IL CATECHISMO DI F. SPIRAGO (XXIII).

IL CATECHISMO DI F. SPIRAGO (XXIII)

CATECHISMO POPOLARE O CATTOLICO

SCRITTO SECONDO LE REGOLE DELLA PEDAGOGIA PER LE ESIGENZE DELL’ETÀ MODERNA

DI

FRANCESCO SPIRAGO

Professore presso il Seminario Imperiale e Reale di Praga.

Trad. fatta sulla quinta edizione tedesca da Don. Pio FRANCH Sacerdote trentino.

Trento, Tip. Del Comitato diocesano.

N. H. Trento, 24 ott. 1909, B. Bazzoli, cens. Eccl.

Imprimatur Trento 22 ott. 1909, Fr. Oberauzer Vic. G.le.

SECONDA PARTE DEL CATECHISMO

LA MORALE (3)

10. I DIECI COMANDAMENTI DI DIO.

1. DIO DIEDE IL DECALOGO AGLI EBREI SUL MONTE SINAI.

I comandamenti furono proclamati il 50° giorno dopo l’uscita degli ebrei dall’Egitto. Dio gli diede un esordio solenne: “Io sono il Signore tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto”. (Es. XX, 2). Dio agisce come un sovrano che, in testa ai suoi decreti, dichiara il suo nome ed i suoi titoli, per ispirare maggiore rispetto. I 10 comandamenti sono stati incisi su 2 tavole, per rendere chiaro che questi 10 comandamenti sono solo una spiegazione più dettagliata dei 2 comandamenti dell’amore. Chiamiamo questi 10 comandamenti “Comandamenti di Dio” perché Dio è il loro autore. Sono anche chiamati Decalogo, cioè le 10 parole. – La Chiesa cattolica, con l’aiuto dello Spirito Santo, ha modificati in senso cristiano la forma del Decalogo promulgato sul Sinai. Il decalogo ebraico comprende i seguenti comandamenti

1° quello di adorare Dio solo; 2° il divieto di adorare immagini; 3°nominare il nome di Dio invano; 4°. il comandamento di santificare il sabato; 5° il comandamento di onorare i propri genitori; 6° il divieto di omicidio; 7° l’adulterio; 8° il furto; 9° la falsa testimonianza; 10° il desiderio della proprietà altrui. (Es. XX, 1-17). La Chiesa cattolica ha quindi unito il 2° comandamento relativo all’idolatria al 1° comandamento relativo al culto dovuto a Dio, ha diviso invece il 10°, ed ha enfatizzato il 9° comandamento per aumentare il prestigio della donna cristiana. – Nel comandamento relativo al rispetto dovuto ai genitori, la Chiesa aggiunse: “per vivere a lungo” e questo in conseguenza delle parole di S. Paolo nell’epistola agli Efesini. VI, 3. La Chiesa ha anche trasferito l’obbligo di santificare il sabato alla domenica. – L’opinione dei Giudei, secondo cui ciascuna delle due tavole contenesse cinque comandamenti, sembra essere fondata e ciò che spinge a crederlo è che i primi 5 comandamenti del decalogo ebraico si riferiscono a Dio e ai suoi rappresentanti, e che gli altri 5 si riferiscono a noi ed ai nostri simili. Anche il Salvatore, nella sua risposta al giovane nel Vangelo, inizia l’elenco dei comandamenti di Dio con il 6°, che proibisce l’omicidio (S. Matth. XIX, 18), e S. Paolo considera anche che gli ultimi 5 comandamenti ebraici (gli ultimi 6 della legge cristiana) concatenati l’uno all’altro (Rom. XI II, 9).

2. I CRISTIANI SONO ANCHE TENUTI AD OSSERVARE I 10 COMANDAMENTI, PERCHÉ DIO LI HA SCOLPITI NEL CUORE DI OGNI UOMO E PERCHÉ GESÙ CRISTO LI HA PERFEZIONATI.

I 10 comandamenti si applicano anche ai Cristiani. (C. Tr. 6, Can. 19). Perché Dio li ha incisi nel cuore di ogni uomo. È solo perché la luce divina era oscurata dai cattivi costumi e da una corruzione che durava da tempo, che Dio ha ritenuto necessario dissipare le tenebre promulgando la legge del Sinai (Cat. rom.). “Ciò che essi rifiutarono di leggere nei loro cuori fu inciso sulle tavole ” (S. Aug.). – Gesù Cristo ha rinnovato i 10 comandamenti nelle sue parole al giovane ricco. (S. Matth. XIX, 8). Egli disse anche che non era venuto ad abolire la legge, ma ad osservarla. (S. Matth. V, 17). – Nel Sermone sul Monte, Gesù Cristo perfezionò diversi comandamenti del decalogo, ad esempio il 2°, dichiarando peccaminosi tutti i giuramenti inutili; il 5° e l’8°, vietando l’odio e gli insulti contro i propri simili e prescrivendo di fare del bene anche ai propri nemici; il 6° proibendo ogni desiderio colpevole (S. Matth. V)

3. I 10 COMANDAMENTI DI DIO SONO BEN COORDINATI.

I primi 3 contengono i nostri doveri verso Dio; come nostro sovrano Padrone, Dio ci chiede, nel 1° comandamento l’adorazione e la fedeltà; nel 2° il rispetto; nel 3° il servizio.

