UN’ENCICLICA AL GIORNO TOGLIE GLI USURPANTI APOSTATI DI TORNO: S. S. LEONE XIII – QUARTO ABEUNTE SÆCULO

Obsecro autem eos, qui hunc librum lecturi sunt, ne abhorrescant propter adversos casus, sed reputent ea quae acciderunt, non ad interitum, sed ad correptionem esse generis nostri. Obsecro autem eos, qui hunc librum lecturi sunt, ne abhorrescant propter adversos casus, sed reputent ea quae acciderunt, non ad interitum, sed ad correptionem esse generis nostri. Questa lettera enciclica di S. S. Leone XIII ha un carattere del tutto particolare, ispirata com’è alle celebrazioni per la scoperta dell’America che in quell’anno ricordava appunto il quarto centenario della sua scoperta. Naturalmente si sottolinea l’aspetto legato alla Chiesa Cattolica ed alla sua diffusione  nel nuovo continente che ha dato effettivamente frutti copiosissimi per la salvezza di tante anime destinate altrimenti all’eterna dannazione. Naturalmente questi aspetti oggi sono completamente negletti, anzi si tende alla diffusione, attraverso il mondialismo politico-finanziario, del credo massonico dell’ecumenismo indifferentista, oggi tanto di moda nelle sette protestanti storiche, ed in gran spolvero in quella del baphomettiano “Novus Ordo” dei marrani antipapi, che fingendosi Chiesa di Cristo, è impegnata, a colpi pure di false e scandalose canonizzazioni, a demolire dalle fondamenta (… si fieri potest) quel che resta in piedi dell’edificio cattolico “esteriore”. Il Nuovo Mondo ed il cosiddetto odierno Terzo Mondo, sono stati, e lo sono sempre più, infarciti di ideologia anticristiana, con il rifiuto palese di ogni dogma definito e conosciuto, prendendo a pretesto una libertà sfrenata non soggetta alle leggi divine, e spesso neppure alle naturali ed umane, per il godimento dei pretesi “diritti dell’uomo” contro quelli di Dio, ed a vantaggio delle “jene usuraie” planetarie, adepte del satanismo praticato nelle conventicole “illuminate”. Ma, sempre fiduciosi nell’opera di Dio, che dal male sa trarre il bene in modo imprevisto all’uomo, [… Obsecro autem eos, qui hunc librum lecturi sunt, ne abhorrescant propter adversos casus, sed reputent ea quae acciderunt, non ad interitum, sed ad correptionem esse generis nostri – II Macc. VI, 12], e a dispetto dei malvagi, dei facinorosi, dei violenti, dei peccatori, dei “congregati contro Dio ed il suo Cristo”, restiamo ben saldi alla navicella di Pietro, ora più che mai battuta dai marosi e nella quale si grida da più parti: “Domine, perimus, … exsurge Domine, quare abdormis?”, fiduciosi che al momento inatteso dagli uomini, il Signore Gesù calmi i venti e faccia tornare la bonaccia buttando nel contempo in mare “… carri e cavalieri”, e con tutta calma, scorriamo il testo così edificante dell’Enciclica … Quarto abeunte ….

