L’APOCALISSE INTERPRETATA DAL BEATO B. HOLZHAUSER (XVI)

L’APOCALISSE INTERPRETATA DAL BEATO B. HOLZHAUSER (XVI)

INTERPRETAZIONE DELL’APOCALISSE Che comprende LA STORIA DELLE SETTE ETÁ DELLA CHIESA CATTOLICA.

DEL VENERABILE SERVO DI DIO BARTHÉLEMY HOLZHAUSER RESTAURATORE DELLA DISCIPLINA ECCLESIASTICA IN GERMANIA,

OPERA TRADOTTA DAL LATINO E CONTINUATA DAL CANONICO DE WUILLERET,

PARIS, LIBRAIRIE DE LOUIS VIVÈS, ÉDITEUR RUE CASSETTE, 23 – 1856

LIBRO QUINTO

§III.

La terra che è riservata ai gentili e all‘Anticristo, e che non farà mai parte della Chiesa del Cristo.

CAPITOLO XI. VERSETTI 2-3.

Atrium autem, quod est foris templum, ejice foras, et ne metiaris illud: quoniam datum est gentibus, et civitatem sanctam calcabunt mensibus quadraginta duobus: et dabo duobus testibus meis, et prophetabunt diebus mille ducentis sexaginta, amicti saccis.

[Ma l’atrio, che è fuori dal tempio, lascialo da parte, e non misurarlo: poiché è stato dato alle genti, e calpesteranno la città santa per quarantadue mesi: ma darò ai due miei testimoni che per milleduecento sessanta giorni profetino vestiti di sacco.]

