Mons. J. J. GAUME
IL TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO
[vers. Ital. A. Carraresi, vol. I, Tip. Ed. Ciardi, Firenze, 1887; impr.]
CAPITOLO XXIX.
(Seguito del precedente)
satana s’incarna nella sua politica — Egli è lo spirito di tenebre, di impurità, d’orgoglio, di menzogna, il grande Omicida — Tutto questo fa il trionfo della sua politica — Lotta dello Spirito Santo contro il regno di satana — San Pietro assedia Roma — Ei la prende — Roma diventa la capitale della Città del bene — Riconoscenza universale per lo Spirito Santo — Benefici della sua politica — Quattro grandi fatti: costituzione della vera Religione — Costituzione della Chiesa — Costituzione della società — Costituzione della famiglia — Quadro.
Frattanto dalla vetta del Campidoglio, dove egli aveva il suo tempio privilegiato, satana, sotto il nome terribile di Giove Capitolino, regnava sul mondo e come Dio e come Re. Per testimoniare questo potere sovrano, i padroni della terra, i comandanti degli eserciti romani, venivano a domandargli il successo delle loro armi, a render grazie della vittoria, ad immolare i re vinti e consacrare le spoglie dei nemici. Ora il regno di satana era la sua incarnazione vivente. Tutte le qualità che la rendevano distinta si riproducevano nelle leggi della sua vasta Città, nella vita pubblica e privata dei suoi innumerevoli sudditi. Egli è lo spirito delle tenebre, potestas tenebrarum ed il suo regno fu quello delle tenebre le più folte che abbiano oscurato l’intelligenza dell’umanità. Come fare a immaginarsi quei milioni d’uomini, immensi greggi di ciechi, camminanti tastone, non sapendo né donde vengono, né donde sono, né donde vanno? Sotto il nome di Razionalismo o di emancipazione della ragione, tutte le verità erano combattute, scosse, negate, gettate al vento della derisione. Per i savi, tutta la filosofia consisteva in eterni tentennamenti, in contraddizioni senza fine; per il volgare, in una stupida indifferenza. Egli è lo Spirito immondo, spiritus immundus; ed il suo regno, fu quello di tutte le infamie. Sotto il nome di sensualismo o di emancipazione della carne, tutte le cupidigie divorano l’umanità. Le ricchezze, gli schiavi, la potenza, .il lusso, sotto tutti i nomi e sotto tutte le forme, i banchetti, le terme, i teatri, gli stessi templi servono alle dissolutezze del giorno, alle orge della notte, e formano della vita una eterna lussuria. Egli è lo Spirito d’orgoglio, spiritus superbia, ed il suo regno fu quello del dispotismo più mostruoso che il mondo abbia mai tollerato. Sotto il nome di Cesarismo, tutti i poteri sono concentrati nelle mani di un mostro con faccia umana, chiamato ora Nerone, ora Caligola, ora Tiberio, ora Eliogabalo, Imperatore e pontefice. Cesare è “dio”, la sua volontà è la regola del. giusto: Quidqutd placuit regni, vim habet legis. [La confusione delle idee, per cui tutto ciò che è legale si ritiene per legittimo; la statolatria, per cui lo Stato si reputa la fonte unica della giustizia e del diritto; per cui l’ordine spirituale si sottomette al temporale, la Chiesa si fa suddita allo Stato; la famiglia stessa spogliata dei suoi naturali diritti in servigio del “dio Stato”, non è che il naturale svolgimento, diverso secondo la diversità dei tempi, di questo impero di satana, del quale qui parla l’autore. – N. d. Ed.) Maestro assoluto dei corpi è delle anime, tutto appartiene a lui, tutto vive pel mezzo suo e a favor suo. Il suo regno è la negazione della coscienza e della libertà umana. Egli chiede all’uomo la sua fortuna, ed egli la dà; la