LA SUMMA PER TUTTI (8)

LA SUMMA PER TUTTI (8)

R. P. TOMMASO PÈGUES O. P. :

LA SOMMA TEOLOGICA DI S. TOMMASO DI AQUINO IN FORMA DI CATECHISMO PER TUTTI I FEDELI

PARTE SECONDA

L’UOMO VENUTO DA DIO E DESTINATO A RITORNARE A DIO

SEZIONE PRIMA

Idea generale del ritorno dell’uomo a Dio

Capo XV.

Del principio esterno che dirige l’uomo nelle sue azioni, ossia della legge.

609. Che cosa intendete per legge?

Intendo un ordine della ragione, in vista del bene comune, emanante dall’autorità e manifestato da essa (XC, 1-4).

601. Un ordine che fosse contrario alla ragione non sarebbe dunque una legge?

No; un ordine o un comando contrario alla ragione non è mai una legge; è un atto arbitrario o di tirannia (XC, 1 ad 3).

602. E che cosa intendete col dire che la legge è un ordine della ragione in vista del bene comune?

Intendo dire che la legge provvede anzitutto al bene dell’insieme, ossia del tutto; e non si occupa della parte o dell’individuo se non in quanto deve concorrere esso stesso al bene comune (XC, 2).

603. Qual è questa autorità dalla quale emana la legge?

È quella a cui incombe di vegliare al bene comune come al bene suo proprio (XC,3).

604. È necessario che una legge sia manifestata e conosciuta perché possa obbligare?

Sì; è necessario che una legge sia manifestata in modo da essere conosciuta, perché possa obbligare (XC, 4).

605. E se la si ignorasse per propria colpa si sarebbe scusati di non osservarla?

No; se si ignora per propria colpa non si è scusati di non osservarla.

606. È dunque importantissimo istruirsi sulle leggi che possono riguardarci?

Sì; è sommamente importante istruirsi sulle leggi che possono riguardarci.

Capo XVI.

Delle diverse leggi. – La legge eterna.

607. Vi sono varie specie di leggi che possono riguardarci, e che di fatto ci riguardano?

Sì; vi sono varie specie di leggi che possono riguardarci e che di fatto ci riguardano.

608. Quali sono queste diverse specie di leggi che possono riguardarci e che di fatto ci riguardano?

Sono la legge eterna, la legge naturale, la-legge umana e la legge divina (XCI, 1-5).

609. Che cosa intendete per legge eterna?

Per legge eterna intendo la legge suprema, che regola tutte le cose e dalla quale dipendono tutte le altre leggi, che non sono altro se non derivazioni o manifestazioni particolari di essa (XCII I, 3).

610. Dove si trova la legge eterna?

La legge eterna si trova in Dio (XCIII, 1).

611. Come viene manifestata questa legge nelle cose?

Questa legge viene manifestata nelle cose per l’ordine stesso delle cose, quale si svolge nel mondo (XCIII, 4-6).

Capo XVII.

La legge naturale.

612. La legge eterna si trova anche partecipata nell’uomo?

Sì; la legge eterna è anche partecipata nell’ uomo (XCIII, 6).

613. Come si chiama la manifestazione e partecipazione della legge eterna nell’uomo?

Si chiama legge naturale (XCIV, 1).

614. Che cosa intendete per legge naturale?

Intendo quel lume della ragione pratica innato nell’uomo, per mezzo del quale l’uomo guida se stesso e compie scientemente delle azioni, che per via di azione cosciente saranno la esecuzione della legge eterna; come le azioni naturali prodotte dagli agenti naturali in virtù della loro naturale inclinazione, sono la esecuzione di quella stessa legge per modo di azione incosciente (XCIV, 1).

615. Vi è nell’uomo un primo principio di questa ragione pratica, ossia un primo precetto di questa legge naturale?

Sì; è quello che posa sulla ragione stessa di «bene» nel senso metafisico della parola; come il principio della ragione speculativa posa sulla ragione di «essere» (XCIV, 2).

