CONGETTURE SU LE ETÀ DELLA CHIESA E GLI ULTIMI TEMPI (5)

CONGETTURE SU LE ETÀ DELLA CHIESA E GLI ULTIMI TEMPI (5)

Tratte dall’Apocalisse, dal Vangelo, dalle Epistole degli Apostoli, e dalle Profezie dell’Antico Testamento

Messe in relazioni con le rivelazioni della Suora della Natività

di Amedeo NICOLAS

PARTE SECONDA.

LA QUINTA, SESTA E SETTIMA ETÀ.

Divisione della seconda parte.

Abbiamo attraversato le prime quattro età della Chiesa, e la storia è stata trovata conforme ai testi sacri che abbiamo applicato ad esse. Ci resta da spiegare le ultime tre età, che sono molto più importanti per noi, non per la loro durata, ma per gli eventi che le segnalano.

Troviamo la quinta età nella quinta Chiesa, nel quinto sigillo, la quinta tromba e la quinta lode; la sesta età nella sesta Chiesa, nel sesto sigillo, una parte della sesta tromba e la sesta lode; e la settima età nella settima Chiesa, nel settimo sigillo, il resto della sesta tromba, la settima tromba e la settima lode. Diremo perché la sesta tromba è così divisa in due parti e due epoche; e assegneremo, per quanto possibile, delle epoche alle sette ultime piaghe menzionate nei capitoli XV e XVI dell’Apocalisse.

Diverse cose possono complicare questa seconda parte in modo straordinario; sono: il drago menzionato nei capitoli XII, XIII, XVI e XX; le due bestie menzionate nel capitolo XIII; quella menzionata nei capitoli XI, XVI, XVII e XX; la grande Babilonia menzionata nei capitoli XVII, XVIII e XIX; e lo pseudo-profeta le cui funzioni e destino sono indicati nei capitoli XVI e XX. Ora, poiché le complicazioni sono i più grandi nemici della chiarezza, soprattutto in una materia come questa, non mischieremo ciò che diremo su di esse con l’esposizione delle ultime tre età della Chiesa, e le svilupperemo in un capitolo particolare, che sarà il primo nell’ordine. Inoltre, poiché il passaggio dalla quinta alla sesta età ha un carattere molto distinto, lo spiegheremo anche in un altro capitolo a parte.

CAPITOLO PRIMO

IL DRAGO, LE BESTIE, LA GRANDE BABILONIA E LO PSEUDOPROFETA.

I. Non si può essere incerti sul drago che ha sette teste, dieci corna e sette diademi sulle sue sette teste (Apoc. cap. XII; v. 3); che si pone davanti alla donna, la Chiesa, per divorare il suo figlio quando nasce (v. 4); che, dopo una grande battaglia in cielo, è gettato sulla terra (v. 7, 8, 9); e che, furioso per la sua sconfitta, torna a perseguitare la donna che ha dato alla luce un figlio (v. 13). San Giovanni dichiara che esso non è altro che satana, il serpente antico, che sedusse i nostri primi genitori nel paradiso terrestre (Et projectus est draco ille magnus, serpens antiquus, qui vocatur Diabolus et Satanas, qui seducit universum orbem – E il grande drago, il serpente antico, che si chiama diavolo e satana, che sedusse l’intero universo, fu gettato giù. v. 9).  – Poiché è questo il caso, è certamente di satana che stiamo parlando nei v. 2 e 4 del capitolo XIII dell’Apocalisse (Et dedit illi draco virtutem suam et potestatem magnam, v. 2, et adoraverunt draconem qui dedit potestatem bestiæ – E il drago gli diede la sua forza e grande potere. ed essi adorarono il drago che aveva dato il suo potere alla bestia – v. 4); è lui il drago del cap. XVI, v. 13 (Et vidi de ore draconis et spiritus tres immundos – E vidi tre spiriti immondi uscire dalla bocca del drago … ) ; è colui che viene gettato nel lago di fuoco, nel cap. XX, v. 9 (Et Diabolus qui seducebat eos missus est in stagnum ignis et sulphuris – E il diavolo che li sedusse fu gettato nel lago di fuoco e zolfo) .

II. Se è facile dire cosa sia il drago, non è facile caratterizzare le varie bestie di cui si parla nell’Apocalisse; e, per farlo, siamo obbligati a esporre prima le bestie del profeta Daniele.

Nel capitolo VII, v. 2, Daniele vede quattro bestie che sorgono dal mare, ed erano molto diverse tra loro.

La prima, che era come una leonessa e aveva due ali d’aquila (v. 4), rappresentava il primo degli imperi formati sulla terra, quello dei Babilonesi, o dei Caldei e degli Assiri, perché le quattro bestie sono quattro imperi successivi (Hæ quatuor bestiæ magnæ quatuor sunt regna quæ consurgent de terra – Queste quattro bestie sono quattro imperi che sorgeranno dalla terra – ibid. v. 17).

La seconda, come un orso dalla montagna (ibid. v. 5), rappresentava il secondo impero, quello dei Medi e dei Persiani, che uscì, come un orso, da regioni quasi barbare.

La terza, che assomigliava a un leopardo, aveva quattro ali di uccello e quattro teste – (ibid. v. 6), era l’impero dei Greci o di Alessandro, che fu stabilito così rapidamente (in sei anni) che il suo fondatore sembrava avere le ali, e che, dopo la morte del conquistatore, fu diviso tra i suoi quattro luogotenenti principali, che presero: uno il regno di Egitto, l’altro quello di Siria, il terzo quello di Bitinia, e il quarto quello di Macedonia o Grecia.

La quarta bestia, molto diversa dalle prime tre, era molto più grande di loro. Terribile, ammirevole, di una forza straordinaria, aveva grandi denti di ferro con cui divorava e strappava tutto ciò che incontrava, calpestando ciò che non aveva strappato o divorato; la sua testa era sormontata da dieci corna (ibid. v. 7). – Questa bestia è ovviamente l’Impero romano, che sorse dopo l’Impero greco, e che fu molto più esteso e potente di quelli che lo avevano preceduto (Holzhauser – tom. 2, p. 39 a 47 Wüilleret – pensa che questa bestia sia l’impero maomettano. Se si esamina attentamente il testo di Daniele, ci si convince che questo è impossibile. Sarebbe necessario rimuovere l’Impero romano che occupa un posto così grande nella storia).

Se si leggono le altre parti della profezia di Daniele, si vedrà che queste quattro bestie corrispondono esattamente alle quattro parti della statua che Nabuchodonosor vide in sogno (ibid. capitolo II, v. 31 a 44). La testa, che era d’oro, è l’Impero dei Babilonesi, quello di Nabucodonosor, come dice Daniele stesso (ibid. v. 32, 38); il petto d’argento è quello dei Medi e dei Persiani (ibid. v. 32, 39); il ventre e le cosce di ottone sono l’Impero dei Greci (ibid. v. 32, 39); e le gambe di ferro rappresentano l’Impero romano (ibid. v. 33, 40). Per quanto riguarda i piedi, che fanno parte delle gambe, la parte che era di ferro rappresenta l’Impero Romano d’Oriente che si conservò ancora a lungo (ibid. v. 33, 41, 42); e quella che era formata di argilla è l’Impero d’Occidente che cadde così rapidamente sotto i colpi dei barbari del Nord, e fu sostituito dall’Impero Cristiano (ibid. v. 33, 41, 42). – La quarta bestia del settimo capitolo di Daniele – l’Impero romano – aveva dieci corna; ora, poiché le corna servono, da un lato, come difesa agli animali che le possiedono, e ne esprimono la forza, e che, dall’altro lato, le sormontano, sono sulla loro testa, il che implica una specie di preminenza, di dominio, si deve pensare che queste dieci corna, che sono dieci re, come dice il Profeta (Porro cornua decem ipsius regni decem reges erunt, ibid. v. 24), siano i dieci regni fondati da questi popoli barbari, che all’inizio hanno diviso l’Impero romano, di cui hanno formato le migliori truppe, e che hanno finito per prenderlo e dividerlo tra loro. Essendo questi dieci regni stabiliti come dieci corni di forza, un corno molto piccolo, che non era del numero dei dieci, nacque, si formò e sorse in mezzo ad essi (Considerabam cornua, et ecce cornu aliud parvulum ortum est de medio.eorum, ibid. v. 8); e tre dei primi dieci e grandi corni furono rimossi in sua presenza (ibid., v. 8). Questo piccolo corno è un nuovo impero che partì dal nulla, sorse dal tempo dei dieci regni, si impadronì di tre di essi e divenne più potente di tutti gli altri (Et alius consurget post eos, et ipse potentior erit prioribus, et tres reges humiliabit, ibid. v. 24). Questo nuovo corno è certamente l’impero di Maometto, il primo a sorgere nel mondo, dopo la fondazione dei dieci regni stabiliti sulle rovine dell’Impero romano, e si impadronì, nel corso del tempo, dell’Impero d’Oriente, della Persia e della Tartaria.

