GREGORIO XVII: IL MAGISTERO IMPEDITO – 2° Corso di Esercizi Spirituali (11)

2° corso di ESERCIZI SPIRITUALI

Nostra conversatio in cœlis est

[G. SIRI: Esercizi spirituali, Ed. Pro Civitate Christiana, Assisi, 1962] –

11. La S. Messa

La SS. Eucaristia ci interessa, oltre che come presenza reale — e questo è fondamentale certamente — come Sacrificio della Messa. Perché nel momento stesso in cui per la transustanziazione Gesù Cristo diventa presente, in luogo della sostanza del pane e del vino che cessano e che sono transustanziati, in quello stesso momento avviene l’offerta del S. Sacrificio. Ora noi dobbiamo discorrere di questo e cercare di capire, per quanto ci è dato, il divino pensiero che sta in questo santo Sacrificio, e ciò che in tutto questo si viene disegnando, perché noi avremo una ragione di più per capire come la conversatio nostra debba essere in cælis. Come e perché l’Eucaristia è Sacrificio? Per questi motivi. Le parole che ha usato Gesù Cristo nella istituzione — offertur, effunditur, ecc. — sono tutte parole di carattere sacrificale. E poiché vengono riferite a ciò che teneva nelle mani, e precisamente al calice, evidentemente il carattere sacrificale è predicato di quello. E pertanto la rinnovazione dell’Eucaristia ha evidentemente carattere sacrificale. Del resto la profezia di Malachia era sufficientemente chiara a questo proposito, ed è singolare come nell’Antico Testamento il gesto di Melchisedec, che aveva offerto il pane e il vino, venga ritratto. È da credere che gli stessi che hanno ritratto questo gesto, forse non abbiano capito che cosa dicessero, che cosa scrivessero, ma l’hanno detto e l’hanno scritto. Davide stesso nel celebre salmo « Dixit Dominus », il primo dei Vespri della domenica, ha dovuto dire che il sacerdozio del Messia era secondo l’ordine di Melchisedec. – E Malachia aveva dovuto riprendere lo stesso tema. Nella Chiesa primitiva noi vediamo che si praticava così, col concetto sacrificale. E basta esaminare il testo già citato di S. Paolo (1 Cor. capp. X e XI) per rendersene conto. Nel primo tempo della Chiesa bisogna ritenere, almeno fino alla metà del secondo secolo, che la Messa-Sacrificio era chiamata con un titolo solo: « fractio panis ». E allora, se si accetta questa nomenclatura, come parrebbe storicamente doversi accettare, bisogna dire che la narrazione di Luca dell’incontro di Gesù coi due discepoli di Emmaus, ripresenti un’altra volta l’offerta del Sacrificio, la prima compiuta, il giorno di Pasqua, dopo la istituzione. Il carattere sacrificale della S. Messa, dell’Eucaristia, lo troviamo pure ampiamente descritto nella I Apologia di San Giustino dove egli, dovendo rispondere alle accuse che sono sporte agli imperatori — di fabulae œdipeæ, di comestiones tiesteæ — a proposito delle adunanze dei Cristiani, espone tutto, fatto e dottrina della S. Messa. È evidente dunque che tanto nella letteratura neo-testamentaria come nell’interpretazione data dalla Chiesa Apostolica e nell’uso dei primi tempi cristiani la S. Messa appare chiaramente avere carattere di sacrificio. – Forse non è male ricordare che cosa voglia dire sacrificio. Il sacrificio è un’offerta fatta a Dio di qualcosa in testimonianza del suo supremo dominio. La logica del sacrificio è questa: tu sei padrone di tutto, dovremmo restituirti tutto, dobbiamo riconoscere che tu sei padrone di tutto; noi non possiamo offrirti il mondo, perché non lo possiamo prendere nelle mani; non possiamo neppure offrirti la nostra vita, perché per prendere la nostra vita e offrirtela, noi dovremmo passare sopra un tuo precetto che ce lo impedisce. E allora, per simboleggiare l’offerta che ti facciamo di tutte le creature, Signore, noi ti offriamo questo. Qualche cosa ti offriamo. Il concetto di sacrificio è tanto vero che noi lo troviamo, con questo preciso significato, sia pure mescolato anche con altri elementi di contaminazione, presso tutti i popoli. È dell’anima umana prendere qualche cosa per dimostrare che si vorrebbe prendere tutto, con questo poco dare tutto a Dio, restituire tutto a Dio, riconoscendo con questo esser Lui supremo Signore e