Cardinal H. E. Manning: LA CRISI ATTUALE DELLA SANTA SEDE (3)

LA CRISI ATTUALE DELLA SANTA SEDE (3)

[annunciata dalle profezie]

in 4 LETTURE.

LONDRA:

BURNS & LAMBERT, 17 & 18 PORTMAN STREET, e 63 PATERNOSTER ROW;

KNOWLES, NORFOLK ROAD, BAYSWATER.

MDCCCLXI.

LETTURA III

Prima di entrare nel nostro terzo argomento, richiamiamo alla mente i due punti che, spero, siano stati fissati per ciò che ho detto finora. Il primo è che vediamo la rivolta, o la caduta già verificata e manifestata nella separazione spirituale dalla Chiesa, e nell’opposizione alla sua Autorità divina e alla sua voce divina, come abbiamo appreso essere già iniziata dal giorno in cui l’Apostolo disse: « Il mistero dell’iniquità è già in atto », e San Giovanni dichiarò che: gli Anticristi erano già usciti nel mondo. L’altro punto che abbiamo visto è questo: che l’uomo del peccato, il figlio della perdizione – il malvagio – è una persona, con tutta probabilità, di razza ebraica; che deve essere un usurpatore del vero Messia, e quindi un Anticristo nel senso che si spaccerà per vero Cristo, operando falsi miracoli, e reclamando per sé l’adorazione divina. – Ora il terzo punto di cui devo parlare è l’ostacolo che ritarda la sua manifestazione. L’Apostolo dice: « Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. » – Dal momento che c’è un’azione perpetua di questo mistero di iniquità, c’è necessariamente un perpetuo ostacolo o una barriera alla sua piena manifestazione, che sarà in essere fino alla sua rimozione; e c’è un tempo stabilito in cui esso debba essere tolto di mezzo. San Paolo, in questo passaggio, usa due espressioni. Dice: l’ostacolo « che lo trattiene » e « chi lo trattiene ». Ne parla cioè come di una cosa e come di una persona: “τὸ κατέχον” (= to catekon) e “ὁ κατέχων” (= o catekon). A prima vista sembra che ci sia una certa versatilità, ossia che ciò che ostacoli la rivelazione dell’uomo del peccato possa essere una persona o anche un sistema; poiché in un punto si parla (col neutro) di un sistema, nell’altro caso si parla (al maschile) di una persona. Spero in quanto ho finora affermato, di aver già dato una soluzione a questa apparente difficoltà. Si ricorderà che ho tirato in gioco il parallelo tra i due misteri della pietà e dell’empietà con i loro rispettivi testi. Questo è in effetti l’argomento di Sant’Agostino, che ha tratteggiato i due misteri della pietà e dell’empietà, presenti dall’inizio del mondo, sotto le caratteristiche delle due città – cioè, lo Spirito di Dio e lo spirito di satana, che operano mediante una molteplicità di operazioni sia nei servitori eletti da Dio, sia nei nemici di Dio e del suo Regno. E come il mistero della pietà si riassume nella Persona e nell’incarnazione del Figlio di Dio, così il mistero dell’iniquità è riassunto nell’uomo del peccato, che sarà rivelato a suo tempo. Allo stesso modo anche ciò che ostacola o che frena, si trova ad esprimere sia un sistema che una persona, e la persona e il sistema già identificati allo stesso modo dagli esempi che ho già fornito. Prima di tutto, consideriamo in particolare quale sia il carattere di « questo malvagio », o anticristo, che verrà. La parola usata da San Paolo in questo luogo significa “il fuorilegge”, colui che è senza legge, che non è soggetto alla legge di Dio o dell’uomo, la cui unica legge è la sua volontà, a cui la licenza della propria volontà è la sola ed unica regola che conosce o a cui obbedisce. La parola greca è “ὁ ἂνομος” (=o anomos), che significa senza legge o licenzioso. Ora, nel libro del profeta Daniele, c’è una profezia, quasi identica nei termini, dove si predice che sorgerà nelle ultime ere del mondo un re che « … farà ciò che vuole e nessuno gli si potrà opporre », [o farà “a suo piacere”] (Dan. XI, 16) che si innalzerà sopra tutto ciò che è chiamato Dio, che « … proferirà insulti contro l’Altissimo ». (Dan. VII, 25). Questa è quasi parola per parola la profezia di San Paolo, che ci mostra così come san Paolo stesse letteralmente citando o parafrasando la profezia di Daniele. Ora, nella misura in cui questo malvagio sarà una persona senza legge, che introdurrà il disordine, la sedizione, il tumulto e la rivoluzione, sia nell’ordine temporale che spirituale