I. Vers. 2. — Ma lascia il cortile fuori dal tempio e non misurarlo, perché è stato abbandonato ai Gentili. In queste parole, Gesù Cristo istruisce la sua Chiesa attraverso San Giovanni, del sorprendente segreto e del permesso di Dio riguardo al regno di Maometto e dell’Anticristo, di cui questo era il precursore e il tipo. Perché è dalla mescolanza di queste due razze, gli ebrei e i gentili, che nascerà il figlio della perdizione l’Anticristo, che regnerà su di loro. Così l’impero dei turchi non sarà interamente distrutto, ma rimarrà un regno di una certa estensione, composto da queste razze. Gesù Cristo parla espressamente di questo regno, in San Matteo, XCXIV, 15: « Quando dunque vedrete nel luogo santo l’abominio della desolazione, etc., » e in San Marco, XIII, 14: « Quando vedrete l’abominio della desolazione dove non dovrebbe essere, etc., » È dunque per far sì che tutte le profezie si compiano, che Dio, nei suoi consigli segreti, permetterà a questi Gentili di occupare la Palestina, la Terra Santa e gli altri regni che Giuda e Israele hanno abitato in precedenza, e che possiederanno fino a quando ogni prevaricazione sia compiuta. Abbiamo una prova palpabile di questo mistero della Sua volontà, nel fatto che Egli non permetta che questa generazione di Turchi e di Giudei scompaia completamente e perisca, fino a quando non abbia prodotto il figlio dell’iniquità. – Quanti imperatori, re e principi hanno fatto ogni sforzo per riconquistare la Terra Santa, sempre senza successo, o almeno senza ottenere altro risultato che vittorie premature, i cui frutti hanno presto perso? Che cosa orribile questa discordia permanente tra i principi cristiani su questa grande e interminabile questione! Così l’annientamento del potere e del regno dei Turchi fu sempre ostacolato dal nostro orgoglio e dalla nostra malvagità, finché noi stessi Cristiani riempimmo la misura dei nostri peccati, e il Signore alla fine si disgustò della Sua Chiesa, permettendo al figlio della perdizione di esaltare il suo orgoglio. Troviamo nel Vecchio Testamento un esempio di questo disgusto del Signore per la casa d’Israele, che era la figura del Cristianesimo nel Nuovo (IV, Reg. X, 32): « In quei giorni il Signore cominciò a essere stanco di Israele, etc. »  Perché i turchi sono e saranno per la Chiesa latina quello che Assur era per la sinagoga dei Giudei, ed egli ne era la figura. Quindi, per quanto grande sia l’estensione della Chiesa latina nella sesta epoca, la Palestina, la Terra Santa e gli altri regni orientali non apparterranno mai all’ovile di Gesù Cristo. Perché è in queste terre riservate ai Gentili, che nascerà e sorgerà il regno del figlio della perdizione, che tutti i Giudei riconosceranno come loro re, e si raduneranno dall’Oriente, dall’Occidente, dal Nord, dal Sud e dalle montagne deserte per unirsi a lui. È di questa circostanza che parla Gesù Cristo, quando dice: Jo. V, 43: « Io sono venuto nel Nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro viene nel suo proprio nome, lo riceverete ». Gesù Cristo parla anche della Terra Santa, e della desolazione dei Giudei e dei Gentili, in San Matteo, XXIII, 39: « Poiché vi dico che non mi vedrete più, finché non mi direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore. » Gesù Cristo dice ancora espressamente di Gerusalemme, (Luca, XXI, 24): « E Gerusalemme sarà calpestata dai Gentili, finché non sia compiuto il tempo dei Gentili. » Perciò il testo continua: Ma lasciate l’atrio che si trova all’esterno del tempio. Con l’atrio si intende la Palestina o la Terra Santa e Gerusalemme, così come la sinagoga dei Giudei; e con il tempio si intende la Chiesa delle Nazioni di Cristo. Perché: – 1° è sotto l’atrio dei palazzi dei re, che tutti i sudditi devono aspettare, finché non siano ammessi all’udienza del sovrano. – 2. Coloro che si trovano nell’atrio possono vedere solo la costruzione esterna dei palazzi, ma non possono penetrare i loro segreti, né vederne le bellezze dell’interno finché non vi siano stati introdotti. – 3. L’atrio è sempre la parte meno spaziosa e meno ornata del palazzo. – 4. È negli atri che i servi del re aspettano i suoi ordini tremando, per servire il loro padrone secondo la sua volontà, ecc. Ora tale era, tale è e tale sarà la Palestina o la Terra Santa e la sinagoga dei Giudei in relazione alla Chiesa di Gesù Cristo. Perché nell’Antico Testamento tutti i Giudei aspettavano nell’atrio del tempio di Dio, che era il limbo, e nessuno poteva essere ammesso nel palazzo celeste alla presenza del Signore Dio Onnipotente, finché non si fosse compiuto il grande mistero: «… il Verbo si fece carne » e finché Gesù Cristo non fosse risuscitato dai morti per condurli nel suo palazzo reale ed eterno. 2°. Nell’Antico Testamento, i Giudei erano avvolti in una nube e potevano vedere i misteri di Dio solo da lontano, come in uno specchio e sotto immagini oscure, mentre noi Cristiani, essendo stati introdotti da Gesù Cristo stesso nel suo palazzo reale, che è la Chiesa, noi conosciamo, vediamo e ascoltiamo distintamente questi misteri per mezzo della parola di vita, come si vede nella prima Epistola di San Giovanni, (I, 1). Inoltre, per quanto un atrio sia imperfetto, stretto e rozzamente costruito in confronto al palazzo reale di cui forma l’ingresso, tanto più la sinagoga dei Giudei era imperfetta, stretta e grossolanamente costruita, in confronto alla Chiesa di Cristo, nella quale sono state e saranno ammesse tutte le nazioni della terra. 3°. La sinagoga e i suoi figli erano accolti solo a titolo di servi, mentre la Chiesa, nostra madre, ha deposto ogni timore servile e lo ha scambiato con l’amore, e i suoi figli non sono più servi, ma cittadini della città santa e persino figli di Dio (Eph. II:19, Galati IV e I. Jo. III). Così Gerusalemme e il paese che le era sottomesso, così come la sinagoga dei Giudei ebrei, non erano che gli atri del tempio della Chiesa Cattolica. Ecco perché è stato detto a San Giovanni: Ma lascia l’atrio che è fuori dal tempio. Il testo latino dice: (ejice foras) buttalo fuori.  È un modo di dire con cui:  1° i re e i principi sono soliti confermare e sanzionare i decreti che hanno fatto ab irato, o per una cosa di grande importanza, quando vogliono che siano irrevocabili. 2°. Si buttano via le cose inutili, rovinate e di cui non si sa più cosa farsene. Ora, ecco come Gesù Cristo ordina a San Giovanni di rifiutare Gerusalemme, la Terra Santa e tutta la nazione Giudaica che era già stata respinta per un giusto giudizio di Dio. Con questo, Dio conferma la sua sentenza di riprovazione, in virtù della quale la nazione giudaica fu dispersa su tutta la terra, e Gerusalemme e tutta la Palestina furono consegnate al potere delle nazioni, senza mai potere appartenere alla Chiesa di Dio. Benché l’antica Gerusalemme fosse stata distrutta da cima a fondo, essa venne ricostruita nel punto in cui Gesù Cristo fu crocifisso, e la Religione cristiana vi fu piantata; ma essa non poté esservi sostenuta a causa delle frequenti invasioni dei Saraceni. Infine Cosroe, dopo aver massacrato o condotto in cattività tutti i Cristiani che vivevano in questa città, se ne impadronì, e i suoi successori continuarono a governarla fino ad oggi, tranne un intervallo di pochi anni durante il quale Goffredo e suo fratello ne furono re. Tutte le spedizioni che furono fatte allora per riconquistare la Terra Santa, e che sono conosciute come crociate, per quanto grandi e potenti fossero, non ebbero successo e furono rese inutili da guerre, discordie e orgoglio dei Cristiani. Perciò è detto a San Giovanni: Ma lascia il cortile fuori dal tempio e non misurarlo, perché è stato abbandonato ai Gentili. Di nuovo, questo è un modo di parlare di un signore della guerra o di un principe che, disperando di poter mantenere una città sotto il suo dominio, sia a causa della vicinanza e potenza dei suoi nemici, o perché i suoi abitanti gli sono ostili, ordina che questa città non sia annoverata tra quelle del suo regno e che sia abbandonata alla mercé degli stranieri. Ora è così che San Giovanni, nel circoscrivere i limiti della Chiesa di Cristo, limiti che saranno estremamente estesi nella sesta epoca, è incaricato di informare espressamente la cristianità che Gerusalemme e la Giudea non sono da includere entro questi limiti. Egli ne dà immediatamente la seguente ragione: Poiché essi (l’atrio) è stato abbandonato ai gentili, cioè, a parte i pochi anni in cui Gerusalemme è appartenuta ai Cristiani sotto Goffredo e suo fratello, dei quali non uvale la pena farne menzione, questa terra continuerà ad essere abbandonata alle nazioni fino a quando la prevaricazione sarà consumata. E calpesteranno la città santa per quarantadue mesi. Queste parole indicano il tempo in cui queste nazioni possederanno questo paese sotto l’impero e la setta di Maometto e dei Turchi, di cui parleremo in seguito. Tutto il tempo del loro regno sarà dunque di quarantadue mesi, cioè milleduecentosettantasette anni e mezzo. Ma non esisterà sempre con lo stesso potere, perché verso la fine sarà ridotto ad un piccolo regno, come abbiamo detto sopra. Inoltre, per sapere da quanti anni esiste già, bisogna risalire alla sua origine, di cui parleremo altrove. E calpesteranno la città santa, etc. Per città santa intendiamo l’attuale città di Gerusalemme, che è chiamata santa a causa della santità del luogo in cui fu costruita e perché Gesù Cristo vi fu crocifisso. Per la città santa il Profeta intende tutta la Palestina, prendendo la parte per il tutto. Le nazioni la calpesteranno, cioè la domineranno. Perché ciò che viene calpestato è sotto il proprio potere, lo si governa e se ne fa quello che si vuole. Queste parole significano dunque l’impero delle Nazioni sulla città santa. Ora, perché San Giovanni nomina le Nazioni e non il loro capo? È perché nomina il corpo per la testa, poiché queste Nazioni professeranno sempre la setta di Maometto, che fu anche il fondatore del suo impero. Infatti queste Nazioni non sono sempre esistite sotto questo stesso impero di Maometto per successione immediata, poiché questo regno subì dei cambiamenti e passò in altre mani; ma la setta rimase sempre, come vedremo più avanti. Ora, poiché il profeta non descrive il capo di questa setta empia in persona, che era Maometto, tipo e precursore dell’Anticristo, ma descrive il tempo lungo il quale durerà l’impero di cui egli è fondatore, è con ragione che egli nomina le Nazioni che persevereranno costantemente nella sua setta, finché i quarantadue mesi e mezzo della sua durata siano completati. Vediamo quindi, da quanto appena detto, perché le armate dei crociati, a volte così numerosi e così forti, e perché così tante spedizioni belliche intraprese in vari momenti con uno scopo santo contro i Saraceni e i Turchi, ebbero un risultato così infausto. Infatti, a parte alcune delle cause principali che li fecero fallire, come la gelosia dei Greci, i peccati e gli scandali dei crociati, e altri vari ostacoli e calamità, non ci rimane che la volontà divina, che volle che le profezie sui regni, i tempi e le prevaricazioni si compissero. Questo, tuttavia, non impedisce a quei santi guerrieri che, essendo nella pace del Signore, siano caduti sotto il ferro del nemico, e in generale a tutti coloro che presero parte a quelle gloriose spedizioni, di essere ricompensati per i loro generosi sacrifici e le loro pie fatiche. Ed infatti non si può immaginare che queste imprese provengano da un’altra fonte che non sia l’ispirazione dello Spirito Santo con lo scopo di procurare ai soldati cristiani una morte gloriosa e meritoria versando il loro sangue per il nome di Gesù, come anche per spezzare la forza del nemico, per tenerlo nella paura e per impedirgli di andare oltre i suoi limiti nello sterminare i Cristiani.

