IL SEGNO DELLA CROCE (22)

IL SEGNO DELLA CROCE AL SECOLO XIX (22)

PER Monsig. GAUME prot. apost.

TRADOTTO ED ANNOTATO DA. R. DE MARTINIS P. D. C. D. M.

LETTERA VENTESIMAPRIMA.

18 dicembre.

Imitazione generale. — lmitazione della santità di Dio. — La santità. — lI segno della croce santificatore dell’uomo e delle creature. — Imitazione della carità di Dio. —- Natura della carità di Dio. — Quale debba essere in noi. — Il segno della croce insegnandolo a noi, è nostra guida eloquente e sicura. — Prove irrefutabili.

Caro Amico,

In grazia del segno della croce, ciascuna delle Persone dell’adorabile Trinità è d’innanzi a noi, e lasciasi copiare. Desse, sotto il gran nome di Dio, offrono alla nostra imitazione tutte le perfezioni insieme raccolte. Io ne scelgo due, che, brillando a gran lustro, è mestieri imitare di presente più che in ogni altro tempo: la santità, e la carità.

La santità. — Santità vuol dire unità, esenzione di tutto ch’è straneo. Dio è santo perchè uno; e l’è tre volte, perchè tre volte uno. Uno in potenza, perchè essa è infinita; uno in saggezza, perchè essa è infinita; uno in amore, essendo questo infinito. In Dio nulla limita, nè altera questa triplice unità; epperò santo, perfettamente, completamente santo in sè stesso. Egli lo è nelle sue opere; in nessuna di esse potendo Egli soffrire la riunione colpevole, il disordine, o, per dirlo col suo nome, il peccato. Gli angeli cacciati dal Cielo e l’uomo dal Paradiso terrestre, il mondo allagato dal diluvio, Sodoma consunta dal fuoco, l’Impero romano scrollato da’ colpi de’ Barbari, la vittima del Calvario crocifissa fra due ladri, le calamità pubbliche e private, l’inferno con il suo fuoco eterno, sono tutte testimonianze della santità di Dio nelle sue creature. Grande lezione, che m’insegna di continuo il segno della croce! Io nol posso eseguire senza ch’ esso mi dica: Immagine di un Dio santissimo, ed inesorabilmente santo, tu devi esserlo perfettamente ed inesorabilmente nella tua memoria, nella tua intelligenza, e nella tua volontà. Santo nell’anima e nel mio corpo, in me stesso, e nelle mie opere, solo o in compagnia, giovane o vecchio, forte o debole, santo in tutto, da per tutto, e sempre; poiché è questa la sublime unità che devo in me realizzare. Ouomo, esclama Tertulliano, tu sarai grande, se arrivi a comprendere te stesso: O homo, tantum nomen, si intelligas te!  – Ciò non è tutto: io devo attuare fuor di me nel mio esteriore questa santità, come Dio esternamente la realizza nel creato; su quanto mi circonda deve splendere la santità, o unità di mia vita. Esempii, parole, preghiere, tutto in me deve esser tale, da poter allontanare il male, il dùellismo dal mio prossimo, immagine di Dio come me, ed al pari di me creato per l’unità. In questo dovere, sì vivamente ricordato dalla croce, prendono loro origine i prodigi dei sacrifizi, che di continuo rinascono nel seno del Cattolicismo. Dimanda a’ nostri apostoli dell’uno e l’altro sesso, qual cosa mai li meni al sacrifizio delle intelligenze le più nobili, delle vite le più pure, e del sangue il più generoso. Tutti ti risponderanno, la parola del Maestro: Noi abbiamo intesa la parola del Verbo redentore, che ordinava si contrassegnassero tutte le membra dell’umana famiglia col segno della Trinità. Questa parola immortale come Lui, risuona nel fondo del nostro cuore, e dove v’ha una fronte da segnare del segno liberatore, noi accorriamo, lavoriamo, moriamo! Ascolta il generalissimo di queste legioni eroiche, il S. Paolo de’ tempi moderni. Tu sai, che per i suoi giganteschi lavori questo nomo straordinario conquista un mondo alla civiltà ed alla fede; ma qual molle potente afforzava il suo coraggio, e quello de’ suoi successori, sino alla temerità, ed il desiderio sino all’entusiasmo ed alla pazzia? 