MESSA DELLA FESTA DELL’EPIFANIA (2021)
Stazione a S. Pietro
Doppio di I classe con Ottava privil. di II Ord.- Pararti, bianchi.
Questa festa si celebrava in Oriente dal III secolo e si estese in Occidente verso la fine del IV secolo. La parola “Epifania” significa: manifestazione. Come il Natale anche l’Epifania è il mistero di un Dio che si fa visibile; ma non più soltanto ai Giudei, bensì anche ai Gentili, cui in questo giorno Dio rivela il suo Figlio (Or.). Isaia scorge in una grandiosa visione, la Chiesa, rappresentata da Gerusalemme, alla quale accorrono i re, le nazioni, la moltitudine dei popoli. Essi vengono di lontano con le loro numerose carovane, cantando le lodi del Signore e offrendogli oro e incenso (Ep.). – I re della terra adoreranno Dio e le nazioni gli saranno sottomesse (Off.). Il Vangelo mostra la realizzazione di questa profezia. – Mentre il Natale celebra l’unione della divinità con l’umanità di Cristo, l’Epifania celebra l’unione mistica delle anime con Gesù. – Oggi – dice la liturgia – la Chiesa è unita al suo celeste Sposo, poiché, oggi Cristo ha voluto essere battezzato da Giovanni nel Giordano: oggi una stella conduce i Magi con i loro doni al presepio: oggi alle nozze l’acqua è stata trasformata in vino. Ad Alessandria d’Egitto pubblicavasi ogni anno, il 6 gennaio, l’Epistola Festalis, lettera pastorale in cui il Vescovo annunziava la festa di Pasqua dell’anno corrente. Di qui nacque l’uso delle lettere pastorali in principio di Quaresima. In Occidente, il IV sinodo d’Orléans (541) ed il sinodo d’Auxerre (tra il 573 ed il 603) introdussero la stessa usanza. Nel medioevo vi si aggiunse la data di tutte le feste mobili. II Pontificale Romano prescrive di cantar oggi solennemente, dopo il Vangelo, detto annunzio (Liturgia, Paris, Bloud et Gay, 1931, pag. 628 sg.).
Incipit
In nómine Patris, ☩ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.
Introitus
Malach 3:1 – 1 Par XXIX :12
Ecce, advénit dominátor Dóminus: et regnum in manu ejus et potéstas et impérium
[Ecco, giunge il sovrano Signore: e ha nelle sue mani il regno, la potestà e l’impero.]
Ps LXXI: 1
Deus, judícium tuum Regi da: et justítiam tuam Fílio Regis.
[O Dio, concedi al re il tuo giudizio, e la tua giustizia al figlio del re.]
Ecce, advénit dominátor Dóminus: et regnum in manu ejus et potéstas et impérium
[Ecco, giunge il sovrano Signore: e ha nelle sue mani il regno, la potestà e l’impero.]
Oratio
Orémus.
Deus, qui hodiérna die Unigénitum tuum géntibus stella duce revelásti: concéde propítius; ut, qui jam te ex fide cognóvimus, usque ad contemplándam spéciem tuæ celsitúdinis perducámur.
[O Dio, che oggi rivelasti alle genti il tuo Unigenito con la guida di una stella, concedi benigno che, dopo averti conosciuto mediante la fede, possiamo giungere a contemplare lo splendore della tua maestà.]
Lectio
Léctio Isaíæ Prophétæ.
Is LX:1-6
Surge, illumináre, Jerúsalem: quia venit lumen tuum, et glória Dómini super te orta est. Quia ecce, ténebræ opérient terram et caligo pópulos: super te autem oriétur Dóminus, et glória ejus in te vidébitur. Et ambulábunt gentes in lúmine tuo, et reges in splendóre ortus tui. Leva in circúitu óculos tuos, et vide: omnes isti congregáti sunt, venérunt tibi: fílii tui de longe vénient, et fíliæ tuæ de látere surgent. Tunc vidébis et áfflues, mirábitur et dilatábitur cor tuum, quando convérsa fúerit ad te multitúdo maris, fortitúdo géntium vénerit tibi. Inundátio camelórum opériet te dromedárii Mádian et Epha: omnes de Saba vénient, aurum et thus deferéntes, et laudem Dómino annuntiántes.
