Un Papa eretico è un evento assolutamente impossibile secondo il magistero ed i teologi più accreditati.
Pertanto, questo deve farci capire con certezza granitica, divina, che chiunque proclami difformità dal deposito apostolico della fede nella Chiesa cattolica, contro ogni apparenza mediatica, non possa essere il successore di s. Pietro, il Vicario di Cristo, ma un volgare servo del demonio ingannevole e – se ricopre cariche ecclesiastiche – usurpante una posizione indebitamente. Di seguito le motivazioni teologiche.
Definizione dell’Infallibilità del Romano Pontefice, ratificata da Papa Pio IX al Concilio Vaticano, Sessione IV, Capitolo IV, 18 luglio 1870.
“Pertanto, aderendo fedelmente alla tradizione ricevuta fin dall’inizio della fede cristiana, per la gloria di Dio nostro Salvatore, per l’esaltazione della religione cattolica e la salvezza dei popoli cristiani, Noi insegniamo e definiamo, con l’approvazione del Sacro Concilio, che è un dogma divinamente rivelato, che il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioè, quando, esercitando le funzioni di Pastore e di Dottore di tutti i cristiani, in virtù della sua suprema autorità apostolica, definisce una dottrina in materia di fede e di morale che deve essere tenuta dalla Chiesa universale, gode pienamente, per l’assistenza divina promessa a lui nel beato Pietro, della stessa infallibilità di cui il nostro Divino Redentore ha voluto che la Sua Chiesa fosse dotata per definire la dottrina in materia di fede o di morale; e di conseguenza tali definizioni del Romano Pontefice sono di per sé irreformabili, e non dal consenso della Chiesa.
“Se qualcuno presume, e Dio non voglia, di contraddire questa Nostra definizione, sia anatema”.
Catechismo del Concilio di Trento, edizione 1962, Baronius Press, Appendice II, pp. 542.
La crisi attuale definita: La cattedra di Pietro è usurpata (rubata)
Al momento non esiste un Sommo Pontefice (Papa) visibile ed operante nel mondo.
Questa spiacevole realtà è incontrovertibile e può essere dimostrata utilizzando almeno tre fonti:
(a) Paolo IV, Costituzione Apostolica: Cum Ex Apostolatus Officio, 15 febbraio 1559:
“… 6. Inoltre, [con questa Nostra Costituzione, che rimarrà valida in perpetuo, Noi stabiliamo, determiniamo, decretiamo e definiamo:] che se mai, in qualsiasi momento, dovesse apparire che un Vescovo, anche se agisce come Arcivescovo, Patriarca o Primate; o un Cardinale della suddetta Chiesa Romana, o, come già menzionato, un qualsiasi legato, o anche il Romano Pontefice, prima della sua promozione o della sua elevazione a Cardinale o Romano Pontefice, abbia deviato dalla Fede Cattolica o sia caduto in qualche eresia: la promozione o l’elevazione, anche se incontestata e con l’assenso unanime di tutti i Cardinali, sarà nulla, non valida e senza valore. . .”
(b) La difesa di San Roberto Bellarmino dei Papi che si dice abbiano errato nella fede.
*Per un riferimento, vedere: Errore papale? A Defense of Popes said to have Erred in Faith di San Roberto Bellarmino, S.J. Dottore della Chiesa Tradotto da Ryan Grant e pubblicato da Mediatrix Press.
(c) L’impossibilità di un Papa eretico.
(Felix Cappello)
[Illustre teologo preconciliare.]
P. Felix Cappello, S.J., su una questione scottante…
Il gesuita p. Felix Cappello (1879-1962) è stato un eccezionale teologo della Chiesa cattolica. Ha conseguito dottorati in Sacra Teologia, filosofia e diritto canonico. Ha insegnato alla Pontificia Università Gregoriana dal 1920 al 1959 ed è stato consulente del Vaticano.
Nel 1911/12 è stata pubblicata l’opera in 2 volumi De Curia Romana (“Sulla Curia Romana”). Il secondo volume tratta in modo specifico della Curia romana nel periodo in cui non c’è il Papa, lo stato di sede vacante e l’assenza di un Papa.
Contiene una trattazione della questione del “Papa eretico” (Papa haereticus) e se la Chiesa abbia il potere di deporlo. Si tratta di una questione che è di grande interesse ai nostri giorni e lo è da tempo, anche in Vaticano: I teologi vaticani starebbero studiando cosa fare con un Papa eretico (2016).
