustificazione, la santificazione, la salvezza delle anime. Queste tre espressioni che san Paolo usa continuamente, nelle sue epistole, designano sempre la stessa opera soprannaturale. Se la considera al suo inizio, quando essa è liberazione dal peccato, la chiama di preferenza nostra giustificazione; se la considera nel suo pieno sviluppo, quando è una marcia sicura verso Dio, la chiama di preferenza nostra santificazione; se la considera al suo termine, quando ci avvicina alla nostra unione a Dio nella gloria, la chiama di preferenza nostra salvezza. Ma questi sono punti di vista, sfumature, di cui l’Apostolo non tiene sempre conto. – Ora, è in vista della salvezza, della santificazione, della giustificazione dei cristiani da lui evangelizzati, che san Paolo è indotto ad insegnare il mistero di Dio, il mistero di un solo Dio in tre Persone. All’inizio di uno studio come questo, è assai importante ricordare che san Paolo non consideri mai Dio come vivente lungi da noi. Secondo la sua dottrina, Dio è immanente in noi, sebbene sempre distinto da noi, per animarci, illuminarci, fortificarci, consolarci, o per biasimarci con la voce della nostra coscienza. Noi viviamo in Lui. E, siccome è Padre, Figlio e Spirito Santo, viviamo nello Spirito Santo, che ci trascina verso il Figlio e, per il Figlio, verso il Padre. Così è uno scopo morale che conduce l’Apostolo san Paolo ad insegnare il mistero di Dio, a presentarci il mistero di un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. In qual modo egli ci presenta in particolare lo Spirito Santo?

1.

Tre principali ostacoli si oppongono, secondo san Paolo, alla nostra giustificazione, alla nostra santificazione, alla nostra salvezza: il demonio, il mondo, la carne. Prima di tutto, satana, l’angelo ribelle, il capo dei demoni, che Dio ha dannato, a motivo della sua ribellione contro di Lui, con gli angeli che come lui e con lui si sono rivoltati. Appena l’uomo comparve sulla terra, satana lo tentò per indurlo a ribellarsi contro Dio, come egli stesso aveva fatto, conducendolo a disobbedirgli. Disobbedendo a Dio ricusava di riconoscerlo come Sovrano Signore; rifiutava di adorarlo. satana pervertì, innanzitutto, la prima donna e, per suo mezzo, il primo uomo, Adamo. In lui, tutti gli uomini della sua discendenza sono stati costituiti peccatori. Così il peccato entrò nel mondo e, col peccato, la morte. satana, coadiuvato dai demoni, continua l’opera sua di peccato, in tutti gli uomini in particolare. È questo il primo ostacolo alla nostra santificazione. – Il peccato, una volta introdotto nel mondo, si è moltiplicato sotto tutte le forme e, moltiplicandosi, è divenuto una provocazione a peccare. Così esso ha pervertito il mondo. Il mondo, mediante la corruzione che trascina con sé, è un secondo ostacolo alla nostra santificazione. – Ed ecco il terzo ostacolo. Si trova nel nostro intimo. Ogni natura umana in particolare lo porta con sé. Venendo al mondo peccatori, nasciamo in opposizione a Dio, privi della vita soprannaturale che Egli comunica. È tale privazione che ci costituisce formalmente peccatori, come si esprime la teologia. Nasciamo anche privi di un certo numero di vantaggi che ci avrebbero reso tutto facile e la cui privazione ci rende tutto difficile. Da tutte queste privazioni, risulta in noi una debolezza, uno squilibrio, che si manifesta con una smisurata ricerca degli onori e delle vanità del mondo, con una ricerca eccessiva dei beni di quaggiù, una sete di godimenti, soprattutto di godimenti sensibili, e in questi, più particolarmente, dei godimenti voluttuosi. È appunto questa perversione della nostra natura umana che vien chiamata dall’Apostolo: triplice concupiscenza della carne, o solamente la carne. –  Così i tre ostacoli alla nostra santificazione sono il demonio, il mondo e la carne. Dovremo lottare contro tutto questo, e lottare tutta la nostra vita. La vita morale sarà una lotta, un combattimento incessante. Se fossimo stati lasciati a noi stessi, saremmo tutti perduti. Poiché, nell’ordine della nostra salvezza da soli non possiamo gran cosa. Non ci è possibile perseverare a lungo nell’osservanza dei comandamenti di Dio, né vincere le gravi tentazioni. Ma il Salvatore è venuto. Con la Sua morte ha vinto il peccato, ha vinto il mondo. Ci manda lo Spirito Santo che è il Suo Spirito ed è nel medesimo tempo lo Spirito del Padre.  È qui che nella teologia morale di san Paolo si parla per la prima volta dello Spirito Santo. – Cristo ha riscattato tutti gli uomini senza eccezione. Lo Spirito Santo si presenta dunque al cuore di ogni uomo, chiunque sia: Però, se Dio ci ha creati senza di noi, non ci giustifica senza di noi. Dobbiamo accettare liberamente lo Spirito Santo. Chi accetta lo Spirito Santo e coopera con Lui, sarà salvo. Chi rifiuta di corrispondere allo Spirito Santo, fino alla fine della vita, sarà dannato. È il peccato contro lo Spirito, il peccato irremissibile. A colui che riceve lo Spirito Santo e corrisponde ai Suoi inviti, Egli dà, prima di tutto, il lume della fede che gli permetterà di credere ai misteri rivelati da Dio. Il mistero centrale è il mistero di Gesù, Dio fatto uomo, venuto in questo mondo per riscattarci. Poi, una forza soprannaturale che gli permetterà di lottare contro il demonio e le sue tentazioni, contro il mondo e contro la carne, una forza che gli permetterà di contare sul cielo, quale sola ed unica ricompensa. E nel medesimo tempo, una carità verso Dio e verso il prossimo, chiamata a divenire sempre più universale, elevata, viva, perfetta, e ad assumere tutte le forme descritte dall’Apostolo, che rendono la creatura umana che le realizza e le ha realizzate, un essere morale idealmente bello agli occhi di tutti coloro che sanno osservare e giudicare: « La carità è paziente, ha scritto san Paolo, la carità è benefica, la carità non è invidiosa, non è insolente, non si gonfia, non è ambiziosa, non cerca il proprio interesse, non s’irrita, non pensa male, non gode dell’ingiustizia, ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta » (I Cor. XIII, 47). Quando la creatura umana è giunta a questo grado di corrispondenza all’azione dello Spirito Santo, è santa, di una santità in pieno sviluppo. Poiché su questa terra la santità è sempre in cammino. Non conosce soste. Ed anche per essa non avanzare sarebbe indietreggiare.