“Levati, o Gerusalemme, e sii illuminata, perché la tua luce è venuta, e la gloria del Signore è sorta su te. Poiché, ecco le tenebre ricoprono la terra e l’oscurità avvolge le nazioni; su te, invece, spunta il Signore, e in te si vede la sua gloria. Le nazioni cammineranno; alla tua luce, e i re allo splendore della tua aurora. Alza i tuoi occhi all’intorno, e guarda: tutti costoro si son radunati per venire a te. I tuoi figli verranno da lontano, e le tue figlie ti sorgeranno a lato. Allora vedrai e sarai piena di gioia; il tuo cuore si stupirà e sarà dilatato, quando le ricchezze del mare si volgeranno verso di te, quando verranno a te popoli potenti. Sarai inondata da una moltitudine di cammelli, di dromedari di Madian e di Efa: verranno tutti insieme da Saba, portando oro e incenso, e celebrando le glorie del Signore”
[Artig. Pavia, A. Castellazzi, La scuola degli Apostoli, Pavia, 1929]
GESÙ CRISTO RE
Isaia, il profeta suscitato da Dio a rimproverare e a consolare il popolo eletto in tempo di grande afflizione, ci dipinge in esilio, prostrato a terra, immerso nel dolore per voltate le spalle a Dio. È bisognoso d’una consolazione; e il profeta questa parola la fa sentire. Gerusalemme risorgerà. Il Messia vi comparirà come un faro risplendente sulla sponda di un mare in burrasca. E nella sua luce accorreranno le nazioni uscendo dalle tenebre dell’idolatria. Gerusalemme deve alzar gli occhi e contemplar lo spettacolo consolante dei suoi figli dispersi che ritornano, e dei popoli della terra che verranno ad essa, cominciando da quei dell’oriente, recando oro ed incenso, annunziando le lodi del Signore. Questa profezia ha compimento nel giorno dell’Epifania, poiché in questo giorno comincia il movimento delle nazioni verso la Chiesa, la nuova Gerusalemme. I Magi che venuti dall’oriente domandano ove è il nato Re dei Giudei, ci invitano a far conoscenza con questo Re.
Graduale
Isa LX: 6;1
Omnes de Saba vénient, aurum et thus deferéntes, et laudem Dómino annuntiántes.
[Verranno tutti i Sabei portando oro e incenso, e celebreranno le lodi del Signore.]
Surge et illumináre, Jerúsalem: quia glória Dómini super te orta est. Allelúja, allelúja.
[Sorgi, o Gerusalemme, e sii raggiante: poiché la gloria del Signore è spuntata sopra di te.
Allelúja.
Allelúia, allelúia
Matt II:2.
Vídimus stellam ejus in Oriénte, et vénimus cum munéribus adoráre Dóminum. Allelúja.
[Vedemmo la sua stella in Oriente, e venimmo con doni per adorare il Signore. Allelúia.]
