LA PREGHIERA DI PETIZIONE (1)

LA PREGHIERA DI PETIZIONE (1)

P- B. LAR – RUCHE:

LA PREGHIERA DI PETIZIONE

OSSIA IL MEZZO PIU’ INDISPENSABILOE E NELLO STESSO TEMPO INFALLIBILE PER IMPETRARE DA DIO OGNI BENE E SOPRATTUTTO L’ETERNA SALVEZZA.

Chi sa pregar bene, sa pur vivere rettamente (S. Agost.)

Chi prega, certamente si salva, (S. Alfonso de. Liguori)

Signore, insegnaci a pregare (S. Luca, XI, 1

ISTITUTO MISSIONARIO PIA SOCIETA’ S. PAOLO

N. H., Roma, 15 maggio 1942, Sac. Dott. MUZZARELLI

Imprim., Alba 25 maggiio 1942. Cn. P. Gianolio, Vic. Gen.

Tipogr. – Figlie di S,. Paolo. – Alba – giugno – 1942.

L’Autore a chi legge.

Faccio mie le parole con le quali un certo D. Piazza presentò due anni fa, a mezzo dei tipi di questa stessa Casa Editrice, un opuscoletto intitolato « La Preghiera Cristiana … « Se si sapesse — egli scrisse — se si sapesse che cosa è la preghiera! Io ritengo che la maggior parte degli uomini, e purtroppo anche dei Cristiani, la trascurino e la disprezzino unicamente perchè non ne conoscono la grande necessità e sopratutto l’immensa efficacia. « Ho a dire che uno di questi tali fui io medesimo? — Se dicessi proprio così, non direi il vero. Devo tuttavia confessare che, fino a poco tempo fa, io pure non davo alla preghiera tutta l’importanza. ch’essa giustamente si merita. « Quando però udii il defunto grande Pontefice Pio XI definire S. Alfonso De’ Liguori “il grande Dottore della preghiera ” (e — aggiungo io — lessi le recenti opere « Ut vitam habeant » e « Vivere in Cristo » di autore anonimo), mi posi a ripassar le opere ascetiche di quel gran Santo ed anche quelle di molti altri buoni autori che trattano tale argomento; e finii per convincermi d’aver scoperto un immenso tesoro. « Riflettendo poi che, aprendo tal tesoro anche ad altri, io non ne avrei punto scapitato, ecco che venne fuori questo lavoro, ch’io inetto a disposizione di tutte le anime di buona volontà, pregando di leggerlo con la maggior attenzione possibile. « Se poi qualcuna — come son sicuro — ritrarrà giovamento dai pensieri raccolti in questo libretto, ‘io la supplico a volersi ricordare nelle sue preghiere anche della povera anima mia davanti al Padre ed alla Madre della misericordia ». E non soggiungo altro, poichè sono dei medesimi sentimenti.

