L’APOCALISSE INTERPRETATA DAL BEATO B. HOLZHAUSER (XX)

L’APOCALISSE INTERPRETATA DAL BEATO B. HOLZHAUSER (XX)

INTERPRETAZIONE DELL’APOCALISSE che comprende LA STORIA DELLE SETTE ETÁ DELLA CHIESA CATTOLICA.

DEL VENERABILE SERVO DI DIO BARTHÉLEMY HOLZHAUSER

RESTAURATORE DELLA DISCIPLINA ECCLESIASTICA IN GERMANIA,

OPERA TRADOTTA DAL LATINO E CONTINUATA DAL CANONICO DE WUILLERET.

PARIS, LIBRAIRIE DE LOUIS VIVÈS, ÉDITEUR RUE CASSETTE, 23 – 1856

LIBRO SESTO.

SEZIONE II.

SUI CAPITOLI XIV E XV.

DELLA GLORIA E DEL TRIONFO DELLA CHIESA.

§ I.

Della gloria e del trionfo dei santi martiri che moriranno nell’ultima persecuzione, per il nome di Gesù e del Padre suo.

CAPITOLO XIV. – VERSETTI 1-14.

Et vidi: et ecce Agnus stabat supra montem Sion, et cum eo centum quadraginta quatuor millia, habentes nomen ejus, et nomen Patris ejus scriptum in frontibus suis. Et audivi vocem de caelo, tamquam vocem aquarum multarum, et tamquam vocem tonitrui magni: et vocem, quam audivi, sicut citharædorum citharizantium in citharis suis. Et cantabant quasi canticum novum ante sedem, et ante quatuor animalia, et seniores: et nemo poterat dicere canticum, nisi illa centum quadraginta quatuor millia, qui empti sunt de terra. Hi sunt, qui cum mulieribus non sunt coinquinati: virgines enim sunt. Hi sequuntur Agnum quocumque ierit. Hi empti sunt ex hominibus primitiæ Deo, et Agno: et in ore eorum non est inventum mendacium: sine macula enim sunt ante thronum Dei. Et vidi alterum angelum volantem per medium caeli, habentem Evangelium aeternum, ut evangelizaret sedentibus super terram, et super omnem gentem, et tribum, et linguam, et populum: dicens magna voce: Timete Dominum, et date illi honorem, quia venit hora judicii ejus: et adorate eum, qui fecit cælum, et terram, mare, et fontes aquarum. Et alius angelus secutus est dicens: Cecidit, cecidit Babylon illa magna: quæ a vino iræ fornicationis suæ potavit omnes gentes. Et tertius angelus secutus est illos, dicens voce magna: Si quis adoraverit bestiam, et imaginem ejus, et acceperit caracterem in fronte sua, aut in manu sua: et hic bibet de vino irae Dei, quod mistum est mero in calice iræ ipsius, et cruciabitur igne, et sulphure in conspectu angelorum sanctorum, et ante conspectum Agni: et fumus tormentorum eorum ascendet in sæcula sæculorum: nec habent requiem die ac nocte, qui adoraverunt bestiam, et imaginem ejus, et si quis acceperit caracterem nominis ejus. Hic patientia sanctorum est, qui custodiunt mandata Dei, et fidem Jesu. Et audivi vocem de caelo, dicentem mihi: Scribe: Beati mortui qui in Domino moriuntur. Amodo jam dicit Spiritus, ut requiescant a laboribus suis : opera enim illorum sequuntur illos. Et vidi: et ecce nubem candidam, et super nubem sedentem similem Filio hominis, habentem in capite suo coronam auream, et in manu sua falcem acutam.

[E vidi : ed ecco l’Agnello che stava sul monte di Sion, e con lui cento quaranta quattro mila persone, le quali avevano scritto sulle loro fronti il suo nome e il nome del suo Padre. E udii una voce dal cielo, come rumore di molte acque, e come rumore di gran tuono: e la voce, che udii, era come di citaristi che suonino le loro cetre. E cantavano come un nuovo cantico dinanzi al trono e dinanzi ai quattro animali e ai seniori: e nessuno poteva dire quel cantico, se non quei cento quarantaquattro mila, i quali furono comperati di sopra la terra. Costoro sono quelli che non si sono macchiati con donne: poiché sono vergini. Costoro seguono l’Agnello dovunque vada. Costoro furono comperati di tra gli uomini primizie a Dio e all’Agnello, e non si è trovata menzogna nella loro bocca: poiché sono di Dio. E vidi un altro Angelo, che volava per mezzo il cielo, e aveva il Vangelo eterno, affine di evangelizzare gli abitatori della terra, e ogni nazione, e tribù, e lingua, e popolo: e diceva ad alta voce: Temete Dio, e dategli onore, perché è giunto ii tempo del suo giudizio: e adorate colui che fece il cielo, e la terra, il mare, e le fonti delle acque. E seguì un altro Angelo dicendo: È caduta, è caduta quella gran Babilonia, la quale ha abbeverato tutte le genti col vino dell’ira della sua fornicazione. E dopo quelli venne un terzo Angelo dicendo ad alta voce: Se alcuno adora la bestia e la sua immagine, e riceve il carattere sulla sua fronte, o sulla sua mano anch’egli berrà del vino dell’ira di Dio versato puro nel calice della sua ira, e sarà tormentato con fuoco e zolfo nel cospetto dei santi Angeli, e nel cospetto dell’Agnello: e il fumo dei loro tormenti si alzerà nei secoli dei secoli: e non hanno riposo né dì, né notte coloro che adorarono la bestia e la sua immagine, e chi avrà ricevuto il carattere del suo nome. Qui sta la pazienza dei santi, i quali osservano i precetti di Dio e la fede di Gesù. E udii una voce dal cielo che mi diceva: Scrivi: Beati i morti, che muoiono nel Signore. Già fin d’ora dice Io Spirito, che si riposino dalle loro fatiche: poiché vanno dietro ad essi le loro opere. E vidi: ed ecco una candida nuvola, e sopra la nuvola uno che sedeva simile al Figliuolo dell’uomo, il quale aveva sulla sua testa una corona d’oro, e nella sua mano una falce tagliente. E un altro Angelo uscì dal tempio gridando ad alta voce a colui che sedeva sopra la nuvola: Gira la tua falce, e mieti, perché è giunta l’ora di mietere, mentre la messe della terra è secca. E colui che sedeva sulla nuvola, menò in giro la sua falce sulla terra, e fu mietuta la terra. E un altro Angelo uscì dal tempio, che è nel cielo, avendo anch’egli una falce tagliente. E un altro Angelo uscì dall’altare, il quale aveva potere sopra il fuoco: e gridò ad alta voce a quello che aveva la falce tagliente, dicendo: Mena la tua falce tagliente, e vendemmia i grappoli della vigna della terra: poiché le sue uve sono mature. E l’Angelo menò la sua falce tagliente sopra la terra, e vendemmiò la vigna della terra, e gettò (la vendemmia) nel grande lago dell’ira di Dio: e il lago fu pigiato fuori della città, e dal lago uscì sangue fino ai freni dei cavalli per mille seicento stadi.]

I. Vers. 1. – E vidi, ed ecco l’Agnello in piedi sul monte Sion, e con lui cento quarantaquattromila, che avevano il suo nome e il nome di suo Padre scritto sulla  fronte. – E vidi, ed ecco l’Agnello in piedi sul monte Sion. Questo agnello è il Cristo che è qui chiamato l’Agnello, perché come fu sacrificato nella sua passione come un agnello, e fu abbandonato da tutto il mondo alla sua morte; così nell’ultima persecuzione Egli sarà l’Agnello nei suoi martiri, che saranno uccisi come pecore, e che saranno abbandonati dagli uomini e anche da Dio per questa circostanza; perché saranno senza aiuto e senza un liberatore. In questi giorni di desolazione, Gesù Cristo si mostrerà dunque veramente come un agnello che permette ai nemici della croce di infierire contro i suoi santi, di vincerli per questo mondo e di ucciderli. Si dice che questo Agnello fosse in piedi, perché sarà testimone dei loro tormenti e li rafforzerà nell’intimo delle loro anime, per non farli svenire. Così è riportato di Santo Stefano, (Atti VII, 55), che nel suo martirio egli era « pieno di Spirito Santo, e guardando verso il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù in piedi alla destra del Padre. » E vidi, ed ecco l’Agnello in piedi sul monte Sion. Per Monte Sion si intende la Chiesa di Cristo, che Egli presiede sempre come suo Capo universale. Ed è soprattutto allora che Egli si ergerà come generale in capo per guidare la sua Chiesa e per incoraggiare i suoi soldati alla vittoria spirituale. Perché tale è la vittoria del martire, soffrire, morire ed essere sterminato nel suo corpo per vincere nella sua anima. E con lui cento quarantaquattromila. Questo numero deve essere preso in senso indeterminato, e designa l’universalità dei martiri che saranno immolati in grandissima moltitudine, e persevereranno in questi tempi nella confessione del Nome di Gesù e del Padre suo. Ecco perché il testo aggiunge: che avevano il suo Nome ed il Nome del Padre suo scritto sulla fronte; perché queste parole indicano che questi cento quarantaquattromila fedeli, cioè una moltitudine molto grande di Cristiani, che tuttavia saranno la minoranza relativamente alla massa di coloro che faranno defezione; questi Cristiani, diciamo, confesseranno apertamente e pubblicamente Gesù Cristo di Nazareth crocifisso, e il suo vero Padre Dio con Lui, e sigilleranno la loro testimonianza con il loro sangue, morendo divorati dalla bestia. Si dice che questi cento quarantaquattromila martiri erano in piedi con l’Agnello Gesù Cristo, cioè per combattere con Lui contro la bestia. Questi martiri saranno i dottori, i predicatori, i pastori delle anime; perché saranno soprattutto i sacerdoti dei vari ordini gerarchici della Chiesa militante che si presenteranno apertamente per resistere all’anticristo e ai suoi falsi profeti, e per proteggere il popolo cristiano dalla defezione. È di questi martiri che Daniele parla nella sua profezia, quando dice: (Dan. XI, 33 e segg.). « E i saggi del popolo insegneranno a molti, e cadranno di spada, nella fiamma, nella cattività e nella rovina di quei tempi. E nel momento della loro rovina saranno sostenuti da un debole aiuto, e molti si uniranno a loro in una finta alleanza. Ma i saggi cadranno, per essere rinnovati e resi bianchi fino al tempo stabilito. » Gli altri, invece, che saranno stati terrorizzati dall’orrore dei tormenti e dalla terribile tirannia della bestia, fuggiranno dalla sua presenza e si nasconderanno nei luoghi deserti, nelle solitudini, nelle gole delle montagne e nelle fessure delle rocce. Si dice anche, per distinguere i Cristiani impavidi da quelli che diserteranno, e come per indicare la gloria speciale di questi, che avevano il suo (di Gesù Cristo) Nome e il Nome di suo Padre scritto sulla loro fronte. E più avanti si dice che cantavano un canto nuovo, e che nessuno poteva cantare questo canto se non questi cento quarantaquattromila, come spiegheremo più avanti. Infine il Profeta cita questo numero cento quarantaquattromila, perché è precisamente il numero dei dodicimila segnati da ciascuna delle dodici tribù di Israele di cui si parla nel cap. VII; e anche per significare l’universalità e la grande moltitudine delle vittime che saranno immolate nei vari ordini gerarchici della Chiesa; perché questi ordini sono come tribù di cui le dodici tribù d’Israele erano la figura.

