FESTA DEL SANTISSIMO NOME DI GESÙ (2022)

MESSA DELLA FESTA DEL SS. NOME DI GESÙ (2022).

Doppio di II cl. – Paramenti bianchi.

La Domenica tra la Circoncisione e l’Epifania, oppure il 2 di Gennaio se in tale tempo non cade la domenica.

Dopo averci manifestato l’Incarnazione del Figlio di Dio, la Chiesa ci rivela tutta la grandezza del suo Nome. Durante il rito della Circoncisione i Giudei davano un nome ai bambini. Cosi la Chiesa usa lo stesso Vangelo del giorno della Circoncisione, insistendo sulla seconda parte, che dice: « il Bambino fu chiamato Gesù » (Vang.) « come Dio aveva ordinato che si chiamasse » (Or.) ». (L’Angelo Gabriele fu mandato da Dio a Maria e le disse: lo Spirito Santo scenderà sopra di te, « partorirai un figliuolo e gli porrai nome Gesù » – S. Luca, 1, 31. « Un Angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: Giuseppe, ciò che in Maria tua sposa è stato concepito, è dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio al quale vorrai nome Gesù; perché Egli libererà il suo popolo dai peccati » – S. Matteo. I, 20). Questo nome significa Salvatore poiché spettava a Gesù di salvarci; «nessun altro nome è stato dato dagli uomini con il quale noi dovessimo essere salvati » (Ep.). Le prime origini di questa festa risalgono al XVI secolo, e la si celebrava nell’ordine di S. Francesco. Nel 1721 la Chiesa, retta da Innocenzo XIII, estese al mondo intero questa solennità. Se vogliamo « rallegrarci di vedere i nostri nomi scritti con quello di Gesù nel cielo » (Postc.) abbiamolo spesso sulle nostre labbra quaggiù. Venti giorni d’indulgenza sono accordati a quelli che curvano il capo con rispetto pronunciando o ascoltando il Nome di Gesù e di Maria, e Pio X ha concesso 300 giorni a quelli che li invocheranno piamente con le labbra o almeno con il cuore.

Incipit

In nómine Patris, ✠ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.

Introitus

Phil II:10-11
In nómine Jesu omne genu flectátur, cœléstium, terréstrium et infernórum: et omnis lingua confiteátur, quia Dóminus Jesus Christus in glória est Dei Patris

[Nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, in cielo, sulla terra e nell’inferno, e ogni lingua confessi che il Signore Gesù Cristo regna nella gloria di Dio Padre.]


Ps VIII: 2.
Dómine, Dóminus noster, quam admirábile est nomen tuum in univérsa terra!

[Signore, Signore nostro, quant’è ammirabile il Nome tuo su tutta la terra!]


In nómine Jesu omne genu flectátur, cœléstium, terréstrium et infernórum: et omnis lingua confiteátur, quia Dóminus Jesus Christus in glória est Dei Patris

[Nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, in cielo, sulla terra e nell’inferno, e ogni lingua confessi che il Signore Gesù Cristo regna nella gloria di Dio Padre.]

Oratio

Orémus.
Deus, qui unigénitum Fílium tuum constituísti humáni géneris Salvatórem, ei Jesum vocári jussísti: concéde propítius; ut, cujus sanctum nomen venerámur in terris, ejus quoque aspéctu perfruámur in cœlis.

[O Dio, che l’Unigenito tuo Figlio hai costituito Salvatore del genere umano, e hai voluto chiamarlo Gesù, concedici propizio di volerci beare in cielo della vista di Colui di cui sulla terra veneriamo il santo Nome.]

Lectio

Léctio Actuum Apostolorum
Act IV: 8-12
In diébus illis: Petrus, replétus Spíritu Sancto, dixit: Príncipes pópuli et senióres, audíte: Si nos hódie dijudicámur in benefácto hóminis infírmi, in quo iste salvus factus est, notum sit ómnibus vobis et omni plebi Israël: quia in nómine Dómini nostri Jesu Christi Nazaréni, quem vos crucifixístis, quem Deus suscitávit a mórtuis, in hoc iste astat coram vobis sanus. Hic est lapis, qui reprobátus est a vobis ædificántibus: qui factus est in caput ánguli: et non est in alio áliquo salus. Nec enim aliud nomen est sub cœlo datum homínibus, in quo opórteat nos salvos fíeri.

[In quei giorni: Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: Capi del popolo e anziani, ascoltate: Giacché oggi siamo interrogati sul bene fatto ad un uomo ammalato, per sapere in qual modo sia stato risanato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo di Israele, che in virtù del Nome del Signore nostro Gesù Cristo Nazareno, che voi crocifiggeste e Iddio risuscitò dai morti, costui sta ora qui sano alla vostra presenza. Questa è la pietra rigettata da voi, costruttori, la quale è divenuta testata d’angolo. Né c’è salvezza in alcun altro. Poiché non vi è sotto il cielo altro nome dato agli uomini in virtù del quale possiamo salvarci.]

Graduale

Ps CV: 47

Salvos fac nos, Dómine, Deus noster, et cóngrega nos de natiónibus: ut confiteámur nómini sancto tuo, et gloriémur in glória tua.

[Sàlvaci, o Signore, Dio nostro, e raccoglici di mezzo alle nazioni: affinché celebriamo il tuo santo Nome e ci gloriamo della tua gloria. ].

Isa LXIII:16

Tu, Dómine, Pater noster et Redémptor noster: a sǽculo nomen tuum. Allelúja, allelúja

[Tu, o Signore, Padre nostro e Redentore nostro: dall’eternità è il tuo Nome. Allelúia, allelúia].

Ps CXLIV: 21

Laudem Dómini loquétur os meum, et benedícat omnis caro nomen sanctum ejus. Allelúja.

[La mia bocca annuncerà la lode del Signore: e ogni vivente benedirà il suo santo Nome. Allelúia.]

Evangelium

Sequéntia +︎ sancti Evangélii secúndum Lucam
Luc II:21
In illo témpore: Postquam consummáti sunt dies octo, ut circumciderétur Puer: vocátum est nomen ejus Jesus, quod vocátum est ab Angelo, priúsquam in útero conciperétur.

[In quel tempo: Passati gli otto giorni, il bambino doveva essere circonciso, e gli fu posto il nome Gesù: come era stato indicato dall’Angelo prima di essere concepito.]

Omelia

(G. Colombo: Pensieri sui Vangeli e sulle feste del Signore e dei Santi; VI ediz. – Soc. Ed. Vita e pensiero.- Milano 1956)

« OLEUM EFFUSUM NOMEN TUUM »

