FESTA DELL’ARCICONFRATERNITA DEL SS. ED IMMACOLATO CUORE DI MARIA (2021)

 DOMENICA PRECEDENTE ALLA SETTUAGESIMA:

FESTA DELL’ARCICONFRATERNITA DEL SS. ED IMMACOLATO CUORE DI MARIA

[Notizie storiche intorno all’Arciconfraternita del Ss. CUORE DI MARIA, tratti dagli annali della medesima Arciconfraternita pubblicati dal sig. Dufriche Desgenettes nell’anno 1842-

 Imola, Baracani Stampe. Vescov. 1843 –

Con dedica a S. E. Cardinal Giovanni Maria Mastai Ferretti, futuro Papa Pio IX)

A

sua Eminenza reverendissima GIOVANNI MARIA de’ Conti MASTAI FERRETTI

Arcivescovo Vescovo d’Imola e conte etc. etc.

Eminenza reverendissima,

Molte e gravi ragioni ci obbligano a dar pubblico segno della gratitudine che professiamo sincera e profonda all’Eminenza Vostra Reverendissima, la quale con bontà tutta propria del di Lei cuore ha voluto onorare quella tanto per noi sacra festività che dedicammo alla B. V. detta del Calanco, non pure adempiendo di persona la solenne cerimonia dell’incoronare la S. Effigie, ma eziandio col tenere analoga omelia tutta piena di forza, di dignità, di unzione. A sdebitarci però di tanto smarrisce affatto la pochezza di nostre forze, e la parola vien meno, sì se abbiamo riguardo alla sublimità de’ suoi meriti, e sì se a quella sua più ancor sublime modestia, che non cura, anzi sdegna qualunque omaggio di lode. Il perché non altro ci siamo consigliati che offrire alla Eminenza vostra un opuscolo diretto a propagare la devozione all’Immacolato Cuore di Maria, accertati che la somma di Lei pietà, la quale faceva ricca la nostra Chiesa di un dipinto rappresentante il S. Cuore della Vergine, vorrà gradire il nostro buon volere e continuarci l’onore di essere quali inchinati al bacio della S. Porpora ci protestiamo della Eminenza V. Reverendissima.

