IL SACRO CUORE DI GESÙ (49)

IL SACRO CUORE (49)

J. V. BAINVEL – prof. teologia Ist. Catt. Di Parigi;

LA DEVOZIONE AL S. CUORE DI GESÙ-

[Milano Soc. Ed. “Vita e Pensiero, 1919]

PARTE TERZA.

Sviluppo storico della divozione.

CAPITOLO IV.

LA DIVOZIONE NEL XVII SECOLO

Per ciò che riguarda la nostra divozione, si può dire che non si riscontra un passaggio ben deciso fra il XVI secolo e il XVII. Se però si cerca di approfondire qualche tratto e di precisarlo, si può dire, senza esagerare, che durante il secolo XVI la divozione si costituisce in se stessa, più che propagarsi, mentre nel secolo XVII si propaga piuttosto che costituirsi in se stessa. Si riscontra, è vero, sino dal XVI secolo, un primo sbocciare della divozione, ma è sopra tutto una fioritura nelle anime; non è, per quanto almeno possiamo afferrare, un movimento generale, che si trasmette e si comunica grado a grado; la devozione rimane affare individuale e non presenta una diffusione sociale e, per quanto le tracce siano numerose, si mantengono circoscritte. Niente indica un movimento che abbia coscienza di se stesso e tenda a generalizzarsi. Il secolo XVII, al contrario, ci si presenta come un’aurora della divozione o, se si vuole, come la sua primavera; tutto annunzia il gran movimento che va poco a poco, alla conquista del mondo. Segni oscuri per quelli che vivevano allora, salvo per qualche anima privilegiata, profetessa dell’avvenire: segni assai chiari per noi, che conosciamo questo avvenire. Studieremo rapidamente questa divina preparazione. I fatti sono, presso a poco, gli stessi che abbiamo già riscontrato ma si moltiplicano singolarmente e, avvertiti come siamo dagli avvenimenti. Ci danno l’impressione di un movimento che comincia e si propaga. Non è facile raggruppare. questo. ammasso di fatti. L’ordine cronologico non è Sempre possibile e impedirebbe spesso di vedere i rapporti reali delle cose; gli altri aggruppamenti rischierebbero di falsare la prospettiva o di stabilire dei rapporti fittizi. Sembra perciò naturale collegare l’ordine cronologico con l’ordine delle cose, procedendo ora per regioni, ora per comunità religiose, o mediante riunioni analoghe, seguendo per ogni diversa serie di fatti, sia l’ordine cronologico, sia qualche altro ordine indicato dall’analogia delle cose (Riserbiamo per il capitolo susseguente ciò che riguarda le Visitandine, i Gesuiti e il Beato Giovanni Eudes).

I. LA DIVOZIONE FUORI DELLA FRANCIA

Spagna: S. Michele dei Santi. Marina d’Escobar. Maria d’Agreda. — Fiandra, Belgio e Paesi Bassi: Nicola Montmorencv. Benedetta Haeften. Giacomo Marchant. Giovanna Cambry. La madre Deleloe. — Svizzera: San Fedele di Sigmaringen.