616. In che cosa consiste questo primo principio della ragione pratica, ossia questo primo precetto della legge naturale nell’uomo?

Consiste nel proclamare che ciò che è buono deve essere eletto dall’uomo, e ciò che è cattivo deve essere da lui rigettato (XCIV, 2).

617. Questo primo principio o primo precetto regge tutti gli altri?

Sì; questo primo principio o precetto regge tutti gli altri; e gli altri non sono che applicazioni più o meno immediate di esso (XCIV, 2).

618. Potreste dirmi quali ne sono le prime applicazioni che avvengono nell’uomo?

Le prime applicazioni che ne avvengono nell’uomo sono la proclamazione, da parte della sua ragione, del triplice bene conveniente alla sua natura (XCIV, 2).

619. Quale è la proclamazione fatta dalla ragione dell’uomo, in virtù del primo principio della legge naturale, del triplice bene conveniente alla sua natura?

È che per lui è buono ciò che conserva la sua vita fisica o la perfeziona; come pure ciò che conserva questa vita nella specie umana; e tutto ciò ancora che conviene alla sua vita di essere ragionevole (XCIV, 2).

620. Che cosa si deduce da questa triplice proclamazione della ragione pratica nell’uomo?

Si deduce che tutto quello che è essenziale alla conservazione di questa triplice vita o che può concorrere al suo perfezionamento, dalla ragione pratica di ogni uomo sarà proclamata cosa buona; in maniera subordinata però, dimodoché per ordine di dignità verrà prima il bene della ragione, poi il bene della specie e quindi il bene dell’individuo (XCIV, 2).

621. Potreste dirmi ciò che proclama di essenziale il primo principio della legge naturale che riguarda il bene dell’individuo?

Tale principio proclama che l’uomo deve cibarsi e non può mai attentare: alla sua vita (XCIV, 2).

622. Che cosa proclama di essenziale il primo principio della legge naturale che riguarda il bene della specie?

Tale principio proclama che vi debbono essere degli uomini che attendano alla conservazione della specie, accettando le cure ed anche le gioie della paternità e della maternità; e che non è mai permesso di far niente che vada direttamente contro il fine della paternità e della maternità (XCIV, 2).

623. Che cosa proclama di essenziale il primo principio della legge naturale che riguarda il bene della ragione?

Tale principio proclama che l’uomo essendo opera di Dio da cui ha ricevuto tutto, e come essere dotato di ragione essendo fatto per vivere in società con gli altri uomini, deve onorare Dio come suo Sovrano Signore e Padrone, e trattare con gli altri uomini come lo richiede la natura dei rapporti che può avere con essi (XCIV, 2).

624. Tutte le altre prescrizioni della ragione pratica nell’uomo, derivano come conseguenza da questi primi tre principi e dalla loro subordinazione?

Sì; da questi primi tre principi e dalla loro subordinazione derivano, come conseguenza più o meno remota, tutte le altre prescrizioni o determinazioni della ragione pratica che afferma tale cosa essere o non essere affatto buona per tale nomo, e facendogli un dovere di eleggerla o di rigettarla (XCIV, 2).

625. Le altre prescrizioni o determinazioni della ragione pratica che derivano come conseguenza più o meno remota dai primi tre principi della legge naturale, sono identiche presso tutti gli uomini?

No; le altre prescrizioni o determinazioni non sono le stesse per tutti; perché a misura che ci si allontana dai primi principi o dalle cose che riguardano per tutti essenzialmente il bene dell’individuo, il bene della specie ed il bene della ragione, si passa nel campo delle determinazioni positive, che possono variare all’infinito secondo la diversità delle condizioni particolari dei diversi uomini (XCIV, 4).

626. Come avvengono le altre determinazioni che possono variare all’infinito secondo la diversità delle condizioni particolari dei diversi uomini?

Esse avvengono per mezzo della ragione particolare di ogni individuo umano, per mezzo della ragione delle autorità competenti in ciascuno dei diversi aggruppamenti umani, viventi una vita di società determinata.

Capo XVIII,

La legge umana.