Dozza 8 Giugno 1843

PRŒMIO

Se ella è opera di uomo cotesta, dicea Gamaliele ai seniori di Gerusalemme, cadrà di per se stessa, ma se la vien da Dio, sussisterà; ed avete a temere non forse opponendovi a quella, vi opponiate a’ disegni di Dio. – Questa appunto si fu la sola risposta che ci permettemmo fare a coloro che sebbene con intenzione retta, biasimaron però sulle prime l’istituzione dell’Arciconfraternita del Sacro Cuor di Maria per la conversione de’ peccatori. Le obbiezioni loro, fondate sulla umana prudenza, non valsero a farci cader di animo, né ad arrestarci ne’ nostri sforzi, da che resistere non sapevamo all’interno nostro sentimento. – Oggimai dell’opera si farà giudizio agli effetti stupendi, sigillo verace delle òpere di Dio manifestato all’uomo; e così gli uomini che altra fiata la guardavano con animo pregiudicato, colpiti dal vasto e rapido suo incremento, sbalorditi pe’ copiosissimi frutt i che ella non cessa di produrre, le fanno essi stessi giustizia, e benedicono il nome di Maria, il cui intervento attrae tante grazie ed opera tanto meravigliose conversioni. – Senza prevalerci di. Un successo che vince della mano tutte nostre speranze, confessiam francamente che se fossimo stati consultati sul partito da prendersi per ricondurre a cristiana vita gli uomini del secol nostro, non avremmo noi pensato mai, parlando secondo uomo, a consigliare l’erezione di una arciconfraternitasiccome mezzo efficace per convertire i peccatori. La parola stessa era un obbietto di derisione, qualche anno innanzi. Sarebbonsi tutti senza dubbio burlati della semplicità di un sacerdote che cercando satisfare alla necessità de’ tempi nostri e calmar le grida dei miserabili del nostro secolo, proposto avesse una meschina confraternita, rimembranza del medio evo. I Cristiani anche i Più fedeli per poco istrutti del carattere dell’attuale incivilimento, avrebbero disdegnato questo strano e vieto rimedio, né avrebbero mai avvisato che sotto questo nome e con questa forma si potessero ricondurre all’ovile le smarrite pecorelle. – A così grandi bisogni si volean contrapporre più grandi aiuti; ogni uom serio che gemeva sulle nostre calamità e sul traviare de’ più alti intelletti, inculcava la necessità di un intero rinnovellamento di scienza e di una nuova diffusione di luce per guarire le piaghe del secolo, spegner la sete di sapere che crucia gli ingegni, saziare la fame degli umani desideri. Noi pur siamo stati d’avviso, che giammai la face della scienza cristiana non ebbe a fugare più folte e sparse tenebre. Intanto, diciamolo pur chiaramente, non mancò alla Chiesa questo soccorso; e se altri si fa a rimembrare le innumerevoli difficoltà che negli ultimi tempi opprimevano il sacerdozio ed attraversavano gli alti studi del clero, dovrà trasecolare al vedere le penne e gl’ingegni che a’ nostri dì si esercitano, negli scritti religiosi e ne’ pulpiti evangelici. I diversi rami dell’umano sapere non furono per avventura mai coltivati con più zelo e splendore di quel che si faccia presentemente da que’ medesimi che annunziano al mondo la divina parola. – Ma basta egli questo rimedio? La sola scienza può mai sopperire a tutti i bisogni? Ed acciò sia feconda e si coroni de’ divini frutti non debbe ella forse andar di conserva, nel cuor dei Cristiani, coll’amore e la pratica della carità? – La vera scienza, la scienza, che getta luce di fede e converte lo spirito, è dono del cielo, scaturisce dal Padre dei lumi, procede dall’amore; che per servirci delle espressioni del pio Cardinal di Berulle: Dall’amore appunto si fa passaggio alla luce e non è mai che dalla luce si passi all’amore. E così ad ottener scienza e luce si debbe amare, pregare, domandare e cercare con umiltà e confidenza. Tal si è la condizione ad ogni grazia: Cercate in prima il regno di Dio, e la sua giustizia, e ‘l rimanente vi sarà dato quasi per soprappiù. – La divina luce adunque impedita dalle tenebre di orgoglio che s’innalzano attorno a noi, ci è stata offerta; ma d’appressarvisi non è dato che all’umiltà, sol può vederla l’occhio obbediente della fede. Il perché in tutti i tempi l’incredulità della umana sapienza, poiché salse al suo più alto grado di esaltazione, ha dovuto esser confusa dai mezzi che a lei si parvero una follia. – L’arciconfraternita rinnova a’ giorni nostri una di queste sante follie. Col suo titolo ella comanda l’umiltà a coloro ch’ella accoglie; col suo obbietto risveglia la cristiana e fraterna carità; colle sue condizioni esige la preghiera; col suo fruttificare muove a riconoscenza ed amore; e l’amore alla sua volta riconduce gli animi e i cuori alla buona via, alla verità ed alla vita. – Se oggimai ci facciamo a considerare che l’Arciconfraternita nel sesto anno di sua esistenza conta già due milioni incirca di fratelli sparsi in tutte le contrade del mondo; che sonovi aggregate oltre a 1900 parocchie, sì in Francia, sì presso le straniere nazioni; che ogni dì si accresce il novero, e che da ultimo infra sì gran moltitudine di fedeli riuniti nel sentimento di una stessa preghiera, noi osserviamo un considerevol numero di giovani e di uomini di mondo, d’ogni ordine della società, tutti parteciperanno alle speranze nostre sull’avvenire, ed agevole tornerà il comprendere l’interesse che può venire dal pubblicare periodicamente cotesti Annali.