Ecco, dapprima, nella Spagna, San Michele dei Santi, monaco della Santissima Trinità (1590-1625). Egli chiedeva a Nostro Signore di cambiargli il cuore e dargliene un altro più amante e più generoso. Nostro Signore l’esaudì (Ufficio del Santo, lezione VI, 5 luglio. Cf.: Acta canonizationis, negli Analecta iuris Pontificii, 1863, p.. 1446); si prese il cuore del Suo diletto Michele e se lo nascose nel seno, in cambio gli diede il suo cuore, tutto infiammato d’amore. –  Ancora nella Spagna, s’incontra la Venerabile Marina d’Escobar (1554-1633), alla quale Nostro Signore rivelò spesso i segreti del suo cuore. Dopo avere scritto la regola per le sue religiose, l’offrì a Nostro Signore dicendogli che era sua. « Hai ragione. le disse Gesù, è mia infatti. Alza piuttosto gli occhi e guarda il mio cuore ». « lo alzai gli occhi dell’anima mia, disse ella, e vidi tutta la regola scritta nel suo divin Cuore » (Vita, scritta dal P. Luigi da Ponte, I parte, I. 5, c, 20, n. 3 Traduzione latina, Praga, 1622, p. 536. In  FRANCIOSI, col, 354. Si noti che la Venerabile dice … gli occhi dell’anima, è, ordinariamente, nello stesso senso na che bisogna intendere la cosa, anche là ove non è detto espressamente. Nello stesso senso ella dice ‘che abbracciava, secondo la nostra maniera di parlare », i piedi del Salvatore.). Un altro giorno Egli le mostrava le piaghe delle sue mani e dei suoi piedi: « E quella del cuore? gli chiesi; Guarda, mi rispose, e mi mostrò anche quella e nello stesso tempo il suo cuore che si intravvedeva attraverso la ferita » (Ibid. l. 2, c.21, p. 197; Franciosi l.c.). Il venerdì santo del 1616, siccome ella era paurosa, e teme le illusioni, Nostro Signore le disse: « Avvicinati, e tocca la ferita del mio costato. lo mi avvicinai e la toccai, e tosto sentii dei raggi ardenti d’amor divino, che uscivano dalla ferita del cuore e l’infiammavano d’amore per lui » (Ibid, 1.2, c. 17; p. 203; Franciosi, col. 355.). Nel febbraio del 1622, ella vide Nostro Signore come in cielo e dal suo petto una scala discendeva, allargandosi verso la terra. « Gli angeli, disse ella, mi condussero appiè della scala, e cominciai a salire…. sino a che fui arrivata…. là ove la scala si appoggiava al suo petto. Egli allora. mi introdusse…. nel santuario segreto del suo petto divino…. Là vidi il mistero della Santissima Trinità, per quel tanto, almeno, ch’io ne ero capace » (Ibid. d, 1,53;.c. Le 91; Franciosi, col. 355-356). E a lei pure volle (18 luglio 1612) far dono del suo cuore, affine di renderla perfettamente conforme a questo cuore divino (Ibid, 1. 3, c. 28, n. 2, p. 336; Francrosi; col, 356). Infine, in un giorno di dicembre del 1618, le diede la chiave del suo cuore e della sua volontà per significarle che d’ora innanzi ella non avrebbe avuto che esprimere un desiderio ». Purché la cosa fosse espediente, gliela accorderebbe subito e volontieri » (Ibid, 1. 6, c. 9, n. 2, p. 626; Franciosi, col, 357). Non abbiamo noi forse qui i principali elementi di un trattato di divozione al sacro Cuore? Marina d’Escobar merita perciò un posto a parte fra i precursori della beata Margherita Maria. – Accanto a lei si può menzionare un’altra mistica spagnola, oggetto di contestazioni, la Venerabile Maria d’Agreda (1602-1665). Ella, del resto, ha poche cose sul cuore di Gesù, e quel che ne dice non è che la ripetizione di quel che troviamo da per tutto; l’apertura del costato fa scorrere dal cuore divino le sorgenti feconde della grazia; ci mostra l’amore di questo cuore, e invita le anime a entrare per gustare questo amore, attingendolo alla sua sorgente, e per cercare un rifugio (La cité mystique de Dieu, 2. parte, 1. 6, c. 24, n. 1440 e 1451, Traduzione Croset; Franciosi, col. 412).

