TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA (16) “da GREGORIO VIII ad INNOCENZO III”.

TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA DAGLI APOSTOLI A S.S. PIO XII (16)

HENRICUS DENZINGER

ET QUID FUNDITUS RETRACTAVIT AUXIT ORNAVIT

ADOLFUS SCHÖNMATZER S. J.

ENCHIRIDION SYMBOLORUM DEFINITIONUM ET DECLARATIONUM

De rebus fidei et morum

HERDER – ROMÆ – MCMLXXVI

Imprim.: Barcelona, José M. Guix, obispo auxiliar

(da Gregorio VIII ad Innocenzo III)

GREGORIO VIII: 21 ottobre-17 dicembre 1187

CLEMENTE III: 19 dicembre 1187-marzo 1191

CELESTINO III: 30 marzo 1191-8 gennaio 1198

INNOCENZO III: 8 gennaio 1198-16 luglio 1216

Lettera “Cum apud sedem” all’Arcivescovo Umberto di Arles, 15  Luglio 1198

La forma sacramentale del matrimonio.

766. Ci hai chiesto se un muto e un sordo possano sposarsi. A ciò rispondiamo così alla tua fraternità: poiché ciò che è stabilito riguardo al matrimonio da contrarre è dell’ordine del divieto, cosicché chiunque non sia proibito può esservi ammesso, e poiché per il matrimonio è sufficiente il solo consenso di coloro la cui unione è in questione, risulta che se una tale persona desidera contrarre matrimonio, questo può e non deve essergli rifiutato, poiché ciò che non può dichiarare con le parole, può farlo con i segni.

Lettera “Sicut universitatis” al console Acerbus di Firenze, 30 ottobre 1198.

Il duplice potere supremo sulla terra

767. Come Dio, Creatore dell’universo, ha posto nel firmamento del cielo due grandi luminari, il maggiore per presiedere al giorno, il minore per presiedere alla notte, così ha posto nel firmamento della Chiesa universale, che si chiama cielo, due grandi dignità: la maggiore, per presiedere alle anime come nel giorno, e la minore per presiedere ai corpi come nella notte, e queste sono l’Autorità pontificia ed il potere regale. Inoltre, come la luna riceve la luce del sole, ed in verità è più piccola del sole sia per grandezza che per qualità, sia per situazione che per effetto, così anche il potere regale riceve dall’Autorità pontificia lo splendore della sua dignità; più si sforza di guardarla, più si adorna di una grande luce, e più allontana lo sguardo da essa, più perde il suo splendore.

Lettera “Quanto te magis” al Vescovo Ugo di Ferrara, 1 maggio 1199.

1 maggio 1199.

Il vincolo matrimoniale ed il privilegio paolino

768. La vostra fraternità ci ha informato nella sua lettera che uno dei coniugi che passano all’eresia, quello che viene abbandonato, desidera contrarre un secondo matrimonio e procreare dei figli; e avete ritenuto necessario chiederci nella vostra lettera se questo possa essere fatto a ragion veduta. In risposta alla sua domanda, e su consiglio comune dei nostri fratelli, distinguiamo due casi.  – Anche se uno dei nostri predecessori (Celestino III) sembra averla pensata diversamente: quella di due infedeli, uno dei quali si converte alla fede cattolica, e quella di due fedeli, uno dei quali cade nell’eresia o nell’errore degli infedeli. Infatti, se uno dei coniugi infedeli si converte alla fede cattolica mentre l’altro non vuole in alcun modo convivere con lui, almeno non senza bestemmiare il nome di Dio o incitarlo al peccato mortale, colui che viene abbandonato contrarrà un secondo matrimonio se lo desidera; ed è in base a questo caso che comprendiamo ciò che dice l’Apostolo: “Se l’infedele vuole separarsi, si separi; il fratello o la sorella non hanno alcun obbligo in questo caso” (1Cor VII, 15); e così pure il canone che dice: “L’ingiuria al Creatore rompe il vincolo matrimoniale di colui che è abbandonato”.

769. Ma se uno dei coniugi credenti cade nell’eresia o passa nell’errore del paganesimo, non pensiamo che in questo caso colui che è abbandonato possa contrarre un secondo matrimonio finché l’altro vive, anche se ovviamente in questo caso si fa un’offesa maggiore al Creatore. Infatti, anche se c’è indubbiamente un vero matrimonio tra due non credenti, esso non è sigillato; ma tra credenti è indubbiamente vero e sigillato: perché il Sacramento della fede (il Battesimo), una volta conferito, non si perde mai, e sigilla il Sacramento del matrimonio in modo tale da perdurare negli sposi finché il primo rimane.

Lettera “Cum ex iniuncto” agli abitanti di Metz, 12 luglio 1199.

La necessità del Magistero della Chiesa per l’interpretazione delle Scritture delle Scritture.