Il 4° comandamento contiene i nostri doveri nei confronti dei rappresentanti di Dio sulla terra, che sono allo stesso tempo i nostri più grandi benefattori.

Gli altri 6 comandamenti comprendono i nostri doveri verso noi stessi e verso i nostri simili.

Il 5° comandamento protegge la vita, il 6° l’innocenza, il 7° la proprietà e l’8° la reputazione, il 9° e il 10° tutti i diritti della famiglia.

4. CHIUNQUE OSSERVI TUTTI QUESTI COMANDAMENTI SARÀ RICOPERTO SULLA TERRA DALLE GRAZIE E DALLE BENEDIZIONI DI DIO ED OTTERRÀ UN’ETERNITÀ BEATA DOPO LA SUA MORTE.

Nella sua conversazione con il giovane ricco, Gesù gli disse che l’osservanza dei 10 comandamenti porta alla vita eterna (S. Matth. XIX, 17). Possiamo raggiungere il cielo solo attraverso il ponte dell’obbedienza; questo ponte ha 10 arcate, che sono i 10 comandamenti (S. Vin. Fer.). Dio ha organizzato le cose in modo tale che ciò che conduce alla felicità eterna, produca già quaggiù la felicità materiale. “La pietà è utile a tutto; è alla pietà che sono stati promessi i beni della vita presente e quelli della vita futura” (I. Tim IV, 8). Chi osserva i comandamenti di Dio ottiene una conoscenza più perfetta di Dio, pace interiore, salute, ricchezza e onori. “I tuoi comandamenti mi hanno reso saggio” (Sal CXVIII, 104). Chi ama la tua legge gode di grande pace” (Sal. CXVIII, 165). La pace non è altro che la piacevole sensazione di pensare che la nostra condotta sia conforma alla volontà di Dio. “Beato chi ama la legge del Signore, qualsiasi cosa intraprenda avrà successo” (Sal. I, 3). Chi osserva i comandamenti uscirà vittorioso da ogni sofferenza e persecuzione; Gesù Cristo dice che la sua casa è costruita su una roccia, che né i venti, né le piogge torrenziali possono distruggere (Matteo VII, 25). L’uomo giusto assomiglia ad un albero piantato sulle rive di un fiume. (Sal. I, 3). L’esempio di Abramo, di Giuseppe in Egitto, di Davide, di Giobbe ci dimostrano che Dio ricompensa il giusto già in questa vita. E se la nostra ricompensa fosse piccola in questa vita, sarebbe tanto più grande nella prossima; essa supererà tutto ciò che abbiamo sperato e sarà senza misura e senza fine (S. Cris.). È infatti bene mantenere la propria promessa, che dare più generosamente di ciò che si è promesso (S. Gir.).

5. CHIUNQUE TRASGREDISCA UNO SOLO DI QUESTI COMANDAMENTI SARÀ PUNITO IN QUESTO MONDO ED IN ETERNO NELL’ALTRO.

Chi trasgredisce i comandamenti è come un pesce preso all’amo, o come un treno che esce dai binari. Le punizioni temporali del peccato sono di solito un dispiacere, una malattia, la perdita dell’onore o della fortuna, la miseria ed una morte infelice. Lo testimoniano il figliol prodigo, gli abitanti di Sodoma, i figli di Hélie, Assalonne, Baldassarre, il crudele re Antioco, Giuda. Dio non aiuterà nel momento della prova chi non osserva i comandamenti. A chi non osserva i comandamenti, dice Gesù Cristo, costruisce la casa giace sulla sabbia che non resiste alla pioggia battente. (S. Matth. VII, 27). I tuoni ed i lampi sul Sinai sono il simbolo del fuoco eterno, riservato a chi non osserva i 10 comandamenti. (Cat. r.) Chi osserva tutta la legge tranne un comandamento, li trasgredisce tutti. (S. Giac. II, 10) Infatti, tutti i comandamenti sono uno solo, perché sono così strettamente legati che l’uno non esiste senza l’altro. (S. Cris.) Trasgredire un solo comandamento è peccare contro la carità, da cui dipende tutta la legge, da cui dipende tutta la legge. (S. Aug.) Lo stesso vale per uno strumento di cui una sola corda scordata distrugge tutta l’armonia. (S. Cris.) Nel corpo umano un solo organo malato può portare alla morte (S. Aug.); una città di cui una sola parte sia lasciata incustodita è in balia del nemico. L’inferno è pieno di reprobi che, pur avendo osservato alcuni comandamenti, non li hanno osservati tutti.

6. L’OSSERVANZA DEI COMANDAMENTI È FACILE CON LA GRAZIA DI DIO: “Il mio giogo è dolce– disse Gesù Cristo ai suoi discepoli –e il mio carico è leggero“. (S. Matth. Xi, 30).

S. Giovanni disse ai Cristiani: “I comandamenti non sono difficili da osservare”. (I. S. Giovanni V, 3). Il fardello, tuttavia, è di per sé pesante, ma Dio ci aiuta con la sua grazia, se glielo chiediamo. S. Agostino dice: “Se Dio ti comanda, è perché vuole che tu faccia ciò che puoi e che gli chieda di aiutarti a fare ciò che non puoi.”. “Posso fare ogni cosa”, grida S. Agostino. “Tutto posso – esclama S. Paolo – in Colui che mi dà forza” (Fil. IV, 13). Ciò che deve incoraggiarci è aver visto altri Cristiani e soprattutto i Santi darci l’esempio. (S. Cris.).