L’AUTORE

Introduzione

E’ assai stolto colui che attende ad alcuna cosa all’infuori di quelle che giovano alla propria salvezza (Imit. di Cristo, 1, 2, 2). Oh! è pur bello il pensiero di Dio a nostro riguardo. Vuoi tu conoscerlo? Eccolo in brevi parole: Nell’Antico Testamento: “Dice il Signore: Potrei io voler la morte dell’empio, e non piuttosto ch’egli si converta e viva? » (Ezec. XVIII, 28). Nel Nuovo Testamento: « Dio ha talmente amato il mondo da dare il suo Unigenito Figliuolo, affinchè chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna » (Gesù in S. Giov. III, 16). Nei tempi apostolici: “Dio vuole che tutti gli uomini si salvino » (I Tim. II, 4). Nei primi tempi della Chiesa: « Noi che siamo stati fatti degni di essere testimoni della venuta di Gesù Cristo, diciamo con perfetta scienza quale sia la buona, gradita e perfetta volontà di Dio dimostrataci a mezzo dello stesso Gesù Cristo, che (cioè) nessuno perisca, ma che tutti gli uomini in Lui unanimemente credenti e a Lui unanimemente lodanti, vivano eternamente co Lui » (Costituz. Apostol. Lib. II, c. 59). – Nel corso dei secoli: « Dio vuole, cioè sinceramente e con tutto l’animo desidera che tutti gli uomini si salvino; ed a tale fine per tutti diede Cristo Redentore, — per mezzo di Lui e in quanto è da Sè — somministra la grazia, i sacramenti e tutti gli altri mezzi necessari alla salvezza; per modo che coloro che si perdono, non si perdono per volontà e predestinazione di Dio, ma unicamente per loro propria colpa e malizia » (Corn. A Lapide). – Ai nostri tempi: « Badate, o miei diletti figliuoli, che voi siete tutti creati pel Paradiso; e Iddio, qual Padre amoroso, prova grande dispiacere quando è costretto a condannare qualcuno all’inferno. Oh, quanto mai il Signore vi ama e desidera che voi facciate buone opere per potervi rendere partecipi di quella grande felicità che a tutti tiene preparata in eterno in cielo! » (S. Giov. Bosco). – Dunque, da quanto ho riferito, appare chiaramente che il pensiero, il desiderio e la volontà stessa di Dio è oltre ogni dire benevola e favorevole verso di noi. Eppure, ciò non ostante, che cosa, succede di fatto?… Ah! per quanto sia spaventoso, leggi pur quanto riferisco in seguito. Disse Gesù: « Entrate per la porta stretta, perchè larga è la porta e spaziosa la via che conduce a perdizione.; e molti son coloro che entrano per questa ». Ed affinchè nessuno ritenesse ch’Egli avesse esagerato o detta una cosa per l’altra, tosto soggiunse « Oh! quanto angusta è la porta e quanto stretta è la via che conduce alla vita; e pochi son coloro che la seguono » (Matt. VII, 18-14). Ed in altra circostanza: e Sforzatevi di entrare per la porta stretta, poichè — ve lo dico io — molti cercheranno di entrare e non vi riusciranno (Luc. XVIII, 23-24). [ (Leggo in un autore modernissimo che passa per la grande, queste parole: « Ma dove mai, in qual passo lugubre del Vangelo questi predicatori di sventura (coloro che ritengono che la maggior parte degli uomini ed anche dei Cristiani adulti vadano dannati) hanno trovata la prova delle loro asserzioni? — Eccolo, proprio in una frase di Gesù, del mite e buon Gesù: Molti sono i chiamati e pochi gli eletti (Matt. XX, 16). E’ strano che tale testo evangelico sia stato così mal tradotto e sì poco capito da quelli che ne fanno un’arma in favore del piccolo numero degli eletti”. — Ed io dico: E strano che un autore come quello non sia riuscito a pescare nel Vangelo, proprio in favore di tal tesi, i testi da me riferiti. Oh! certo anch’io rigetto il Massilon e compagni. Ma chi m’impedisce di stare con S. Alfonso, che citerò subito?…)- Neanche quattro secoli più tardi, troviamo sul pergamo di Antiochia S. Giovanni Crisostomo, uno dei più grandi Padri della Chiesa, il quale ha le seguenti parole che certamente fecero rizzare i capelli a quanti le udirono: “Quanti credete che si salvino nella nostra città? È certo assai grave ciò che sto per dire; ma pure Io dirò: Fra tante migliaia di uomini (dovevano essere circa centomila) non possono essere cento che si salvino. Anzi io dubito pur di questi pochi. Infatti quanta malizia c’è nei giovani! quanto torpore nei vecchi! Nessuno ha un po’ di zelo!” (Omel, 40 al popolo). Dunque appena uno per mille!