Quando, nella notte, scocca il grido rapido della sentinella che vigila invisibile, il viandante di colpo s’arresta e rabbrividisce. «Chi va là? ». « Sono io ». L’altro non s’acquieta e nuovamente leva la voce. « Fermati, o tiro. Non dal tuo nome ti posso conoscere, bensì dalla parola d’ordine. La sai? ». Tace: l’ignora. Perciò non può e non potrà mai passare da quella strada, che è l’unica strada per dove fatalmente è diretto. Dove sono dirette le anime nostre, o Cristiani, è il Paradiso; ma al tenebroso traguardo della morte io immagino come sentinella un Angelo che, ad ogni anima che passa, richiede la parola d’ordine: « Gesù ». Infelice chi in vita non l’avrà imparata bene poiché non entrerà giammai nel regno del Cielo. Nec enim aliud nome est sub cælo datum hominibus, in quo oporteat nos salvos fieri (Atti, IV, 12). Queste belle parole di S. Pietro mi fanno ricordare un’altra similitudine, anch’essa. espressiva. Vigeva costumanza presso gli antichi Romani di nascondere in bocca ai loro morti una moneta senza di cui, non potendo pagarsi il traghetto sul fiume dell’oltre tomba, i morti sarebbero rimasti sventuratamente esclusi dai luoghi beati. La nostra vera fede ha distrutto questa superstizione; non è però superstizione credere che nessuna anima potrà farsi trasportare dagli Angeli in Paradiso se nella sua bocca non porterà il nome di Gesù. Nec enim aliud nomen est sub cælo datum hominibus, in quo oporteat nos salvos fieri. Conoscere il Nome di Gesù come parola d’ordine, averlo sulle labbra: non significa altro che l’aver creduto nel nostro Salvatore, l’averlo teneramente amato, l’averlo fedelmente servito. Or dunque ascoltate volentieri qualche riflessione su questo santissimo Nome di cui oggi la Chiesa celebra la festa: io applicherò soltanto — seguendo le orme di S. Bernardo, — una frase della Sacra Scrittura: «Il tuo Nome è un olio diffuso”. L’olio è luce nella lampada; è forza al nostro corpo; l’olio è calma sulla piaga. Così il Nome di Gesù alle anime che l’adorano: è luce, è forza,  è pace. – IL NOME DI GESÙ È LUCE. Che cos’era infatti il mondo prima di Gesù? che cosa sono i popoli che non lo conoscono ancora? che cosa diventano gli uomini quando lo dimenticano? Ecco tre domande, a cui è molto utile rispondere. – a) Il mondo prima di Gesù era tutto una densa tenebra spirituale. A prescindere in parte dal popolo di Israele che visse sempre nel crepuscolo della remota aurora divina, tutte le nazioni antiche ci hanno dato esempi di corruzione vergognosa, di crudeltà inaudibile, di errori fatali. Ad Atene e a Roma erano state deificate le più basse passioni dell’uomo: la lussuria in Venere, l’intemperanza in Bacco, l’astuzia in Mercurio. Ad Atene e a Roma, la schiavitù era qualche cosa di essenziale alla compagine dello Stato: migliaia e migliaia di uomini venivano allevati come bestie, condannati come bestie ai lavori più duri senza umana ricompensa, trattati come bestie. Nessun diritto potevano vantare; venduti sui mercati passavano da una regione all’altra; il figlio era strappato alla madre, la sposa allo sposo; mutavano paese e padrone ma non il loro miserando destino. Ad Atene e a Roma, che pur si vantavano centri di sapienza, si ignorava che l’anima nostra è immortale, che viene da Dio, che a Dio tende: si ignorava che Dio è uno solo. – b) Volgiamo adesso la nostra mente ai popoli che non conoscono ancora il Nome di Gesù; essi, dopo tanti secoli, sono rimasti nella barbarie. Non mai vi è capitato tra le mani qualche giornaletto missionario? Non avete mai sentito raccontare nei villaggi dell’Asia ove ancora i genitori gettano i loro bambini nei boschi e nella campagna deserta? Non vi è giunta mai notizia delle tribù africane che vivono di rapina e di strage? Povere anime in preda alle più sciocche superstizioni e alle più raccapriccianti stregonerie! onorano il serpente, la mucca, la pianta; credono paurosamente ai maghi a cui prestano rigorosa ubbidienza; tremano al pensiero dei maligni spiriti a cui, in placazione, offrono sangue d’armenti e sangue di uomini. Talvolta alle loro capanne costrutte a sghembo con foglie e con fango giunge stanco e inerme il Missionario stringendo sul cuore il Crocifisso: ha viaggiato per mesi in acqua e in terra lontano dalla sua mamma, dalla sua casa, dalla sua patria verso un plaga ignota bruciata dal sole o ghiacciata dal freddo. E talvolta è una Suora che giunge fin là: una donna che per amore divino si è sentita il coraggio di passare oceani, fiumi e monti, tra i pericoli di belve e briganti. Con tanta brama, che recano essi? Ai popoli viventi nelle tenebre della morte essi portano il Nome della luce: Gesù. – c) In fine pensiamo che cosa diventano gli uomini quando dimenticano questo Nome. Pensate, o Cristiani, a quello in cui foste ridotti, se mai, scordando il Nome di Gesù: vi siete abbandonati al peccato. Più ciechi di Esaù, avete venduto la primogenitura di figli di Dio per un pugnello di lenticchie; più stolti del figliol prodigo, siete fuggiti dal cuore di Cristo centro di ogni tesoro e di ogni delizia per riempirvi il ventre con le ghiande dei porci. L’anima vostra subito è inaridita come un tralcio reciso dal tronco. Subito il demonio si è impossessato di voi come di uno schiavo. Il Paradiso si è chiuso sul vostro capo, l’Inferno s’è spalancato sotto ai vostri piedi. Gli Angeli della giustizia han gridato contro di voi: « Precipitalo o Signore! Perché ha dimenticato il Nome, fuori del quale salute non v’ha ». IL NOME DI GESÙ È FORZA. È forza d’’irresistibile misericordia davanti a Dio; è forza d’irresistibile minaccia davanti al demonio. – a) Il Maestro divino, insegnando agli Apostoli la maniera di ottenere grazie dal Cielo, disse: « Pregate nel mio Nome. Tutto quello che domanderete in mio Nome, vi sarà senza fallo concesso ». Ecco perché tutte le orazioni del Messale, del Breviario e di ogni altro libro della Chiesa Cattolica termina sempre così: « Questa grazia, o Signore, noi te la domandiamo in Nome del Figlio tuo Gesù Cristo che, con lo Spinto Santo e con Te, vive e regna nei secoli dei secoli. Amen! » – Qualche volta immagino di vedere il Signore mentre ascolta la nostra preghiera e mi par che dica: « No, per quanto la mia bontà sia infinita, non avrai la grazia che mi domandi. Troppo con la tua ingratitudine, troppo con la tua infedeltà, troppo con i tuoi peccati, offendesti tu vermiciattolo della terra l’inaccessibile mia grandezza … ». Ma ecco che noi gli diciamo: « Signore, non è per i nostri meriti e per quel che vale tutta la nostra persona, che osiamo domandarti questa cosa; ma è soltanto nel Nome di Gesù ».  A questa parola Dio non sa più resistere: gli sta davanti l’umanità, la pazienza, il martirio sanguinoso del Figlio suo, e cede. « Che cosa potrà mai negarci, — esclama San Paolo, — se Egli ci ha donato perfino il suo Unigenito? ». – b) Se davanti a Dio è forza d’irresistibile misericordia, davanti al demonio il Nome di Gesù è forza d’irresistibile minaccia. Non so sfuggire alla lusinga di spiegarvi questo pensiero con l’esempio dei martiri Cipriano e Giustina, come è raccontato nel Breviario ambrosiano (XXVI Nov.)». Viveva in Antiochia una fanciulla devota pura e bella, di nome Giustina. E c’era un giovane, di nome Cipriano, che tutto aveva tentato per indurla al male, perfino gli incantesimi e la magia; e sempre inutilmente. Rabbioso per il rifiuto e sospinto dalla passione, consultò allora il demonio e gli chiese perché ancora non l’avesse aiutato in quell’impresa. Gli rispose lo spirito infernale: « Io non ti posso far nulla. Giustina conosce una parola che rompe ogni mia suggestione e mi travolge via sconfitto ». – « Dimmi questa parola, ch’io l’impari! ». – « Non la posso dire tanto mi fa paura. Solo il Vescovo Antimo te la può insegnare ». Cipriano vi si recò subito, e lo scongiurò che gli dicesse quella parola potente e misteriosa. Ed il santo Vescovo gli disse che volentieri gliel’avrebbe insegnata, ma perché la potesse imparare a ripetere bisognava prima che diventasse puro, buono, e Cristiano. Infine, gli confidò la santa e terribile parola: Gesù. – Come il gladiatore si ungeva le membra con l’olio prima della lotta, così noi o Cristiani, armiamoci di questo Nome potente contro le tentazioni. Ci sono anime che piangono talora perché si sentono trascinate prepotentemente verso il peccato; invochino con amore, con fede il Nome di Gesù ed ogni incantesimo del demonio si infrangerà. Come sono maestose le parole con cui termina il Vangelo di San Marco! Gesù manda i discepoli alla conquista del mondo senza nulla fuorché il Nome: « Andate! nel mio Nome scaccerete il demonio; nel mio Nome calpesterete i serpenti; nel mio Nome anche il veleno non vi farà nocumento » (Mc., XVI, 17-18).  – IL NOME DI GESÙ È PACE. Come l’olio lenisce lo spasimo delle piaghe, così il Nome di Gesù placa l’angoscia delle tribolazioni, e allevia il peso delle fatiche. Contardo Ferrini quand’era stanco di studiare, quando non gli riusciva di raggiungere qualche verità astrusa, scriveva in margine al suo libro: « Gesù! » Gli pareva poi di sentirsi incoraggiato e lieto. – I fastidi, le fatiche, le sventure, le malattie sono cose inevitabili in questo mondo d’esilio e di pianto. Forse anche quest’oggi il nostro cuore, la nostra casa è oppressa da una croce grossa… Imprecare è inutile, liberarcene è impossibile: oh se sapessimo invocare il Nome di Gesù, sentiremmo le nostre pene raddolcite e le renderemmo utili per una vita migliore. Poveri uomini costretti sempre tra la polvere e il fumo dell’officina per mantenere la vostra famigliola, imparate ad invocare il Nome di Gesù! Gli Angeli, tra il fragore delle macchine o dei martelli sapranno cogliere la vostra giaculatoria e trasportarla al cielo donde vi riserberà coraggio e benedizione. Povere donne su cui si addossa una grande parte della croce familiare, e forse non siete comprese nei vostri sacrifici, non corrisposte dai vostri figli, imparate ad invocare il Nome di Gesù e troverete la forza e la pazienza a compiere il vostro martirio oscuro e lento. Il Nome di Gesù sia invocato dagli ammalati e dagli infermi da anni crocifissi in un letto, esclusi dalla vita, di peso a sé e agli altri: proveranno un gran sollievo nella loro carne tribolata e una gran pace nella loro anima contristata. Il Nome di Gesù sia invocato da coloro che piangono per un lutto recente: l’orfano, la vedova, la madre senza più il figlio, sentiranno colmato quel gelido vuoto che la morte ha fatto intorno ad essi. Il Nome di Gesù sia invocato da tutti quelli che soffrono per la giustizia, da tutti i calunniati, i disprezzati, i poveri; e tutti sentiranno di esser stati, nel dolore, preceduti dal Figlio di Dio, che li attende al di là del dolore, per coronarli con la sua corona, per rallegrarli della sua allegrezza. – Se un re ci donasse una medaglia d’oro, o un anello prezioso, sollecitamente noi metteremmo il dono in una scatola finissima e lo mostreremmo a tutti con molto piacere. Quando Mosè ottenne la manna dal Cielo subito ne pose qualche vaso nel tabernacolo santo perché rimanesse in perpetua memoria; e quando ricevette le tavole della legge le custodì nell’arca, fabbricata con incorruttibile legno e con lamine d’oro. Ma oggi da Dio noi abbiamo ricevuto un dono che è sopra ogni altro dono: il Nome di Gesù. Che cosa fu la manna, che cosa fu la legge, se le confrontiamo col Nome di Gesù? Quei che mangiarono la manna, quei che ricevettero quelle tavole sono morti, ma chi avrà invocato il Nome di Gesù avrà ogni grazia sulla terra, e poi vivrà beato in eterno.