III. Tornando all’Apocalisse, diciamo che questo piccolo corno, che diventa più potente degli altri (Et majus erat cæteris, Dan. cap. VII. v. 20), è la bestia a sette teste con dieci corna e dieci diademi sulle sue dieci corna di cui San Giovanni parla nel cap . XIII, v. 1-10; abbiamo diverse ragioni per questo. – L’impero maomettano, più grande dell’impero turco o ottomano, che ne è solo una parte, comprende realmente tutti i possedimenti dell’antico impero di Alessandro, rappresentato dal leopardo; ecco perché si dice nel capitolo XIII dell’Apocalisse, v. 2, che la bestia è come un leopardo (similis pardo). È più esteso dell’impero dei Medi e dei Persiani; per questo ha solo i piedi di un orso e la testa di un leone (Et bestia quam vidisti similis erat pardo, et pedes ejus sicut pedes ursi, et os ejus sicut os leonis, Apoc. XIII. v. 2). – Quindi, questa prima bestia di San Giovanni è il piccolo corno di Daniele. Il corno di Daniele diceva grandi cose (Et os loquens ingentia, aspiciebam propter vocem sermonum grandium quod cornu illud loquebatur … et os loquens grandia – E una bocca che diceva grandi cose … Ho guardato a causa delle parole orgogliose che questo corno pronunciava … La sua bocca diceva grandi cose – Dan., cap. VII. v . 8. 11. 20). Faceva guerra ai santi e prevalse su di loro (Et ecce cornu illud faciebat bellum adversùs sanctos et prævalebat eis, Dan. cap. VII. v. 21). Parlava con insolenza contro l’Altissimo, distruggeva i suoi santi e pensava che potesse cambiare i tempi (con l’Egira), la legge divina (con il Corano), e i santi dell’Altissimo furono consegnati nelle sue mani per la durata del suo potere, cioè per un tempo, due tempi e la metà di tempo (Et sermonem contrà Excelsum loquetur, et sanctos Altissimi conteret, et putabit quòd possit mutare tempora et leges, et tradentur in manu ejus ad tempus, et tempora, et dimidium temporis, Dan. cap. VII. v. 25). – E la prima bestia di San Giovanni diceva grandi cose (Et datum est ei os loquens magna – Gli fu data una bocca che diceva grandi cose – Apoc. cap. XIII. v. 5 ). Ha la bestemmia sulle sette teste e nella bocca (Et super capita ejus nomina blasphemi, et datum est ei os loquens … blasphemias, – Sulla sua testa ci sono nomi di bestemmie. Le diedero una bocca che proferiva bestemmie – ibid. v. 1. 5). Tutte le sue parole sono blasfeme (Et aperuit os suum in blasphemias ad Deum, blasphemare nomen ejus, et tabernaculum ejus, et eos qui in cælis habitant – ed ella aprì la bocca per bestemmiare Dio, il suo nome, il suo tabernacolo e coloro che abitano nei cieli – v. 6). Essa ha un grande potere che riceve dal drago (Et dedit illi draco virtutem suam et potestatem magnam, ibid. v. 2) . Essa se ne serve, la usa per fare guerra ai santi, per sconfiggerli e per esercitare il suo dominio su ogni tribù, ogni lingua, ogni popolo, ogni nazione (Et datum est illi bellum fa’ cere cum sanctis et vincere eos , et data est illi potestas in omnem tribum , et populum , et linguam, et gentem, ibid. v. 7). Quindi, il piccolo corno di Daniele è la prima bestia del capitolo XIII dell’Apocalisse, poiché c’è identità di comportamento tra loro; ed entrambi rappresentano l’impero maomettano. Il corno di Daniele è così tanto la bestia di San Giovanni, che il profeta giudeo chiama lui stesso bestia, quando dice, al capitolo VII, v. 11: Aspiciebam propter vocem sermonum grandium quos cornu illud loquebatur; et vidi quoniam interfecta esset bestia, perisset corpus ejus, et traditum est ad comburendum igni. – Io guardavo a causa dei discorsi pieni di orgoglio che questo corno pronunciava, e vidi che la bestia era stata uccisa, il suo corpo perito, ed era stato gettato alle fiamme – Il corno di Daniele ha una durata di un tempo, più tempi e le metà di un tempo – Et tradentur in manu ejus usque ad tempus, et tempora et dimidium temporis, Dan. cap. VII. v. 25); questo, prendendo un tempo per un anno, due tempi per due anni, e la metà di un tempo per sei mesi, come sono universalmente tutti d’accardo, fornisce tre anni e mezzo. Ora questi tre anni e mezzo fanno quaranta due mesi, che sono esattamente la durata della bestia di San Giovanni (Et data est ei potestas facere menses qua dragintà duos – E gli si diede il potere di agire per quarantadue mesi – Apoc. cap. XIII. v. 5). – Il destino finale del corno e della bestia li identifica di nuovo; il corno di Daniele è ucciso; il suo corpo perisce ed è consegnato al fuoco (Et vidi quoniam interfecta esset bestia, et perisset corpus ejus, et traditum est ad comburendum igni . – Dan. cap. VII. v. 11 – ; e la bestia dell’Apocalisse è fatta prigioniera, perché teneva prigionieri gli altri; perisce di spada, perché ha ucciso gli altri (Qui in captivitatem duxerit in captivitatem vadet; qui in gladio occidet, oportet eum gladio occidi – Chi ha fatto prigionieri sarà condotto in cattività; chi ha ucciso di spada sarà ucciso di spada – Apoc. cap. XIII. v. 10). Poi sarà bruciata dal fuoco, quando, risorgendo dall’abisso, riapparirà sulla scena del mondo (Et apprehensa est bestia, et cum ea pseudopropheta … vivi missi sunt hi duo in stagnum ignis ardentis sulphure, Apoc. XIX, V. 20; et descendit ignis de cælo, et devoravit eos; et diabolus qui seducebat eos missus est in stagnum ignis et sulphuris, ubi et bestia et pseudopropheta crucibuntur die ac nocte in sæcula sæculorum (E la bestia fu presa, e con lui il falso profeta … Sono stati gettati vivi nello stagno di fuoco e di zolfo … Il fuoco scese dal cielo e li divorò, e il diavolo che li aveva ingannati fu gettato nel lago di fuoco e di zolfo, dove la bestia e il falso profeta saranno tormentati per i secoli dei secoli – ibid. cap. XIX. v. 9. 10). – Dato che è quasi certo che l’undicesimo corno di Daniele è la prima bestia del capitolo XIII dell’Apocalisse, e che questo corno e questa bestia sono l’impero maomettano, possiamo sviluppare le altre particolarità che San Giovanni è l’unico a riportare, perché era più vicino a questa bestia, e che Daniele non ha enumerato, perché un altro doveva farlo dopo di lui nella continuazione dei tempi (Holzhauser – tom. 2, p. 39 a 47, Wüilleret – dice, come noi, che la bestia con sette teste e dieci corna del capitolo XIII dell’Apocalisse è l’impero maomettano).

IV. La prima bestia dell’Apocalisse ha, come il drago, sette teste e dieci corna; ma, invece di avere sette diademi sulle sue sette teste, ha dieci diademi sulle sue dieci corna. Cosa possono significare tutte queste cose? Le sette teste del drago rappresentano, in termini morali, i sette peccati capitali; la bestia che ha sette teste ha lo stesso carattere, poiché ha lo stesso numero di teste. Queste sette teste della bestia possono rappresentare, da un altro punto di vista, i sette paesi o regni che formano l’impero maomettano (Holzhauser dice erroneamente, secondo noi, che le sette teste della bestia siano i vari governanti che regneranno sull’impero turco o maomettano – Tom. II. p. 40, Wüilleret -, Leggendo Ezechiele (capitolo XXXVIII, v. 2.) che dice di Gog, l’Anticristo, che è il principe della testa di Mosoch e Thubal che rappresentano i popoli di cui sono i ceppi, si capisce che le teste sono i popoli (principem capitis Mosoch et Thubal) e come le dieci corna siano i difensori, e poi i distruttori della bestia, come abbiamo detto di quelli, in numero uguale, che sottomisero l’Impero Romano. Queste corna della bestia di San Giovanni sono dieci re che conserveranno e difenderanno l’impero di Maometto, probabilmente a causa della grande difficoltà che troveranno nel dividerlo, e che finiranno per rovesciarlo da cima a fondo, come fecero i barbari del Nord nei confronti dell’Impero d’Occidente, che era l’Impero Romano propriamente detto (Holzhauser ci sembra in errore, quando fa di queste dieci corna dieci popoli sottomessi ai Turchi –  tom. II, p. 40, Wüilleret).