… Certo allora ad Antiochia molti erano ancor pagani. Pur tuttavia la sentenza del Santo Patriarca dà assai a pensare. Ed essa non è stata condannata dalla Chiesa, nè espulsa dalle sue opere. Quindi per quei tempi deve avere un certo valore. – Intorno al 1700 il beato Antonio Baldinucci S. J. chiaramente predicava all’aperto ad una gran folla, in vista d’un lbell’albero carico di foglie. Discorreva sull’inferno. Ad un trattò, come ispirato, fece questa domanda all’uditorio « Miei fratelli, volete voi sapere quanto grande sia il numero di coloro che si dannano? Guardate quell’albero ». — Tutti gli occhi si portarono su di esso; ed ecco un soffio di vento improvviso e gagliardo agitò tutti i rami della pianta, e fece cadere le foglie in tale abbondanza che non ne rimasero che poche, facili a contarsi. — « Ecco — soggiunse l’uomo di Dio — ecco quante sono le anime che si perdono e quelle che si salvano. Prendete le vostre precauzioni per essere del numero di queste ultime » (Vita del Beato). — Che siansi salvati almeno coloro che assistettero a quello spettacolo?… La storia non lo dice, ed io non lo so. Circa mezzo secolo più tardi S. Alfonso De’ Liguori osò scrivere le seguenti parole : « La sentenza più comune è che la maggior parte dei Cristiani (parlando degli adulti) si danna » (Appar.. alla morte, XVII). Ed oggi?… Purtroppo anche oggi « siamo condannati a vedere l’umanità fluttuante correre accanto a noi verso il piacere, l’inutile, il nulla, l’inferno! » (Plus: Gesù Cristo nei suoi fratelli). Dunque parrebbe che, quantunque Dio voglia salvi tutti gli uomini, moltissimi invece egualmente si perdono e precipitano nell’inferno. Ma come? !… ma perchè?!… ma può mai essere che sia così?!… – Nel settembre 1937 un bravo scrittore, in « “Noi uomini!”, classificò gli uomini moderni nelle seguenti categorie: l’uomo che non crede, l’uomo che se ne infischia, l’uomo che ride, l’uomo delle fogne, l’uomo che crede di credere e — finalmente — l’uomo veramente Cattolico. Orbene se, in via ordinaria, « qual la vita, tal l’uscita — qualis vita, finis ita » (S. Agostino), quali sono davvero in condizione di potersi salvare, all’infuori di quest’ultimo?… Me lo dica chi lo sa! « Ma allora — dirà taluno a questo punto — dove se ne va la bontà e la misericordia di Dio? » — Oh, bella! Nego io forse la misericordia di Dio?!… Io non faccio altro che constatare la grande follia, stoltezza ed insipienza degli uomini riguardo al sommo affare della loro eterna salute. Ed è purtroppo appunto questo che non si vuol riconoscere da tanti al giorno d’oggi. La misericordia di Dio !… Ma sai tu quanto essa ha fatto e continuamente fa perchè gli uomini non si dannino? Essa ha disteso e continua a tener teso come un immenso reticolato di ferro sopra l’inferno, per impedire che gli uomini abbiano a precipitarvi. E gli uomini — almeno tanti uomini, anzi troppi uomini — che cosa fanno invece?… Essi sforzano continuamente colle stesse loro mani le maglie di quella rete, per potervi cadere dentro. Per preservarli da tale sciagura il Signore dovrebbe togliere loro il più bel dono che già loro diede, cioè la libertà di pensare, di volere e di operare: in altre parole dovrebbe privarli della vita e della natura di uomini: cosa che Dio non può fare senza rinnegare la sua opera. Vuoi invece avere un saggio del contegno degli uomini: di quel contegno che conduce molti di essi all’eterna dannazione?… Te lo farò chiaramente vedere in tre tipici quadretti, che qui ti metto innanzi. Una mamma invia il suo figliuolo a portar la merenda al babbo che lavora in campagna; ed il ragazzo, anzichè sollecitare il passo verso il luogo dove lo attende il padre, si trattiene a curiosare qua e là, si ferma a stanar grilli, va a saccheggiare nidi d’uccelli, rincorre libellule e farfalle, si trattiene a giocare con tristi compagni. E intanto il buon babbo aspetti! – Ma non è pur questo il contegno di tanti uomini di fronte a Dio?… Sì, il buon Dio aspetta, e quanto aspetta! Ma dovrà pur venire un giorno la resa dei conti, poichè non siamo immortali. Ed allora?… Eh! allora, se non potremo negare d’aver avuto l’uso della ragione, la ci andrà molto male! – Un’altra storiella. Un colono ha un campo che, con un po’ di lavoro e fatica, potrebbe rendere assai. Ma quel colono non pensa a svellerne le erbacce che vi crescono, non si cura di coltivarlo, anzi ad ogni ora ci butta in quel già misero campo rovi, sterpi, grovigli, ghiaia, pietre e perfino grossi macigni. Ora si può chiedere: Che sarà di quel campo trattato a quel modo? Che ne dirà il padrone? E che farà egli dell’infingardo ed insipiente colono? — Orbene, ciò che del campo affidatogli fa quell’insensato colono, facciamo troppo spesso noi dell’anima nostra. Non facciamo nulla per estirparne i vizi e le cattive inclinazioni, trascuriamo di coltivarla affinchè produca opere virtuose, e — ciò che è peggio — la riempiamo, ad ogni piè sospinto, di imperfezioni, di colpe, di peccati, di disordini, e perfino di delitti. Or che sarà di lei? Che ne dirà Iddio? E quale sarò la sua, la nostra sorte?