SEZIONE II

SUL CAPITOLO XI

LA PERSECUZIONE DELL’ANTICRISTO E LA SETTIMA
ED ULTIMA TROMBA
§ 1.
D
el tempo della persecuzione dell’Anticristo.

CAPITOLO XI. VERSETTTI 3-13.

Et dabo duobus testibus meis, et prophetabunt diebus mille ducentis sexaginta, amicti saccis. Hi sunt duæ olivæ et duo candelabra in conspectu Domini terræ stantes. Et si quis voluerit eos nocere, ignis exiet de ore eorum, et devorabit inimicos eorum: et si quis voluerit eos lædere, sic oportet eum occidi. Hi habent potestatem claudendi cælum, ne pluat diebus prophetiæ ipsorum: et potestatem habent super aquas convertendi eas in sanguinem, et percutere terram omni plaga quotiescumque voluerint. Et cum finierint testimonium suum, bestia, quæ ascendit de abysso, faciet adversum eos bellum, et vincet illos, et occidet eos. Et corpora eorum jacebunt in plateis civitatis magnæ, quæ vocatur spiritualiter Sodoma, et Ægyptus, ubi et Dominus eorum crucifixus est. Et videbunt de tribubus, et populis, et linguis, et gentibus corpora eorum per tres dies et dimidium: et corpora eorum non sinent poni in monumentis: et inhabitantes terram gaudebunt super illos, et jucundabuntur: et munera mittent invicem, quoniam hi duo prophetae cruciaverunt eos, qui habitabant super terram. Et post dies tres et dimidium, spiritus vitæ a Deo intravit in eos. Et steterunt super pedes suos, et timor magnus cecidit super eos qui viderunt eos. Et audierunt vocem magnam de cælo, dicentem eis: Ascendite huc. Et ascenderunt in cælum in nube: et viderunt illos inimici eorum. Et in illa hora factus est terræmotus magnus, et decima pars civitatis cecidit: et occisa sunt in terræmotu nomina hominum septem millia: et reliqui in timorem sunt missi, et dederunt gloriam Deo cæli.

[… Ma darò ai due miei testimoni che per mille duecento sessanta giorni profetino vestiti di sacco. Questi sono i due ulivi e i due candelieri posti davanti al Signore della terra. E se alcuno vorrà offenderli, uscirà fuoco dalla loro bocca, e divorerà i loro nemici; e se alcuno vorrà loro far male fa d’uopo che in tal guisa sia ucciso. Questi hanno potestà di chiudere il cielo, sicché non piova nel tempo del loro profetare: e hanno potestà sopra le acque per cangiarle in sangue, e di percuotere la terra con qualunque piaga ogni volta che vorranno. Finito poi che abbiano di rendere testimonianza, la bestia, che viene su dall’abisso, loro muoverà guerra, e li supererà, e li ucciderà. E i loro corpi giaceranno nella piazza della grande città, che spiritualmente si chiama Sodoma ed Egitto, dove anche il lor Signore è stato crocifisso. E gente d’ogni tribù, popolo, lingua, e nazione, vedranno i loro corpi per tre giorni e mezzo: e non permetteranno che i loro corpi siano seppelliti. E gli abitanti della terra godranno, e si rallegreranno sopra di essi: e si manderanno vicendevolmente dei presenti, perché questi due profeti hanno dato tormento agli abitatori della terra. Ma dopo tre giorni e mezzo lo spirito di vita che viene da Dio entrò in essi. E si alzarono in piedi, e un grande timore cadde sopra coloro che li videro. E udirono una gran voce dal cielo che disse loro: Salite quassù. E salirono in una nuvola al cielo: e i loro nemici li videro. E in quel punto avvenne un gran terremoto, e cadde la decima parte della città: e nel terremoto furono uccisi sette mila uomini: e il restante furono spaventati, e diedero gloria al Dio del cielo.]