Evangelium
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum Matthǽum
Matt II:1-12
“Cum natus esset Jesus in Béthlehem Juda in diébus Heródis regis, ecce, Magi ab Oriénte venerunt Jerosólymam, dicéntes: Ubi est, qui natus est rex Judæórum? Vidimus enim stellam ejus in Oriénte, et vénimus adoráre eum. Audiens autem Heródes rex, turbatus est, et omnis Jerosólyma cum illo. Et cóngregans omnes principes sacerdotum et scribas pópuli, sciscitabátur ab eis, ubi Christus nasceretur. At illi dixérunt ei: In Béthlehem Judæ: sic enim scriptum est per Prophétam: Et tu, Béthlehem terra Juda, nequaquam mínima es in princípibus Juda; ex te enim éxiet dux, qui regat pópulum meum Israel. Tunc Heródes, clam vocátis Magis, diligénter dídicit ab eis tempus stellæ, quæ appáruit eis: et mittens illos in Béthlehem, dixit: Ite, et interrogáte diligénter de púero: et cum invenéritis, renuntiáte mihi, ut et ego véniens adórem eum. Qui cum audíssent regem, abiérunt. Et ecce, stella, quam víderant in Oriénte, antecedébat eos, usque dum véniens staret supra, ubi erat Puer. Vidéntes autem stellam, gavísi sunt gáudio magno valde. Et intrántes domum, invenérunt Púerum cum María Matre ejus, hic genuflectitur ei procidéntes adoravérunt eum. Et, apértis thesáuris suis, obtulérunt ei múnera, aurum, thus et myrrham. Et re sponso accépto in somnis, ne redírent ad Heródem, per aliam viam revérsi sunt in regiónem suam,”
[Nato Gesù, in Betlemme di Giuda, al tempo del re Erode, ecco arrivare dei Magi dall’Oriente, dicendo: Dov’è nato il Re dei Giudei? Abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo. Sentite tali cose, il re Erode si turbò, e con lui tutta Gerusalemme. E, adunati tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, voleva sapere da loro dove doveva nascere Cristo. E questi gli risposero: A Betlemme di Giuda, perché così è stato scritto dal Profeta: E tu Betlemme, terra di Giuda, non sei la minima tra i prìncipi di Giuda: poiché da te uscirà il duce che reggerà il mio popolo Israele. Allora Erode, chiamati a sé di nascosto i Magi, si informò minutamente circa il tempo dell’apparizione della stella e, mandandoli a Betlemme, disse loro: Andate e cercate diligentemente il bambino, e quando l’avrete trovato fatemelo sapere, affinché io pure venga ad adorarlo. Quelli, udito il re, partirono: ed ecco che la stella che avevano già vista ad Oriente li precedeva, finché, arrivata sopra il luogo dov’era il bambino, si fermò. Veduta la stella, i Magi gioirono di grandissima gioia, ed entrati nella casa trovarono il bambino con Maria sua madre qui ci si inginocchia e prostratisi, lo adorarono. E aperti i loro tesori, gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non passare da Erode, tornarono al loro paese per un altra strada.]
Omelia
FESTA DELL’EPIFANIA
(G. Colombo: Pensieri sui Vangeli e sulle feste del Signore e dei Santi; VI ediz. – Soc. Ed. Vita e pensiero.- Milano 1956)
I RE. Gi Israeliti ormai erano in cospetto della terra Promessa; solo il Giordano li separava ancora. – Ma il re di Moab, Spaventato dall’irruenza della nuova gente che distruggeva ogni popolo in suo cammino, mandò à chiamare con gran premura l’indovino Balaam. Con dipinto sul volto il terrore, gli disse: « Ecco, un popolo è uscito dall’Egitto, e copre la faccia della terra, e s’accampa dirimpetto à me. Io so che è benedetto colui che tu benedici, e maledetto colui che tu maledici: Va, e Scaglia su lui la maledizione pessima ». Balaam, il falso profeta, prese la via per maledire Israele; ma Iddio s’impossessò di lui, e quando apri bocca per gridare contro le tende del Popolo eletto accampato nelle steppe di Moab, gli uscirono questi accenti: « Parola di Balaam figlio di Beor. Parola dell’uomo che ha l’occhio chiuso. Parola di colui che scorge la visione dell’Onnipotente. Io lo vedo, ma non adesso: io lo contemplo, ma non da vicino. Una stella spunterà da Giacobbe, e uno 8cettro si leverà da Israele ». Orietur Stella ex Iacob et consurget virga de Israel (Num. XXIV, 17). – Quindici secoli dopo, grande, lucida, nuova, apparve nel cielo una Stella. Gesù, che nel Vangelo è chiamato luce del mondo, nascendo si fa annunciare da una Stella che s’accende, e morendo dal sole che si spegne.