770. Il nostro venerabile fratello, il Vescovo di Metz, ci ha informato nella sua lettera che sia nella diocesi che nella città di Metz un numero abbastanza grande di laici e di donne, attratti in qualche modo dal desiderio di conoscere le Scritture, hanno fatto tradurre in francese i Vangeli, le epistole di Paolo, il Salterio, i Moralia su Giobbe e diversi altri libri;… (ne è risultato) che nelle riunioni segrete i laici e le donne osano ruttare tra loro e predicarsi l’un l’altro, e disprezzano anche la compagnia di coloro che non si mescolano in queste cose… Alcuni di loro disprezzano anche la semplicità dei loro Sacerdoti e, quando la parola di salvezza viene loro offerta da questi ultimi, mormorano segretamente di averla meglio nei loro scritti e di saperla esprimere con maggiore saggezza. Anche se il desiderio di comprendere le Scritture divine e il desiderio di esortare in accordo con esse non sia da biasimare, ma al contrario sia da lodare, queste persone meritano tuttavia di essere biasimate perché tengono segreti i loro conventi, si arrogano l’ufficio della predicazione, si fanno beffe della semplicità dei Sacerdoti e disdegnano la compagnia di coloro che non si attaccano a tali pratiche. Dio, infatti, […] odia così tanto le opere delle tenebre che ordinò e disse (agli Apostoli): “Quello che vi dico nelle tenebre, ditelo all’aperto; quello che udite nel cavo delle vostre orecchie, proclamatelo dai tetti delle case”, (Mt X,27). Con ciò Egli chiarisce che la predicazione del Vangelo va offerta non in conventicole segrete, come fanno gli eretici, ma pubblicamente nella Chiesa, secondo l’uso cattolico. …

771. Ma i misteri nascosti della fede non devono essere esposti ovunque a tutti, perché non possono essere compresi da tutti, ma solo a coloro che possono afferrarli con mente credente; per questo l’Apostolo dice ai semplici: “Come a piccoli bambini in Cristo, vi ho fatto bere latte, non cibo solido” 1 Cor III, 2 … Infatti, la profondità della Sacra Scrittura è tale che non solo i semplici e i non istruiti, ma anche i sapienti e i dotti non sono in grado di scrutarne appieno il significato. Per questo la Scrittura dice: “Molti di coloro che cercano hanno fallito nella loro ricerca”. (Sal LXIII, 7) La legge divina dell’antichità stabiliva giustamente che una bestia che avesse toccato il monte (Sinai) sarebbe stato lapidato, per cui nessun uomo semplice o non istruito dovrebbe presumere di toccare la sublimità della Sacra Scrittura o di predicarla ad altri. Infatti, è scritto: “Non cercate ciò che è troppo alto per voi”, Sir. III, 22. Per questo l’Apostolo dice: “Non cercate più di quanto dovete cercare, ma cercate la sobrietà”, (Rm XII,3). Infatti, come il corpo ha molte membra, ma non tutte le membra hanno la stessa attività, così la Chiesa ha molti stati, ma non tutti hanno lo stesso ufficio, perché, secondo l’Apostolo, “il Signore ha dato ad alcuni degli Apostoli, ad altri dei profeti, ad altri ancora dei maestri, ecc.”, (Ef. IV, 11). Ora, lo stato di dottore è, in un certo senso, il principale nella Chiesa, e per questo nessuno deve arrogarsi l’ufficio della predicazione in modo indiscriminato.

Costituzione “Licet perfidia Judæorum“, 15 settembre 1199.

Tolleranza verso chi ha una fede diversa.

772. Sebbene l’incredulità dei Giudei debba essere rimproverata in molti modi, tuttavia, poiché attraverso di loro, la nostra fede è confermata nella verità, essi non devono essere oppressi pesantemente dai fedeli… Come non si deve permettere ai Giudei, nelle loro sinagoghe, di presumere qualcosa al di là di ciò che sia permesso dalla Legge, così non si deve pregiudicare ciò che sia permesso loro. Pertanto, anche se preferiscono rimanere nel loro indurimento piuttosto che conoscere le predizioni dei Profeti e i misteri della Legge, e giungere alla conoscenza della fede cristiana, poiché chiedono l’aiuto della nostra difesa, spinti dall’indulgenza della pietà cristiana, Noi seguiamo le orme dei nostri predecessori di felice memoria, Callisto (II), Eugenio (III), Alessandro (III), Clemente (III) e Celestino (III). Accettiamo la loro richiesta e concediamo loro lo scudo della nostra protezione.

773. Infatti, Noi ordiniamo che nessun Cristiano sia costretto con la forza a venire al Battesimo controvoglia o contro la sua volontà; ma se qualcuno di loro viene liberamente a rifugiarsi nella fede cristiana, dopo che la sua volontà sia stata messa alla prova, che diventi Cristiano senza nessuna offesa. Non si creda infatti che nessuno abbia la vera fede del Cristianesimo se si sa che sia arrivato al Battesimo cristiano non spontaneamente, ma contro la sua volontà. Né si permetta a nessun Cristiano di ferire le loro persone senza scrupolo, se non per giudizio del signore del luogo, o di sottrarre loro i beni con la forza, o di alterare i buoni costumi che sono stati finora i loro nella regione che abitano. Inoltre, nessuno li disturbi in alcun modo con bastoni o pietre durante la celebrazione delle loro feste, e nessuno cerchi di esigere da loro servizi non dovuti o di obbligarli a farli, se non quelli che essi stessi erano abituati a rendere in passato. Inoltre, per contrastare la depravazione e l’avidità degli uomini malvagi, decretiamo che nessuno abbia l’ardire di violare un cimitero ebraico, o di disprezzarlo, o di disseppellire corpi già sepolti per trovare denaro… (Chi viola questo decreto viene scomunicato). Tuttavia, vogliamo che godano di questa protezione solo coloro che non si lasciano coinvolgere in macchinazioni per sovvertire la fede cristiana.