IL PRIMO COMANDAMENTO DI DIO.

Sul Monte Sinai Dio si espresse in questi termini: “Non avrai divinità straniere accanto a me”. (Esodo XX, 2-7), vale a dire che adorerete solo me come il Signore. (Cat. rom.). Il 1° comandamento richiede un culto sia interno che esterno (S. Alf.). Gesù Cristo l’aveva ricordato quando disse a satana: “Sta scritto: Adorerai il Signore e a Lui solo dovrai servire” (S. Matth. IV. 10).

Con il 1° comandamento Dio ci ordina di adorare Lui e ci proibisce l’idolatria e la superstizione.

I. L’ADORAZIONE O CULTO DI DIO.

Noi ci sentiamo portati a mostrare una stima speciale, cioè ad onorare le persone che sono superiori a noi per potere, esperienza, conoscenza, ecc. Onoriamo i sovrani, gli anziani, gli studiosi, ecc. Quanto più superiore a noi, maggiore sarà il rispetto che avremo per lui. Poiché Dio è infinitamente elevato al di sopra di tutte le cose, gli dobbiamo il massimo rispetto ed onore possibile. Questo rispetto per l’eccellenza si chiama adorazione.

Dobbiamo quindi adorare Dio, perché egli è infinitamente alto sopra di noi e di tutti gli esseri, e perché tutti gli esseri dipendono assolutamente da Lui come Creatore.

Riflettiamo un po’ sull’infinita perfezione di Dio. Meditiamo innanzitutto sulla sua onnipotenza, che si manifesta così splendidamente nel firmamento scintillante di stelle. “I cieli dichiarano la gloria di Dio ed il firmamento proclama la potenza delle sue mani” (Sal. XVIII, 2); la sua eternità… Un giorno è per il Signore come mille anni e mille anni come un giorno” (II. S. Pietro III, 8). Pensiamo alla sua sapienza che ha organizzato in modo così meraviglioso tutta la creazione e che riesce persino a trasformare il male in bene. “0 profondità della potenza divina, sapienza e conoscenza! Quanto incomprensibili sono i suoi giudizi e quanto imperscrutabili le sue vie! (Rm XI, 33); alla cura paterna che Dio ha per le più piccole creature. – Ha rivelato la nascita di Gesù Cristo a dei pastori e a tre pagani. Ha scelto un’umile fanciulla per sua Madre, dei poveri pescatori per suoi Apostoli; fece proclamare il suo Vangelo ai poveri, ecc. “Chi è come il Signore nostro Dio che abita nei cieli? E che non disdegna di guardare le nostre miserie” (Sal. CXII, 5). Quale infinita distanza tra Dio e l’uomo! “Noi amiamo Dio perché lo conosciamo, ma lo preghiamo perché non lo comprendiamo” (S. Gr. de Naz.).

– Siamo assolutamente dipendenti da Dio. “Sia che viviamo sia che moriamo (Rm. XIV, 8) Siamo interamente proprietà di Dio, da Lui abbiamo le membra del nostro corpo, la forza della nostra anima, la nostra esistenza; è Lui che ci ha redento. “Se qualcuno vi rendesse mani, piedi, occhi, ecc. che aveste perso, non sareste disposti a servirlo per il resto della vostra vita per gratitudine? Ebbene, Dio non vi ha dato solo occhi, mani, ecc. ma tutti i possibili beni corporei e spirituali. Non è forse giusto, allora, servire e adorare solo Lui? (S. F. d’Ass.). L’adorazione di Dio è un balsamo prezioso che si produce dalla meditazione delle benedizioni divine (S. Bern.). Non dimentichiamo nemmeno che non siamo nulla senza l’aiuto di Dio. Se Dio ci toglie il cibo, noi periamo, Se non ci dà lo Spirito Santo, siamo ciechi nello spirito; se permette al diavolo di avere troppo potere su di noi cadiamo nel peccato mortale. Lo stesso vale per le altre creature che, come noi, dipendono completamente dal loro Signore, Maestro e Creatore. “Tu sei degno, o Signore nostro Dio, di ricevere gloria, onore e potenza, perché sei tu che hai creato tutte le cose; è per tua volontà che esse sono state create” (Apoc. IV, 11). Venite, adorate il Signore e prostratevi davanti a Colui che ci ha creati, perché Egli è il Signore, il nostro Dio, e noi siamo il popolo del suo pascolo ed il popolo della sua terra. il popolo del suo pascolo e il gregge creato dalla sua mano (Sal. XCIY, 7),

I. ADORARE DIO SIGNIFICA RICONOSCERE INTERIORMENTE ED ESTERIORMENTE CHE EGLI È IL NOSTRO SOVRANO E CHE NOI SIAMO SUE CREATURE E SERVI.

Adorare Dio significa riconoscere la potenza di Dio e la nostra miseria (Marie Lat.). Adorare Dio significa dirgli, come fece Davide: “Il mio essere è nulla davanti a te” (Sal. XXXVIII, 6). L’adorazione divina si manifesta prima con una venerazione interiore di Dio e poi solo con segni esterni. (S. Th. d’Aq.). Chi adora Dio in verità, è chiamato pio.