del mondo, chi ne ostacola lo sviluppo, e sarà il suo diretto antagonista dopo la sua manifestazione, deve essere necessariamente il “principio dell’ordine”, la legge della sottomissione, l’Autorità della Verità e del diritto. Abbiamo quindi quello che potrei chiamare un’indicazione che ci permette di vedere dove questa persona, o “sistema” che si oppone, ostacoli, o trattenga la rivelazione dell’uomo del peccato fino a quando giungerà il tempo della sua manifestazione. Esaminiamo quindi le interpretazioni dei primi Padri su questo punto. Tertulliano credeva che fosse il Romano Impero (Tertull.: De Resurr. Carnis, c. 24). Il potente potere della Roma pagana, diffuso in tutto il mondo, fu il grande principio di ordine che mantenne in quel tempo la tranquillità della terra. Lattanzio, (Divin. Ist. VII, 25)  che scrisse più tardi, mantenne esattamente la stessa opinione, e credette che l’Impero Romano, che tranquillizzò e diede ordine e pace alle nazioni del mondo, in tal modo ostacolasse la rivelazione di questo “fuorilegge”: quest’uomo del peccato; ed entrambi – Tertulliano e Lattanzio – ingiungevano ai Cristiani del loro tempo il dovere di pregare per la preservazione dell’impero pagano di Roma, perché essi credevano che fosse la barriera materiale contro l’irruzione della grande inondazione del male che verrebbe sul mondo alla distruzione di Roma. Insegnava questo anche San Giovanni Crisostomo con altri (Malvenda, lib. II, c. 3). Un’altra interpretazione, che è stata data da Teodoreto, uno scrittore greco, afferma che è la grazia dello Spirito Santo, o il potere divino, che limita la manifestazione o la rivelazione dell’uomo del peccato. Ancora, altri scrittori dicono che questi è il potere apostolico, o la presenza degli Apostoli; poiché, come sappiamo da questa epistola ai Tessalonicesi, i Cristiani si aspettavano una rapida rivelazione della venuta del nostro Signore nel giudizio, e quindi pure una manifestazione altrettanto rapida dell’uomo del peccato (Theodor. In 2 Ep. ad Tess. II, 6); e credevano pertanto che la presenza degli Apostoli sulla terra, con la loro testimonianza e con i loro miracoli, ostacolasse la piena manifestazione del principio di incredulità e di ribellione spirituale. Ora queste tre interpretazioni sono tutte parzialmente vere, e tutte sono in perfetta armonia l’una con l’altra; e scopriremo che, prese nell’insieme, ci presentano una spiegazione completa ed adeguata; ma questi scrittori, scrivendo in tal modo ed in diversi periodi della Chiesa, non sono stati in grado di comprendere a pieno la profezia, perché gli eventi del mondo andavano continuamente e progressivamente interpretati e rispiegati, di età in età, onde comprendere il significato di queste predizioni.

1. Innanzitutto, quindi, il potere dell’impero pagano di Roma era indubbiamente la grande barriera contro lo scoppio dello spirito del disordine senza legge; poiché, come sappiamo, questo era il principio di unità con cui le nazioni del mondo erano tenute insieme. L’impero organizzò i popoli e li unì sotto l’autorità di una sola legislatura, di un potente esecutivo e di una grande sovranità, con una giurisdizione proveniente da una sola fonte, amministrata nei tribunali di tutto il mondo. La pace delle nazioni è stata mantenuta dalla presenza di eserciti permanenti; le legioni di Roma occupavano praticamente tutto il territorio mondiale conosciuto. Le strade militari che provenivano da Roma attraversavano tutta la terra; il mondo intero era come se fosse tenuto in pace e in tranquillità dalla presenza universale di questo possente impero pagano. Era « … estremamente terribile » secondo le profezie di Daniele (Dan. VII, 19); era come di ferro, picchiava e soggiogava le nazioni, tenendole sottomesse e quindi, come con una verga di ferro, dava pace al mondo. Non c’è dubbio che fintanto che l’Impero Romano continuò nella sua forza, fu impossibile per il principio di rivoluzione e di disordine conquistare la testa, e quindi questi primi scrittori cristiani erano perfettamente corretti nell’interpretare che l’impedimento di questo spirito di illegalità fosse lo spirito dell’ordine, del governo, dell’autorità e di una giustizia di ferro che governava le nazioni del mondo.