Lettera “Apostolicae Sedis primatus” al Patriarca di Costantinopoli, 12 novembre 1199.

La preminenza della Sede romana.

774. Il primato della Sede Apostolica, stabilito non dagli uomini ma da Dio, e ancor più giustamente dal Dio-Uomo, è confermato in verità da numerose testimonianze sia dei Vangeli che degli Apostoli, da cui sono poi scaturite le disposizioni canoniche che affermano unanimemente che la santissima Chiesa consacrata nel beato Pietro, il principe degli Apostoli, abbia la preminenza sulle altre come loro maestra e madre. È lui infatti… che ha meritato di sentirsi dire: “Tu sei Pietro… Ti darò le chiavi del regno dei cieli” (Mt. XVI, 18ss). Infatti, sebbene il primo e principale fondamento della Chiesa sia l’unigenito Figlio di Dio Gesù Cristo, secondo quanto dice l’Apostolo: “Poiché è stato posto un fondamento, all’infuori del quale non se ne possono porre altri, ed è Cristo Gesù” (1Cor III, 11), Pietro è tuttavia il secondo fondamento della Chiesa e viene per secondo, e se non è nemmeno il primo nel tempo, per la sua autorità, ha tuttavia la preminenza tra gli altri di cui l’Apostolo Paolo dice: “Non siete più stranieri e forestieri, ma siete concittadini dei santi e della casa di Dio, edificati sul fondamento degli Apostoli e dei Profeti” (Ef. II, 20). .. Il suo primato, la Verità stessa lo ha espresso anche da Sé quando ha detto: “Sarai chiamato Cefa” Gv I, 42: anche se questo viene tradotto con “Pietro”, egli viene comunque presentato come il “capo”, in modo che, come il capo ha la preminenza tra le altre membra del corpo, poiché in esso vive la pienezza dei sensi, così anche Pietro eccelle tra gli Apostoli per l’eminenza della sua dignità, ed i suoi successori tra tutti coloro che presiedono le chiese, mentre tutti gli altri sono chiamati a condividere la cura, affinché non perdano nulla della pienezza del loro potere. È a lui che il Signore ha affidato la cura di pascere le sue pecore con una parola ripetuta tre volte, in modo che sia considerato estraneo al gregge del Signore chi non vuole averlo anche come pastore nei suoi successori. Non fece distinzione tra queste e le altre pecore, ma disse semplicemente: “Pasci le mie pecore” (Gv XXI, 17), in modo che si capisse che tutte le pecore erano assolutamente affidate a lui. In Gv XXI, 7 è spiegato allegoricamente: poiché il mare denota il mondo (Sal. CIII, 25) … con il fatto che si gettasse in mare, Pietro manifestò il privilegio del singolare potere del Pontefice, con il quale aveva assunto il governo dell’intero universo, mentre gli altri Apostoli erano come contenuti in una nave, poiché a nessuno di loro era stato affidato l’intero universo, ma a ciascuno erano state assegnate province particolari, o meglio chiese particolari. …(Un’analoga prova allegorica si ricava da Mt. XIV, 28-31 dal fatto che Pietro camminasse sulle acque del mare, mostrando di aver ricevuto potere su tutti i popoli).

775. Che abbia pregato per lui, il Signore lo riconosce quando dice al momento della Passione: “Ho pregato per te, Pietro, perché la tua fede non venga meno. E tu, quando ti sarai convertito, rafforza i tuoi fratelli” (Lc. XXII, 32); con questo intendeva chiaramente che i suoi successori non si sarebbero mai allontanati dalla fede cattolica, ma piuttosto che avrebbero richiamato gli altri ad essa ed anche che avrebbero confermato quelli che vacillavano, e gli concesse il potere di confermare gli altri per il fatto che impone agli altri la necessità dell’obbedienza. … Gli disse anche… come avete letto: “Tutto ciò che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto ciò che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo” (Mt XVI, 19). Ma se trovate che questo fu detto contemporaneamente a tutti gli Apostoli, non fu detto agli altri senza di lui: ma riconoscerete che a lui fu dato dal Signore, senza gli altri, il potere di legare e di sciogliere, cosicché ciò che gli altri non possono fare senza di lui, egli stesso, per il privilegio che gli fu trasmesso dal Signore e per la pienezza di potere che gli fu concessa, può farlo senza gli altri. … (Pietro) vide aprirsi il cielo e scendere un vaso, come un grande telo steso dal cielo alla terra, trattenuto ai quattro angoli e contenente tutti i quadrupedi e i serpenti della terra e tutti gli uccelli del cielo (Atti X: 9-12) … E una voce gli disse per la prima volta: “Ciò che Dio ha reso mondo, non chiamarlo impuro”. “Questo indica chiaramente che Pietro fosse messo a capo di tutti i popoli, poiché questo recipiente significa l’universo e tutto ciò che vi è contenuto, l’insieme delle nazioni, sia Giudei che Gentili.

Lettera Ex parte tua, al Vescovo di Modena, 1200.