I. Vers. 3. – E io darò il mio spirito ai miei due testimoni; ed essi, rivestiti di sacco,  profetizzeranno mille duecento sessanta giorni. In questo testo, San Giovanni descrive il regno o piuttosto la tirannia dell’Anticristo e la desolazione finale che viene dall’impero di Maometto e termina con quello dell’Anticristo; cioè, che la figura diventa realtà, e che il regno del precursore diventa il consumatore di tutta l’iniquità. E questo nuovo impero nascerà, si formerà e trarrà il suo potere dal primo. È da questa vicinanza e affinità tra i due imperi che Dio stabilisce anche una vicinanza ed un’affinità di tempo, in modo che il secondo regno durerà tanti giorni quanto il primo sarà durato di anni. Questo è il motivo per cui San Giovanni esprime con verità la durata di entrambi i regni con quarantadue mesi, che, se ridotti a giorni profetici, fanno un periodo di milleduecentosettantasette anni e mezzo, che sarà la durata del regno di Maometto; ma se contiamo questi quarantadue mesi nel loro senso naturale, che è quello vero, e che è canonicamente riconosciuto nel secondo caso, ne segue che il tempo della persecuzione dell’Anticristo sarà di milleduecentosettantasette giorni e mezzo. È in quest’ultimo giorno che l’Anticristo, volendo ascendere al cielo, sarà gettato nell’inferno, come vedremo più avanti. La sua persecuzione sarà la più pericolosa e la più grande che abbia mai avuto luogo, come Gesù Cristo stesso predice chiaramente in San Matteo, (XXIV, 2): « La tribolazione allora sarà grande, come non c’è stata dal principio del mondo fino ad ora, né mai più ci sarà. » – Tuttavia, la bontà divina invierà molti robusti atleti della fede di Cristo, tra i quali si distingueranno soprattutto Enoch ed Elia, che predicheranno e faranno grandi prodigi nel nome di Gesù, contro le imposture ed i falsi miracoli dell’anticristo; e quando avranno compiuto la loro missione e data la loro testimonianza, costui li metterà a morte. Perciò il testo continua: E darò il mio spirito ai miei due testimoni. Questi due testimoni saranno Enoch ed Elia; il primo ha vissuto sotto la legge naturale, il secondo sotto la legge di Mosè. Essi ritorneranno alla fine del mondo e testimonieranno Gesù Cristo di Nazareth con dei miracoli sorprendenti e con la loro potente predicazione contro l’Anticristo e i suoi adepti. Essi persuaderanno le Nazioni e anche i Giudei che Gesù di Nazareth è veramente il Messia, il Figlio del Dio vivente, che è già venuto in questo mondo come Redentore, e che è stato veramente crocifisso in Gerusalemme dai sommi sacerdoti; che Egli è morto per la salvezza del mondo intero, che il terzo giorno è risorto dai morti, è salito al cielo ed è seduto alla destra di Dio, da dove verrà nell’ultimo giorno per giudicare i vivi e i morti. Così vediamo che, come San Giovanni Battista fu il precursore di Cristo al suo primo avvento, così lo saranno Enoch ed Elia alla sua seconda apparizione. E come gli Apostoli gli resero testimonianza fino ai confini della terra che Egli è il Cristo, (Atti I: 8), così lo faranno Enoch ed Elia negli ultimi giorni del mondo. La loro testimonianza, dunque, sarà espressa dalle loro bocche, e sarà confermata dai loro prodigi che Gesù è il Cristo, e questo è ciò che il figlio della perdizione negherà formalmente. (I. Jo., II, 22): « Chi è mendace se non colui che nega che Gesù è il Cristo. È un anticristo colui che nega il Padre e il Figlio. » (Ibidem, IV, 1, 2, 3). E io darò, etc. Questo verbo è usato qui al futuro attivo, mentre nel latino più sopra è usato al passato passivo, per significare che Dio permette solo i mali, e che Egli è il rimuneratore e distributore di beni. E come ha sempre dato alla Chiesa e al suo popolo consolazioni e aiuti in proporzione alle necessità e alle tribolazioni che essi dovevano sopportare, così continuerà a farlo, specialmente nell’ultima e più pericolosa persecuzione. Egli darà dunque a questi due testimoni, scelti per questa occasione, una grande saggezza e una potente virtù contro l’Anticristo e contro i falsi profeti e i falsi Cristiani. E, rivestiti di cilicio, profetizzeranno per milleduecentosessanta giorni. Con queste parole, San Giovanni indica il tempo, l’ufficio e l’abito di questi due testimoni di Cristo Figlio di Dio. Questo tempo della loro predicazione sarà dunque di milleduecentosessanta giorni presi dai quarantadue mesi della tirannia dell’Anticristo e dei suoi adepti. L’ufficio di questi santi sarà la predicazione: essi profetizzeranno, cioè predicheranno alle Nazioni e ai Giudei la fine del mondo, il giudizio finale, la penitenza; e infine predicheranno che Gesù è il Cristo figlio di Dio, che verrà a giudicare i vivi e i morti. Questa è la loro destinazione e lo scopo al quale sono riservati, cioè per la conversione e la penitenza delle Nazioni e dei Giudei. Si parla di Enoch nell’Ecclesiastico, (XLIV, 16): « Enoch è piaciuto a Dio ed è stato trasportato in paradiso, per portare le nazioni alla penitenza. » E di Elia nello stesso Libro, (XLVIII, 9 e 10): « Tu (Elia) che sei stato portato in cielo in un turbine di fuoco e in un carro trainato da cavalli che lanciavano fiamme; tu che eri destinato, nei giorni del giudizio, ad addolcire l’ira del Signore, e scelto per riconciliare i cuori dei padri e dei figli, e per ristabilire le tribù di Giacobbe, etc. »