D’altra parte non pretendiamo noi di fornire la istoria contemporanea di soli documenti; non offriamo alla cristiana pietà solo i fatti di edificazione: un altro disegno abbiamo in cuore, un più serio e dolce pensiero ci stringe e ci predomina. A Maria, Madre del nostro Signor Gesù Cristo dedichiam questi Annali; e glieli presentiamo siccome novello monumento innalzatole dai riconoscenti figli della Chiesa. – Maria sì, Maria e il compassionevole suo Cuore implorato abbiamo, con confidenza invocato; e questo Cuore mosso dai nostri gemiti, si è mostrato al nostro come un emblema dell’amore materno, come un simbolo di grazia, come l’iride che annunzia serenità dopo la procella e che conferma l’alleanza di Dio cogli uomini. – La santa Vergine, dal primo momento della incarnazione del Verbo, è divenuta mediatrice alla nostra riconciliazione, trono di grazie, pegno ed istrumento alle divine misericordie, aureo anello che conferma e stringe l’umanità colla Divinità. Che che ne dica l’eretico, questa immacolata Vergin Maria sarà eternamente il sostegno del popol di Dio, il rifugio dei peccatori, l’onore e la gloria della umanità rigenerata dal Sangue di Gesù Cristo. Ella è pur la Madre dei Cristiani non per figurato vocabolo di lingua, ma secondo la verità della eterna parola; dappoiché ella è Madre veramente: Madre di Dio fatto uomo, Madre di Gesù Cristo, Madre della Chiesa ch’è il corpo di Gesù Cristo; Madre d’ogni e singolo membro di questo mistico corpo, Madre di tutti i veri fedeli. – Questa saldissima verità, il dogma della maternità verginale e della materna verginità, questo dogma appunto fu altamente annunciato, e consacrato dall’alto della croce. Ecce Mater tua! Egli è questa lultima asserzione di un Dio moriente, il testamento di Gesù Cristo, il compimento del Cristianesimo, la pienezza dei doni di Dio. – Or se dalla prima pagina della santa Scrittura, la vittoria fu promessa alla Vergine che stritolerebbe il capo del serpente, ei si conveniva invocare questa Vergine vittoriosa sotto il nome di Nostra Signora delle Vittorie; e dappoiché l’umiltà fu sempre sua divisa e suo vessillo, ben si spiega la scelta da lei fatta di una delle più umili chiese della capitale della Francia per collocarvi il centro dell’Arciconfraternita. – Lasceremo ora che parlino i fatti, i quali ci mostreranno in più eloquente maniera, che il languido nostro parlare, i tesori del Cuor di Maria, l’inesauribile sua indulgenza, la possente sua mediazione a favor delle anime dolenti e traviate, l’efficacia di sua misericordiosa intercessione presso Gesù Cristo, nostro Salvatore, a cui la gloria e l’impero ne’ secoli de’ secoli si appartiene. Amen.

(Se rimanemmo tanto edificati in leggendo sì pii concetti espressi con tutta semplicità dal ch. autore, non ci sorprenderà meno la perspicuità e la forza di Logica ch’egli adopera in un primo articolo che tien dietro al proemio, ov’ei prende a dimostrar con invitti argomenti divini e umani, come l’opera dell’Arciconfraternita sia opera della divina Misericordia. A farne intesi i lettori estrarremo la miglio parte di esso, volgendolo in volgar nostro, lasciando di sovente parlar lui stesso e non aggiungendo che qualche frase a legare i sentimentitolti qua e là all’uopo di farne un ristretto giusta lo scopo della presente appendice alle notizie storiche.)

CAPO I.

Ordine meraviglioso di Provvidenza sull’Arciconfraternita del SS. ed Immacolato Cuor di Maria.