627. Le altre determinazioni possono divenire materia o soggetto di legge?

Sì; le altre determinazioni possono divenire materia o soggetto di legge.

628. Di quale legge sono esse materia soggetto?

Esse sono materia o soggetto proprio delle leggi umane (XCV-XCVII).

629. Che cosa intendete per leggi umane?

Intendo gli ordini della ragione di questa o quella società tra gli uomini, che emanano in ogni società dalla suprema autorità e sono da essa manifestate in vista del bene comune (XCVI, 1).

630. Questi ordini debbono essere osservati da tutti quelli che fanno parte di tale società?

Sì; questi ordini debbono essere osservati da tutti quelli che fanno parte di tale società (XCVI, 5).

631. È un dovere di coscienza che obbliga davanti a Dio?

Sì: è un dovere di coscienza che obbliga davanti a Dio (XCVI, 4).

632. Possono darsi dei casi in cui non vi sia obbligo di obbedire?

Sì; possono darsi dei casi in cui non vi sia obbligo di obbedire (XCVI, 4).

633. Quali possono essere questi casi in cui non vi è obbligo di obbedire ad una legge?

Vi è il caso di impossibilità e quello di dispensa (XCVI, 4).

634. Chi può dispensare da obbedire ad una legge?

Da obbedire ad una legge può dispensare quegli solo che è autore di questa legge, oppure ha la stessa autorità dell’autore della legge, o da questa autorità ha ricevuto la potestà di dispensare (XCVII, 4).

635. Se una legge fosse ingiusta si sarebbe tenuti ad obbedire?

No; se una/legge fosse ingiusta non si sarebbe tenuti ad obbedire, purché il rifiuto di obbedienza non cagionasse scandalo o fosse causa di più gravi inconvenienti (XCVI, 4).

636. Che cosa intendete per legge ingiusta?

Intendo una legge fatta senza autorità o in opposizione al bene comune, o lesiva dei giusti diritti dei membri della società (XCVI, 4).

637. Se una legge fosse ingiusta perché lesiva dei diritti di Dio o della sua Chiesa, bisognerebbe osservarla?

No; se una legge fosse ingiusta perché lesiva dei diritti di Dio o dei diritti essenziali della Chiesa, non bisognerebbe mai osservarla (XCVI, 4).

638. Che cosa intendete per diritti di Dio e diritti essenziali della Chiesa?

Intendo tutto ciò che riguarda l’onore ed il culto di Dio, Creatore e Sovrano Signore di

tutte le cose; e ciò che tocca la missione della Chiesa Cattolica nella santificazione delle anime, per mezzo della predicazione della verità e l’amministrazione dei sacramenti.

639. Se dunque una legge umana attentasse alla religione, non bisognerebbe rispettarla?

Se una legge umana attentasse alla religione non bisognerebbe a nessun costo rispettarla (XCVI, 4).

640. Questa legge sarebbe una vera legge?

No; questa legge non sarebbe che una odiosa tirannide (XC, 1 ad 3).

Capo XIX.

La legge divina. – Il Decalogo.

641. Che cosa intendete per legge divina?

Per legge divina intendo quella che Dio ha dato agli uomini, manifestandosi loro in modo soprannaturale (XCI, 4, 5).

642. Quando ha dato Dio questa legge agli uomini?

Dio ha data questa legge agli uomini una prima volta in modo semplicissimo prima della loro caduta nel paradiso terrestre; ma l’ha data poi più tardi in modo molto più speciale per mezzo di Mosè e dei profeti; ed in modo ancora molto più perfetto per mezzo di Gesù Cristo e degli Apostoli (XCI, 5).

643. Come si chiama la legge divina data da Dio agli uomini per mezzo di Mosè?

Si chiama la legge antica (XCVIII, 6).

644. E come si chiama la legge divina data da Dio agli uomini per mezzo di Gesù Cristo e degli Apostoli?

Si chiama la legge nuova (CVI, 3-4),

645. La legge antica era per tutti gli uomini?

No; la legge antica era solamente per il popolo ebreo (XCVIII, 4, 5).

