CONOSCERE LO SPIRITO SANTO (36)

CAPITOLO XXXIV

(seguito del precedente)

Frutti dello spiritismo — Negazione sempre più generale del Cristianesimo— Libertà data a tutte le passioni — Pazzia — Suicidio — Statistiche — Ultimo ostacolo all’invadimento satanico: il papato— Grido della presente guerra: Roma o morte — Timore, generale sentimento d’Europa — Unico mezzo di calmarlo rimettersisotto il governo dello Spirito Santo — maniera di farlo.

La novella religione dà i suoi frutti. È dote essenziale d’ogni dottrina concretarsi in fatti, che ne sono i frutti naturali. Sinora, fra i più palesi effetti dello spiritismo s’annovera, nell’ordine religioso, la negazione che si fa sempre più generale del Cristianesimo, come opera divina e come religione positiva; il diminuirsi del timore dei divini giudizi, la fede della metempsicosi, la quale portando in pieno secolo decimonono gli errori dello gnosticismo teorico, mena allo gnosticismo pratico, vale a dire allo sbrigliamento degli scorretti appetiti. E potrebbe forse accadere altrimenti? Venir fuori a proclamare in mezzo ad un mondo come il nostro, che le pratiche del Cattolicismo punto non sono obbligatorie; e che qualunque vita s’abbia menata, se ne potrà saldare i conti con pene transitorie; che queste pene medesime andranno sempre scemando, finché si giunga a perfetta ed eterna felicità; non è egli un gettar legna sul fuoco e stimolar le passioni in modo terribilmente efficace? « Le strade ferrate, dicono con ragione gli spiritisti, hanno fatto cadere le barriere materiali. La parola d’ordine dello spiritismo: senza carità non vi è salute, farà cadere tutte le barriere morali. Farà in special maniera cessare l’antagonismo religioso, cagione di tanti odi e sanguinosi conflitti; attesoché allora ebrei, Cattolici, protestanti, turchi, si stenderanno la mano, adorando, ciascuno alla sua maniera, l’unico Iddio di misericordia e di pace ch’é lo stesso per tutti.» [Rivista spiritistica, ivi, p. 23]. E in altro luogo: «Il principio della pluralità delle esistenze, ha soprattutto una singolare tendenza a entrar nell’opinione delle moltitudini, e nella filosofìa moderna. » [Ivi,, p. 5]. E noi lo crediamo facilmente. Di tutti questi errori più o meno seducenti, qual è il finale risultato? quello che il demonio ha sempre ambito e che unicamente ambisce: la perdita delle anime, cioè la separazione eterna del Verbo redentore: « satana, dice san Cipriano, non ha altro desiderio che di allontanare gli uomini da Dio e attirarli al suo culto, togliendo loro l’intelligenza della vera Religione. Punito egli cerca di farsi dei compagni del suo supplizio, di coloro che rende con i suoi inganni, partecipi del suo delitto. »[De idolorum vanit., c. VII] – E sant’Agostino: « I demoni fìngono d’essere costretti dai maghi a cui obbediscono volentieri, a fine di allacciarli essi e gli altri, più fortemente nelle loro reti e di ritenerveli. » [De cìvit. Dei, lib. II, c. VI. – « Il demonio, aggiunge Alfonso di Castro, finge d’esser preso per prenderti meglio; vinto, a fine di vincerti, sottomesso alla tua volontà, per sottometterti alla sua; prigioniero per metterti nei suoi ferri; finge d’essere attaccato, per le tue invocazioni ad una statua, ad una pietra (a una tavola) all’oggetto di attaccarti con le catene del peccato e di trascinarti nell’inferno. [Lib. I, de Inst. Hæretic. punit.] » E in mezzo a nazioni battezzate, si lascia tranquillamente propagarsi una simile religione? Nell’ordine sociale, i suoi effetti non sono punto meno funesti. Per ciò stesso che egli tende a distruggere il Cristianesimo, lo spiritismo prepara la rovina della società. Bisogna aggiungere che i principali agenti della Rivoluzione europea sono spiritisti, e che gli oracoli degli Spiriti, circa i futuri avvenimenti sono mandati da Garibaldi. Fra esso e i capi dello spiritismo vi è una attivissima corrispondenza. Nell’ordine civile o domestico, la nuova Religione si rivela con la pazzia e