Qualsivoglia opera di Dio ha in mira si la gloria sua sì il bene degli uomini, questo è costantemente lo scopo del diffondersi dell’amor divino. Ei chiama tutti i popoli a sé, perché attingano a lunghi sorsi i dolci effetti della sua misericordia: e nella sua clemenza ei conduce l’opera di guisa che imponga visibilmente alle anime il tributo di riconoscenza e di tenerezza che debbe accrescere infra le creature la gloria estrinseca del Creatore. Il perché le opere di Dio differiscono dalle opere dell’uomo e nel loro principio e negl’incrementi loro e negli effetti. Le opere dell’uomo lasciano pur scorgere la man dell’uomo, il suo ingegno e i suoi sforzi: le opere di Dio son condotte innanzi a dispetto degli uomini: perocché egli fa di mestieri che la origin loro, lo estendersi, il trionfare rivelino la volontà, la onnipotenza, la bontà di Dio, affinché il mondo, non potendo porre in forse la divina operazione, si affretti a raccorglierne frutti e benedizioni. – Le opere degli uomini sono sentite innanzi che avvengano; e dalle circostanze sono dirette e favorite. Non fanno cammino che sotto l’occhio degli uni e sospinte dall’interesse degli altri. Il loro incremento deve molto, e di sovente ancora tutto deve al credito, alla abilità di chi le intraprende ovver le protegge; e per le cure, scaltrimenti e trionfi pervengono pur talvolta ad acquistare esistenza e durata. – Le opere di Dio per contrario son piccole, umili, ascose nella loro origine: si pajono sempre nel momento che men si attendono, quasi sempre fra circostanze che sembrano essere loro sfavorevoli. Il primo rumore, che ne corre. È respinto dalla indifferenza, spesse volte dal disprezzo. Iddio non le pone mai d’ordinario nelle mani di un uomo onorato dalla stima e confidenza pubblica; egli è quasi sempre un oscuro ed ignoto fedele, che non ha di per se stesso né pregio, né credito di sorta. Iddio che non ha bisogno di alcuno, ma che nell’ordine di sua provvidenza vuol servirsi degli uomini, elegge sempre infra loro, ci dice s. Paolo, quanto vi ha di men saggio, di più fievole, di più vile, di più spregevole per accomunarlo al suo disegno. L’opera si manifesta ed incominciano appunto allora i combattimenti, le persecuzioni; ai dileggi, al disprezzo tengon dietro le ingiurie, le calunnie, gli oltraggi. Quando sono pervenute a questo punto le umane opere si ordina la battaglia, la mischia incomincia fra’ dissidenti, si agitano le passioni dalle due bande; ognun ripone sua fiducia nelle proprie forze. Nell’opera di Dio il silenzio e la pazienza sono i due scudi che oppongonsi sempre con vantaggio ai colpi di satanno. Questa benedizione Evangelica riempie di santa e dolce confidenza: Beati que’ che soffron persecuzione per la giustizia, perocché loro si appartiene il regno dei cieli. Sarete voi beati, quando gli uomini vi perseguiteranno e vi daran mala voce per cagion mia. Così le opere di Dio sono intraprese, vannosi continuando a condizioni del tutto opposte alle regole di umana saggezza e prudenza; e mentre che le umane opere meglio pensate spesso diseccansi dalle radici, o van cadendo le une sulle altre, l’opera di Dio va innanzi nel silenzio, nella oscurità, e si dilata. Il suo andare che invita tutti gli sguardi, sbalordisce ed obbliga l’occhio indagatore a risalire alla sua prima comparsa. Si va allora in traccia dell’autore, non si rinviene; un povero Prete, un oscuro Cristiano sembra tenere le fila, ond’è tessuta l’opera; s’ignora il come abbia potuto condurla a termine. Si fa ragione allora della sproporzione che v’ha infra l’effetto e i mezzi, e si dice con pari verità, stupore e ammirazione: Il dito di Dio è qui: il Signore ha fatto cotesta opera, ed ecco il perché ella è meravigliosa agli occhi nostri. Di questa guisa Iddio convince di follia la prudenza e la sapienza umana. – Dei caratteri, che testé sponemmo siccome essenzialmente propri delle opere di Dìo, non ve ne ha uno che manchi all’opera dell’arciconfraternita del santissimo ed immacolato Cuor di Maria per la conversione dei peccatori. Apparve la domenica 11 dicembre 1836. In quel tempo la società in Francia era in istato di violento ribollimento che minacciava universal ruina non guari lontana. Era Parigi solcata a volta a volta e per ogni banda da sedizioni armate, che seco recavano scompiglio, spavento e bene spesso la morte. Ogni socievol legame mirava a sciogliersi, e ci pareva di dover