Intanto, in regioni straniere i Magi la vedono e dicono: «Se la Stella è spuntata, anche il Re deve essere nato: andiamo a trovarlo ». E vanno. Chi sono i Magi? Alcuni dissero ch’erano re. Altri dissero che re non erano, ma comandavano agli stessi re, perché, più sapienti di tutti, essi possedevano i segreti della terra e del cielo e scrutavano il futuro e il destino. – Donde vengono i Magi? Forse da Ecbatana o forse dalle Sponde del mar Caspio? In groppa dei cammelli e dei dromedari avevano varcato i deserti, guadato i fiumi, divorato la Strada lunghissima in pochi giorni, o invece la Stella era apparsa a loro prima che nascesse Gesù perché potessero giungere in tempo? Quanti erano i Magi? La tradizione, basandosi sui doni ha fissato il loro numero a tre, e ricorda tre nomi: Gaspare, Baldassare, Melchiorre. Ma quanti erano il Vangelo non lo dice, né la Chiesa lo decide. Che importa a noi di queste questioni? a noi interessa considerare come i Re si muovono e tutti s’agitano in cerca di un Bambino avvolto in poveri panni, che vagisce: chi cerca per adorarlo, chi cerca per ucciderlo. Così fu allora. Così fu di secolo in secolo, così oggi, e sarà così sempre perché s’adempia quella parola che disse il Santo Vecchio nel tempio: « Questo fanciullo sarà il segno della rovina e della salvezza ». È sorprendente però come la medesima luce susciti negli uomini opposte impressioni: per gli uni è luce che letifica e illumina, per gli altri è luce che irrita e acceca. La medesima Stella trova nei re Magi un cuore docile e sincero, e in Erode un cuore indurito e corrotto. Meditiamo il Vangelo, ché non poche cose ci possono insegnare i re dell’Epifania. –
I RE MAGI- Sulle contrade d’oriente, una notte che il cielo netto e profondo ostentava tutte le sue fiamme, ecco una strana luce raggiare il suo lume nuovo. Fu un grido di gioia che eruppe dal cuore dei Magi: « Ecco è sorta da Giacobbe la Stella aspettata ». Vidimus stellam in oriente. Ma perché solo i Magi, e pochi altri forse, la videro quando era tanto in alto che tutti i popoli avrebbero potuto facilmente scorgerla? Perché solo essi levavano gli occhi in alto emettevano i loro pensieri nel cielo: tutti gli altri guardavano sul fango della terra e nelle cose basse. Seppellivano ogni aspirazione. La luce di Dio non appare agli uomini curvi sui piaceri, attaccati alle cose che duran poco, ma solo a quelli che scrutano il cielo, e pensano alle cose eterne. – Appena i Magi videro l’astro, senza indugio accorsero. Vidimus et venimus. Anch’essi avevano una famiglia: e la diletta consorte scarmigliata e piangente si sarà distesa sulla soglia per non lasciarli passare; e i figliuoli avran proteso le mani innocenti per trattenere il padre che li abbandonava. Eppure partirono: vidimus et venimus. Anch’essi avevano affari urgenti: il governo di tutto un popolo, i nemici da respingere, il trono da rassicurare. Eppure partono: che importa a loro se al ritorno non troveranno più casa, più trono, e scherniti da tutti dovranno esulare mendicando? E vanno: Vidimus et venimus. Anch’essi sapevano ben valutare la difficoltà e i pericoli dell’impresa; avevano una reggia di marmo e d’oro, e si mettevano in cammino per selve e deserti, sotto la pioggia e il sole. Avevano guardie ed eserciti e si esponevano quasi inermi agli assassini della strada e delle tenebre. Avevano cibi squisiti e vini profumati e andavano incontro alla fame e alla sete e anche alla morte. Vidimus et venimus. Così operarono i Magi: ma a confrontar noi con essi, quanti rimorsi dovremmo sentire! È da anni che Dio ci chiama