V. Una delle sette teste è ferita a morte (Et vidi unum de capitibus suis quasi occisum in mortem, et plaga mortis ejus curata est – E vidi una delle sue teste come colpita a morte, e la sua ferita mortale fu guarita- Apoc. cap. XIII. v. 3). Questa ferita mortale, che è guarita, può indicare sia le crociate dei Cristiani contro i saraceni, che tolsero loro la Palestina e la Siria, di cui tornarono padroni solo dopo circa cento anni, sia la distruzione dell’impero turco, una delle sette teste della bestia, che sarà richiamata al potere dall’anticristo, quando risorgerà dall’abisso, come è detto nel capitolo XVII di San Giovanni. – Applicando alle crociate questa ferita inferta a una delle sette teste della bestia (un’applicazione meno plausibile della seconda), il resto della profezia di San Giovanni si accorda molto bene con la storia; poiché questa bestia, così colpita, diventa solo più potente; nonostante la prova subita, distrugge l’Impero d’Oriente, si impadronisce di Costantinopoli e di tutta quella che oggi si chiama la Turchia d’Europa; attacca l’Italia, dalla quale è tenuta lontana solo dalla sconfitta di Lepanto; invade l’Ungheria e va ad assediare Vienna, capitale dell’Impero tedesco. Tutto l’universo ammira la sua grandezza e potenza (Et admirata est universa terra post bestiam, et adoraverunt bestiam dicentes: Quis similis bestiæ, et quis poterit pugnare cum eà (Sic Holzhauser (tom. 2, p. 46, Wüilleret – Apoc. cap. XIII, v. 3. 4) – Se questa ferita mortale rappresenta la distruzione dell’Impero turco (ipotesi più probabile), già iniziata con la perdita della Grecia propriamente detta, la quasi-indipendenza di tutti i principati danubiani, la conquista dell’Algeria e l’ultima guerra in Oriente e in Crimea, la sua completa guarigione sarà la sua restaurazione e risurrezione operata dell’anticristo; E poiché l’impero di quest’ultimo sarà ancora più vasto e potente di quello turco, persino di quello della religione di Maometto, si dirà di lui, con ancora più verità: Et admirata est universa terra post bestiam, et adoraverunt draconem qui dedit potestatem bestiæ; et adoraverunt bestiam dicentes: Quis similis bestiæ, et quis poterit pugnare cum ea – e tutta la terra si meravigliò della bestia, e adorarono il drago che aveva dato il suo potere alla bestia, e adorarono la bestia, dicendo: Chi è come la bestia, e chi potrà combattere contro di essa? – Apoc. cap. XIII. v. 4).

VI. Il capitolo XVII dell’Apocalisse ci presenta un’altra bestia che ha anch’essa sette teste e dieci corna, ed è anche piena di nomi blasfemi (Plenam no minibus blasphemiæ, Ap. cap. XVII, v. 3). – Questa bestia è di colore scarlatto (Bestiam coccineam, ibid. v. 3), il che non autorizza a pensare che la prima bestia non sia dello stesso colore; perché non le fu dato altro colore, e la bandiera turca ha la stessa tonalità. Non è detto che abbia dieci diademi sulle dieci corna, il che non può far pensare che queste dieci corna non siano dieci re, dato che sono veramente tali (Et decem cornua quce vidistis decem reges sunt – E le dieci corna che avete visto sono dieci re – Apoc. cap. XVII. v. 12 -. Le sette teste di questa bestia, che porta la grande Babilonia, sono sette montagne sulle quali la prostituta è seduta e intronizzata; esse sono anche sette re che sostengono e difendono l’empietà (Septem capita septem montes sunt, super quos mulier sedet, et reges septem sunt – Le sette teste sono sette montagne, sulle quali la donna è seduta. Sono anche sette re. – ibid. v. 9).  – Cos’è questa bestia, quali sono le sue sette teste? Questa bestia era e ha cessato di essere; ritorna in vita dall’abisso, e non dal mare, e perisce nella sua interezza poco dopo (Bestia quam vidisti fuit et non est, et ascensura est de abysso, et in interitum vadit – La bestia che avete visto era e non è più. Deve risalire dall’abisso e andare nella morte – ibid. cap. XVII. v. 8).  – Le sette teste di questa bestia ci presentano qualcosa di analogo a ciò che si dice della bestia stessa. Cinque delle sue teste sono cadute; una sola esiste ancora, e quando arriverà la settima, che non è ancora venuta al momento in cui il Profeta si colloca, rimarrà per un breve tempo (Quinque ceciderunt, unus est, et alius nondum venit; et cùm venerit, oportet illum breve tempus manere, ibid. v. 10). Tuttavia, la bestia che era, che non è più e che ritorna in vita, è essa stessa l’ottava testa, sebbene sia del numero delle sette, e va alla morte (Et bestia quæ erat et non est , et ipsa octava est , et de septem est, et interitum vadit – ibid. v. 11 – M. de Wüilleret dice che questa bestia è il drago, … ci sembra in errore). Questi vari passaggi dell’Apocalisse sono molto enigmatici; ma nella loro oscurità forniscono alcuni dati che possono servire da filo conduttore. Se si ricorda che la bestia del capitolo XIII, con sette teste e dieci corna, è l’impero di Maometto che deve finire, e la cui distruzione è già iniziata, si sarà portati a pensare che la bestia del capitolo XVII, che è in tutto simile alla prima, sia identica ad essa; che l’impero maomettano era già distrutto al tempo del Profeta, e che deve poi tornare in vita per mezzo dell’anticristo, che lo renderà più potente che mai, e farà sì che gli abitanti della terra siano in ammirazione quando vedranno la bestia che aveva cessato di essere, così che questo passaggio del capitolo XIII. v. 3: – Et plaga mortis ejus curata est, et admirata est universa terra post bestiam, – sarebbe ripetuto e confuso con il v. 8 del capitolo XVII: (Et mirabuntur ejus curata est, et admirata est universa terra post bestiam. Et mirabuntur inhabitantes terram quorum non sunt scripta nomina in libro vitæ à constitutione mundi, videntes bestiam quæ erat et non est – E gli abitanti della terra i cui nomi non sono scritti nel libro della vita dalla creazione del mondo, saranno nell’ammirazione quando vedranno la bestia che era, e che non è). Questa ripetizione e confusione che abbiamo appena menzionato non avrebbe luogo se le Crociate fossero rappresentate dalla piaga morale menzionata nel capitolo XIII, v. 3. Le cinque teste che sono cadute (Quinque ceciderunt, cap. XVII. v. 10), la settima testa che non è ancora venuta, cosicché la bestia ha, in questo momento, solo una testa su sette, la sesta, indicherebbe che la distruzione dell’impero Maometano non sarà totale, che questo impero sarà ridotto al settimo della sua potenza, avendo solo una testa, mentre prima ne aveva sette; il che si accorda molto bene con queste teste, che sono monti e re, cioè potenze, e quindi popoli; poiché non ci sono re e potenze senza popoli; e la settima testa, che è anche l’ottava (et ipsa octava est), che è del numero dei sette, e che diventa la bestia stessa (Et bestia quæ erat et non est: et ipsa octava est, et de septem est, v. 8 – e la bestia che era e non è: ed è l’ottava, ed è di sette), avendo sette corna e dieci teste, sarebbe l’anticristo che si leva dall’imo profondo, perché egli sale dall’abisso, si assoggetta un popolo, ne fa una potenza, diviene il dominatore ed il capo dei Turchi, non appartenendo però a questa nazione (… è probabilmente perché l’anticristo non sarà un maomettano per nascita o per nazione, egli è un’ottava testa che si aggiunge alle teste naturali. È perché egli si identifica con i maomettani facendo risorgere il loro impero, che diventa la settima testa della bestia, o dell’impero maomettano, e la stessa bestia), ristabilisce il loro impero, lo fa elevare con la forza del dragone ad una grandezza fino ad allora inaudita, e che i Romani non hanno mai raggiunto, mette a morte Enoch ed Elia che vengono uccisi, non dalla bestia che sale dal mare né dalla bestia che sale dalla terra, ma dalla bestia che sale dagli abissi, che è quella del cap. XVII (Et cùm finierint testimonium suum, bestia quæ ascendit de abysso faciet adversùs eum bellum, et vincet illos, et occidet eos – E quando avranno finito la loro testimonianza, la bestia che sale dall’abisso farà loro guerra, li vincerà e li metterà a morte. – Apoc . cap. XI. v. 7).

VII. Per quanto riguarda le sette teste dell’Anticristo, divenute la bestia, esse ci sembrano rappresentare i sette poteri che obbediranno direttamente al suo potere temporale. Il profeta Ezechiele ce ne dà una lista, dicendoci che una di queste nazioni è una testa, e con questo egli conferma molte delle nostre più importanti considerazioni. “Figlio dell’Uomo – dice a questo Profeta – volgi la tua faccia contro Gog (Gog è l’Anticristo, come abbiamo visto in §. 6 dell’Introduzione), la terra di Magog, il principe della testa di Mosoch e Thubal, e gli dirai: Questo è ciò che dice il Signore, etc., Ti volterò da tutte le parti, ti metterò una briglia nelle fauci, ti farò uscire dal tuo paese, tu e tutto il tuo esercito, etc.; i Persiani, gli Etiopi e i Libici saranno con loro, tutti coperti da scudi ed elmi in testa. Gomer e tutte le sue truppe, la casa di Thogorma, che abita in Aquilone, e tutte le sue forze, e molti altri popoli saranno con voi (Fili hominis pone faciem tuam contra Gog, terram Magog, principem capitis Mosoch et Thubal, et vaticinare de eo. Et dices ad eum: Hæc dicit Dominus Deus: Ecce ego ad te, Gog, principem capilis Mosoch et Thubal. Et circumagam te, et po nam frænum in maxillis tuis, et educam te, et omnem exercitum tuum, ecc. ecc. Persæ, Æthiopes et Libyes cum eis omnes sculati et galeati. Gomer et universa agmina ejus, domus Thogorma, latera aquilonis, et totum robur ejus, populique multi tecum. (Ezech. cap. XXXVIII, v. 2, 3, 4, 5, 6). – Se leggiamo attentamente questo notevole passaggio, troveremo le sette montagne o potenze, o i sette re che formano le sette teste dell’Anticristo. La prima testa è Magog, che rappresenta i Tartari e i Turchi, discendenti di Magog, figlio di Japhet; la seconda è la Russia, composta da Moscovia, derivata da Mosoch, figlio dello stesso Japhet, e la Circassia, abitata dai discendenti di Thubal, un altro figlio di Japhet; e la riunione di questi due paesi sotto una sola testa indica che diventeranno un solo popolo, cosa che è già stata realizzata dalle recenti conquiste dei Russi. La terza testa è il regno di Persia; la quarta è l’Etiopia, che comprende l’Egitto, la Nubia, l’Abissinia e la maggior parte dell’Africa; la quinta è la Libia, che contiene tutto il resto della parte settentrionale dell’Africa. La sesta testa è Gomer, i cui discendenti popolarono la Turchia dell’Europa, e la settima è la casa di Thogorma, che abitò l’Asia Minore, e specialmente la Frigia, e si diffuse in altri paesi.