2. ADORIAMO DIO INTERIORMENTE ATTRAVERSO LA FEDE, LA SPERANZA E LA CARITÀ.

Con la fede ammettiamo tutte le verità rivelate da Dio, e quindi lo riconosciamo come la verità sovrana. Con la speranza, ci aspettiamo ogni bene da Dio onnipotente e sommamente buono, e quindi lo riconosciamo come fonte di ogni bene. Con la carità ci occupiamo esclusivamente di Dio, Lui come meta suprema.

L’esatta conoscenza di Dio è il fondamento più solido del culto di Dio (S. Aug.), perché è impossibile conoscere Dio senza adorarlo. “Chi conosce la potenza di Dio e il suo desiderio di farci del bene, potrebbe forse non riporre la sua speranza in Dio?”. (Cat. rom.). E colui che sa di quanti benefici Dio gli ha concesso, potrebbe non amarlo? “È possibile che una creatura conosca Dio senza amarlo? (S. Th. di Villan.). Il culto di Dio o adorazione è inseparabile dall’amore che abbiamo per Lui. Perché adoriamo ciò che amiamo”. (S. Aug.). Non c’è altra differenza tra l’amore di Dio e la pietà (adorazione) più che tra il fuoco e la fiamma. (S. Fr. di S.). – Il culto divino consiste quindi in queste tre virtù: fede, speranza e carità. (S. Bern.). Dio deve essere adorato attraverso la fede, la speranza e la carità (S. Aug.). Il culto esterno non è altro che l’espressione della fede, della speranza e della carità.

3. ADORIAMO DIO ESTERIORMENTE ATTRAVERSO IL SACRIFICIO, LE PREGHIERE VOCALI, LE GENUFLESSIONI, PROSTRAZIONI, CONGIUNZIONI DELLE MANI, BATTENDOCI IL PETTO E SCOPRENDO IL CAPO.

Il sacrificio consiste nell’abbandono o nella distruzione di un oggetto sensibile al fine di onorare Dio come Signore sovrano di tutte le cose. “Con il sacrificio l’uomo testimonia che Dio è il suo Signore sovrano e la sua beatitudine e si dichiara pronto a dare per Lui i suoi beni, la sua vita e ciò che ha di più caro sulla terra (sacrificio di Isacco). Gli altri atti esterni di adorazione sono solo come ombra del sacrificio, perché con il sacrificio dichiariamo la nostra sottomissione a Dio non a parole (come nella preghiera vocale), né con simboli, come inginocchiarsi e battersi il petto, ma con azioni”. – Genuflettendoci e prostrandoci (come fece Gesù Cristo sul Monte degli Ulivi) riconosciamo che davanti a Dio siamo molto piccoli; congiungendo le mani, che noi siamo come in catene, cioè senza aiuto; battendoci il petto (come il pubblicano nel tempio), che meritiamo di essere picchiati (cioè puniti). Scoprirsi la testa ricorda ai Cristiani che essi servono Dio liberamente. Coprirsi la testa (come i Giudei nella sinagoga) è invece un segno di sottomissione alla legge. (I. Cor. XI, 4-10). Dio impose a Mosè di togliersi i calzari (Esodo III, 5); ancora oggi i maomettani le tolgono prima di entrare nelle loro moschee.

1. Noi dobbiamo adorare Dio esternamente, perché anche il nostro corpo è tenuto ad onorarlo e perché la nostra adorazione interiore è accresciuta dalle nostre dimostrazioni esterne, e perché il culto esterno soddisfa i bisogni della nostra natura umana.

Il corpo e l’anima sono opera di Dio; entrambi gli devono la testimonianza della nostra sottomissione. – Colui che conosce tutto non ha bisogno di segni esteriori come la genuflessione, ecc. perché Egli conosce le intenzioni dei supplicanti, ma questi segni sono utili all’uomo perché sono in grado di infiammare il suo cuore e di accrescere i suoi sentimenti interiori di adorazione. (S. Aug.). Poiché le cerimonie esterne sono solo un mezzo (per aumentare la nostra devozione interiore), possono essere tralasciate se lo danneggiano. Se siamo stanchi, possiamo pregare seduti; possiamo anche, a seconda delle circostanze, pregare in piedi e camminando, quando sappiamo per esperienza che preghiamo meglio in questo modo. “Non stancatevi inginocchiandovi troppo a lungo, perché questo può causare distrazioni. È sufficiente che la mente sia in ginocchio davanti a Dio” (Santa Teresa). – L’uomo è fatto in modo tale da manifestare i suoi sentimenti interiori esteriormente : la sua fisionomia non può nascondere i suoi sentimenti di rabbia, gioia o tristezza che lo animano. Lo stesso vale per i sentimenti di adorazione. Se una casa è in fiamme, le fiamme non tarderanno a manifestarsi! L’uomo dovrebbe negare la sua natura se volesse limitare l’adorazione di Dio ai suoi pensieri e sentimenti interiori.