e noi gli resistiamo perché non sappiamo rinunciare ai legami del sangue e dell’amicizia, ai piaceri della vita, agli abiti cattivi. – Vanno i Magi: il rumore della loro carovana che passa sotto le case addormentate sveglia qualcuno. Viene alla finestra, guarda quei viandanti che corrono, nella notte scura e fredda, dietro a una stella. « Sono matti » dice e torna a letto. Vanno i Magi: e traversano villaggi in festa. La folla che danza, che suona, che canta, che mangia, li guarda passare grigi di polvere e li deride. Ma quelli non si fermano: avanti, avanti verso la cuna del Re dei re. Noi, invece, quante volte ci siamo fermati dal compiere un’opera buona, un atto di fede, perché qualcuno ha osato insultarci o schernirci. – Nell’entrare in Gerusalemme la stella disparve: i Magi si trovarono sperduti, dopo tanto cammino e tanta fatica, in una terra straniera e ostile. Il Dio che cercavano li ripagava adunque così?… Non erano questi i sentimenti dei Magi: essi senza tremar nella fede si rivolsero ai sacerdoti domandarono dov’era nato il Re dei re. Ubi est qui natus est rex Judeorum? Bell’esempio di tranquillità nelle tribolazioni! – Finalmente, in una povera casa trovarono il Fanciullo divino con Maria sua madre. Invenerunt puerum, cum Maria matre eius. È impossibile trovare Gesù senza Maria. Quelli che non vogliono bene alla Madonna, non troveranno mai Gesù. Inginocchiati, dentro ai lussuosi manti reali, sulla paglia dello strame, i tre potenti venuti da lontano, offrirono i doni: Oro, incenso e mirra. Tre doni anche noi offriamo alla culla del Bambino Redentore: l’oro delle opere buone, ché le parole e i propositi non bastano; l’incenso della Preghiera che ogni giorno dal nostro cuore come un turibolo sale in alto, la mirra amara dei nostri peccati. Si, anche i nostri peccati offriamogli, perché li perdoni: e ci faccia in petto un cuor nuovo e nelle viscere uno Spirito nuovo. –
RE ERODE. Erode, il barbaro Idumeo, figlio di un traditore, a tradimento aveva raggiunto la corona regale della Giudea. Questo mostro di perfidia, che per ingiusti sospetti aveva fatto ammazzare Mariamne sua moglie, che aveva trucidato Alessandra sua suocera, che aveva fatto strangolare due suoi figli per timore che insorgessero a vendicare la madre, che aveva fatto affogare il cognato Aristobulo e sgozzare il cognato Giuseppe, quando conobbe che dal fondo della Caldea erano giunti tre Magi a cercare il nuovo Re dei Giudei sobbalzò di spavento. Tremebondo come un malfattore che si sente la giustizia alle calcagna, chiamò i Magi, con tutta segretezza, al suo palazzo e s’informò da loro sul tempo in cui era apparsa la stella: poi li congedò, dicendo: « Andate, trovate il Bambino: poi ditemi dove sia, ch’io pure venga e l’adori! ». Ma l’impostore già covava il tradimento. Ecco l’arte con cui ancor oggi si perseguita Gesù nelle anime: sotto la vernice di una falsa pietà e con l’astuzia si trascinano alla perdizione. Ad una persona che adempie fedelmente i suoi doveri religiosi il mondo dice: « Tu sei un esagerato: non à necessario tutto quello che fai per salvarti; è troppo, è troppo ». Ad una persona che vive mortificata e premurosa per la sua famiglia, il mondo dice: « Ma perché vuoi amareggiarti la vita? perché ti ostini à vivere come un frate? Il Signore ci ha fatti di carne per godere nell’allegria, come fan tutti ». Guai a quelli che si lasciano ingannare da queste lusinghe, e sfiduciati si voltano indietro verso il mondo: tradirebbero il Bambino Gesù in mano ad Erode. – Costui, non vedendo tornare i Magi a rivelargli il luogo