TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO (5)

L. LEBAUCHE

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO (5)

TITOLO ORIGINALE: TRAITÉ DU SAINT – ESPRIT Edit. Bloud-Gay.- Paris 1950

V. Per la Curia Generalizia Roma, 11 – 2 – 1952 Sac. G. ALBERIONE

Nulla osta alla stampa, Alba, 20 – 2 – 1952 Sac. S. Trosso, Sup.

lmprimatur Alba, 28 – 2 – 1952 Mons. Gianolio, Vic. GEN.

CAPO QUARTO

LA PENTECOSTE

Il cinquantesimo giorno dopo la Pasqua, πεντηκοστὴ ἡμέρα (= pentecoste emera), i Giudei celebravano, nel tempio di Gerusalemme, una festa nella quale veniva offerto a Dio, fra gli altri sacrifici, quello di due pani fatti con farina di grano nuovo, per riconoscere il suo sovrano dominio sui raccolti e sopra tutto il popolo. Secondo un’antica tradizione era anche la festa della promulgazione della Legge, sul Monte Sinai. Questa festa, della durata di un giorno solo, era molto popolare. Mentre la Pasqua era soprattutto una festa di famiglia, la Pentecoste era veramente una festa nazionale. I Giudei vi giungevano non soltanto dalla Palestina, ma da tutti i paesi circostanti, dall’Egitto, da Creta, dalla Grecia, dall’Asia Minore, dai paesi della Transgiordania. Ciascuno parlava la propria lingua, specialmente l’ebraico, nel dialetto aramaico, lingua degli Israeliti di Palestina; il greco, lingua delle persone colte, ed anche il latino, lingua delle truppe romane di occupazione. Fu tale festa che il Salvatore scelse per farne, dopo quelle della Natività, di Pasqua e dell’Ascensione, la più grande festa cristiana.

1.

Nel discorso che il Salvatore pronunziò dopo la Cena, aveva detto ai Suoi Apostoli: Quando sarò tornato al Padre, andate a Gerusalemme e restatevi finché sia compiuta in voi la grande promessa che vi ho fatta. Ve l’ho detto. Non vi lascerò soli, non vi lascerò orfani. “Non vi lascerò orfani” è il termine usato dal Salvatore per indicare il carattere delle relazioni del tutto paterne che lo univano ai suoi Apostoli. Ben presto tornerò a voi, sarò con voi, in voi, per il mio Spirito, col mio Spirito, nel mio Spirito. Sarò con voi, in voi, tutti i giorni, sempre, sino alla fine dei tempi (Gv. XIV, 15-20, 25-29). – Dopo l’Ascensione del Maestro, gli Apostoli tornarono dunque a Gerusalemme. Salirono al Cenacolo, ove, dopo la Cena di addio, avevano l’abitudine di rifugiarsi. E là tutti in un medesimo spirito, perseveravano nella preghiera; Maria, Madre di Gesù, era in mezzo a loro, per guidarli e incoraggiarli. Era il decimo giorno di tale ritiro, quando all’ora di terza, cioè verso le nove del mattino, « all’improvviso venne dal cielo un rumore come di vento impetuoso e riempì tutta la casa dove si trovavano. Ed apparvero ad essi, distinte, delle lingue come di fuoco, e se ne posò una su ciascuno di loro: e furono tutti ripieni di Spirito Santo e cominciarono a lodare Dio e a parlare vari linguaggi secondo che lo Spirito Santo dava loro di esprimersi » (Atti II, 2-4). Era la Pentecoste della Nuova Legge, il compimento della Grande Promessa. Lo Spirito Santo invadeva, penetrava a fondo l’anima degli Apostoli. Per il Suo Spirito, col Suo Spirito, nel Suo Spirito, era il Verbo eterno del Padre, Figlio unico di Dio, Dio, che ritornava con i Suoi Apostoli, con essi, in essi, per condurre a termine la loro trasformazione.  Ciò che Egli opera prima di tutto nell’anima degli Apostoli, per lo Spirito Santo, con lo Spirito Santo, nello Spirito Santo, uno col Suo divino Spirito, è una fede profonda, viva, ardente, luminosa nella Persona del Messia, Figlio di Dio, Dio, venuto in questo mondo per riscattare tutti gli uomini dalla schiavitù del peccato e salvarli tutti. È questo il vero regno di Dio, quel regno tutto interiore che si tratta di stabilire, e che dirigerà quello esteriore che gli corrisponde. Il Salvatore lo ha detto abbastanza: Regnum Dei intra vos est.