col suicidio. Cosi doveva essere. satana è l’implacabile nemico dell’uomo: chiunque scherza con esso, scherza col fuoco. Vittima della sua temerità, ei si trova con la pazzia quando credeva abbracciar la ragione: in seno alla morte, credendo andare alla vita: imperocché, uccidere l’uomo nell’anima e nel corpo, è il supremo intento del grande omicida. Son questi adunque i due grandi contrassegni del regno di satana, che si manifestano sul mondo presente, segni che lo Spiritismo ha resi più che mai chiari e spiccati. Ahimè! guardate che terribile forza ha la muta eloquenza delle seguenti cifre. Il numero de’pazzi in cura nei manicomi in Francia, era nel 1835, quando s’ebbe a farne per la prima volta il novero, di 10,539. Nel 1851, di pazzi o scemi, ricoverati nei pubblici ospizi, o dimoranti nelle loro case, se ne contarono 44,960. Nel 1856 il numero dei pazzi propriamente detti crebbe a 35,031; de’quali 11,714 nelle loro case, e 23,515 negli spedali. Nel 1861, negli 86 dipartimenti dell’antica Francia, si contarono 14,853 pazzi propriamente detti a domicilio, e quindi quasi 20 per cento più che nel 1856. Il l° gennaio del 1860, il numero de’pazzi negli spedali era di 28,706. « Siccome questo numero cresce incessantemente; noi non esitiamo punto a metterlo, pel giugno 1861, di 29;500: onde risulterebbe un totale di 44,353 pazzi, nei manicomi o a domicilio. Sommando insieme pazzi, scemi e cretini, si ha per l’antica Francia, nel 1861, un totale di 80,839 di cotesti infermi. » [Giornale della Società di statistica di Parigi. Del movimento dell’alienazione mentale, ecc., del signor Legoyt, capodi divisione e di statistica generale in Francia, marzo 1863.— L’Inghilterra segue lo stessa progresso. Al 1° gennaio 1864vi si contavano 44,695 pazzi per l’Inghilterra e il paese diGalles, e questo numero non rappresenta tutto che imperfettamente le reali proporzioni della pazzia in tutto il regno].Dal che si vede che nei ventisei ultimi passati anni il numero dei pazzi noverati in Francia si è quasi triplicato [Statistica della Francia. 2a serie, t. III, 2a parte — e Censimento del ministero dell’Interno, 1861]. –  Non è altrimenti un calunniare lo spiritismo, l’attribuirgli gran parte del merito di cotesto bel progresso. Or sono diebi anni, negli Stati Uniti, si calcolava che nei casi di pazzia e di suicidio ei ci entrava per un decimo. [Nampon, Disc. sullo spirit. p. 41]. In un suo ragguaglio sullo Spiritismo, considerato come causa di pazzia, e letto recentemente alla società degli studi medici di Lione, il Dott. Burlet cosi riepilogava le sue conclusioni: « L’influenza della pretesa dottrina spiritica è oggidì ben dimostrata dalla scienza. Le osservazioni che la mostrano vera e reale si contano a migliaia. Ci sembra cosa posta fuori di dubbio che lo spiritismo può venir collocato fra le più feconde cagioni dell’alienazione mentale » [ivi]. – E una lettera da Lione, posteriore a codesto ragguaglio dice: « E un fatto, che, dopo l’invasione dello Spiritismo nelle nostre mura, il numero di coloro che s’ebbero a chiudere nell’ospedale per cagione di pazzia, si è più che duplicato. » Somigliante progresso appalesasi dovunque pianta le sue tende lo spiritismo. L’arcivescovo di Bordeaux, in una sua pastorale per la Quaresima del 1863, diceva al suo clero: « Difendete la cattolica verità contro le pratiche misteriose, le evocazioni, le malie, cose che rammentano tristi epoche nella storia del mondo, e che, troppo sovente, hanno, fra gli altri loro lagrimevoli effetti, quello altresì di produr la pazzia. » E, notato che il numero dei pazzi si è in questi ultimi tempi triplicato, il cardinale soggiunge: « Sì è giunti, fra le congreghe, che noi crediamp dover nostro segnalare alla sollecitudine dei nostri padri di famiglia, al segno di formulare dottrine contrarie a quelle della Chiesa. State costantemente sulla breccia; allontanate i fedeli dai luoghi in cui si esercitano queste dannevoli superstizioni. » –