La forma sacramentale del matrimonio.

776. Desideriamo che per i futuri matrimoni si osservi quanto segue: se, dopo che c’è stato il consenso “de præsenti” tra persone legittime – che in questi casi è sufficiente secondo le determinazioni canoniche; e se questo solo manca, anche nel caso in cui sia stato ottenuto con l’unione carnale, tutto il resto è vano – le persone legittimamente unite contraggono successivamente un contratto de facto con altri, ciò che è stato fatto in precedenza secondo il diritto non può essere reso nullo.

Lettera “Gaudeamus in Domino” al Vescovo di Tiberiade, all’inizio del 1201.

Matrimoni dei gentili ed il privilegio paolino.

777. Se i gentili che sposano donne imparentate con loro in secondo, terzo o altro grado, essendo così imparentati, debbano rimanere insieme dopo la loro conversione, o se debbano essere separati: questa è la questione sulla quale chiedete di essere informati da uno scritto apostolico. A questo proposito diamo alla vostra fraternità la seguente risposta: poiché il Sacramento del matrimonio esiste per i fedeli e per gli infedeli, come dimostra l’Apostolo quando dice: “Se un fratello ha una moglie infedele ed essa accetta di vivere con lui, non la metta da parte” (1Cor VII, 12); e poiché nei suddetti gradi di parentela il matrimonio è stato contratto lecitamente da infedeli che non sono vincolati dalle determinazioni canoniche (cosa importa a noi, secondo lo stesso Apostolo, giudicare coloro che sono all’esterno? (1 Cor V, 12): per questo motivo, e soprattutto per favorire la Religione e la fede cristiana, che gli uomini potrebbero facilmente essere dissuasi dall’abbracciare le donne, se temessero di essere ripudiati, i fedeli che sono legati in matrimonio in questo modo, possono rimanere lecitamente e liberamente uniti, poiché il sacramento del Battesimo non scioglie i matrimoni, ma toglie i peccati.

778. Ma poiché i pagani dividono l’affetto coniugale tra più mogli contemporaneamente, non è senza ragione che ci si chiede se, dopo la conversione, possano tenerle tutte o quali. Ma questo sembra essere contrario ed ostile alla fede cristiana, poiché fin dall’inizio una costola è stata trasformata in una donna, e la divina Scrittura testimonia che “per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno una sola carne” Ef V, 3 – Gen II,24 Mt XIX,5); non dice “tre o più” ma “due”; né dice “si unirà alle donne” ma “alla donna”. E non è mai stato lecito per nessun uomo avere più di una moglie contemporaneamente, a meno che questo non gli sia stato concesso da una rivelazione divina, a volte considerata come una consuetudine, a volte addirittura come un diritto, in base al quale, come Giacobbe è stato esonerato dall’inganno, gli Israeliti dalla rapina e Sansone dall’omicidio, così anche i patriarchi e gli altri uomini giusti, che, come leggiamo, avevano più di una moglie, sono esonerati dall’adulterio. Ma questa concezione è dimostrata pienamente vera anche dalla testimonianza della Verità, che nel Vangelo attesta: “Se uno lascia la propria moglie, se non per fornicazione, e ne sposa un’altra, è un adultero” (Mt XIX, 9; cfr. Mc X, 11). Se, dunque, quando una donna è stata allontanata, la legge le impedisce di sposare un altro, a maggior ragione lo impedisce se è stata mantenuta; da ciò si evince che per entrambi i sessi – poiché non sono considerati in modo diverso – la pluralità nel matrimonio è da riprovare.

779. Ma se un uomo ha ripudiato la sua legittima moglie secondo il suo rito, poiché la Verità ha rimproverato tale ripudio nel Vangelo, non ne potrà mai avere legittimamente un’altra durante la sua vita, anche se si converte alla fede in Cristo, a meno che lei non rifiuti di convivere con lui dopo la conversione, o se acconsente a farlo, ma non senza bestemmiare il Creatore o incitarlo al peccato mortale. In questo caso, a colui che chiede la restituzione dei suoi diritti, anche se si stabilisce che c’è stata una spoliazione ingiusta, tale restituzione sarà rifiutata. Infatti, secondo l’Apostolo, il fratello o la sorella non hanno alcun obbligo in questo caso (1Co VII, 15). Ma se uno si converte alla fede e lei lo segue, essendosi anch’essa convertita, prima che egli abbia preso una moglie legittima, per i motivi suddetti, deve essere obbligato a riprenderla. È vero che, secondo la verità del Vangelo, chi sposa una donna ripudiata commette adulterio (Mt XIX,9), ma colui che ha ripudiato non può rimproverare la donna ripudiata di fornicazione perché, dopo il ripudio, ha sposato un altro, a meno che non abbia fornicato altrove.

Lettera “Maiores Ecclesiæ causas” all’Arcivescovo Humbert di Arles, fine 1201

L’effetto del Battesimo, in particolare il carattere.