II. Vers. 2. E udii una voce dal cielo, come il rumore di molte acque e come il rumore di un grande tuono; e la voce che udii era come il suono di molti arpisti che suonavano le loro arpe.

Vers. 3. Ed essi cantavano come un canto nuovo davanti al trono e davanti ai quattro animali bestie e ai seniori, e nessuno poteva cantare questo canto se non i cento quarantaquattromila che erano stati redenti della terra.

Vers. 4. Questi non si sono contaminati con le donne, perché sono vergini. Sono coloro che seguono l’Agnello ovunque egli vada: sono stati comprati tra gli uomini, come primizie consacrate a Dio e all’Agnello.

Vers. 5Nessuna menzogna è stata trovata nella loro bocca, perché sono puri davanti al trono di Dio. Tutte queste parole si applicano molto meglio alla Chiesa militante che alla Chiesa trionfante. Esse esprimono le virtù, la gloria e il coraggio di questi fedeli servitori di Dio di cui abbiamo appena parlato. Essi esprimono: 1° La loro impavida predicazione e la confessione del Nome di Gesù e del Padre suo; per questo è detto sopra: (Che essi) avevano il suo Nome e il Nome del Padre suo scritti sulle loro fronti…. E udii una voce dal cielo come il rumore di molte acque e come il rumore di un grande tuono. Questa voce è la voce dei predicatori e dei confessori del Nome di Gesù Cristo e di suo Padre nei giorni della bestia. Questa voce sarà come il suono di grandi acque, perché come le grandi acque fanno un grande rumore che eccita l’attenzione degli uomini e ispira loro paura; e come anche le acque lavano e sono un solvente molto attivo, così la predicazione di questi santi agirà fortemente sui cuori dei popoli Cristiani, che istruirà e preserverà nella fede ortodossa e nella confessione del Nome di Gesù e del Padre suo. Si dice inoltre che questa voce fosse come il suono di un grande tuono. Ci sono quattro cose nel tuono. 1° Il bagliore del fulmine. 2° Il boato del tuono. 3° Gli effetti dei fulmini. 4° La paura e il timore che gli uomini provano per questo. Ora, tali saranno gli effetti della predicazione dei ministri di Gesù Cristo negli ultimi giorni. 1° Risplenderà con grandi miracoli contro l’anticristo e i suoi falsi profeti. 2. Sarà forte e potente come il ruggito del leone. 3° Distruggerà e annienterà il prestigio dei prodigi della bestia; e 4° Ispirerà in una moltitudine di uomini un grande timore di Dio e dei mali a venire. Così la predicazione di questi santi confermerà il popolo nella fede, e lo incoraggerà a confessare il Nome di Gesù e del Padre suo, piuttosto che adorare la bestia e ricevere il suo carattere. Ma poiché questa non sarà in grado di vincere i martiri e trascinare le loro anime nell’abisso, si vendicherà sui loro corpi con il più grande furore, e li immolerà come i Giudei immolavano le pecore, i buoi e gli altri animali, quando solennizzavano la Pasqua in ricordo della loro uscita dall’Egitto. Ecco perché è detto nel capitolo precedente: Essa ricevé il potere di fare guerra ai Santi e di vincerli. 2° Le parole del versetto 3 citato sopra esprimono la perfetta concordanza degli spiriti e dei cuori di questi ministri del Signore, e anche un’esatta conformità delle loro opere con la loro dottrina, così che, la loro predicazione produca un dolce accordo, il cui suono toccherà e impressionerà potentemente i cuori del popolo e produrrà una piacevole armonia alla presenza di Dio e dell’Agnello. Da qui le parole del profeta: La voce che ho sentito era come il suono di molti arpisti che suonavano le loro arpe. Queste parole esprimono con grande bellezza la verità della dottrina, la purezza dei costumi e la perfezione della carità di quei santi che predicheranno in quel tempo nel Nome di Gesù Cristo e di Suo Padre, contro le abominazioni e gli errori della bestia. Infatti, così come molti arpisti, quando i loro strumenti sono in perfetta sintonia e quando suonano insieme pezzi armoniosi, producono un effetto meraviglioso ed esercitano un grande potere sulla mente e sui cuori della gente, così la predicazione della parola di Dio, confermata e abbellita dai santi esempi e dalla grande purezza degli ultimi apostoli, produrrà un effetto potente ed efficace sui cuori e sulle menti dei peccatori. Perché le buone opere sono l’anima di questo strumento celeste della Parola di Dio. Il profeta usa questo bellissimo e toccante paragone per lodare questi santi e soldati di Gesù Cristo, che oseranno, in mezzo al pericolo e nella dispersione dei loro fratelli, usare le loro arpe per contenerli, raccoglierli e riportarli alla battaglia. E nessuno, tranne questi cento quarantaquattromila che sono segnati sulla loro fronte con il nome di Gesù Cristo e di suo Padre, oserà resistere alla furia della bestia. – Tutti gli altri fuggiranno dalla sua presenza in luoghi deserti o faranno defezione, riceveranno il suo carattere e adoreranno la sua immagine. 3° E cantarono come un cantico nuovo. Queste parole designano la confessione di Gesù Cristo e del Padre suo, e anche la castità verginale o il celibato: due meriti che saranno così rari tra gli uomini di questo tempo, a causa soprattutto della tirannia della bestia, che appaiono come un nuovo canto. Perché allora la fede sarà completamente scomparsa, tutta la carne avrà corrotto le sue vie, gli uomini si crogioleranno nei piaceri della carne e la concupiscenza delle donne. Molti ecclesiastici calpesteranno persino i loro doveri più sacri, e diventeranno apostati per diventare sposi, e il volto della cristianità sarà livido e orribile, come non lo è mai stato prima. Ora siccome la fede e il celibato fiorirono nei secoli passati, ed erano ben noti nei tempi passati, ecco che l’Apostolo non dice assolutamente che le due virtù saranno canti nuovi, ma come o quasi nuovi. La parola cantare in questo caso contiene una metafora, e significa predicare in pubblico, proclamare, confessare la verità con gioia e con grande libertà e indipendenza di mente e di carattere, mettere tutta la propria gloria nel farlo, mostrando anche una certa esaltazione dello spirito; perché allora la Chiesa militante in mezzo alla sua desolazione, abbandono, dispersione e povertà, non sarà senza alcuna consolazione. E la consolazione della Chiesa in quel tempo sarà, per i cuori cattolici che sapranno apprezzarla, vedere tanti intrepidi soldati, uniti dai più forti legami, dai legami della carità in Gesù Cristo, far consistere la loro gloria, la loro speranza di ogni sangue speranza, il loro amore e la loro felicità nel versare il loro sangue per il Nome del Signore. 4° Ed essi cantavano come un nuovo canto davanti al trono, e davanti ai quattro animali e gli seniori … – Davanti ai quattro animali e ai seniori. Queste parole devono essere intese sia della Chiesa militante che della Chiesa trionfante, per la grande gioia che il trionfo di questi intrepidi e costanti atleti della fede porterà a queste due Chiese. Perché cantare davanti a qualcuno è manefestargli e procurargli gioia; e questo sarà l’effetto prodotto dal canto di questi santi martiri, predicando, combattendo e sapendo morire se necessario, in difesa della loro fede e della loro verginità. In quei giorni di terrore, la persecuzione non solo infurierà contro la fede dei Cristiani, ma anche contro la verginità o il celibato sacerdotale; perché la bestia, che sarà affondata nella feccia del vizio e nella concupiscenza delle donne, disprezzerà la verginità. (Dan, XI, 37). 5 ° E nessuno poteva cantare questo canto, se non i cento quarantaquattromila che furono comprati della terra. Queste parole contengono un segreto dell’eterna prescienza di Dio, un segreto che è stato tuttavia rivelato a San Giovanni, per informarci in anticipo del piccolo numero di coloro che resisteranno a una prova così dura. E Dio ci ha rivelato questo mistero, per evitare che i Cristiani se ne offendano e sia un’altra pietra d’inciampo aggiunta a tutte le altre, per scoraggiare i fedeli (la verifica di questa profezia dovrebbe, al contrario, essere per i retti di cuore ed i veri soldati di Gesù Cristo, un ulteriore motivo per rafforzare la loro fede e costanza). E nessuno poteva cantare questo canto se non i cento quarantaquattromila che furono acquistati della terra. Oh, che numero esiguo in proporzione alla massa degli uomini che popolano l’universo! Ah, In questo tempo di abominio, ci saranno mille malvagi per ogni dieci giusti, e cento empi per ogni santo. E nessuno poteva, etc. Queste parole mostrano fin troppo bene l’immensa difficoltà ed i pericoli incalcolabili che ci saranno per la salvezza delle anime. La crudeltà delle torture, la corruzione, la malizia degli uomini, gli incredibili prodigi dei falsi profeti, il potere dell’Anticristo su tutto il mondo, il silenzio di Dio, che sembrerà chiudere gli occhi davanti a questa scena orribile, il rapimento e la scomparsa dei migliori per la violenza dei tormenti, saranno saranno tutte cause di questa defezione universale. O Dio, quanto profondi sono i tuoi giudizi e quanto imperscrutabili le tue vie! E nessuno poteva, etc. ….. Queste parole, messe al tempo imperfetto, non contengono un’impossibilità assoluta, ma una condizionale. Sarà infatti assoluta per quanto riguarda la prescienza di Dio; ma sarà condizionata per quanto riguarda la volontà umana. Perché coloro che lo desiderano potranno resistere, aiutati dalla grazia di Dio. Ma, oh disgrazia (Cor. IX, 24): « Non sapete che quando si corre in una gara, tutti partono, è vero, ma solo uno vince il premio. Corri, quindi, in modo da vincere. Ora tutti gli atleti mantengono un’esatta temperanza in tutte le cose; e (tuttavia) è solo per vincere una corona corruttibile, invece di quella incorruttibile che ci aspettiamo. Io (aggiunge San Paolo) corro, e non corro a caso; combatto, non come se colpissi l’aria, ma castigo severamente il mio corpo e lo porto in schiavitù, per evitare che, avendo predicato agli altri, io stesso sia riprovato. » (Questo è un esempio per noi, sacerdoti del Signore, e per tutti voi, Cristiani, discepoli di Gesù Cristo; la nostra vita deve essere una lotta continua; prepariamoci dunque alla grande opera di conversione del mondo che sta per cominciare, e poi alla lotta che minaccia così da vicino la Chiesa). E nessuno poteva cantare questo cantico. Ah, allora la carne e la concupiscenza prevarranno sullo spirito, e le donne coglieranno il frutto dell’albero della Chiesa, cioè i cuori di molti sacerdoti che solo Gesù Cristo dovrebbe possedere. Ci sarà allora una carenza di uomini coraggiosi, e la terra abbonderà di alberi egoisti e infruttuosi, di Cristiani infedeli e dai costumi corrotti. 6° … che sono stati riscattati dalla terra. Questi cantori indicano gli eletti, i cittadini della Gerusalemme celeste, che sono stati comprati da questo mondo al prezzo del sangue dell’Agnello, e che saranno preservati e custoditi per la vita eterna, dal loro stesso sangue, che essi spargeranno generosamente per la fede e la confessione del nome di Gesù.