0sanctissima Trinitas. O santissima Trinità! Questo grido di guerra si frequente sulle sante labbra del Saverio, come la sua espirazione, ti rivela il pensiero comune. — Col suo sguardo illuminato dalla fede l’apostolo ha considerato i popoli dell’India, della Cina, e del Giappone; e li ha visti assisi nelle ombre della morte, contrassegnati del disonorevole segno della bestia, e mancanti del glorioso carattere della Trinità. A vista di sì immensa degradazione il suo zelos’infiamma, e dal suo petto scappa fuori il grido di guerra: Osanctissima Ttinitas, o Trinità! è onta per voi, e sventura per l’opera vostra! E perchè le sfigurate immagini fossero riparate imprimendo su tutte le fronti il segno divino, Saverio si slancia da gigante, e lo spazio dispare sotto la corsa de’suoi piedi. Egli si beffa de’ pericoli, e non conosce altri limiti per la sua ambizione riparatrice, che quelli del mondo; anzi, il mondo stesso tornava piccolo per lui, e lo corse tanto da farne tre volte il giro (Vita di s. Fr. Sav. t. II, lib. VI, p. 208-213); e, se la morte non gli consente percorrerlo in tutte le direzioni, egli mostra a’ suoi successori le nazioni da conquistare. II suo desiderio ècompreso.— Migliaia di apostoli trasportati sulle ali de’ venti, come dice Fenelon, arriveranno in tutte le isole, nel fondo delle foreste, su tutte le spiaggie, per quanto lontane ed inospitali si fossero. Prima loro cura sarà il segnare del segno santificante la fronte dell’uomo degradato sino all’antropofagia, al grido del loro capo: 0sanctissima Trinitàs! Che tale sia il motivo che anima i conquistatori dell’evangelio, n’è pruova, che il loro ministero ètutto nel segnare le infedeli nazioni del suggello delle adorabili persone, e nel mantenere inviolabile la divina somiglianza.  – Il segno della croce fa di più ancora, santifica quanto tocca: gli uomini e le cose. Ora santificando le creature, dopo aver santificato l’uomo, la guida divina mena tutto al suo fine; avvegnaché è articolo di fede universale, che i segni religiosi hanno il potere di modificare le creature inanimate, e noi lo abbiamo veduto precedentemente. La verità di tale credenza è guarentita dalla sua universalità, e la grande maestra della verità la reputa come parte del deposito affidato alle sue cure, e ciascun giorno la insegna e la pratica. Da poi diciotto secoli in tutte le parti del pianeta, la Chiesa Cattolica santifica col segno della croce l’acqua, il sale, l’oglio, il pane, la cera, le pietre, il legno, le creature insensibili.  – Che cosa vuol dire teologicamente che il segno della croce santifica l’uomo e le creature? In riguardo dell’uomo non pretendo che il segno della croce conferisca la grazia santificante, o che sia strumento atto a conferirla come i sacramenti: ma voglio dire, che comunica una specie di santificazione simile a quella de’ catecumeni, sui quali sì fa il segno della croce innanzi ricevano il Battesimo; poiché, dice santo Agostino, che v’hanno diverse sorti di santificazione (lib. II. de Peccat. merit, et remiss, c. CXXVI.).Il segno della croce èun atto a cui Dio attacca l’applicazione de’meriti del suo Figlio come alla elemosina, che, per comune credenza, è buona, pia, salutare e santificante, tuttavolta non abbia la virtù del Battesimo, e della Penitenza. – In quanto poi alle creature, santificarle non è dare, od aggiungere ad esse una qualità fisica ed inerente ; ma èun ricondurle alla loro purità nativa, e comunicarle una virtù superiore alia naturale. Il perchè v’hanno due effetti della santificazione. Il primo, le purifica sottraendole alle influenze del demonio: il secondo, le rende atte a produrre effetti superiori alle forze naturali di esse. Siffattamente purificate, diventano nelle mani dell’uomo strumenti di salute, armi contro il demonio, preservativi contro i pericoli dell’anima e del corpo. Si potrebbero ben apportare molti fatti miracolosi, pubblici e privati, antichi e moderni, dovuti a queste creature insensibili santificate dal segno della croce ; ma per amor di brevità li tralasciamo. Solo avvertiamo, che se le giovani generazioni degli studenti a vece di brontolar favole pagane di Roma, e della Grecia, studiassero la Storia della Chiesa, ed i fasti de’ Santi, i tuoi compagni conoscerebbero de’ fatti ben più singolari di quelli di Alessandro e di Socrate, per Io mezzo delle cose benedette operate (Gretzer p. 896 et seg.). Non è per sola imitazione della santità di Dio, ma altresi per quella della carità, che il segno della croce, guida eloquente e sicura, ci mena, ci sorregge, e spinge nella nostra via. La Carità. — Lo Dio di cui siam figli, e che dobbiamo