2.

Quindi lo scopo che l’Apostolo si prefigge nelle sue Epistole, è prima di tutto uno scopo morale: la giustificazione, la santificazione, la salvezza delle anime, che egli ha la missione di evangelizzare. E in tale occasione che si sente spinto ad insegnare e a presentare il mistero di un solo Dio in tre Persone, Padre, Figlio e Spirito Santo. Egli ci presenta lo Spirito Santo come Colui per ii quale, col quale, nel quale, il Figlio unico del Padre, Verbo Incarnato, ci santifica, per mezzo del quale ci illumina, ci fortifica, riempie i nostri cuori di una carità per Dio e per le anime, che nulla stanca, niente scoraggia, né arresta, in mezzo alle difficoltà tra le quali ci dibattiamo in questo mondo. Cerchiamo adesso di comprendere, attraverso questa descrizione dell’opera dello Spirito Santo nelle anime, che abbiamo abbozzata, l’idea che san Paolo si è formata e ci dà dello Spirito Santo. – Avremo osservato che in nessuna delle sue lettere l’Apostolo. dice esplicitamente che lo Spirito Santo è Dio. L’Apostolo fa questo per non urtare il monoteismo giudaico. Il monoteismo rigido, gretto, astratto, quale i Giudei di quel tempo lo intendevano, costituiva infatti una difficoltà. Lo stesso Salvatore ne aveva tenuto conto. L’Apostolo Paolo, antico discepolo di Gamaliele, conosceva questa difficoltà meglio di tutti. Ne sapeva le esagerazioni, le esigenze e le vivissime suscettibilità che creava negli spiriti. Aggiungiamo che tale difficoltà non ha cessato di persistere negli ambienti, intellettuali e religiosi, giudaici. – Sì, senza dubbio, non vi è che un solo Dio, come hanno insegnato Mosè e i profeti. Ma, in Dio, vi è il Padre, che genera eternamente un Figlio, e, dal Padre, per il Figlio, procede eternamente lo Spirito Santo. Così, vi è Dio, e in Dio vi è la vita intima di Dio che consiste essenzialmente nella generazione eterna del Figlio e nella spirazione eterna dello Spirito. San Paolo comprendeva benissimo che il monoteismo gretto dei suoi contemporanei non si sarebbe attenuato né avrebbe abbandonato le proprie esigenze, se non quando si fosse stabilita negli spiriti, per mezzo della fede, una conoscenza sufficientemente chiara della vita interiore di Dio, della vita trinitaria. E capiva benissimo che questa conoscenza trinitaria sarebbe penetrata, negli spiriti e nei cuori, prima di tutto e soprattutto mediante la fede in Gesù Cristo, Figlio di Dio, Dio fatto uomo. Questa fede viva e profonda in Gesù Cristo, Dio fatto uomo, avrebbe trascinato seco la rivelazione della Santissima Trinità, la rivelazione dello Spirito Santo, Dio, come il Padre ed il Figlio. Di colpo l’idea del gretto monoteismo dei Giudei sarebbe caduta da sé. Da ciò, l’insegnamento molto riservato dell’Apostolo. Senza parlare della divinità dello Spirito Santo, egli lo presenta quale autore e consumatore della nostra santificazione, col Padre e col Figlio; e al medesimo titolo del Padre e del Figlio. Ma con quale fermezza e chiarezza fa questa presentazione! « Quelli infatti che vivono secondo la carne – scrive san Paolo nella lettera ai Romani – gustano le cose della carne; ma quelli che vivono secondo lo Spirito gustano le cose dello Spirito. Ora la saggezza della carne è morte; la saggezza dello Spirito è vita e pace, perché la sapienza della carne è nemica di Dio, non essendo soggetta, né potendosi assoggettare alla legge di Dio: quindi quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio. Ma voi non vivete più secondo la carne ma secondo lo Spirito, se lo Spirito di Dio abita in voi. Che se uno non ha lo Spirito di Cristo, egli non è dei suoi. Se poi Cristo è in voi, il corpo certamente è motto a causa del peccato, ma lo Spirito vive a cagione della giustizia. Che se lo Spirito di Colui che risuscitò Gesù da morte abita in voi, chi risuscitò Gesù Cristo da morte renderà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del Suo Spirito che abita in voi» (Rom VIII, 5-11). E nella lettera agli Efesini, esponendo la medesima dottrina, l’Apostolo