        C’è un « Nome che è sopra ogni nome » (Filipp., II, 9). Solo «chi l’invocherà, sarà salvo» (Rom., X, 13); poiché «sotto il cielo non è dato nessuno altro nome che ci possa salvare » (Atti, IV, 12), « A tutti quelli poi che sanno invocarlo, il cuore si riempie di grazia e di pace» (I Cor., I, 2) e con quel Nome possono ottenere tutto quello che domandano. S. Bernardo sapeva bene questo Nome, e ci lasciò scritto ciò che a dirlo, provava: « … illumina l’intelletto, fortifica la volontà, smorza le vampe della concupiscenza, mitiga le ambasce, purifica tutti i desideri « Lo sapeva anche S. Francesco d’Assisi, e quando lo ripeteva, il cuore gli palpitava così soavemente che dal volto gli traspariva l’intera consolazione, e faceva lieto chi lo guardava. Lo sanno anche tutti i buoni Cristiani e ne sperimentano i mirabili effetti. Qual è questo Nome? Per anni e secoli gli uomini dell’Antico Testamento avevano desiderato di saperlo, e con gli occhi in alto esclamavano: « Apri, o Signore, il cielo e discendi, affinché a noi sia noto il tuo santo Nome ». Ma Dio non rivelò il suo Nome se non con perifrasi oscure, dicendo, d’essere Colui che è, oppure il Dio degli eserciti; prevedeva che se l’avesse a loro rivelato non l’avrebbero sempre pronunciato con il rispetto necessario. Agli uomini invece del Nuovo Testamento quel Nome dolcissimo e salvifico fu rivelato. Hanno essi almeno saputo pronunciarlo sempre con l’adorazione che si merita? Purtroppo, no! Quanti disgraziati lo pronunciano con un indifferente intercalare, o peggio come un grido di rabbia, oppure (oh l’orrendo delitto della bestemmia!) come un nome di bestia e di maledizione. Dio lo prevedeva; ma, nonostante il previsto oltraggio dei cattivi, non seppe resistere all’amore suo verso gli uomini. Qual è questo Nome? È un Nome che un Arcangelo portò dal cielo a Maria, perché lo imponesse a Colui che per opera dello Spirito Santo sarebbe nato dal grembo verginale. È il Nome che un Angelo nel sonno rivelò a Giuseppe, soggiungendone anche il significato: « vuol dire Salvatore, e lo imporrai al Bambino che nascerà da Maria appunto perché salverà il suo popolo dal peccato » (Mt., I, 21). Infatti, dopo otto giorni dalla nascita, nella cerimonia della circoncisione, com’era costumanza giudaica, il Bambino venne per la prima volta chiamato con quel Nome: Gesù! Questo è un Nome d’impero eterno: sia dunque lodato Gesù. Questo è un Nome d’amore immenso: sia dunque amato Gesù. – NOME D’IMPERO ETERNO. Da poco era stato pronunciato nella circoncisione, che già quel Nome faceva muovere i re della terra. Naturalmente doveva succedere così poiché era il Nome del Re dei re, Nome d’impero eterno. Cuius imperii nomen est in æternum (Dalla Liturgia). E voi vedete un re malvagio e geloso che lo cerca per ucciderlo; ma vedete anche altri re che vengono da molto lontano per riconoscere in Lui il loro sovrano, per sapere il suo Nome e adorarlo. Seguirono trent’anni durante i quali quel Nome parve caduto in oblìo: lo ricordava solo una donna che lo diceva per invitare il suo figliuolo ai pasti; lo ricordava solo un modesto operaio che lo diceva nell’insegnare il mestiere del legno a un giovinetto; forse lo ricordavano anche i fanciulli di Nazareth che lo gridavano per chiamare il loro compagno ai giochi. Vennero quindi alcuni mesi in cui quel Nome era sulla bocca di tutti, come il Nome di un profeta, del più grande Profeta. Ma poi fu scritto su un patibolo come il nome d’un delinquente che avesse tentato di farsi re. Jesus Nazarenus, rex Iudeorum. Appunto con trent’anni di nascondimento con le fatiche della vita pubblica, colla morte di croce, il Nome diventava una realtà: Gesù effettivamente diventava il Salvatore degli uomini. Ma dopo che fu scritto sulla croce, fu Nome decisamente di impero. Allo zoppo che sulla porta del tempio domandava l’elemosina Pietro e Giovanni dissero: « Guardaci. Non possediamo né oro né argento, ma ti diamo quel che abbiamo: In Nome di Gesù Cristo Nazareno, alzati e cammina ». In un attimo gli sì raddrizzarono e consolidarono gli stinchi, e camminò dritto (Atti, III, 4-6). Per mezzo di quel Nome; la Chiesa nascente cominciava ad operare segni e prodigi. Pensate alla potenza del Nome di Gesù ancora oggi nella Chiesa. Nel Nome di Gesù sono scacciati i demoni dal cuore degli uomini, nel Sacramento della confessione. Dominus noster Jesus Christus te absolvat… Nel Nome di Gesù è comunicata ed aumentata la grazia nelle anime in tutti i Sacramenti, in tutte le benedizioni. Nel Nome di Gesù è avvalorata la nostra domanda in tutte le preghiere. Per Dominum nostrum Jesum Christum. Nel Nome di Gesù sono predicate le verità eterne. I profeti antichi, quando parlavano al popolo, s’introducevano dicendo: « Dice il Signore, Iddio degli eserciti…»; ma ora i sacerdoti non hanno altra introduzione se non il Nome di Gesù:« Dice il Signor nostro Gesù Cristo… che c’è la risurrezione della carne, il giudizio, il paradiso e l’inferno ».Nel Nome di Gesù sono promulgate le leggi della salvezza; non è in un Nome qualunque, ma nel Nome di Gesù, o Cristiano, che ti è imposto di essere puro nei tuoi pensieri e nei tuoi atti, di essere giusto nei rapporti sociali col tuo prossimo, di perdonare ai nemici, di soccorrere i bisognosi, di essere docile al Vescovo e al Papa.Nel Nome di Gesù i Missionari portano la fede ai popoli pagani. Come gli esploratori di una terra sconosciuta, come i conquistatori di un paese nemico dichiara sulle mani che beneficano. È portato come una fiamma che non incendia, ma riscaldavano solennemente che ne prendevano possesso nel Nome di Gesù. Ma questo Nome non è da loro portato sulla punta della spada o sulla bocca del fucile, ma nel cuore che