imitare è carità, Deus churitas est. Questa parola dice tutto, dice quello che Dio è in sè stesso, e nelle sue opere. Il Padre essendo Dio, è carità; il Figlio perchè Dio, l’è parimenti; lo Spirito Santo comecché Dio, non può non esserlo: la Trinità tutta è carità. Conosci tu un nome più bello di questo? E questo nome è ripetuto al nostro cuore ciascuna volta che eseguiamo il segno della croce. Carità vuol dire unione ed effusione. Fra le tre Persone divine tutto è unione ed unità: unità di pensieri, unità di operazione, unità di felicità e di essenza. L’ombra istessa di disaccordo non può turbare questa perfetta, ineffabile armonia; poiché uno ed istesso amore, amore perfetto, eterno ed inalterabile, è il legame delizioso della Trinità. Effusione, essenzialmente comunicativa è la carità; epperò tende a diffondersi esteriormente, e la carità divina con forza ed abbondanza infinita. Ora, le opere di Dio sono la creazione, la conservazione, la redenzione, la santificazione, e la glorificazione. Così creare è amare, conservare l’è parimente; riscattare non è altro per fermo; santificare l’è altresì; glorificare è ancora amare. Ogni carità viene dal cuore. Conosci tu un nome più delizioso? E questo c’è detto ogni volta, che facciamo il segno-delia croce. – Dio è carità. Questa parola dice a tutti i membri della umana famiglia di qualsiasi età e condizione, quello che dobbiamo essere: immagine di Dio, noi dobbiamo somigliargli. Somigliargli è esser carità in noi stessi, e nelle nostre opere. In noi stessi; per Io mezzo soprannaturale della grazia, che unisce fra loro tutte le nostre facoltà, le nobilita, fortifica le une colle altre, e le fa intendere allo stesso scopo, ed attuare in noi la simiglianza perfetta con Dio. Nelle nostre opere; unendoci a tutti gli uomini, per divina ragione come membra dello stesso corpo, facendo battere il nostro cuore all’unisono col loro; spargendosi diffusamente su tutto, che loro appartiene, realizza l’ultimo voto del divino maestro: «Padre, ch’eglino siano uniti, come noi lo siamo. »  Mi arresto a questi brevi cenni, o Federico, tu potrai ben svilupparli. Essi bastano a mostrare l’importanza del segno della croce come guida: ma se i tuoi compagni avessero la sventura di dubitarne, presenta loro le seguenti quistioni: È vero, si, o no, che nulla v’ha di più atto del segno della croce, a ricordarci di Dio, e della Trinità?  – È vero, sì, o pur no, che l’uomo èfatto ad immagine di Dio? – È vero, si o no, che il primo dovere, e la tendenza naturale di qualsiasi essere è di riprodurre in sè il tipo su eui è stato fatto?  – È vero, si o no, che l’uomo che non agogna a formare in sè l’immagine di Dio, egli s’informa all’immagine del demonio, e delle sue sregolate passioni; dimodoché, se non diviene di giorno in giorno più santo, più caritatevole, più di Dio, egli diviene, di giorno in giorno, più perverso, più egoista, più del demonio, più bestia, animalis homo? – È vero si o pur no, che l’uomo tende di continuo, a sua saputa ed insaputa, a rendere tutto a sua immagine, e che da questa azione permanente procede la santificazione, o la perversione, l’ordine o il disordine, la salute o la ruina degl’individui, delle famiglie, delle società, delle credenze e de’ costumi? Per poco ch’eglino abbiano di logica, e soprattutto d’imparzialità, la loro risposta, non ne dubito, sarà quella che dev’essere. Eglino diranno con noi, che niente è meglio fondato, o per parlare come oggidi è in uso, niente è più profondamente filolofico dell’uso frequente del segno della croce. Eglino continueranno dicendo, che, non i primi Cristiani, nè i veri fedeli di tutti i secoli, né la Chiesa Catttolica, nè, in fine, il fiore della umanità caddero in errore, conservando invariabilmente l’uso di questo segno misterioso. Eglino conchiuderanno, che l’errore, il torto, e la vergogna stanno per gli sprezzatori di questo segno; poiché col non eseguirlo, col vergognarsi di farlo, e beffandosi di quelli che lo praticano, si cacciano nel fango della umanità, si rendono inferiori a’ pagani, si assomigliano alle bestie.  Qual cosa mai resta per essi e per noi? Le mie ultime lettere te lo apprenderanno.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.