2.

Quel che Egli opera in seguito, diciamo pure nel medesimo tempo, nell’anima degli Apostoli, è il dono pieno dell’Apostolato. Nel corso della sua vita terrena, aveva scelto dodici discepoli perché fossero Suoi Apostoli. Ma adesso li fa Suoi Apostoli. Per lo Spirito Santo, con lo Spirito Santo, nello Spirito Santo che Egli comunica loto, uno col Suo divino Spirito, li manda alla conquista spirituale del mondo. Sarà la loro vita, il loro slancio, il loro entusiasmo, una passione ardente che si impossesserà interamente di loro. Egli sarà con essi, in essi, per il Suo Spirito, col Suo Spirito, nel Suo Spirito, uno col Suo Spirito. -. Seguiamo il testo della narrazione che troviamo negli Atti degli Apostoli e che ci espone tutte queste cose, in termini che colpiscono. Al rumore che si era fatto udire, concorse la folla davanti al Cenacolo per sapere quel che era avvenuto e, udendo gli Apostoli celebrare le lodi di Dio in tutte le lingue, reclamò la spiegazione di tale prodigio. Allora Pietro si presentò con gli Undici. Giuda, il traditore, verrà poi sostituito da Mattia. E disse loro: Figli d’Israele, ascoltate queste parole. A quel Gesù di Nazaret che avete messo a morte, crocifiggendolo, Dio ha reso testimonianza mediante i prodigi, i miracoli, i segni che ha operati per Suo mezzo, fra voi, dandovi così la prova che Egli è veramente l’atteso Messia, annunziato dai profeti. Dio lo ha risuscitato, infrangendo i legami dolorosi della morte. È di Lui che David profetizzava quando diceva: « Tu non lascerai l’anima mia nel soggiorno dei morti, e non permetterai che il Tuo Santo vegga la corruzione della tomba ». Così egli vide in anticipo la resurrezione di Cristo. Noi tutti siamo testimoni di questo Gesù che Dio ha risuscitato. E possiamo anche testimoniare che è stato elevato al cielo dall’onnipotenza di Dio, ha ricevuto dal Padre, lo Spirito Santo, e lo ha mandato sopra di noi, come voi udite (Atti II, 22-23). E, dopo alcuni giorni, in un secondo discorso, che è tutt’uno col primo, dopo il miracolo strepitoso della guarigione dello storpio della « Porta Bella » del Tempio, Pietro esclama: « Israeliti, perché vi meravigliate di questo? e perché tenete gli occhi su di noi, come se per nostra potenza o virtù lo avessimo fatto camminare? Il Dio d’Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio dei Padri nostri, ha glorificato il Suo Figlio Gesù, che voi avete tradito e rinnegato davanti a Pilato, mentre Lui aveva deciso di liberarlo. Ma voi rinnegaste il Santo e il Giusto, e chiedeste che vi fosse graziato un omicida; voi uccideste l’Autore della vita, che Dio però ha risuscitato dai morti, del che noi siamo testimoni. E per la fede nel nome di Lui, il Suo Nome ha rafforzato costui che vedete e conoscete, e la fede che vien da Lui gli ha dato davanti agli occhi vostri questa perfetta sanità » (Atti III, 12-16). – La cosa fece rumore. Tutta Gerusalemme ne fu commossa. Le guardie s’impadronirono di Pietro e di Giovanni, li gettarono in prigione fino al giorno seguente e l’indomani li menarono davanti agli Anziani del popolo, Farisei, Dottori della Legge, Scribi, principi dei Sacerdoti. Essi chiesero loro: « Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo? » Allora Pietro pieno di Spirito Santo, che procede dal Verbo Eterno del Padre, che è una cosa sola col Suo divino Spirito, che parla ed