scrive: « A questo fine piego le mie ginocchia dinanzi al Padre del Signor Nostro Gesù Cristo, da cui ogni famiglia e nei cieli e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo le ricchezze della Sua gloria, di essere mediante lo Spirito di Lui, potentemente corroborati nell’uomo interiore, in modo che Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e voi, radicati nella fede, fondati nella carità, possiate, con tutti i santi, comprendere quale sia la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, anzi possiate conoscete ciò che supera ogni scienza, la stessa carità di Cristo, in modo che siate ripieni di tutta la pienezza di Dio » (Ef. III, 14-19). – Da questi testi appare chiaramente che ogni santificazione viene in noi per mezzo dello Spirito Santo, che procede dal Padre, per il Figlio. Egli è l’autore della nostra santificazione, col Padre e col Figlio e al medesimo titolo del Padre e del Figlio. Ciò equivale affermare che Egli è Dio, come il Padre ed il Figlio. Uno, nell’unità di sostanza, col Padre e col Figlio, lo Spirito Santo non è né il Padre, né il Figlio; per conseguenza è una Persona come il Padre, una Persona come il Figlio. È questo l’insegnamento di san Paolo che si congiunge qui con quello di san Giovanni (XIV, 15-16). E secondo l’Apostolo, tutti noi uomini, senza far distinzione fra gl’incirconcisi, o i pagani, e i circoncisi, o i Giudei, siamo stati riscattati dal medesimo Cristo, Nostro Signore Gesù. « Egli è venuto ad evangelizzare la pace a voi che eravate lontani e a quelli che erano vicini, perché per mezzo di Lui e gli uni e gli altri, mediante il medesime Spirito abbiamo accesso al Padre. Voi dunque, Efesini, che eravate pagani non siete più ospiti  e pellegrini; ma siete concittadini dei santi e della famiglia di Dio, edificati sopra il fondamento degli Apostoli e dei profeti, essendo lo stesso Cristo Gesù la prima pietra angolare, sopra di cui tutto l’edificio ben costruito s’innalza per formare il tempio santo del Signore, sopra il quale anche voi siete insieme edificati, per divenire, mediante lo Spirito, dimora di Dio » (Ef. II, 17-22). – In altri termini, Cristo che ci ha tutti riscattati, senza far distinzione tra Giudei e pagani, viene Lui stesso, per mezzo del Suo divino Spirito, a bussare alla porta dell’anima nostra. E, se corrispondiamo ai Suoi inviti, pet il Suo Spirito, col Suo Spirito, nel Suo Spirito ci attira tutti a Sé e, per Suo mezzo, verso il Padre. Siamo giustificati, siamo santificati, siamo salvati. Lo Spirito Santo è Colui per il quale si opera questa trasformazione nelle anime nostre. Egli è la terza Persona della Santissima Trinità, non soltanto numericamente, ma perché è il termine della vita trinitaria, Colui per il quale la vita trinitaria ci è comunicata, pet fare di noi i templi dello Spirito, i fratelli del Figlio unico di Dio, i figli di Dio Padre, in una parola dei santi, chiamati a vivere sempre più della vita stessa di Dio. Ed è l’amore del Padre, per mezzo del Figlio che ci ha riscattati, il cui amore per noi « supera ogni scienza » (Ef. III, 19), nello Spirito, per lo Spirito, con lo Spirito, che opera in noi tutte queste meraviglie. Quindi, termine dell’amore del Padre, per il Figlio, lo Spirito Santo è anche considerato e presentato dall’Apostolo come lo Spirito d’amore, come l’amore di Dio per noi. – Tale è la dottrina di san Paolo sullo Spirito Santo. Egli è Dio, come il Padre ed il Figlio. È una Persona, come il Padre ed il Figlio. Uno col Padre e col Figlio, viene in noi dal Padre per il Figlio e, se sappiamo corrispondere ai Suoi inviti, trascina tutti noi uomini verso il Figlio e per il Figlio, verso il Padre, spezzando definitivamente « la barriera che separava i Giudei e i Gentili o i pagani » (Ef. II, 14). È per noi la giustificazione, la santificazione, la salvezza. Egli è il termine della vita trinitaria. È l’amore di Dio per noi. Ecco tutto il simbolo della nostra fede sullo Spirito Santo: tutta la dogmatica cattolica.