646. Perché Dio aveva dato una legge speciale al popolo ebreo?

Perché questo popolo era destinato a preparare nel mondo antico la venuta del Salvatore degli uomini, che doveva uscire di mezzo ad esso (XCVIII, 4).

647. Come si chiamano i precetti che erano propri del popolo ebreo e non riguardavano che quel popolo nella legge antica?

Si chiamano precetti « giudiciali» e precetti « cerimoniali » (XCIX, 3, 4).

648. Non vi erano anche altri precetti nella legge antica, che sono rimasti nella legge nuova?

Sì: nella legge antica vi erano anche altri precetti che sono rimasti nella legge nuova.

649. Come si chiamano i precetti della legge antica rimasti nella legge nuova?

Si chiamano precetti «morali» (XCIX, art. 1, 2).

650. Perché tali precetti morali della legge antica sono rimasti anche nella legge nuova?

Perché essi costituiscono ciò che vi è di essenziale e di assolutamente inalienabile nelle regole della moralità rispetto ad ogni uomo, per il semplice fatto che è uomo (C, 1).

651. Questi precetti morali sono dunque stati sempre e saranno sempre gli stessi per tutti gli uomini?

Sì; questi precetti morali sono stati sempre e saranno sempre gli stessi per tutti gli nomini (C, 8).

652. Sono essi la stessa cosa che la legge naturale?

Sì; questi precetti morali sono la stessa cosa che la legge naturale (C, 1).

653. Dunque perché dite che fanno parte della legge divina?

Perché onde dar loro ancora più forza e per impedire che la ragione umana deviata li dimenticasse o li corrompesse, Dio stesso volle promulgarli solennemente manifestandosi al popolo eletto al tempo di Mosè; ed anche perché Dio li ha promulgati in ordine al fine soprannaturale a cui ogni uomo è da Lui chiamato (C, 3).

654. Come si chiamano questi precetti morali promulgati solennemente da Dio al tempo di Mosè?

Si chiamano il « Decalogo » (C, 3, 4).

655. Che cosa Significa questa parola: « Decalogo »?

È una parola greca che vuol dire «dieci parole », perché Dio dette questi precetti in numero di dieci.

656. Quali sono i dieci precetti del Decalogo?

1 dieci precetti del Decalogo sono i seguenti:

1° Non avrai altro Dio fuori che me;

2° Non nominare il nome di Dio invano;

3° Ricordati di santificare le feste;

4° Onora il padre e la madre;

5° Non ammazzare;

6° Non commettere atti impuri;

7° Non rubare;

8° Non fare falsa testimonianza;

9° Non desiderare la donna d’altri;

10° Non desiderare la roba d’altri (C, 4, 5, 6).

657. Questi dieci precetti bastano a regolare tutta la vita morale dell’uomo nell’ordine della virtù?

Sì; bastano in quanto alle virtù principali che riguardano i doveri essenziali dell’uomo verso Dio e verso il prossimo; ma per la perfezione di tutte le virtù hanno dovuto essere spiegati e completati dall’insegnamento dei profeti nella legge antica, e più ancora dall’insegnamento di Gesù Cristo e dagli Apostoli nella legge nuova (C, 3, 11).

658. Qual è il miglior mezzo per bene intendere questi precetti, e che li Spiega e li completa per la perfezione della vita morale?

È quello di studiarli in confronto di ciascuna delle virtù considerata nei suoi particolari.

659. Questo studio potrà farsi allora in modo facile?

Sì; perché la natura stessa della virtù spiegherà la natura e l’obbligo del precetto.

660. Sarà questo al tempo stesso il mezzo di bene intendere tutta la perfezione della legge nuova?

Sì; perché la perfezione di questa legge consiste precisamente nel suo rapporto con la eccellenza di tutte le virtù (C, 2; CVII).

661. Questa eccellenza di tutte le virtù riveste un carattere particolare nella legge nuova?

Sì; essa vi riveste il carattere dei consigli che si aggiungono ai precetti (CVII, 4).