dove era apparso il nuovo erede del trono di Davide, s’accorse d’essere stato beffato. In un impeto bestiale di ferocia comandò che si uccidessero tutti i fanciulli. Occidit omnes pueros a bimatu et infra. Ma l’inerme Re dei re era già in salvo, verso l’Egitto. Il solo ricordo della crudeltà di questo principe ci fa orrore e non possiamo immaginare che un esempio così barbaro trovi ancora in mezzo a noi degli imitatori. Eppure ii mondo è pieno di questa razza di persecutori, e se la Chiesa non è più afflitta da tiranni sanguinari, è dilaniata dagli scandali che rinnovano la strage degli innocenti. Certe Stampe più o meno illustrate o certe mode più o meno immodeste, certi discorsi blasfemi e scurrili che altro sono se non le spade con cui si tenta di uccidere spiritualmente tutte le nuove generazioni con un’educazione atea e pagana? Lo scandalo ivi è diventato collettivo e comandato. – O seandalosi, dice S. Agostino, voi perseguitate nei vostri fratelli ciò che Erode stesso non ha perseguitato: egli non spegneva che la vita, voi spegnete l’innocenza e la virtù: egli non violava che i corpi, voi violate le anime. – Un ultimo insegnamento ci danno i re dell’Epifania. Il lussurioso e superstizioso Erode, che pur di godere la vita, fece guerra a Cristo non ebbe più un istante di pace né in Giudea né dentro di sé. Herodes rex turbatus est, et omnis Ierosolyma cum illo. I tre Magi che, Pur di adorare Cristo, avevano rinunziato a tutti i godimenti che può dare la vita, trovarono la vera gioia che disseta l’anima per sempre. Gavisi sunt gaudio magno valde. Chi cerca Gesù, cerca la propria felicità: e chi lo trova, trova la felicità. – Tiburzio, figlio di Cromazio prefetto di Roma fu imprigionato per la fede. « O adori gli idoli o cammini sopra carboni accesi. Rispose il martire: « Meglio sui carboni accesi correre incontro à Gesù ». Si fece il segno della croce, poi a Piedi nudi andò sul fuoco. Mentre le sue carni friggevano abbrustolendosi, egli sorrise beatamente e disse: « Mi par d’andare sopra petali di gigli e di rose ». – Cristiani! cerchiamo Gesù, viviamo per Lui. In ogni ora della vita, lieta o triste, ci parrà d’andare sopra un prato fiorito di consolazioni intime, di pace profonda e insospettata.
Offertorium
Orémus
Ps LXXI:10-11
Reges Tharsis, et ínsulæ múnera ófferent: reges Arabum et Saba dona addúcent: et adorábunt eum omnes reges terræ, omnes gentes sérvient ei.
[I re di Tharsis e le genti offriranno i doni: i re degli Arabi e di Saba gli porteranno regali: e l’adoreranno tutti i re della terra: e tutte le genti gli saranno soggette.]
Secreta
Ecclésiæ tuæ, quǽsumus, Dómine, dona propítius intuere: quibus non jam aurum, thus et myrrha profertur; sed quod eisdem munéribus declarátur, immolátur et súmitur, Jesus Christus, fílius tuus, Dóminus noster:
[Guarda benigno, o Signore, Te ne preghiamo, alle offerte della tua Chiesa, con le quali non si offre più oro, incenso e mirra, bensì, Colui stesso che, mediante le medesime, è rappresentato, offerto e ricevuto: Gesù Cristo tuo Figlio e nostro Signore:
Communio
Matt II:2
Vídimus stellam ejus in Oriénte, et vénimus cum munéribus adoráre Dóminum.
[Vedemmo la sua stella in Oriente, e venimmo con doni ad adorare il Signore.]
Postcommunio
Orémus.
Præsta, quǽsumus, omnípotens Deus: ut, quæ sollémni celebrámus officio, purificátæ mentis intellegéntia consequámur.
[Concedici, Te ne preghiamo, o Dio onnipotente, che i misteri oggi solennemente celebrati, li comprendiamo con l’intelligenza di uno spirito purificato.]
PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)