Leone XIII
Quarto abeunte sæculo

Lettera Enciclica

Cristoforo Colombo

1892

Allo spirare del quarto secolo dal dì che, auspice Iddio, l’intrepido ligure approdò, primo fra tutti, oltre l’Oceano Atlantico a sconosciuti lidi, sono lieti i popoli di celebrare con sentimenti di gratitudine la memoria di quel fatto e di esaltarne l’autore. E certo non si saprebbe agevolmente trovar cagione d’infervorare gli animi e destar entusiasmo più degna di questa, Poiché il fatto è in sé stesso il più grande e meraviglioso di quanti mai se ne videro nell’ordine delle cose umane; e l’uomo che lo portò a compimento non è paragonabile che a pochi di quanti furono grandi per tempra d’animo e altezza d’ingegno. – Per opera sua dall’inesplorato grembo dell’oceano venne alla luce un nuovo mondo; milioni di creature ragionevoli vennero dall’oblio e dalle tenebre a integrare la famiglia umana; da barbare, fatte mansuete e civili; e quel che infinitamente più importa, da perdute che erano, rigenerate alla speranza della vita eterna, grazie alla partecipazione dei beni soprannaturali, recati in terra da Gesù Cristo. – L’Europa, percossa allora di meraviglia alla novità e grandezza del subitaneo portento, fece poi giusta stima di quanto essa deve a Colombo, man mano che le colonie stabilite in America, le comunicazioni incessanti, la reciprocità di amichevoli uffizi, e l’esplicarsi del commercio marittimo diedero impulso poderosissimo alle scienze naturali, alla possanza e alle ricchezze nazionali, con incalcolabile incremento del nome europeo. – Laonde fra sì varie manifestazioni onorifiche, e in questoconserto di gratulazioni, non vuole rimaner muta la chiesa cattolica, usa com’è a raccogliere volenterosa e promuovere secondo quanto è in suo potere ogni onesta e lodevole cosa. Vero è che i sovrani suoi onori la chiesa li serba all’eroismo delle virtù morali in quanto ordinate alla vita eterna; ma non per questo misconosce ne tiene in poco conto gli altri eroismi: che anzi si compiace ognora di far plauso e onore ai benemeriti della comunità civile, e a quanti vivono gloriosi nella memoria dei posteri, Perché Dio è certo mirabile soprattutto nei Santi suoi; ma l’orma del divino valore rifulge a meraviglia anche negli uomini di genio, giacché il genio è pur esso un dono gratuito di Dio creatore e padre nostro. – Ma oltre a queste ragioni di ordine generico, abbiamo motivi del tutto particolari di voler commemorare, con gratitudine, l’immortale impresa. Imperocché Colombo è l’uomo della chiesa, Per poco che si rifletta al precipuo scopo onde si condusse ad esplorare il mar tenebroso, e al modo che tenne, è fuor di dubbio che nel disegno e nella esecuzione dell’ardua impresa ebbe parte principalissima la fede cattolica: cosicché anche per questo titolo tutta l’umanità ha obbligo non lieve alla chiesa cattolica. – Impavidi e perseveranti esploratori di terre sconosciute e di più sconosciuti mari, e prima e dopo di Colombo, se ne conta parecchi, Ed è ragione che la fama, memore delle opere benefiche, celebri perennemente il nome loro, in quanto riuscirono ad allargare i confini delle scienze e della civiltà, a sviluppare il pubblico benessere: e ciò non a lieve costo, ma a prezzo di fatiche immani, e sovente di rischi gravissimi. – Ma pure da essi a Colombo c’è gran divario. La nota caratteristica di Colombo sta in questo, che nel solcare e risolcare gli spazi immensi dell’oceano, egli aveva la mira a maggior segno che gli altri non avessero. Non già che nulla potesse in lui la compiacenza nobilissima di avanzar nel sapere, di ben meritare dell’umana famiglia: non che disprezzasse la gloria, i cui stimoli chi è più grande più sente, o che disprezzasse affatto la speranza dei materiali vantaggi: ma sopra tutte queste ragioni umane campeggiò in lui il sentimento della religione dei padri suoi, dalla quale egli prese senza dubbio l’ispirazione del gran disegno, e sovente nell’ardua opera di eseguirlo ne trasse argomenti di fermezza e conforto, Imperocché è dimostrato che egli intese e volle massimamente questo: aprire la strada all’evangelo attraverso nuove