VIII. Le dieci corna della bestia nel capitolo XVII non portano originariamente diademi. Non si deve concludere da questo che non siano re; si può pensare, più giustamente, che non siano inizialmente dei re che regnarono al tempo del figlio di perdizione, e che rappresentino solo dei capi militari simili ai luogotenenti di Alessandro; ma, siccome li si vede chiamare in seguito re (Decem cornua que vidisti decem reges sunt, cap. XVII, v. 12), poiché lo stesso versetto dice che non hanno ancora regnato, ma che il potere sarà dato loro, come ai re, per un’ora dopo la bestia, cioè dopo la caduta dell’uomo del male, siamo giustificati nel pensare che dopo la morte dell’anticristo, loro maestro, si impadroniranno del suo imopero, lo divideranno, regneranno per un’ora, cioè per pochissimo tempo (Questo tempo potrebbe essere di quindici giorni o di trenta giorni, a seconda che consideriamo il giorno di ventiquattro ore, o di dodici ore durante le quali, in tempo medio, il sole è all’orizzonte. Se un giorno è un anno, nel senso biblico, mezz’ora ne è la 24° parte o la 12° di un anno.), combatteranno contro l’Agnello, saranno vinti da lui; e quando saranno diventati obbedienti al Dio che vince, aborriranno la prostituta, cioè la legge empia e satanica del figlio della perdizione, e desoleranno i suoi seguaci e la grande città che essi abitano, Et decem cornua quæ vidisti decem reges sunt qui regnum nondùm acceperunt, sed potestatem tanquàm reges una horâ accipient post bestiam. Hiunum consilium habent, et virtutem et potestatem suam bestice tradent; Deus enim dedit in corde eorum ut faciant quod placi tum est illi: ut dent regnum suum bestiæ, donec con summentur verba Dei. Hi cum Agno pugnabunt, et Agnus vincet illos, quoniam Dominus dominorum est, et Rex regum, et qui cum illo sunt vocati, electi et fideles, et decem cornua quæ vidisti in bestia: hi odient fornicariam, et desolatam facient illam et nudam, et car nes ejus manducabunt, et ipsam igni concremabunt – Le dieci corna che avete visto sono dieci re che non hanno ancora regnato, ma che riceveranno il potere, come re, per un’ora dopo la bestia. Essi hanno una sola intenzione, daranno la loro forza e il loro potere alla bestia; perché Dio ha messo nei loro cuori di fare ciò che gli piace, e di dare il regno alla bestia finché le parole di Dio non si siano adempiute. Combatteranno contro l’Agnello, ma l’Agnello li sconfigge, perché Egli è il Signore dei signori, il Re dei re, e coloro che sono con Lui sono chiamati gli eletti, i fedeli. Le dieci corna che avete visto sulla testa della bestia odieranno la prostituta, la desoleranno, la spoglieranno, mangeranno la sua carne e la bruceranno nel fuoco), Apoc . cap. XVII, v. 12, 13, 17, 14, 16).

IX. Abbiamo parlato molto dell’anticristo; è opportuno sapere qualcosa della sua persona. L’anticristo sarà certamente un uomo pieno di talento, di genio e di scienza. Sembra che egli sia tra coloro che sono invitati al banchetto di nozze dell’Agnello, e che sia colui che viene espulso, perché non ha un abito nuziale (Intravit autem Rex ut videret discumbentes, et vidit ibi hominem non vestitum veste nuptiali; et ait illi: Amice, quomodò huc intrasti non habens vestem nuptialem ? At ille obmutuit. Tunc dixit Rex ministris : Ligatis pedibus ejus mittite eum in tenebras exteriores (Il re entrò per vedere quelli che partecipavano al banchetto, e vide un uomo che non era vestito con l’abito nuziale, e gli disse: Amico, come sei entrato qui senza l’abito nuziale? Egli rimase in silenzio. Allora il re disse ai suoi ministri: “Legategli i piedi e gettatelo nelle tenebre esteriori” (Matth. XXII, v. 11, 12, 13). – Se è così, l’anticristo sarà battezzato e professerà prima il Cattolicesimo, nel quale sarà nato, poiché è privato solo della veste nuziale dell’innocenza o della penitenza. Perché la prevaricazione dell’anticristo sia la più grande che si sia mai vista, perché sia l’uomo del peccato, il figlio della perdizione (homo peccati, filius perditionis, II. Thessal., cap. II, v. 3), egli deve essere cattolico e apostata, deve aver ricevuto tutte le grazie che Dio concede agli altri uomini, anche quelle straordinarie, e deve abusarne di tutte e farne uso contro Colui che gliele ha date. Da chi nascerà, quale sarà la sua patria? Ci sono molte opinioni divergenti su questi vari punti. Alcuni lo fanno nascere da una donna per opera di satana, così come Nostro Signore Gesù Cristo è nato dalla Vergine Maria per opera dello Spirito Santo. – Noi non possiamo accettare questa come un’ipotesi ragionevole, perché c’è una differenza infinita tra lo Spirito Santo e il demonio, e quest’ultimo non ha potere creativo. Altri gli danno per madre una donna maomettana, perché deve resuscitare l’impero dell’Islamismo, e per padre un giudeo della tribù di Dan. Hanno tre ragioni per questo: il primo, che è quello di ripristinare il dominio dei Turchi, una cosa che può essere fatta da un Cristiano, politico o rinnegato; la seconda, che questa tribù d’Israele (quella di Dan) non è denominata, nel capitolo VIII dell’Apocalisse, come quella che fornisce gli eletti segnati dal segno dell’Agnello, e che Giacobbe disse di Dan, che sarebbe stato come un colubro nella via, come una vipera nella via, che morde il piede del cavallo, così che chi lo cavalca cade all’indietro (Fiat Dan coluber in via, cerastesin semita, mordens ungulos equi ut cadat ascen sm ejus retro, Genes. , cap. XLIX, v. 17). Queste ragioni non sono molto solide, perché l’omissione di questa tribù può venire dalla sua totale estinzione, e perché le parole di Giacobbe furono così ben verificate e compiute in Sansone, membro di questa tribù di Dan, che divenne giudice d’Israele (Dan judicabit populum suum, sicut et alias tribus in Israel, Gen, cap. XLIX, v 16), ed era per i Filistei un vero serpente, una vera cerasta, così che si possa pensare, con il R. P. Carrière e il commentatore Menochius, che il santo Patriarca avesse in vista solo Sansone negli annunci profetici che fece in punto di morte. Il terzo, perché i Giudei devono seguirlo e riconoscerlo come il Messia, secondo le parole di Nostro Signore Gesù Cristo: Ego veni in nomine Patris mei et non accepistis me, si alius venerit in nomine suo, illum accipietis – Io sono venuto nel nome del Padre mio, e voi non mi ricevete. Se un altro viene nel suo nome, lo riceverete – , Ev. S. Giovanni, cap. V, v. 43), e che non avrebbero riconosciuto come tale un uomo che non fosse della loro nazione. Questa terza ragione non è più plausibile delle altre; perché, da un lato, è impossibile sapere di cosa siano capaci uomini come loro, così bendati; e, dall’altro, coloro che lo partoriranno potrebbero essere Cristiani battezzati, ma di razza giudaica e maomettana (Ci sono molti Cristiani discendenti da Giudei, che sono Cattolici di nome, e ancora Giudei di cuore [i c.d. marrani]. Potremmo citare alcuni fatti molto deplorevoli.). Altri pensano che nascerà in Francia, campo di battaglia del bene e del male, di Dio e del demonio, e che sarà il frutto del libertinaggio di persone non sposate tra loro. Altri, infine, vedono l’abominio della desolazione nella sua concezione e nascita, e gli danno per padre e madre Cattolici consacrati a Dio. – Noi non possiamo decidere tra queste diverse opinioni. Ma se consideriamo, da un lato, che questo malvagio, questo miserabile deve essere l’abominio della desolazione nel luogo santo (Cùm videritis abominationem desolationis stantem in loco sancto – Quando vedrete l’abominio della desolazione nel luogo santo -, Ev. Math. cap. XXIV, v. 15), propenderemmo fortemente per quest’ultima ipotesi; e se invece consideriamo che la rivoluzione francese, iniziata alla fine del XVII secolo, è una figura abbreviata della grande tribolazione che l’anticristo produrrà, che ha distrutto gli altari, proscritto la religione cattolica, massacrato i Vescovi e i preti, e abolito il Sacrificio perpetuo (juge sacrificium, Dan. cap. XII, v. 11); e se riflettiamo che è dalla Francia che procedono il bene e il male; che se i disegni di Dio sono eseguiti dai francesi (gesta Dei per Francos), quelli del diavolo si realizzano per mezzo dello stesso popolo; come abbiamo visto finora, saremo portati a dire che l’anticristo sarà francese, e che la nazione che è stata l’anticristo-popolo, darà vita all’anticristo-individuo. Sulla base di tutto ciò che abbiamo detto sul drago e sulle bestie, non ci resta che parlare della seconda bestia del capitolo XIII dell’Apocalisse e della grande Babilonia.