Vers. 4 – 7º Questi non si sono contaminati con donne, cioè conserveranno fedelmente il celibato sacerdotale, che sarà un merito raro e una specialità in quei giorni. 8°. Perché sono vergini. Questi buoni e santi sacerdoti sono chiamati vergini:

1°. Perché non si contaminano con nessun vizio della carne.

2°. Perché non si indeboliranno mai per accettare il carattere della bestia ed adorare la sua immagine, ma si terranno puri da ogni commercio e rapporto con essa, come le vergini e le donne oneste che sanno come preservarsi dagli insulti di un uomo impudente. Infine, rimarranno fedeli a Dio e all’Agnello con la loro fermezza nella fede cattolica. In questi brutti giorni, è vero, molti cadranno nell’apostasia e adoreranno l’immagine della bestia, per fragilità umana, per la crudeltà e la durata dei tormenti, e per il terrore che il potere della bestia ispirerà loro; ma in seguito riconosceranno la loro colpa, e con l’aiuto della grazia di Dio si rialzeranno prontamente dalla loro caduta, confesseranno i loro peccati, e saranno confermati e rafforzati nella vera fede. 9 ° Questi sono quelli che seguono l’Agnello ovunque Egli vada. San Giovanni esprime con queste parole: 1° la perfetta obbedienza di questi santi che saranno sempre pronti a intraprendere tutto, anche ciò che è più difficile e più ripugnante per la natura, e che, mossi dallo spirito di Gesù Cristo, si esporranno, se necessario, a tutti i tormenti, alla prigione e persino alla morte, e confesseranno con gioia che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio. 2° Questi sono coloro che seguono l’Agnello ovunque Egli vada. Queste parole significano inoltre una conformità della vita dei giusti con la vita di Gesù, loro modello e guida; poiché essi saranno poveri, miti, umili, afflitti, perseguitati, respinti dagli uomini e privati delle loro risorse e dei loro beni, secondo queste parole dell’Apostolo, Ebr, XI, 35: « Alcuni furono crudelmente tormentati, non volendo riscattare la loro vita presente, per trovarne una migliore nella risurrezione. Altri hanno subito insulti e frustate, catene e preghiere. Furono lapidati, furono segati, furono sottoposti alle prove più dure; morirono a fil di spada; condussero una vita errante, coperti di pelli di pecora e di capra, abbandonati, afflitti, perseguitati; coloro di cui il mondo non era degno (passarono la vita), vagando nei deserti e sulle montagne, e ritirandosi nelle tane e nelle caverne della terra. » Ora tali sono i tormenti riservati a questi santi, che tuttavia si mostreranno dolci come un agnello condotto al macello. Sopporteranno tutto con rassegnazione, pensando al risultato del loro martirio, e tenendo sempre davanti agli occhi l’immagine viva del loro Maestro infinitamente buono e perfettamente puro, Gesù Cristo. 10°. Sono riscattati tra gli uomini, come primizie consacrate a Dio e all’Agnello. Con queste parole, San Giovanni vuole mostrarci, come ha già fatto sufficientemente sopra, che questi santi martiri apparterranno agli Ordini sacri, e che questi cento quarantaquattromila saranno presi tra i dottori, i predicatori, i pastori di anime, tra i sacerdoti in generale, e che saranno massacrati in odio soprattutto al santo sacrificio della Messa, che la bestia cercherà di sopprimere. In questo testo di San Giovanni non si fa menzione del popolo cristiano, ma non c’è dubbio che anche una moltitudine molto grande di fedeli laici combatterà coraggiosamente per la fede, attraverso la parola e l’esempio dei loro pastori. Così i Cristiani in generale saranno sacrificati come pecore in tutto il mondo, e subiranno il martirio con l’aiuto di Dio. Questa affermazione è inoltre fondata sui versetti 9, 13 e 14 del capitolo VII. Essi sono stati riscattati di tra gli uomini, cioè questi santi sacerdoti, saranno scelti e separati dagli altri uomini perché osserveranno il celibato, e non si immischieranno negli affari del secolo, e perché si comporteranno veramente come primizie consacrate a Dio e all’Agnello.

Vers. 5 – 11° Nessuna bugia fu trovata nella loro bocca. Qui San Giovanni esprime l’amore per la verità e la semplicità di cuore che sarà l’ornamento di questi santi. Non saranno sedotti dalle imposture dei falsi profeti, essendo protetti dallo scudo della verità e della semplicità di cuore. Questo scudo sarà davvero la migliore difesa che potrà proteggerli sotto il regno della menzogna in questi ultimi giorni; perché è nella semplicità dei loro cuori che questi santi chiuderanno le loro orecchie ad ogni seduzione. Non crederanno in nient’altro che in Gesù Cristo e nella fede cattolica, che mantiene la verità sempre antica e sempre nuova. Questo è lo stesso scudo che usarono i figli d’Israele nella persecuzione di Antioco, quando dissero, I. Mach. II, 37: « Lasciaci morire tutti nella semplicità del nostro cuore, e il cielo e la terra testimonieranno che ci metti a morte ingiustamente. » Nessuna menzogna è stata trovata nella loro bocca, perché essi predicheranno e insegneranno al mondo tutta la verità, senza alcuna mescolanza di errori, senza circuire i loro fratelli con l’ipocrisia, la menzogna, la doppiezza, l’inganno, la seduzione e la falsa politica, con cui il mondo sarà allora infettato e coperto, come la terra è coperta di locuste nel calore dell’estate. Questi santi cammineranno in rettitudine e semplicità alla presenza di Dio e degli uomini. Per questo San Giovanni aggiunge: 12° Perché sono puri davanti al trono di Dio. Cioè, si manterranno puri da ogni contaminazione in mezzo all’epoca più corrotta; perché questa epoca sarà la feccia della corruzione di tutte le epoche. Tutto ciò che è stato abominevole e criminale nel mondo dalla sua origine sarà ripetuto e portato al culmine sotto il regno dell’anticristo. È quindi con buona ragione che San Giovanni loda questi santi come se godessero di una prerogativa speciale ed eccezionale, perché sono puri davanti al trono di Dio.

§ II.

Della voce dei tre Angeli e della voce dal cielo.

CAPITOLO XIV. VERSETTI 6-13

Et vidi alterum angelum volantem per medium caeli, habentem Evangelium æternum, ut evangelizaret sedentibus super terram, et super omnem gentem, et tribum, et linguam, et populum: dicens magna voce: Timete Dominum, et date illi honorem, quia venit hora judicii ejus: et adorate eum, qui fecit cælum, et terram, mare, et fontes aquarum. Et alius angelus secutus est dicens: Cecidit, cecidit Babylon illa magna: quae a vino irae fornicationis suæ potavit omnes gentes. Et tertius angelus secutus est illos, dicens voce magna: Si quis adoraverit bestiam, et imaginem ejus, et acceperit caracterem in fronte sua, aut in manu sua: et hic bibet de vino irae Dei, quod mistum est mero in calice iræ ipsius, et cruciabitur igne, et sulphure in conspectu angelorum sanctorum, et ante conspectum Agni: et fumus tormentorum eorum ascendet in sæcula sæculorum: nec habent requiem die ac nocte, qui adoraverunt bestiam, et imaginem ejus, et si quis acceperit caracterem nominis ejus. Hic patientia sanctorum est, qui custodiunt mandata Dei, et fidem Jesu. Et audivi vocem de caelo, dicentem mihi: Scribe: Beati mortui qui in Domino moriuntur. Amodo jam dicit Spiritus, ut requiescant a laboribus suis: opera enim illorum sequuntur illos.

[E vidi un altro Angelo, che volava per mezzo il cielo, e aveva il Vangelo eterno, affine di evangelizzare gli abitatori della terra, e ogni nazione, e tribù, e lingua, e popolo: e diceva ad alta voce: Temete Dìo, e dategli onore, perché è giunto ii tempo dèi suo giudizio: e adorate colui che fece il cielo, e la terra, il mare, e le fonti delle acque. E seguì un altro Angelo dicendo: È caduta, è caduta quella gran Babilonia, la quale ha abbeverato tutte le genti col vino dell’ira della sua fornicazione. E dopo quelli venne un terzo Angelo dicendo ad alta voce: Se alcuno adora la bestia e la sua immagine, e riceve il carattere sulla sua fronte, o sulla sua mano: anch’egli berrà del vino dell’ira di Dio, versato puro nel calice della sua ira, e sarà tormentato con fuoco e zolfo nel cospetto dei santi Angeli, e nel cospetto dell’Agnello: e il fumo dei loro tormenti si alzerà nei secoli dei secoli: e non hanno riposo né dì, né notte coloro che adorarono la bestia e la sua immagine, e chi avrà ricevuto il carattere del suo nome. Qui sta la pazienza dei santi, i quali osservano i precetti di Dio e la fede di Gesù. E udii una voce dal cielo che mi diceva: Scrivi: Beati i morti, che muoiono nel Signore. Già fin d’ora dice Io Spirito, che si riposino dalle loro fatiche: poiché vanno dietro ad essi le loro opere.]