Scrivendo nel 1912, molto prima del Concilio Vaticano II, p. Cappello non è ovviamente influenzato dall’attuale disordine ecclesiale, e quindi non è prevenuto sulla questione in un senso o nell’altro. Allo stesso tempo, scrivendo dopo il Concilio Vaticano I e anche dopo il pontificato di Papa Leone XIII, il suo trattato teologico è informato da una ricchezza di insegnamenti dogmatici e dottrinali che si ritrovano nel magistero pontificio nel XIX secolo, un vantaggio che molti teologi del passato che hanno discusso la questione del Papa haereticus non hanno avuto.
L’analisi di p. Cappello è quindi estremamente competente ed imparziale. Si tratta di un’analisi che è il migliore nei dei due mondi.
ARTICOLO II
Se il Romano Pontefice possa essere deposto dai Cardinali o da un Concilio Generale.
1. Opinioni erronee. – Un molteplice errore, che sa chiaramente di eresia, è stato sollevato dai re e da altri pseudo-cattolici, più o meno imbevuti dei principi del gallicanesimo.
1º Alcuni insegnano che i Cardinali hanno il diritto non solo di eleggere il Sommo Pontefice, ma anche di deporlo per un giusto motivo.
2º Altri affermano che il potere di deporre il Papa appartenga alla società universale dei fedeli, cioè alla Chiesa.
3º Altri affermano che la suddetta facoltà non appartenga ai Cardinali, né alla Chiesa o alla comunità dei fedeli, ma solo ad un Concilio generale. Da qui la proposizione del Gallicanesimo: “I Concili ecumenici sono al di sopra del Papa, anche al di fuori del tempo dello scisma” (in contraddizione con la bolla Execrabilis di Pio II – ndr. -)
4º Alcuni affermano che il Romano Pontefice debba essere deposto da un Concilio generale quando si verifichi una causa gravissima, ad esempio: a) se governa la Chiesa in modo inetto; b) se diventa odioso per la società dei Vescovi o dei fedeli; c) se governa i suoi sudditi in modo empio o ingiustamente; d) se conduce una vita disdicevole; e) se cade nell’eresia.
5º Altri limitano l’autorità dei Concili ecumenici di deporre il Papa solo a casi straordinari, ad esempio se è scandaloso, eretico o di dubbia legittimità. [Si veda quindi Bossuet:Defensio, lib. X, cap. XXI.].
6º Non mancano neanche Dottori che affermano che il Romano Pontefice per alcuni crimini più atroci, soprattutto per depravazione morale, eresia, ecc. perda ipso facto la giurisdizione, cosicché non è necessaria una sentenza di deposizione da parte di un Concilio generale; al massimo, dicono, è necessaria una semplice sentenza dichiarativa del crimine, che è sufficiente.
Tali opinioni sono chiaramente errate, come sarà chiaro da quanto si dirà in seguito.
2. La questione del Papa eretico. – È un dogma cattolico che quando il Romano Pontefice parla ex cathedra, cioè quando svolge il compito di pastore e maestro di tutti i Cristiani, sia infallibile grazie ad una speciale assistenza dello Spirito Santo. Pertanto la presente questione non riguarda il Pontefice in quanto Pastore e Maestro universale della Chiesa, ma piuttosto nella misura in cui sia considerato come una persona privata. A questo proposito, gli Autori sono soliti chiedersi se un Romano Pontefice che cade in eresia perda il potere supremo ipso facto, o se debba essere deposto da un Concilio ecumenico.
Vedremo di seguito se la supposizione sia da ammettere o meno. Diverse opinioni sono comunemente sostenute.
La prima afferma che il Romano Pontefice perda la giurisdizione papale ipso facto per eresia, anche occulta, senza che sia richiesta la sua deposizione [cfr. Palmieri, De Romano Pontifice, p. 40]. – Il secondo afferma che per eresia notoria e apertamente divulgata il Papa sia privato del suo potere ipso facto, prima di qualsiasi sentenza dichiarativa [cfr. Bellarm., De R. Pontif. lib. II, cap. 30; Bouix, De Papa, to. II, p. 653 ss.].
Il terzo sostiene che il Romano Pontefice non decade dal suo potere ipso facto nemmeno a causa di un’eresia notoria o pubblica; ma tuttavia può e deve essere deposto con una sentenza, almeno una che dichiari il crimine [Cfr. Suarez, De fide, disp. 10, sect. 6, n. 6 sq.].
Il quarto sostiene che il Sommo Pontefice non perda la sua giurisdizione a causa dell’eresia, né possa esserne privato con la deposizione [cf. Bellarm., l. c.].
La quinta dichiara che il Romano Pontefice non possa cadere in eresia, nemmeno come dottore privato; cioè nega la supposizione stessa [Cfr. Billot, to. III, p. 141 sq.].