2. L’adorazione esterna da sola non basta, deve esserci l’espressione di un’adorazione interiore.

Chiunque si inginocchi, si batta il petto, ecc. senza che ciò sia sincero, è un ipocrita, perché sta dando una dimostrazione esteriore di sentimenti interiori che non ha. Quante persone, però, nelle chiese queste cose solo per abitudine o per ostentazione. Non si tratta di salutare Dio come si fa nel mondo, dove si usano tutti i tipi di espressioni educate, come: buongiorno, buonasera, vostro umilissimo servitore ecc. senza attribuire loro il minimo significato. Le cerimonie che fanno parte del servizio di culto devono essere una fedele espressione di ciò che sentiamo dentro di noi. La samaritana disse: “Dio è spirito e chi lo adora deve farlo in spirito e verità” (S. Giovanni IV, 24), cioè il culto esteriore deve essere prima di tutto nel nostro cuore (spirito) e deve rispondere perfettamente all’adorazione interiore (verità). “Perciò non mostrate mai una pietà che non hai; piuttosto nascondi quella che hai”. (Santa Teresa). Coloro che fanno sfoggio della loro pietà assomigliano a persone che si vestono di abiti al di sopra della loro posizione e che di conseguenza vogliono far credere di essere più ricchi di quanto non siano. – Spesso le persone molto viziose cercano di apparire uomini di pietà per farsi passare per santi; si coprono con il mantello della pietà per nascondere la loro depravazione. Si comportano come persone che emanano cattivo odore dalla bocca e si profumano di muschio, o come quelli che, brutti di natura, si truccano per abbagliare gli altri ed attirare la loro attenzione (S. Vinc. Fer.). Gli Egizi avvolgevano i cadaveri nell’olio per evitare che si decomponessero e che emanassero un cattivo odore. È così che satana lavora con i peccatori per far sparire il tanfo dei loro vizi; li imbalsama con il profumo della simulazione in modo che la loro morte non venga riconosciuta. Gli ipocriti si riconoscono dall’ostentazione con cui compiono tutte le loro azioni e dalla mancanza di carità verso il prossimo. Per pregare, si mettono in piedi dove sono più visibili, si battono violentemente il petto, girano gli occhi, sospirano, mostrano un’andatura strascicata edun volto triste, fanno parte di tutte le società religiose, considerano un crimine non confessarsi in certi giorni (ma non considerano un crimine nascondere le colpe in confessione); hanno sempre in bocca formule di pietà, ecc. Dall’altra parte, vivono in inimicizia, parlano male dei loro vicini, rifiutano di fare l’elemosina e nutrono sentimenti di invidia verso il prossimo. Si riconoscono facilmente per come negano la loro nazionalità. “Gli ipocriti sono miserabili martiri del diavolo” (S. Bern.). Il culto esteriore dell’ipocrita non ha fondamento, perché non nasce da un culto interiore. I pianeti e le comete sono corpi celesti brillanti e simili tra loro, ma le comete scompaiono rapidamente, mentre i pianeti brillano costantemente. Lo stesso vale per la pietà e l’ipocrisia. (S. Fr. di S.). Gli

ipocriti rendono la religione ridicola, la fanno odiare e allontanano le persone di buon senso dalle pratiche religiose (perché nessuno vuole essere annoverato tra gli ipocriti); essi non sfuggiranno ad un meritato castigo.

3. Dobbiamo evitare qualsiasi esagerazione nel nostro culto esterno e non trascurare nel suo adempimento i nostri doveri di stato.

Dobbiamo evitare ogni esagerazione nella nostra pietà, che deve essere libera da ogni bigottismo. Non si è veramente pii se si inclina la testa, se si girano gli occhi, affettare la tristezza… al contrario, la vera pietà è gaia (Sailer). Il nostro prossimo deve sentire il piacere di Dio e della virtù che abita in un’anima. (S. Fr. di S.). È anche un difetto variare troppo gli esercizi devozionali. Nella pietà tutto deve essere semplificato. Una breve preghiera, ripetuta cento volte, ha spesso più valore di cento preghiere diverse (S. F. di S.). – Per rendere il culto dovuto a Dio, non bisogna trascurare i propri doveri di stato. Il modo migliore di adorare Dio consiste proprio nell’adempimento fedele dei nostri doveri di Stato. “Chi compie i suoi doveri di stato con zelo e per amore di Dio è veramente pio”. (S. Fr. di S.). La pietà che non si accorda con i doveri di stato è falsa. Come un liquido prende la forma del recipiente in cui viene versato, allo stesso modo la pietà può essere alleata ad ogni stato e ad ogni situazione (S. Fr. di S .).

4. Noi dobbiamo adorare Dio solo, perché Lui solo è il Signore sovrano del cielo e della terra.

Per questo Gesù Cristo disse al diavolo che lo teneva in pugno: “Sta scritto! Tu adorerai il Signore Dio tuo e servire Lui solo” (S. Matth. IV, 10). Sarebbe un segno di disprezzo per un uomo di alta posizione se mi allontanassi da lui per servire un uomo di basso rango. Allo stesso modo, non è lecito dare tutta la propria mente e tutti i propri pensieri ad una creatura e trascurare Dio per amore di una creatura, sarebbe come riconoscere un Dio estraneo. (S. Bas.). Ma possiamo onorare le creature che rispecchiano le perfezioni divine: questo omaggio non è un’adorazione e si riferisce a Dio. La venerazione dei Santi è quindi consentita.