supremo Ordinatore perché Creatore. È cosa che è stata sentita sempre e dovunque, ed è necessità dell’anima umana, è necessità della storia, dalla quale non si può prescindere. Il sacrificio è necessario alla vita spirituale degli uomini. Piuttosto noi possiamo domandarci come è sacrificio l’Eucaristia; cioè come il fatto di ritornare Gesù Cristo presente sotto le apparenze del pane e del vino sia sacrificio. E questa domanda non riguarda tanto l’affermazione teologica quanto l’esplicazione teologica. A ogni modo, prima di rispondere secondo quella che sembra la migliore esplicazione teologica, è necessario ricordare come la Lettera agli Ebrei affermi l’unità del sacrificio. È uno solo il sacrificio; non due, non tre, non infiniti. E allora è necessario ammettere che questo sacrificio che si compie nella transustanziazione eucaristica sia da riportarsi al primo eterno sacrificio di Gesù Cristo, quello compiuto sul Calvario, sicché la Messa non sia un nuovo sacrificio, ma sia una « nuova offerta » dell’antico sacrificio. Se noi dovessimo interpretare diversamente, non potremmo certo spiegare come nella S. Scrittura si abbia, con tanta veemenza e tanta forza, l’affermazione dell’unicità del sacrificio. E l’esplicazione teologica che più di tutte le spiegazioni viene a dare la visione semplice, armoniosa di tutti gli elementi che noi sappiamo teologicamente certi è questa: Gesù Cristo ha voluto che col fatto della transustanziazione si rinnovasse perennemente l’offerta del primo sacrificio della Croce, del quale, è certo, la Messa ha carattere rappresentativo e rinnovativo. Gesù Cristo ha dato quindi positivamente al fatto della transustanziazione — Egli poteva farlo, perché molte cose sono non di diritto naturale ma di diritto positivo divino — questo valore: non solo di commemorare, ma di rinnovare l’offerta di quel primo sacrificio. Così il sacrificio rimane sempre unico, e la sua rinnovazione lo propaga in altrettanti atti attraverso lo spazio e attraverso il tempo fino alla fine dei secoli. Sicché il sacrificio, che è sempre una offerta fatta a Dio, lo si fa in quanto l’atto che si compie pronunciando le stesse parole di Gesù Cristo ha il valore di ripetere una nuova volta l’offerta di quel primo sacrificio, l’offerta che Egli ha fatto di sé in croce all’Eterno Padre per la redenzione del mondo. E così noi sappiamo cosa è il Sacrificio. Ma in questo sacrificio, appunto perché c’è la stessa vittima, Gesù Cristo che è Dio, appunto perché è la reiterata offerta del primo eterno e infinito sacrificio, noi dobbiamo ritenere essere infinito il valore di questa nuova offerta, infinito e capace di infinite cose. – L’applicazione di questo valore in grazia avverrà non in modo infinito, e questo è ovvio, perché se l’applicazione avvenisse in modo infinito, basterebbe una sola volta. Se invece c’è una ripetizione e se Dio vuole la ripetizione indefinita di questo sacrificio fino alla fine dei tempi — l’aveva detto del resto, in qualche modo, e l’aveva fatto intendere lo stesso profeta Malachia — allora significa che, essendo il valore di questo sacrificio della Messa infinito, l’applicazione che ne viene fatta agli uomini non è infinita; potrà essere dilatabile all’infinito, secondo che concorrano le cause che possono provocare l’aumento di questa dilatabilità, ma non è infinita 1’applicazione agli uomini, e pertanto è necessario ripetere; pertanto è meglio dire due Messe che una; è meglio dirne cento che una, è meglio che noi sentiamo più Messe che una. E voi comprendete come sia di particolare grazia per voi se, mentre si celebra in questa cappella all’altare maggiore, la S. Messa viene anche celebrata negli altari minori, perché voi potete unirvi all’offerta non di un S. Sacrificio, ma ben di tre SS. Sacrifici, il che aumenta, nella stessa unità di tempo, la capacità di ciò che potete ricevere dal Signore per il bene e l’elevazione dell’anima vostra. – Ora dobbiamo vedere qualche altra cosa. Qual è stata l’intenzione di N. S. Gesù Cristo? Un elementoche salta agli occhi, perché lo ha detto Lui con una esplicitezza singolare, è che questo Sacrificio deve