LA CATENA D’ORO DEI SALMI: NOTE INTRODUTTIVE (1)

LA CATENA D’ORO DEI SALMI: NOTE INTRODUTTIVE (1)

La catena d’oro dei SALMI o I SALMI TRADOTTI, ANALIZZATI, INTERPRETATI E MEDITATI CON L’AIUTO DI SPIEGAZIONI E RELATIVE CONSIDERAZIONI, RICAVATE TESTUALMENTE DAI SANTI PADRI, DAGLI ORATORI E SCRITTORI CATTOLICI PIU’ RINOMATI.

Da M. l’Abbate J.-M. PÉRONNE,

CANONICO TITOLARE DELLA CHIESA “DE SOISSONS” ,

Professore emerito di sacra Scrittura e di Eloquenza sacra.

TOMO PRIMO.

INTRODUZIONE

Capitolo I

Importanza dello studio dettagliato dei Salmi

Cercheremo qui di esporre, più che dimostrare, l’importanza di questo studio fondato su due ragioni; a) l’universalità dei Salmi in rapporto alla dottrina, ai sentimenti, ai luoghi e ai tempi, e b) l’utilità pratica di questi studi dal triplice punto di vista del progresso nella virtù e nella vita cristiana, dello spirito di preghiera e di orazione, e delle risorse immense che i Salmi offrono al sacro oratore; doppia proposizione che appoggeremo sulle testimonianze delle voci più autorevoli.

 I – Universalità dei Salmi

1- In effetti, mentre le sacre scritture contengono una parte storica, una parte morale ed una parte profetica, ed ognuno dei libri ispirati ha un oggetto particolare, i Salmi abbracciano tutto: storia, morale, profezie, tutte le parti tanto dell’Antico che del Nuovo Testamento. È un magnifico riassunto della Scrittura, che ricorda le meraviglie disseminate nei libri santi e li fa brillare ai nostri occhi in un magnifico splendore. Il libro dei Salmi contiene in compendio tutta la Religione; Dio, la sua natura e tutti i suoi attributi, la sua potenza, la sua santità, la sua saggezza, la sua misericordia e la sua giustizia; Gesù Cristo, la sua vita, i suoi misteri, la sua Chiesa, tutta la storia del mondo, dalla sua creazione alla sua consumazione degli eletti in cielo. Per questo motivo sant’Agostino ci rappresenta questo libro come un tesoro inesauribile di ricchezze spirituali: « Communis quidem bonæ doctrinæ est apte singulis necessaria subministrans,» (Prefazione in Psalm.), e Cassiodoro chiama questo libro una “bibliteca generale” dove si trova tutto ciò che si cerca « In hoc libro spiritualis bibliotheca instructa est ».