Nei Paesi Bassi, un uomo di Stato, un belga, che, fra le occupazioni importanti affidategli dalla fiducia di Filippo II, trovò tempo di scrivere dei libri di pietà, Nicola Montmorency (1556 al 1617 circa), pubblicava nel 1616 ad Anversa un Diurnale pietatis in due volumi, ove si trovano molte preghiere o affetti pii, tolti spesso da autori il cui nome viene indicato in margine. Fra queste affezioni o preghiere, più d’una son rivolte al sacro Cuore. Eccone un bello esempio : «Saluto e preghiera del mattino al Cuore di Gesù: Io lodo; benedico glorifico e saluto il vostro dolcissimo e benignissimo cuore, o Gesù Cristo, mio fedele amico, rendendovi grazie per la custodia fedelissima da cui mi avete circondato in questa notte e per la paterna ed immensa bontà con la quale sopportate e conservate, fra tanti altri, me, il più miserabile di tutti i peccatori, e. anche mi visitate qualche volta con le inspirazioni della vostra grazia. Ed ora io vi prego, o mio unico amico, per virtù del vostro divin cuore, purificatemi da ogni macchia, preservatemi misericordiosamente, da ogni pericolo, e accordatemi la grazia di perseverare fedelmente e felicemente nel vostro santo servizio e nel vostro amore, sino alla fine della vita mia ». «0 cuore dolcissimo di Gesù, dove si trova ogni bene, Trinità, in voi mi affido, a voi mi abbandono interamente, in voi getto ogni mia sollecitudine e tutto quel che mi opprime, a voi mi offro umilmente, per essere purificato dei miei peccati, a voi mi rimetto con intiera confidenza, affinché suppliate a tutta la mia insufficienza. In voi è ogni mia speranza, ogni mia consolazione, in voi il mio riposo e la mia dimora. Che scorra da voi su di me, una stilla del sangue del costato aperto del mio Signore Gesù, per cancellare le mie sozzure, e per infiammare il mio cuore del divin amore. O cuore di Gesù, Cuore tutto amore, siate per me il rifugio nella tentazione, la consolazione nella pena, il riparo nel momento della morte; ch’io mi riposi e mi addormenti in voi fino a che gusti e senta quanto è soave Gesù, lo sposo dell’anima che ama. il Dio benedetto al disopra di tutto e per sempre. Amen. » (Diurnale pietatis. Antverpiæ, 1616, t. I, p. 153-154). – Il pio autore non indica, donde ha preso questa preghiera. Le prime linee ci danno il saluto del mattino di santa Ma, non ho identificato tutto, ma certe idee, certe espressioni, sono di Luigi de Blois, le altre risentono di Eschio e di Lansperge. L’Olanda ed il Belgio ci offrono ancora due scrittori ascetici, fra molti altri, e sono ‘Giacomo Marchant e dom Benedetto Haeften, abate di Afflighem (1587-1648), nel suo libro intitolato: L’école du coeur,1629, parla della piaga del costato in termini commoventi che  riassumono tutta la idea tradizionale. Egli pure trova il cuore attraverso la piaga: « avvicinati (anima mia) al Dio del tuo cuore, al cuore del tuo Dio: pianta là la tua tenda e fai la tua dimora. La unisci il tuo cuore del tuo amore: non già il dito la mano, ma il cuore bisogna immergervi ». egli vede nel cuor divino il modello di di ciò che deve essere il suo cuore. « Ciò che devono essere i pensieri del mio cuore lo trovo scritto in questo cuore. Perché il vostro cuore è la regola … dei cuori umani, essi devono esser regolati sul vostro cuore. Andrò dunque a questo cuore profondo, al cuore del mio Dio e riguarderò le sue perfezioni, per trasportarle nel mio cuore, con l’aiuto della sua grazia. Il tuo cuore, o Dio del mio cuore, è stato puro da ogni attrazione umana, da ogni amore per ciò che passa … Degnati, o Signore, amico cedi cuori, di spandere tutto questo nel cuore del tuo servo, affinché io lo riguardi e sul quel modello  rettifichi il mio cuore. Riguardami ancora, e abbi pietà di me, o Signore; e da questo specchio ardente del tuo cuore (l’autore un po’ più sopra ha confrontato il cuore di Gesù al famoso specchio concavo di Archimede che incendiò la flotta nemica) manda raggi di fuoco nel mio cuore per infiammarlo e renderlo conforme al cuor tuo. » (Ibid. 544 – 546; Franciosi, col. 380; altro passo bellissimo citato dal p. Dufai, Trésor, t. VII, p. 393-395, a proposito del testo Vulnerasti cor meum.  « Se rimaneste confitto alla croce fu ben più per i legami del vostro amore che per i chiodi di ferro … ed è per l’amore che io debbo essere unito al vostro cuore. E come non amarvi? Voi siete stato ferito per me, o mio Gesù. Rendetemi dunque ferita per ferita » lib. 4, lect. 12, pag. 519). – In un’altra opera egli dice: « Contempliamo adesso il cuore di Cristo, purissimo serbatoio (receptaculum) della divina dolcezza. Di qual dolcezza trabocca! Chi ci aprirà la porta di questo cuore, affinché possiamo vedere i tesori che vi sono nascosti? » E il pio autore comtempla ora l’intenziozionidi questo cuore e i suoi desiderî, ora i pensieri e l’amore di questo cuore per noi. « Ma che?, aggiunge, Egli ha voluto che il suo cuore fosse aperto dalla lancia del soldato, perché divenisse per i colpevoli una città di rifugio, un asilo di pace, il nido ove la colomba medita, la cella vinaria e il talamo della sposa, il riposo dell’anima e il santo dei santi. Che dire infine? Il cuore dell’uomo non saprebbe concepire quale abbondanza di dolcezza si nasconda nel cuore del Figlio dell’uomo » (R. D. Hæfteni, Venatio sacra, |. 