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO (8)

CRISTO REGNI (4)

CRISTO REGNI (5)

 P. MATHEO CRAWLEY (dei Sacri Cuori)

TRIPLICE ATTENTATO AL RE DIVINO

[II Edizione SOC. EDIT. VITA E PENSIERO – MILANO]

Nihil obstat quominus imprimatur – Mediolani, die 4 febr. 1926 Sac. C. Ricogliosi, Cens. Eccles.

IMPRIMATUR – In Curia Arch. Mediolani die 5 febr. 1926 – Can. M. Cavezzali, Provic. Gener.

IV. – La moda

Essa è un’autorità ordinariamente nefasta, arbitraria, molto spesso immorale. I protestanti avevano inventata la papessa Giovanna, un essere di finzione detestabile, una favola mille volte assurda. Io credo di aver scoperto una papessa reale, di una autorità mondiale, infallibile per i suoi adepti e che facendo fronte ai Pontefici ed ai Vescovi, distrugge, con un solo suo decreto, una parte della legislazione cristiana: è la papessa – Moda. Io le riconosco tutta la sua indiscutibile e triste autorità, che sopravvive in grazia a coloro che sono inclini all’imitazione per la propria stessa natura e per un vano rispetto umano. Tuttavia, nonostante quelli che dicono che il parlare contro di esso, sia una perdita di tempo, più di una volta, con la grazia di Gesù, credo di essere riuscito a far distruggere i suoi decreti di ignominia. La moda siede di diritto in due o tre grandi capitali, ma di fatto, percorre il mondo, assoldando le sue vittime per l’inferno, in tutti i paesi. La condizione attuale, indispensabile per ottenere i suoi favori, con il titolo di elegante, è di abbigliarsi appena dell’indispensabile e più ancora… per produrre l’impressione che sì è vestiti, senza esserlo. San Girolamo lo diceva già, quando rimproverava questa licenza alle patrizie convertite: « i vestiti di seta tessuti d’oro coprono i corpi senza vestirli ». lo concepisco l’esistenza della moda ed ammetto che per ragioni di estetica e d’igiene essa cambi e vari i suoi modelli secondo le stagioni, i gusti, i paesi. Comprendo come essa faccia spendere dei milioni, quando essa stessa li divora. Io mi rendo conto delle esigenze del secolo e della raffinatezza che esso ha potuto apportare in tutto. Ma è cosa biasimevole e inaccettabile che la Moda si faccia un veicolo per l’inferno; che sacrifichi al culto di Venere, il candore, la modestia, la bellezza morale delle famiglie cristiane. – Signore Gesù, tu ami talmente i fiori di giglio, che ne hai affidato la cura a tua Madre immacolata! – Come ne restano pochi di questi fiori ai giorni nostri! Come è facile il contare le giovinette pie, quelle cioè che santamente pure, rifiutano di bruciare l’incenso della loro delicatezza e della loro dignità di cristiane, davanti alla Dea! Tuttavia, le regine non dovrebbero vestirsi come le schiave… Eppoi, quando le figlie di Maria hanno perduto il valore di questo fiore di neve, di questa beltà caratteristica della Madre loro, di questo celestiale riflesso di candore, chi potrebbe renderle mai più rassomiglianti agli Angeli? Ahimè! se in una festa data da gente scelta e cristiana si presentassero due regine: Maria Immacolata e… Venere, io credo pur troppo che la Vergine Purissima non potrebbe riconoscere le sue figliole… « Regina dei gigli, Santissima Madre, oh! fa vedere a quelle che ti proclamano il loro amore, che non te lo confermano mentre sempre con le loro azioni, fa vedere che v’è una virtù tanto cara al tuo Cuore che non sarà mai abbastanza praticata: la modestia « Conserva il loro candore e la loro purezza ». La moda comanda con tale audacia « le si obbedisce  con tale sottomissione che il conflitto fra i diritti di Dio e quelli che essa si arroga, giunge finanche ai piedi dell’altare. – Molti giornali si occupano di questo, il che prova che molte donne pie, pur senza essere cattive, sono spesso incoscienti. Ad  X… si parla molto, in società, d’un incidente avvenuto nella Chiesa del G. Il giorno della festa di S. I. il Cardinale B. celebrava in quella Chiesa una Messa solenne alla quale molte nobili signore erano venute pe ricevere la S. Comunione dalla mano del Porporato. Ma esse avevano dei vestiti piuttosto da teatro che a Chiesa. Al momento di scendere dall’altare, per