662. Che cosa intendete per consigli aggiunti ai precetti?

Intendo gli inviti fatti da Gesù Cristo a tutte le anime di buona volontà, di distaccarsi, per amore di Lui e per ottenere da Lui una gioia più perfetta nel cielo, dalle cose che potrebbero volere senza compromettere l’essenziale della virtù, ma che possono essere un ostacolo alla perfezione della virtù stessa (CVIII, art. 4).

663. A quanti si riducono questi consigli?

Si riducono a tre: povertà, castità ed obbedienza (CVIII, 4).

664. Vi è uno stato speciale in cui si possono praticare eccellentemente questi consigli?

Sì; vi è lo stato religioso (CVIII, 4).

Capo XX,

Del principio esteriore che aiuta l’uomo nella pratica degli atti buoni, ossia della grazia.

665. Basta la direzione della legge perché l’uomo viva della vita della virtù e schivi la vita contraria del peccato e del vizio?

No; ci vuole ancora il soccorso della grazia (CIX, CXIV).

666. Che cosa intendete per grazia?

Per grazia intendo un soccorso speciale di Dio, che aiuta l’uomo a fare il bene ed a fuggire il male.

667. Questo soccorso speciale di Dio è sempre necessario all’uomo?

Sì; questo soccorso speciale di Dio è sempre necessario all’uomo.

668. Dunque l’uomo da se stesso non può mai fare alcun bene o evitar alcun male?

Sì; l’uomo può da se stesso, cioè con i principi della natura che Dio gli ha dato e con gli altri soccorsi naturali che trova d’intorno a sé, compiere un certo bene ed evitare un certo male anche nell’ordine morale o della virtù, ma se Dio non interviene con la sua grazia a guarire la natura umana ferita per il peccato; l’uomo non potrà compiere neppure nell’ordine della virtù naturale tutto il bene ed evitare tutto il male; e nell’ordine della virtù soprannaturale o della vita morale in ordine all’acquisto del cielo, l’uomo con la sua sola natura senza la grazia non può assolutamente nulla (CIX, 1-10).

669. Che cosa comprende questa grazia di ordine soprannaturale?

La grazia di ordine soprannaturale comprende due cose: uno stato abituale dell’uomo, e certe mozioni soprannaturali dello Spirito Santo (CIX, 6).

670. Che cosa intendete per istato abituale dell’uomo?

Per istato abituale intendo un insieme di qualità prodotte e conservate nell’anima da Dio stesso, che divinizzano l’uomo nel suo essere e nelle sue facoltà (CX, 1-4).

671. Come si chiama la qualità fondamentale che divinizza l’essere dell’uomo?

Si chiama grazia abituale o santificante (CX, 1,2, 4).

672. E come si chiamano le altre qualità soprannaturali che divinizzano le facoltà dell’uomo?

Esse sono le virtù ed i doni (CX, 3).

673. Le virtù ed i doni sono congiunti con la grazia abituale e santificante?

Sì; le virtù ed i doni sono congiunti con la grazia abituale e santificante; cosicchè essi derivano dalla grazia, e questa non può mai esistere nell’anima senza che essi esistano nelle facoltà.

674. La grazia, le virtù ed i doni che divinizzano l’anima e le sue facoltà, sono qualche cosa di molto prezioso e di molto grande?

Sì; perché sono ciò che rende l’uomo figlio di Dio e lo mettono in grado di agire in quanto tale.

675. Un uomo rivestito ed ornato della grazia con le virtù ed i doni, supera in perfezione tutto il mondo creato, nell’ordine della natura?

Sì; senza eccettuarne neppure gli Angeli, considerati nella loro sola natura (CXIII, 9 ad 2).

676. Dunque non vi è niente da doversi desiderare di più dall’uomo su questa terra, che di possedere la grazia di Dio con le virtù ed i doni?

No; non vi è niente che l’uomo debba desiderare di più su questa terra, che di possedere e conservare, progredendo in essa tutti i giorni, la grazia di Dio con le virtù ed i doni.

677. In che modo l’uomo può possedere e conservare su questa. terra, progredendo in essa tutti i giorni, la grazia di Dio con le virtù ed i doni?