Segno manifesto dell’influenza del demonio si è, ancor più della pazzia, il suicidio. Suprema violazione della legge divina, negazione assoluta della fede del genere umano, questo disperato delitto non è in natura. Ogni essere ripugna alla sua propria distruzione: mortem horret, dice sant’Agostino, non opinio sed natura, di guisa che le bestie medesime non si uccidono volontariamente. – Il pensiero del suicidio, che rende l’uomo inferiore alle bestie, non può dunque venirgli che da suggestione fuori della sua natura. Ora, gli ispiratori del pensiero sono due soltanto: lo Spirito Santo, e satana. Non viene dallo Spirito Santo: che anzi lo vieta e condanna: Non occides. Viene dunque da satana, il grande Omicida, che, fin dal principio del mondo, non ha mai cessato, e non cesserà mai, di odiare l’uomo di mortalissimo odio. E se vien dal demonio il pensiero, che dire del delitto stesso del suicidio? Per spingere l’uomo a distruggere sé stesso, oh Dio! che dominio non bisogna mai che abbia sopra di lui! E l’uomo suicida, quanto più consuma l’orrendo delitto a sangue freddo, dà segno che è tanto meno libero di se stesso: proprio com’è il moderno suicidio. Pertanto, tutte le volte che sentirete dire che un uomo s’é dato a sangue freddo la morte, dite pure francamente, ch’egli era in balìa del demonio. Parimente se troverete nella storia tempo, in cui il suicidio si mostri più frequente, dite pure anche allora: il demonio in questo tempo volle avere una gran signoria. E se voi v’abbattete a trovar tempo in cui il suicidio sia più frequente che in altri mai; che lo si commetta a sangue freddo, per qualsisia motivo, in ogni età e condizione dell’uomo; in modo insomma che cessi d’incutere orrore e spavento, ahimè! quello sarà tempo di dover tremare. E si ha un bel negarlo, ma pur troppo si può dirlo ad alta voce, e senza paura di errare, che il demonio sul tempo nostro regna con signoria, quasi diremmo, sovrana: la storia è li pronta a confermarlo. Quando, nell’antico mondo, il suicidio desolava in miseranda guisa l’umana società, il regno di satana era al suo apogèo: [Vedi Storia del suicidio del sig. Buonafede]; cotesto delitto n’è il segno e la misura. Divenuto simile alla Bestia che adorava, l’uomo s’era abbrutito. E non credeva più a nulla, nemmeno a se stesso: a sanare il mondo, a purgarlo della profonda sua corruzione, ci voleva il ferro de’ barbari, e il diluvio di sangue. – Scacciato dal Cristianesimo, il suicidio ricomparve in Europa in un col Risorgimento [ibidem]; in modo che di mano in mano che questo andava recando i suoi frutti, il suicidio cresceva ancor esso; imperocché egli è uno di quei frutti. Presentemente s’è fatto tale che, in questa parte, i tempi nostri passano gli antichi. Lo si commette per i più leggieri motivi, da uomini e donne, da fanciulli e da vecchi, da ricchi e da poveri, nelle campagne, del pari che nelle città. Non fa più orrore né spavento: se ne leggono i casi come una novella della giornata. La, legge civile più non lo punisce: e sa male che la Chiesa il condanni: per la coscienza di molti non è più manco peccato. – Volete vedere, nel suo laido splendore, cotesto segno, del regno di satana sul mondo presente ? Nel 1783, Mercier scriveva nel suo Quadro di Parigi: « Da alcuni anni in qua, si contano circa venticinque suicidi per anno, in Parigi. » E nelle provincie, allora, era delitto quasiché ignoto, e sempre orribile; cosicché un solo caso che ne avvenisse, bastava a gettar lo spavento in tutto un paese. Mezzo secolo dopo il Mercier, Parigi fu spettatrice di cinquantasei suicidi in un mese. Del resto, ecco qui, per la’ Francia, la statistica ufficiale del suicidio nel 1861.