2. IDOLATRIA.

Ogni uomo sente la sua dipendenza da un essere superiore e, di conseguenza, sente il bisogno di adorarlo. Chi non adora Dio, presto renderà omaggio ad una creatura. E chi non adora Dio secondo le prescrizioni e la dottrina della Chiesa, presto lo adorerà in modo insensato.

1. L’IDOLATRIA CONSISTE NELL’ADORARE UNA CREATURA CHE SI RITIEBBE ESSERE DIO, COME AD ESEMPIO IL CULTO DEL SOLE, DEL FUOCO, DEGLI ANIMALI, DELLE STATUE, ECC.

Gli Ebrei erano spesso colpevoli di idolatria; adoravano il vitello d’oro (Es. XXXII), la statua di Nabucodonosor (Dan. III). Anche i soldati giudei che combattevano sotto Giuda Maccabeo avevano preso doni offerti agli idoli. La sconfitta fu la punizione per questa azione e Giuda Maccabeo offrì numerosi sacrifici per la salvezza delle loro anime. (II. Mach. XII, 40). Molti Cristiani si resero colpevoli di idolatria al tempo delle persecuzioni, dove per paura del martirio offrivano sacrifici agli idoli. Anche la grande Rivoluzione commise il crimine di idolatria, quando mise sull’altare la dea Ragione (10 novembre 1793).

Anche oggi i pagani sono idolatri.

I pagani confondono la gloria della creatura con quella del Creatore. (Rm 1,23). I popoli dell’Asia, dove i corpi celesti brillano più che da noi, adoravano il sole, la luna, le stelle; poi il fuoco, fonte di luce, il vento e l’acqua. :(Sap. XIII, 2). Gli Egizi rendevano omaggio agli animali, sia utili che dannosi: i gatti, lo sparviero, il coccodrillo, ma in particolare il bue Apis, un toro nero con una macchia bianca sulla fronte ed altre macchie, che viveva in un tempio. (Veneravano anche delle semplici immagini di di questi animali). I Romani e i Greci adoravano statue e immagini di falsi dei. Per punire i pagani che avevano abbandonato il vero Dio, Dio ha permesso che di cadessero nei vizi più terribili attraverso l’idolatria (Rom. I, 28). Essi si rappresentavano i loro dèi come viziosi e persino come protettori del vizio. Essi fecero di uno di essi, Mercurio, il protettore dei ladri; Bacco, il protettore degli ubriaconi; pensavano di servire questi dei indulgendo in questi vizi. L’idolatria non era altro che l’adorazione del diavolo (I. Cor. X, 20), perché il diavolo ne era l’anima, abitava in questi falsi dei e spesso da lì impartiva i suoi oracoli. Tutti gli dei dei pagani – dice Davide – sono spiriti maligni” (Sal XCV,5). Quanto siamo grati a Dio per la grazia del Vangelo! Alzandoci a Messa al momento del Vangelo, mostriamo a Dio la nostra gratitudine. Oggi nel mondo ci sono ancora circa 800 milioni di persone, più della metà dell’umanità, che sono ancora pagane. Sono particolarmente gli abitanti dell’Africa, dell’India, della Cina e del Giappone. Ogni anno il Papa invia loro numerosi missionari che i Cattolici devono sostenere con le loro elemosine e preghiere. L’opera della Propaganda della fede e l’opera della Santa Infanzia (quest’ultima fondata con lo scopo speciale di accogliere i bambini esposti in Cina, per allevarli e poi farne degli apostoli), sono i migliori missionari.

2. L’IDOLATRIA CONSISTE ANCHE NEL DONO TOTALE DI SÉ AD UNA CREATURA.

Sarebbe ridicolo considerare idolatra chi brucia due grani d’incenso davanti agli idoli, e non chi consacra tutta la propria vita al mondo (S. Bernardino da S.). Le persone avide sono i peggiori idolatri (Ef. V. 6), perché dedicano tutti i loro pensieri, le loro azioni e la loro salute a Mammona, ai beni della terra. L’avidità è idolatria (Colos. III, 5).

Questa idolatria è compiuta da tutti gli uomini che sono immersi nelle passioni terrene, soprattutto gli avari, i superbi, gli intemperanti, gli immorali. Ciò che ciascuno desidera ed ama è il suo “dio” (S. Aug.). Il dio degli avari è il denaro, (Os. VIII, 4); quello dei superbi, è l’onore; quello degli intemperanti, è il loro ventre. (Fil. III, 19); quello degli impuri è il loro corpo (I. Cor. VI, 15). Avarizia, vanità e voluttà sono la trinità dei mondani. – I genitori che amano eccessivamente i loro figli sono anche idolatri (Sap. XIV, 15).

3. L’iIDOLATRIA È UN CRIMINE DI LESA MAESTÀ CONTRO DIO.

L’idolatria è il più grave dei peccati (S. Th d’Aq.). Chiunque se ne rendeva colpevole presso gli israeliti era punito con la morte (Es. XXII, 20). 23.000 ebrei furono messi a morte per ordine di Dio, perché avevano adorato gli idoli. (Ib. XXXII, 28). – L’idolatria è il più grande crimine che si possa commettere sulla terra (Tert.), è il primo e più grande dei vizi (S. Gr. di Nyssa). Chi è idolatra è maledetto da Dio (Deut. XXVII, 15), il che significa che cadrà in miseria; è questa è la triste condizione dei popoli pagani, che si spinsero fino a diventare antropofagi. Essa provocò la morte dei soldati di Giuda Maccabeo, che avevano portato via alcuni dei doni offerti ai falsi dei. Gli idolatri, gli impuri, gli ubriaconi ecc. non possederanno il regno di Dio1 (I Cor. VI, 10).