780. … Affermano infatti che il Battesimo viene conferito ai bambini piccoli in modo inutile. … Noi rispondiamo che il Battesimo è succeduto alla circoncisione. … Perciò, come l’anima dell’uomo circonciso non fu tagliata fuori dal suo popolo (Gen. XVII: 14), così chi rinasce dall’acqua e dallo Spirito Santo otterrà l’ingresso nel regno dei cieli (Gv. III: 5). Sebbene con il mistero della circoncisione sia stato perdonato il peccato originale e sia stato eliminato il pericolo della condanna, non si è raggiunto il Regno dei Cieli, che è rimasto chiuso a tutti fino alla morte di Cristo; ma con il Sacramento del Battesimo arrossato dal sangue di Cristo, il peccato è perdonato e si raggiunge anche il Regno dei Cieli, la cui porta il sangue di Cristo ha misericordiosamente aperto ai suoi fedeli. Non si può infatti accettare che tutti i piccoli bambini, di cui tanti muoiono ogni giorno, periscano senza che il Dio della misericordia, che vuole che nessuno perisca, abbia previsto un mezzo di salvezza anche per loro… Quello che dicono gli avversari, cioè che la fede o la carità o le altre virtù non vengono infuse nei bambini piccoli perché non danno il loro consenso, non è ammesso dai più in senso assoluto… Altri affermano che per la virtù del Battesimo la colpa venga loro perdonata, ma che la grazia non venga loro conferita; alcuni, invece, dicono che il peccato venga loro perdonato e che le virtù siano infuse in loro, che le hanno, comunque, (v. 904) ma che non ne abbiano l’uso fino all’età adulta… Noi diciamo: è necessario distinguere che c’è un doppio peccato: quello originale e quello attuale, quello originale che si contrae senza consenso e quello attuale che si commette con il consenso. L’originale, quindi, che è contratto senza consenso, è rimesso senza consenso in virtù del Sacramento; ma l’attuale, che è contratto con consenso, non è affatto rimesso senza consenso… La pena del peccato originale è la privazione della visione di Dio, ma la pena del peccato attuale è il tormento della  gehenna eterna….

781. È contrario alla Religione cristiana che chi la rifiuti permanentemente e si opponga costantemente ad essa sia costretto ad accettare ed osservare il Cristianesimo. Per questo motivo altri distinguono, non senza ragione, tra volontà contraria e volontà contraria, e tra costretto ed obbligato, poiché colui che, portato con la forza, attraverso il terrore e la tortura, riceve il sacramento del Battesimo per evitare questi danni, così come colui che accede al Battesimo in malafede, riceve l’impronta del carattere cristiano, e, in quanto consenziente in modo condizionato, e anche se non consenziente in modo assoluto, deve essere obbligato ad osservare la fede cristiana…. Ma chi non ha mai acconsentito e si è sempre opposto, non riceve né la realtà né il carattere del Sacramento, perché contraddire espressamente è più che non acconsentire affatto; né incorre in alcuna colpa chi, pur contraddicendo e opponendosi costantemente, sia costretto con la violenza a sacrificare agli idoli. Per quanto riguarda coloro che dormono [comatosi – ndt.] e coloro che non hanno l’uso della ragione, se prima di perdere la ragione o di addormentarsi [cadere comatosi – ndt. -] persistono nell’opporsi, poiché è evidente che per loro la decisione di opporsi sia duratura, anche se fossero battezzati in questo stato, non ricevono il carattere del Sacramento; sarebbe altrimenti se fossero stati precedentemente catecumeni e avessero avuto l’intenzione di essere battezzati; per questo motivo la Chiesa è solita battezzarli in caso di necessità. Allora l’atto sacramentale imprime il carattere, poiché non incontra l’ostacolo posto dalla resistenza di una volontà contraria.

Lettera “Cum Marthæ circa” all’Arcivescovo Giovanni di Lione,  29 novembre 1202.

La forma sacramentale dell’Eucaristia.

782. Hai chiesto infatti chi, riguardo alla forma delle parole che Cristo stesso ha espresso quando ha transustanziato il pane e il vino nel suo corpo e nel suo sangue, ha aggiunto questa parola nel canone della Messa che tutta la Chiesa usa, e che nessuno degli evangelisti ha espresso, come leggiamo. … Nel canone della Messa questa parola, cioè ‘mistero della fede’, è effettivamente inserita in queste parole. … Certamente vediamo molte cose, sia parole che fatti del Signore, che sono stati omessi dagli Evangelisti e che, come possiamo leggere, gli Apostoli hanno completato oralmente o espresso con la loro azione. … Ora, in questa parola che ha spinto la vostra fraternità a porre la domanda, cioè “mistero della fede“, alcuni hanno pensato di trovare un sostegno ad un errore, dicendo che nel Sacramento dell’altare non è realmente presente la verità del corpo e del sangue di Cristo, ma solo un’immagine, un’apparenza ed una figura, e questo perché la Scrittura indica talvolta che ciò che si riceve sull’altare sia un Sacramento, un mistero ed un esempio. Ma questi sono presi nei lacci dell’errore perché non comprendono correttamente l’autorità della Scrittura e non ricevono con riverenza i Sacramenti di Dio, poiché ignorano sia la Scrittura sia la potenza di Dio (Mt XXII, 29) …  Tuttavia, diciamo “mistero della fede” perché si crede qualcosa di diverso da ciò che si vede e si vede qualcosa di diverso da ciò che si crede. Infatti, si vedono le specie del pane e del vino e si crede alla verità della carne e del sangue di Cristo, nonché alla virtù dell’unità e della carità.