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[Ecco alcune parole della suor della Natività relative all’anticristo. (*)

T. II, p. 10. « Sappi, figlia mia, che verso la fine degli ultimi secoli, sorgerà una falsa religione contraria all’unità di Dio e della Sua Chiesa (da questo possiamo concludere che il filosofismo e il razionalismo si estingueranno presto) ».

Ibidem, p. 11: « I suoi seguaci, per avere successo, dapprima affetteranno un grande rispetto per il Vangelo e per la Cattolicità; appariranno libri di spiritualità che saranno scritti da loro con un calore di devozione, e porteranno le anime ad un punto di perfezione che sembrerà elevarle al terzo cielo … Avranno altari e templi… contraffaranno i sacramenti… La loro ipocrisia farà loro inventare austerità sorprendenti…; ma tutto questo sarà solo un’apparenza… Essendo la loro religione fondata solo sui piaceri dei sensi … per meglio contraffare le sante istituzioni della Chiesa, stabiliranno delle pretese religiose che si dedicheranno alla continenza con le parole, e si nomineranno per eccellenza le Spose dei Cantici, o le Spose dello Spirito Santo (Tutte queste cose assomigliano notevolmente alla setta di Vintras chiamata l’Opera della Misericordia, che ha sedotto tanti sacerdoti, anche quelli costituiti con dignità, uomini e donne religiosi, e persone di pietà. Queste “Spose” dello Spirito Santo respirano Vintras attraverso tutti i puri. È inoltre certo che in diverse diocesi sono stati istituiti conventi di donne, con nomi molto rispettabili, dove sono avvenuti fatti straordinari e sospetti. I Vescovi hanno chiuso questi conventi e disperso i loro membri. Conosciamo i fatti e le persone). Pretese rivelazioni, predizioni del futuro, estasi, rapimenti nel corpo e nell’anima accadono loro frequentemente.

Ib., p. 15: « Questi pretesi santi, illuminati e “rapiti” in Dio … si riuniranno di notte con le cosiddette Spose dei Cantici, in luoghi segreti favorevoli ai loro perversi disegni… Che orrori percepisco!

« Una di queste vestali… darà alla luce l’anticristo… che avrà probabilmente come padre uno dei principali capi di queste assemblee notturne (dei sacerdoti malvagi potrebbero essere nel numero dei suoi capi).

T. I. p. 318: « Per quanto riguarda la sua persona, Gesù Cristo mi mostrò che lo aveva posto tra gli uomini redenti dal suo sangue, e che gli avrebbe concesso, fin dalla sua infanzia, tutte le grazie necessarie e anche quelle prevenienti e straordinarie nell’ordine della salvezza. »

Ibidem. P. 319 « In un’età più avanzata non gli rifiuterà le grazie forti di conversione, di cui abuserà come delle prime.

 T. 4. P. 440: « Lo istruirò (dice satana) e lo prenderò sotto la mia guida fin dalla sua infanzia; non avrà che dieci anni quando sarà  più potente e più dotto di tutti voi. Dall’età di dieci anni, lo condurrò in aria, gli farò vedere tutti i regni e gli imperi della terra. Lo renderò padrone del mondo. Sarà un perfetto sapiente dell’arte della guerra… Infine farò di lui un dio che sarà adorato come il Messia atteso. Egli non agirà in tutta la sua potenza e non farà brillare le sue vittorie e i suoi trionfi prima dei trent’anni (Se l’anticristo inizia la sua vita pubblica a trent’anni, non significa che perseguiterà subito la Chiesa; gli ci vorrà del tempo per stabilire il suo potere); ma prima di questo tempo farà valere i suoi talenti in segreto (Noi pensiamo che l’anticristo sarà francese; la Suora non lo dice espressamente, ma lo dà ad intendere; perché il suo libro è specialmente per la Francia, che lei considera a buon diritto, come il laboratorio del mondo per il bene come per il male. – Ella dice a sufficienza che sarà cattolico; e per iscritto, nel vol. I, ella afferma a sufficienza che egli sarà cattolico; e scrivendo, nel vol. 1, p. 250, che i nemici hanno forzato le barriere e “sono entrati anche nella cittadella dove hanno posto l’assedio”, rende plausibile l’opinione che l’anticristo nasca da Cattolici consacrati a Dio).

Ibid. p. 447:  « Non posso segnare qui tutto ciò che sarà detto di più lusinghiero e di più compiuto sulla sua persona, la sua bellezza, le sue ricchezze. Sarà circondato da uno splendore divino più luminoso del sole, e sarà accompagnato da una corte celeste di angeli che lo seguiranno. Intere regioni di angeli gli renderanno omaggio come al loro re, e lo adoreranno come il vero Dio Onnipotente e il tanto desiderato Messia… Questi saranno i demoni che, sotto le spoglie degli angeli di luce, profetizzeranno la venuta di “quest’uomo di iniquità”. » *)

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 X. Dal momento che si riconosce che la prima bestia del capitolo XIII di San Giovanni è l’impero maomettano; che quella del capitolo XVII è l’Anticristo che rinnova il potere di Maometto e lo accresce; che, di conseguenza, queste due bestie sono una sola, tranne che per la questione del tempo, è certo che la seconda bestia dello stesso capitolo XIII, che ha solo una testa e due corna, non può essere il figlio della perdizione. – D’altra parte, si sarà notato che le sette teste dell’anticristo, i sette popoli che fanno la sua forza, non avanzano più in là, verso l’Occidente, della Turchia d’Europa. Da questo si potrebbe dedurre che l’uomo del male regnerà solo in Oriente, e che la parte occidentale dell’Europa non lo conoscerà e non avrà nulla da soffrire da lui. – Ma non sarà così: l’impero cristiano o romano, l’impero occidentale, potrà lottare più a lungo contro l’inferno, perché è più stabilito nella verità. Essa non permetterà all’anticristo di sorgere in mezzo ad essi; questi andrà in Oriente per stabilire la sua fatale fortuna; ma l’Occidente avrà in mezzo a sé una bestia molto malvagia che stabilirà ed estenderà il potere e il culto dell’uomo del peccato; ed è di quest’altra bestia che si parla nel capitolo XIII di San Giovanni, vv. 11-17. – Questa bestia, non essendo l’anticristo, sarà uno dei suoi luogotenenti, un vero pseudoprofeta che parla e agisce in nome e per conto di un altro. È di essa che parla il capitolo XVI, v. 13, quando dice: (Et vidi de ore draconis, et de ore bestiæ, et de ore pseudoprophetæ spiritus tres immundos in modum ranarum – E vidi dalla bocca del drago, da quella della bestia e da quella del falso profeta tre spiriti immondi come rane); e il capitolo XX, v. 9, 10, quando San Giovanni annuncia la caduta del drago e della bestia nei seguenti termini: Et Diabolus qui seducebat eos, missus est in stagnum ignis et sulphuris, ubi et bestia et pseudoprophetæ (perché se ce n’è uno che è il principale, ci saranno molti che saranno subordinati): cruciubuntur die ac nocte in sæcula sæculorum (E il diavolo che li aveva ingannati fu gettato nel lago di fuoco e di zolfo, dove la bestia e i falsi profeti saranno tormentati giorno e notte nei secoli dei secoli). – Stabilita l’identità tra questo grande falso profeta e la seconda bestia del capitolo XIII, vediamo cos’è questa bestia e cosa fa. Questa nuova bestia non sale dal mare, come Maometto che sale dalle rive del Mar Rosso, dal mare dove sono tutti i tipi di rettili; non viene dall’abisso, dove sono i malvagi, i demoni e le genti di bassa condizione; viene dalla terra, dal mezzo dei Cristiani, da una famiglia considerevole. Essa è nella schiera dei dottori, dei conduttori spirituali, sebbene sia un falso profeta; ha una sola testa e due corna, proprio come l’Agnello a cui assomiglia, e sembra, per queste ragioni, essere un sacerdote, un Vescovo, un principe della Chiesa, forse anche un antipapa, come pensa Holzhauser (vol. II, p. 60. etc., Wüilleret). Assomigliando all’Agnello in tanti modi, dovrebbe parlare come lui; ma parla come il drago, come satana; perché, per ambizione, ha rinnegato la sua fede, e si è dato al male e all’inferno (Et vidi aliam bestiam ascendentem de terra, et habebat cornua duo similia Agni, et loquebatur sicut draco – E vidi un’altra bestia che saliva dalla terra, che aveva due corna come quelle dell’Agnello, e parlava come il drago – Apoc. cap. XIII, v. 11). – Questo grande apostata riceverà da satana il potere della prima bestia, l’anticristo, che verrà nello stesso momento; egli userà tutto questo potere in Occidente, in presenza del figlio della perdizione, cioè durante la vita di quest’ultimo, e lo farà adorare quando avrà risuscitato e rafforzato l’antico impero di Maometto (Et potestatem prioris bestiæ omnem faciebat in conspectu ejus, et fecit terram et habitantes in ea adorare bestiam primam cujus curata est plaga mortis – E usò tutta la potenza della prima bestia in sua presenza, e fece adorare a tutta la terra e ai suoi abitanti la prima bestia la cui ferita mortale era stata guarita. (Sic Holzhauser, tom. II, p. 60, 61, ecc, Wüilleret -, ibid. v. 12). Egli compirà grandi prodigi, fino a far scendere il fuoco dal cielo davanti agli uomini (Et fecit signa magna, ut etiam ignem faceret de cœlo descendere in conspectu hominumœ, ibid. v. 13). Egli sedurrà gli abitanti della terra a causa dei prodigi che gli sarà dato di fare in presenza della bestia (Et seduxit habitantes in terrâ propter signa quæ data sunt illi facere in conspectu bestiæ, ibid. v. 14). – A causa della lontananza e della dimora in Oriente dell’uomo del male, che non potrà, per questo motivo, farsi adorare di persona in Occidente, si farà un ritratto di questo mostro (Dicens habitantibus in terrâ ut faciant imaginem bestiæ quo habet plagam gladii, et vixit , ibid. v. 14). Egli spingerà il suo prestigio fino ad animare questo ritratto, facendolo parlare (cosa che i demoni potranno produrre facilmente), e ordinerà a tutti di adorarlo sotto pena di perdere la vita (Et datum est illi ut daret spiritum imagini bestiæ, et ut loqueretur imago bestiæ, et faciat ut quicumque non adoraverint imaginem bestiæ occiduntur, ibid. v. 15). Andando oltre, l’anticristo stesso, a causa della grande resistenza che incontrerà, esigerà che i piccoli e i grandi, i ricchi e i poveri, gli uomini liberi e gli schiavi abbiano il segno della bestia nella mano destra o sulla fronte, proprio come era necessario avere la coccarda tricolore, e un certificato di civismo per poter uscire, e per avere il diritto di esistere sotto la prima repubblica francese (Et faciet omnes pusillos et magnos, et divites et pauperes, et liberos et servos habere characterem bestiæ in dextera manu, aut in frontibus suis, ibid. v. 16); e proibirà persino di vendere e comprare, cioè di compiere gli atti più necessari della vita materiale, a coloro che non hanno il segno della bestia, o il suo nome, o il numero del suo nome, così che sarà necessario apostatare o morire di fame, proprio come si è visto in Francia (Et ne quis possit emere aut vendere, nisi qui habet characterem, aut nomen bestiæ, aut numerum nominis ejus, ibid. v. 17). – Queste sono le atrocità a cui si abbandonerà questa seconda bestia, che è il principale pseudoprofeta del figlio della perdizione, e la terza persona di questa trinità veramente infernale; egli sarà subalterno, e non agirà per se stesso; inoltre non è il suo proprio nome che farà portare agli abitanti della terra; non è il suo numero personale di cui si parla nello stesso capitolo XIII, v. 18, quando si dice: “Hic sapientia est; qui ha a bet intellectum computet numerum bestiæ; numerus enim hominis est, et numerus ejus sexcentisexaginta sex – Ecco la sapienza. Chi ha intelletto conti il numero della bestia, perché questo numero è il numero dell’uomo, e questo numero è seicentosessantasei).