dare la Comunione, il Cardinale se ne accorse, e rivoltandosi verso l’altare, ripone il ciborio nel Tabernacolo. Poi,   nuovamente rivolo verso il pubblico, cominciò a palare. Che cosa disse? … Quelle signore avranno lungamente nella memoria la sua veemente apostrofe. Quel che egli disse, lo disse in tono tale che esse lasciarono immediatamente la Chiesa, inseguite fino alla porta dalla parola del Cardinale, indignato che delle donne osassero venire ad inginocchiarsi all’altare, con un vestiario da concerto, da teatro o da ballo… E veramente non troviamo eccessiva l’indignazione del Prelato. – Ho detto: autorità nefasta, tirannica, della moda; ed aggiungo, dispotismo. Essa non nasconde più — ed è molto meglio — le sue tendenze pagane e scandalose, essa confessa chiaramente la vera ragione dei vestiti troppo corti, delle stoffe trasparenti. Io mi permetto ancora di stralciare da una rivista elegante e diffusa, sfogliata a caso nel parlatorio di un istituto d’educazione, questo brano suggestivo: « Alcuni ballerini entusiasti hanno organizzato, l’estate passato, dalle undici a mezzogiorno, sulle spiagge di moda, il tango-aperitivo che si ballava in costume! È naturale che le sarte si siano occupate della creazione di abiti da ballo « sensationnels » « deshabillants ». Il tango, che si ride degli anàtemi, continua la sua carriera brillante, ma esige un vestiario appropriato al ritmo lascivo della sua cadenza ». Considerate il cinismo di queste parole! – La pubblicazione citata, è fatta per un ambiente onesto… Notate questo, famiglie cattoliche, e rileggete: il tango si ride degli anatemi… Ora voi sapete benissimo che i Vescovi hanno elevato all’unanimità la loro voce per condannare e proibire il tango, il fox-trott, ecc. Il Santo Padre stesso li ha testé interdetti. Ridetevene, dice il mondo, acclamate la Venere trionfante!… Autorità nefasta che altera i cuori e falsa la coscienza.  – Ascoltate questo strano incidente: Dopo aver assistito ad una Messa solenne in onore della Santissima Vergine, patrona di una confraternita molto in onore nell’aristocrazia della città, una signora e la sua bambina di quattordici anni vanno in un grande negozio di moda. La madre esamina molti modelli e infine ne sceglie uno, ma al momento di provarselo, sente in sé un rimorso molto giusto: quello di scandalizzare la figliuola. Allora, piuttosto che rinunziare al modello, le dice: « Vai in fondo alla sala, figlia mia, e voltati verso il muro » Oh! che una fanciulla non possa vedere sua madre, senza essere turbata, e che la madre lo riconosca senza rimediarvi! Che deviazione inaudita del più profondo senso morale, che, negli umili come nei grandi, è dappertutto una luce di natura! A quale cataclisma morale siamo per arrivare? – Un sintomo di questa allarmante decadenza è, da qualche anno, la profanazione del candore delle ciulle da 7 a 15 anni già vestite con delle acconciature in completo disaccordo con le regole elementari della morale e della modestia. La moda aveva per molto tempo rispettato l’innocenza verginale delle piccole; questo rispetto oggi non c’è più. Eppure, si son viste arrossire di sé stesse, piccole innocenti, in presenza di persone rispettabili cercare istintivamente di coprirsi, e restare confuse di non averne la possibilità materiale. È crudele e disgustoso, certamente, perché l’infanzia è sacra. Ora l’abuso può diventare scandaloso e « guai a colui che scandalizza uno di questi piccoli che sono miei », dice sempre Nostro Signore. –  Il grave peccato non consiste solamente nel fatto, tuttavia tanto condannabile, dei vestiti troppo corti, ma nella perdita del pudore, della delicatezza femminile, per l’abitudine contratta della nudità. Dove saranno, ohimè!, le nostre piccole Agnesi tredicenni, che soffrono il martirio, che versano il loro sangue per conservare il loro fiore verginale? Come le norme fisiche, così quelle della morale si apprendono dalla prima infanzia. Come sono felice di poter dichiarare ai Cattolici che leggeranno queste pagine, che S. S. Benedetto XV si è degnato, non soltanto di benedire, ma di incoraggiare risolutamente la campagna che