ama, scalda e rischiara. Per dovunque con quel Nome arrivano, essi trionfalmente gridano: « La notte è finita, l’inverno è passato: è finita la notte dell’idolatria e dei vizi, è passato l’inverno della barbarie e della crudeltà. Sorge l’aurora e vien la primavera: l’aurora della civiltà, la primavera dell’amore ».Nel Nome di Gesù ogni Cristiano combatte e vince le lotte spirituali. Quando gli eserciti si precipitano sul campo di battaglia, se la sorte delle armi pare indecisa, un Nome vien gridato d’improvviso e quel grido diventa subito un coro di frenetiche urla, che desta l’ardore sopito: è il Nome più caro che, come una bandiera sonora, ondeggia sull’esercito in lotta. Quante belle battaglie han combattuto i nostri soldati al grido di « Italia! ». Ebbene, anche nelle lotte spirituali l’anima ha bisognod’invocare un Nome che le infonda la forza e la certezza della vittoria. Questo Nome è quello di Gesù. Cristiani, invocatelo con tutto il cuore nei momenti della tentazione. – NOME D’AMORE IMMENSO. Il vecchio Vescovo di Antiochia, trascinato a Roma per essere condannato a morire in bocca alle belve, ripeteva continuamente il Nome di Gesù. E alla imposizione di tacere, rispose ai carnefici parole che rivelavano un amore senza misura: « Voi potrete spegnere questo Nome sulle morenti mie labbra; ma cancellarlo dal mio cuore ancora caldo, ancora. palpitante, non potrete mai ». In realtà nessun altro Nome sulla terra ha dato ed ha ricevuto tanto amore come il Nome di Gesù. Pensate alle migliaia di martiri che l’hanno pronunciato con l’ardore del Vescovo Ignazio. Quando la natura non poteva più sopportare in silenzio l’atrocità dei tormenti, invece di gemiti sgorgava dalle loro labbra il nome di Gesù. Ed era come olio sparso sulle loro ferite. Pensate alle migliaia di anacoreti che, abbandonato tutto, sono andati a vivere nelle grotte e nei deserti, non d’altro provveduti che di questo nome. Quando nel profondo del deserto, la potenza delle tenebre si scatenava contro di loro, quando il demonio li tormentava con le più orride suggestioni, dal loro cuore sconvolto sgorgava il Nome di Gesù. Ed era come uno squillo di tromba che dà il segnale della vittoria nelle loro tentazioni. Pensate allora alle migliaia di monaci, di suore, di frati che hanno dimenticato ogni altro nome, perfino il proprio per amore del Nome di Gesù. Quando la solitudine del chiostro alla natura pareva irrespirabile, quando lo squallore gelido della loro cella pareva inabitabile, quando il loro cuore umano invocava un po’ di affetto terreno e sensibile per tirare innanzi, hanno pronunciato il Nome di Gesù. Ed era come una dolce musica di consolazione: Gesù! Nome confortante per l’uomo che soffre. L’uomo che soffre la povertà nel Nome di Gesù, si sente beato perché possiederà il regno dei cieli: « beati i poveri! »; l’uomo che soffre persecuzioni e ingiustizie nel Nome di Gesù si sente beato perché gli sarà fatta una più grande giustizia e gli sarà dato un più grande onore: « beati quelli che sono maledetti, perseguitati, calunniati, per cagion mia! »; l’uomo che piange e dice il Nome di Gesù, si sente beato perché le sue lagrime saranno asciugate non da una mano qualsiasi, ma dalla stessa mano di Dio: « beati quelli che piangono! ». – Nome vivificante per l’uomo caduto in peccato. Per quanta miseria ci sia in un cuore, per quanta nefandità abbia commesso, se in un momento di lucidità si accorge della propria vergognosa rovina e ne prova orrore con desiderio di risorgere, non disperi ma invochi il Nome di Gesù. Udrà in cuore queste parole: « Figlio, i tuoi peccati ti saranno rimessi, se vuoi. Sta in pace, ma non peccare mai più! ». Nome rallegrante per l’uomo buono, che vive in grazia. Quando dice Gesù, egli si sente crescere a dismisura, si sente maggiore di sé: non più semplice uomo, ma uomo divinizzato, fratello a Cristo, figlio vero di Dio. Quando, dicendo Gesù, guarda al cielo, prova un intenso affetto, un indicibile moto del cuore che lo fa sospirare: « È mio. Lassù è la mia dimora felice; lassù sono atteso da un Amore infinito » – E verrà il momento per ciascuno di noi, Cristiani, d’esulare dalla fallace scena di questo mondo, e di battere alla porta del mondo verace ed eterno « Chi batte? » diranno gli Angeli che vi stanno a custodia. « Lasciatemi passare: sono io il famoso inventore, il letterato rinomatissimo del secolo, il medico, il professore, l’avvocato, il sindaco, il pilota d’aeroplano celebre per il suo ardimento, il calciatore irresistibile… ». – « Nomi vani. C’è un sol Nome che ti può far aprire la porta della infinita pace ». Et non est in alio aliquo salus. « Ditemi, ditemi, questo Nome ». « Chi arriva a questa soglia senza averlo imparato, non lo può più imparare. O Cristiani, l’abbiamo imparato noi? Lo sanno già i nostri pensieri, i nostri desideri, le nostre parole, i nostri atti? Forse siamo già a due passi, a un passo solo da quella porta fatale: un piccolo urto e ci troveremo davanti ad essa. – Fortunata quell’umile donna del popolo, massaia di casa, silenziosa e laboriosa, che per tutta la vita, con tutta l’anima aveva ripetuto quel Nome d’eterno impero e d’immenso amore: sul letto di morte, ella chiese al ministro di Dio che l’incoraggiava, qual saluto avrebbe rivolto al Signore, al primo vederlo, al primo incontrarlo nella gloria e nella maestà. – « Non salutarlo diversamente da come sei sempre stata solita ». «Dunque gli dirò: Sia lodato Gesù Cristo! ». « Così! ». Poi la sua faccia piano piano si scolorò, chiuse gli occhi, e restò immota. Solo le labbra ebbero ancora un tremito impercettibile, e s’atteggiarono a un sorriso ineffabile. Forse in quel momento l’anima sua stava dicendo il grande, il dolce saluto.