sempre, fino alla fine dei tempi, ricordare agli uomini il sacrificio della croce. È sacrificio commemorativo del sacrificio della croce. Perché noi pensassimo al sacrificio della croce, vi fossimo logicamente obbligati, Gesù Cristo ha istituito la S. Messa; l’atto più grande. Io lascio a voi di giudicare che sorta di invito sia questo: di pensare, durante la vita, e avere come punto di riferimento delle proprie volizioni e delle proprie azioni il sacrificio della croce, cioè Gesù Cristo crocifisso. Perché? Perché questa caratteristica della Messa l’ha detta Lui, non la deduciamo noi. Non si tratta di una esplicazione o deduzione teologica; si tratta di una affermazione fatta direttamente da Lui — S. Paolo l’ha ricordato in chiarissimi termini nel cap. XI della Prima Lettera ai Corinti. Io vi chiedo se potete avere l’impressione che la vostra vita metta al centro come si conviene la Passione di Gesù Cristo. E lascio a voi giudicare se vi accorgete che l’Eucaristia, nella vostra vita, come è di positiva istituzione divina, serve a riportarvi alla Croce. Vedete l’orazione che si canta sempre prima della benedizione. È esatta, è perfetta, l’ha fatta S. Tommaso: « Deus qui nobis sub sacramento mirabili Passionis tuæ memoriam reliquisti, tribue, quæsumus, ita nos Corporis et Sanguinis tui sacra misteria venerari, ut Redemptionis tuæ fructus in nobis iugiter sentiamus ». Vi prego di interrogare la vostra coscienza: se la devozione eucaristica è dello stampo che ha avuto nell’Evangelo da Gesù Cristo, cioè se è un mezzo per portare mente, considerazione, orientamento, anima alla Croce. Io penso amaramente che mentre Gesù Cristo ha fatto di tutto perché nella mente degli uomini soprattutto rimanesse l’idea del suo eterno Sacrificio, molte anime pie fanno di tutto per farlo dimenticare. Questa Croce! E che cosa ci lasciano allora? Che sorta di scentramenti possono accadere anche tra la brava gente! Lo scopo dell’Eucaristia è anzitutto commemorativo del sacrificio della croce. E pertanto non è pietà eucaristica che sia adeguata all’orientamento evangelico quella che non è intimamente, e di natura sua, e sempre collegata con la devozione e la memoria della Croce e della Passione di N. S. Gesù Cristo. Allora si capisce perché il più grande libro che sia stato scritto sotto il sole, dopo la S. Scrittura, e cioè l’Imitazione di Cristo, dica chiaro e tondo, senza complimenti : « necesse est semper in meditatione Passionis Domini nostri Iesu Christi immorari »; è necessario restare sempre nella meditazionedella Passione di N. S. Gesù Cristo.Avete inteso dove ci porta la considerazione delS. Sacrificio della Messa? Sempre là! Guardate cheuna auscultazione liturgica della Messa o unaunione liturgica alla S. Messa è perfettamentescentrata se pensa a tutto, parla di tutto, si occupadi tutto e non si accorge del più, che è larinnovata offerta della Passione e morte di N. S.Gesù Cristo, cioè del sacrificio della croce delquale la Messa è rinnovamento applicativo. Questoè chiaro nella volontà di Nostro Signore. Abbiatelosempre presente, per avere una devozionerobusta e non molle. Capite che con una devozioneche attraverso l’Eucaristia, giusto centro dellanostra vita voluto da Lui, da N. S. Gesù Cristo,continua l’idea della Passione e della croce, siacquista spiritualmente una spina dorsale. E alloragli elementi dei quali si compone la vita spiritualenon rimangono sparsi, legati come da unacatenina e flessibili a ogni tocco: gli elementi siraccolgono e fanno veramente una spina dorsaleall’anima, una di quelle spine dorsali che sannosostenere tutta l’impalcatura, che non piegano alpiù piccolo alitar di vento e che possono portareveramente, senza alcuna teatralità, all’eroismo veroe completo della virtù, alla santità.Così ha fatto l’impostazione N. S. Gesù Cristo.Questo si vede. Ma si vede dell’altro. E perchéha voluto che il S. Sacrificio, il primo, fosse sensibilizzatocosì attraverso tutti i tempi? Sensibilizzato,perché Lui ritorna a compiere l’offerta, Lui,eterno sacerdote. Perché Lui è fisicamente presente;perché è fisicamente presente lo stesso corpo e la ,stessa anima