difende la purezza delle famiglie cristiane, contro le audacie dell’odierno paganesimo. Ecco un estratto dell’autografo pontificio. È ancora la voce di Gesù che difende i suoi piccoli: « Il formidabile torrente di vizi, che inonda la società moderna, riceve un funesto appoggio da questo abuso che è la moda incedente. E questa moda, per la negligenza, o peggio ancora per la vanità colpevole di tante madri di famiglia, si estende malauguratamente alle fanciulle, esponendo ad un gran pericolo il candore della loro innocenza. « Tuttavia, se simili calamità contristano il cuore paterno, siamo confortati d’altra part nel vedere sorgere felici iniziative, il cui scopo è di combattere questa frenesia di licenza nel modo di vestire » (Lettera di S. S. Benedetto XV al R. P. Mathéo). Se qualcuno, poco rispettoso dell’autorità suprema, osa discutere le parole sagge ed opportune del Papa, io gli rispondo con il seguente fatto, che dà  una lezione chiara e severa.  Un venerabile curato incontra una fanciulla di tredici o quattordici anni, vestita secondo la moda attuale, senza calze, con una veste estremamente corta e leggera. La fanciulla, accompagnata dalla sua governante, va a fare la sua passeggiata in tale acconciatura. Il Curato è un vecchio amico della famiglia, ed ha anche preparato la piccola alla sua prima Comunione. Egli la ferma infatti, e le dice: « Va a dire a tua madre da parte mia di allungarti il vestito almeno fino al ginocchio ed anche di più, perchè tu non sei più una bimbetta. E le dirai che sono rimasto impressionato di vederti in una acconciatura così poco cristiana.  La fanciulla, che è molto intelligente e molto buona, fa, tutta commossa, l’ambasciata del Curato. Insiste, perché è perfettamente convinta che egli ha ragione: « Ho vergogna di uscire vestita come se andassi al bagno », dice lamentandosi. Ma la madre risponde: « che il Curato s’occupi dei suoi affari in chiesa, io m’occupo dei miei in casa mia ». La risposta viene riferita al Curato dalla fanciulla, dopo la lezione di catechismo. Ma ecco che qualche giorno più tardi la madre, da buona cristiana (!) va a comunicarsi, come era sua abitudine, alla Messa del Curato. Quando questi giunge davanti a lei, per la Comunione, passa appresso… Distrazione ?… una seconda volta lo stesso… una terza egualmente… Oh! allora? La Messa è finita, la signora si precipita furente in Sacrestia ed investe violentemente il buon Curato, rimproverandogli il suo sorprendente modo di agire. Ma le parti erano cambiate: « Signora, vogliate pensare ai vostri affari, come è vostro desiderio, in Chiesa io mi occupo dei miei ». – Infatti, se il prete che ha il diritto di assolvere, non ha anche quello di indicare ciò che è contrario alla Legge del Signore, perché andare da lui a confessarsi? Termino con questa lettera che Sua Eminenza il Cardinale Mercier volle indirizzarmi, per riaffermare il suo appello lanciato alle famiglie cristiane per invitarle alla modestia: « Sì, Lei ha ragione: l’andazzo oggi in voga, per cui le madri imprudenti subiscono la tirannia della moda e denudano le loro figliolette, col pretesto dell’eleganza o dell’igiene, è colpevole e giustifica la sua riprovazione. Noi ci uniamo a Lei per supplicare le madri cristiane di ascoltare gli avvertimenti del nostro bene amato Pontefice, Benedetto XV, Vicario di Gesù Cristo, supremo interprete della morale cristiana. Educatori ed educatrici dell’infanzia e della gioventù considerate le vostre responsabilità. « Noi decliniamo la nostra, indicandovi il vostro dovere; voi non vi sottraete alla vostra, rifiutando di obbedirci » (Lettera del 10 gennaio 1921 al R. P. Matéo). – Ascoltate il lamento di Gesù: « Misericordia di me! Abbiate pietà di me e delle vostre anime, voi che vi piegate a tutte le esigenze pericolose della moda e che vi mettono in condizioni tali di provocare il male con condannabili sfrontatezze. « Misericordia di me: Abbiate pietà di me, mamme, spose e figliuole cristiane che io amo tanto. Non offuscate la vostra bellezza morale, facendovi ingannare da un miraggio di vanità mondana. Perché mi flagella, calpestando la mia legge Divina?… »

