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IL SACRO CUORE (50)
J. V. BAINVEL – prof. teologia Ist. Catt. Di Parigi;
LA DEVOZIONE AL S. CUORE DI GESÙ- [Milano Soc. Ed. “Vita e Pensiero, 1919]
PARTE TERZA.
Sviluppo storico della divozione.
CAPITOLO IV.
LA DIVOZIONE NEL XVII SECOLO
II.
DIFFUSIONE IN FRANCIA
In Francia incontriamo da per tutto la divozione fra le persone del mondo; alla Corte, come nei chiostri, essa s’identifica con le tendenze spirituali le più diverse, a quelle del de Bérulle e di Olier, come a quelle dei Gesuiti; si ritrova perfino tra i Giansenisti, ed è così familiare alle anime che Bossuet per dare la formula della perfezione cristiana, ci dà la formula stessa della divozione al sacro Cuore. – Alla testa di questo movimento, troviamo san Francesco di Sales, uno di quelli la cui spiritualità è maggiormente impregnata dal sacro Cuore. Da lungo tempo si sono segnalati i principali passi che parlano di questo cuore divino. Ma è nelle sue lettere, soprattutto, che la sua divozione si esprime con una tenerezza di pietà, che rapisce le anime devote. Vi torneremo sopra quando cercheremo alla Visitazione le prime tracce della divozione al Cuore di Gesù.
Il cardinale de Bérulle (1575-1629) ha qualche riflessione sottile, ma penetrante, sul cuore di Gesù. « San Giovanni solo, come discepolo prediletto, fa menzione della ferita da cui furono aperti il costato e il cuore di Gesù. Essendo ella una ferita d’amore, era conveniente che ci fosse rilevata dal discepolo del cuore e dell’amore di Gesù. Notiamo ancora che il cuore di Gesù è trafitto d’amore; perciò questa trafittura della lancia è riservata al suo cuore morto come se, prima della morte, il ferro non avesse potuto trafiggerlo di più, tanto lo era per l’amore. Il suo cuore è eternamente aperto, eternamente trafitto; la sua gloria non cancella questa piaga, perché è una piaga d’amore; questa trafittura della lancia, non è che un segno della vera, interna trafittura del cuore, Ringraziamo l’eterno Padre che ha voluto questa piaga per dare a noi una dimostrazione nel suo cuore, nell’eternità ». Egli scriveva a una persona provata e tentata: « Si ricordi che il Figlio di Dio, per i dolori e le piaghe del suo cuore, ci ha preparato in quel cuore stesso, un rifugio nelle nostre pene e tentazioni; gli renda grazie di questa sua cura e di questo suo amore per noi, come pure di questo sacro rifugio che Egli vuole che noi abbiamo e troviamo in Lui. Ma ella è indegna di farvi dimora, e non sta a lei di entrarvi e non deve tentarlo. Non dimentichi dunque che, essendo Egli quello che è ed ella non deve neppur osare di pensarlo; ma nello stesso tempo, essendo Egli quello che è per lei, per sua grazia e per sua misericordia, ciò che ha voluto essere per i peccatori, e per lei, e perché ha voluto esser trafitto nel suo cuore di dolore e di ferite; per tutto questo, lo preghi con vera umiltà che si compiaccia alloggiarla Egli stesso in questo santo ritiro, nella tempesta che la travolge…; e nel frattempo, stia raccolta con tutte le sue potenze in questo santo cuore del Figlio di Dio, abbeverato di dolori per la nostra salute ».