Quale di queste opinioni è la più probabile?
3. La dottrina cattolica da sostenere. – In primo luogo, è certo che il Romano Pontefice non sia soggetto al collegio cardinalizio, né ad un concilio episcopale, essendo egli stesso il Vescovo dei Vescovi, il Pastore dei pastori, il capo di tutte le chiese particolari e della stessa Chiesa universale. Pertanto, il Papa è semplicemente e assolutamente al di sopra della Chiesa universale, e al di sopra di un Concilio generale, tanto che al di sopra di sé stesso non riconosce nessuno sulla terra come suo superiore [cfr. Bellarm., De Concil. auct., lib. II, cap. XIII ss.].
Perciò è inopportuno affermare che i cardinali o i Vescovi riuniti abbiano il diritto di deporre il Romano Pontefice. E infatti:
a) Cristo ha stabilito Pietro e i suoi successori, non i Cardinali o i Vescovi, come fondamento della Chiesa. Ora, se il collegio cardinalizio o un concilio di Vescovi potesse deporre il Pontefice, non saremmo obbligati a dire che quei Cardinali e Vescovi sono il fondamento della Chiesa, contro la volontà positiva di Cristo?
b) Cristo ha affidato a Pietro il compito di “pascere gli agnelli e le pecore e di confermare i fratelli nella fede”. Ma se il Papa potesse essere deposto, non sarebbe lui a pascere o confermare, ma piuttosto il gregge sarebbe pasciuto e confermato da altri.
c) Il Romano Pontefice possiede un potere pieno e completo nella Chiesa, in modo tale che indipendentemente da lui non esista alcun potere di fatto né possa essere concepito.
d) I Vescovi non hanno giurisdizione, o almeno non possono mai esercitarla in modo valido e lecito, se non nella misura in cui dipendono dal Sommo Pontefice; ma se avessero il diritto di deporre il Papa, agirebbero non solo indipendentemente dal Papa, ma anche contro di lui.
e) Un Concilio generale non ha alcun valore, a meno che il Romano Pontefice non lo convochi, non lo presieda e non ne confermi gli atti con la sua suprema autorità.
f) I Vescovi e gli altri alti prelati hanno un potere solo nella misura in cui è loro concesso dalla legge divina, o dalla legge naturale o ecclesiastica. Ma né la legge divina, né quella naturale, né quella ecclesiastica concede ai Vescovi e agli altri prelati il potere di deporre il Romano Pontefice.
Così [segue la conclusione]:
g) Qualsiasi cosa venga fatta dai Vescovi o dai Cardinali, o da qualsiasi altra persona, in quanto al di fuori della Chiesa, deve essere considerato inutile ed illecito. Perché la dove c’è Pietro, o il Romano Pontefice, c’è la Chiesa, secondo l’assioma dei Santi Padri; di conseguenza, se qualcuno vuole agire contro il Papa, per il fatto stesso di essere fuori dalla Chiesa, agisce in modo sbagliato.
Così il diritto di deporre il Romano Pontefice, sotto qualsiasi aspetto venga considerato e in quale caso lo si ritenga idoneo ad essere utilizzato, deve essere considerato un’assurdità, in quanto palesemente ripugnante alla volontà positiva di Cristo ed alla natura del Primato e alla costituzione essenziale della Chiesa.
h) L’ottavo Concilio ecumenico, atto VIII, ha dichiarato: “Leggiamo che il Romano Pontefice ha giudicato tutti i Vescovi delle Chiese, ma non leggiamo che qualcuno abbia giudicato lui”.
i) Il V Concilio Lateranense, sess. XI ha insegnato che: “Che il solo Romano Pontefice, in quanto ha autorità su tutti i Concili, ha il pieno diritto e potere di convocare, trasferire e sciogliere i Concili, risulta evidente non solo dalla testimonianza della Sacra Scrittura, dai detti dei santi Padri della Chiesa e degli altri Romani Pontefici, ma anche dalla confessione di quei Concili stessi”
l) [Papa] Gelasio nella sua epistola ai Vescovi della Dardania dice: “La Chiesa in tutto il mondo sa che la Santa Sede romana ha il diritto di giudicare tutti, e che a nessuno è consentito di giudicare il suo giudizio”.
m) [Papa] Niccolò I nella sua epistola a Michele scrive: “È perfettamente chiaro che il giudizio della Sede Apostolica, la cui autorità non è superata da nessun’altra, non possa essere rivisto da nessuno”.
n) [Papa] Gregorio [Lib. 9, epist. 39 ad Theotistam.]: “Se il beato Pietro – dice – quando veniva rimproverato dai fedeli, avesse prestato attenzione all’autorità che aveva ricevuto nella santa Chiesa, avrebbe potuto rispondere: le pecore non osino rimproverare il loro pastore”.
o) [Papa] Bonifacio VIII [In extrav. Viam sanctam, tit. de maiorit. et obedient.]: “Se – dice – un potere terreno sbaglia, deve essere giudicato dal potere spirituale. Se lo spirituale erra, il minore [viene giudicata] dal maggiore, ma se la suprema [potenza] sbaglia, è [giudicata] solo da Dio, perché non può essere giudicato dall’uomo”.