Vers. 4.Questi sono due ulivi e due candelabri in piedi alla presenza del Signore della terra. – Questi sono due ulivi e due candelabri. Queste parole devono essere prese sia in un passivo che in un senso attivo: passivo perché saranno unti con l’olio della santità, della carità e della sapienza celeste; attivo, perché verseranno l’olio della salvezza sulle ferite delle Nazioni e dei Giudei; ammorbidiranno i loro cuori, li illumineranno nella verità e nella fede in Gesù Cristo, e così metteranno fine alla dispersione di Israele. Perciò Gesù Cristo dice in San Matteo, (XVII, 11): « Verrà davvero Elia e restaurerà tutte le cose ». E in San Marco, (IX, 11): « È vero che prima di questo deve venire Elia e restaurare tutte le cose ». – Perciò il testo aggiunge che questi due ulivi e questi due candelabri sono in piedi alla presenza del Signore, cioè, essi sono riservati in vita, per volontà di Dio, per la penitenza e la conversione delle Nazioni e dei Giudei; per quelli tra le Nazioni ed i Giudei che esisteranno sulla terra negli ultimi giorni, ed aderiranno alla dottrina dell’Anticristo. San Giovanni, rappresentando questi due profeti sotto la figura di due candelabri, prende qui il contenitore per il contenuto. L’abito con cui i due santi saranno vestiti durante la predicazione in tutto il mondo sarà lo stesso di quello indossato da San Giovanni Battista quando uscì dal deserto per predicare la penitenza, vale a dire il sacco e il cilicio, che sono gli unici indumenti adatti al degno svolgimento di questo ufficio. Questo dovrebbe far vergognare i predicatori e i pastori d’anime che, seguendo l’esempio dei mondani, osano adornarsi e mostrarsi nelle corti e nelle società del mondo con abiti lussuosi e con tutte le raffinatezze di una toilette effeminata!

II. Vers. 5. – Se qualcuno farà loro del male, il fuoco uscirà dalla loro bocca, etc. Queste e le seguenti parole esprimono la virtù e la potenza dei grandi miracoli e prodigi che questi due santi saranno incaricati di operare negli ultimi giorni, per confondere l’impostura ed il potere dell’anticristo e dei falsi profeti. Poiché ciò che fu fatto in Egitto, ai tempi di Faraone, per mano di Mosè e Aronne, e ai tempi di Achab e Jezebel, per mano di Elia, sarà rinnovato negli ultimi giorni per la potenza di questi due profeti. La loro prima e speciale virtù sarà quella di distruggere con il fuoco i nemici che l’Anticristo e i suoi seguaci manderanno contro di loro per ucciderli; e questo prodigio sarà ripetuto frequentemente e pubblicamente durante la loro missione. Perciò è detto: Se qualcuno vuole far loro del male, cioè ucciderli e distruggerli, il fuoco uscirà dalla loro bocca, non realmente e in sostanza, ma con la loro voce imperativa. Perché con la parola di Dio comanderanno gli elementi, e i fulmini scenderanno dal cielo e divoreranno i loro nemici. Infatti leggiamo nelle Scritture che questo prodigio si operò realmente alla parola di Elia, (IV. Reg . I. 9): « (Il re) mandò da lui (Elia) un capo di cinquanta soldati e i cinquanta soldati che comandava; salì da Elia, seduto sulla cima di un monte, e gli disse: Il re ti ordina di scendere, uomo di Dio. Ed Elia gli disse: Se io sono un uomo di Dio, scenda del fuoco dal cielo e divori te e i tuoi cinquanta uomini. Così il fuoco dal cielo scese e divorò lui e i cinquanta uomini che erano con lui. E Ocozia mandò un altro capitano di cinquanta uomini, che disse a Elia: O uomo di Dio, questo è ciò che dice il re: affrettati, vai giù. Ed Elia rispose: Se io sono un uomo di Dio, scenda del fuoco dal cielo e divori te e i tuoi cinquanta uomini. E subito scese il fuoco del cielo e divorò quell’uomo e i suoi cinquanta soldati. E Ocoziah mandò con lui un terzo capitano e i suoi cinquanta soldati. etc. » Inoltre, la virtù del potere di questi due profeti sarà generale, vale a dire che faranno ricadere ogni tipo di male sulla testa di coloro che oseranno attaccarli ed i loro nemici cadranno nella loro stessa fossa che avranno scavato per loro per tendere loro trappole di qualsiasi tipo, sia di morte che di altri mali. Infatti il testo aggiunge: E se qualcuno vorrà offenderli perirà allo stesso modo. Così Elia disperse tutti i profeti di Baal al torrente di Cison, quando Jezebel cercava di farlo morire con i suoi (III. Reg. XVIII). La terza virtù del loro potere si manifesterà in cielo, perché:

Vers. 6.- Hanno il potere di chiudere il cielo, per impedire che la pioggia cada mentre profetizzano. Questo accadde ai tempi di Achab, re d’Israele, per mano del profeta Elia, a causa dell’empietà e dell’idolatria in cui indulgevano quel re e il suo popolo, (III. Reg. XVII); poiché per tre anni non ci fu né rugiada né pioggia su quella terra, e il cielo era chiuso. – La quarta virtù del potere di questi santi si manifesterà sulle acque, che essi cambieranno in sangue. Questo è ciò che Mosè e Aronne fecero quando colpirono le acque con il loro bastone. (Esodo, VII, 20). Perciò il testo dice: E hanno il potere di trasformare l’acqua in sangue. – La quinta virtù, la manifesteranno sulla terra colpendo essa e i suoi abitanti con ogni tipo di piaghe, secondo il testo: Hanno il potere ….. etc., di colpire la terra con ogni tipo di piaghe, tutte le volte che vorranno. Questo è ciò che fece Mosè, (Esodo, VIII, IX e X), quando mandò sul paese d’Egitto, rane, moscerini, mosche, locuste, grandine, fulmini, la peste sugli animali, le ulcere sugli uomini, le tenebre, la morte sui primogeniti e la espoliazione dell’oro e dell’argento. Con queste e molte altre piaghe, questi due profeti colpiranno la terra verso la fine dei tempi, in presenza del figlio della perdizione, e in presenza delle Nazioni e del popolo d’Israele, come fecero Mosè e Aronne. E proprio come il faraone riuscì a imitare alcune di queste meraviglie con i suoi malefici, anche se in modo imperfetto, e resistette a questi due uomini di Dio e al suo popolo; così, negli ultimi giorni, l’Anticristo godrà, per permesso di Dio, di un potere molto più grande per imitare Enoch ed Elia, ma non per eguagliarli in potenza nei grandi prodigi che essi opereranno per virtù di Dio, in cielo, sulla terra, sulle acque, sui frutti, sugli animali e sugli empi, che essi colpiranno con piaghe così crudeli che ne moriranno di dolore. Anche il figlio della perdizione, a sua volta, farà di queste cose, ma non potrà farle tutte, né così perfettamente, e le farà in uno spirito di iniquità e di menzogna, la virtù del diavolo, da cui sarà posseduto e che adorerà, etc.