agisce con lo Spirito, per lo Spirito, nello Spirito Santo, disse loto: « Capi del popolo ed Anziani, ascoltate. Giacché oggi siamo interrogati sul beneficio fatto ad un malato, affin di sapere in qual modo questo sia guarito, sia noto a voi tutti e a tutto il popolo d’Israele, come in nome del Signore Nostro Gesù Cristo Nazareno che voi crocifiggeste e Dio risuscitò da morte, in virtù di questo Nome costui è sano dinanzi a voi. Questa è la pietra riprovata da voi, costruttori, la quale è divenuta pietra angolare. Né c’è in altro salvezza. E non v’è altro Nome sotto il cielo dato agli uomini in virtù del quale possiamo salvarci (Atti IV, 9-12). Davanti a tale sicurezza, i sinedriti si turbarono. Che cosa fare, si chiesero, dei discepoli di Gesù che fanno miracoli strepitosi, in suo Nome, in virtù della sua potenza, e presentano il loro Maestro come il Messia, il Salvatore annunziato dai profeti, e soggiogano le folle? Presero la risoluzione di proibir loro assolutamente e con minacce di parlare ed insegnare nel Nome di Gesù. Pietro e Giovanni risposero: « Se sia giusto dinanzi a Dio l’obbedire a voi piuttosto che a Dio, giudicatelo voi stessi; noi poi non possiamo non parlare di quello che abbiamo visto e udito » (Atti IV, 19-20). Ai Giudei che avevano loro chiesto: Fratelli, che cosa faremo? Pietro aveva risposto: Pentitevi, e ciascuno di voi sia battezzato nel Nome di Gesù per ottenere il perdono dei vostri peccati; e riceverete come noi il dono dello Spirito Santo. Coloro che ricevettero la parola di Dio furono battezzati e in quel giorno il numero dei discepoli aumentò di circa tremila persone. – La Chiesa si organizzò prestissimo sotto forma di una comunità perfetta. Le persecuzioni da parte degli Anziani, del popolo, dei Farisei, Dottori della Legge, Scribi, principi dei Sacerdoti si succedettero. Ma il più accanito dei persecutori, Saulo, fu afferrato dall’azione folgorante dello Spirito Santo. Il Salvatore stesso intervenne per il Suo Spirito, col Suo Spirito, nel Suo Spirito. « Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? » Ed egli chiese: « Chi sei, Signore ?» E udì questa risposta: «Io sono Gesù che tu perseguiti » (Atti IX, 3-7). Saulo si convertì e da ardente persecutore divenne Apostolo intrepido. Diventò l’Apostolo san Paolo, l’Apostolo dei Gentili, l’Apostolo dell’Occidente. Gli Apostoli partirono alla conquista spirituale del mondo. In circa trent’anni portarono il Vangelo in tutto il mondo romano. Suggellarono col proprio sangue la Verità della loro testimonianza, ad eccezione dell’Apostolo Giovanni, del quale il Salvatore aveva detto che non sarebbe morto di morte cruenta. Egli suggellerà col suo incomparabile amore la verità della sua testimonianza. – Tale è il mistero della Pentecoste; tali ne furono le conseguenze immediate che permettono di apprezzarne l’eccellenza e la prodigiosa portata. Ciò che il mistero della Pentecoste recò nel cuore degli Apostoli fu, con lo Spirito Santo, per lo Spirito Santo, nello Spirito Santo, una fede profonda e ardente nel Signore Gesù, Messia, Figlio di Dio, Dio. E nel medesimo tempo la comunicazione dell’Apostolato. Per lo Spirito Santo, con lo Spirito Santo, nello Spirito Santo, secondo la Grande Promessa che era stata loro fatta, il Salvatore tornava con essi, in essi per partire con loro alla conquista spirituale del mondo. –

3.