2. In secondo luogo, questo impedimento non era l’Impero Romano, o solo Roma, ma il regno di Dio che era sceso su tutta la terra, e dal giorno di Pentecoste si diffondeva in tutto il territorio del romano Impero, con un’autorità superiore all’autorità della stessa Roma. San Leone M. offre le basi di questa interpretazione. Egli dice: « … che l’effetto di questa ineffabile grazia, diffuso in tutto il mondo, ha preparato l’impero di Roma, la cui espansione è stata estesa fino ai limiti che confinano le famiglie di tutte le nazioni. Perché questa era in realtà una preparazione adeguata all’opera divinamente disposta, per cui molti regni dovessero essere confederati in un solo impero, così che la predicazione universale del Vangelo dovesse penetrare rapidamente attraverso quelle nazioni che il governo di una città sola teneva nell’unità (S. Leone M. Serm. LXXXII, t. 1, p. 322). San Tommaso – appoggiandosi a questo passaggio – dice che l’impero romano non è cessato, ma è cambiato passando dal temporale allo spirituale, « commutatum de temporali in spiritale » (in 2 Ep. ad Tess. in locum). Dominicus Soto è della stessa opinione (In lib. Lv. Sent. Distinc. XLVI, 1). Fu quindi la Chiesa apostolica che, diffondendosi in tutte le nazioni, già unite insieme dal potere dell’impero pagano di Roma, le vivificò con una nuova vita, le penetrò con un nuovo principio di ordine, con un nuovo spirito di unità, e consacrando e trasfigurando l’unità delle forze materiali con cui erano tenuti insieme, diede loro una sola mente, un’intelligenza, una legge, una volontà, un cuore, con la fede che ha illuminato l’intelligenza di tutte le nazioni nel conoscere Dio, mediante la carità che li univa nell’unità di un’unica famiglia, mediante l’unica fonte di Giurisdizione che scaturiva dal nostro divin Signore e, attraverso i suoi Apostoli, governava tutta la terra. C’era così un’unica legislatura spirituale esercitata dagli Apostoli e dai loro successori. C’erano tribunali poi che sedevano accanto ai tribunali di Roma. Ai lati dei tribunali di ferro, furono eretti i tribunali della divina misericordia. Questo nuovo principio di ordine, di autorità, di sottomissione e di pace, entrato in questo mondo, possedeva in se stesso – potremmo dire – il potere materiale del vecchio Impero Romano e lo riempiva di una nuova vita discesa dal cielo: … era il sale della terra. Questo nuovo potere ha prolungato la sua esistenza fino a un certo periodo, così come era previsto nella predestinazione di Dio. È quindi perfettamente vero che questo ostacolo significasse anche lo Spirito Santo; poiché la Chiesa di Dio è la presenza dello Spirito Santo, incorporato e manifestato al mondo nel corpo visibile di coloro che sono battezzati nell’unità della Chiesa di Gesù Cristo.

3. Ma in terzo luogo, significa qualcosa di più. Per queste due grandi potenze, la spirituale e la temporale, il potere temporale nel vecchio impero pagano di Roma e il potere spirituale nel nuovo regno sovrannaturale di Dio si sovrappongono, essendo entrambe estese nella loro globalità in tutto il mondo; ma ancora una volta si incontravano nel loro centro, che si trovava sempre nella città di Roma. Là rimasero in piedi, dapprima faccia a faccia e tra loro in conflitto, poi fianco a fianco, nella pace. Là questi due possenti poteri – l’uno terrestre, e l’altro celeste, l’uno scaturito dalla volontà dell’uomo, e l’altro dalla volontà di Dio – si incontrarono insieme come nella competizione dell’arena, e per trecento anni l’Impero di Roma martirizzò i Pontefici della Chiesa di Dio. Per trecento anni l’Impero Romano si sforzò di estinguere questo nuovo e strano intruso, arrivato con una giurisdizione superiore e con un circuito più ampio. L’Impero di sforzò di distruggerlo, di spegnerlo nel proprio sangue; e per trecento anni lottò invano; perché più la Chiesa veniva martirizzata, più il seme dei martiri la rendeva numerosa. La Chiesa si espanse e crebbe in vigore, in forza e in potenza, in proporzione a come l’Impero pagano di Roma si sforzava di estinguerla e distruggerla. E questo potente conflitto tra le due sovranità si concluse definitivamente nella conversione dell’impero al Cristianesimo e, quindi, nell’incoronazione della Chiesa di Dio in una supremazia sui poteri del mondo intero. Allora la destra aveva il potere e la supremazia mediante la forza, mentre l’autorità divina prevaleva sull’autorità dell’uomo; pertanto questi due poteri furono mescolati e fusi insieme: divennero un’unica grande autorità, l’Imperatore che governava dal suo trono all’interno della sfera della sua giurisdizione terrena, e l’autorità del Sommo Pontefice, parimenti da