Corrispondendo fedelmente all’azione soprannaturale dello Spirito Santo, che lo stimola a prepararsi a ricevere la grazia se non la possiede ancora, od a progredirvi tutti i giorni se già la possiede (CXII, 3; CXHI, 3, 3).

678. Come si chiama questa azione dello Spirito Santo?

Questa azione dello Spirito Santo si chiama grazia attuale (CIX, 6; CXII, 3).

679. Dunque noi ci disponiamo a ricevere la grazia abituale o santificante se ancora non la possediamo, ed a progredirvi se già l’abbiamo, col soccorso e sotto l’azione della grazia attuale?

Sì; col soccorso e sotto l’azione della grazia attuale noi ci disponiamo a ricevere la grazia abituale o santificante se non l’abbiamo ancora, ed a progredirvi se già la possediamo.

680. Questa grazia attuale può produrre in noi il suo pieno effetto senza di noi e nostro malgrado?

No; la grazia attuale non può produrre in noi il suo pieno effetto senza di noi e nostro malgrado (CXIII, 3).

681. Bisogna dunque che il nostro libero arbitrio cooperi all’azione della grazia attuale?

Sì; bisogna che il nostro libero arbitrio cooperi all’azione della grazia attuale.

682. Come si chiama questa cooperazione del nostro libero arbitrio all’azione della grazia attuale?

Si chiama corrispondenza alla grazia.

683. Quale carattere riveste l’atto del nostro libero arbitrio quando corrisponde all’azione della grazia attuale, e la grazia abituale si trova nell’anima?

Riveste sempre il carattere di atto meritorio (CXIV, 1, 2).

684. Vi sono più specie di meriti riguardo al nostro atto meritorio?

Sì; vi è il merito condegno ed il merito di convenienza (CXIV, 2).

685. Che cosa intendete per merito condegno?

Intendo il merito che dà uno stretto diritto di giustizia a ricevere la ricompensa (CXIV, 2).

686. Che cosa occorre perché l’atto dell’uomo sia meritorio per merito condegno?

Bisogna che questo atto si compia sotto la mozione della grazia attuale; che proceda dalla grazia santificante per virtù di carità; che tenda all’acquisto della vita eterna per sé, od anche all’aumento in sé della grazia e delle virtù (CXIV, 2, 4).

687. Non si può meritare per gli altri la vita eterna, oppure la grazia santificante l’aumento di questa grazia per merito condegno?

No; queste specie di beni non si possono meritare per gli altri che per merito di convenienza, essendo proprio di Gesù Cristo come Capo della Chiesa il merito condegno per gli altri (CXIV, 5, 8).

688. Che cosa intendete per merito di convenienza (de congruo)?

Intendo quel merito per cui Dio, in grazia dell’amicizia che lo unisce ai giusti, stabilisce – a proposito ed in armonia con ciò che a Lui conviene – di corrispondere al piacere che i giusti Gli arrecano con le loro opere buone, facendo loro piacere Egli stesso con la concessione di ciò che gli domandano o desiderano (CXIV, 6).

689. Dunque ogni ragione di merito per l’uomo consiste sempre nella intimità di Dio con i giusti, ossia nella vita della grazia e delle virtù sotto l’azione dello Spirito Santo?

Sì; nella intimità di Dio con i giusti, ossia nella vita della grazia e delle virtù sotto l’azione dello Spirito Santo, consiste sempre ogni ragione di merito per l’uomo; e tutto ciò che esso fa fuori di questo ordine, anche se non è cattivo in sé, è cosa assolutamente vana che non gli servirà niente nel giorno delle supreme retribuzioni (CXIV, 6).

690. Potreste spiegarmi i particolari di questa vita della grazia e delle virtù sotto l’azione dello Spirito Santo, che deve costituire il tutto della vita dell’uomo su questa terra?

Sì; e ciò sarà oggetto di tutto quello che ci resta da dire nello studio del viaggio, ossia del ritorno dell’uomo verso Dio per mezzo dei suoi atti morali.