Gli elementi dell’Eucaristia.

783. In questo Ssacramento, tuttavia, bisogna distinguere con cura tre cose: la forma visibile, la verità del corpo e la virtù spirituale. La forma è quella del pane e del vino, la verità quella della carne e del sangue, la virtù quella dell’unità e della carità. Il primo è “Sacramento e non realtà”, il secondo è “Sacramento e realtà”, il terzo è “realtà e non Sacramento”. Ma il primo è il Sacramento di una doppia realtà; il secondo è il Sacramento dell’uno e la realtà dell’altro; il terzo è la realtà di un doppio Sacramento. Crediamo, quindi, che la forma delle parole come si trova nel canone sia stata ricevuta dagli Apostoli da Cristo, e dai loro successori da loro…

L’acqua si mescola al vino nel sacrificio della Messa.

784. Avete anche chiesto se l’acqua insieme al vino si trasforma in sangue. Su questo argomento le opinioni variano tra gli scolastici. Alcuni infatti pensano che, poiché dal costato di Cristo sono fluiti i due principali sacramenti, quello della redenzione nel sangue e quello della rigenerazione nell’acqua, il vino e l’acqua che si mescolano nel calice si trasformano in questi due per virtù divina… Altri, invece, ritengono che l’acqua sia transustanziata in sangue con il vino, poiché mescolata al vino diventa vino… Inoltre, si può dire che l’acqua non diventa vino, ma rimane circondata dagli accidenti del vino precedente… Ma è empio pensare ciò che alcuni hanno avuto la presunzione di pensare, cioè che l’acqua si trasforma in muco… Tuttavia, tra le opinioni sopra citate, si ritiene più probabile quella che afferma che l’acqua si trasforma in sangue con il vino [v. 798].

Lettera “Cum venisset” all’Arcivescovo Basilio di Tarnovo (Bulgaria), 25 febbraio

Il ministro della Cresima.

785. Per crismazione della fronte si intende l’imposizione delle mani, che è anche chiamata Cresima, perché con essa viene dato lo Spirito Santo per la crescita e la forza. Pertanto, mentre il semplice Sacerdote, o presbitero, può compiere altre unzioni, questa non deve essere conferita se non dal sommo Sacerdote, cioè dal Vescovo, perché solo degli Apostoli, di cui i Vescovi sono vicari, si dice che conferiscano lo Spirito Santo con l’imposizione delle mani, (At. VIII,14-25).

Lettera “Ex parte tua” all’Arcivescovo Andrea di Lund, 12 gennaio 1206.

Lo scioglimento di un matrimonio valido per professione religiosa

786. Non vogliamo deviare bruscamente in questa materia dai passi dei nostri predecessori, i quali, consultati, risposero che prima della consumazione di un matrimonio per unione carnale è lecito che l’altro coniuge – anche senza consultarlo – entri in Religione, in modo che colui che rimane possa poi unirsi legittimamente ad un altro: per questo motivo vi consigliamo di osservare proprio questo.

Lettera “Non ut apponeres” all’Arcivescovo Thorias di Trondheim (Norvegia)

La questione del Battesimo

787. Avete chiesto se sia giusto considerare Cristiani quei bambini che, trovandosi in punto di morte e per mancanza di acqua e in assenza di un Sacerdote, sono stati strofinati con spruzzi di saliva sulla testa e sul petto e tra le spalle a titolo di Battesimo, a causa dell’ingenuità di alcuni. Rispondiamo che, poiché nel Battesimo siano sempre richieste due cose, cioè “la parola e l’elemento”, secondo quanto dice la Verità a proposito della parola: “Andate in tutto il mondo e battezzate tutte le nazioni nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mc. XVI, 15 Mt. XXVIII,19), e secondo quanto dice la stessa Verità a proposito dell’elemento: “Chi non nasce dall’acqua e dallo Spirito Santo non entrerà nel regno dei cieli” (Gv. III, 5), non si può dubitare che non abbiano un vero Battesimo non solo coloro in cui le due cose siano omesse, ma anche coloro in cui una di esse sia omessa.

Lettera “Debitum officii pontificalis” al vescovo Bertold (Bertrand) di Metz, 2

Il ministro del Battesimo e il Battesimo di desiderio.

788. Nella tua lettera mi hai informato molto saggiamente che un giudeo in punto di morte, e poiché viveva solo tra Giudei, si immerse nell’acqua dicendo: “Mi battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Ora mi chiedi se questo giudeo, che persevera nella fede cristiana, debba essere battezzato. Per quanto ci riguarda, rispondiamo alla vostra fratellanza in questo modo: poiché ci deve essere una distinzione tra colui che battezza e colui che è battezzato, come risulta dalle parole del Signore agli Apostoli: “Battezzate tutte le nazioni nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt. XXVIII,19), il giudeo in questione deve essere battezzato di nuovo da un altro, in modo che sembri che altro sia colui che battezza ed altro colui che sia battezzato… Tuttavia, se fosse morto immediatamente, sarebbe rientrato subito in patria a causa della sua fede nel Sacramento, anche se non fosse stato a causa del Sacramento della fede.

Lettera “De homine qui” ai dirigenti della Fraternità Romana, 22 settembre 1208.