un trono, godeva di una sovranità superiore sulle nazioni del mondo, finché Dio, nella Sua provvidenza, rimosse l’impero da Roma e lo piantò sulle rive del Bosforo. Partì per l’Oriente e lasciò Roma senza un sovrano: Roma da allora non ha mai avuto, dimorante tra le sue mura, un sovrano temporale alla presenza del Sommo Pontefice; e quella sovranità temporale si riversò per una legge provvidenziale sulla persona del Vicario di Gesù Cristo. È vero, infatti, che nei tre secoli intercorsi tra la conversione di Costantino e il periodo di San Gregorio Magno, ci furono tre secoli di turbolenze e disordini, di invasioni e di guerre, da cui l’Italia e Roma furono afflitte, ma il potere temporale del Sommo Pontefice era solo all’inizio; verso il settimo secolo era però fermamente stabilito, e ciò che la Divina Provvidenza aveva preparato sin dall’inizio, ricevette la sua piena manifestazione; e non appena il potere materiale fu stabilito a Roma, fu consacrato e santificato dall’investitura del Vicario di Gesù Cristo, con sovranità temporale sulla città in cui dimorava, ed iniziò a creare in tutta Europa l’ordine della Civiltà cristiana, degli Imperi Cristiani, delle Monarchie Cristiane che, confederate insieme, hanno mantenuto la pace e l’ordine del mondo da quell’ora fino ad oggi. Ciò che chiamiamo Cristianità, cioè la grande famiglia delle cristiane Nazioni, delle razze cristiane organizzate e legate insieme ai loro prìncipi e alle loro legislature dal diritto internazionale, dai contratti reciproci, dai trattati, dalla diplomazia e simili, che li uniscono in un unico corpo compatto, non è stata una sicurezza del mondo contro il disordine, la turbolenza e l’illegalità? Ed infatti, per questi milleduecento anni la pace, la perpetuità e la fecondità della civiltà cristiana dell’Europa, è dovuta unicamente al suo principio della consacrazione della potenza e dell’autorità del grande Impero di Roma, ripresa dal vecchio, perpetuata, conservata, come detto, dal sale che era stato sparso dal cielo e continuato nella persona del Sommo Pontefice e in quell’ordine di civiltà cristiana di cui egli è stato il creatore. Siamo ora giunti quasi alla soluzione di ciò che ho affermato all’inizio, vale a dire, che il potere che impedisce la rivelazione di colui che è « il senza legge », non è solo una persona ma anche un sistema, non solo un sistema ma pure una persona. In una parola, nella Cristianità e nella sua testa, cioè, nella persona del Vicario di Gesù Cristo, per quella duplice autorità con la quale, per Divina Provvidenza, è stato investito, possiamo vedere l’antagonista diretto al principio del disordine. La persona “fuorilegge”, colui che non conosce la legge, né umana né  divina, e che non obbedisce a nessuno se non alla propria volontà, non ha antagonista sulla terra più diretto del Vicario di Gesù Cristo, che porta allo stesso tempo il carattere di regalità e di sacerdozio e che rappresenta i due princîpi di ordine nella condizione temporale e spirituale: il principio di monarchia, o se volete, del governo, e il principio dell’Autorità Apostolica. Troviamo, quindi, tutte e tre le interpretazioni che ho tratto dai Santi Padri letteralmente così verificate. Nel lento corso del tempo, quando l’opera degli Apostoli è maturata ed evoluta, è sorta quella che chiamiamo la Cristianità, adempiendo alla lettera alle predizioni, e manifestando ciò che l’Apostolo stesso prediceva essere l’ostacolo allo sviluppo di questo principio di illegalità, e alla rivelazione della persona che dovrebbe esserne il capo. Che cosa, allora, è ciò che in questo momento trattiene e riesce a controllare la manifestazione di questo potere anticristiano e la persona che lo eserciterà? È il resto della società cristiana che esiste ancora nel mondo. Possono infatti esserci solo due società: l’una naturale, l’altra sovrannaturale. La società naturale è quell’ordine politico che proviene dalla volontà dell’uomo, senza relazione con la Rivelazione, o l’Incarnazione di Dio. La società soprannaturale è la Chiesa, comprendente quelle nazioni che ancora sono penetrate dallo spirito di fede e dell’unità cattolica, veramente fedele ai princîpi su cui la Cristianità è stata costituita per la prima volta. Fin dalla fondazione dell’Europa Cristiana, l’ordine politico del mondo si è basato sull’Incarnazione di nostro Signore Gesù Cristo; per quale motivo tutti gli atti pubblici delle autorità, e finanche il calendario con il quale datiamo i nostri giorni, è calcolato dall’anno di salvezza, o da « l’anno del nostro Signore »? Qual è il significato di questa frase, se non questo, che cioè lo stato e l’ordine in cui viviamo si