3. IL CULTO IRRAGIONEVOLE DI DIO.

1. PER CULTO IRRAGIONEVOLE INTENDIAMO LA SUPERSTIZIONE, LO DPIRITISMO, LA MAGIA.

1. La superstizione consiste nell’attribuire alle creature un potere più grande di quello che esse traggono dalla natura o che hanno ottenuto attraverso la benedizione della Chiesa.

La superstizione è di origine pagana. Presso i Romani, gli Aruspici sondavano la volontà degli dèi esaminando le viscere delle vittime sacrificate a loro. I Greci consultavano l’oracolo di Delfi. Lì una sacerdotessa era seduta su un tripode, posto su una fenditura del terreno, dal quale uscivano vapori. Una volta stordita da questi vapori e in stato di incoscienza, emetteva dei suoni che poi venivano interpretati. Fin dai tempi del paganesimo molte usanze pagane superstiziose sono sopravvissute fino ai giorni nostri, ad esempio, si accendevano fuochi sulle montagne alla vigilia di San Giovanni per scongiurare una catastrofe. Alcuni ritengono che i bambini nati di domenica siano predestinati alla felicità, e quelli nati di venerdì come portatori di sfortuna. Fanno portare loro delle cinture rosse per proteggerli dagli incantesimi. Altri sciocchi sostengono che un quadrifoglio o una corda dell’impiccato, indossati sulla persona, portino fortuna. Recentemente in una città protestante della Germania (Francoforte sul M.) molte strade si sono rifiutate di permettere l’apposizione del n. 13 sulle case; il consiglio comunale è stato costretto ad eliminare questo numero. Questo tipo di superstizione riguarda cose naturali. Ma capita anche che alcune persone attribuiscano agli oggetti religiosi una virtù maggiore di quella che hanno in realtà; credono che una candela benedetta, accesa durante un temporale, preservi infallibilmente e da sola dai fulmini, che la recita di certe preghiere impedisca di annegare o bruciare. Questa superstizione cede solo all’istruzione ragionata o alla derisione. – D’altra parte, non si è superstiziosi quando si utilizzano o si portano con sé oggetti benedetti dalla Chiesa e che quindi hanno una virtù soprannaturale, anche se non infallibile. Pertanto, portare una croce benedetta, un rosario, una reliquia, usare l’acqua santa per ottenere da Dio la liberazione da alcuni mali non è superstizioso. – Ci sono persone che accusano la Chiesa di “indurre alla superstizione”; questa accusa è assurda, perché è proprio la Chiesa a combatterla. Oltre alle persone semplici, sono proprio le persone di mentalità forte ad essere superstiziose. Incredulità e superstizione vanno di solito di pari passo.

2. La divinazione consiste nel guardare al futuro e nel ricercare cose occulte con mezzi inadatti a dare queste indicazioni.

I pagani praticavano l’astrologia. Prevedevano il destino degli uomini in base al corso degli astri; ancora oggi, persone di mentalità ristretta sostengono che l’apparizione di una cometa presagisca guerre, carestie o altri mali. Gli auguri romani deducevano il futuro dal grido degli uccelli o dalla voracità dei polli sacri. Ancora oggi i Cristiani si fanno leggere le carte: secondo quanto riportato dai giornali, ci sono centinaia di cartomanti a Berlino, Parigi e in altre grandi città che vengono ricevuti nelle migliori case. Altri interpretano i sogni in base a determinati libri (oracoli), studiano le linee della mano ed il futuro attraverso combinazioni di numeri, figure ed eventi diversi. (Uno starnuto al mattino presto significherebbe un dono; l’ululato di un cane, la morte di una persona; il fermarsi di un orologio, la morte di un parente; il volo di una civetta su una casa, la morte di un membro della famiglia). Alla divinazione sono legate le previsioni della lotteria. I giocatori della lotteria hanno i numeri da un sogno e da ogni cosa o evento che designa il biglietto da prendere. Un terremoto si è verificato a Roma il 1° novembre 1895. 1 milione di lire sull’11 (il numero del terremoto), sul 90, il numero del grande terrore, sull’1 (per via del 1° novembre), sul 4 e sul 38 (per via delle 4 ore e 38 minuti); nessuno di questi numeri è stato estratto! E queste sono cose che succedono nel XIX secolo, in pieno secolo dei lumi! – D’altra parte, non è divinazione dedurre il probabile tempo atmosferico da certi segni del sole, del vento, delle nuvole, degli animali (uccelli, rane, pesci, ecc.). – S. Ambrogio dice degli indovini: “Ignorano il loro stesso futuro e pretendono di conoscere quello degli altri. Chi crede in loro è uno sciocco”. Filippo, re di Francia, ci mostra quanta poca fiducia meritino gli indovini. Gli era stato predetto che sarebbe morto se avesse distrutto una certa immagine. Egli se la fece portare e la gettò nella finestra.