Da parte sua Olier scriveva a una pia signora: « Si annienti mille volte al giorno in quell’ammirabile cuore, verso il quale ella si sente così profondamente attratta. Là entrerà Nel godimento di tutto quello che egli è, anche nelle corrispondenze e comunicazioni scambievoli, che si passano fra Lui e il Padre suo. È il rifugio privilegiato il cuore del Figlio di Dio; è la pietra preziosa del gabinetto particolare di Gesù; è il tesoro di Dio stesso, dove Egli riserva tutti i suoi doni e comunica tutte le sue grazie. In questo sacro Cuore, e in questo adorabile interno di Gesù si cominciarono a operare tutti i misteri; ivi si svolgono le sue più intime comunicazioni, si esprimono perfettamente tutti i suoi divini misteri ». Egli scriveva ancora: « Che dire della gloria che la grandezza di Dio riceve dal cuore di Gesù Cristo? Egli solo rende a Dio maggiori lodi e rispetto di tutti i santi insieme, poiché tutti gli angioli e tutti i santi che cos’altro possono fare, se non che esprimere i sentimenti interiori che si racchiudono nel cuor di Gesù? O cuore magnifico che contiene tutto l’amore, tutto il rispetto, tutte le lodi di tutti i santi insieme! ». – Fra le donne che, al principio del XVIII secolo, edificarono l’alta società per la pietà loro, dobbiamo ricordare in modo speciale, per la sua divozione al cuore di Gesù, la signora de Neuvillars (1571-1616). Susanna de la Pomélie, signora de Neuvillars, era nata nel Calvinismo. Convertita a ventitrè anni, non visse più che per Iddio e fu favorita di grazie insigni, fra le quali la manifestazione e il dono del sacro Cuore: « Pensando, ella scrive, ai peccati della mia vita passata, e volendo nascondermi sotto terra…, nostro Signore mi presentò il suo costato aperto, e mi disse che era il luogo dove voleva vedermi nascondere e dove doveva star nascosta tutta la vita. Io mi gettai tosto in esso con gran gioia: ho cercato sempre di rimanervi, il meglio che mi è stato possibile ». Nel gennaio 1615, dopo la santa comunione, le mostrò l’apertura del suo sacro costato e le comandò di accostarvi la bocca. « Ciò io feci, dice ella, e vi portai pure il mio cuore che io non ritrassi di là: ma vi fu trattenuto. con promessa di nostro Signore, che un’altra volta, mi darebbe il suo. Ciò che mi riempì di confusione. Ed egli mi sollecitò spesso questa domanda, assicurandomi che non mi sarebbe rifiutata ». Malgrado tutto questo, Susanna non osava fare la domanda; ma infine, si decise. « Un giorno prostrata ai piedi di nostro Signore facevo con la sua divina Maestà dei colloqui pieni d’affetto, baciavo teneramente quei sacri piedi, quando Egli mi rimproverò la mia poca confidenza, con queste precise parole: « Nessuno si sarebbe rifiutato di accettare il mio cuore se Io glielo avessi offerto, come ho fatto con te ». E, tuttavia io continuavo a non aver coraggio di fare questa richiesta che mi sembrava indebita, a causa della mia indegnità ». Ma, finalmente, il 15 giugno 1615 « nostro Signore, ella dice, si presentò improvvisamente dinanzi ai miei occhi, e, rispondendo al mio pensiero, disse: « Vedo bene, che tu diffidi di me. Ma non lo farai più d’ora innanzi. Ecco il cuore che ti avevo promesso; tu vi troverai abbondantemente tutto quello che vi potresti desiderare ». «lo non voglio già ricercare, dice lo storico, in qual modo si fece questo ammirabile commercio di cuore a cuore… Mi limiterò a dire che… il seguito mostrò che si erano fatti dei grandi cambiamenti nell’anima di questa serva di Dio ». Un altro giorno, verso la fine della sua vita, « nostro Signore le scoprì a nudo le sue sacre piaghe, e fece uscire dal suo costato come un torrente di fiamme divine: ella se ne sentì come bruciare: e, conoscendo che era quello il suo elemento e il suo soggiorno naturale, si slanciò, più volte e con fervore ammirabile, in mezzo a quelle fiamme, non potendo sperare di trovare luogo più adatto a mantenere il suo amore se non quella fornace d’amore ». – La divozione al sacro Cuore penetrava, frattanto, sino alla corte di Luigi XIII, trasportatavi da diverse influenze, fra le quali si deve ricordare quella di una Carmelitana. Il Carmelo della via san Giacomo era visitato molto di frequente dalle dame di corte; la regina stessa vi andava tratto tratto; la duchessa di Longueville vi era di continuo. Tutto quel gran mondo amava respirare il profumo del chiostro austero. Fra le sante Carmelitane che vi si trovavano, la ven. Madre Maddalena di san Giuseppe (1578-1637) nell’anima aveva il dono meraviglioso d’insinuare la pietà. Ora, devotissima essa stessa del cuor di Gesù, si sforzava d’ispirare agli altri la stessa divozione. Questa testimonianza le fu resa dalla duchessa di Longueville nella sua deposizione. « Ella mi ha qualche volta raccomandato in particolare, d’onorare il cuore di nostro Signore Gesù Cristo, di domandargli che voglia santificare tutti i movimenti del mio cuore con quelli del suo così santo e divino, e ho conosciuto, da tutto quello che ella me ne ha detto, che aveva una divozione e una applicazione particolarissima a questo sacro cuore del Figlio di Dio ».