basa sull’Incarnazione; che il Cristianesimo è il nostro fondamento; che riconosciamo le leggi rivelate di Dio consegnate al Figlio suo incarnato, e dal Figlio incarnato agli Apostoli, e dagli Apostoli al mondo, come i primi princîpi di tutta la legislazione cristiana e di tutta la società cristiana? Ora questa società basata sull’Incarnazione è la condizione nella quale abbiamo vissuto fino ad ora. Credo però che ce ne stiamo allontanando, ci stiamo allontanando da tutto il mondo civilizzato. In Inghilterra, la Religione è bandita dalla politica. In molti Paesi, come la Francia, e ora pure in Austria, è dichiarato con atto pubblico che lo Stato non ha alcuna religione, che tutte le sette sono ugualmente partecipi della vita politica e del potere politico della nazione. Non voglio qui discutere di questo – non fraintendetemi – lo dichiaro come un dato oramai di fatto. Ora una grande parte di ogni Nazione, compresa una gran parte della Francia e dell’Austria, è composta da quella razza che nega la venuta di Dio nella carne, cioè da coloro che negano l’Incarnazione. Non sto ora discutendo contro la loro ammissione ai privilegi politici; al contrario, direi che, se non ci fosse nessun altro ordine se non l’ordine naturale, sarebbe un’ingiustizia politica escludere una qualsiasi razza, come quella di Israele, da una partecipazione ad uguali privilegi; ma sostengo ugualmente che nel giorno in cui si ammettono coloro che rinnegano l’Incarnazione per un’uguaglianza di privilegi, si rimuove dalla vita e dall’ordine sociale in cui si vive, l’Incarnazione, ponendo alla sua base la mera natura: e questo è precisamente ciò che si è verificato nel periodo anticristiano. – Abbiamo già visto che il terzo e speciale segno dell’Anticristo è la negazione dell’Incarnazione; e se le Nazioni del mondo sono state costituite dalla fede, sulla base dell’Incarnazione, l’atto nazionale che ammette coloro che lo negano per una unità sociale e politica, costituisce in realtà una rimozione nell’ordine della vita sociale del soprannaturale riducendolo all’ordine naturale: e questo è ciò che vediamo realizzare. Ancora una volta – io dico – non sto discutendo contro tutto questo; ma vedo in tutti questi fatti semplicemente la realizzazione della profezia. Non sto dicendo che la costituzione politica o lo stato di un Paese dovrebbero essere mantenuti a tutti i costi nelle condizioni in cui siano rese moralmente impossibili o difficili per il popolo. Se è diventato impossibile mantenere questo ordine cristiano su un popolo separato dallo scisma o infettato dall’eresia, o che è mescolato con coloro che negano l’incarnazione di Dio, tutto ciò che posso dire è questo: siamo ridotti allo stato miserabile dell’abbandono della vera società cristiana. Questa è la terribile responsabilità che ricade sui governi del mondo quando si allontanano dall’unità e dai princìpi della Chiesa di Gesù Cristo. Se un tale stato non può essere mantenuto senza forza, deve essere abbandonato. « Ecclesia abhorret a sanguine ». Non è lo spirito della Chiesa il far rispettare condizioni politiche con leggi sanguinarie, o costringere gli uomini riluttanti con l’intervento di un potere fisico. Tanto grande è la miseria per un popolo che ha perso la fede nell’Incarnazione, quando è necessario abbandonare l’ordine cristiano istituito dalla provvidenza di Dio! Ma tale è lo stato del mondo, e verso questo stiamo avanzando rapidamente. – Ci viene detto che l’Etna ha centosessanta crateri. Oltre alle due grandi bocche che, unite tra loro, formano l’immenso cratere, così comunemente chiamato, su tutti i suoi lati è perforato ed ha a nido d’ape dei canali e delle bocche, dalle quali nei secoli scorsi la lava è fuoriuscita di tanto in tanto. Non posso trovare una migliore illustrazione dello stato della Cristianità in questo momento. La Chiesa di Dio poggia sulle basi della società naturale, sui fondamenti del vecchio Impero Romano, sulla civiltà delle nazioni pagane del mondo, che per un tempo è stato consacrato, consolidato, preservato, elevato, santificato, trasformato, con l’azione della fede e della grazia. La Chiesa di Dio riposa ancora su quella base; ma al di sotto della Chiesa opera continuamente il “mistero dell’iniquità” come era già al tempo degli Apostoli, che in questo momento di ascesa culmina con la sua forza e la conquista. Che cosa fu, chiedo, la rivoluzione francese del 1789, con tutto il suo spargimento di sangue, le sue bestemmie, l’empietà e la sua crudeltà, in tutta la sua mascherata di orrore e di scherno, – che fu solo un’epidemia dello spirito anticristiano – se non la lava proveniente dalle viscere della montagna? E