Vers. 6. E vidi un altro Angelo che volava in mezzo al cielo, portando il Vangelo eterno, per predicarlo a coloro che siedono sulla terra, ad ogni nazione, tribù, lingua e popolo.

Vers. 7. Dicendo a gran voce: Temete il Signore, e rendetegli gloria, perché l’ora del suo giudizio è venuta; e adorate Colui che ha fatto il cielo e la terra, il mare e le sorgenti. Il primo Angelo è Gesù Cristo, che ha annunciato al mondo la volontà del Padre. Questo secondo Angelo è chiamato un altro Angelo, perché è succeduto immediatamente a Gesù Cristo nella predicazione della parola di Dio. Così, dunque, questo Angelo, che San Giovanni vide volare in mezzo al cielo, portando il Vangelo eterno, ecc., è il corpo apostolico, il sacerdozio (o piuttosto San Michele che rappresenta la persona morale della Chiesa). Ora, verso la fine dei tempi, secondo il decreto della volontà del Cristo suo fondatore, il sacerdozio fiorirà di nuovo, e diventerà più bello come l’uccello quando rinnova le sue piume. E quando le ali della sua libertà sono cresciute, questo uccello volerà in mezzo al cielo. Per cielo si intende qui la Chiesa militante, il cui sacerdozio diventerà l’ornamento e la gioia per la sua santa condotta e la sua vita apostolica, metaforicamente rappresentata dal volo dell’Angelo. Per quanto riguarda il Vangelo eterno che San Giovanni vide nella sua mano, questa è l’interpretazione: Questo Vangelo eterno è la lode divina che Dio ha rivelato ai suoi Apostoli attraverso suo Figlio Gesù Cristo, e che essi hanno comunicato al mondo predicando il Vangelo su tutta la terra. Si dice che questo secondo Angelo portò il Vangelo eterno, perché il Vangelo fu effettivamente affidato alle mani degli Apostoli, ai quali spetta di annunciare la parola eterna di Dio. Da qui questo passaggio: Per proclamarlo a coloro che siedono sulla terra, ad ogni nazione, tribù, lingua e popolo. Per coloro che siedono sulla terra si intendono i re, i principi, i governanti, i nobili, e in generale tutti coloro che hanno il dominio sulla terra, sulle nazioni, sulle tribù, sulle lingue e sui popoli.

Vers.. 7 . Dicendo a gran voce: Temete il Signore e rendetegli gloria, perché è giunta l’ora del suo giudizio; e adorate Colui che ha fatto il cielo e la terra, il mare e le sorgenti…. Dicendo a gran voce, cioè quest’altro Angelo che San Giovanni vide predicherà con zelo, ardore ed efficacia; e che il dito di Dio si manifesterà nella predicazione di quegli Apostoli che questo Angelo rappresenta. E diranno a coloro che governano la terra: Temete il Signore e dategli gloria, perché è giunta l’ora del suo giudizio; e adorate Colui che ha fatto il cielo e la terra, il mare e le sorgenti. Questa predicazione è enfatica e rappresenta implicitamente le cose più necessarie per la salvezza, cioè: temere il Signore ed adorarlo. San Giovanni aggiunge due motivi efficaci che questi Apostoli useranno per persuadere con la loro predicazione. La prima ragione è che Dio è il Creatore del cielo e della terra, del mare e delle fonti. Ora queste quattro cose contengono in sé tutte le creature, e sono menzionate qui come rappresentanti tutte le meraviglie del Creatore. La seconda ragione è il giudizio; perché l’ora del giudizio è stata stabilita per rendere ad ogni uomo secondo le sue opere; e quest’ora si avvicina sempre, ed è come se fosse presente, in relazione all’eternità. Ora, poiché questi due motivi sono sempre stati molto efficaci nel mantenere gli uomini nel loro dovere verso Dio, è così che verso la fine dei tempi, la considerazione di queste verità sarà molto utile, e persino necessaria, per disporre gli uomini a resistere alla bestia. Infine, la predicazione di questo Angelo deve avvenire in due tempi diversi: Il primo è quando le nazioni, i popoli, gli uomini di varie lingue e molti re torneranno nel seno della Chiesa Cattolica, nella sesta epoca, come abbiamo visto nel capitolo X, versetto 11. Perché è attraverso il sacerdozio che avrà luogo questa grande opera di conversione generale degli increduli e dei peccatori che torneranno alla penitenza. Allora la voce del sacerdozio, o dell’Angelo che ne è il rappresentante, sarà veramente una voce forte e molto efficace.  La conversione dei peccatori avverrà prima che la bestia (l’impero turco) riceva la sua ferita mortale, e prima della caduta della prima Babilonia, che è il regno delle nazioni, come vedremo più avanti. La seconda epoca della predicazione di questo Angelo è quella degli ultimi tempi in cui la carità di molti si raffredderà, la fede scomparirà e si manifesterà il figlio della perdizione. Allora questo Angelo (il sacerdozio) alzerà la sua voce con potenza nel nome di Gesù Cristo e del Padre suo, e predicherà con audacia per tutta la terra; e dirà a tutti gli uomini che vi abitano: Temete il Signore e dategli gloria. E adorate colui che ha fatto il cielo e la terra, il mare e le fonti. Perché in quel tempo, dice Daniele, (XI, 33): « I saggi del popolo ne istruiranno molti ». È allora che gli ultimi apostoli percorreranno la terra, portando il Vangelo eterno, e facendo meraviglie per la virtù dell’Onnipotente, e non per il potere di questo mondo. Questa seconda epoca sarà il tempo della fine, quando Babilonia, che è il regno di questo mondo, cadrà e sarà consumato dal fuoco, come vedremo più avanti.

II. Vers. 8.E un altro Angelo lo seguì dicendo: È caduta, è caduta, la grande Babilonia, che ha fatto bere a tutte le nazioni il vino dell’ira della sua fornicazione. Babilonia e Babele sono sinonimi e significano confusione e mescolanza. Babilonia inquesto libro dell’Apocalisse contiene un grande mistero, che San Giovanni descrive sotto la sua figura e il suo enigma. Essa ha due significati: 1° Essa rappresenta il regno speciale delle nazioni, un regno che fu sempre nemico e avversario della casa d’Israele nell’Antico Testamento, così come fu e sarà sempre opposto al Cristianesimo nel Nuovo Testamento, fino alla consumazione dei secoli.Ora, l’attuale regno delle nazioni è l’impero dei Turchi fondato da Maometto, e di cui l’Anticristo sarà l’ultimo e più potente sovrano. È con ragione e verità che San Giovanni gli dà il nome di Babilonia, poiché questo impero è formato e mescolato da varipopoli e nazioni, e la sua setta è una fusione di paganesimo, giudaismo e Cristianesimo, insegnando i dogmi più bizzarri o piuttosto errori, come si può vedere dal Corano. – Questo impero è anche chiamato Babilonia, perché Babilonia caldea era una città molto potente e considerevole, che si poteva considerare come la metropoli del regno delle nazioni. 2º Babilonia rappresenta anche il mondo con tutte le sue delizie e tutte le sue voluttà, come l’aggregazione di tutti i malvagi uniti contro i buoni, sotto la guida del loro capo lucifero. Fu in questo senso che Gesù Cristo indicò questo mondo ai suoi apostoli: (Jo. XV, 18, 19). Si distinguono due città, che sono le due capitali dei due regni che dividono la terra, di cui una è Sion o Gerusalemme, il cui re è Gesù Cristo, e i cui cittadini sono tutti i giusti o eletti, da Abele fino all’ultimo nato; e tutti gli abitanti di questa città costituiscono il regno di Gesù Cristo. L’altra città è Babilonia, il cui re è lucifero, e i cui abitanti sono i malvagi e i reprobi da Caino fino al figlio della perdizione. Tutti questi costituiscono il regno delle nazioni, cioè di tutti gli empi; e questo regno è anche chiamato il mondo, il cui regno e la cui rovina San Giovanni descrive di seguito sotto la figura di Babilonia. È in entrambi questi sensi che questa Babilonia menzionata nel testo deve essere intesa anche letteralmente, ed è per questo che la sua rovina è ripetuta due volte: È caduta, è caduta, la grande Babilonia. La prima caduta si applica alla rovina dell’impero turco, e la seconda deve essere riferita alla rovina del regno di questo mondo, come vedremo più avanti. E un altro Angelo lo seguì, dicendo, etc. Questo Angelo rappresenta anche due persone: quella che annuncia la caduta di Babilonia a San Giovanni, e quella della persona rappresentata.  1°. Questo Angelo è San Michele, che ha annunciato in alto la caduta dell’impero turco, e la rovina finale di questo mondo. 2°. Questo Angelo rappresenta allo stesso tempo il potente Monarca sotto il cui impero il regno delle nazioni sarà distrutto, e l’impero dei turchi sarà mortalmente ferito. Ecco perché San Michele, che rappresenta la Chiesa militante sulla terra, si congratula con questa Chiesa per la caduta dell’impero turco e il regno delle nazioni, e le dà motivo di consolazione. Si dice che quest’altro Angelo seguì il primo, e questa differenza è dovuta al fatto che l’annuncio di un evento precede naturalmente la sua realizzazione. Infatti, nello spazio del tempo che separerà l’annuncio dall’evento stesso, Dio susciterà un potente Monarca tra i principi della terra,  per abbattere il grande corno della bestia, cioè l’impero di Costantinopoli, o l’impero d’Oriente, e per occupare la sua sede. È caduta, è caduta; queste parole esprimono gioia e congratulazioni per un evento che è stato a lungo desiderato e atteso. – È caduta, è caduta; l’Angelo annuncia questa caduta al passato, per la consolazione della Chiesa e di tutta la Cristianità, che gemevano a causa della durata e della grande potenza dell’impero di Maometto, e che erano sul punto di disperare di non vedere mai la rovina e l’umiliazione di questo impero. È caduta, è caduta; esprimendosi al passato e non al futuro, come per garantire l’infallibilità dell’evento. È caduta, è caduta … è come se dicesse: per quanto potente, per quanto vasto e per quanto prospero sia l’impero turco, è altrettanto certo che cadrà come se lo fosse già accaduto. Ora sarà lo stesso con la fine del mondo, così a lungo desiderata dai giusti, e nella quale gli empi rifiutano di credere. È caduta, è caduta… lo ripete per due motivi.1° Per confermare la verità di questo grande evento, che sembra tanto più remoto, quanto più lo si attende con impazienza. 2° Per designare le due cose che sono la rovina dell’impero turco e delle nazioni in particolare, e poi la rovina universale di questo mondo, di cui parla a lungo nel seguito. È caduta, è caduta la grande Babilonia. È un modo di parlare con enfasi per esprimere questa caduta e questa rovina in due modi. 1°. La bestia cadrà dalla sua sede, che è Costantinopoli e l’Impero d’Oriente; perché così perderà la sua potenza, l’estensione del suo impero, la moltitudine dei suoi popoli, il fasto del suo orgoglio, e sarà umiliata al punto di possedere solo un piccolo stato. Il secondo modo è che questo mondo con tutte le sue voluttà, le delizie della sua gloria, la pompa e lo splendore delle sue ricchezze finirà. Tutti gli abitanti del mondo che hanno dimenticato Dio, il loro Creatore, e hanno vissuto senza temere i suoi giudizi e secondo i loro desideri corrotti, periranno con esso, per essere gettati tutti insieme nel lago di fuoco. Così si adempirà la parola del Salmista, (CXI, 9): « Il desiderio degli empi perirà ». Allora gli amori illeciti, le voluttà della carne, le ricchezze, gli onori, i principati, il fasto, la gloria, il lusso, svaniranno; i campi, i boschi, le vigne non daranno più frutti, e gli empi saranno agitati nei tormenti delle fiamme eterne, tormenti che saranno proporzionati alla malizia e al numero dei loro crimini, senza alcuna attenuazione e senza alcuna consolazione. Gli eletti, invece, si riposeranno dalle loro pene e fatiche temporali in una perfetta e incontaminata beatitudine per tutta l’eternità. La grande Babilonia è caduta. È chiamata grande per la potenza, l’estensione e la forza dei suoi regni sulla terra, e per l’orgoglio con cui dominava i poveri, gli umili, i semplici, i giusti, che opprimeva, disprezzava e guardava con occhio di disdegno. È anche chiamata grande a causa della moltitudine innumerevole dei malvagi e degli empi, e a causa del numero e della grandezza infinita dei suoi peccati. Ecco perché San Giovanni aggiunge: Che ha fatto bere a tutte le nazioni il vino dell’ira della sua fornicazione. Questo passaggio contiene tre sostantivi che esprimono l’enormità della sua malizia e la sua malvagità. Perché il vino inebria, l’ira suscita rabbia e tirannia, e la fornicazione esprime l’idolatria e ogni tipo di infedeltà commessa contro Dio e contro il suo Cristo. Così il vino dell’ira della sua fornicazione è la malvagità feroce della setta di Maometto, che ha fatto bere questo vino a tutte le nazioni, cioè che le ha eccitate, corrotte e sedotte, e le ha continuamente spinte alla tirannia contro il Cristianesimo, e le ha costrette ad apostatare e a rifiutare il culto del vero Dio, come la storia di tutti i secoli passati dimostra fin troppo chiaramente. Che questo sia detto nel primo senso senso spiegato sopra. – In secondo luogo, il vino dell’ira della sua fornicazione è inteso come le eresie, i vizi, le voluttà e le immondizie del secolo, di cui le nazioni e i popoli della terra si saranno come ubriacati, dimenticando Dio loro Creatore e rifiutando di rendergli omaggio con opere di santità e di giustizia. Ora il culmine di questa fornicazione sarà nel regno dell’anticristo, che farà bere a tutte le nazioni il vino dell’ira della sua fornicazione, con la sua terribile tirannia e le sue seducenti imposture, costringendole ad apostatare e a rinnegare il loro Dio Gesù Cristo con il Padre suo.