« Il numero de’ suicidi in Francia è, tratta una media, da 10 a 11 al di, cioè 3899 all’anno. « Figurano in cotesto numero 842 donne, e 3057 uomini: 16 fanciulli furono suicidi: 9 di 15 anni; 3 di 14: 2 di 13: 2 di 11, « 49 nonagenari di cui 38 uomini, e 11 donne. ». [Statistica pubblicata dal Ministero della giustizia. Nel 1866 il numero dei suicidi in Francia è stato di 5,119, cioè 173 di più che nel 1865. Statistica id. 1868]. Da quanto reca l’esattissimo e molto ben fatto libro intitolato: Del suicidio in Francia, pubblicato nel 1862, dal sig. Ippolito Blanc, capo d’ uffizio nel ministero dell’istruzion pubblica, il numero dei suicidi in Francia, dal 1827 al 1858, vale a dire in 32 anni, crebbe sino all’enorme somma totale di 99,662. – Gran Dio, in trentadue anni, nel regno cristianissimo, novantanove mila uomini volontariamente uccisi di propria mano! Sarà egli lo Spirito Santo che ha ispirato sì orrenda strage? E poi si nega l’operar di satana sul mondo! E si celia su d’esso! E si parla di miglioramento morale sempre crescente! E non è da pretermettere che la Francia, in cotesto satanico macello, punto non fa eccezione: anzi in tal progresso di nuovo genere non primeggia né anco. Da quanto ricavasi dai più recenti documenti ufficiali, i vari stati d’Eùropa danno; sovra un milione di abitanti, i seguenti numeri di suicidi :