La Pentecoste dell’Antica Legge non durava che un giorno. Era la festa più solenne degli Giudei. La Pentecoste della Nuova Legge si perpetua sino alla fine dei tempi. Vi fu la Pentecoste solenne, dieci giorni dopo l’Ascensione, narrata nel libro degli Atti. Ma vi è un’altra Pentecoste, che si perpetua e si perpetuerà sino alla fine del mondo. Essa si compie nelle anime silenziosamente, nascostamente. Gesù, Verbo eterno del Padre, incarnato, risuscitato e glorioso, è nella gloria in mezzo agli eletti e, per il Suo Spirito, con il Suo Spirito, nel Suo Spirito, uno col Suo Spirito, comunica loro della pienezza della Sua gloria in proporzione dei loro meriti. È la loro ricompensa, la loro felicità. Ma continuamente, per il Suo divino Spirito, col Suo Spirito, nel Suo Spirito, uno col Suo divino Spirito, ritorna, viene nel cuore degli Apostoli, dei loro successori, dei loro continuatori, dei loro ausiliari, di tutti quelli che sono segnati del carattere del Suo sacerdozio e così creati, consacrati, resi atti, mediante tale consacrazione, a lavorare con Lui all’opera redentrice. – Così il Verbo eterno del Padre, incarnato, risuscitato e glorioso, per il Suo Spirito, col Suo Spirito, nel Suo Spirito, è nel Cielo in mezzo agli eletti dei quali forma la gloria e la felicità. Nel mondo, per il Suo Spirito, col Suo Spirito, nel Suo divino Spirito, Egli è ovunque vi sia un’anima santificata, presente, vivente in essa, per santificarla maggiormente. Ed è dappertutto ove trovasi un’anima da riscattare, salvare, santificare. Bussa alla porta, parla alla sua coscienza: aspetta che si apra, che si ceda ai Suoi inviti. – E tale presenza spirituale non gli è bastata, non gli basta, talmente è grande ed infinito l’amore che ha per noi, uomini, l’amore che lo anima e lo ispira, che ha ispirato e continua ad ispirare tutti i suoi atti. Prima di compiere sulla croce il gran sacrificio della nostra Redenzione, nel quale ha sparso fino all’ultima goccia il suo Sangue, ha istituito il sacramento del Suo amore, amandoci sino alla fine, usque in fine, come ha scritto l’Apostolo san Giovanni (Gv. XIII, 1), cioè non solo sino alla fine della sua vita terrena ma, come lo fanno molto giustamente notare gli esegeti, amandoci quanto poteva amarci, Lui, Verbo eterno del Padre, Verbo incarnato, Figlio di Dio, Dio. Questo sacramento è l’Eucarestia. Egli ha istituito il Sacramento dell’Eucarestia, nel quale sotto le semplici apparenze del pane e del vino, si rendeva realmente presente col Suo corpo, con la Sua anima, e compiva. Misticamente il sacrificio col quale annunziava il sacrificio cruento della croce, nel quale, dopo la sua morte, la Sua Risurrezione ed Ascensione, per mezzo del ministero del suo sacerdote, si renderebbe ancora realmente presente, con la sua umanità glorificata, si sacrificherebbe misticamente, sotto le specie del pane e del vino, per commemorare e rendere possibile l’applicazione, sino alla fine dei tempi, del santo Sacrificio della croce; e nel quale sarebbe pure realmente presente, Lui Verbo di Dio fatto uomo, Cristo risuscitato e glorioso, per essere cibo delle anime nostre, sì, cibo, Pane vivo destinato a nutrire la vita spirituale che mantiene in noi, per il Suo Spirito, col Suo Spirito, nel Suo Spirito. È un pane di vita, destinato ad alimentare in noi la vita spirituale che Egli ha creato e conserva, per il suo Spirito, col Suo Spirito, nel Suo Spirito. – Amabile nostro Salvatore, come può mai avvenire che alcuni, disconoscendo talmente il tuo amore, si siano applicati a diminuire, a menomare il mistero del Sacramento di amore, al punto da ridurre la tua presenza eucaristica alla sola presenza spirituale, oppure a ciò che essi chiamano una presenza simbolica che non è una presenza, ma soltanto un