III. Vers. 9. – E un terzo angelo li seguì, gridando ad alta voce: Chi adora la bestia e la sua immagine e porta il suo carattere sulla fronte o sulla mano;

Vers. 10. Egli berrà del vino dell’ira di Dio, del vino puro preparato nel calice della sua ira, e sarà tormentato con fuoco e zolfo davanti agli Angeli santi e alla presenza dell’Agnello:

Vers. 11. – E il fumo dei loro tormenti salirà nei secoli dei secoli, e non ci sarà riposo né giorno né notte per coloro che hanno adorato la bestia e la sua immagine e hanno portato il suo nome.

Vers. 12. – Ecco la pazienza dei santi che osservano i comandamenti di Dio e la fede di Gesù. Questo Angelo è l’ultimo Pontefice Romano. Egli è chiamato terzo Angelo, perché sarà il terzo dopo Gesù Cristo, di cui sarà l’immediato predecessore nel suo Secondo Avvento, come San Pietro fu il suo successore nel primo; e perché anche entrambi questi due soli Papi avranno portato il nome di Pietro. Infatti, secondo la profezia di San Malachia, Primate d’Irlanda, non ci sarà stato un tale pontefice in tutta la catena dei Papi, tranne il primo e l’ultimo. Questo Pontefice governerà la Chiesa nelle ultime e più grandi tribolazioni, quando la questione e l’orribile eresia del presunto arrivo di Cristo e del Messia, che la bestia che sale dalla terra annuncerà come il re di Gerusalemme, apparirà gradualmente; cioè, quando il figlio della perdizione si manifesterà. Allora questo Papa o terzo Angelo griderà a gran voce contro l’Anticristo e i suoi seguaci, contro i Giudei, le nazioni e i Cristiani apostati, con le sue definizioni apostoliche e con le sue Encicliche che rivolgerà a tutti i principi, a tutti i popoli e a tutta la cristianità. Li esorterà ad osservare i comandamenti di Dio e la fede in Gesù Cristo di Nazareth crocifisso, e li avvertirà di non essere ingannati da quella terribile eresia: che Gesù Cristo di Nazareth, che fu crocifisso dai Giudei, era un impostore, e che solo in questi giorni il vero Salvatore e Messia, atteso per tanti secoli dai Giudei e dalle nazioni, è finalmente apparso nel mondo. Perché questa eresia prenderà forme gigantesche, e sarà già stata condannata dalla Chiesa, prima che il figlio della Perdizione entri nella pienezza del suo regno e del suo potere. E poiché allora gli uomini avranno la testa dura, e questo tempo sarà la congregazione e la sintesi di ogni prevaricazione, questo Pontefice si servirà del ministero dei suoi apostoli, di cui abbiamo parlato sopra, per proteggere e difendere la verità e la giustizia. Li manderà per confermare e riportare il popolo nell’obbedienza e nella fede in Nostro Signore Gesù Cristo crocifisso, nel Padre suo e nello Spirito Santo. Ed egli griderà forte a tutti gli uomini, dicendo: Chiunque adora la bestia e la sua immagine e porta il suo carattere sulla fronte o nella mano, berrà il vino dell’ira di Dio, il vino puro che è preparato nel calice della sua ira; e sarà tormentato con fuoco e zolfo davanti agli Angeli santi e alla presenza dell’Agnello. E il fumo dei loro tormenti salirà per i secoli dei secoli, e non ci sarà riposo né giorno né notte per coloro che adorano la bestia e la sua immagine e che hanno portato il carattere del suo nome. Tutte queste parole devono essere intese alla lettera. Esse esprimono la dannazione eterna di tutti coloro che in quei giorni, per quanto malvagi possano essere, abbandoneranno la giustizia di Dio e la fede in Nostro Signore Gesù Cristo di Nazareth crocifisso. Inoltre, queste parole insegnano agli uomini a temere il vero Dio e i loro ultimi fini; perché dopo la morte e la passione di Gesù Cristo, questo timore sarà l’unico scudo del popolo cristiano, per ottenere la vittoria sul mondo e i suoi falsi profeti: Chi adorerà la bestia ….. Egli berrà del vino dell’ira di Dio, del vino puro preparato nel calice della sua ira. Queste parole esprimono il tipo di punizione eterna, che è l’ira implacabile di Dio per tutta l’eternità; e questo è il più grande supplizio che possa affliggere i dannati. Questo tormento è chiamato il vino della sua ira, a causa della veemenza della giustizia e della vendetta divina. Di questo vino puro preparato nel calice della sua ira; poiché ognuno sarà punito secondo la misura delle sue iniquità. Più l’empio pecca, più sarà tormentato; e sarà tormentato con fuoco e zolfo. Queste parole esprimono il primo tipo di tormento che i dannati subiranno, il tormento del fuoco eterno.Infatti, sebbene i tormenti dell’inferno siano così grandi e così numerosi che è impossibile esprimerli, San Giovanni li indica tutti e li riassume mirabilmente con queste due forti espressioni: fuoco e zolfo. Perché il fuoco dell’inferno non servirà a illuminare i dannati, secondo San Matteo (VIII, 12): « I figli del regno saranno gettati nelle tenebre esteriori; là ci sarà pianto e stridore di denti. » Ma questo fuoco brucerà i corpi di questi miserabili per tutta l’eternità, e questo fuoco sarà mescolato con lo zolfo, così che lo zolfo alimenterà il fuoco, e il fuoco svilupperà l’orribile fetore dello zolfo. – Il secondo tipo di questi tormenti saràla confusione eterna dei malvagi, espressa da queste parole del testo: Davanti agli angeli santi e alla presenza dell’Agnello. Così, dunque, tutta la corte celeste,e l’Agnello, che è il re Gesù Cristo, saranno testimoni per tutta l’eternità della terribile vergogna e della confusione dei peccatori. Perché non potranno più nascondere i loro peccati e le loro abominazioni, poiché il segreto dei loro cuori non esisterà più. – Il terzo tipo di questi supplizi sarà l’eternità, indicato da queste parole: E il fumo dei loro tormenti salirà nei secoli dei secoli. Ora nel luogo dal quale il fumo si alza incessantemente, c’è sempre il fuoco; e come questo fumo si alzerà per sempre, il fuoco che lo produce sarà eterno, perché c’è alcuna redenzione per i dannati. – Il quarto tipo [di supplizi] è contenuto implicitamente nelle stesse parole di cui sopra, dalle quali si può concludere che questi miserabili esaleranno con il fumo dei loro tormenti, la bestemmia, l’invidia, la gelosia e l’odio contro l’Onnipotente, e faranno sentire lo stridore dei loro denti nei secoli dei secoli. È con buona ragione che questa rabbia dei peccatori contro il cielo è paragonata al fumo che non può mai salire abbastanza in alto per raggiungere le regioni celesti. Perché Dio, fondato sulla giustizia della sua causa, si befferà a sua volta degli empi che lo hanno disprezzato sulla terra. E questo tormento sarà orribile per i malvagi che saranno divorati dalla sete di vendetta, senza poterla mai esercitare. Perché le loro bestemmie saranno vane e senza effetto, comeil fumo che sale nell’aria non potrà mai raggiungere le stelle. Pertanto, i malvagi cercheranno vanamente la vendetta e non ci riusciranno mai. Vorranno liberarsi dai loro tormenti, e nessuno verràin loro soccorso. Ricorderanno i piaceri della loro vita, e ne saranno privati per sempre; desidereranno morire, e la morte fuggirà da loro; infine invocheranno il nulla o crederanno di trovarlo nel fuoco; ma il fuoco li brucerà eternamente senza mai distruggerli, perché il luogo che abitano è la terra dell’oblio. O voi dunque, figli degli uomini, ricordatevi della vostri ultimi fini, e non peccherete più! – Il quinto tipo di supplizi nell’inferno è che non ci sarà riposo né di giorno né di notte, cioè i dannati non saranno mai sollevati dai loro mali da nessun sonno, e i loro dolori saranno continui e di ogni momento. – Qui si esercita la pazienza dei santi che osservano i comandamenti di Dio e la fede di Gesù. Questa conclusione emerge dalla considerazione di quanto sopra, cioè dai supplizii eterni di cui i santi hanno una vivida immagine davanti ai loro occhi continuamente. Ecco perché sopportano con pazienza tutte le prove della vita presente, per evitare i supplizi dell’inferno. Così, nell’ultima persecuzione, i veri Cristiani, considerando il destino dei buoni, per confrontarlo con quello dei malvagi, sopporteranno con coraggio e rassegnazione tutti i tormenti che la bestia infliggerà loro, per quanto lunghi e crudeli possano essere; e rimarranno fedeli nell’amore e nella fede di Gesù, sfidando la furia della bestia. Ma chiunque adora la bestia e la sua immagine, e porta il suo carattere sulla fronte o nella mano, sarà tormentato con fuoco e zolfo per i secoli dei secoli. Perché Dio non ammetterà scuse per l’eccessiva crudeltà,e le seducenti imposture della bestia. Per questo motivo Gesù Cristo si preoccupa di informare in anticipo tutta la Cristianità, per rafforzare i fedeli e per esortarli a morire coraggiosamente e a sopportare con pazienza i tormenti temporanei con i quali Egli permetterà di mettere alla prova i suoi eletti. Gesù Cristo ha voluto che le pene dell’inferno riservate ai vigliacchi che Lo rinnegano adorando la bestia e la sua immagine e portando il suo carattere, siano solennemente promulgate dal sovrano Pontefice, che griderà a gran voce: Chi adora la bestia della sua immagine ….. Egli berrà il vino dell’ira di Dio, etc. .