Belgio ………… 57

Svezia…………………. 67

Inghilterra……………. 84

Francia ……….. 100   

Norvegia……………….108

Prussia…………………. 108

Sassonia…………… 202

Ginevra…………….267

Danimarca ……. 288

[Annali d’igiene pubblica, gennaio 1862, p. 85. Quanto alla Russia, ecco quel che ne dice il sig. D. K. Schedo-Ferroti ne’suoi Studi sull’avvenire della Russia, pubblicati in Berlino, 1863. « Si conta gran numero di sètte in Russia; eccone qui alcune, che più van segnalate per la stravaganza delle loro dottrine. « I Kapitoni, cosi detti dal loro capo, il monaco Kapiton, formano la più antica delle sètte, senza clero: essi considerano il suicidarsi per la fede come la più meritoria delle azioni. « I bespopowzì, della Siberia, credono che l’Anticristo è venuto e regna sulla chiesa russa, onde fa d’ uopo evitare ogni contatto con i suoi servi o aderenti. Come buon mezzo d’involarsi al pericolo di cader vittima delle astuzie del demonio, raccomandano specialmente il suicidio col fuoco; e tali raccomandazioni non sono punto vane; attesoché, in un dì, 1700 persone perirono volontariamente per via dell’immacolato battesimo del fuoco, implorato dal loro capo. – « I pomoreni e i filipponi professano la stessa credenza sull’efficacia del suicidio per la fede. – « Havvene de’ mostruosi, come per es. g li uccisori di bambini, i quali stimano atto meritorio mandare al cielo l’anima di un tenero bambino: i soffocatori, i quali credono che il cielo non sarà .aperto se non a coloro che muoiono di morte violenta, e si fanno un dovere di soffocare o accoppare quei de’ loro congiunti, ne’ quali una qualche grave malattia faccia temer la sventura d’una morte naturale. Anzi i più fanatici spacciano fin anco i loro amici vegeti e sani]. –  E in questo conto non entrano che i suicidi ufficialmente denunziati. Quanti ve n’ha che, per un motivo o per un altro, sfuggono alla pubblicità ufficiale! Tale si è la sanguinosa via in cui, da quattro secoli, cammina l’Europa, l’antica Città del bene. Al vedere il suicidio, abolito già dal Cristianesimo, tornato, col Risorgimento, endemico in Europa, che altro conchiuderne se non che il Risorgimento fu il ritorno del Satanismo in Europa: che il grande Omicida ha ricuperato parte del suo impero e regna sui nuovi suoi soggetti con signoria pari all’antica? che dico? con signoria ancora più estesa; attesoché la si vede, a certi segni, maggiore d’ assai dell’antica. – E lo spiritismo la va facendo crescere sempre più; – [Ecco alcune confessioni che abbiamo raccolte dalla bocca stessa di spiritisti avanzatissimi nelle pratiche dello spiritismo, e testimoni dei fatti che ci confidavano. « Lo spiritismo è pieno di pericoli per la salute ed anche per la vita. Dappertutto ove si sviluppa con una certa intensità, sorgono malattie anomali, un immenso numero di casi di pazzia e la deplorevole propagazione del suicidio, che vanno a colpire coloro che vi si danno con ardore. » Ravvedutisi non senza fatica dei loro errori, gli stessi spiritisti ci riferivano moltissimi casi di suicidi e di follia, avvenuti tra i loro fratelli in spiritismo. La loro testimonianza non faceva che confermare la nostra personale esperienza» A questo proposito la Vera buona novella racconta che a Firenze dove il magnetismo ed il sonnambulismo contano numerosi osservanti, un empio si è dato al mestiere dello spiritismo. Egli ha trovato per medium una povera giovane, e si è messo ad evocare gli spiriti infernali. A forza di essere chiamati, gli spiriti, che non sono sordi, sono venuti: son venuti così spesso che hanno stimato per la più corta di stabilirsi a dimora presso la giovane, la quale a quest’ora, è diventata ossessa e sul punto di morire], – imperocché lo spiritismo toglie il timor dell’inferno, anzi gli spiriti ben spesso invitano a venir con essi i viventi e ad entrare, per via della morte, in una nuova incarnazione più perfetta, od anche a godersi lo stato di puri spiriti. Da quanto confessano gli spiritisti medesimi, confermato dai molti fatti riferiti da’ giornali, dalle osservazioni dei medici, da’ ragguagli datine dalle famiglie, risulta pur troppo chiarissima l’influenza omicida della novella religione. – Si giudichi adesso se la Chiesa ha avuto ragione di condannare gli spiriti, i sonnambuli, i magnetizzatori, i loro libri e le loro pratiche. Sino dall’anno 1856, il Sommo Pontefice segnalava le pratiche diaboliche che avevano per fine di evocare le anime dei morti, e raccomandava a tutti i Vescovi del mondo cattolico di adoperare tutte le forze, per estirpare queste pratiche abusive. [Pii PP. IX ad omnes Episcopos sub die 4 A ugusti 1856. Denz. 1653]. – Quantunque il decreto non nomini lo spiritismo col suo proprio