2- « E’ l’effetto di un’arte consumata – ha detto Bossuet – quello di ridurre in piccolo tutta una grande opera »: lo Spirito Santo è come se avesse riassunto, nello stretto riquadro del libro dei Salmi, tutta la vita umana, le sue avversità e le sue prosperità, e questo nella persona di un solo uomo che ha riunito in sé tutte le estremità della buona e della cattiva fortuna. Mediante una sequenza necessaria, nell’unica persona di David, si riuniscono tutte le affezioni del cuore, analoghe alle situazioni moltiplicate dell’uomo sulla terra. Egli parla nei Salmi per tutti gli uomini e per tutte le condizioni. Egli ha conosciuto le gioie e le miserie della vita, e tutto ciò che dice sembra essere stato ispirato da tutto ciò a cui siamo sottomessi nelle medesime vicissitudini. Ciascuno vi trova la sua storia personale, i suoi segreti, le sue gioie, le sue tristezze, i suoi timori e le sue speranze, l’espressione dei propri bisogni, dei desideri, delle proprie voci. « Tutti i gemiti del cuore umano – dice Lamartine – in una sua opera (Voyage en Orient, Jérusalem) hanno trovato le loro voci e le loro note sulle labbra e sull’arpa di quest’uomo; in particolare, se si considera poi l’epoca in cui essi furono composti, epoca nella quale la poesia lirica delle nazioni più coltivate non cantava se non del vino, dell’amore, del sangue, delle vittorie delle muse o dei corridori dei giochi di Elide, si resta profondamente stupefatti agli accenti mistici del Re-Profeta, e non gli si può attribuire se non una ispirazione giammai data ad altro uomo. Leggete Orazio o Pindaro dopo un Salmo: personalmente, io non posso farlo più! ». – Ma a Dio non piace che noi ci riduciamo a considerare David nei suoi Salmi come l’emulo vittorioso degli antichi poeti lirici. Egli è per noi innanzitutto, il Profeta ispirato dal Signore, il sacro storico dei giorni antichi, il poeta divino suscitato da Dio per cantare la sua gloria, celebrare le sue grandezze, manifestare la sua misericordia e la sua giustizia, e per essere l’interprete di tutti i sentimenti che si affollano e si succedono in sì breve intervallo nel cuore del vero fedele. « Non c’è nella vita dell’uomo, un pericolo, una gioia, una mortificazione, una sconfitta, una nuvola o un sole che non siano in David, e che la sua arpa non colga per farne un dono di Dio e un soffio di immortalità! » (Lacordaire, 2 M ° Lettre à un jeune homme sur la vie chrétienne). – Non esitiamo a dire che anche il doppio crimine commesso da David sia stato nei disegni di Dio, che si serve degli errori degli uomini non solo a sua gloria, ma pure per la perfezione dei suoi eletti, come principio e fonte di una espiazione che ha fatto di questa illustre coppia la personificazione più perfetta della dottrina della vera penitenza e dei sentimenti che essa ispira. « Questa non è la confessione particolare che egli fa, dice Mgr. Gerbe, (Mgr Gerbe, Dogme catholique de la pénitence, Cap. IV.) bensì la confessione di tutto un popolo alle generazioni future, a tutti i luoghi, a tutti i secoli. Egli non la mormora a bassa voce e non parla, ma canta per farla sentire quanto più a lungo nella memoria degli uomini. Quale ammirabile energia di linguaggio e quale potenza e virtù di sentimenti! Come egli percorre tutti i “gradi di ascensione” di un’anima che dal fondo dell’abisso, risale verso Dio! Come la sua voce, dopo aver “ruggito i gemiti del suo cuore”, sospira un dolore più calmo; poi si risolleva, si dilata nella confidenza e finisce per espandersi, radioso e trionfante, nei canti estatici dell’amore! Questo sublime testamento di penitenza, egli lo ha legato a tutte le anime che transitano su questa terra: ai peccatori renitenti per ispirare loro confidenza, ai criminali incalliti per ammorbidirli, ai giusti per edificarli. Le anime hanno risposto al suo appello; esse hanno risposto ben al di la di ciò che umanamente si poteva prevedere. Colui che sa quanti flutti ci siano nel mare e quante lacrime nel cuore dell’uomo; colui che vede i sospiri del cuore quando ancora non ci sono e che li intende ancora quando non ci sono più; solo costui potrebbe dire quanti pii movimenti, quante vibrazioni celesti abbia prodotto e produrrà nelle anime l’impatto di questi meravigliosi accordi, di questi cantici predestinati, letti, meditati, cantati in tutte le ore del giorno e della notte su tutti i punti della “valle di lacrime”. Questi Salmi di David sono come un’arpa mistica sospesa ai muri della vera Sion! Sotto il soffio dello Spirito di Dio, essa rende i gemiti infiniti che rimbalzano da eco in eco, da anima in anima, producendo in ciascuna di essa un suono che si unisce al canto sacro, si espande, si prolunga e si eleva come universale voce del pentimento.”