Un’altra carmelitana la « Carmelitana di Beaune » come vien designata abitualmente, esercitava dal suo Carmelo una simile influenza che si sparse per tutta la Francia. La ven. Margherita del SS.mo Sacramento (1619-1648), è celebre soprattutto per la sua divozione alla santa Infanzia, ma il sacro Cuore occupa pure un posto considerevole nella sua vita. Nostro Signore, dice il suo storico, P. Amelote, « le fece vedere il suo cuore come una vasta, immensa fornace d’amore, e ve la rinchiuse giorno e notte, per lo spazio di tre settimane o d’un mese. Là attinse ogni sorta di grazie alla loro propria sorgente, e i suoi progressi apparivano più grandi in un giorno, che non in anni intieri per lo innanzi. Ora questo fuoco divino la bruciava tutta come un fuoco vivo e consumava le sue imperfezioni; ora vi era lavata come in una fontana di purezza… Ella notò questo doppio movimento d’elevazione e di compressione, che è pur stato conosciuto da altri santi, nel cuore di Gesù, e comprese che questo cuore si restringeva affine di riempirsi del divino Spirito per se stesso, per amare Dio Padre, per offrirsi a Lui in sacrificio, per annientarsi innanzi alla sua divina maestà, per unirsi alle sue adorabili perfezioni, e per rendergli quell’amore che gli è dovuto; e, in pari modo, si dilatava affine di spandere il suo spirito in tutte le sue membra, di comunicare alla sua Chiesa, che è il suo corpo, il calore vitale che aveva prodotto. Ella scorse in questo cuore un oceano senza fondo e senza sponde d’amore per Iddio Padre; un possesso e un godimento grande della sua divina bontà; il riposo nella sua infinita beatitudine; una calma e una pace che sorpassano ogni intelligenza; un tesoro incomprensibile di tutte le virtù. Tuttavia, fra tante ricchezze e tanta felicità, ella vide che questo cuore amabilissimo, era stato annegato in profondi abissi di dolore e di amarezza. Ma… ella conobbe in questo Cuore un sì ammirabile trasporto d’amore per quelli che gli avevano cagionato tanti mali, che il suo coraggio sopravanzava d’assai il timore… Ella vide questo sacro Cuore, come il palazzo in cui erano nati ed erano stati nutriti tutti gli affetti di Gesù, tutti i suoi desideri, tutte le sue divozioni, tutte le sue gioie e le sue tristezze… Ella non toccava quasi cibo ed, in compenso, trovava in questo sacro Cuore di Gesù Cristo un nutrimento soprannaturale che la sosteneva senza mangiare, e che, più nobilmente che non avrebbe fatto il frutto della vita, le rendeva tutte le sue forze. Qualche volta le sembrava che si versasse da questo Cuore divino nel suo corpo, un sacro liquore, ora come un olio dolce e penetrante, ora come un latte purissimo, ora come un balsamo pieno d’odore celeste, ora come un succo animato, ora come una manna gradevole, che non la fortificava solo nel corpo, ma che produceva pure nell’anima sua degli effetti meravigliosi. Qualche volta Gesù la nascondeva nel suo Cuore e le diceva: « Io ti lavo di purità, ecc… ». « Un giorno nostro Signore le fece comprendere che voleva prendere l’anima sua per il suo giardino di delizie, e che avrebbe avuto cura di coltivarlo da se stesso. Egli cominciò, dunque, a spandere nell’anima sua delle nuove virtù…, e qualche tempo dopo le aprì il suo Cuore divino e ne fece uscire un ruscello d’acqua viva, con cui inondò la sua anima. E nello stesso tempo, sentì un rinnovamento di vigore nello spirito che le fece abbracciare queste virtù con un rapimento di gioia ». – Si sa che la Francia attribuì, in parte la nascita di Luigi XIV alle preghiere dell’umile Carmelitana. Ma quello che si conosce meno si è che ella ebbe a questo proposito, una manifestazione speciale del sacro Cuore. « Un giorno nostro Signore l’incoraggiò a chiedergli delle grazie per le anime, in nome della sua divina Infanzia e le fece sperare che le sarebbero accordate. Allora Egli le mise in cuore un impulso forte di pregarlo affinché si compiacesse di dare un Delfino a quel regno… Il santo Bambino si mise fra le sue braccia, così piccolino come era al momento che venne al mondo, e aprendole il suo cuore divino: « Attingi, le disse, tutto quello che vuoi nel mio cuore, niente ti sarà rifiutato. Io ti accordo il Delfino che chiedi ».