XI. Questi versetti 17 e 18 hanno bisogno di qualche spiegazione sui numeri a cui si riferiscono. Nel primo, si parla del numero del nome dell’Anticristo (aut numerum nominis ejus); e nel secondo, è il numero della bestia stessa (numerum bestiæ), e non il numero del suo nome. San Giovanni aggiunge che questo numero della bestia è il numero dell’uomo (numerus enim hominis est). Il significato di questi vari passaggi non è identico, come molti hanno creduto, perché non sono formati dagli stessi termini; e, d’altra parte, i Profeti non fanno ripetizioni inutili, soprattutto se sono ravvicinate tra loro. Prendendo le parole nel loro senso naturale, diremo che il numero del nome della bestia è quello che sarà fornito dalle lettere che comporranno il suo nome, come è in latino e greco, dove le lettere dell’alfabeto sono anche i numeri (Essendo l’Apocalisse stata composta e scritta in greco, il nome dell’anticristo sarà probabilmente fornito dal valore in numero delle lettere greche a cui si riferisce la quantità 666, saremo portati a sapere cosa significa questa quantità.); e che il numero personale della bestia, il numero dell’uomo, misura il tempo della sua vita sulla terra; ora, per quanto riguarda quest’ultimo numero, il numero 666 non si applica né ai giorni né alle settimane; perché nel primo caso, l’anticristo, vivendo solo 666 giorni, meno di due anni, non potrebbe compiere la sua missione satanica; e nel secondo caso, non potrebbe nemmeno farlo, perché vivrebbe solo 13 anni o giù di lì. Questo numero non si applica agli anni, perché l’uomo del male vivrebbe 666 anni, e dal diluvio la vita umana non arriva che al sesto di questo numero; quindi si applica ai mesi: l’Anticristo deve vivere 666 mesi che forniscono un periodo di cinquantacinque anni e mezzo. Un’altra ragione per pensarlo è che nello stesso capitolo XIII, sono citati solo i mesi per la prima bestia (Et data est ei potestas facere menses quadraginta duos – E gli fu dato il potere di agire per quarantadue mesi); e non si vede perché, mentre nel v. 5 si tratta solo di mesi, il numero del v. 18 si applicherebbe a qualcos’altro. Perciò è probabile che l’anticristo vivrà cinquantacinque anni e mezzo (Holzhauser è della stessa opinione – t. II, p . 73 a 77 Wüilleret), ma non motiva la sua opinione e non distingue i due numeri di cui abbiamo parlato.

XII. Passiamo ora alla grande Babilonia. La grande meretrice, la grande Babilonia che siede su molte acque (Veni et vide; ostendam tibi damnationem meretricis magnæ quæ sedet super aquas multas – Vieni, ti mostrerò la condanna della grande meretrice che siede su molte acque; Apoc. cap. XVII, v. 1. – Le acque che avete visto su cui siede la prostituta sono i popoli, le nazioni e le lingue.) ibid. v. 15), è principalmente la legge anticristiana del figlio della perdizione e dei suoi precursori e predecessori, con la quale i re della terra hanno fornicato, dalla quale gli uomini si sono ubriacati (Cum quà fornicati sunt reges terra, et inebriati sunt qui inhabitunt terram de vino prosti tutionis ejus – Con la quale i re della terra hanno fornicato, e gli abitanti della terra si sono ubriacati col vino della prostituzione – v. 2). È anche quel grande popolo del mare che, attualmente nelle Indie, riceve una punizione così terribile e giusta, la grande città che regna sui re della terra, la capitale dell’anticristo che sosterrà il suo partito, anche dopo la sua caduta, e che sarà spogliata, messa a ferro e fuoco (Et mulier quam vidisti est civitas magna quæ habet regnum super reges terræ, cap. 17, v. 18). Hi odient fornicariam, et desolatam facient illam, et nudam, et carnes ejus man ducabunt, et ipsam igni concremabunt – E la donna che avete visto e la grande città che regna sui re della terra . – Questi odieranno la prostituta – ibid. v. 16). – La grande meretrice, che rappresenta l’empietà, la legge anticristiana, è esistita dall’instaurazione del Cattolicesimo ed esisterà fino alla fine. È una conseguenza forzata di queste parole di San Giovanni nella sua prima Epistola, capitolo II, v. 18: Filioli, novissima hora est, et sicut audistis quia Antichristus venit, et nunc Antichristi multi facti sunt; unde discimus quia no vissima hora est; e di questo passo del capitolo IV, v. 3, ibid. Et omnis spiritus qui solvit Jesum ex Deo non est; et hic est Antichristus de quo audistis quoniam venit, et nunc jam in mundo est.). Così, dal punto di vista materiale, la grande Babilonia sarebbe stata prima Gerusalemme, deicida, poi Roma pagana e persecutrice; essa sarebbe diventata poi la Costantinopoli cattolica, scismatica e infine maomettana; sarebbe stata la chiesa anglicana, coperta d’oro e di ricchezze, che soffia ovunque anticattolicesimo; il governo della Gran Bretagna che, credendosi al sicuro nella sua isola, tiene lo scettro dei venti rivoluzionari e anticristiani, e li scatena sul continente per aumentare, con l’abolizione della concorrenza, la produzione delle manifatture inglesi, e i profitti dei mercanti di questa nazione, secondo l’espressione di Canning nel 1826 (Celsa sedetrex Æolus arcesceptra tenens), della Gran Bretagna i cui popoli la desoleranno, la spoglieranno, mangeranno la sua carne e la bruceranno nel fuoco. (M. de Wüilleret pensa che la prostituta sia Gerusalemme, che è diventata la capitale dell’Anticristo – t . 2. p . 233, Wüilleret). Nell’Indostan, attualmente mangiano la carne e bruciano i bambini. Potrebbe ancora essere Parigi, e potrebbe diventarlo in futuro qualsiasi altra città empia che, come la nostra capitale, delizierebbe la terra e la corromperebbe. Dal punto di vista intellettuale e morale, la grande prostituta sarebbe stata il Giudaismo, dopo la morte di Gesù Cristo, il Paganesimo persecutore così fertile per crimini e disordini, le eresie sorte, in particolare, nella terza età, lo scisma greco che ebbe luogo nella quarta età, l’infedeltà maomettana, la riforma protestante, il filosofismo, il razionalismo, il naturalismo, la rivoluzione e il socialismo. L’anticristo sarebbe stato il popolo Giudo rifiutato da Dio, gli imperatori romani, i governanti eretici del basso impero, i monarchi scismatici, i califfi, i Sudan, i sultani, i re protestanti, i filosofi, sarebbero ora i razionalisti e i rivoluzionari del nostro secolo,a qualsiasi colore o sfumatura essi appartengano, e tutti questi anticristi di bassa lega, sarebbero esitato nel grande anticristo, a colui che eserciterà la grande tentazione nel mondo.  Così, il capitolo XVII dell’Apocalisse, che sembra fatto solo per gli ultimi tempi, come il capitolo XVIII, si applica a tutta la durata del Cristianesimo, e di conseguenza al nostro tempo.