3- Aggiungiamo che l’oggetto di questi inni sacri non è diretto né ad un solo tempo, né ad un solo popolo. “Pindaro, dice M. de Maistre (Serate di S. Pietroburgo), non ha nulla in comune con David, il primo ha avuto cura di farci apprendere che egli parlava solo ai sapienti e non si preoccupava molto di essere compreso dalle folle e dai contemporanei, presso i quali non gli importava l’avere molti interpreti. Ma quando giungerete a comprendere perfettamente questo poeta, come si può ai giorni nostri, sarete poco interessati. Le odi di Pindaro sono una specie di cadavere dal quale lo spirito si è ritirato per sempre. Cosa ci interessano i “cavalli di Ieron o i muli di Agesias? Quale interesse sorge per le nobiltà delle città e dei loro fondatori, dei miracoli degli dei, delle imprese degli eroi, degli amori delle ninfe? Il fascino, la seduzione riguardava i tempi e i luoghi di allora, ma non ha alcun effetto sulla nostra immaginazione né può farla rinascere. Non c’è più Olimpo, né Elide, né Alpheo, e chi si affannerebbe a trovare il Peloponneso in Perù sarebbe non meno ridicolo di colui che lo cercasse nella Morea. David al contrario, va oltre il tempo e lo spazio, perché non è collegato ai luoghi o alle circostanze: egli non ha cantato se non Dio e la verità, immortale come Lui. Gerusalemme per noi non è sparita, si trova dove siamo noi! È David soprattutto che ce la rende presente! Ecco perché i Salmi del Re-Profeta, dopo essere stati cantati nei paesi lontani e nei secoli egualmente lontani da noi, per mille generazioni, sotto le volte del tempio di Gerusalemme, sono passati sui libri dei Cristiani in ogni parte del mondo; dopo 18 secoli sono oggetto di studio e di ammirazione dei geni più sublimi, sono stati non solo tradotti, ma anche commentati, spiegati, annotati da migliaia di interpreti e da un gran numero di autorità! Ecco perché ancora oggi il ricco ed il povero, il sapiente e l’ignorante, vengono ad abbeverarsi al torrente delle preghiere che sgorga dal cielo, espressione della fede, del pentimento, della speranza e dell’amore divino.

II – Utilità pratica dei Salmi

 1- Per il progresso dell’anima nella virtù …

I Salmi contengono il succo e la sostanza di tutte le Sacre Scritture, gli esempi di una vera e sublime santità per tutte le occasioni della vita, ed inoltre l’espressione di tutte le affezioni più pure e più ardenti.

I Salmi non somigliano affatto a quelle brillanti produzioni del genio poetico che sfavillano di bellezze, ma non rendono alcuno migliore; essi respirano in ogni pagina l’amore di Dio e della giustizia, l’orrore del male ed il timore del giudizio di Dio. Essi pongono sempre l’uomo davanti a Dio o davanti a se stesso; essi gli mostrano la scoperta della sua debolezza e del suo niente; umiliano il suo orgoglio, reprimono i suoi desideri terrestri, purificano le passioni, mobilizzano i suoi pensieri. Il salterio – dice S. Agostino – è il cantico sublime e perfetto con il quale Dio ci insegna a rendergli il culto che Gli dobbiamo, culto di fede, di speranza e di carità. La fede cristiana è una adesione ferma e pia alle verità rivelate, e questi due caratteri della fede brillano meravigliosamente nei Salmi. Benché David fosse certo di non errare nei riguardi dell’ispirazione divina che gli apriva i santuari più profondi delle verità eterne e gli rivelava i segreti dei tempi futuri, tuttavia prende come base della sua fede e della nostra i libri di Mosè, e con questa attenzione adatta la sua fede a quella dei profeti più antichi, e pure mediante le numerose profezie che contengono i Salmi, il cui compimento avverrà nella legge nuova, egli conferma la nostra fede. La pietà della sua fede non è meno grande della sua fermezza. La fede divina è un fuoco celeste che rischiara con la sua luce e riscalda con i suoi ardori. Ora gli ardori di un’anima, nello stato presente della fragilità umana, si infiammano particolarmente con il ricordo delle buone opere. Ecco – dice il D’Audisio – con quale mezzo David, con l’aiuto della storia e della poesia, parlando alla ragione ed all’immaginazione, scuote, agita, trasporta tutte le potenze della nostra anima verso questo fine sublime che è Dio, Creatore magnifico, prodigo dei suoi doni, fedele alle sue promesse, generoso nel perdono, scudo e riparo nella tribolazione, sempre clemente, sempre padre, in una sola parola, sempre Dio. Tutti questi motivi danno alla sua fede questo candore, questa vivacità, questo energico e sublime entusiasmo che ammiriamo in tutti i Salmi, e che si legano potentemente all’anima del lettore, lo costringono per così dire a meravigliarsi per i benefici che ne ha ottenuto, un cantico di fede, di ammirazione, di azione di grazia. Dio e la sua legge sono sempre pregnanti nella sua anima, nel suo cuore, in tutte le potenze del proprio essere. La sua speranza non è meno viva. Il disprezzo assoluto di tutte le grandezze della vita, queste aspirazioni continue verso i beni della vita eterna, ci mostrano che la più cara delle speranze era quella di cambiare il diadema terrestre con l’incorruttibile corona dei Santi. In mezzo ai più gravi pericoli, ogni sua speranza è in Dio che egli non cessa di chiamare sua forza, suo rifugio, suo liberatore. Benché indignato della felicità degli empi, egli si proclama beato per la fiducia che gli è stata promessa di gustare un giorno la beatitudine della gloria eterna; così come un cervo affannato e assetato si precipita verso le acque, egli sospira ardentemente le delizie dell’eternità, ed in questa speranza sopporta con rassegnazione le tribolazioni e le angosce che la Provvidenza gli manda. – Infine i Salmi ci offrono la sostanza più pura e le formule più ardenti della carità evangelica, ricavando sempre i motivi della carità divina dalla natura di Dio stesso, come l’unica risorsa che la possa rendere santa, feconda, continua. E poiché la carità non ha alcun valore senza gli atti, senza gli effetti, David li descrive in se stessi, per farci comprendere che essi devono essere nel cuore di tutti i giusti.