11, c. 3, p. 455 (per errore 456), Anversa, 1650. Alla fine della prefazione, un cuore trafitto da tre chiodi, sormontato dal monogramma IHS, con una croce sulla traversa dell’H). – Giacomo Marchand (nel 1648) nel suo Hortus Pastorum, invita la mistica colomba a entrare nel costato trafitto di Gesù: « Tu non potrai trovar riposo, le dice, che nel cuore del Salvatore….  È là ch’Egli ha voluto prepararti un asilo. Il cuore, ardente d’amore, è il giardino fiorito ove puoi trovare le tue delizie, ed esclamare: “È buona cosa per noi rimanere quì ,,. Se tu senti dunque che il tuo cuore è povero, tiepido, duro, rivolgiti verso il Dio del tuo cuore…. Per questa larga porta del costato…. è stato aperto l’ingresso sino al cuore. Là immedesima il tuo cuore col suo, per prendervi luce, vita, fiamme…. La sua ferita non è tanto quella fatta dalla lancia quanto quella che fece l’amore; o, se ti sembra più giusto, è insieme quella della lancia e quella dell’amore. Ecco perché  dice due volte: Hai ferito il mio cuore, o mia sposa, hai ferito il mio cuore. Rispondigli, dunque, a tua volta: Ferisci il mio cuore, o sposo mio, ferisci il mio cuore, feriscilo con la compassione, feriscilo con l’amore » (Hortus Pastorum, tract. 2, lect. 21. De vulnere lateris. Testo latino in Franciosi, 692-693). – Pure al paese fiammingo ci rimanda Giovanna di Gambry, (1581-1639), da prima religiosa agostiniana, poi reclusa a Lilla. Fu essa una grande devota della piaga del costato; e, più d’una volta, nella piaga del costato s’incontrò col divin cuore. In questo sacro costato trovava « due camere nuziali », come essa dice, « l’una di carne e di sangue, rappresentante la sua umanità, l’altra, il cuor d’oro, a rappresentare la sua divinità ». Possiate voi, scriveva al suo direttore, possedere talmente queste due camere, che non possiate uscire mai » (Vie admirable de Jeanne de Cambry, del P. Sarntrain, C. SS. R., Tournai, 1898, 3.a parte, c. 6; cf.: Franciosi, 365-366.). E nella sua grande opera spirituale rappresenta il cuor di Gesù come « il letto nuziale, ove riposano lo Sposo con la Sposa, l’anima con Dio. Il talamo, dice, sarà il divin cuore di Gesù, ove sarà il cuore pieno d’amore del dolce Gesù, ove l’anima si riposerà, e a cui sarà unita, e dei due cuori non se ne farà che uno con una unione d’amore. Se amiamo Dio, bisogna che il nostro cuore ritorni a Dio, a quel cuore amoroso di Gesù, che per amore volle nascere da una Vergine e soffrire morte e passione, per mostrarci il suo amore ardente; a questo cuore che è stato trafitto da una lancia per noi, a cagione di questo fuoco d’amore. O cuore divino che cosa vi ha dunque in questa ingrata e miserabile creatura, perché  l’amiate così? Ma è il vostro amore acuto e ardente, che vi fa amare in questo modo l’opera vostra! E poiché Dio ama quello che Egli ha fatto e creato, per quanto siamo ingrati; non ameremo noi Colui che ci ha creato? ((1) Traîté de la ruine de l’amour propre, etc., 1 4, c. 26. Les Oeuvres spirituelles de’Saeur Jeanne-Marie de la Présentation.,..Tournai, 1655. Franciosi, col. 368. Vedi. nella Vie admirable de Jeanne de. Cambry, del Sarntrain, C. SS. R. Tournai e Parigi (Castarman, 1899), la 3.2 parte, c. 6, la devozione di Giovanna al Sacro Cuore, p. 320-337).Nelle stesse regioni l’ordine di san Benedetto, ci se fornisceanch’esso una devota del sacro Cuore, che fu ultimamente rivelataal pubblico da Dom Bruno Destrée, la Madre Giovanna deSaint-Mathieu Deleloe. Nata a. Fauquembergues, nella diocesidi Arras, entrò fra le Benedettine della città nativa e seguìla sua comunità a Poperinghe, quando le suore furono obbligatea trasferirsi colà. Morì nel 1660. Tutta la sua vita nonfu che un succedersi d’intime comunicazioni col cuore diGesù (Une mystique inconnue du XVII siècle, di Dom Bruno Destrée, Brouges, 1905). – Finalmente, prima di parlare della Francia, da dove non usciremo quasi più, segnaliamo un santo dell’ordine di san Francesco, san Fedele da Sigmaringa, capuccino (1577-1662). Fra le sue pratiche di divozione se ne nota una in onore del cuor di Gesù. La preghiera comincia così: «Io vi ringrazio, o amabilissimo Gesù, per l’amore infinito e per l’infinito dolore del vostro dolcìssimo cuore », Egli vi si abbandona interamente a Gesù e conclude: « Durante tutta la mia vita, e particolarmente nell’ora della morte, troverò un rifugio Sicuro in quella ferita d’amore del vostro fedelissimo cuore » (Segnalato da R. de la Bécassière; vedi: il Compendio storico… della devozione al SS.mo Cuore di Gesù. Ediz. 2a, Roma, 1822 p. 34, $ 14. La preghiera non è, io credo, del santo medesimo. Vedi più sopra, Luigi de Blois e Nicolas de Montmorency).

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

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