per poco ritornare alla barbarie. In que’ giorni di perturbamento e disordine che diveniva mai la Religione? Vedeva ella i suoi tempii deserti, abbandonati i sacramenti, spregiati, derisi i suoi ministri. Parea non dovesse più riaversi al terribil colpo che dianzi aveagli scaricato addosso una recente rivoluzione. L’empietà cantava vittoria. Delle invereconde voci annunziavano dalle pubbliche cattedre com’ella fosse spacciata, come finito avesse suo tempo d’esistenza; ben voleasi confessare aver altra fiata il Cristianesimo renduto alquanti servigi alla umana società, ma ora egli era antico ed insufficiente a star del pari co’ progressi dello spirito umano. Di là venne il farneticare di nuovi religiosi sistemi, che non tornano ad altro che ad una novella imbandigione delle più assurde, e immonde eresie antiche. E nonostante queste assurdità trovavan settarii, in ispezieltà fra’ giovani, perchè adulavan l’orgoglio, accarezzavano le passioni, e l’uomo non riconoscea più né freno né regola né governo. Era gran tempo che tutto quanto avesse nome di congregazione, unione, religiosa confraternita, tutto che vi si assomigliasse, era proscritto dalla ragion pubblica. – In mezzo a si sfavorevoli e dirò pur nemiche circostanze, l’arciconfraternita ebbe incominciamento. Il modificare e spegnere a poco a poco tutti questi irreligiosi ed ostili sentimenti era cosa da lei. Ove fu ella mai istituita? ah qui davvero che l’opera divina apparisce nel modo il più chiaro! V’ha in Parigi, in questa moderna Babilonia, che ha infettato tutto il mondo con tutti veleni, tutte dottrine di corruzione, d’empietà, di rivolta e di menzogna, v’ha in Parigi una parrocchia quasi allora sconosciuta perfino a un gran numero de’ suoi abitanti. Trovasi fra il Palazzo Reale e la Borsa nel centro della città; le fan quasi cerchio i teatri e i ridotti di strepitosi e pubblici piaceri. Egli è questo il quartiere che più ribolle d’interessate agitazioni di cupidigia e d’industria, il più in preda alle criminose voluttà, di passioni d’ogni fatta. La chiesa dedicata a Nostra Signora delle Vittorie ha perduto colla gloria il suo nome; la si conosce sotto il nome senza significato di chiesa des Petìts-Peres. Nei maledetti tempi ha servito pur di borsa. Il tempio si rimanea deserto, ne’ giorni eziandio delle più auguste solennità della religione. Diciam di più, diciam tutto come che e’ ci dolga, era divenuto un luogo, un teatro di prostituzione, e siamo stati obbligati di ricorrere alla milizia per cacciarne chi lo profanava. In  questa parrocchia non si amministravano i sacramenti neanche in punto di morte. Che il sacerdote salga il pulpito per ispezzare il pane della divina parola, egli è inutile, non v’è chi lo ascolti. Il gregge tutto quanto formavasi di un pugno di Cristiani che temevan perfin di parere. Gli altri assorti ne’ computi dell’interesse e del guadagno, od immersi a gola negli eccessi delle voluttà e delle passioni, non si curano né di chiesa, né di pastore; e se questo meschino cerca d’entrare in qualche relazione colle anime che gli sono affidate, ne va spregiato conculcato respinto. Ode a dirsi che non c’è bisogno di lui, che se ne può andare. E se a forza di sollecite istanze di qualche pia persona egli ottiene di essere introdotto all’infermo in pericolo della vita, non avvien che a patto di aspettar che il malato abbia perduto i sensi, e che presentisi a lui precisamente in abito da secolare. A che serve la sua visita? Non sarebbe che per tribolare inutilmente l’infermo. In quanto all’abito, non si vuol vedere, e poi che sì direbbe se si vedesse entrare un prete in casa? ci prenderebbero per Gesuiti. Ecco a qual grado era scemata la fede e lo spirito religioso di questa parrocchia. – Compito questo quadro orribile, il Direttore passa a dimandar se l’istromento scelto dalla provvidenza per superare tante difficoltà sia pari ad esse, se ei goda la stima generale, la pubblica confidenza, se ei possegga elevato ingegno, s’ei sia di quegli uomini eloquenti ed operosi che s’attraggono tutti i cuori e sovrastano a tutti gl’intelletti. La modestia e l’umiltà sua vuol ben che ei si dichiari l’ultimo dei fedeli. Ma se egli spicca per ingegno, è sempre vero però che viveasi ignorato per fin da moltissimi dei suoi indifferenti parrocchiani, che aveva lo spirito abbattuto dalla tristezza, il cuore avvilito dal dolore, che il suo naturale secondo la pubblica