2- Per la preghiera.

Gli altri libri delle Scritture ci insegnano generalmente e solamente ad amare Dio, a pregarlo, a chiedere la sua giustizia, a compiangere i nostri peccati, a farne penitenza; qui abbiamo il metodo e le formule per pregarlo in tutti gli stati di grazia, sia data, sia persa, sia recuperata. « I Salmi – dice il Conte De Maistre – sono una vera preparazione evangelica, perché in alcuna parte lo spirito di preghiera, che è quello di Dio, è più visibile … Il primo carattere di questi inni è che essi pregano sempre. Anche se il soggetto di un salmo sembra assolutamente accidentale e relativo solo a qualche avvenimento della vita del Re-Profeta, il suo genio incorre sempre in questo cerchio ristretto, sempre generalizza; come si vede dappertutto, nell’immensa unità di spirito che l’ispira, tutti i suoi pensieri e tutti i suoi sentimenti si volgono in preghiera. » – « David – dice dal suo canto P. Lacordaire (“Lettera sulla vita cristiana”) – non è soltanto profeta, egli è il principe della preghiera ed il teologo dell’Antico Testamento. È con i suoi Salmi che la Chiesa universale prega, ed in questa preghiera trova sempre, oltre alla tenerezza del cuore e la magnificenza della poesia, gli insegnamenti di una fede che ha conosciuto tutto del Dio della creazione, e previsto tutto del Dio della Redenzione. Il salterio era il manuale della pietà dei nostri padri, lo si vedeva sulla tavola del povero come sul pregadio dei re. Esso è ancora oggi nella mani del Sacerdote, il tesoro ove pone le ispirazioni che lo conducono all’altare, l’arca che l’accompagna nei pericoli del mondo e nei deserti della meditazione. Null’altro di ciò che David ha pregato al meglio, null’altro che non sia preparato per i malori e per la gloria, per le varie vicissitudini e per la pace, nulla ha cantato meglio la fede di tutte le età, e pianto meglio i peccati di tutti gli uomini. Egli è il padre dell’armonia soprannaturale, il musicista dell’eternità nelle tristezze dei tempi, e la sua voce si presta, per chi vuole, per gemere, per invocare, per intercedere, per lodare, per adorare. » C’è dunque da desiderare che questo libro sacro, il libro dei libri, il libro per eccellenza, divenga il codice della preghiera, soprattutto per coloro che sono chiamati a conversare spesso con Dio nel santo affare dell’orazione! L’uso dei Santi di tutti i tempi e di tutti i luoghi ci prova compiutamente il merito dei Salmi sotto questo aspetto. Questi uomini di fede fanno dei Salmi le loro delizie; essi si intrattengono giorno e notte con Dio, recitandoli o meditando questi sacri colloqui. Se dunque noi vogliamo, sul loro esempio, essere iniziati ai segreti di questa arte divina che mette l’intelligenza creata in comunicazione con l’Intelligenza infinita, lasciamo da parte, nella preghiera, ogni linguaggio umano: « impadroniamoci di questa voce che la Chiesa ha fatto sua e che, dopo tremila anni, porta agli angeli i sospiri e la vita dei santi », e impariamo a parlare, quando conversiamo con Dio, il linguaggio dello Spirito Santo che Dio comprende ed esaudisce sempre. « Perché noi non sappiamo neppure cosa chiedere nella preghiera; ma lo Spirito Santo stesso domanda per noi con gemiti inesprimibili; e Colui che scruta i cuori conosce i desideri dello Spirito, perché Egli chiede per i santi ciò che è secondo Dio. » (Rom. VIII-26,27). Questa importanza dello studio dei Salmi dal punto di vista della preghiera, è anche per il Sacerdote una conseguenza naturale dell’obbligo che egli ha di recitare tutti i giorni questi inni sacri. Benché egli possa soddisfare il suo dovere della preghiera pubblica senza comprendere il senso delle formule delle preghiere, resta tuttavia vero che uno dei mezzi più efficaci di soddisfare a questo dovere è quello di entrare nello spirito del profeta, cosa che non può farsi affatto se non con l’intelligenza di ciò che egli ha voluto dire. È ai sacerdoti soprattutto che si indirizza questo invito del Re-Profeta: “Psallite sapienter” – (cantate con intelligenza), e sarebbe vergognoso che dopo svariati anni di recita dell’Ufficio divino, si ponga loro questa domanda: “pensate di capire ciò che voi dite”? ora, una recitazione frequente non è sufficiente per penetrare tutte le misteriose profondità dei Salmi. Per molti sembra che ad una prima vista si raggiunga il fondo di questi cantici sacri. Si dice che il succo nascosto nelle vene della Scrittura non si assapori subito; questo è vero soprattutto per gli inni di David. Più li si medita, più essi svelano ricchezze; man mano che si avanza i loro limiti si allargano e viene un’epoca nella vita – dice S. Giovanni Crisostomo – nella quale ci si stupisce di scoprire sotto la più piccola delle sillabe, l’immensità di un abisso!