      In un tempo in cui gli uomini erano diventati molto cattivi e i vizi rovinavano la gioventù, l’avarizia dissanguava i poveri, gli empi corrompevano con i loro errori le anime ingenue, Iddio suscitò dalla nobile famiglia dagli Albizzeschi un santo per convertire le anime. Ma come egli solo poteva avere il coraggio per tanta impresa? Con quale parola avrebbe persuaso la gente a ritornare al Vangelo? Con quale arma avrebbe guerreggiato col demonio e con i tristi? Fu Dio che lo ispirò: « Prendi con te il mio Nome e ti basterà ». Il santo Nome di Gesù! In ogni predica lo ripeteva centinaia di volte, e lo gridava in mezzo alle piazze e lungo le vie perché tutti, anche quelli che non andavano in Chiesa, potessero udire quel Nome di salvezza. Lo faceva ripetere da tutti i bambini che incontrava, lo faceva stampare in mezzo a raggi d’oro e voleva che lo si mettesse sui campanili e sulle torri, sulle porte delle città, sugli usci di casa. – Con questo Nome S. Bernardino da Siena riuscì a salvare moltissime anime e a rinnovare il secolo. Ma gli uomini ancora sono ritornati cattivi, ancora la gioventù si perde dietro i piaceri del senso, ancora gli empi diffondono gli errori tra le anime ingenue. E la santa Chiesa ancora, ogni anno vuole che si celebri la festa santa del Nome di Gesù. Essa ha fiducia che con questo Nome potremo di nuovo vincere il demonio e tutti i suoi nemici: « In tutto il mondo non c’è altro Nome nel quale sia possibile sperare vittoria e salvezza » (Atti, IV, 12). Gesù è Nome di cielo. Dal cielo gli Angeli lo portarono in terra: è Gabriele che volando a Nazareth dice alla Madonna così: « Ecco concepirai e darai alla luce un Figlio e lo chiamerai col Nome di Gesù (Lc., I, 31). È pure un Angelo che avvisa S. Giuseppe di non chiamarlo se non con questo Nome: « Lo chiamerai Gesù, perché salverà il suo popolo » (Mt., I, 21). Gesù è una parola ebraica che tradotta in nostra lingua significa appunto Salvatore, Gesù dunque è proprio il Nome che conveniva. Che cosa era venuto a fare sulla terra se non per salvare ciò che era perduto? E salvò tutti gli uomini. Li salvò non da un male temporaneo, ma dalla morte eterna. Li salvò con la propria morte. Tutto questo è compreso nel Nome di Gesù: Salvatore. Intorno a questo Nome non è mai stata possibile l’indifferenza, ma si è sempre svolta una grande battaglia: sono urla di imprecazioni, e sono trepide acclamazioni di gioia, di ringraziamento. Esso è una bandiera di contraddizione, è il segno d’inestinguibil odio e d’indomato amor. – D’INESTINGUIBIL ODIO. S. Giovanni nell’estasi vide salire dal mare una paurosa visione: una bestia simile in tutto al leopardo fuori che nei piedi, ch’erano di orso, fuor che nella bocca, ch’era di leone. Aveva sette teste, aveva dieci corna, e sopra ciascuno aveva una corona. A questa bestia il serpente aveva prestato la potenza del suo veleno. Ed ecco aprì la sua bocca a bestemmiare contro Dio; e bestemmiò il suo Nome. Aperuit os… blasphemare Nomen eius (Apoc., XIII, 1-10). Chi può essere questa belva che osa bestemmiare il Nome di Dio se non il mondo a cui satana, maligno serpente, ha imprestato la sua bava velenosa? Il demonio, per il primo, non può soffrire il Nome di Gesù. Al sentirlo pronunciare egli trema e fugge. Ricordate con quanto entusiasmo gli Apostoli tornando da un viaggio di predicazione dissero al Maestro: « Sai! anche i demoni ci sono soggetti nel tuo Nome » (Lc., X, 17). Gli altri che odiano e bestemmiano il santo Nome di Gesù sono tutti amici del demonio. I primi in questa sciagurata serie furono i maggiorenti della sinagoga di Gerusalemme che, avendo ascoltato le ardenti prediche di Pietro e di Giovanni ed avendo veduto coi loro occhi i miracoli che sapevano compiere nel Nome di Gesù, li fecero chiamare in tribunale: « Guai a voi! — minacciarono — se pronunziate ancora questo Nome. Guai a voi! se ancora l’insegnerete ad altri ». Ma i due Apostoli impavidi risposero: « Minacciateci pure, ma noi quel Nome lo ripeteremo sempre. Non possiamo tacere » (Atti, IV, 5-21). … neque docerent in Nomine Jesu. In queste parole si compendia tutto un disegno satanico che dura anche ai nostri tempi: vogliono dimenticata e distrutta tutta la dottrina, tutta l’opera, tutta la Religione. Ed ecco le popolazioni che. non vogliono più ascoltare il catechismo e la predica; ecco i giovani che abbandonano le associazioni cattoliche per frequentare altre compagnie dove il Nome di Gesù non si ripete con adorazione; ecco. le ingenue anime dei nostri fanciulli che bramano sentir parlare di Gesù, e mancano di chi potrebbe e dovrebbe a loro ripeterlo con religioso amore. Dall’ignorare il Nome di Gesù al bestemmiarlo, non c’è che un passo, che l’esperienza ci dimostra molto breve. Aperuit os blasphemare Nomen eius! E lo bestemmiamo gli uomini all’officina, quasi che anch’Egli non avesse passato all’officina tutta la vita. E lo bestemmiano anche le donne, e spesso lo nominano senza reverenza. E lo bestemmiano perfino i fanciulli che un giorno il divin Maestro si stringeva sul cuore palpitante d’amore infinito. – E D’INDOMATO AMOR. Gli Apostoli non avevano né oro né argento, ma avevano il Nome di Gesù che stimavano il più grande di tutti i tesori. « Non abbiamo danaro — dissero Pietro e Giovanni a uno storpio che mendicava sulla porta Speciosa — ma abbiamo il Nome di Gesù. E nel Nome di Gesù, alzati e cammina » (Atti, III, 6). Il Nome di Gesù non solo era la ricchezza ma anche la forza degli Apostoli. E quando i Giudei si meraviglieranno dei prodigi compiuti da Pietro, egli dirà loro: « Gente d’Israele!… È il Nome di Gesù che ha fortificato questo povero uomo che vi sta davanti» (Atti, III, 16). S. Paolo in quattordici lettere scrisse 237 volte il Nome di Gesù e 417 il Nome di Cristo. E quando sulla via Ostiense gli troncarono la testa, la tradizione vuole che il suo capo tagliato, balzando tre volte sulla terra, abbia ripetuto ancora tre volte: « Gesù! ». Gesù! era l’ultimo sospiro di tutti i martiri divorati dalle belve nei circhi, o  abbruciati negli orti, o immersi in fontane ghiacciate, o soffocati nell’olio bollente. S. Francesco d’Assisi pronunziando questo divin Nome si forbiva le labbra per dolcezza. –  S. Caterina da Genova, nobil donna della famiglia Fieschi, con mirabile sollecitudine assisteva gli ammalati nell’ospedale. Essendovi una volta ricoverata una vecchia gravemente inferma di febbre pestifera, la quale stette otto giorni in agonia senza parlare, la santa spesso visitandola le diceva: « Chiama Gesù ». Ma quella non potendo proferire la voce, moveva le labbra onde si congetturava che lo chiamasse come poteva. Quando Caterina le vide la bocca « piena di Gesù », non potendosi più contenere la baciò con grand’affetto del cuore, per questo ne contrasse la febbre pestilenziale così che ne fu per morire. Eppure era tutta lieta perché aveva baciato il Nome di Gesù. – E PER NOI CHE SEGNO È? Che segno è il Nome di Gesù per la nostra famiglia? « Dove saranno due o tre uniti insieme nel mio Nome, in mezzo a loro sarò anch’Io ». Così ha, detto il Signore. Ubi sunt duo congregati in Nomine meo… (Mt., XVIII, 20). Questi due possono essere lo sposo e la sposa. Scendete nelle catacombe di Roma e spesso troverete inciso sulle pareti il simbolo eloquente del matrimonio cristiano: due mani congiunte insieme e al di sopra il nome Gesù. In questo Nome gli sposi devono educare santamente i figli.