voce da lui allegata, brusco impaziente bizzarro anzi che no, dovea recar nocumento all’opera. Aggiunge infine di non aver avuto in cuore neppur la disposizione per abbracciare con ardore l’opera, alla quale era destinato. E fu d’uopo che all’altar di Maria, durante l’offerta del divino sacrificio gli si fissasse in mente un’idea, che sebben rigettata sulle prime, finì per riportar vittoria sull’orgoglio dei suoì pregiudizi. Conchiude dunque che un povero  prete senza relazioni e senza credito non poteva né istituire né conservare, né propagar la santa opera, ma che il Signore ha scelto per istrumento ciò che v’era di men saggio, di più debole, di più vile, di più spregevole, acciò l’operazione divina meglio spiccasse e d’uomo non s’attribuisse la gloria che s’appartiene a Dio. » – I principi, segue a dire, delle opere di Dio sono piccoli ed ascosi, procedono poi con lentezza in mezzo ai contrasti e persecuzioni ancora, e in di prova elle si rafforzano e si dilatano. Dagli 11 dicembre 1836, giorno della fondazione per un anno intero da quaranta a sessanta fedeli si accoglievan soltanto attorno all’altar di Maria. Niuno si avvedea di quanto avvenisse in questa chiesa ancora ignorata; e pure in quell’anno appunto le più meravigliose grazie vennero a ricompensare il fervore dei primi fratelli. Nel 1837 si volea che Sua Santità colla mediazione dell’arcivescovo di Parigi erigesse la pia unione in Arciconfraternita per la sola Francia. Il prelato si oppose in tuon severo al disegno, avendolo per inutile e non conveniente. Ed ecco l’opera abbandonata dagli uomini, perché meglio si vedesse com’ella fosse opera di Dio. – Si procura intanto che due Cardinali in Roma presentino la petizione al s. Padre. Sulle prime e’ la prendono sommamente a cuore, ma presto sappiamo come essi vi hanno fatto riflessione sopra ed han giudicato in fine il passo per indiscreto e al tutto inutile; come il s. Padre non accorderebbe mai favor siffatto quando pure il domandasse lo stesso Arcivescovo di Parigi. Afflitto, non abbattuto però il povero parroco dispose ad ogni modo che fosse in buon punto presentata al Papa la supplica, e intanto gli ultimi giorni di marzo (1838 con ispeciali preghiere, implorò la protezione di Maria. In su i primi di aprile una Signora illustre del pari per la pietà che pei natali, avendo udito a parlare delle grazie ottenute nella chiesa di Nostra Signora delle Vittorie e della suppliche a del curato, vuol ella stessa presentarla al Papa. Non sì tosto ebbe sua Santità la petizione che ordinò il breve di erezione. – Così, dice il pio direttore, in questa circostanza ogni cosa esce fuori dall’ordine naturale: una donna che ha udito così per caso parlar dell’opera, che a mala pena sa di che si tratti, reca questa grande e rilevante affare ai piedi del sovrano Pontefice. E il Vicario di Gesù Cristo non facile a condiscedere a favori di tal fatta, accorda in tutta la sua pienezza una grazia che era pure stata domandata con restrizioni. Diciamolo anche una volta: al tutto qui ci è il dito di Dio. – Eretta l’arciconfraternita, pubblicato il Manuale, vennegli sopra una tempesta dì motteggi, poi ingiurie, menzogne e calunnie dirette specialmente contra la persona del direttore. Nulla ci sgomentò, ei ripiglia, ci eravamo apparecchiati. L’arciconfraternita fa la guerra a satana, strappagli di mano le vittime, egli è dunque naturale che satana gli renda pan per focaccia. Ma sì che ad onta del vilipendio, dei rifiuti, delle aspre prove d’ogni fatta ella ha rapidamente e meravigliosamente corso ab ortu solis usque ad occasum. – Nella storia degli antichi popoli, negli annali della Chiesa, nei fasti del mondo intero non v’ha nulla da paragonare alla estensione, alla rapidità del suo incremento. V’ha pur qualcheduno che non vuole qui ravvisar l’opera di Dio, ma egli è un cieco volontario e tremi …. da che egli è il medesimo che bestemmiar l’opera di Dio. – Dopo aver sì ben provato l’assunto dichiara come si pubblicheranno almeno due fascicoli all’anno degli annali. Ogni numero avrà due parti: nella prima si faranno conoscere i progressi d’Arciconfraternita; nella seconda si darà l’istoria de’ suoi effetti. Questa seconda parte avrà pur due paragrafi: il primo darà ragguaglio delle conversioni, e la seconda delle guarigioni ed altre grazie ottenute colle preghiere dell’Arciconfraternita.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.