Celebrazione simulata della Messa.

789. Ci avete chiesto, infatti, cosa ci sembri di un presbitero imprudente che, sapendo di essere in stato di peccato mortale e consapevole della sua colpa, esiti a celebrare le solennità della Messa, che per qualche motivo non può omettere… dopo aver compiuto tutte le altre cerimonie, finge di celebrare la Messa e, avendo soppresso le parole con cui si realizza il Corpo di Cristo, consuma solo pane e vino…. Poiché, dunque, i falsi rimedi siano da respingere in quanto più gravi dei veri pericoli: Sebbene colui che si ritenga indegno, perché consapevole della sua colpa, debba astenersi con riverenza da questo Sacramento, e quindi pecchi gravemente se si accosti ad esso senza riverenza, non c’è dubbio che sembra commettere una colpa ancora più grave chi osi simularlo in modo ingannevole. Infatti il primo, che evita la colpa commettendola, cade nelle mani della sola misericordia di Dio, mentre il secondo, che commette la colpa evitandola, è colpevole non solo nei confronti di Dio, di cui non teme di farsi beffe, ma anche nei confronti del popolo che inganna.

Lettera “Eius exemplo” all’Arcivescovo di Tarragona, 18 dicembre 1208.

La professione di fede prescritta ai Valdesi.

790. Sappiano tutti i credenti che io, Durant de Osca… e tutti i nostri fratelli, crediamo con il cuore, riconosciamo con la fede, confessiamo con la bocca e affermiamo con queste semplici parole: Il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono tre Persone, un solo Dio, e l’intera Trinità è coessenziale, consustanziale, coeterna e onnipotente, e ognuna delle Persone della Trinità è pienamente Dio, come è contenuto nell’ “Io credo in Dio” (Symb.  Apost. 30 – Symb. Costant.150 – Quicumque 75). Crediamo anche con il cuore e confessiamo con la bocca che il Padre ed il Figlio e lo Spirito Santo, un unico Dio di cui parliamo, abbia creato, fatto, governi e ordini tutte le cose corporee e spirituali, visibili ed invisibili. Crediamo che l’Autore del Nuovo e dell’Antico Testamento sia uno solo Dio: che, come è detto, dimorando nella Trinità, ha creato dal nulla tutte le cose; e che da Lui sia stato mandato Giovanni Battista, santo e giusto, riempito di Spirito Santo nel grembo di sua madre.

791. Crediamo con il cuore e confessiamo con la bocca che l’Incarnazione non fu

del Padre né dello Spirito Santo, ma solo del Figlio; così che Colui che era nella divinità il Figlio di Dio Padre, fu nell’umanità il Figlio dell’uomo, vero uomo dalla madre, avendo vera carne dal seno materno e un’anima umana ragionevole; allo stesso tempo delle due nature, cioè Dio e uomo, una sola Persona, un solo Figlio, un solo Cristo, un solo Dio con il Padre e lo Spirito Santo, Autore di tutto e dominatore di tutti, nato dalla Vergine Maria da un parto di vera carne; ha mangiato e bevuto, ha dormito e, stanco dopo il viaggio, si è riposato; ha sofferto una vera Passione della sua carne, è morto di una vera morte del suo corpo ed è risorto da una vera Risurrezione della sua carne e da un vero ritorno dell’anima nel corpo; in questa carne, dopo aver mangiato e bevuto, è salito al cielo, siede alla destra del Padre e verrà in esso per giudicare i vivi e i morti.

792. Crediamo con il cuore e confessiamo con la bocca una sola Chiesa, non quella degli eretici, ma la santa Chiesa romana, cattolica ed apostolica, al di fuori della quale crediamo che nessuno si salvi.

793. Non rifiutiamo neppure in alcun modo i Sacramenti che in essa si celebrano e ai quali lo Spirito Santo collabora con la sua inestimabile ed invisibile virtù, anche se sono amministrati da un Sacerdote peccatore, purché la Chiesa lo riconosca; Né disprezziamo gli atti e le benedizioni ecclesiastiche da lui compiuti, ma li accettiamo con animo benevolo come se provenissero dal più giusto degli uomini, poiché la malizia di un Vescovo o di un Sacerdote non danneggia il Battesimo di un bambino, la consacrazione dell’Eucaristia o altri uffici ecclesiastici celebrati per i loro sudditi.

794. Approviamo quindi il Battesimo dei neonati e, se sono morti dopo il Battesimo, prima di aver commesso peccati, confessiamo e crediamo che siano salvi; e crediamo che nel Battesimo tutti i peccati siano rimessi, sia il peccato originale che è stato contratto, sia quelli che sono stati commessi volontariamente. Riteniamo che la Cresima fatta dal Vescovo, cioè l’imposizione delle mani, sia santa e vada ricevuta con riverenza.