3-Per la predicazione

Il Sacerdote non è solo uomo di orazione, ma è pure ministro della parola santa ed interprete della legge: : « Nos vero orationi et ministerio verbi instantes erimus. » (Act. VI-4.). ora, quale miniera più feconda del Libro dei Salmi, per l’eloquenza cristiana che deve nutrirsi, come il sangue proprio, del succo delle sante Scritture, e presentare a tutti gli stati dei modelli di santità in rapporto ai loro doveri, elevare sopra la terra tutte le affezioni dell’anima, purificarle e fortificarle, fissarle nel centro supremo ed unico dell’amore infinito. Ma questi frutti di eloquenza non possono uscire che da un cuore nutrito e fecondato da una mano lunga mediante lo studio assiduo, una meditazione profonda del Libro dei Salmi, studio, meditazione, che soli possono bastare al pulpito cristiano, con le magnificenze tutte divine del più bello dei libri dell’Antico Testamento, tutto ciò che deve rendere la predicazione brillante e nello stesso tempo forte, sostanziale e penetrante.

Capitolo II

Definizione, divisione, collezione, diversi generi di salmi, autori dei Salmi.

I- Il libro dei Salmi, che è uno dei principali libri delle Sacre Scritture, è il poema per eccellenza dovuto all’ispirazione dello Spirito Santo, ed è chiamato dai Giudei il libro degli encomi, perché è composto per la maggior parte da inni che cantano gli antichi Giudei, per celebrare la potenza e le opere dell’Eterno, per esaltarne le perfezioni, implorare la sua misericordia ed il suo appoggio. I Greci gli danno il nome di “Psalterion”, perché questi inni erano ordinariamente cantati col suono di uno strumento musicale che si sfiorava con le dita e che si chiamava psalterion.

II- questo libro contiene centocinquanta salmi che i Giudei dividono in cinque libri, divisione che i santi Padri, e la maggior parte degli scrittori cattolici hanno seguito come molto antica. I salmi che oltrepassano i centocinquanta non sono considerati canonici.