XIII. Per completare questo argomento e non doverci ritornare, dobbiamo ancora segnare la durata della prima bestia del capitolo XIII di San Giovanni, cioè dell’impero maomettano, e della bestia del capitolo XVII, che è la bestia precedente tornata in vita; lo faremo, utilizzando per questo le profezie di Daniele combinate con l’Apocalisse di San Giovanni. Una figura meravigliosa vestita di lino appare a Daniele vicino al fiume Tigri (Eram juxta fluvium magnum qui est Tigris, etc.; et vidi: Et ecce virunus ves titus lineis, et renes ejus accincti auro obrizo – Ero vicino al grande fiume Tigri, e guardai e vidi un uomo vestito di lino e con i lombi cinti di oro purissimo. – Dan. cap. X, v. 4, 5); e gli disse: “Verrà un tempo come non si è mai visto da quando i popoli sono stati stabiliti fino ad allora. Questo è il tempo in cui Israele sarà salvato (Et veniet tempus, quale non fuit ex quo gentes cæperunt usque ad tempus illud, et in tempore illo salvabitur populus tuus omnis qui inventus fuerit scriptus in libro – Verrà un tempo come non è mai esistito da quando le nazioni furono stabilite. In quel tempo sarà salvato ogni membro del tuo popolo che si trova scritto nel libro – Dan. cap. XII, v. 1); poi gli mostra due uomini che stavano in piedi sulle rive del fiume, uno su una riva, l’altro sull’altra (Et vidi ego Daniel; et ecce quasi duo aliæ stabant, unus hinc super ripam fluminis, et alius inde ex alterâ ripâ fluminis – Io, Daniele, guardai ancora, e vidi come se fossero altri due uomini che stavano in piedi, uno su una riva del fiume, l’altro sull’altra riva.- Dan. cap. XII, v. 5). – Il Profeta chiede all’Angelo in quale momento la visione che gli mostra sarà finita e completata (Usque quò finis horum mirabilium? Dan. cap. XII, v. 6), e l’inviato celeste risponde che avverrà alla fine di un tempo, di due tempi e della metà di un tempo, quando il tempo della dispersione del popolo d’Israele sarà finito (Quiu in tempus, et tempora et dimidium temporis, et cum completa fuerit dispersio manu populi sancti, complebuntur universa hæc – Tutte queste cose saranno compiute in un tempo, due tempi e la metà di un tempo mezzo, e quando la dispersione del tuo popolo santo sarà completata. – Dan, cap. XII, v. 7). Ora, poiché la dispersione dei Giudei finirà prima dei giorni dell’anticristo, si presume che uno di questi due uomini, l’ultimo dei due nell’ordine cronologico, sia il figlio della perdizione stesso, e che di conseguenza il primo sia Maometto, e che ci siano tra questi due uomini le stesse relazioni che esistono tra la prima e la grande bestia del capitolo XIII di San Giovanni, e quella del capitolo XVII. Anche Daniele quasi li identifica quando dice di aver visto, non due uomini ben distinti, ma “come due uomini” (quasi duo alii). Il tempo di cui si è parlato passa; Daniele chiede di nuovo all’Angelo che cosa arriverà dopo (Et ego audivi, et non intellexi, et dixi: Domine mi, quid erit post hæc – Ho sentito, e non ho capito, e gli ho detto: Mio Signore, che cosa arriverà dopo? – Dan. cap. XII, v. 8). E gli annuncia che molti saranno scelti, resi bianchi e come il fuoco, purificati e messi alla prova; che gli empi sprofonderanno ancora di più nella loro empietà, e avranno perso ogni intelligenza (Eligentur et dealbabuntur, et quasi ignis probabuntur multi; et impie agent impii, nequc intelligent, Dan. XII, v. 10); che il Sacrificio perpetuo sarà abolito, e che l’abominio, che aveva messo la desolazione ovunque, sarà allora esso stesso desolato (Et à tempore cum ablatum fuerit juge sacrificium, et posita fuerit abominatio in desolationem, dies mille ducenti nonaginta – Passeranno 1290 giorni dal momento in cui il sacrificio perpetuo sarà stato abolito, e l’abominio sarà stato messo in desolazione). E gli dichiara che il significato di queste parole sarà frainteso fino al tempo segnato dalla saggezza divina (Et ait: Vade, Daniel, quia clausi sunt signatique sermones, usque ad præfinitum tempus – E dice: Vai, Daniele, perché queste parole sono chiuse e sigillate fino al tempo segnato. – Dan. cap . XII, v. 9).