2) Che segno è il Nome di Gesù in mezzo ai nostri amici? » Dove due o tre sono congregati nel mio Nome, in mezzo a loro sarò anch’io ». Ma Gesù forse non può venire in mezzo alle nostre compagnie, perché si bestemmia, perché si parla disonesto, perché si sta ai ritrovi e ai divertimenti invece di recarci alla Messa e alla spiegazione della Dottrina; in una parola perché non ci raduniamo nel suo Nome!

3) Che segno è il Nome di Gesù per il nostro cuore? È scritto: « Qualunque cosa domanderete al Padre nel mio Nome, l’avrete » (Giov., XVI, 23). Noi invece siamo pigri nelle orazioni, distratti, svogliati. È scritto: «Io sono pronto a farmi legare e a morire in Gerusalemme per il Nome di Gesù» (Atti, XXI, 13). Noi invece non siamo capaci della più piccola mortificazione; ci lamentiamo delle croci; ci disperiamo contro la divina Provvidenza. È scritto ancora: « Chiunque nel mio Nome avrà dato a un povero anche un bicchier d’acqua fredda, non sarà senza mercede » (Mc., IX, 40). Noi invece siamo gretti con i poveri, li trattiamo in modo spregevole; noi, prima d’offrire un soldo per la Chiesa, per le Missioni, per le opere buone, si fa mille calcoli; mentre per i divertimenti non si tiene misura. Infine sta scritto: « Qualunque cosa facciate, o in opere o in parole, fate nel Nome del Signore Gesù Cristo » (Colos., III, 17). Noi invece si passa delle giornate, delle settimane intere senza ricordarci nemmeno una volta del Nome di Gesù. – Una debole fanciulla di Lorena che non sapeva altro che condurre i greggi a pasturare, un giorno prese una bandiera, vi scrisse il nome di Gesù e corse a combattere contro gli eserciti inglesi che avevano occupato la Francia. E vinse. – Come Giovanna d’Arco, anche noi siamo deboli e paurosi; anche noi abbiamo l’anima assediata da terribili eserciti nemici: l’esercito delle passioni nostre, l’esercito delle lusinghe mondane, l’esercito dei demoni. Il Nome di Gesù sia la nostra bandiera: questo Nome ci accompagni ogni giorno; questo Nome ci assista nell’ora della tentazione, nell’ora della tribolazione; questo Nome sia l’ultimo sospiro dell’anima nostra nell’ora della morte.

IL CREDO

Offertorium

Orémus
Ps LXXXV: 1; 5
Confitébor tibi, Dómine, Deus meus, in toto corde meo, et glorificábo nomen tuum in ætérnum: quóniam tu, Dómine, suávis et mitis es: et multæ misericórdiæ ómnibus invocántibus te, allelúja.

[Confesserò Te, o Signore, Dio mio, con tutto il mio cuore, e glorificherò il tuo Nome in eterno: poiché Tu, o Signore, sei soave e mite: e misericordiosissimo verso quanti Ti invocano, allelúia.]


Secreta

Benedíctio tua, clementíssime Deus, qua omnis viget creatúra, sanctíficet, quǽsumus, hoc sacrifícium nostrum, quod ad glóriam nóminis Fílii tui, Dómini nostri Jesu Christi, offérimus tibi: ut majestáti tuæ placére possit ad laudem, et nobis profícere ad salútem.

[O clementissimo Iddio, la tua benedizione, che dà vita d’ogni creatura, santífichi, Te ne preghiamo, questo nostro sacrificio, che Ti offriamo a gloria del Nome del Figlio tuo e Signore nostro Gesù Cristo: affinché torni gradito e di lode alla tua maestà e profittevole alla nostra salvezza.]

COMUNIONE SPIRITUALE

Communio

Ps LXXXV:  9-10
Omnes gentes, quascúmque fecísti, vénient et adorábunt coram te, Dómine, et glorificábunt nomen tuum: quóniam magnus es tu et fáciens mirabília: tu es Deus solus, allelúja.

[Tutte le genti che Tu hai fatto, o Signore, vengono e Ti adorano e glorificano il tuo Nome: poiché grande Tu sei e fai meraviglie: Tu solo sei Dio, allelúia.]

Postcommunio

Orémus.
Omnípotens ætérne Deus, qui creásti et redemísti nos, réspice propítius vota nostra: et sacrifícium salutáris hóstiæ, quod in honórem nóminis Fílii tui, Dómini nostri Jesu Christi, majestáti tuæ obtúlimus, plácido et benígno vultu suscípere dignéris; ut grátia tua nobis infúsa, sub glorióso nómine Jesu, ætérnæ prædestinatiónis titulo gaudeámus nómina nostra scripta esse in cœlis.

[Onnipotente eterno Iddio, che ci hai creati e redenti, guarda propizio i nostri voti: e degnati di ricevere benignamente il sacrificio della Vittima salutare che offriamo alla tua maestà in onore del Nome del tuo Figlio, Gesù Cristo, nostro Signore; affinché, per la tua grazia, in virtù del glorioso Nome di Gesù, godiamo di vedere i nostri nomi scritti in cielo in eterno.]

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)

RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE (1)

ORDINARIO DELLA MESSA

MESSA DI CAPODANNO (2022)

MESSA DI CAPODANNO (2022)

CIRCONCISIONE DI N. SIGNORE E OTTAVA DELLA NATIVITÀ.

Stazione a S. Maria in Trastevere

Doppio di II classe. – Paramenti bianchi.

La liturgia celebra oggi tre feste: La prima è quella che gli antichi sacramentari chiamano « nell’Ottava del Signore ». Gesù è nato da otto giorni. Così la Messa ha numerosi riferimenti a quelle di Natale. La seconda festa ci ricorda che, dopo Dio, noi dobbiamo Gesù a Maria. Cosi un tempo si celebrava in questo giorno una seconda Messa in onore della Madre di Dio nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Ne è rimasta una traccia nella Orazione, nella Secreta e nel Postcommunio, che sono prese dalla Messa votiva della SS. Vergine, e nei Salmi dei Vespri, tolti dal suo Officio. – La terza festa, infine, è quella della Circoncisione, che si celebra dal VI secolo. Mosè imponeva questo rito purificatore a tutti i bambini Israeliti, l’ottavo giorno dalla loro nascita (Vang.). È una figura del Battesimo per il quale l’uomo è circonciso spiritualmente. « Tu vedi, dice S. Ambrogio, che tutta la legge antica è stata la figura di quello che doveva venire; infatti anche la circoncisione significa espiazione dei peccati. Colui che è spiritualmente circonciso con la correzione dei suoi vizi, è giudicato degno dello sguardo del Signore » (1° Notturno). Così, parlando del primo sangue divino che il Salvatore versò per lavare le nostre anime, la Chiesa insiste sul pensiero della correzione di quello che di cattivo è in noi. « Gesù Cristo ha dato se stesso per riscattarci da ogni iniquità e purificarci » (Ep.). « Degnati, Signore, con questi celesti misteri, di purificarci » (Secr.). «Fa, o Signore, che questa Comunione ci purifichi dei nostri peccati » (Postcom.).

Incipit

In nómine Patris, ☩ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.

Introitus

Isa. 9:6
Puer natus est nobis, et fílius datus est nobis: cujus impérium super húmerum ejus: et vocábitur nomen ejus magni consílii Angelus.

 [Ci è nato un bambino, ci è stato dato un figlio, il cui impero poggia sugli ómeri suoi: e il suo nome sarà: Angelo del buon consiglio.]
Ps XCVII:1


Cantáte Dómino cánticum novum: quia mirabília fecit.

[Cantate al Signore un cantico nuovo: perché ha fatto cose mirabili.]


Puer natus est nobis, et fílius datus est nobis: cujus impérium super húmerum ejus: et vocábitur nomen ejus magni consílii Angelus.

[Ci è nato un bambino, ci è stato dato un figlio, il cui impero poggia sugli ómeri suoi: e il suo nome sarà: Angelo del buon consiglio.]

Oratio

Orémus.
Deus, qui salútis ætérnæ, beátæ Maríæ virginitáte fecúnda, humáno géneri praemia præstitísti: tríbue, quǽsumus; ut ipsam pro nobis intercédere sentiámus, per quam merúimus auctórem vitæ suscípere, Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: 

O Dio, che mediante la feconda verginità della beata Maria, hai conferito al genere umano il beneficio dell’eterna salvezza: concédici, Te ne preghiamo: di sperimentare in nostro favore l’intercessione di Colei per mezzo della quale ci fu dato di ricevere l’autore della vita: il Signore nostro Gesú Cristo, tuo Figlio:

Lectio

Léctio Epístolæ beati Pauli Apóstoli ad Titum.
Tit 2:11-15
Caríssime: Appáruit grátia Dei Salvatóris nostri ómnibus homínibus, erúdiens nos, ut, abnegántes impietátem et sæculária desidéria, sóbrie et juste et pie vivámus in hoc saeculo, exspectántes beátam spem et advéntum glóriæ magni Dei et Salvatóris nostri Jesu Christi: qui dedit semetípsum pro nobis: ut nos redímeret ab omni iniquitáte, et mundáret sibi pópulum acceptábilem, sectatórem bonórum óperum. Hæc lóquere et exhortáre: in Christo Jesu, Dómino nostro.