V. – Gli spettacoli

Roma pagana reclamava il pane… e gli spettacoli del circo. La società pseudo cristiana dei nostri giorni invoca anche essa a gran voce gli spettacoli. Essa non potrebbe farne a meno, ne è febbrilmente assetata. Io non condannerei, certamente, un teatro sano ed idealista, che potrebbe essere, a rigore, una scuola di virtù e di pensieri nobili, ma questo genere di teatro, ancora ricordato dai nostri nonni, non esiste quasi più. Il teatro moderno, invece, non dà che il quadro di passioni smodate e scandalose, e lo dà con una seduzione tentatrice. Con questi filtri diabolici esso abbellisce il peccato. La società moderna vi sì è assuefatta. Chi, oggi, si astiene da una rappresentazione, perché scabrosa e indecente? Una cerchia ben ristretta di Cristiani. Contro tale astensione vi è un rispetto umano molto più potente della delicatezza di coscienza. Far vedere di essersi privati, per scrupolo, da una rappresentazione, significherebbe essere indicati a dito da tutti. Quelli che osano affrontare la critica e che sì permettono di farlo valorosamente, quando se ne presenta l’occasione, sono una minoranza molto piccola. La mentalità attuale, d’altra parte, non permette più la critica sana. Qualche tempo fa si discuteva, in un salotto cristiano, intorno ad una scena veramente scandalosa. Un’artista insolente si era permessa di presentarsi in modo che io non posso dire. Ebbene, il pubblico l’aveva applaudita. Qualche famiglia indignata aveva abbandonato il teatro ed aveva attirato l’attenzione della polizia in proposito. Colui che raccontava il fatto era indignato contro un tale attentato al pudore. Ma di comune accordo gli si fece osservare che la cosa in se stessa non poteva avere nulla di speciale per essere additata alla censura, se nel teatro non vi fossero persone di età matura! Ciò significava dire chiaramente che tali spettacoli potevano essere permessi. Significava dire, in un modo molto farisaico, che la licenza, il peccato di impudicizia, la seduzione, la provocazione non esistono più, quando si sono varcati i venticinque anni! Dopo questa età che cosa se ne fa, l’uomo del sesto  e nono comandamento, e di tutto quello che essi contengono, come la purezza dello spirito, dei desideri, dei pensieri, ecc.? E ad eccezione di una sola persona, tutti in un salotto cristiano, pensavano egualmente e qualcuno portava anche come esempio che in Grecia, ai tempi dei famosi tragici, l’abuso di cui si parlava, era invece diventato un’abitudine. Che modo di pensare veramente cattolico, quello di cercare, dopo venti secoli di Cristianesimo, come scusa alle licenze della nostra epoca, queste licenze maledette ed abbominevoli in uso in Grecia e a Roma! Dopo venti o venticinque anni, è permesso di veder tutto, di sentir tutto… si è confermati nelle grazia!… – Quale bene immenso si potrebbe fare con le ingenti somme, sacrificate dai buoni in tanti spettacoli più che leggeri, frivoli e mondani… Bisogna reagire con coraggio ed ottimismo cristiano. Ma questa reazione deve cominciare dalla classe dirigente, perché il male, come il bene, discende quasi sempre da essa. Nel dire classe dirigente, voglio indicare soprattutto il fior fiore delle famiglie cristiane. Ad esse sta il decidere il gran conflitto morale dei nostri giorni, se il Maestro Gesù dovrà cioè subire ancora per molto tempo l’ignominioso flagello di cui la impudicizia lo rende vittima. « Misericordia di me: abbiate misericordia di me, voi che affollate gli spettacoli, davanti ai quali, secondo voi, tutto è permesso. Cessate di ridervi del sesto comandamento che io v’ho dettato. Fermatevi, figli miei! Oh! guardate alla luce del Tabernacolo; che torrente di fango, di frivolezza, di odiosa immodestia giunge come un insulto, quasi fino ai miei piedi divini! Esso minaccia la fede, i costumi del focolare, l’innocenza dei vostri fanciulli. Perché mi battete calpestando la mia Legge Divina? »