nome, attesoché a quest’epoca non erasi ancor bene smascherato, nulladimeno egli è chiaramente condannato con queste parole: evocare le anime del morti e ottenere risposte, è una cosa illecita ed eretica. Più tardi, avvenne più direttamente, allorquando lo stesso Pio IX, mediante il decreto della S. Congregazione del Santo Uffizio data del 20 aprile, e della Congregazione del Concilio del 25 dello stesso mese 1864 condannò tutte le opere di Allan Kardec, che trattano dello spiritismo, e tutte le altre opere concernenti le stesse materie: omnes libri similia tractantes. Infine il Padre Perrone, gesuita romano, stabilì teologicamente la proposizione seguente che è la condanna delle moderne pratiche diaboliche: « Il magnetismo animale, il sonnambulismo e lo spiritismo nel loro insieme non sono altra cosa che la restaurazione della superstizione pagana e dell’impero del demonio. [De Virt. relig. ecc., p. 351, n. 825]. – Una sola cosa impedisce tuttavia allo spiritismo di recare tutti i suoi frutti: il Cattolicismo. Or il Cattolicismo si personifica nel Papato; e satana lo sa molto meglio ancora di Garibaldi e Mazzini. Quindi i fatti di cui siamo spettatori: l’accanita sua guerra contro di Roma. Dal suo babelico concilio fino alla venuta del Messia, i perseveranti sforzi del principe delle tenebre mirarono ad un solo scopo: formare la sua gigantesca città, e stabilirne Roma capitale. Ci riuscì, imperocché con l’essere padrone di Roma, era padrone del mondo. Ed invero, non sì tosto comparvero gli Apostoli armati di Spirito Santo, Roma diventò l’oggetto del combattimento. Roma o Morte., era il grido della Città del bene e della Città del male, che per tre secoli echeggiò da Oriente ad Occidente; ed undici milioni di martiri attestano quanto grande fosse e tremendo il conflitto. Per il Verbo incarnato, Roma vuol dir l’impero: per satana, morte vuol dire perdita di Roma e dell’impero. Chi non resterà stupito al vedere, dopo diciotto secoli, Roma diventare un’altra volta oggetto della pugna; ed il grido di guerra Roma o morte servire di parola d’intesa ai due campi opposti? Fra tutti i segni dei tempi, questo, per nostro avviso, non è punto il meno degno di attenzione. Che Roma sia il grido del mondo attuale, il grido che passa ogni altro, è fatto che non ha bisogno di prova. Re e popoli, diplomatici e filosofi, scrittori e soldati, Cattolici e rivoluzionari, tutti agognano Roma per diversi motivi. Oggidì più che mai l’odio e l’amore si contendono Roma; e tutto ciò che parla di Roma scuote gli animi, ed eccita la duplice passione del bene e del male. – Questo dramma supremo, di che il mondo fu spettatore solo una volta, di che cosa è prova? Di quel medesimo che diciotto secoli fa. Prova che Roma è la regina del mondo; prova che satana, cacciato di regno, e stretto in catene dal Redentore, tenta spezzare quelle catene e rifare la sua città; città formidabile, in quanto che va composta di gran parte d’Europa, tolta al Cristianesimo. – Prova che, per ricostituirla qual era una volta, non gli resta più che renderle Roma, sua antica capitale; ch’ei la vuole ad ogni costo, e per conquistarla cammina alla testa d’immenso esercito di rinnegati, non facendo, come già altre volte, distinzione tra mezzo e mezzo, e ripromettendosi una non lontana vittoria, la quale, giusta il detto di Pio IX, ricomincerà l’era dei Cesari e dei secoli pagani, vale a dire farà ricadere il mondo nella morale e materiale schiavitù, da cui avevalo liberato il Cristianesimo. [Encycl. 8 dec. 1849 “Nostis et nobiscum”]. – Detto verissimo. Ora s’egli è chiaro che il mondo va sempre peggio sottraendosi all’influenza dello Spirito Santo, è chiaro non meno che ei cade, in pari misura, sotto l’impero dello Spirito maligno, e si sottopone per sua grande sventura a tutte le conseguenze della sua colpevole infedeltà. Il passato è storia dell’avvenire. Non ostante le lusinghiere predizioni dei loro falsi profeti, i popoli dei tempi nostri hanno un cotal presentimento di quel che li aspetta: essi hanno paura. È questo indefinibile sentimento, ignoto in tempi regolari, un contrassegno dei nostri. – L’Europa soggioga città reputate inespugnabili, e pure ha paura. Con pochi soldati ottiene, in lontani paesi, splendide vittorie su potenti nemici, e pure ha paura. Vegliano alla sua difesa quattro milioni di baionette, e pure ha paura. Doma gli elementi, annulla le distanze da popoli a popoli, vanta i prodigi della sua industria; l’oro scorre abbondante nelle sue mani; alle rustiche divise ha sostituita la seta; la natura tutta s’è fatta tributaria del suo lusso; la sua vita somiglia al convito di Baldassarre; e pure ha paura. Dappertutto regna la