cosa sono stati i moti nel 1830 e nel 1848, se non proprio lo stesso principio dell’Anticristo che operava al di sotto della società cristiana, spingendo all’esterno la sua ascesa? Nell’anno 1848 questo principio aprì simultaneamente le sue numerose bocche a Berlino, a Vienna, a Torino, a Firenze, a Napoli, e a Roma stessa. A Londra si sollevò e lottò; ma il suo tempo non era giunto ancora. Cos’è tutto questo, se non lo spirito di illegalità che si innalza contro Dio e l’uomo, i princîpi dello scisma, dell’eresia e dell’infedeltà che si fondono in un unico magma che si riversa ovunque possa aprirsi strada, trovando un cratere per il suo flusso ove nella società cristiana si crei uno spiraglio di debolezza? E come questo è andato avanti per secoli, così continuerà fino al momento in cui « … ciò lo che trattiene sarà tolto di mezzo ». Abbiamo già visto che cosa stia ostacolando l’ascesa di questo principio di disordine. Ora, visibilmente, questo ostacolo o barriera si indebolisce ogni giorno. Si sta indebolendo intellettualmente. Le convinzioni intellettuali degli uomini stanno diventando sempre più labili; la Civiltà cristiana e cattolica sta cedendo dinanzi alla civiltà materiale naturale, che trova la sua perfezione suprema nella mera prosperità materiale; ammettere nella sua sfera persone di ogni casta, o di qualsiasi fede, basandosi sul principio che la politica non abbia nulla a che fare con il mondo spirituale, che il governo delle nazioni sia semplicemente costituito per il loro benessere temporale, per la protezione delle persone e della proprietà, per lo sviluppo dell’industria e per il progresso della scienza: questo equivale a dire che c’è spazio solo per lo stabilirsi dell’ordine naturale. Questa è la teoria della civiltà che sta diventando predominante ogni giorno. Anche la pietà cattolica sta diventando sempre più scarsa e, fino a un certo punto, che vi sono ancora Nazioni chiamate cattoliche in cui esigua è la proporzione e difficilmente calcolabile la massa di coloro che frequentano i Santi Sacramenti, secondo quanto il nostro Divin Signore ha detto: « per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà. » (Matth. XXIV, 12). Ancora una volta, è sempre più debole la società cristiana, cioè il vero spirito cristiano e il principio della società cristiana. Il defunto M. de Tocqueville, che, per quanto possa percepire, non aveva alcuna intenzione di verificare o stabilire quello che sto dicendo, scrivendo sulla democrazia in America, sottolinea il fatto che la tendenza di ogni governo nel mondo e di ogni nazione nel mondo è la democrazia; vale a dire, la diminuzione e l’esaurimento dei poteri di governo e lo sviluppo del prevalere della volontà popolare, in modo da risolvere tutta la legge nella volontà della maggioranza. Egli sottolinea che in Francia, nel giro di mezzo secolo, una doppia rivoluzione ha portato la società in avanti verso la democrazia, e gli stessi fenomeni si vedono in tutto il mondo cristiano. « In ogni dove – dice – abbiamo visto gli eventi della vita delle Nazioni volgere verso il progresso della democrazia; tutti gli uomini lo hanno aiutato a portare in avanti con i loro sforzi: sia coloro che hanno progettato con attenzione i suoi successi e sia quelli che non hanno mai pensato di servirlo; coloro che hanno combattuto per questo, e coloro che sono i suoi nemici dichiarati: tutti sono stati portati a precipitare sullo stesso sentiero, e tutti hanno lavorato insieme; l’uno a discapito di se stessi, gli altri ignari, come strumenti ciechi nelle mani di Dio. … Questo intero libro è stato scritto sotto l’impressione di una sorta di paura religiosa prodotta nella mente dell’autore nel vedere questa irresistibile rivoluzione, che per tanti secoli ha abbattuto tutti gli ostacoli, e che vediamo ancora in questi giorni procedere con tutte le rovine che ha prodotto. (Alexis de Toquenville: De la Démocratie en Amérique, vol. I, introductions. Pag. 8, 9) È curioso porre a lato di queste considerazioni, le parole di S. Ippolito, scritte nel terzo secolo d. C., che affermano che alla fine del mondo l’Impero Romano passa “εἰς δημοκρατίας (=eis democratias) « nella democrazia » (De Antichristo, XXVII). Ancora, un altro scrittore, uno spagnolo di grande intelligenza e anche di grande fede, che recentemente è morto ambasciatore a Parigi, Donoso Cortez, descrivendo lo stato della società, diceva che la società cristiana è condannata, che dovrà seguire il suo corso ed estinguersi; poiché i princîpi che sono ora in ascesa sono essenzialmente anticristiani. Egli ha descritto ciò che è più evidente nella storia delle Nazioni in questo momento, cioè, che