795. Crediamo fermamente e incrollabilmente con cuore sincero, e affermiamo semplicemente con parole piene di fede, che il Sacrificio, cioè il pane e il vino, sia, dopo la Consacrazione, il vero Corpo ed il vero Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, e che in esso non si compia nulla di più da parte di un buon Sacerdote e nulla di meno da parte di un cattivo Sacerdote, poiché non si compie per merito di colui che consacra, ma per la parola del Creatore e la virtù dello Spirito Santo. Perciò crediamo e confessiamo fermamente che nessuno, per quanto onesto, religioso, santo e prudente, possa o debba consacrare l’Eucaristia o compiere il Sacrificio dell’altare se non sia Sacerdote e se non sia stato regolarmente ordinato da un Vescovo visibile e tangibile. Per questo ufficio, a nostro avviso, sono necessarie tre cose: una persona definita, cioè un Sacerdote appositamente istituito per questo ufficio dal Vescovo, come abbiamo detto; quelle parole solenni che sono espresse dai santi Padri nel canone; e l’intenzione di fede di colui che le pronuncia. Perciò crediamo e confessiamo fermamente che chiunque, senza l’ordinazione da parte del Vescovo, come abbiamo detto, creda e pretenda di essere in grado di compiere il Sacrificio dell’Eucaristia, sia un eretico; partecipi e abbia una parte nella perdizione di Korah e dei suoi complici (Numeri XVI), e debba essere separato dalla santa Chiesa romana. Crediamo che il perdono sia concesso da Dio ai peccatori che si pentono veramente, ed è con grande gioia che siamo in comunione con loro. Veneriamo l’unzione degli infermi con l’olio. Non neghiamo che i matrimoni carnali debbano essere contratti, secondo l’Apostolo (1 Cor VII), e proibiamo assolutamente la rottura di quelli regolarmente contratti. Crediamo e confessiamo che un uomo possa essere salvato anche con la propria moglie, né condanniamo il secondo matrimonio o altri matrimoni. Non condanniamo in alcun modo il consumo di carne. Non condanniamo il giuramento; anzi, crediamo con cuore sincero che sia lecito giurare secondo verità, giudizio e giustizia. (Aggiunta del 1210: Per quanto riguarda il potere secolare, affermiamo che esso può, senza peccato mortale, esercitare un giudizio che comporti spargimento di sangue, purché, nell’esercitare la vendetta, non proceda con odio ma con giudizio, né con imprudenza ma con moderazione).

796. Riteniamo che la predicazione sia molto necessaria e lodevole, ma crediamo che debba essere fatta in virtù dell’autorità o con il permesso del Sommo Pontefice o dei prelati. Ma in tutti i luoghi dove ci siano eretici manifesti che negano e bestemmiano Dio e la fede della Chiesa romana, crediamo che dobbiamo, secondo la volontà di Dio, confonderli con argomenti ed esortazioni, e opporci a loro con la Parola del Signore, con la fronte alta e fino alla morte, come avversari di Cristo e della Chiesa. Le ordinazioni ecclesiastiche e tutto ciò che venga letto o cantato secondo quanto stabilito, lo approviamo con umiltà e lo veneriamo nella fede.

797. Crediamo che il diavolo non sia diventato cattivo per la sua condizione, ma per il suo libero arbitrio. Crediamo e confessiamo con tutto il cuore la risurrezione di questa carne che è nostra e non di un altro. Crediamo e affermiamo fermamente che ci sarà anche un giudizio attraverso Gesù Cristo e che ognuno di noi sarà giudicato dal Signore, secondo ciò che ha fatto in questa carne, e riceverà il castigo o la ricompensa. Crediamo che l’elemosina, il Sacrificio ed altri benefici possano giovare ai defunti. Coloro che rimangono nel mondo e possiedono beni, professiamo e crediamo che saranno salvati se faranno l’elemosina ed altri benefici da ciò che possiedono e se osserveranno i Comandamenti di Dio. Crediamo che, secondo il precetto del Signore, le decime, le primizie e le offerte debbano essere versate al clero.

Lettera ‘In quadam nostra‘ al Vescovo Ugo di Ferrara, 5 marzo 1209.

Acqua mescolata al vino della Messa.

798. Dici di aver letto in una delle nostre lettere decretali (784). che era empio pensare ciò che alcuni hanno avuto la presunzione di dire, cioè che nel sacramento dell’Eucaristia l’acqua si cambia in muco; perché affermano falsamente che non fu l’acqua ad uscire dal costato di Cristo, ma un umore acquoso. Ma anche se tu affermassi che questo sia stato pensato da uomini importanti e degni di fiducia, la cui opinione hai finora seguito con parole e scritti, le ragioni per cui Noi pensiamo il contrario ti costringeranno comunque a dare ragione alla nostra concezione…. Infatti, se dal costato del Salvatore non fosse uscita acqua ma muco, colui che vide e testimoniò la verità, (Gv XIX, 3ss.), non avrebbe certo detto “acqua” ma “muco”… Resta dunque il fatto che quest’acqua, qualunque fosse, naturale o miracolosa, creata in modo nuovo dalla virtù divina o ricavata dai componenti di qualche parte, fosse senza dubbio vera acqua.

Lettera “Licet apud” al Vescovo Enrico di Strasburgo, 9 gennaio 1212.

I giudizi di Dio

799. Anche se tra i giudici secolari si praticano giudizi popolari, come quello dell’acqua fredda, del ferro rovente o del duello, la Chiesa tuttavia non accetta giudizi di questo tipo, perché nella Legge divina è scritto: “Non tenterai il Signore tuo Dio” (Dt VI, 16 Mt IV, 7) .

TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA (17) “da INNOCENZO III ad ALESSANDRO IV”