[“Carissimo: La grazia di Dio nostro Salvatore si è manifestata per tutti gli uomini, insegnandoci che, rinunciata l’empietà e i desideri mondani, viviamo con temperanza; con giustizia e con pietà in questo mondo, in attesa della beata speranza e della manifestazione gloriosa del grande Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo; il quale ha dato se stesso per noi, per redimerci da ogni iniquità, e formarsi un popolo puro che gli fosse accetto, zelante delle buone opere. Così insegna ed esorta in Cristo Signor nostro”] (Tit. II, 11-15). –

IL PROGRAMMA DELLA NOSTRA VITA

[A, Castellazzi: Alla Scuole degli Apostoli. Ed. Artigian. Pavia, 1929]

Quando S. Paolo si recò nell’isola di Creta col suo discepolo e collaboratore Tito, vi trovò parecchi gruppi di Cristiani, che non erano organizzati in una gerarchia regolare. Non potendo l’Apostolo trattenersi a lungo nell’isola, vi lasciò Tito a organizzare quella Chiesa. Più tardi gli scrive una lettera. In essa gli dà norme da seguire nell’adempimento del suo ufficio pastorale rispetto agli uffici ecclesiastici, ai doveri delle varie classi di persone e ai doveri generali dei Cristiani. Nel brano riportato, avendo prima stabiliti i doveri secondo i differenti stati, reca la ragione per la quale i Cristiani sono tenuti a questi doveri. Sono tenuti perché Dio, che nella sua bontà è sceso dal cielo per tutti, ha insegnato a tutti a rinunciare all’empietà e ai desideri del secolo per vivere nella moderazione, nella giustizia, nell’amor di Dio. Così vivendo saranno consolati dalla presenza della venuta del Redentore, il quale ha dato in sacrificio se stesso per riscattarci dal peccato, e così formare di noi un popolo veramente eletto, tutto dato alle buone opere. Sul cominciare dell’anno la Chiesa ripete a noi questo insegnamento, per esortarci a vivere secondo: Pietà, Temperanza, Giustizia.  « Chiunque, vuol pervenire al regno celeste, viva con temperanza verso se stesso, con giustizia verso il prossimo, con pietà perseverante verso Dio» (S. Fulgenzio, De remiss. Pacc. L. 1 c. 23).Cominciamo subito da quest’oggi a mettere in pratica questo programma affinché, se il Signore volesse chiamarci al rendiconto nel corso di quest’anno, in qualunque momento ci chiami abbia a trovarci pronti.Mons. Francesco Iannsens, Vescovo di Nuova Orleans,venerato dai suoi figli come un santo, viaggiando sopra un piroscafo alla volta d’Europa, è colpito improvvisamente dalla morte. Non gli rimane che il tempo di inginocchiarsi in cabina e dire: «Mio Dio, vi ringrazio che son pronto» (La Madre Francesca Zaverio Cabrini; Torino 1928, p. 144-45). Che d’ora innanzi la nostra vita sia tale, da poter anche noi dare questa risposta alla divina chiamata, in qualunque momento e in qualunque circostanza si faccia sentire!

Graduale

Ps XCVII:3; 2
Vidérunt omnes fines terræ salutare Dei nostri: jubiláte Deo, omnis terra.
V. Notum fecit Dominus salutare suum: ante conspéctum géntium revelávit justitiam suam. Allelúja, allelúja.

[Tutti i confini della terra videro la salvezza del nostro Dio: acclami a Dio tutta la terra.
V Il Signore ci fece conoscere la sua salvezza: agli occhi delle genti rivelò la sua giustizi. Alleluia, alleluia.]
Heb I:1-2


Multifárie olim Deus loquens pátribus in Prophétis, novíssime diébus istis locútus est nobis in Fílio. Allelúja.

[Un tempo Iddio parlò in molti modi ai nostri padri per mezzo dei profeti, ultimamente in questi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio. Allelúia.]

Evangelium

Luc II:21
In illo témpore: Postquam consummáti sunt dies octo, ut circumciderétur Puer: vocátum est nomen ejus Jesus, quod vocátum est ab Angelo, priúsquam in útero conciperétur.

OMELIA

(G. Colombo: Pensieri sui Vangeli e sulle feste del Signore e dei Santi; VI ediz. – Soc. Ed. Vita e pensiero.- Milano 1956)