Vers. 7. – E quando avranno finito la loro testimonianza, la bestia che sale dal pozzo senza fondo farà guerra con loro, li vincerà e li ucciderà. In queste parole e in quelle che seguono, San Giovanni descrive la guerra, la morte e la vittoria corporale in cui Dio concederà all’Anticristo di trionfare su questi due profeti, dopo la loro guerra e la loro vittoria spirituale contro di Lui. L’Anticristo è qui chiamato la bestia che sale dall’abisso. – E quando avranno finito la loro testimonianza, cioè quando sarà passato il tempo di milleduecentosessanta giorni, durante il quale predicheranno che Gesù di Nazareth è veramente il Messia, la bestia che sale dall’abisso farà guerra contro di loro. Con la bestia, San Giovanni designa l’Anticristo, o il figlio della perdizione che apparirà nel mondo verso la fine dei tempi. 1°. È chiamato la bestia a causa della sua vita abominevole che trascorrerà nella lussuria e nella concupiscenza delle donne. 2°. A causa della sua crudeltà senza pari, con la quale, come il leopardo feroce, si accanirà contro i Cristiani. 3°. Una bestia feroce divora e fa a pezzi tutto ciò che incontra; e così l’Anticristo divorerà e mutilerà tutte le cose sante e sacre. Abolirà il Sacrificio continuo, calpesterà il Santo dei Santi, non temerà il Dio dei suoi padri, né si preoccuperà di alcun dio. (Dan. XI, 37). 4º Come il destino finale della bestia è di nascere e di vivere per essere uccisa o perire, così l’Anticristo nascerà e sarà designato e scelto per non fare altro che il male, e per correre verso la sua rovina; ecco perché è chiamato il “figlio della perdizione”. La bestia che sale dall’abisso farà guerra contro di loro, e li vincerà e li ucciderà. 1°. Si dice che la bestia sorgerà dall’abisso, perché l’Anticristo perverrà all’impero con le frodi più ingannevoli e le più occulte e con gli artifici più colpevoli; e con l’aiuto della potenza delle tenebre entrerà nel regno e si eleverà al di sopra di tutto, e poi perché possiederà i tesori d’oro, d’argento e di pietre le più preziose che sono nascoste negli abissi della terra e del mare; e questi tesori gli saranno rivelati e consegnati dal demone Moazim, che egli adorerà. (Dan, XI).  Infine, la parola abisso significa anche un’immensa quantità di acqua, il cui fondo è sconosciuto; e le acque, secondo l’Apocalisse, (XII), « sono i popoli, le nazioni e le lingue ». Ora, la quantità di queste acque che aderiranno alla dottrina dell’Anticristo e lo riconosceranno, sarà quasi infinita. È da questo abisso che il figlio della perdizione sorgerà; ed è sulla sua immensa superficie, che sarà grande quanto il mondo, che si estenderà il suo impero. 2° La bestia che sorge dall’abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà. Dobbiamo notare qui che il verbo “sorgere” è al tempo presente, mentre i verbi “fare“, “vincere” e “uccidere” sono al tempo futuro. Questo per insegnarci che non è dal momento della sua ascensione al trono che l’Anticristo sarà autorizzato a colpire i due profeti, ma solo dopo che essi avranno reso e completato la loro testimonianza di Gesù Cristo, secondo l’espressione stessa di San Giovanni: Quando avranno finito la loro testimonianza, la bestia che sorge dall’abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà. 3º La guerra che l’Anticristo farà contro questi due santi sarà di due tipi diversi: la guerra nei miracoli e la guerra nei tormenti. Infatti, la bestia cercherà di rivaleggiare con questi santi profeti con prodigi stupefacenti ma falsi, che riuscirà a compiere con espedienti diabolici; e poiché non riuscirà a eguagliare in tutto e per tutto la loro virtù e il loro potere, che hanno da Dio stesso, la bestia vendicherà la sua sconfitta e la compenserà con tormenti ed atti tirannici contro la vita temporale di questi profeti; con il permesso di Dio, li sconfiggerà e li ucciderà. Poi essa getterà il loro corpo e li esporrà sulle pubbliche piazze di Gerusalemme alla vista delle Nazioni e dei Giudei; e avrà cura di rendere pubblica la loro morte, in modo che tutti gli uomini, per quanto possibile, possano vedere e credere che essa ne è al di sopra di ogni virtù e potere. Ne consegue che:

Vers. 8. – E i loro corpi saranno deposti nei luoghi della grande città chiamata spiritualmente Sodoma ed Egitto, dove anche il loro Signore fu crocifisso. Questa grande città è la Gerusalemme moderna. È chiamata la grande città a causa della sua grande popolazione e dell’immensa fama che avrà soprattutto allora. Sarà grande per le sue ricchezze, per i suoi tesori, per i popoli, le nazioni e le persone di lingue diverse che la abiteranno e vi giungeranno da ogni parte; perché in quel tempo Gerusalemme diventerà molto potente e famosa. Nelle piazze di quella città giacciono realmente i corpi dei due profeti Enoch ed Elia insieme a quelli di molti altri santi martiri che furono costanti, fermi ed incrollabili nella confessione del santo Nome di Gesù, e che resistettero fino alla morte al figlio della perdizione. Tra loro ci saranno soprattutto i sacerdoti e i dottori della Chiesa di cui parla Daniele, (XI, 33): « Ed i saggi del popolo ne istruiranno molti, e cadranno sotto la spada, e nella fiamma, e in cattività, e nella rovina di quei tempi. » Questa persecuzione non avrà luogo solo a Gerusalemme, ma imperverserà in una maniera orribile e spaventosa su tutta la superficie della terra, e supererà di gran lunga tutte quelle precedenti, come annuncia Gesù Cristo in San Matteo, (XXIV, 21): « Grande sarà allora la tribolazione, come non c’è mai stata dal principio del mondo fino ad oggi, né ci sarà mai ». Questa città è chiamata spiritualmente, cioè allegoricamente, Sodoma, a causa della somiglianza che Gerusalemme avrà allora con Sodoma per i vizi consumati di ogni genere che vi saranno commessi, così come per tutta la terra. Perché in quel tempo il timore di Dio sarà sparito, e gli uomini si abbandoneranno al peccato con sicurezza, e come sarà il capo, tale sarà il popolo. Gli empi di questi ultimi tempi riprodurranno il riassunto e il culmine di tutte le scene di empietà che il mondo ha prodotto dalla sua origine. Inoltre, questa città è chiamata Egitto, perché Gerusalemme e il suo re faranno contro Gesù Cristo, ai giorni di Enoch e di Elia, quello che l’Egitto e il suo re Faraone fecero ai giorni di Mosè e di Aronne contro Dio. E come allora si lottava di miracolo in miracolo, di prodigio in prodigio, così accadrà alla fine dei tempi. Proprio come Faraone fece tutto i suoi sforzi per impedire ai figli d’Israele di entrare nella terra promessa, così l’Anticristo userà tutto il suo potere per impedire ai Cristiani di entrare nel soggiorno promesso, che è la vita eterna. Tutte queste parole sono dette da allegoria, perché le scene dell’Antico Testamento erano la figura dei segreti e dei misteri del Nuovo. – Infine, per chiarire che questa città non sarà altro che Gerusalemme, il testo aggiunge: Dove anche il loro Signore fu crocifisso. Queste parole si applicano letteralmente alla morte di Gesù Cristo, che è il Signore di tutte le cose. E proprio come alla morte di Cristo i Giudei e i Gentili si rallegrarono ed il popolo osò bestemmiare, dicendo: (Matth. XXVII, 40): « Tu che distruggi il tempio di Dio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso. Se sei il Figlio di Dio, discendi dalla croce », così, alla morte di Enoch ed Elia, gli empi si rallegreranno e batteranno le mani in segno di applauso sulla loro morte e su quella dei giusti; e glorificheranno il figlio della perdizione, il loro falso messia. Lo esalteranno sopra ogni cosa e lo considereranno come Dio. La sua potenza sembrerà loro superiore ad ogni potere, perché ha vinto ed ucciso quei due profeti che prima erano così potenti in parole e opere. Ecco perché li giudicheranno come dei maghi e dei falsi profeti, li volgeranno in derisione, e copriranno i loro corpi di sputi, e li tratteranno con ignominia.

Vers. 9. – 5°. E le tribù, i popoli, le lingue e le nazioni vedranno i loro corpi distesi per tre giorni e mezzo. Il giorno è preso qui per una settimana, che è il tempo stabilito per i lavori dell’uomo, come se la settimana fosse non formasse che un giorno. Così i corpi dei due profeti rimarranno esposti allo scherno degli empi, che ne faranno un trastullo per tre settimane e mezzo, e l’Anticristo godrà dei frutti della sua vittoria e del suo trionfo in mezzo alle scene le più orribili. Non sarà permesso seppellire questi corpi siccome serviranno da testimoni alle Nazioni riunite della grandezza, della potenza e persino della divinità del falso messia che li avrà sconfitti e uccisi. Ecco perché il testo aggiunge:  E non permetteranno che siano messi nella tomba. Allora il figlio della perdizione si vedrà così glorificato da questa vittoria, e ne sarà così inebriato che, nella foga del suo entusiasmo, andrà a stare sulla cima del Monte degli Ulivi, per esservi adorato in pubblico come se fosse Dio. E per meglio manifestare la gloria della sua divinità, si metterà in condizione di celebrare la sua ascensione al cielo. A questa circostanza si riferiscono le parole del profeta Daniele, (XI, 45): « Egli si accamperà in Apadno, in mezzo ai mari (nazioni e popoli), sul famoso e santo monte; e arriverà alla sua cima, e nessuno lo aiuterà. »