terre e nuovi mari. – La qual cosa può parere meno verosimile a chi, riducendo ogni pensiero e ogni cura entro i confini del mondo sensibile, ricusa di sollevare l’occhio più in alto. Al contrario a meta più eccelsa amano per lo più aspirare le anime veramente grandi, perché sono le meglio disposte ai santi entusiasmi della fede, Colombo, unendo lo studio della natura allo zelo della pietà, aveva mente e cuore profondamente formati alle credenze cattoliche. Perciò, persuaso per argomenti astronomici e antiche tradizioni che al di la del mondo conosciuto dovevano pure estendersi dalla parte d’occidente gran tratti di paese non ancora esplorati, la fede rappresentavagli allo spirito popolazioni sterminate, avvolte in tenebre deplorevoli, perdute dietro cerimonie folli e superstizioni idolatriche. Infelicità grande, agli occhi suoi, condurre la vita in assuetudini selvagge e costumi ferigni: ma incomparabilmente più grande l’ignorare cose di capitale importanza, e non avere pur sentore dell’unico vero Dio. Onde, pieno di tali pensieri, si prefisse più che altro di estendere in occidente il nome cristiano, i benefici della cristiana carità, come risulta evidentemente da tutta la storia della scoperta, Infatti, quando ai re di Spagna Ferdinando e Isabella, propose la prima volta di voler assumere l’impresa, ne chiarisce lo scopo col soggiungere che “la gloria delle loro maestà vivrebbe imperitura, ove consentissero di recare in sì remote contrade il nome e la dottrina di Gesù Cristo”. E non molto dopo, ottenuto quel che voleva, affida allo scritto ch’egli domanda al Signore di far sì con la divina sua grazia che i re (di Spagna) siano perseveranti nella volontà di propagare a nuove regioni e nuovi lidi la santa religione cristiana. – Tutto premuroso d’implorare missionari da papa Alessandro VI, gli scrive; “spero bene, con l’aiuto di Dio, di poter ormai spargere in tutto il mondo il santo nome e l’evangelo di Gesù Cristo”. E crediamo dovesse sovrabbondare di giubilo, allorché, reduce dal primo viaggio, scriveva da Lisbona a Raffaele Sandiez: “doversi rendere a Dio grazie immortali per avergli largito sì prospero successo. Che Gesù Cristo s’allieti e trionfi qui sulla terra, come s’allieta e trionfa nei cieli, prossima essendo la salvezza di tanti popoli, il cui retaggio sino ad ora fu la perdizione”. Se a Ferdinando e Isabella egli suggerisce di permettere solo a cristiani cattolici di navigare verso il nuovo mondo e piantare traffichi nelle nuove contrade, la ragione è che il disegno e l’esecuzione della sua impresa non ebbe altro scopo che l’incremento e l’onore della religione cristiana. E ciò conobbe appieno Isabella, essa che assai meglio d’ogni altro seppe leggere nella mente del grande: è anzi fuor di dubbio che quella piissima principessa, di mente virile e di animo eccelso, non ebbe ella medesima altro scopo. Scriveva infatti di Colombo, che egli affronterebbe coraggiosamente il vasto oceano “a fine di compiere un’impresa di grande importanza per la gloria di Dio”, E a Colombo medesimo, reduce dal secondo viaggio, scriveva che “erano egregiamente impiegate le spese ch’ella aveva fatte e che farebbe ancora per la Spedizione delle Indie, in quanto ne seguirebbe la diffusione del cattolicismo”. – Dall’altro canto, se si prescinde da un motivo superiore, donde avrebbe potuto egli attingere perseveranza e forza pari alle dure prove, che egli dovette affrontare e sostenere sino all’ultimo? Intendiamo l’opposizione dei dotti contemporanei, le repulse da parte dei prìncipi, i rischi del mare in tempesta, le veglie incessanti, sino a smarrirne più d’una volta la vista: aggiungasi le fiere lotte coi selvaggi, i tradimenti di amici e compagni, le scellerate congiure, le perfidie degli invidiosi, le calunnie dei malevoli, le immeritate catene All’enorme peso di tante sofferenze egli doveva senz’altro soccombere, se non lo avesse sostenuto la coscienza dell’impresa nobilissima, feconda di gloria alla cristianità, di salute a milioni di anime. – Impresa, intorno alla quale fa luce la situazione di quel tempo. Infatti Colombo Svelò