LA CIRCONCISIONE DI CRISTO E LA NOSTRA

Geremia, il profeta doloroso, uscì un giorno in un triste lamento: « È passato il tempo dei frutti e dei raccolti, anche l’estate è finita, e noi, miseri non ci siamo salvati» Transiit messis, finita est æstas et nos salvati non sumus (VIII, 20). Questo gemito ritorna spontaneo al nostro labbro se dalla punta dell’anno nuovo che oggi incomincia, ci voltiamo indietro a considerare l’anno vecchio che ieri finì. Un altro anno se n’è volato via, altri trecento sessanta cinque giorni che non rivivremo più. Pensate: se ogni giorno avessimo ascoltato la S. Messa, se ogni giorno avessimo detto bene il S. Rosario, se ogni settimana avessimo elargito una piccola elemosina alla Chiesa o ai poveri, oppure avessimo fatto una piccola mortificazione di gola, di lingua o di pensiero per amor di Cristo, quale abbondante messe di preziosissimi frutti avremmo ora da raccogliere! Invece la stagione dei frutti passò, l’estate finì, e noi restiamo con vuote entrambe le mani. Transiit messis, finita est æstas et nos salvati non sumus. – Chi sa quanti ieri, tirando i conti, avranno detto: « Godi, anima mia: quest’anno abbiamo messo buona roba in granaio e buon danaro nel portafoglio, abbiamo acquistato terreni e abbellito la casa… ». Va bene, godete pure. Ma, e l’anima vostra l’avete abbellita? e nei granai dell’eternità avete messo buon frumento che l’umidità non ammuffisce e che i topi non rosicchiano? O, forse, abbiamo aggiunto miserie a miserie, abbiamo peccato contro noi, contro la nostra famiglia, contro Dio e l’anima nostra è scesa più giù per una china fangosa fino alla perdizione? Chi adesso ci potrà stendere una mano pietosa, strapparci dai nostri peccati, avviarci con l’anno nuovo per un cammino nuovo? Gesù Cristo: il Salvatore. Si legge, nel Vangelo di questa festa, così: « Trascorsi otto giorni, il Fanciullo di Dio fu circonciso e fu chiamato Gesù, ossia Salvatore ». Misteriosa coincidenza: è dalla circoncisione che il Dio-Uomo vien detto Gesù, perché solo nel dolore Egli ci ha salvati. Senza spargimento di sangue, è scritto, non c’è salvezza; e solo il Sangue doveva essere suggello della nuova alleanza tra il peccatore e Dio, tra la terra e il cielo. Cristo per salvarci si è circonciso: ecco il primo pensiero. Ma poi che Dio non ha voluto salvarci senza la nostra cooperazione, ne deriva, per tutti, la necessità della circoncisione. Ma non una circoncisione materiale come quella dei Giudei, bensì una circoncisione spirituale del cuore: ecco il secondo pensiero. – CRISTO PER SALVARCI SI È CIRCONCISO. Nel libro dei Re è descritta la famosa lotta tra Elia, profeta del Signore, e i sacerdoti di un superstizioso idolo chiamato Baal. « Ci siano dati due buoi » esclamò Elia in faccia a tutto il popolo. « I sacerdoti di Baal ne scelgano uno per loro e, fattolo in pezzi, lo pongano sopra la legna, ma non vi mettano sotto il fuoco. Io ne sceglierò un altro per me, lo porrò sopra la legna, ma non vi metterò sotto il fuoco. Invochino essi, allora, i nomi dei loro dei, io chiamerò il nome del mio Signore. Il Dio che esaudirà per mezzo del fuoco, quello è vero ». I sacerdoti di Baal accettarono e tutto il popolo disse: « Sì ». A mezzo giorno si vide uno spettacolo raccapricciante. Poi che sull’altare dell’idolo non s’accendeva mai la fiamma, i sacerdoti avevano cominciato ad ululare e poi con lancette e coi coltelli si facevano nel volto e nella persona lunghi tagli e profonde incisioni sino a bagnarsi di sangue. E Baal era sordo a quelle grida disperate, era cieco a quel sangue espresso da ogni scalfittura. Non una scintilla scoccava, tra la legna, sotto il bue sacrificato. – S. Agostino, pensando a questa dolorosa scena esclama commosso: « Oh! Miei fratelli, quale contrasto tra Cristo e Baal, tra gli adoratori di Baal e quelli di Cristo! Nel tempio di Baal gli uomini spargevano il proprio sangue per il loro idolo; nel tempio del vero Dio, è Dio medesimo che, nella Circoncisione, versò il proprio sangue per gli uomini ». Là un popolo idolatra lacerava la sua carne per compiacere ad una bugiarda divinità; qui, Dio incarnato si lascia tagliare la propria carne perché ne sgorghino le prime gocce di quel sangue che doveva redimere il mondo. Oh sì! una grande maledizione gravava sul mondo, e gli uomini per il peccato d’Adamo e per i loro peccati erano fatalmente rovinati e per sempre. C’era bisogno d’un pacificatore che valesse a calmare la vendetta di Dio, c’era bisogno d’un prezzo infinito che bastasse a soddisfare la giustizia del Signore. Il pacificatore fu Cristo e il prezzo della pace fu il sangue che versato a gocce nella Circoncisione doveva sgorgare a fiotti nel giorno della Crocifissione. E ci ha salvati. – Ci ha salvati, perdonandoci i peccati: e sarebbe bastato che ce li avesse perdonati una volta sola, la prima, per essere nostro Salvatore. Invece ce li ha perdonati settanta volte sette, cioè sempre che noi ci mettiamo ai piedi del Confessore nel Sacramento della penitenza. Ci ha salvati col fortificarci con la sua grazia l’anima nostra debole assai. Basta una piccola occasione, uno sguardo, un pensiero, una parola per farla tremare e cadere, per la qual cosa se il Signore non ci aiuta è impossibile resistere. Ci ha salvati con aprirci il paradiso. Quando ci ammaleremo per l’ultima volta e stenderemo nel letto dell’agonia le nostre membra faticate, quando il mondo intorno svanirà come una nave che si allontani, quando non udremo più il singhiozzo dei cari parenti perché il nostro corpo starà per dissolversi, come un mantello vecchio, allora lo vedremo il Salvatore che verrà a prendere l’anima nostra e portarla in Paradiso: Egli stesso con le sue mani piagate dai chiodi ce lo schiuderà davanti. – DOBBIAMO PER SALVARCI CIRCONCIDERE IL CUORE. Gli scribi e i farisei di Gerusalemme dissero una volta a Gesù: « Perché, Maestro, i tuoi discepoli trasgrediscono le nostre costumanze? Non ti sei accorto ch’essi non si lavano le mani prima di mangiare il pane? ». « Ipocriti! — rispose Gesù, — che v’affannate per queste odiose prescrizioni e che poi, senza scrupolo, rifiutate un tozzo di pane a vostra madre affamata; ben ha detto di voi Isaia che amate Dio con la bocca mentre avete il cuore lontano da Lui. » Poi chiamò le turbe a sé e disse: « Udite! Ascoltate! Non ciò che entra per la bocca, ma ciò che dalla bocca esce insozza l’anima dell’uomo ». Nessuno ci capì; Pietro osò supplicarlo: « Signore! Spiegaci questa tua parabola ». E Gesù, buono, spiegò. « Quel che dalla bocca esce vien dal cuore: è dal cuore che sorgono i cattivi pensieri, gli omicidi, gli adulteri, i furti, le false testimonianze, le calunnie, È questo che rovina l’uomo ». Quæ autem procedunt de corde, ea coinquinant hominem (Mt., XV, 18). Conviene adunque che non il corpo, ma il cuore sia circonciso, se vogliamo partecipare alla grazia della Redenzione. Per chi è avaro, questa santa circoncisione, consiste nel frenare l’esagerato amore al danaro con la giustizia dei propri guadagni, con l’elemosina verso i bisognosi. Per chi è superbo, questa santa circoncisione consiste nel soffocare l’invidia del bene altrui, quell’invidia che tramuta per noi in un dolore ogni gioia del prossimo, e ci fa odiare quelli che dal Signore sono più benedetti. Per chi è impudico, questa santa circoncisione consiste nel fuggire il gioco e il vino; i luoghi e le persone pericolose; nell’amare la preghiera e la santa Eucaristia. È dolorosa questa circoncisione del cuore. Lo so; e prima di noi lo sapeva Gesù Cristo che ce l’ha imposta. Ma è necessaria.  Chi la rifiuta, riceverà il rimprovero di S. Stefano: « Gente dura di mente e incirconcisa di cuore! voi resistete sempre allo Spirito Santo ». – Finalmente il popolo d’Israele, dopo lunghe giornate di caldura soffocante, di fame, di sete, di malattie, di guerre arrivava a quella terra promessa da Dio, intravista nei sogni, sospirata per anni e anni. Già tutti sentivano la fragranza del latte e del miele stillante in quella beata regione, già la vedevano, già correvano ad entrarvi. Ma Giosuè fermò d’un tratto le dodici tribù, gridando l’ordine di Dio: « Nessuno può entrare nella terra promessa se prima non sia circonciso ». Quel paese felice è una figura del Paradiso. Quella circoncisione materiale è un simbolo della circoncisione spirituale del cuore. Nessuno può entrare in Paradiso senza questa circoncisione del cuore. Circumcisio cordis in spiritu, non littera. –  Quanti, forse senza di essa, sono morti nell’anno finito ieri! E chissà che questo non sia per noi l’ultimo di vita; l’anno che decida dell’inferno o del Paradiso per l’anima nostra? Tutti vediamo il primo giorno, ma non tutti ne vedremo l’ultimo. Dio sa quelli che di noi morranno. Qualcuno, in verità potrebbe dire: « Quest’anno morrò: che sarà di me? ». Al Salvatore, a Cristo circonciso per le nostre anime, gridiamo oggi la preghiera di Davide: « Salvami, Dio, dalla corruzione del mondo! Che le sue acque, che i falsi piaceri, che le bugiarde teorie non tocchino l’anima mia. Salvami Dio, perché affondo nel fango, e non trovo un sostegno ».

IL CREDO

Offertorium

Orémus
Ps LXXXVIII:12; 15
Tui sunt cæli et tua est terra: orbem terrárum et plenitúdinem ejus tu fundásti: justítia et judícium præparátio sedis tuæ.

[Tuoi sono i cieli e tua è la terra: Tu hai fondato il mondo e quanto vi si contiene: la giustizia e l’equità sono le basi del tuo trono].

Secreta

Munéribus nostris, quǽsumus, Dómine, precibúsque suscéptis: et coeléstibus nos munda mystériis, et cleménter exáudi.

[Ti preghiamo, o Signore, affinché gradite queste nostre offerte e preghiere, Ti degni di mondarci con questi celesti misteri e pietosamente di esaudirci.]

COMUNIONE SPIRITUALE

Communio

Ps XCVII:3


Vidérunt omnes fines terræ salutáre Dei nostri.


[Tutti i confini della terra videro la salvezza del nostro Dio.]

Postcommunio

Orémus.
Hæc nos commúnio, Dómine, purget a crímine: et, intercedénte beáta Vírgine Dei Genetríce María, cæléstis remédii fáciat esse consórtes.

[Questa comunione, o Signore, ci purífichi dal peccato e, per intercessione della beata Vergine Maria Madre di Dio, ci faccia partecipi del celeste rimedio.]

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)

RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE (2)

ORDINARIO DELLA MESSA