3. Lo Spiritismo consiste nell’evocare gli spiriti con lo scopo di conoscere cose nascoste.

Gli spiritisti si offrono agli spiriti come strumenti (medium); vogliono che lo spirito sconosciuto (demone) usi la loro mano o il loro linguaggio per farsi comprendere da certe manifestazioni, come bussare, scrivere, ecc. “È un essere istruiti dal diavolo, quando si hanno a disposizione le Sacre Scritture, cioè la parola di Dio, a tale scopo”. (S. Th. d’Aq.). Nessuno deve interrogare gli spiriti, perché ciò dispiace al Signore. (Deut. XVIII, 11). Si pensa di scusare gli spiritisti dicendo che, nonostante ciò, siano Cristiani, invochino spesso il nome di Dio e lo preghino.

“È proprio per questo motivo che li odio e li detesto (gli evocatori di spiriti), perché abusano e disonorano il Nome di Dio, e si dicono Cristiani facendo le opere dei pagani”. (S. Cris.).

4. La magia consiste nel far intervenire gli spiriti per produrre cose miracolose.

È un fatto innegabile che, soprattutto tra i pagani, c’erano persone che, con l’aiuto del diavolo, facevano cose straordinarie. In Egitto al tempo di Mosè, i maghi imitavano i suoi miracoli (Esodo VII). Nei tempi degli Apostoli viveva in Samaria Simone il mago che abbagliava la folla con i suoi artifici. (Act. Ap. VIII, 10). Anche l’Anticristo dovrà, con l’aiuto dello spirito maligno, operare molti miracoli apparenti. (II Tess, II, 8). – Non dobbiamo considerare come maghi i prestigiatori che suscitano stupore per la loro abilità.

2. LA SUPERSTIZIONE ACCECA L’UOMO E LO CONDUCE ALLA FOLLIA.

Le persone superstiziose diventano vili e codarde; si spaventano da un momento all’altro: l’ululato di un cane, il fischio nelle orecchie, la vista di una vecchia donna; non hanno energia quando i loro segni preannunciano disgrazie, e si sgomentano quando vedono che i segni della speranza delusi. Questi presagi li rendono spesso impietosi nei confronti dei loro simili; sono molto veloci a pensare male dei loro compagni, rifiutano di fare il bene a certe persone, e in certi giorni, perché credono che ciò comprometta la loro felicità. – La storia che segue mostra quanto sia facile per le persone superstiziose essere ingannate da segnali di avvertimento. Un medico esortava una donna molto malata a ricevere l’estrema unzione. La donna aveva già deciso, quando improvvisamente sentì il grido del cuculo: “Vivrò altri 12 anni – gridò – perché il cuculo ha gridato 12 volte”, e non voleva più sentir parlare di riconciliazione con Dio. Ma le sue condizioni si aggravarono e poche ore dopo era morta. – La superstizione dispiace a Dio. “Sradicherò dal mio popolo l’anima che si rivolge agli indovini ed ai maghi (Levitico XX, 6). “Odiate – disse Davide a Dio – coloro che ripongono la loro fiducia in cose vane” (Sal. XXX, 7). Chiunque riponga la propria fiducia in cose vane o in spiriti malvagi, attribuisce loro un potere superiore a quello di Dio, e pertanto nega le perfezioni divine: la sua santità, la sua onnipotenza, la sua sapienza, ecc. Dio punisce la superstizione molto severamente. Achozia, re d’Israele, mandò dei messaggeri ad Accaron per chiedere a Belzebù di guarirlo. Il profeta Elia incontrò i messaggeri e disse loro: “Tornate dal re che vi ha mandato e ditegli: “Questo è ciò che dice il Signore”: “È forse perché non c’è Dio in Israele che avete consultato Belzebù? Perciò non ti alzerai dal tuo letto di dolore e morirai”. Achozia morì poco dopo. (IV Re I) È vergognoso per i Cristiani rinnovare con il diavolo il patto strappato da Cristo nel Battesimo. (S. Efr.).

Peccati contro il 1° comandamento.

Si pecca contro il 1° comandamento di Dio:

Quando si trascura la preghiera.

I pagani avevano le loro divinità lariane; le salutavano sotto i portici dei palazzi, come sui tetti delle case di paglia; e noi vediamo i Cattolici che conoscono il vero Dio e gli rifiutano il loro omaggio quotidiano. (Lettera circolare dei Vescovi austriaci 1901). I discepoli di Maometto non mancano di inginocchiarsi nel momento in cui risuona la chiamata alla preghiera, anche in mezzo alla strada, ma i presunti Cattolici illuminati si pongono al di sopra della pratica della preghiera. Sfortunate sono le famiglie dalle quali la preghiera in comune sia scomparsa!

2. Quando la religione viene perseguitata sia con discorsi contro la fede, o con la pubblicazione o la protezione1 di giornali irreligiosi o di libri irreligiosi, o con la partecipazione a società anticattoliche.

3. Quando si pratica l’idolatria o ci si lascia assorbire da cose terrene.

4. Quando si è superstiziosi;

5. Quando si pratica la divinazione o ci si fa predire la buona fortuna.

6. Quando si evocano gli spiriti per conoscere cose occulte o compiere prodigi.

IL CATECHISMO DI F. SPIRAGO (XXIV)