VI. – Divertimenti mondani – Danze

La vera vita sociale, vale a dire lo scambio sincero di relazioni degne, semplici e cortesi fra le famiglie, è un elemento di moralità, di educazione, nello stesso tempo che una barriera che regola, in una vita rettamente onesta, la legittima espansione dei nobili sentimenti di cristiana solidarietà. La vita sociale ben compresa, cristianamente vissuta, intensifica la vita di famiglia, e le impedisce di esser travolta dalla vertigine d’una vita mondana diametralmente opposta. La mondanità, con i suoi incalcolabili pericoli, nasce da una corruzione della vita sociale. Nella cerchia della famiglia e delle relazioni, quando non si trova più l’onesto riposo e la gioia legittima, il teatro, il casino ed il club offrono con successo, i loro frutti proibiti. Ai giorni nostri si vede un eccesso spaventoso di vita mondana a detrimento della vera vita sociale e di famiglia. Ecco perché le riunioni che vengono chiamate di società, sono nella maggior parte dei casi, delle riunioni mondane, ove la frivolezza e strane libertà comandano, procurando malsani divertimenti. Donde vengono questi balli « zoologici », come li chiama uno scrittore molto liberale? No, certo, da salotti distinti ed aristocratici. Le sale da ballo di alcuni casini ed alberghi molto volgari li hanno messi in voga. E come il vento fa penetrare negli atri più eleganti i detriti e le lordure della strada, così essi sono penetrati negli ambienti più distinti: hanno dovuto ben fare il giro di « halls » poco decenti e morali per ottenere il lasciapassare; ma si finisce sempre per concedere qualche cosa alle invenzioni dell’inferno… perché satana è più tenace ad attaccarci, che noi a difenderci. – La sconvenienza di tali balli è così sfacciata e il loro uso s’è così radicato, anche tra le persone rispettabili, che lo stesso Santo Padre ha dovuto protestare energicamente e riprovare con indignazione un tale andazzo. Ecco l’anàtema del. Sovrano: Pontefice: « Noi non deploreremo mai abbastanza l’accecamento di tante donne d’ogni età e di tutte le condizioni: invasate dal desiderio di piacere, esse non veggono fino a che punto l’indecenza del loro vestire turba l’uomo il più onesto ed offende Dio. La maggior parte avrebbero in altri tempi arrossito, come di un fallo molto grave contro la modestia cristiana: ed oggi non è per loro abbastanza l’esibirsi in tal modo nelle pubbliche vie; ma non sì peritano neanche di oltrepassare le soglie delle Chiese, di assistere al Santo Sacrificio della Messa, di accostarsi alla Comunione, portando là, ove si riceve il Celeste Autore della purezza, l’alimento seduttore di vergognose passioni. non parliamo di quelle danze esotiche e barbare, recentemente importate nei circoli mondani, una più indecente dell’altra: non si saprebbe immaginare niente di più adatto a bandire ogni residuo di pudore ». – Bisognava che l’abuso ed i pericoli fossero eccessivamente gravi, perché il Sovrano Pontefice fosse obbligato a precisare l’anàtema contro l’insieme delle mode e dei costumi particolarmente contro queste danze « esotiche e barbare ». Sembra veramente che Roma e l’antica Grecia, sepolte da secoli sotto la polvere dei loro idoli, rialzino la testa, e minaccino, con una rinascenza pagana, il Cristianesimo che aveva condannato inesorabilmente le passioni delle loro deità. Ed ecco che il nuovo Pontefice gloriosamente regnante, S. S. Pio XI, leva anche la sua autorevole voce: « Nessuno ignora come le frontiere del pudore siano state varcate, soprattutto nelle acconciature e nelle danze, dalla frivolezza delle donne e delle fanciulle, i cui abiti lussuosi eccitano l’indignazione dei poveri » (Enciclica: Ubi arcano Dei Consilio). « Le porte dell’inferno non prevarranno contro la Chiesa », è certo; ma si direbbe che in ogni crisi come quella che subiamo attualmente, l’anima cristiana, vale a dire il fondo cattolico dei popoli, è straziata dalle perfide tenaglie di questo modo, che crocifisse Gesù, e tende a rinnovare costantemente la sua Passione in mezzo a noi. Il peggio di tale sventura, non è il compito dei carnefici ufficiali di questo moderno calvario, ma l’inconcepibile cooperazione, ed il servile consenso dei buoni, degli amici… tolleranti e rilasciati… – Che pensare ad esempio del seguente episodio? Dopo la lettura, nella Chiesa parrocchiale di una spiaggia elegante, degli anàtemi del Papa, e d’un  vigoroso commento del Vescovo, lo zelante Curato dichiara chiaramente che i Cristiani che non si asterranno da quei divertimenti, non potranno ricever la assoluzione. Qualche giorno dopo, una combinazione è trovata, da un gruppo di pie (?!) danzatrici che vogliono, nondimeno, comunicarsi per la festa della Madonna. Si farà un’escursione, la vigilia della solennità, andando un po’ lontano, fino alla città di X… in un’altra diocesi. Là ci si confesserà, sfuggendo così all’anàtema; si tornerà un po’ tardi, per potersi facilmente scusare di mancare alle danze serali, e la mattina… comunione … E dopo la festa, si ricomincerà a ballare, e così… fino alla prossima festa! Non si chiama questo, prendersi giuoco della propria coscienza e dei giudizi di Dio? Non è voler procedere con alla destra l’Immacolata e alla sinistra il serpente del male, in un’alleanza impossibile quanto quella del peccato grave con lo stato di grazia? « Miseremini mei! Abbiate pietà di me, e anche delle anime vostre, voi che prodigate follemente il vostro danaro, la vostra giovinezza, la vostra salute! « Miseremini mei! Pietà di me, delle anime vostre, voi che perseguite i piaceri d’un’ora fuggevole, e vi stordite nella vertigine della passione sfrenata!

« Perché mi colpite, calpestando la mia Legge Divina? »