Vers. 10. – E gli abitanti della terra si rallegreranno della loro morte; la festeggeranno e si scambieranno regali gli uni agli altri. Queste parole mostrano l’ebbrezza della gioia fino alla frenesia, che gli empi mostreranno durante questi ventiquattro giorni o tre settimane e mezzo che durerà il loro trionfo. E nella loro cecità esalteranno e glorificheranno l’Anticristo; e come questi avrà avuto cura di rendere pubblica la sua vittoria su questi due così celebri profeti, la massa degli uomini che coprono la faccia della terra si agiterà come le onde del mare; e le tribù, le nazioni e gli uomini di varie lingue accorreranno in quei giorni a Gerusalemme, per vedere questi cadaveri così rinomati, e contemplare il loro re divinizzato in tutta la gloria della sua maestà. Allora gli uomini danzeranno per la gioia sulla morte dei due profeti e di altri uomini giusti che saranno stati martirizzati per il santo Nome di Gesù, come Erodiade danzò e si rallegrò sulla decapitazione di San Giovanni Battista. Essi erigeranno trofei e magnifiche statue all’Anticristo su tutta la terra, e bruceranno incenso sui suoi altari e lo adoreranno come loro dio e loro messia. Tutti gli uomini che crederanno in lui saranno invitati a festini, banchetti, danze, feste nuziali e voluttà di ogni tipo. Essi cercheranno di soddisfare tutti i desideri della carne, perché penseranno di aver raggiunto la pienezza del riposo, poiché la loro pace non sarà più disturbata dai due predicatori di penitenza. Saranno così storditi dalla felicità e dai baccanali di questi ventiquattro giorni di follie mondane, che non sospetteranno affatto gli ultimi e orribili mali che li sorprenderanno come un ladro. E si scambieranno regali gli uni agli altri, di villaggio in villaggio, di città in città, di paese in paese. Infatti, dopo la morte dei due profeti, sarà dato potere alla bestia su tutti gli uomini potenti in opere e parole; e tutti questi saranno messi a morte in tutti le contrade della terra, o saranno costretti a fuggire nelle montagne e in luoghi deserti, per nascondersi negli antri delle rocce e nelle caverne oscure. Poiché nessuno oserà dichiararsi Cristiano in pubblico. – Dal canto loro, gli empi si rallegreranno, saranno nella gioia, nei festini e nei piaceri, ed il loro trionfo sarà completo sulla terra. Il Dio del cielo non darà più segni né in cielo né in terra né nelle acque dopo questi due profeti, che insegnavano in precedenza la vera dottrina a molti, mantenendoli nella fede con i più grandi prodigi. Così che negli ultimi giorni, veramente tutti gli uomini adoreranno la bestia, e anche i Cristiani, tranne gli eletti, vedendo la morte ignominiosa dei loro profeti, la pace dei malvagi, la vittoria dell’Anticristo, il silenzio e l’apparente abbandono di Dio, ne prenderanno scandalo e faranno defezione. Essi bruceranno anche il loro incenso davanti all’altare della bestia, e dopo aver accettato il suo carattere nelle loro mani o alla fronte, come spiegheremo più tardi, adoreranno la sua immagine. San Giovanni ci indica ora la causa di questa folle gioia: perché questi due profeti tormentavano coloro che abitavano la terra, cioè: con i loro prodigi e i grandi miracoli che opereranno in cielo e in terra e nelle acque, per testimoniare a Gesù che egli è il Cristo, e colpendo la terra e i suoi abitanti con ogni sorta di piaga e flagello temporale, per costringerli a ricorrere alla penitenza e a salvare le loro anime. Ora, questi empi, ostinati nei loro peccati, ne saranno sovranamente contrariati, molto infastiditi da questo, e si rallegreranno di essere finalmente liberati dai loro mali fisici, perché questi due profeti tormenteranno  coloro che abitavano la terra.

Vers. 11. – Ma dopo tre giorni e mezzo lo spirito di vita entrò in loro da parte di Dio. Queste parole e le seguenti ci indicano tutto ad un colpo il cambiamento nella mano destra dell’Onnipotente, che non permette agli empi di trionfare a lungo sui giusti. Ma dopo tre giorni e la metà di un giorno, cioè dopo questi ventiquattro giorni e mezzo, lo spirito di vita entrò in loro da Dio, che per la sua infinita potenza farà risuscitare questi due profeti dai morti. Ed essi si alzarono in piedi; e grande paura venne su coloro che li vedero. In effetti, il cambiamento improvviso e inaspettato di questa scena imponente sarà terribile per gli empi! Questa solenne trasformazione dello stato degli uomini sulla terra ci dà un’idea di quello che vedremo nell’altra vita. Agli occhi degli uomini, l’empio trionfa ed il giusto è oppresso; ma davanti a Dio, questi gemiti del giusto saranno trasformati in gloria e consolazione eterna, mentre il trionfo fugace ed effimero dell’empio sarà seguito da tormenti immensi nel loro rigore e interminabili nella loro durata. (Sap. V, 1): « Allora i giusti insorgeranno con grande fermezza contro coloro che li avranno tormentati e avranno portato via i frutti dei loro lavori. I malvagi, a questa vista, saranno colti da confusione e da un terribile terrore; saranno stupiti quando vedranno improvvisamente, contro le loro aspettative, i giusti salvati. Diranno a se stessi, pentendosi e gemendo nei loro cuori: Questi sono quelli di cui ci prendevamo gioco e di cui portavamo come esempio di persone degne di ogni tipo di obbrobrio. Insensati che eravamo, la loro vita ci sembrava una follia e la loro morte una vergogna. Eppure eccoli qui elevati al rango di figli di Dio, e la loro porzione è con i Santi. »

III. Vers. 12. – E udirono una voce forte che diceva loro dal cielo: Salite qui. E salirono al cielo in una nuvola, alla vista dei loro nemici. Tutte le parole contenute in questo testo devono essere prese alla lettera, ed il loro significato è naturale e senza figura. Perché accadrà veramente che Dio, volendo dare pubblica e solenne testimonianza della verità della predicazione di questi due profeti risorti dai morti, li farà salire in cielo in anima e corpo alla presenza di tutti i popoli, tribù e lingue, che saranno venuti da tutte le estremità della terra e si saranno portati, come un flutto di popolazione, verso il re di Gerusalemme. Allora l’Anticristo si sentirà turbato da un terrore glaciale, fremerà di rabbia, e nell’eccesso del suo orgoglio e della sua infernale presunzione, volendo dare un’ultima prova della sua falsa divinità, e volendo anche trattenere il popolo nell’abisso dell’errore, con l’aiuto del potere dei demoni, si alzerà dal Monte degli Ulivi in aria, con grande maestà, e cercherà di raggiungere Enoch ed Elia per precipitarli sulla terra Ma in questo momento solenne, la virtù dell’Onnipotente lo colpisce e lo precipita nella più grande ignominia e confusione! – Un orribile terremoto scuote tutto il paese, gran parte di Gerusalemme cade in rovina, i falsi profeti e la maggior parte dei loro adepti vengono uccisi, e il figlio della perdizione, cadendo nelle voragini della terra aperta, viene gettato vivo nell’inferno. È allora che i resti dei Giudei e delle Nazioni, vedendo con i propri occhi la potenza di Dio e l’inganno del falso messia loro re, si convertiranno al Signore e al suo Cristo, e, presi da una terribile paura, si batteranno il petto e pronunceranno queste parole che Gesù Cristo ha predetto su di loro: Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Ecco perché San Giovanni aggiunge:

Vers. 13. – E in quella stessa ora ci fu un grande terremoto, e la decima parte della città cadde, e settemila uomini morirono nel terremoto; e il resto ebbe paura e diede gloria a Dio.

L’APOCALISSE INTERPRETATA DAL BEATO B. HOLZHAUSER (XVII)

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.