c’è un indebolimento del principio dell’ordine ecclesiastico ovunque, e che dovunque il potere della Chiesa sulla Nazione è indebolito, il potere temporale si è sviluppato in misura maggiore; in modo che nulla è più certo di quel dispotismo temporale che prevale specialmente in quei Paesi dove il potere della Chiesa è decaduto, e che l’unica sicurezza per la libertà tra le razze dell’umanità è da trovare nella libertà della Chiesa e nella sua libera azione sul governo del potere civile. Egli dice: « Rinunciando all’impero della fede considerato morto, e proclamando l’indipendenza della ragione e della volontà dell’uomo, la società ha reso assoluto, universale e necessario il male che era solo relativo, eccezionale e contingente. Questo periodo di rapida regressione è iniziato in Europa con il restauro del paganesimo: filosofico, religioso e politico. – In questo giorno il mondo è alla vigilia dell’ultimo dei suoi restauri – la restaurazione del paganesimo socialista » (Lettre a M. de Montalembert, 4 giugno 1849 – Opere, vol. 1 p. 354). Di nuovo egli scrive: « La società europea sta morendo. Le estremità sono fredde: il cuore lo sarà presto. E sai perché sta morendo? Sta morendo perché è stata avvelenata; Dio lo ha permesso per essere nutrito con la sostanza della Verità Cattolica, e i medici empirici hanno dato come cibo invece, la sostanza del razionalismo. Essa sta morendo perché, come l’uomo non vive solo di pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio, … così le società non periscono solo con la spada, ma con ogni parola che esce dalla bocca dei loro filosofi. Sta morendo perché l’errore la sta uccidendo e perché la società è ora fondata sugli errori. Sappi, allora, che tutto ciò che si ritiene incontrovertibile è falso! La forza vitale della Verità è così grande, che se tu fossi posseduto da una sola verità, una sola, questa verità potrebbe salvarti. Ma la tua caduta è così profonda, il tuo declino è così radicale, la tua cecità così completa, la tua nudità così assoluta, che tu non hai questo trofeo. Per questo motivo la catastrofe che deve venire sarà nella storia la prima di tutte le catastrofi. Gli individui possono ancora salvarsi, perché gli individui possono sempre essere salvati; ma la società è perduta, non perché è ancora in una radicale impossibilità di essere salvata, ma perché non ha la volontà di salvarsi. – Non c’è salvezza per la società, perché non rendiamo i nostri figli Cristiani, e perché non siamo veri Cristiani neppure noi stessi. Non c’è salvezza per la società, perché lo spirito Cattolico, l’unico spirito di vita, non muove il tutto; non muove l’educazione, il governo, le istituzioni, le leggi e la morale. Io vedo che solo un’impresa da giganti potrebbe cambiare il corso delle cose nello stato in cui sono. Non c’è potere sulla terra che da solo, potrebbe raggiungere questo scopo, e difficilmente tutti i poteri che agiscono insieme potrebbero raggiungere il loro obiettivo. Vi lascio giudicare se tale cooperazione sia possibile, e fino a qual punto, e, ammettendo anche questa possibilità, la salvezza della società non potrebbe essere in ogni modo che un vero miracolo. » (Polémique avec divers Journaux de Madrid, vol. 1, p. 574, 576).

   L’ultimo punto, infine, sul quale devo soffermarmi è questo: « … che l’empietà esisterà finché non sarà tolto di mezzo la barriera, o l’ostacolo. » Ora, qual è il significato delle parole, « … fino a quando non sarà tolto di mezzo »? Chi deve toglierlo di mezzo? Deve essere tolto di mezzo dalla volontà dell’uomo? Deve essere tolto di mezzo dalla semplice casualità degli eventi? Sicuramente questo non è il vero significato. Se la barriera che ha ostacolato lo sviluppo del principio del disordine anticristiano è stata figurata dal potere divino di Gesù Cristo nostro Signore, passato poi nella Chiesa guidata dal suo Vicario, nessuna mano è abbastanza potente, e nessuna volontà è abbastanza sovrana da toglierla di mezzo, ma solo la mano e la volontà del Figlio incarnato di Dio stesso. E, quindi, le interpretazioni dei Santi Padri, con cui ho iniziato, sono pienamente e letteralmente esatte. Se il potere divino, dapprima manifestato nella Provvidenza, e poi nella Sua Chiesa, ed entrambi infine fusi insieme, continuerà ad operare fino a quando giungerà il tempo previsto e preordinato per rimuovere la barriera, sarà solo per lasciare apparire una nuova manifestazione della Sua saggezza sulla terra, cosa della quale dovrò parlare in seguito. Ora abbiamo un’evidente un’analogia per meglio comprendere questo. La storia della Chiesa e la storia di nostro Signore sulla terra, corrono tra esse come in