IV . Vers. 13. – E udii una voce dal cielo che mi diceva: Scrivi: Beati quelli che muoiono nel Signore. Fin da ora, dice lo Spirito, si riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono. Questa voce è quella della Chiesa militante, che sarà intendere nella persecuzione dell’anticristo, per felicitarsi in anticipo con i giusti per il loro martirio, e allo stesso tempo per compatire i loro dolori e le loro fatiche nelle tribolazioni, nell’ora più difficile della tentazione e nell’ora della più terribile agonia che sia possibile subire. Beati coloro che godono del grande beneficio e della misericordia paterna che Dio concederà loro, per morire di peste, di carestia o di guerre che precederanno quei giorni pieni di pericolo per le anime. Vedi quanto detto nel Libro III, capitolo VII. Felici coloro che muoiono nel Signore. Cioè, felici coloro che sono morti in grazia di Dio, prima dell’ora di quella tentazione che è mille volte più orribile e pericolosa dei dolori e delle angosce del parto! Fin da ora, dice lo Spirito, si riposeranno dalle loro fatiche, perché i loro opere li seguiranno. Queste parole sono piene di consolazione per coloro i cui corpi e le cui anime riposano nel Signore: diciamo corpi, perché essi riposano, infatti, e dormono un dolce sonno nelle loro tombe, in attesa della loro gloriosa risurrezione, in cui saranno trasformati e liberati da tutte le fatiche, i pericoli e i dolori della vita presente. Beate le anime, cioè gli spiriti dei giusti, perché le loro opere li seguono. Perché essi sono nella gloria e non devono più soffrire alcun pericolo o tentazione. Sono inaccessibili agli errori, alle paure e agli inganni dei tiranni. Nessuno potrà più perseguitarli, né perderli, perché saranno in perfetta bellezza e riposo, che godranno davanti agli Angeli santi e alla presenza dell’Agnello nei secoli dei secoli. Beati coloro che muoiono nel Signore. Questa frase può essere presa al passato e al presente. Le parole sono piene di energia; sono un avvertimento per tutti gli uomini, e specialmente per quelli che vivranno nel tempo dell’anticristo. Gesù Cristo dice loro di ricordarsi della morte dei giusti e di confrontarla con la morte dei peccatori. Perché quando sono ben convinti dell’infinita differenza tra l’uno e l’altro, non esiteranno a sacrificare la vita presente per quella futura. Preferiranno di gran lunga il sacrificio del loro corpo deperibile a quello della loro anima immortale. Beati coloro che muoiono nel Signore. Queste parole sono la voce di un moribondo in una lunga e crudele agonia; perché in questi ultimi giorni i tormenti saranno lunghi e la morte tardiva!

§ III.

Sulla futura estirpazione delle eresie.

CAPITOLO XIV VERSETTI 14-20.

Et vidi: et ecce nubem candidam, et super nubem sedentem similem Filio hominis, habentem in capite suo coronam auream, et in manu sua falcem acutam. Et alius angelus exivit de templo, clamans voce magna ad sedentem super nubem: Mitte falcem tuam, et mete, quia venit hora ut metatur, quoniam aruit messis terræ. Et misit qui sedebat super nubem, falcem suam in terram, et demessa est terra. Et alius angelus exivit de templo, quod est in caelo, habens et ipse falcem acutam. Et alius angelus exivit de altari, qui habebat potestatem supra ignem: et clamavit voce magna ad eum qui habebat falcem acutam, dicens: Mitte falcem tuam acutam, et vindemia botros vineæ terræ: quoniam maturæ sunt uvæ ejus. Et misit angelus falcem suam acutam in terram, et vindemiavit vineam terrae, et misit in lacum irae Dei magnum: et calcatus est lacus extra civitatem, et exivit sanguis de lacu usque ad frenos equorum per stadia mille sexcenta.

[E vidi: ed ecco una candida nuvola, e sopra la nuvola uno che sedeva simile al Figliuolo dell’uomo, il quale aveva sulla sua testa una corona d’oro, e nella sua mano una falce tagliente. E un altro Angelo uscì dal tempio gridando ad alta voce a colui che sedeva sopra la nuvola: Gira la tua falce, e mieti, perché è giunta l’ora di mietere mentre la messe della terra è secca. E colui che sedeva sulla nuvola, menò in giro la sua falce sulla terra, e fu mietuta la terra. E un altro Angelo uscì dal tempio, che è nel cielo, avendo anch’egli una falce tagliente. E un altro Angelo uscì dall’altare, il quale aveva potere sopra il fuoco : e gridò ad alta voce a quello che aveva la falce tagliente, dicendo : Mena la tua falce tagliente, e vendemmia i grappoli della vigna della terra: poiché le sue uve sono mature. E l’Angelo menò la sua falce tagliente sopra la terra, e vendemmiò la vigna della terra, e gettò (la vendemmia) nel grande lago dell’ira di Dio: e il lago fu pigiato fuori della città, e dal lago uscì sangue fino ai freni dei cavalli per mille seicento stadi.]