… Non ci vuole grande intelligenza per intravvederla. Ma prendiamo pure un uomo effettivo, e prendiamolo da quella categoria che nel mondo è considerata come la più saggia e giudiziosa. Ecco dunque quest’uomo che, al termine dei suoi giorni, può farsi con tutta coscienza questo discorsetto: « Oh, bene! Ho sostenuto la mia famiglia, ho nutrito ed allevato tre buoni e bravi figliuoli, ho fabbricato case, ho comperato poderi, ho fatto eccellenti affari, mi son diportato da vero patriotta, lascio un buon nome in paese: insomma sono stato un uomo nel vero senso della parola! Bene! — gli dirò io — mi congratulo e mi felicito con te! Ma dimmi un po’: Sono stati tutti onesti i tuoi affari? Le tue case e i tuoi poderi non grondano forse del sangue dei poveretti da te strozzati? E non c’è forse anche qualche donna che ti maledice o ti maledirà? Non hai mai macchiato la tua lingua con bestemmie, iinprecazioni, discorsi sozzi, inganni e calunnie? Hai osservata la legge dell’astinenza e del digiuno? Hai fatto sempre bene la tua Pasqua e sei stato fedele alla Messa domenicale, al Catechismo e al riposo festivo? Ti sei spesso ricordato del Signore che ti diede tanti beni, e ne hai fatto parte ai poveri? Hai maliziosamente limitato il numero dei figli, ed a quelli che hai accettato hai procurato d’istillare il santo timore ed amor di Dio? Insomma, oltre ad aver fatto quanto hai detto sei pur vissuto da buon Cristiano?… Orbene, se mi puoi rispondere affermativamente, tutto va bene. Ma se per tua disgrazia, mancasti gravemente ai tuoi doveri di seguace di Gesù Cristo e non hai fatto il possibile per riparare a questi tuoi errori, allora devi pur riconoscere di aver fatto tutto fuorcbè ciò che realmente dovevi fare; e di te si può dire francamente: « Hai nome d’esser vivo, ed invece sei morto » (Apoc. III, 1). Sì, davanti a Dio tu non sei altro che un gran miserabile. – Ecco in tre specchietti riprodotta la triste e lagrimevole condizione morale e spirituale in cui oggi versa, si può dire, la maggior parte degli uomini, anche dei nostri paesi cristiani. – Eh, lo so! Tutta questa quasi generale attività umana contro le disposizioni di Dio, contro i dettami della sana ragione e contro il bene spirituale, morale e soprannaturale non solo dei singoli individui ma anche della stessa società, non è dagli uomini appreso e voluto come male. La sarebbe troppo grossa! Tuttavia è un fatto indiscutibile che gran parte di questi uomini, dei quali unica mira e continua preoccupazione su questa terra dovrebbe essere quella di dare onore a Dio col procurar di fare sempre tutto ciò ch’Egli comanda e di evitare ciò ch’Egli proibisce, e ciò non solo per meritarsi l’immenso premio da Lui promesso e schivare l’eterno castigo da Lui minacciato, ma sopratutto per l’infinito merito ch’Egli ha della nostra illimitata e spontanea sottomissione, non ha invece altro a cuore (e i fatti lo dimostrano ad evidenza) che di affannarsi insensatamente in una caccia continua agli onori, alla roba, al denaro, ai divertimenti ed ai piaceri, senza punto badare se tutte queste cose — pur non cattive in se stesse — possano sempre, dovunque, in ogni maniera e in qualsiasi circostanza aversi colla benedizione di Dio; e così vanno quasi sempre, e contro ogni loro previsione ed aspettativa, incontro alla propria rovina morale, spirituale ed anche materiale già in questo mondo, e poi spessissimo pure alla irreparabile loro rovina eterna. E così viene a verificarsi ancora la tremenda sentenza dello Spirito Santo che dice: « Tanti vogliono passare allegramente i loro giorni su questa terra; e poi in un lampo piombano nell’inferno » Giob. XXI, 13). Non si conculcano però impunemente i diritti di Dio, non si può passar sopra ai dettami della coscienza, né è lecito — almeno nei nostri paesi — ignorare o fingere d’ignorare la sovrana legge di Dio, predicata abitualmente nelle nostre chiese. Lo si tenga bene a mente! Sì, convengo che in punto di morte a qualcuno sia dato di aggiustare alla meglio le sue partite con Dio, in cui « la misericordia trionfa del giudizio » (Giac. II, 13). Ma che s’ha a pensare dei tantissimi che vengono colpiti da paralisi al cervello, che muoiono per improvvise tragiche disgrazie, che, pur sapendosi gravemente inferml, si ingegnano di far chiamare i congiunti lontani, il notaio, ed il medico, e non si prendono il minimo pensiero di mettersi anche nelle mani di un Sacerdote per assestare i grovigli della propria coscienza?… Oh! io certo di fronte a morti di questa sorte non dirò con Balaam: “Siano tali anche gli ultimi momenti della mia vita” (Num. XXIII, 10). No, non mi sento in animo di dire così. Sicchè — mi dice qui certamente più di uno dei miei scarsi lettori — secondo te la maggior parte degli uomini, anzi dei Cristiani stessi, va all’inferno?