sua donna, ed egli la dà; il suo capo, ed egli lo dà. Gli dice di adorare una pietra, un cane, un caprone, un toro, un coccodrillo, un serpente, ed egli gli adora. I popoli anche i più lontani, sentono il peso della sua potenza. Mai resistenza possibile: una capitale gigantesca, eserciti permanenti, la rapidità delle comunicazioni, una centralizzazione universale, hanno organizzato il mondo per il dispotismo. – Egli è lo spirito della menzogna, spiritus mendacii, ed il suo regno fu un lungo inganno. La letteratura, la poesia, le arti, la civiltà di quell’epoca, civiltà vuota di verità e di virtù, non sono che un lenzuolo di porpora gettato sopra un cadavere. La politica è l’ipocrisia a profitto dell’egoismo. Il preteso ben essere, un’odiosa menzogna che nasconde il barbaro esaurimento di tre quarti del genere umano, a profitto di pochi sibariti. L’incessante rumore delle battaglie, i canti della vittoria, le pompe trionfali, i giochi del circo, i combattimenti dell’anfiteatro, il perpetuo tormento dell’oro, dell’argento, del bronzo, del marmo, di tutti i metalli e di tutte le produzioni della terra, resi soggetti a tutti i capricci del lussò e delle passioni; quell’agitazione febbrile, quella vita fittizia, non è che un’esca per ingannare l’uomo, corromperlo, e distoglierlo dal suo fine e trascinarlo negli abissi. Egli è omicida, homicida, ed il suo regno fu l’assassinio organizzato. Assassinio del bambino, ucciso legalmente avanti di nascere e dopo la sua nascita; immolato agli dei o allevato per l’anfiteatro; assassinio dello schiavo, che si uccide impunemente per tedio, per capriccio, per piacere; assassinio dei prigionieri di guerra, che si scannano o si forzano a scannarsi sulla tomba dei vincitori; assassinio dei poveri, dei giovani e delle giovinette che si offrono in ecatombe a divinità sitibonde di sangue; assassinio dell’uomo per mezzo del suicidio, il quale per la prima volta apparisce sopra una larga scala negli annali della trista umanità; assassinio o piuttosto eterni macelli di milioni d’uomini, di donne, di fanciulli per guerre sterminatrici, per i combattimenti dei gladiatori, per le lotte di guardiani di belve. E come se tanti fiumi di sangue non fossero bastati per spegnere la sete del grande omicida, fu udito un giorno esclamare per bocca di un suo luogotenente: Vorrei che il genere umano non avesse che un sol capo a fine di abbatterlo con un sol colpo! Tale fu e più orribile ancora, il regno di satana, nei giorni della sua potenza. – Oramai il genere umano sapeva quel che costa il disertare la Città del bene, per vivere nella Città del male: Iddio n’ebbe compassione. Il giorno eternamente memorabile della Pentecoste, risplendette sul mondo. Come un potente monarca che entra in campagna, così lo Spirito Santo personificato negli Apostoli, esce dal Cenacolo e cammina all’espulsione dell’usurpatore. Roma diventa la posta del combattimento; prenderla o custodirla, è l’ultima parola della lotta. É necessario che Roma diventi la capitale della Città del bene; necessario; perché infedele alla sua missione. Gerusalemme ha cessato d’esserlo: e bisogna perché una città universale non può aver per capitale che la Regina del mondo; bisogna, perché Roma, tanto tempo Babilonia, deve espiare le sue mostruose prostituzioni, divenendo la città santa. Bisogna infine perché il Verbo incarnato deve manifestare la sua onnipotenza, cacciando il tiranno dalla sua inespugnabile fortezza, e di capitale della Città del male, farne la Capitale della Città del bene. Pietro, condotto dallo stesso