che furono straziati sulla croce. Perchél’ha voluto presente così, facendo che nellastessa separazione del pane e del vino fosse sufficientementerichiamata ai fedeli la separazione trail Corpo e il Sangue suo versato sulla croceper la salvezza del mondo? Perché l’ha voluta,questa presenza, fisicamente obiettivata come è sostanzialmenteripetuta nel valore infinito e nella indefinitaapplicabilità a tutti gli uomini, al mondointero, agli offerenti della Messa, al celebrante dellaMessa, a quelli che più direttamente vi si uniscono,che pertanto, con una più diretta unione, aumentanol’applicabilità della stessa? Perché ha voluto questo?Perché non ha fatto tutto in una volta, là,sulla croce, e basta? Perché ha rispettato che noisiamo fatti di anima e di corpo e che, se conl’anima possiamo congiungerci a tutti i tempi eanche a un punto nel tempo lontano, impastaticome siamo di anima e di corpo, abbiamo bisognodella sensibilizzazione e ripetizione; perchéil S. Sacrificio fosse i n mezzo alla nostra vita e lanostra vita potesse disporsi intorno a quella comecentro.Guardate, la Chiesa ha messo tutto intorno allaMessa, tutto. Voi sapete che tutti i Sacramentisono in qualche modo collegati con la S. Messa.Lo stesso battesimo — lo si dà tutto l’anno pernon lasciar aspettare le anime a diventare cristiane— ma nella forma solenne, nel momento solennein cui ufficialmente, grandiosamente lo siamministra, è incluso nella celebrazione vigiliaredel Sabato Santo, è unito alla Messa. E là è al suo posto, al Sabato Santo. Tutti i sacramentisono più o meno congiunti con la S. Messa e lestanno dintorno; tutta l’ufficiatura divina, l’ufficiatura notturna come l’ufficiatura diurna, gira intorno al S. Sacrificio e prende l’avvio dal S. Sacrificio e dalle commemorazioni che si faranno nel S. Sacrificio. Gesù Cristo ha voluto che fosse in mezzo allo spazio, in mezzo al tempo, in mezzo ai fatti. Perché ha voluto essere in mezzo? Soltanto perché siamo impastati di anima e di corpo? No. Perché fosse chiaro che Lui è in mezzo a tuttele ragioni che si agitano nel sotterraneo dellastoria e del mondo, è in mezzo a tutto! – Che cosa accade quando si sta celebrando la S. Messa? Il S. Sacrificio, qualunque Messa ha un effetto di portata universale e riguarda tutto il mondo. Poi ha anche una applicabilità di carattere particolare, aumentabile secondo le disposizioni e le circostanze dei celebranti e di coloro che vi si uniscono. Ha una valenza della quale dispone soltanto il sacerdote celebrante, come strumentale offerente, in luogo e in vece di Gesù Cristo, primo sacrificatore ed eterno Sacerdote. E di quello dispone Lui solo, e ne dispone secondo la sua volontà: è ciò che legittima l’applicazione della S. Messa. C’è quello che va al sacerdote; c’è quello che va ai fedeli che in qualunque modo e a diverso titolo si uniscono a Lui e che hanno cooperato alla celebrazione, si sono uniti fisicamente o spiritualmente alla celebrazione; a coloro che hanno concorso alla costruzione della chiesa, alla bellezza dei paramenti, allo splendore della divina liturgia. Tutti concorrono: quelli che cantano, quelli che suonano, quelli che servono. Ma riceve tutto il mondo; tutto il mondo riceve da ogni rinnovazione del Sacrificio della croce. Il mondo non si trova mai unito, mai; si mette insieme poco anche quando si riuniscono i quattro Grandi! Ma il mondo è unito sempre e continuamente in un punto solo: nell’offerta del S. Sacrificio. Ora io vi prego di guardare tutta questa architettura un po’ da lontano. Che cosa si scopre mettendo insieme quello che vi ho detto parlando della presenza reale dell’Eucaristia e quello che vi ho detto parlando del S. Sacrificio della Messa? Si scopre questo: un altro mondo, un mondo intero, intero! Perché si vede Iddio vicino agli uomini. Dio è vita, Dio è l’Atto eterno, e nell’Eucaristia « cum nominibus conversatus est ». Dio è l’Atto divino, è la divina vitalità accanto a questa nostra storia! Come se ci separasse soltanto un velo, e difatti ci separa soltanto un velo, e al di là del velo, che sono le apparenze, c’è questa divina vitalità, accanto a noi, per