L’opinione più probabile, anzi certa, se possiamo esprimere il nostro parere, è l’ultima, che afferma che il Romano Pontefice non possa cadere in eresia nemmeno come dottore privato. – Di conseguenza, il Papa non può essere deposto in nessun caso, né direttamente con una sentenza di condanna, né indirettamente con una sentenza che si limiti a dichiarare il reato.
Il perché è chiaro:
a) Cristo Signore ha istituito la Chiesa in modo da provvedere al suo giusto governo ed al beneficio spirituale dei fedeli. Ma se il Romano Pontefice potesse diventare eretico come dottore privato, questo porterebbe senza dubbio più o meno ad un danno e ad un disonore per la Chiesa.
b) Cristo ha detto in modo assoluto e semplice: “Ma Io ho pregato per voi, affinché la vostra fede non venga meno; quando saranno convertiti, conferma i tuoi fratelli” [Lc XXII,32], senza distinguere tra funzione privata o pubblica dell’insegnamento.
c) Il Romano Pontefice, con la forza del Primato, deve comportarsi secondo l’intenzione positiva di Cristo, in modo tale da meritare la piena fiducia dei suoi sudditi. Ma quale fiducia potrebbe meritare, se egli stesso potesse sbagliare come gli altri?
d) È difficile distinguere, nei singoli casi, se il Papa ha parlato ex cathedra o soltanto come dottore privato, e di conseguenza se è infallibile o se è passibile di errore come il resto degli uomini. Di conseguenza, i fedeli, per una buona ragione, resterebbero confusi nel dubbio se una dottrina dovesse essere accettata a capo chino in quanto proposta dal Pontefice, oppure fare altrimenti. Da ciò deriverebbero moltissimi dubbi, domande, ansie delle anime. Tutti questi inconvenienti svaniscono chiaramente se si accetta la nostra opinione.
e) Gli argomenti su cui si basano i sostenitori delle opinioni opposte non hanno forza.
Così: 1º l’esempio di [Papa] Liberio o di un altro Pontefice eretico è, ai nostri giorni, giustamente respinta, poiché la storia critica ne ha dimostrato la falsità, come si può vedere tra i più recenti autori su questo argomento; 2º Canoni c. 6, D. 40, c. 13. C. II, q. 7, che parlano di un’eretico Papa sono apocrifi; 3º Le parole di [Papa] Innocenzo III [Serm. IV in consecratione Pontificis] o sono da riferirsi in generale ai Pontefici, cioè ai Vescovi, o non vanno intese come eresia propriamente detta; o infine, come sostengono non pochi autori, sono apocrife.
Alla luce di tutto ciò, a buon diritto concludiamo che l’opinione che afferma che il Romano Pontefice non possa diventare eretico nemmeno come dottore privato, è molto probabile, anzi secondo il nostro giudizio è del tutto certa.
Fonte: Rev. Felix M. Cappello, De Curia Romana iuxta Reformationem a Pio X, vol. II: De Curia Romana “Sede Vacante” (Roma: Fridericus Pustet, 1912), pp. 8-13.). .
Non sorprende che la posizione di p. Cappello sia in accordo con quella di san Roberto Bellarmino: “È probabile e si può piamente credere che non solo come “Papa” il Sommo Pontefice non possa sbagliare, ma non possa essere un eretico neppure come persona particolare, credendo pertinacemente qualcosa di falso contro la fede” (De Romano Pontifice, Libro IV, Capitolo 6).
Tuttavia, San Roberto Bellarmino riconosceva che questa posizione “non è certa, e l’opinione comune è contraria, all’epoca in cui scriveva (XVI-XVII secolo), per questo ha approfondito la questione:
San Roberto Bellarmino: “Se un Papa eretico può essere deposto?”.
San Roberto Bellarmino: “Se un Papa può cadere in eresia come persona privata?”.
Bisogna ricordare che il Cardinale Bellarmino non era ancora stato dichiarato né santo né Dottore della Chiesa quando il De Curia Romana di P. Cappello fu pubblicato all’inizio del 1910.