Santa Luisa di Marillac (signorina Legras) fondatrice delle Figlie della Carità (morta nel 1659), sembra essere stata devota, ella pure, del sacro Cuore. Alla casamadre, nella rue du Bac, a Parigi, si conserva un quadro, dipinto da lei. Nostro Signore vi è rappresentato con un cuore raggiante sul petto; Egli mostra le sue due mani trafitte e sembra invitare tutti gli uomini, come se dicesse loro: « Venite tutti a me ». In uno dei suoi scritti si legge: « Avendo letto il Vangelo del buon Seminatore, ho sentito gran desiderio di seminare nel cuor di Gesù tutto quello che produce l’anima mia e le azioni del mio corpo, affinché, arricchendomi dei suoi meriti, io non operi più che per Lui e in Lui ». – Non vi ha paese, non vi ha condizione umile, dove Gesù non trovi degli amici del suo cuore e non si riveli ad essi. A Vannes moriva nel 1671 una povera domestica Armella Nicolas, venerata anche oggidì nell’antica cappella detta delle Orsoline, attigua al collegio di san Francesco Saverio e che ha preso il nome di « cappella della buona Armella ». Ella era nelle relazioni più familiari col divin Cuore; vi entrava e ne usciva come fosse casa sua, e diceva ai suoi amici: « Se voi volete trovarmi, non mi cercate altrove che nel cuore del mio divino Amore ». Ella vi trovava un rifugio contro i suoi nemici e vi riceveva dal divin Maestro ammirabili comunicazioni. Si trovano tracce di questa divozione persino nei centri che sembrerebbero più refrattari; e Gazier scriveva nella « Revue bleue » (15 agosto 1908, t. X, pagg. 199-202), un articolo intitolato: Le sacré Coeur à Port-Royal en 1627. Il titolo non dice tutto quello che si trova nell’articolo, nel quale si trovano dei particolari curiosi. Gazier attribuisce « senza l’ombra di dubbio » alla Madre Angelica Arnauld un opuscolo estremamente raro pubblicato a Parigi nel 1627, col titolo: Élévations de coeur et prières è N. S. J. C. sur les mystères de de sa passion (Io mi riporto, per questo punto, all’autorità di Grazier, la cui convinzione deve appoggiarsi a buone ragioni; ma si sarebbe desiderosi di saperle, non foss’altro per dissipare i dubbî che fanno nascere quelle ragioni che dà, e che sembrano insufficienti). Ecco ciò che vi legge « in seguito ad una lunga elevazione per il venerdì » : « O sacro cuore di Gesù! O sorgente di grazia! O fornace d’amore! permettimi di entrare in questa fornace ardente e che mi consumi là dentro, del fuoco della carità. Sì, io mi nasconderò lì, come la sposa nella cavità della pietra; io riposerò sul tuo cuore, io vi stabilirò la mia dimora e non temerò nulla quand’anche il mondo e l’inferno si sollevassero contro di me. O Gesù, o Dio del mio cuore, lascia che io mi attacchi al tuo Cuore sacratissimo, che mi inebri a questa viva sorgente e che non cerchi mai consolazione altrove ». Più avanti, in una Elevazione su la ferita del costato di nostro Signore: « Datemi la grazia che mi è necessaria per partecipare con frutto ai vostri sacramenti, e, poiché voi mi avete aperto l’ingresso nel vostro cuore per quella piaga d’amore che vi avete ricevuta, aiutatemi, vi prego, ad avvicinarmi ad esso, e che io stabilisca la mia dimora e il mio riposo in questo luogo di rifugio, dove voi invitate la vostra sposa, quando le dite di ritirarsi nel cavo della pietra, nelle capanne, nelle caverne che son le vostre piaghe sacratissime ». Si ritrova qui il più puro linguaggio della tradizione, e possono meravigliarsi di trovarlo a Port-Royal solo quelli che attribuiscono al passato le preoccupazioni delle lotte che seguirono. – Negli studi di Cousin su la signora Longueville, si trovano moltissimi passi dello stesso carattere. Molto tempo dopo nelle sue Elevazioni a Gesù Cristo nostro Signore su la sua passione e morte, pubblicate nel 1676, il P. Quesnel trova qui pure il Cuore nella piaga del costato. « Questa piaga sacratissima del vostro costato è la porta di quell’altra divina, che ci dà ingresso nel vostro cuore, per esservi al riparo nel tempo della vendetta… Questa apertura è veramente l’entrata del vostro cuore e questo cuore è la scuola della scienza, della croce e della carità, ed è colà che io desidero studiare per tutta la vita. È la porta del tempio del vostro cuore, ove io spesso desidero di adorare Dio in spirito e in verità, come nel vero santuario. Non chiudetemi, o Gesù, questa arca, questa scuola e questo tempio, ma fate, al contrario, che io vi entri spesso per mezzo della fede… Create dunque e formate in me un cuor puro, un cuore ardente di carità, affinché sia degno di essere introdotto nel santuario del vostro cuore.». Qui ancora siamo in piena corrente di tradizione. Il simbolismo del cuore è poco accertato; tuttavia non siamo di fronte a una semplice metafora. – Gazier avrebbe potuto citare altri casi e ben più notevoli. Per esempio, quello di Maria di Valernod, signora d’Herculais (1654). Ella fu, in un ambiente tutto impregnato di spirito giansenista, una grande devota del sacro Cuore. Un giorno il suo confessore le proibisce di comunicarsi per 6 mesi; « io mi risentii moltissimo per quella proibizione, ella scrive…; mentre pregavo, il mio Salvatore mi mostrò il suo costato aperto, ed io vidi, con gli occhi dell’anima mia, il suo cuore ardente di amore. Questa vista addolcì la desolazione estrema in cui era caduta. Mi rivolsi a quel cuore tanto amante: « Sarà in questo rifugio sacro, o mio Gesù, che io entrerò per ricevere un po’ di sollievo al mio male? Oserò di aver tanto ardire da penetrare in quel Sancta Sanctorum, dove non ricevete che le anime pure e perfette? ». Un altro giorno ch’ella si rassegnava, per obbedienza, a privarsi ancora di Lui, nostro Signore le apparve di nuovo. « Mi mostrò, ella scrive, il suo petto tutto ardente per le fiamme del suo amore. La mia anima, gli disse quanto essa soffriva lontano da Lui e gli chiese di riposare sul suo cuore ». Una voce le assicurò ch’ella sarebbe ricevuta. Infine un giorno, nel quale ella chiedeva a Dio dove potrebbe ricambiare ciò che aveva ricevuto da Lui, le apparve nostro Signore, che, portando la mano al petto, le mostrò il suo cuore (dove il sangue « bolliva con ardori di fuoco ») come il tesoro da cui ella doveva attingere. « O amore, o sacro Cuore, esclama, quanto vi debbo! ma come largamente mi date di poter soddisfare tutti i miei debiti! ». – Tutto ciò avveniva avanti il 1643, epoca in cui si arresta la relazione. Ma alcuni frammenti dei suoi ringraziamenti, nel 1652, ce la mostrano tutta piena del pensiero del sacro Cuore. « O mio Salvatore, voi che riposate, ora, nel mio cuore, fatemi riposare nel vostro… O mio tutto, mio generoso amore, raddoppiate i nodi per cui legate a voi il mio cuore, o, piuttosto, fate, amore caro, che questo