E rispondo: Non ho veste che mi consenta di dare un giudizio definitivo. So però che vanno certamente all’inferno tutti coloro che non servono Dio e muoiono in peccato mortale. Siccome poi “a Dio solo è noto il numero di coloro che saranno elevati all’eterna felicità del Paradiso” (Dalla Liturgia), così ritengo pure che Dio solo sia in grado di conoscere a qual numero ascendano coloro che van dannati; nè vale la pena di scrutare questo mistero, che resterà impenetrabile fino all’ultimo giorno del mondo.

Ma per conto mio, onde mettermi al sicuro da qualche brutta sorpresa al termine della mia vita temporale, credo prudente seguire il pensiero dei Ss. Apostoli Pietro e Paolo, dei quali quest’ultimo ci dice: “Operate la vostra salvezza con timore e tremore” (Filip. II, 12), ed il primo: « O fratelli, vieppiù studiatevi di rendere certa la vostra vocazione ed elezione per mezzo delle buone opere” (2 Pietr. 1, 10). E chi vuol seguirmi mi segua. – Ad ogni modo per salvarsi non basta affatto quella stolta speranza che tanti ‘nutrono di “beccarsi” un po’ di Paradiso senza fare nulla o quasi nulla per meritarselo, ed anzi continuando ad accumulare peccati sopra peccati. Questo non è altro che il detestabile « pecca fortiter et crede firmiter » di Lutero, senza alcun timore dei divini giudizi, che poi in punto di morte va a risolversi nella più nera disperazione foriera dell’impenitenza finale e delle pene eterne dell’inferno. Nulla però impedisce, nè a me, nè ad alcuno, di poter ricercare qualche buon mezzo che ci faciliti questa unica opera veramente necessaria della nostra eterna salvezza. – E questo faccio io pure in questo piccolo lavoro sopra la preghiera di petizione; poichè mi sembra d’aver trovato appunto in questa preghiera, tanto squalificata, disprezzata e trascurata, quel mezzo oltre ogni altro necessario ed efficacissimo per raggiungere effettivamente lo scopo finale di tutta la nostra vita, che è la salute eterna. E’ vero: Dio non si accontenta, nè può accontentarsi, delle sole nostre preghiere. Ci vogliono — come vedremo — tante altre cose. Ma tutte queste altre cose il Signore ce le darà soltanto alla condizione che gliele domandiamo. Se non gliele chiederemo, noi o non le avremo, oppure le avremo scarse ed imperfette, cioè tali che non ci gioveranno a salute. Leggi perciò, anzi medita posatamente — capitolo per capitolo — quest’operetta. Io t’assicuro che, prima ancora che tu ne sia giunto alla metà, sarà pur già svanita ogni cattiva impressione che possono averti lasciate le cose da me or ora riferite; poichè nella preghiera ben fatta avrai scoperto quel mezzo facile ed infallibile che ti assicurerà una vita santa seguita da una morte santa che ti aprirà la bella porta della gloria santa del Paradiso. Tutte cose che io ti auguro di vero cuore.