III- Chi è l’autore dell’attuale collezione dei Salmi? È una domanda difficile sulla quale non tutti sono d’accordo. I Giudei, in una testimonianza di Eusebio, attribuiscono nella loro tradizione, questa collezione ad Esdra. Noi pensiamo però, dice a questo proposito Danko ( “llist. revel. div.” v. 6, 275), che questa collezione non sia stata fatta da un solo autore, né in un tempo unico. Noi siamo autorizzati a credere che gran parte di questo lavoro sia stato eseguito ai tempi di Ezechia (II Paral. XXIX, 35). Sembra certo che Geremia abbia fatto un gran numero di citazioni dei Salmi (Ger. IX,8; X,24; XI,20; XVII,10; XX,12; etc.). Nehemia ha contribuito egualmente a questo lavoro, così come il pio Giuda Maccabeo (II Maccab. II, 13). Quali siano stati gli autori di questa collezione, è certo che essi siano stati ispirati dallo Spirito Santo, per scrivere e raccogliere questi santi cantici con fedeltà, e separare il divino dal profano. Quanto all’ispirazione divina dei Salmi, essa risulta tutta insieme dalle verità, dai misteri, dalle rivelazioni che essi contengono, dal loro perfetto accordo con gli altri libri della santa Scrittura, dall’avverarsi delle profezie che si trovano affidate ai Salmi, dalle testimonianze dell’Antico e del Nuovo Testamento ed infine dall’autorità della Chiesa Cattolica.

IV- Benché i Salmi si rapportino alla gloria di Dio, e meritino il titolo di inni sacri, tuttavia sono differenti quanto al loro oggetto, quanto al genere, quanto alla loro destinazione particolare nella liturgia.

– 1 Quanto all’oggetto, si possono distinguere gli inni propriamente detti che contengono le lodi di Dio, i Salmi eucaristici, i Salmi di supplica, i Salmi morali, i Salmi penitenziali, i Salmi storici relativi agli avvenimenti passati o ai fatti della vita di David, i Salmi profetici.

– 2 Quanto al genere, li si può dividere in odi, elegie, Salmi didattici.

– 3 Quanto alla loro destinazione particolare, ve n’erano alcuni destinati a coloro che venivano a visitare il tempio, e che cantavano nel salire i gradini: li si chiamava appunto Salmi Graduali. Altri che racchiudevano lezioni morali e dovevano essere imparati a memoria: sono i Salmi alfabetici: se ne contano sei, i Salmi XXIV, XXXIII, CX, CXI, CXVIII. Berthold vi aggiunge anche il salmo XC, secondo la Vulgata. Altri erano destinati ad essere cantati in coro, essi sono composti di canti alternati e prevedono dei cori propriamente detti. Vi sono dei Salmi che dovevano essere cantati semplicemente (canticum), altri che dovevano essere cantati con l’accompagnamento (Psalmus), in altri la voce doveva precedere (canticum Psalmi), ed infine in altri in cui gli strumenti dovevano precedere la voce (Psalmus cantici).