Vers. 14. – E vidi, ed ecco una nuvola bianca, e sulla nuvola uno seduto come il Figlio dell’uomo, che aveva sul capo una corona d’oro e in mano una falce affilata.La descrizione del raccolto e della vendemmia di cui si parla in questo capitolo contiene una specie di enigma difficile e oscuro, sotto il quale è descritta la futura estirpazione delle eresie e della setta delle nazioni o dell’impero turco, estirpazione che avrà luogo sotto il potente Monarca e il santo Pontefice. Perché Dio consolerà ancora una volta la Sua Chiesa prima che venga la notte oscura del regno dell’anticristo. Ora l’interpretazione di questo enigma è questa: Colui che San Giovanni vide seduto sulla nuvola bianca è il grande Monarca di cui abbiamo già parlato più volte. Si dice che è seduto su una nuvola bianca, perché il suo regno, designato dalla parola “seduto”, sarà un regno santo e stabile, sostenuto dalla protezione di Dio Onnipotente. Questo Monarca è chiamato simile al Figlio dell’Uomo, a causa delle sue grandi virtù con le quali imiterà il suo Salvatore Gesù Cristo. Egli infatti, sarà umile, mite, amante della verità e della giustizia, potente nelle armi, prudente, saggio e zelante per la gloria di Dio. Egli adempirà, per così dire, quella profezia di Isaia su Gesù Cristo, (XI, 2):« Lo spirito del Signore si poserà su di Lui; lo spirito di sapienza e di intelletto, lo spirito di consiglio e di fortezza, lo spirito di scienza e di pietà; ed Egli sarà pieno dello spirito del timore del Signore. Egli non giudicherà secondo le apparenze, né condannerà per sentito dire; ma giudicherà il povero con giustizia, e si dichiarerà il giusto vendicatore dei miti sulla terra. Egli colpirà la terra con la verga della sua bocca e ucciderà gli empi con il soffio delle sue labbra. La rettitudine sarà la cintura dei suoi fianchi e la fede i finimenti di cui sarà cinto. Il lupo abiterà con l’agnello, il leopardo si sdraierà con il cammello, il vitello, il leone e la pecora abiteranno insieme e un bambino li guiderà. Il vitello e l’orso pascoleranno insieme, agli stessi pascoli, i loro piccoli si riposeranno gli uni con gli altri, e il leone mangerà la paglia come il bue. Il bambino che allatta si trastullerà sulla buca dell’aspide; e lo svezzato metterà la mano nella caverna del basilisco. Non faranno del male né uccideranno su tutto il mio santo monte, perché la terra è piena della conoscenza del Signore, come il mare con le acque di cui essa è coperta. In quel giorno la radice di Iesse sarà esposta come vessillo davanti a tutti i popoli; e le nazioni verranno a offrirgli le loro preghiere e il suo sepolcro sarà glorioso. Allora il Signore stenderà di nuovo la sua mano per possedere i resti del suo popolo, che sono sfuggiti alla violenza dell’Assiria, dell’Egitto, di Phetros, dell’Etiopia, di Elam, di Sennaar, di Emath e delle isole del mare. Egli innalzerà il suo stendardo tra le nazioni; raccoglierà i fuggitivi d’Israele e radunerà dai quattro angoli della terra quelli di Giuda che erano stati dispersi. La gelosia di Efraim sarà distrutta e i nemici di Giuda periranno; Efraim non sarà invidioso di Giuda e Giuda non combatterà più contro Efraim. E voleranno sul mare verso i Filistei, e insieme saccheggeranno i popoli dell’Oriente; l’Idumea e Moab saranno soggetti alle loro leggi, e i figli di Ammon obbediranno loro. Il Il Signore renderà desolata la lingua del mare d’Egitto, alzerà le sue mani sul fiume e lo scuoterà con il suo soffio potente; lo colpirà e lo dividerà in sette torrenti, perché possa essere attraversato a piedi. E il resto del mio popolo che scamperà agli Assiri vi troverà un passaggio, come lo trovò Israele quando uscì dall’Egitto. » Ciò che è stato appena detto di Gesù Cristo, in questa profezia, può essere applicato, in qualche modo e per somiglianza, a questo potente Monarca del quale San Giovanni dice che sarà come il Figlio dell’Uomo, avendo sul capo una corona d’oro. Cioè, sarà un grande Monarca, ricco e potente, e il sovrano dei sovrani. Egli vincerà i re delle nazioni e sarà pieno dell’amore di Dio. Rileggiamo ciò che è stato detto di lui, capitolo III, nella sesta epoca della Chiesa. E nella sua mano una falce affilata. Il grande Monarca avrà in mano un esercito grande e forte, con il quale passerà attraverso i regni delle nazioni, le repubbliche e le roccaforti, e li trafiggerà da parte a parte (transfodiet). Si dice che la sua falce è affilata, perché non combatterà se le sue armi non saranno vittoriose o se il nemico non subirà grandi perdite e massacri. Nell’Antico Testamento si dice di Giona e Saulo che (II. Reg. I, 22): « mai la freccia di Gionata non tornò unta di grasso e di sangue, e mai la spada di Saul non uscì inoperosa dai combattimenti » – Ora, tale sarà l’esercito di questo grande e potente Monarca (Il Venerabile Holzhauser usa qui la parola re, ma non si può dedurre nulla sul titolo di questo Monarca, poiché egli usa quasi sempre questa parola, anche per gli imperatori, come quelli di Turchia, che egli chiama anche re e il loro impero regno. Si sarà notato sopra, che si dice di questo grande Monarca che sarà il figlio di un re e la gloria della sua casa reale. Inoltre, quest’ultima parola reale deve essere presa in generale per sovrana. Abbiamo usato la parola monarca, perché è il titolo che l’autore gli dà abitualmente e anche in questo caso; perché egli aggiunge il titolo di monarca a quello di re. Si sarà notato altrove che in occasione dell’ultimo Concilio i cui decreti questo monarca farà eseguire i decreti, l’autore parla dei suoi editti imperiali. (Il Monarca dalla sesta epoca sembra essere ben diverso da quello della fine della settima epoca – ndr. -). – Si dice che tenga in mano la sua falce, perché il suo esercito non intraprenderà nulla senza il suo consiglio, ed è lui stesso che lo dirigerà con i suoi consigli, come si racconta di Alessandro Magno. Si dice anche che tenga in mano la sua falce, perché il suo esercito gli obbedirà alla perfezione, e sarà attaccato a lui e lo amerà in modo tale che egli lo maneggerà come un bastone, e farà con esso cose grandi, sorprendenti e ammirevoli.

II. Vers. 15. E un altro Angelo uscì dal tempio, gridando ad alta voce a colui che sedeva sulla nuvola: Gettate la vostra falce e mietete, perché è venuto il tempo di mietere, perché la messe della terra è matura. Questa voce è quella di chi esorta con veemenza alla guerra e alla messe della zizzania degli eretici e dei turchi. Questo Angelo che uscirà dal tempio e griderà così è il grande e santo Pontefice di cui abbiamo parlato, che Dio farà sorgere in questi giorni. E questo Pontefice, mosso da un’ispirazione divina, esorterà e impegnerà questo Monarca a intraprendere questa guerra sacra. Gli dirà: Getta la tua falce, cioè il tuo potente esercito, e mieti, cioè abbatti, sradica e distruggi gli eretici ed i barbari, perché è giunta l’ora di mietere, poiché il raccolto della terra è maturo. Questo Pontefice pronuncerà questa parola per rivelazione, e con queste parole ecciterà i cuori dei principi e li spingerà ad unirsi per intraprendere questa guerra. E Dio disporrà i cuori dei soldati in modo che aderiscano con la mente e con il cuore all’impresa del loro potente Monarca. Perché il raccolto è maturo, cioè è il momento di tagliare la zizzania e di gettarla nel fuoco. È una metafora che significa l’annientamento e la rovina delle eresie e della barbarie.

Vers. 16. – E colui che sedeva sulla nuvola gettò la sua falce sulla terra, e la terra fu mietuta. Tutte queste parole esprimono il felice successo ottenuto secondo le parole del santo Pontefice. E la terra fu mietuta, perché il grande Monarca sterminerà o sottometterà al suo potere le nazioni dei turchi e degli eretici, e occuperà le loro terre.

Vers. 17. – E un altro Angelo uscì dal tempio che è nei cieli, e anche lui aveva una lama affilata. Questa falce è un altro esercito che gli Stati della Chiesa e i loro alleati, strettamente e fortemente uniti, riuniranno e manderanno in aiuto del grande Monarca. Ecco perché si dice che quest’altro Angelo uscì dal tempio, cioè, dagli Stati della Chiesa di cui il tempio è la figura, che è in cielo, cioè nella Chiesa militante che questa parola cielo significa e rappresenta. Colui di cui si dice: E un altro Angelo uscì dal tempio, sarà il grande generale in capo che questo santo Pontefice, di cui si è parlato, costituirà o nominerà per comandare quel forte esercito che sarà impiegato per distruggere e annientare il potere dei turchi e degli eretici.

Vers. 18 . E un altro angelo uscì dall’altare e aveva potere sul fuoco, e gridò ad alta voce a colui che aveva la falce affilata: Getta la tua falce affilata e raccogli l’uva dalla vigna della terra, perché è matura. È ancora un’altra voce, che esorta con ardente zelo ad agire e a combattere con forza, per ottenere la vittoria sui nemici della Chiesa che l’avevano così affossata. Perché la bestia, che è l’impero turco, dovrà occupare prima l’Italia, e si espanderà molto ovunque. Arriverà così vicino alla Cristianità, che quest’ultima, ridotta all’ultima necessità, tenterà anche gli estremi, e otterrà un immenso successo. Essa distruggerà la sede o il regno della bestia, cioè l’impero turco, e relegherà la perfidia del degli eretici all’inferno. È per questo che San Giovanni designa due tipi di nemici, che distingue con le parole raccolto e vendemmia. La prima parola significa le nazioni dei Turchi, e la seconda designa gli eretici. Infatti, i covoni di paglia sono le nazioni barbare, i grappoli d’uva selvatica sono gli eretici che si vantano di essere Cristiani. È di quest’ultimo che parla per allegoria il Vangelo (Jo., XV, 1-7): « Io sono la vera vite e mio Padre è il vignaiolo. Egli taglierà tutti i rami che non portano frutto in me, e poterà tutti quelli che portano frutto, perché ne portino di più. Voi  siete già puri a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e Io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da solo, se non rimane unito alla vite, così è per voi, se non rimanete in me. Io sono la vite e voi i tralci. Chi rimane in me, e Io in lui, porta molto frutto; perché senza di me non potete fare nulla. Se qualcuno non rimane in me, sarà gettato via come un tralcio, appassirà, e sarà gettato fuori: seccherà, lo si raccoglierà e lo getteranno nel fuoco, e sarà consumato ».  Queste parole della mietitura e della vendemmia di cui parla l’Apocalisse sono una grande e difficile metafora. Perché Dio ha sempre dato grandi regni alle nazioni della terra, mentre ha racchiuso il suo popolo eletto entro confini stretti, serrati e svantaggiosi, come una terra delimitata da una siepe spinosa. E questo è lo stato in cui si trova ora la Chiesa, la vigna del Dio degli eserciti. Quindi, con la messe, o piuttosto con i covoni di paglia secca, o la zizzania, si intendono le nazioni della terra, e con l’uva che cresce sui tralci della vite, che è la Chiesa di Cristo, si intendono letteralmente gli eretici. Poiché Gesù Cristo è la vite, e nella sua vigna, che è la Chiesa, crescono due tipi di uva, quella buona, cioè i veri Cristiani, e quella selvatica, cioè gli eretici altrimenti rappresentati dai tralci secchi.

Vers. 19. – E l’angelo gettò la sua falce affilata sulla terra, vendemmiò la vite della terra e ne gettò l’uva nel grande torchio dell’ira di Dio. Queste parole insistono di nuovo sulla prosperità della Chiesa, e sulla certezza ed evidenza della testimonianza data da San Giovanni, che queste cose accadranno al loro tempo, per la consolazione della santa Chiesa Romana. Perché il Signore ha parlato e sempre eseguirà la sua parola. E ne gettò l’uva nel grande torchio dell’ira di Dio. Questo grande torchio dell’ira di Dio è il torchio o il tino in cui la giustizia divina compirà la sua vendetta sugli eretici e sulle nazioni barbare. È in questo grande torchio che il Signore ha sempre gettato gli uni e gli altri, per la consolazione del popolo d’Israele e della Chiesa di Cristo, affinché le nazioni non dicano: Dov’è il loro Dio? Si parla nella Scrittura di questa collera, o di questa vendetta di Dio (Ps. LXXVII, 65: « Il Signore si svegliò come se avesse dormito, e come un uomo reso più terribile dall’ubriachezza. E colpì i suoi nemici alle spalle e li coprì di confusione e di un obbrobrio eterno. » Questo tino sarà lo sterminio e la rovina delle nazioni barbare e degli eretici; ed è il potente Monarca che, con il permesso e la cooperazione della giustizia, della vendetta e dell’ira dell’Onnipotente, ve li precipiterà. Perché Dio è la causa principale e gli uomini sono come strumenti del suo braccio onnipotente.