cuore non sia più che una sola cosa col vostro. O amore, amore, che la vostra forza riduca tutti i cuori in un solo per sacrificarlo al mio Gesù, in espiazione di tutto il disprezzo in cui è tenuta la sua Persona adorabile: che tutti i cuori siano consumati nel cuor di Gesù, con il mio… O amore, che ti comunichi a me così amorosamente, fai fondere e riversare tutto il mio cuore nell’incomparabile dolcezza che mi hai data, versandomi tutta nel cuore del mio adorabile Gesù. Fa che non mi ritrovi più in me stessa, e che, essendo tutta nel cuor del mio Dio, io mi nutrisca in questo cuore santissimo, della sua pura vita e, nello stesso tempo, che mi riposi in Lui e che mi nutrisca di Lui, che io comunichi al prossimo la sua incantevole dolcezza, che inebri tutti i cuori del suo amore, e che li unisca a questo divino, per la gloria della sua Maestà! O cuore amatissimo, o mio tutto, riempimi della tua virtù, uniscimi a te, e cambiami tutta in te ». – Abbiamo incontrato fin qui, delle belle preghiere al sacro Cuore e belli slanci d’amore, ma ben poche, mi pare, rendono un suono così puro e bello. Infine, pochi mesi avanti la sua morte, in un colloquio con le religiose della Visitazione, essa diceva loro: « Mie care sorelle, Dio, prendendovi per sue spose, vi ha segnato con un segno speciale: ha messo l’anima sua nell’anima vostra; e il suo cuore come un sigillo sul vostro, affine di suggellarlo, perché ne rimanga il padrone assoluto e l’unico possessore ». – È probabile che, cercando bene, si possano trovare molti testi analoghi. Io ho segnalato il caso della signora Longueville. Gazier indica, a pagina 201, in nota, delle effusioni molto simili in un altro lavoro di Quesnel, intitolato Pietà verso Gesù, pubblicato a Rouen nel -1697, specialmente a pag. 259. Arnaldo d’Andilly, evidentemente, non vedeva nulla da riprendere nel passo del B. Giovanni d’Avila sul sacro Cuore che noi abbiamo citato più sopra, nella sua traduzione. Soltanto quando la divozione sarà presentata da san Eudes, da Mons. Languet, dai Gesuiti e in condizioni tutte nuove, i Giansenisti ne diverranno i nemici accaniti. Frattanto, essa usufruiva, come lo nota Gazier, a pagina 202, d’una specie di culto profano del cuore umano, che non era certo nuovo nel XVII secolo, ma che si propagò molto in quel tempo a causa delle influenze combinate di una psicologia raffinatissima dei sentimenti e di una psicologia rudimentale che li riferiva al cuore (Gazier cita il caso di Enrico IV e Luigi XIV, che legarono il loro cuore ai Gesuiti; di M.me di Longueville e d’Arnauld che legarono i loro a Port-Royal. Egli ricorda anche Mascaron, il quale svolse in tre punti della sua orazione funebre della duchessa d’Orleans, pronunziata al Val-de-Grace nel 1670, «le qualità di quel cuore che era effettivamente sotto il catafalco »; Bossuet, che pronunzia alla Visitazione di Chaillot, quella della regina d’Inghilterra e parla di quel cuore « che si risveglia, benché non sia che polvere, e diventa sensibile, anche sotto il drappo mortuario, al nome di uno sposo tanto caro ». Avrebbe potuto aggiungere l’orazione funebre del Principe di Condé, di Bourdaloue, che pure si svolge tutta sulle qualità del cuore che era lì.). Non potrebbe anche questa diffusione del culto profano esser considerata come una delle provvidenziali preparazioni al culto del sacro Cuore?