paura. Le nazioni hanno paura delle nazioni: i re hanno paura dei popoli, e i popoli hanno paura dei re. L’uomo ha paura dell’uomo. La società ha paura del presente, e più ancora dell’avvenire; ell’ha paura di qualcheduno, o di qualche cosa, il cui nome è un mistero. Perché ha ella paura? Perché l’istinto della sua propria conservazione l’avverte che non è più retta dallo spirito di verità, di giustizia, di carità, senza del quale non v’ha ordine possibile, né società durevole, né sicurezza per alcuno. E questo temere non è altrimenti vano. Per le nazioni sì come per gl’individui, tra la Città del bene e la Città del male, tra Cristo e Belial, non si dà punto di mezzo. Or, ritornando nel mondo, satana, checché ne dicono i suoi apologisti, ci ritorna qual è, fu, e sarà sempre: l’Odio. Lasciate che cotesto forzato dell’inferno, esca della sua galera, sciolto e libero della camicia di forza che si chiama Cattolicismo, e vedrete quel che farà. Padre della superbia e della crudeltà, della menzogna e della voluttà fallace, farà domani quello che ha fatto in tutti i tempi che fu dio e re, quel che seguita a far tuttavia in tutti i popoli ancor sottoposti al suo impero. La guerra sarà generale; la terra diventerà un campo di rovine; lagrime e sangue scorreranno a torrenti: il genere umano avvilito, sarà fatto segno ad oltraggi non rammentati ancor dalla storia, giusto castigo di una ribellione allo Spirito Santo, simile al quale la storia parimente non conta. Salvo un miracolo, tale si è, non accade dissimularlo, lo spalancato abisso, a cui camminiamo. Come arrestarci sul fatale pendio? Via tutti i mezzi di salvamento, che viene a proporre l’umana sapienza. No, cento volte no; l’Europa infedele allo Spirito Santo non sarà salvata né dalla filosofia, né dalla diplomazia, né dall’assolutismo, né dalla democrazia, né dall’oro, né dall’industria, né dalle arti, né dalle banche, né dal vapore, né dall’elettrico, né dal lusso, né dalle belle parole, né dalle baionette, né dai cannoni rigati, né dalle navi corazzate. Come dunque vorrà ella esser salvata, se lo dev’essere? La risposta è facile: perdutosi per essersi dato in braccio allo spirito del male, il mondo moderno sì come l’antico, non andrà salvo che col darsi allo spirito del bene. Il figliuol prodigo non risorge a vita se non ritornando nelle braccia di suo padre. Attesi gl’incalcolabili pericoli onde, nell’ora che corre, è minacciata la vecchia Europa, questo ritorno allo Spirito Santo, pronto, sincero, universale, è la prima necessità urgentissima. A fine di farla vedere financo ai ciechi, noi ci siamo indotti a rinfrescar la memoria dell’esistenza, dimenticata troppo, dei due spiriti opposti, che si contendono l’impero del mondo e con sovrana autorità lo governano: e abbiam posta in chiaro l’ineluttabile alternativa, in cui si trova il genere umano, di vivere sotto l’impero dell’uno o dell’altro. Finalmente la storia universale, riepilogata in breve nella descrizione parallela delle due Città, ci ha detto quel che ridonda all’uomo dall’essere cittadino della Città del bene, o cittadino della Città del male. – Ma il solo sapere quel che bisogna fare, punto non basta, e resta a indicare i mezzi corrispondenti. I quali tutti consistono e riduconsi nel conoscere lo Spirito Santo, al oggetto di amarlo, invocarlo, rimetterci sotto il suo impero, e restarvi. Finora abbiamo mostrata l’opera più che l’artefice: l’opera esteriore e generale, più che l’opera intima e particolare; il corpo piuttosto che l’anima. Or’è d’uopo far conoscere in se stessa quest’Anima divina dell’uomo e del mondo: questo Spirito Creatore, a cui il cielo e la terra van debitori del loro splendido ammanto: questo Spirito vivificatore, che ci nutre come l’aria, che ci circonda come la luce: questo Spirito santificatone, autore del mondo della grazia e delle sue magnifiche realtà. E si vogliono spiegare le moltiformi sue operazioni nell’ordine della natura e nell’ordine della grazia, si nell’Antico come nel Nuovo Testamento. – Teologica, acciocché sia esatta; semplice e in certo modo catechetica, acciocché la verità sia nelle mani del Sacerdote un pane più facile a rompere alle menti men forti e capaci, tale dev’essere la seconda parte del nostro lavoro. La quale, diciamolo schiettamente, è, più ancor della prima, superiore alle nostre forze. Vi ci accingiamo tuttavia, confortati nella nostra debolezza da due cose: cioè dalla benevola indulgenza delle persone illuminate, le quali intendono la difficoltà di tale lavoro; e dalla infinita bontà di Colui per cui lavoriamo: Da mihi sedium tuarum assistricem saptentiamut im eum sit et mecum làboret [Sap., IX, 4].

FINE DEL PRIMO VOLUME.