Spirito Santo, giunge alle porte di Roma per farne la sede. satana lo ha inteso; ed è allora che egli dispiega in tutto il suo lusso l’odio implacabile che lo divora contro il Verbo incarnato. Dopo trecento anni di una lotta senza esempio nella storia, sia per l’accanimento e l’estensione della mischia, ossia per la natura delle armi, ovvero per il carattere e il numero dei combattimenti, lo spirito del male è vinto, vinto in casa sua, vinto nel cuore stesso della sua cittadella. I suoi oracoli tacciono, i suoi templi crollano, i suoi adoratori lo abbandonano, la sua civiltà corrotta e corrompitrice sparisce sotto le rovine del suo impero. Roma ha cambiato padrone. Divenuta capitale della Città del bene, essa fa sentire al mondo intero la sua potente e salutare influenza. Il regno dello Spirito Santo comincia nell’ordine religioso e nell’ordine sociale. Dall’Oriente all’Occidente il suo nome benedetto diviene popolare. Nell’antichità pagana tutto parlava dello spirito delle tenebre, tutto parla adesso dello Spirito della luce. Da San Paolo sino a Sant’Antonino, i Padri della Chiesa greca e della Chiesa latina, i grandi teologi del medio evo, gli ascetici, i predicatori non hanno che una voce per farlo conoscere in se medesimo e nelle sue opere. All’ardente amore dei particolari per lo Spirito rigeneratore, si unisce per lunghi secoli la docilità filiale nelle nazioni alle sue inspirazioni salutari. Checché ne possa. dire un cieco odio, questi secoli furono l’epoca del vero progresso, della vera libertà. Il fatto seguente preso tra mille negli annali dell’Europa, sarà un eterno lucchetto che chiuda la bocca ai contradittori. – Da quei blocchi di granito che chiamansi i Barbari e che furono i nostri avi, il mondo ha veduto uscire dei figli d’Abraham. Il nome dell’epoca, testimone di un simile miracolo, è oggi una ingiuria: noi non l’ignoriamo. Quanto chiunque altro, noi sappiamo ciò che si è in diritto di rimproverare al medio evo. Resta però sempre che lo spirito da cui fu animato realizzò i quattro progressi, soli degni di questo nome che l’umanità abbia mai compiuti.
Costituì la Religione: e fu un giorno in cui l’Europa già prostrata ai piedi di mille idoli mostruosi, e divisa in mille credenze contradittorie, adorò lo stesso Dio, cantò lo stesso simbolo. Dall’oriente all’occaso, dal sud al settentrione, non una voce discordante turbò questo vasto concerto. Unità di fede: magnifico trionfo della verità sull’errore.
Costituì la Chiesa: e vi fu un dì in cui sulle rovine del dispotismo intellettuale dell’antico mondo, sorse la società, custode infallibile della fede. Divenuta la potenza più amata, quella, società abbarbicò profondamente le sue radici nel suolo dell’Europa: il clero divenne il primo corpo dello Stato. Autorità della Chiesa; magnifico trionfo dell’intelligenza sulla forza. Costituì la società, e venne un giorno in cui i codici dell’Europa per sì lungo tempo macchiati d’iniquità legali non contennero più una sola legge anti-cristiana, per conseguenza antisociale. Per assicurare i diritti di tutti e di ciascuno, mantenendo l’armonia sulla terra, come il sole la mantiene nel firmamento, il Re dei re, rappresentato dal suo Vicario, dominava su tutti i re. La decisione di un padre, oracolo incorruttibile della legge eterna di giustizia, era l’ultima ragione del diritto e il termine dei conflitti. La parola in luogo della sciabola; i canoni del Vaticano in luogo del cannone, delle barricate o del pugnale degli assassini: magnifico trionfo della libertà sul dispotismo e l’anarchia.