XIV. Tutte queste cose menzionate nei v. 8, 9, 10 e 11 del capitolo XII di Daniele, rappresentano molto bene il regno dell’anticristo che farà tanti apostati, e perseguiterà così crudelmente i veri Cristiani. Si può e si deve concludere che i tempi menzionati sopra (tempus, tempora e dimidium temporis) sono fino al giorno in cui l’anticristo si costituirà come tale, e inizierà la sua guerra contro il Signore e contro il suo Cristo, e non fino alla sua morte, e che questi tempi sono il numero esatto di anni che passeranno da Maometto all’inizio della persecuzione dell’anticristo, e appaiono come la misura della larghezza del fiume che separa i due uomini che l’Angelo mostrava a Daniele. – Si può pensare che riconosciamo Maometto e l’anticristo arbitrariamente nei due uomini che Daniele vede sulle due rive del fiume, ma non è così. Abbiamo serie ragioni per farlo; esse derivano dal testo stesso e dalla sua relazione con i passaggi dell’Apocalisse che si riferiscono a questi due personaggi. È certo che nel capitolo XII Daniele si occupa dell’anticristo, poiché parla nel v. 11 dell’abominazione della desolazione negli stessi termini di N.S. J.-C. in San Matteo. Da ciò possiamo e dobbiamo concludere che questo tempo, quando gli empi diventeranno ancora più malvagi, quando i giusti dovranno soffrire così tanto (v. 10), questo tempo, come non è mai esistito prima (v. 1), è davvero quello dell’anticristo. E ciò che rende più probabile questa conclusione è che nello stesso capitolo si parla della resurrezione dei morti, dell’eternità beata per gli eletti e miserabile per i reprobi (v. 2, 5), che sarà l’esecuzione dell’ultimo giudizio; e da ciò nasce la conseguenza che uno di questi due uomini che sono in questa visione sia certamente l’anticristo – In questo stato, quale può essere l’altro personaggio, diverso dal figlio della perdizione, ma che si confonde quasi con lui (quasi duo ali, v. – In questo stato, l’altro personaggio, diverso dal figlio della perdizione, ma che è quasi identico a lui (quasi duo ali, v. 5), è Maometto, il cui impero l’anticristo farà risorgere e accrescere; Maometto che è il suo tipo, la sua immagine, il suo principale precursore; non è forse Maometto, che San Giovanni rappresenta sotto forma di una bestia a sette teste, con dieci corna e dieci diademi sui suoi dieci corni, proprio come ha fatto per l’uomo del male egli stesso? E se questo è così, cosa può significare il tempo menzionato nel v. 7, se non l’intervallo tra Maometto e l’inizio della persecuzione del suo restauratore? Detto questo, torniamo allo sviluppo del testo sacro. Tutti gli interpreti concordano che queste parole: Tempus, tempora et dimidium temporis, usate da Daniele (cap. VII, v. 25, cap. XII, v. 7) e da San Giovanni (cap. XII, v. 14), prevedono tre anni e mezzo, perché un tempo è un anno, due tempi sono due anni, e mezzo tempo sono sei mesi. Ora, poiché tre anni e mezzo sono composti da un certo numero di giorni, e poiché i giorni, nelle abitudini profetiche, sono presi il più delle volte per anni (Diem pro anno, diem, inquam, pro anno, dedi tibi – vi ho dato un giorno per un anno, un giorno, dico, per un anno. Ezech. cap. IV, v. 6); poiché, invece, a seconda che l’anno sia lunare o solare, o contenga dodici mesi di trenta giorni ciascuno, conta trecentocinquantaquattro giorni e una frazione, o trecentosessantacinque giorni, o trecentosessanta, bisogna prendere tre anni e mezzo per millecentoquarantuno anni, nella prima ipotesi; per millecentosessanta anni nella terza, e per millecentosettantotto anni e mezzo nella seconda, contando un anno bisestile su quattro anni (Holzhauser – tomo I, p . 481, Wüilleret – trova nel sistema solare solo 1277 giorni e mezzo, perché ha dimenticato l’anno bisestile che si trova ogni tre anni e mezzo). Ci sarà dunque tra Maometto e l’inizio della grande guerra dell’anticristo contro la Chiesa milleduecentoquarantuno anni, o milleduecento sessanta anni, o milleduecento settantotto anni e mezzo. – Si possono fare quattro serie di calcoli a seconda che si prenda come punto di partenza la nascita di Maometto (nel 569), l’anno in cui iniziò la sua predicazione (609), l’anno in cui pose le basi del suo impero (621), o l’anno in cui morì (633); e queste quattro serie saranno suddivise in tre conteggi particolari, a seconda che i tre anni e mezzo in questione daranno milleduecentoquarantuno giorni, o milleduecentosessanta, o milleduecento settantotto giorni e mezzo. Contando questi tre anni e mezzo dalla nascita di Maometto (569), otteniamo la prima serie, e aggiungendo milleduecentoquarantuno anni, dodici cento sessanta anni, e milleduecento settantotto anni e mezzo, otteniamo 1810, 1829, e 1847 e mezzo, che sono già passati, e non hanno visto l’inizio del regno dell’anticristo.  Partendo dalla predicazione di Maometto (609), e aggiungendo milleduecentoquarantuno anni, milleduecentosessanta anni, o dodici milleduecentosettantotto anni e mezzo, otteniamo 1850, 1869, e 1887 e mezzo, che non sono ammissibili, perché il 1850 è già passato, che il 1869 e il 1887 e mezzo sono troppo vicini a noi, e che il figlio della perdizione deve vivere cinquantatré anni e mezzo, come abbiamo visto, e cominciare a perseguitare la Chiesa all’età di cinquantadue anni, come diremo tra poco. – Se prendiamo come base l’anno 621 che vide l’inizio dell’impero di Maometto, e aggiungiamo milleduecentoquarantuno anni, milleduecentosessanta anni e  milleduecentosettantotto anni e mezzo, arriviamo a 1862, 1881 e 1889 anni e mezzo, che non possono concordare con i cinquantacinque anni e mezzo dell’anticristo, che non è ancora nato, e l’inizio della sua persecuzione al cinquantaduesimo anno della sua età. Ma se contiamo dalla morte di Maometto nel 633 e aggiungiamo milleduecentoquarantuno anni, milleduecentosessanta anni e milleduecentosettantotto anni e mezzo, otteniamo 1874, 1893 e 1911 e mezzo.  – Tra questi tre modi di contare gli anni, preferiamo quello che, con la Chiesa Cattolica, segue il sistema solare e conta, in tre anni e mezzo, milleduecentosettantotto giorni e mezzo, perché è il calcolo e il sistema del Cattolicesimo, e fu stabilito da esso, e perché, per questa ragione, è probabile che i Profeti lo avessero in vista nei loro annunci, per cose che sono di così grande interesse per la Religione di Cristo. Siamo quindi portati a credere che l’anticristo inizierà la sua persecuzione dei Cattolici verso la metà dell’anno 1911 [Bisogna aggiungere un secolo che il Signore ha accordato a satana per compiere la sua azione demolitrice sulla Chiesa, come a  S.S. Leone XIII fu rivelato in visione nel 1885, e la ss. Vergine annunziò a Fatima. D’altra parte, come sottolineato in precedenza – v. Introduzione § II – anche a Suor della Natività Gesù annunziò per il Giudizio,  due date possibili: o verso la fine  del secolo 1900, o in quello del 2000 « … se passa questo secolo (il 1900), il secolo del 2000 non passerà senza che esso giunga » – “Vie et Révévelations de la Sœur de la Nativité”, 2a Ed. Beaucé éd., Parigi, 1819 – T. IV, p. 125 -ndr.-). Così, secondo le nostre congetture, ci saranno milleduecentosettantotto anni e mezzo dalla morte di Maometto al giorno in cui l’Anticristo si porrà come nemico della Chiesa e la perseguiterà; e noi prendiamo questa morte come punto di partenza, perché è in questo momento, alla fine di Maometto, che inizia la distanza tra lui e il primo giorno della persecuzione dell’uomo del male. Quanto tempo durerà questa persecuzione? Milleduecentonovanta giorni da quando il sacrificio perpetuo sarà abolito (Et à tempore cùm ablatum fuerit juge sacrificium, et posita fuerit abominatio in desolationem dies mille ducenti nonaginta, Dan. XII, v. 11). Così l’Anticristo, che vivrà per un totale di cinquantacinque anni e mezzo, perseguiterà la religione per tre anni, sei mesi e undici giorni e mezzo, finché sarà fulminato; e morirà nel primo mese (o il secondo) dell’anno 1915, il che pone la sua nascita a metà dell’anno 1859. I quarantacinque giorni successivi alla sua caduta saranno ancora molto infelici, a causa dei dieci capi militari che si succederanno al potere, e che avranno continuato, per un certo tempo, a combattere contro l’Agnello (Apoc., cap. XVII, v. 14); ma infine, la calma sarà ristabilita dopo questi quarantacinque giorni, secondo queste parole: Beatus qui exspectat et pervenit usque ad dies mille trecentos triginta quinque – Beato chi riuscirà a giungere fino al 1338° giorno. – Dan . cap. XII, v . 11 ).

XV. In quale anno l’impero maomettano sarà distrutto e ridotto a una sola testa? Questo è l’ultimo punto che rimane da esaminare dopo aver esaminato tutte le questioni che riguardano questo capitolo. San Giovanni ci dice, nella sua Apocalisse, capitolo XIII, v. 5, che la prima bestia con sette teste e dieci corna avrà potere per quarantadue mesi, che dà anche tre anni e mezzo, e quindi milleduecentoquarantuno giorni nel sistema lunare, milleduecento sessanta giorni nel sistema greco, che conta l’anno come trecentosessanta giorni e il mese come trenta giorni, e milleduecentosessantotto giorni e mezzo nel sistema solare (Et data est ei potestas facere menses quadra ginta duos , cap. XIII, v. 5). Quando abbiamo calcolato il tempo tra Maometto e la persecuzione dell’anticristo, abbiamo preso come base il sistema solare, il sistema cattolico, perché questo tempo è di interesse primario e diretto per la Chiesa, e per questo deve essere calcolato secondo il suo proprio metodo. Ma se si tratta della durata dell’impero di Maometto, che è di interesse primario e diretto per i suoi seguaci, è logico e ragionevole prendere come mezzo di calcolo il loro calendario, che è lunare, e dire che i quarantadue mesi che danno milleduecentoquarantuno giorni forniscono milleduecentoquarantuno anni; Questo, aggiungendo milleduecentoquarantuno anni al 621, punto di partenza dell’Egira (Parliamo qui dell’Egira, perché è la durata dell’impero maomettano che fu fondato dodici anni prima della morte di Maometto), ci dà circa l’anno 1862 per la distruzione di questo impero o l’inizio effettivo di questa distruzione. – Abbiamo fissato questi punti secondo le relazioni che esistono tra il sistema solare e quello lunare; e abbiamo dovuto farlo, perché i modi di contare dei maomettani non sono né fermi né in accordo tra loro. Sappiamo certamente che il primo anno d’Egira è il 622; saremmo dunque arrivati, secondo il nostro calendario, all’anno solare 1235; e tra i musulmani, alcuni dicono che siamo nel 1858, nel mille e settimo anno, e altri dicono che siamo solo nell’anno 1265. Tra i Cristiani, possiamo citare Chalcondile, suddito della Porta, che, nella sua Storia dei Turchi (vol. 2, p. 826), si esprime come segue. “La battaglia di Lepanto fu combattuta una domenica, il settimo giorno di ottobre, nell’anno di grazia 1571, d’Egira 977º. Così, l’Egira ha già perso ventotto anni nel nostro modo di contare; perché c’erano, secondo il nostro Calendario, solo novecentoquarantanove anni, la differenza tra il 1571 e il 622 essendo novecentoquarantanove, e saremmo ora (nel 1858) nell’anno 1274 dell’Egira. D’altra parte, gli atti emanati dall’orgogliosa potenza che è stata a lungo chiamata la Sublime Porta e dallo Scià di Persia, alla fine dell’anno 1856, ci danno lo stesso tempo; poiché ci portano (nel 1858) all’anno 1274 dell’Egira. Ma Abd-el Kader conta in modo diverso, e ci dice che siamo (nel 1858) nell’anno 1265 di Maometto. La sua lettera al sindaco di Amboise, datata 1 gennaio 1854, riportata nei giornali francesi, e in particolare nel Nouvelliste di Marsiglia, del 31 dello stesso mese, è datata il 4 di Rabi – el – tani dell’anno 1260 d’Egitto. Ora, se il 1854 è il 1260° anno dell’Egitto, il 1858, dopo aprile, è il 1265° anno. Preferiamo la stima del Sultano e dello Scià di Persia, perché è più ufficiale e deve essere, per questo, più esatta; e ci permettiamo di far notare che, se l’impero turco cade nel 1862 o nel 1863, saranno rimasti milleduecentoquarantuno anni solari e dodici milleduecentosettantotto lunari. Così che non c’è altra differenza tra la distanza che separa la morte di Maometto dall’inizio della persecuzione dell’anticristo e quella che segna la durata dell’Impero turco, che i dodici anni del regno di Maometto stesso, e che i millesettantotto anni e mezzo del primo calcolo sono solari, mentre quelli del secondo sono lunari.

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