V- Tra i Padri della Chiesa, un gran numero considera David come l’autore unico dei Salmi. In particolare questa è l’opinione di S. Crisostomo, di S. Ambrogio, di S, Agostino, di Teodoreto, di Cassiodoro, di Filastro. Di Eutymio, del venerabile Tiedo e della maggior parte degli antichi. Anche il Bellarmino considera questa opinione come la più probabile, a motivo del gran numero di quelli che l’hanno sostenuta. – Tuttavia non tutti i Padri sono unanimi su questo punto, poiché un certo numero di essi sostiene che non tutti i Salmi vengano unicamente da David. È quanto sostengono Origene, la Sinopsi attribuita a S. Atanasio, S. Ippolito, S. Ilario, Eusebio di Cesareo, e S. Girolamo non esita a dire: « è un grave errore pensare che tutti i Salmi abbiano per autore Davide perché ce ne sono alcuni che ne portano il nome (Epi. Cypr. CXL). A questi nomi importanti e critici, bisogna aggiungere la maggior parte dei rabbini e dei nuovi commentatori ed esegeti di tutte le comunioni, che attribuiscono i Salmi a diversi autori, tra i quali David però mantiene sempre il primo posto. In particolare questa è l’opinione di Bossuet, indicata ma non provata. – I moderni critici tedeschi, e bisognava aspettarselo, hanno dato prova della loro ardita costumanza, poiché sembrano rivaleggiare tra coloro che non vogliono attribuire, e senza motivo, vari Salmi agli autori designati nei titoli. Così secondo Berthold, sono non più di 70 i Salmi veramente di David, e dei 12 che portano il nome di Asaf, sei tutt’al più sarebbero di questo profeta. De Wette non ne ammette neanche questo gran numero e presume che la maggior parte dei Salmi non siano che delle imitazioni di David. Richorn è ancora meno generoso e lascia a David solo il Salmo L di sua proprietà. Hitzig, Olhausen, Lengerke rimandano la composizione della maggior parte dei Salmi, o di un gran numero di essi, ai tempi dei Maccabei (Bengel Dissert. Ad introd. In l. Psal.), Pressel ed Hesse (De Psal. Disser.): fanno risalire a questa epoca i Salmi XLIV, LXXIV, LXXVI, LXXIX, LXXXIII, CXIX. Ma questi autori non prestano attenzione al fatto che se i Salmi fossero stati composti ai tempi dei Maccabei, poiché sono stati inseriti nel Canone solo nella metà del secolo antecedente Gesù Cristo, porterebbero il nome dei loro presunti autori, non permettendo che la loro recente origine andasse obliata. Ora, poiché non si evince alcuna indicazione dell’epoca dei Maccabei, dobbiamo concludere che coloro che sostengono questa opinione sono in errore. – Lasciando dunque da parte queste temerarietà gratuite e senza fondamento dei razionalisti tedeschi, abbiamo in realtà da tener presente solo due opinioni serie. Noi personalmente parteggiamo per la seconda, che cioè i Salmi siano di diversi autori, tra i quali David ha il primo posto, perché questa opinione ha dalla sua, per varie ragioni, se non la maggior parte degli antichi, almeno i più competenti in questa materia e la quasi totalità dei moderni, sia Cattolici che protestanti. Noi quindi riconosciamo che la maggior parte dei Salmi vengano da David, ma non possiamo attribuirgli la totalità dei Salmi. I motivi sui quali appoggiamo tale opinione sono:

1° i titoli dei Salmi che bisognerebbe rigettare o spiegare in un senso improprio;

2° la grande diversità di stile che si nota nella composizione dei Salmi che a parere di tutti vengono da David, da quelli che portano il nome di Asaf o che si riferiscono alla cattività. I Salmi di David sono più facili, più eleganti, quelli di Asaf sono più oscuri, con stile più conciso, più veemente e spesso più triste. Vi si trova inoltre più caldeismo di quanto non se ne trovi nei Salmi che vengono incontestabilmente da David;

3° I fatti storici raccontati o enunciati nei Salmi, e che indicano con evidenza autori posteriori a David. Ora, siccome qui la tradizione ci lascia indubbiamente libertà di critica, noi siamo autorizzati a ritenere queste ragioni, se non invincibili, almeno come altamente probabili. Né l’Antico né il Nuovo Testamento ci sono contrari, e se nostro Signore Gesù Cristo e gli autori dei libri del Nuovo Testamento attribuiscono per la maggior parte dei tempi a David i Salmi che essi citano, non si può trarre altra conclusione e cioè che David è l’autore dei Salmi citati e non della totalità. E se un gran numero di Padri sembra attribuire la maggior parte dei Salmi a David, noi possiamo dire con Bonfrère che essi non parlano sempre secondo i loro sentimenti, ma secondo un linguaggio popolare che dava al Salterio, nella sua globalità, il nome di David. È così che S. Girolamo, partigiano dell’opinione che noi sosteniamo, sembra, nei suoi Commentari, attribuire comunque tutti i Salmi a David. Allo stesso modo fa Bossuet, che nei suoi sermoni cita tutti i Salmi sotto il nome del Profeta-Re.Infine il costume della Chiesa di citare i Salmi sotto il nome di David, le espressioni di più Concili, in particolare quello di Trento, che nei suoi decreti chiama il libro dei Salmi: il Salterio di David, provano semplicemente che David era considerato come il compositore del maggior numero di Salmi, anche se da sempre si ritiene come autore di tutti, colui che ne ha composti la maggior parte.

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