Vers. 20. – E il tino fu pigiato fuori della città, e il sangue che usciva dal tino salì fino ai freni dei cavalli per lo spazio di mille e seicento stadi. Queste parole significano uno spargimento di sangue molto grande, che Dio, nella sua ira ed indignazione, farà versare ai suoi nemici dalle sue armate cristiane. E il tino fu calpestato fuori dalla città. Cioè, Dio porterà gli effetti della sua ira su queste nazioni, fuori dalla città santa e dalla Palestina, che era riservata alle nazioni, finché non verrà il figlio della perdizione. E il sangue della moltitudine salì fino ai freni dei cavalli. Questa espressione è iberbolica, e significa uno spargimento di sangue così grande, che i cavalli quasi nuoteranno nel sangue dei morti e dei feriti. Perché quando i cavalli nuotano, sono affondati nell’acqua fino alle narici. Nello spazio di milleseicento stadi. Questa è di nuovo un’iperbole che rappresenta l’immensa carneficina che i cristiani infliggeranno ai loro nemici.

§ IV.

Della grande gloria e del trionfo che i Giudei e i Cristiani che sopravviveranno all’Anticristo renderanno a Dio Onnipotente e al suo Figlio Gesù Cristo.

CAPITOLO XV – VERSI 1-4.

Et vidi aliud signum in cælo magnum et mirabile, angelos septem, habentes plagas septem novissimas: quoniam in illis consummata est ira Dei. Et vidi tamquam mare vitreum mistum igne, et eos, qui vicerunt bestiam, et imaginem ejus, et numerum nominis ejus, stantes super mare vitreum, habentes citharas Dei: et cantantes canticum Moysi servi Dei, et canticum Agni, dicentes: Magna et mirabilia sunt opera tua, Domine Deus omnipotens: justæ et veræ sunt viæ tuæ, Rex sæculorum. Quis non timebit te, Domine, et magnificabit nomen tuum? quia solus pius es: quoniam omnes gentes venient, et adorabunt in conspectu tuo, quoniam judicia tua manifesta sunt.

[E vidi nel cielo un altro segno grande e mirabile: sette Angeli che portavano le sette ultime piaghe: perché con queste si sazia l’ira di Dio. E vidi come un mare di vetro misto di fuoco, e quelli che avevano vinto la bestia, e la sua immagine, e il numero del suo nome, stavano ritti sul mare di vetro, tenendo cetre divine: e cantavano il canto di Mosè, servo di Dio, e il cantico dell’Agnello, dicendo: Grandi e mirabili sono le tue opere, o Signore Dio onnipotente: giuste e vere sono le tue vie, o Re dei secoli. Chi non ti temerà, o Signore, e non glorificherà il tuo nome? Poiché tu solo sei pio: onde tutte le nazioni verranno, e si incurveranno davanti a te, perché i tuoi giudizi sono stati manifestati.]

I. Vers. 1 E vidi un altro segno grande e meraviglioso nel cielo: sette Angeli che portavano le sette ultime piaghe, con le quali si consuma l’ira di Dio. Questi sette Angeli con le loro sette piaghe sono menzionati nel prossimo capitolo.

II. Vers. 2.- E vidi un mare di vetro, mischiato al fuoco; e quelli che avevano vinto la bestia e la sua immagine, e non avevano voluto portare il carattere del suo nome, che erano in piedi su quel mare che brillava come vetro, portando delle arpe di Dio. Coloro che vinceranno la bestia, sono: 1° I resti dei Cristiani, che fuggendo e nascondendosi durante la durata della persecuzione dell’anticristo, gli sopravviveranno dopo la sua caduta all’inferno. – 2°. Con coloro che vinceranno la bestia si intende anche il resto dei Giudei, che, dopo essere stati testimoni del giudizio e dell’orribile morte del figlio della perdizione, gli sopravviveranno, e daranno gloria a Dio Padre e al suo Figlio Gesù Cristo, e saranno salvati. È di tutti questi che parla Daniele, quando dice: Cap. XII, 12: « Beato chi aspetta e arriva a milletrecento trentacinque giorni. » Il mare di vetro significa il Battesimo, perché i Cristiani che sono immersi nell’acqua del Battesimo diventano trasparenti come il vetro, essendo santificati da Gesù Cristo. Si aggiunge che questo mare di vetro è mescolato al fuoco. Il fuoco rappresenta lo Spirito Santo, che vivifica e santifica le anime nel Battesimo; e coloro che avranno vinto la bestia sono rappresentati in piedi su questo mare che brilla come vetro, perché dopo la morte dell’anticristo, i resti dei Giudei ed i Cristiani che saranno stati privati del Battesimo per paura della tirannia, saranno battezzati nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e confesseranno il Nome del nostro Signore Gesù Cristo, come il vero Figlio di Dio e Messia.- Quando tutti questi usciranno dal sacro bagno del Battesimo, saranno più saldamente costituiti nella grazia di Dio e nella confessione di Gesù Cristo di Nazareth crocifisso, e glorificheranno sopra ogni cosa il Signore del cielo e della terra, che ha creato tutto. Ecco perché sono rappresentati con le arpe di Dio. Con queste arpe di Dio, intendiamo le grandissime lodi che questi neofiti canteranno in onore di Dio, quando saranno stati testimoni della sua virtù e della sua onnipotenza, e la verità sarà stata loro chiaramente manifestata. Inoltre, queste arpe significano l’applauso e la gioia inesprimibile che esploderanno con trasporto, quando vedranno la grande misericordia che Dio ha usato nei loro confronti, nel preservarli da tanti pericoli e da una così grande rovina. Allora benediranno la sua bontà e la sua giustizia, come migliaia di arpisti suonano le loro arpe, di cui già si è parlato sopra.

Vers. 3. E cantarono il canto di Mosè, servo di Dio, e il canto dell’Agnello, dicendo: Grandi e meravigliose sono le tue opere, o Signore onnipotente. O Re dei secoli, le vostre vie sono giuste e vere. Con il canto di Mosè è significata la confessione dell’unico vero Dio, che ha creato il cielo e la terra. E con il canto dell’Agnello l’Apostolo intende la confessione di Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Ora queste sono due verità che il figlio della perdizione bandirà dalla terra. Questi due inni sono chiamati l’inno di Mosè e il Cantico dell’Agnello, perché il primo contiene la fede nell’unico vero Dio, che ha creato il cielo e la terra e tutto ciò che è in essi, e la confessione dei Giudei su questa verità riguarda specialmente l’Antico Testamento; mentre la fede in Gesù Cristo è applicata più specialmente e come per appropriazione al Nuovo Testamento. Ora, siccome negli ultimi giorni del mondo, i resti dei Giudei saranno uniti dai legami della vera fede con il resto dei Cristiani, San Giovanni scrive eloquentemente: Ed essi cantavano il canto di Mosè servo di Dio e il canto dell’Agnello, dicendo: Grandi e meravigliose sono le tue opere, o Signore onnipotente! O Re dei secoli, le tue vie sono giuste e vere.

Vers. 4. Chi non ti teme, o Signore? E chi non glorificherà il tuo Nome, perché tu sei misericordioso; e tutte le nazioni verranno ad adorarti, perché Voi avete manifestato i vostri giudizi. Queste parole contengono un grande applauso, che gli ultimi Giudei e gli ultimi Cristiani faranno in onore della maestà divina, quando vedranno il suo braccio onnipotente ed il giudizio che ha esercitato sul figlio della perdizione e i suoi falsi profeti. Ecco perché: 1°. confesseranno la misericordia di Dio manifestata nella grandezza e nelle meraviglie delle sue vere opere. Opere che supereranno e confonderanno infinitamente le opere dell’anticristo. Perché queste non saranno altro che imposture con le quali il figlio di di perdizione ingannerà così tanto gli ebrei e le nazioni che lo riconosceranno come il Messia. 2°. Con queste parole gli ultimi Giudei e Cristiani proclameranno Dio come il vero Re dei secoli, perché solo Lui, con la sua saggezza, ha fondato tutti i secoli nella giustizia e nella verità. Ora questi due grandi attributi di Dio, la giustizia e la verità, sono descritti nell’Antico e nel Nuovo Testamento, ,che questi neofiti riconosceranno poi solennemente. Le vie di Dio sono veramente sorprendenti e ammirevoli nella manifestazione delle sue opere dalla creazione del primo uomo all’ultimo; ma queste vie di Dio, per quanto sorprendenti possano apparirci, sono fondate con ammirevole saggezza sulla sua giustizia infinita e la sua verità eterna. Questa giustizia e questa verità di Dio ci sono poco note ora, e appaiono come velate ai nostri occhi; lo saranno ancora di più agli occhi degli uomini, che vivranno al tempo del figlio della perdizione; ma dopo la sua sorprendente morte, e soprattutto nell’ultimo giudizio, questi due attributi saranno manifestati in modo evidente. Perciò i Giudei e i Cristiani glorificheranno soprattutto il Dio del cielo, soprattutto per l’invio del suo unico Figlio e dello Spirito Santo sulla terra. E diranno: Le tue vie sono giuste e vere, o Re dei secoli! E i Giudei in particolare lo loderanno secondo la profezia di Gesù Cristo (Matth. XXIII, 39): « Perché io vi dico che non mi vedrete più, finché non mi direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore ». 3º I Cristiani e i Giudei negli ultimi giorni glorificheranno il Signore a causa dei suoi mirabili e imperscrutabili giudizi di Dio, anche nelle sue opere esteriori che custodiscono la creazione, la conservazione e il governo del genere umano, che sono abissi che saranno ben conosciuti solo negli ultimi giorni, e soprattutto nell’ultimo giudizio. Ed è la manifestazione di questi giudizi che risulterà allora: – 1° dal timore del Signore espresso da queste parole: Chi non vi temerà, o Signore? – 2° L’indescrivibile glorificazione del suo Nome, espressa in queste altre parole: E chi non glorificherà il tuo nome? – 3°. La confessione della misericordia e della fedeltà di Dio, perché tu solo sei misericordioso. – 4° È a causa di questa manifestazione dei giudizi di Dio, che tutte le nazioni, dall’inizio del mondo, riconosceranno la sua giustizia infinita: E tutte le nazioni verranno. 5° Infine, tutti gli uomini e anche i dannati riconosceranno tutti questi misteri divini, secondo queste parole: E adoreranno alla vostra presenza. I demoni stessi crederanno, secondo San Giacomo, II, 19: « Voi credete che c’è un solo Dio, fate bene; anche i demoni credono e tremano ».

Qui finisce l’interpretazione del venerabile servo di Dio BARTHÉLEMI HOLZHAUSER

L’APOCALISSE INTERPRETATA DAL BEATO B. HOLZHAUSER (XXI)