Costituì la famiglia. Fu un giorno in cui nell’Europa rigenerata, la famiglia riposò sulle quattro basi che formano la sua forza, la sua felicità e la sua gloria: l’unità, l’indissolubilità, la santità, la perpetuità per il rispetto dell’autorità paterna, durante la vita e dopo la morte. Lo spirito invece della carne: magnifico trionfo dell’uomo nuovo sull’uomo vecchio; guarigione radicale della poligamia, del divorzio e dell’egoismo, piaghe inveterate della famiglia pagana. La Città del bene posta ‘su queste ampie basi, svolgeva tranquillamente le sue maestose proporzioni, e di giorno in giorno sorgeva risplendente di nuove bellezze, a quella perfezione che le è data di raggiungere quaggiù. La grande politica, cristiana, inaugurata da Carlo Magno costituiva la potenza unita, contro la quale venne a cadere la barbarie mussulmana. Intanto che al di fuori gli ordini militari vegliavano intorno all’ovile; quali nobili lavori non si compievano nell’interno! La regina delle scienze, la teologia, rivelava con una incomparabile lucentezza, le magnifiche realtà del mondo soprannaturale. Innalzato a queste alte speculazioni lo spirito generale, disprezzava la materia e i suoi grossolani godimenti. La società s’incamminava senza dubbio verso il termine supremo della vita dell’uomo e dei popoli. La filosofia, umile serva della teologia, lavorava per conto della madre sua. Delle verità che essa aveva ricevute, mostrava la connessione, la ragione, l’universale armonia, e illuminava di una dolce e viva luce tutto il sistema della creazione. Seria come la verità, casta come la virtù, la letteratura scrutinava le Scritture. Invece di nutrirsi di favole e di puerilità, cercava nel Libro dei libri, le norme del pensiero, il tipo del bello e la forma del linguaggio. Con uno splendore di forma e un ordine di concetto, che non aveva mai raggiunti, l’arte realizzava sotto gli occhi d’ognuno l’ispirazioni della fede. Come di un mantello di gloria copriva l’Europa di monumenti inimitabili ancor meno per l’immensità delle proporzioni e la finitura dei dettagli, che per il simbolismo eloquente che faceva pregare la pietra, il legno, i metalli e tutte le creature inanimate. Sotto le volte stellate di quegli splendidi templi, una poesia sola degna di questo nome, cantava con la voce delle moltitudini, le credenze, le speranze, gli amori, le gioie, i dolori, i combattimenti, le vittorie della Città del bene. Mercé dello spirito di carità che animava tutto il corpo, le opere di devozione eguagliavano le umane miserie. Dalla cuna sino alla tomba e al di là, mai un bisogno intellettuale, morale o fisico sul quale non si trovi che vigili, come una sentinella al suo posto, un ordine religioso od una confraternita. Mentre che nell’antichità i poveri ed d piccoli, isolati gli uni dagli altri, non formavano che una moltitudine di atomi senza forma, né resistenza, contro un potere brutale; nella Città del bene la libertà, figlia della carità, si propagava sotto tutte le forme. Carte, associazioni, privilegi di tutti gli stati anche i più umili, mille confraternite formavano altrettanti corpi rispettabili, l’oppressione dei quali costituiva un delitto condannato dall’opinione, prima d’essere colpito dalla duplice potenza della Chiesa e dello Stato. Le libertà pubbliche non etano per questo meno assicurate. Sopprimendo le grandi capitali, gli eserciti permanenti, la centralizzazione, il Cristianesimo aveva spezzato i tre istrumenti necessari al dispotismo. Così aveva cessato il lungo divorzio dell’uomo e di Dio, della terra e del cielo. Ristabilita dallo Spirito Santo la primitiva alleanza, diventava di giorno in giorno più feconda. Alla grande unità materiale della Città del male si sostituiva nel mondo .rigenerato, una grande unità morale, sorgente di gloria e di felicità. Di tutti questi elementi benedetti, germi potenti di una civiltà che doveva fare della terra il vestibolo del cielo e del genere umano, il vero fratello del Verbo incarnato, l’Europa andava debitrice alla grande vittoria dello Spirito del bene, sullo spirito del male. Fosse piaciuto a Dio che essa non l’avesse dimenticato mai!