l’America, mentre una grave procella veniva addensandosi sulla chiesa: sicché per quanto è lecito a mente umana di congetturare dagli eventi le Vie misteriose della Provvidenza l’opera di quest’uomo, ornamento della Liguria, sembra fosse particolarmente ordinata da Dio a ristoro dei danni, che la santa fede avrebbe poco dopo patito in Europa. – Chiamare gli indi al Cristianesimo, era senz’altro opera e compito della chiesa. Essa fin dai primordi della scoperta, pose mano a fare il suo dovere e proseguì e prosegue sempre a farlo col medesimo zelo, inoltratasi, non molti anni fa, sino all’estrema Patagonia. – Nondimeno persuaso di dover percorrere e spianare la via all’evangelizzazione delle nuove contrade e tutto compreso da questo pensiero, ogni suo atto coordinò Colombo a tal fine, nulla quasi operando se non ispirandosi alla religione e alla pietà. – Rammentiamo cose a tutti note, ma preziose a chi voglia penetrare ben addentro nella mente e nel cuore di lui. Forzato di abbandonare, senza aver nulla concluso, il Portogallo e Genova, e voltosi alla Spagna, all’ombra di un cenobio egli viene maturando l’alto disegno, confortatovi da un monaco francescano suo fido. Dopo sette anni, spuntato finalmente il giorno di far vela per l’Oceano, s’accosta ai divini sacramenti: supplica la Regina del cielo che voglia proteggere l’impresa e guidare la rotta: e non comanda di levare le ancore se non dopo invocata la Santissima Trinità, Avanzatesi quindi in cammino, fra l’infuriare dei marosi e il tumultuare dell’equipaggio, mantiene inalterata la serenità della sua fermezza, mercé la fiducia in Dio, Parlano del suo intendimento persino i nomi nuovamente imposti alle nuove isole: a ciascuna delle quali, appena postovi piede, adora supplichevole Dio onnipotente, e non ne prende possesso che in nome di Gesù Cristo. Dovunque approdi, il primo suo atto è di piantare sulla spiaggia la Croce: e dopo aver tante volte, al rombo dei flutti mugghianti, inneggiato in alto mare al nome santissimo del Redentore, lo fa risuonare egli per primo nelle isole da lui scoperte; per questo alla Spagnola il primo edificio è una chiesa, la prima festa popolare una solennità religiosa, – Ecco dunque ciò che intese, ciò che volle Colombo nell’avventurarsi per tanto spazio di terra e di mare all’esplorazione di contrade ignorate sino a quel tempo e incolte: le quali peraltro in fatto di civiltà, d’influenza, di forza, salirono poi velocemente a quel grado di altezza, che ognuno vede. La grandezza dell’avvenimento e la incommensurabile importanza degli effetti che ne seguirono, rendono doverosa la memoria e la glorificazione dell’eroe. Ma si deve innanzitutto riconoscere e venerare singolarmente gli alti decreti di quella mente eterna, alla quale ubbidì, consapevole strumento, il rivelatore del nuovo mondo. – A celebrare degnamente e in armonia con la verità storicale solennità colombiane, è dunque necessario che allo splendore delle pompe civili si accompagni la santità della religione. Onde come già al primo annunzio della scoperta furono rese a Dio immortale, providentissimo, pubbliche grazie, primo a darne l’esempio il pontefice; così ora nel festeggiare la memoria dell’auspicatissimo evento stimiamo doversi fare lo stesso. – Disponiamo perciò, che il giorno 12 ottobre, o la domenicasuccessiva, se così giudicherà opportuno l’ordinario del luogo, nelle chiese cattedrali e collegiate di Spagna, d’Italia, e delle Americhe, dopo l’Ufficio del giorno, sia cantata solennemente la Messa della Santissima Trinità. – Oltre alle regioni sopra indicate, confidiamo che per iniziativa dei vescovi la stessa cosa si faccia nelle altre, essendo conveniente che tutti concorrano a celebrare con pietà e riconoscenza un avvenimento che tornò profittevole a tutti. Intanto come auspicio dei divini favori e pegno della Nostra patema benevolenza a voi, venerabili fratelli, e al clero e popolo vostro impartiamo affettuosamente la benedizione apostolica,

Roma, presso S. Pietro, 16 luglio 1892, anno decimoquinto del Nostro pontificato.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.