parallelo. Per trentatré anni il Figlio di Dio incarnato visse nel mondo, e nessuno ha  potuto mai impadronirsene, nessuno poteva catturarlo, perché « … la sua ora non era ancora giunta ». C’era infatti un’ora preordinata nella quale il Figlio di Dio avrebbe dovuto essere consegnato nelle mani dei peccatori. Lo aveva preannunziato, lo aveva predetto, lo stringeva nelle sue mani, perché la sua Persona era circondata da un’aura della sua stessa potenza divina. Nessun uomo poteva infrangere quell’alone di onnipotenza fino all’ora in cui, per sua volontà, Egli stesso ha aperto la strada ai poteri del male. Per questa ragione Egli disse nel giardino: « … ma questa è la vostra ora, è l’impero delle tenebre » (S. Luc. XXII, 53). Per questa ragione, prima che Egli si desse da sé nelle mani dei peccatori, esercitò ancora una volta la maestà del suo potere: quando vennero per prenderlo, si alzò e disse: « … sono io!  » (S. Joan. XVIII, 5). E « … appena disse “Sono io”, indietreggiarono e caddero a terra. » (ivi, v. 6). Solo dopo aver rivendicato la Sua divina maestà, Egli si è consegnato nelle mani dei peccatori, e lo stesso ha detto quando è stato condotto davanti a Pilato, « … Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall’alto » (S. Joan. XIX, 11). Era questa la volontà di Dio: era per concessione del Padre che Pilato aveva potere sul Figlio suo incarnato. Di nuovo, disse: « Pensi forse che Io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di Angeli? Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire? »  (S. Matth. XXVI, 53, 54). Allo stesso modo avverrà con la Sua Chiesa. Fino a quando non giungerà l’ora, cioè fino a quando la barriera dovrà, per volontà divina, essere tolta di mezzo, nessuno ha il potere di posare una mano su di essa. Le porte dell’inferno possono combattere contro di essa; possono combattere e lottare come lottano ora, contro il Vicario di Nostro Signore; ma nessuno ha il potere di smuoverlo di un passo, finché non verrà l’ora in cui il Figlio di Dio permetterà, per un certo periodo, che il potere del male prevalga. Che lo consentirà ad un certo tempo è scritto nel libro della profezia. Quando l’ostacolo sarà tolto, l’uomo del peccato sarà rivelato; poi verrà la persecuzione di tre anni e mezzo, breve, ma terribile, durante la quale la Chiesa di Dio ritornerà nel suo stato di sofferenza, come nel principio; e l’imperitura Chiesa di Dio, con la sua vita inestinguibile derivata dal costato trafitto di Gesù, che per trecento anni era vissuta nel sangue, passerà immobile attraverso i fuochi dei tempi dell’Anticristo. – Queste cose si stanno adempiendo velocemente, ed è bene per noi tenerle sotto i nostri occhi: perché i prodromi sono già evidenti all’estero: la debolezza del Santo Padre, l’annientamento dei suoi eserciti, l’invasione dei suoi Stati, il tradimento di quelli che sono più vicini a lui, la tirannia di quelli che sono i suoi figli; la gioia, l’esultanza, il giubilo dei Paesi protestanti e dei governi protestanti; o perché sono di cuore pavido e non hanno il coraggio di controbattere la menzogna popolare con una verità impopolare. Lo spirito dell’Inghilterra protestante – l’illegalità, il suo orgoglio, il suo disprezzo e la sua ostilità verso la Chiesa di Dio – ha fatto sì che anche i Cattolici siano diventati di cuore freddo, anche quando il Vicario di Gesù Cristo viene insultato. Abbiamo bisogno, quindi, di stare in guardia. Succederà ancora una volta per alcuni, quello che avvenne quando il Figlio di Dio viveva la sua passione: Lo videro tradito, legato, portato via, schiaffeggiato, con gli occhi bendati e flagellato; lo hanno visto portare la sua croce sul Calvario, poi inchiodato su di essa, e sollevato fino al disprezzo del mondo; e dissero: « … Se lui è il re di Israele, ora scenda dalla croce, e ci crederemo. » (S. Matteo, XXVIII, 42). Così nello stesso modo dicono ora: « Vedi questa Chiesa Cattolica, questa Chiesa di Dio, debole e misera, respinta anche dalle stesse Nazioni chiamate cattoliche. C’è la Francia cattolica, la Germania cattolica, la Sicilia cattolica e l’Italia cattolica, che hanno rinunciato a questa pretesa invenzione del potere temporale del Vicario di Gesù Cristo. « E così, proprio perché la Chiesa sembra debole, e il Vicario del Figlio di Dio sta rinnovando la passione del suo Maestro sulla terra, noi ne siamo scandalizzati, e perciò volgiamo lungi da Lui il nostro volto. Dove, dunque, è la nostra fede? Ma il Figlio di Dio ha preannunciato queste cose quando ha detto: « .. Ve l’ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate ».  (S. Joan. XIV, 29)

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.