segno, ricusando di riconoscere e affermare il mistero del tuo amore, obbedendo così al meschino intellettualismo, del tutto umano, a una falsa filosofia, a vedute umane, a pregiudizi trovati nei libri. Se il mistero è in fondo all’amore umano, quando è vivo e profondo, perché deve recar meraviglia che esso si trovi infinitamente, in fondo all’amore del nostro Dio! Come è possibile che essi abbiano potuto trascinare nei loro errori ed eresie una parte della comunità cristiana, che in uno scisma orgoglioso perpetua i loro errori e le loro eresie? È disconoscere il tuo amore infinito per noi, Signore Gesù. Ma non hai permesso e non permetterai mai che le tenebre del peccato estinguano la Luce del tuo Spirito, né che la morte del peccato soffochi o paralizzi la Vita che sei venuto a portare sulla terra e che vi mantieni, per il Tuo Spirito, col Tuo Spirito, nel Tuo Spirito, uno col Tuo divino Spirito. Quando ci troveremo sul letto di morte e tutte le cose ci appariranno chiaramente, in tutta la loro grandezza e beltà, proveremo grande confusione e rimpianto per non averle viste abbastanza, durante la nostra vita terrena, come avremmo potuto vederle se fossimo stati più attenti, meno accecati dalla nostra filosofia, dai pregiudizi, dalle occupazioni materiali. Dal più profondo dell’anima nostra s’innalzerà, Signore Gesù, il grido che implora perdono. E Tu, o Gesù, ci perdonerai. E l’anima nostra ormai libera da quanto le era di ostacolo, dalle sue oscurità, si slancerà verso di Te nella gloria per contemplarti, Verbo eterno del Padre, incarnato, risuscitato e glorioso, in mezzo agli eletti, da cui procede lo Spirito, per il quale, col quale, nel quale, sarai in noi, come sei in tutti i Santi, per glorificarci e divinizzarci, secondo la misura dei nostri meriti. – Tale è il mistero della Pentecoste che continua nello spazio e nei tempi. È il mistero del grande intervento soprannaturale di Dio nelle anime, unito alla Sua azione naturale di creazione e conservazione del mondo, di direzione, di concorso e di provvidenza. Il fatto è palese per tutti coloro che sanno vedere con gli occhi del corpo, dello spirito e nel medesimo tempo anche con quelli della fede. Esso prova, come sanno provare i fatti: mostra Dio, Trinità Santa, il nostro Salvatore Gesù, Verbo di Dio fatto uomo, incarnato, risuscitato e glorioso, vivente nel Cielo, nella gloria, ma anche vivente nelle anime che sono sulla terra, per il Suo Spirito, col Suo Spirito, nel Suo Spirito, per santificarle sempre più, e divinizzarle, quanto possono essere divinizzate le creature, in proporzione dei loro meriti. Da lungo tempo è stato detto e lo si ripete ancora, che la Chiesa cristiana è un fatto che reca in se stessa la prova della sua divinità. Questo mistero è alla base di tutta la civiltà giudeo-greco-latina di cui viviamo. Quella greco-latina che l’ha preceduta, non ha fatto che prepararla. Le civiltà che essa ha appena toccato l’attendono per impregnarsene e viverne. Che lo si riconosca con ammirazione entusiasta e con ardente amore, o si disconosca con accecamento colpevole e sterile, Gesù, Verbo eterno del Padre, incarnato risuscitato e glorioso, presente nelle anime, viventi in esse, nelle coscienze, per il Suo Spirito, col Suo Spirito, nel Suo Spirito, che è una cosa sola con Lui; presente, vivente con i capi, nei capi, gli Apostoli, coloro che Egli ha mandato e quelli che continua a mandare, per comandare e dirigere sotto di Lui, come è pure presente, vivente coi fedeli, nei fedeli che li seguono, è l’attività infinita e infinitamente varia, la forza intelligente infinita, l’autorità assoluta tutta impregnata di amore, l’autorità che governa il mondo e che tutti dobbiamo ricevere. Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.