noi, accanto a questa nostra storia. È una cosa più grande del mondo, che oltrepassa i confini del tempo e dello spazio, i confini e i destini di tutti gli uomini. Accanto a noi, un altro mondo! Noi avremmo una singolare impressione se dovessimo dire che al di là delle mura di questa cappella, proprio fuori di queste mura c’è il Parlamento del mondo che sta trattando per decidere se si fa la guerra o se si fa la pace. Avremmo la sensazione di essere separati da un nonnulla, un muro, da un avvenimento di portata storica. Ne avremmo freddo nelle ossa, perché si potrebbe decidere la guerra. Ah! quello che sta al di là di un semplice velo, nell’Eucaristia, è immensamente più grande! E guardate ciò che si vede. Chiudete un momento gli occhi. Mentre si celebra la S. Messa, tutto il mondo riceve qualche cosa da questa celebrazione. Mi provo a seguirlo. Dove arriva? Ecco, in chissà quale continente, infinite anime in questo momento avranno in sé stesse una vibrazione che non avevano prima: avranno qualche cosa nel loro subcosciente che non c’era prima; e qualche cosa là dove potrebbe anche sembrare deserto assoluto si agiterà una vitalità nuova. Perché? Perché qui si è aperta una sorgente, qui si sta celebrando la Messa. Piccola cosa, forse, quello che potrà essere registrato, ma grande nella mano divina che l’opera. E dappertutto. Però, piccola o grande che sia, forse è l’inizio di tutto un diagramma che va all’eternità; l’inizio di una storia; principio, nucleo di una forgiatura di destini! Come se la terra ribollisse; come se fosse dato di costatare visivamente quello che, per essere stemperato nel tempo, noi non fissiamo altro che con la fotografia paziente: la terra che si apre e che lascia venir fuori il germe che si sviluppa, che tende verso l’alto, verso la luce, e poi sboccia. – Noi vediamo dell’altro: un altro mondo, oh, infinitamente più cosciente, infinitamente più saggio, infinitamente più ordinato e buono, completamente fatto di dono e di amore; un altro mondo che decide di tutto quello che di bene si fa in questo; un altro mondo che noi tocchiamo con le mani attraverso un velo. Perché noi possiamo prendere nelle mani il Corpo del Signore Nostro Gesù Cristo, e anche quelli che non lo possono prendere nelle mani lo accolgono sulla propria lingua, in sé stessi, e mangiano il suo Corpo e il suo Sangue. Si vede questo. Riflettete che sorta di spettacolo! – C’è stata una grande mistica del XIII secolo, S. Matilde, che ebbe una caratteristica nei doni carismatici dei quali venne favorita, e la Chiesa non ha mai trovato nulla da dire su quanto essa ha scritto. La santa, normalmente, almeno per un certo tempo, assistette durante la celebrazione dei Santi Misteri a ciò che accadeva nel mondo di Dio in ragione della celebrazione della S. Messa alla quale essa assisteva. È stupendo leggere le visioni di S. Matilde, perché — a parte i dettagli coi quali i concetti spirituali vengono rivestiti: i concetti spirituali nella visione debbono diventare visivi e pertanto rivestiti con pezze che abbiamo nel nostro mondo per renderli traducibili e intelligibili — si ha il concetto di tutto un altro mondo, ben più importante di questo, ben più decisivo di questo, perché le decisioni si fanno là! Là dove si perdona e là dove si purifica veramente; là dove Gesù Cristo paga per quelli che non sanno o non vogliono o non possono pagare. Là si decide della pace o della guerra; là si decide se la valanga di sangue ci dovrà investire o se invece il sole dovrà continuare a splendere glorioso sulle vicende umane. Là si vede tutto questo. Vedete che cos’è la conversatio nostra in cœlis? Ora siamo arrivati veramente a un punto conclusivo. – Cos’è questa conversatio? È l’avere sempre nella mente la visione di quello che sta al di là dei veli. Allora si sta in cielo, per quanto è concesso agli uomini. La visione di questa o di quest’altra storia, di quest’altro mondo, di quest’altra forza, di quest’altra vita è reale, reale al di là dei veli. Conversatio nostra in cœlis. Voi comprendete ora il significato che hanno questi Esercizi e che vogliono lasciar stampato nelle anime vostre!