GREGORIO XVII: IL MAGISTERO IMPEDITO – 2° Corso di Esercizi spirituali (9)

IL MAGISTERO IMPEDITO

2° corso di ESERCIZI SPIRITUALI (9)

Nostra conversatio in cœlis est

[G. SIRI: Esercizi spirituali, Ed. Pro Civitate Christiana, Assisi, 1962] –

9. Il Regno di Dio

Alla “conversatio in cœlis” certo deve concorrere la nostra fede, la nostra convinzione, la nostra preghiera e, soprattutto, la grazia divina; ma anche la considerazione delle cose grandi. Perciò vi invito a fare alcune considerazioni sul Regno di Dio. Voi sapete che N. S. Gesù Cristo ha fatto del Regno l’argomento fondamentale delle sue parabole, argomento al quale si è richiamato sempre. Nel solo Vangelo di Matteo 42 volte si parla del Regno. Ora questo dice che l’argomento del Regno ricapitola tutto il pensiero di N. S. Gesù Cristo. Voi sapete bene che cos’è il Regno di Dio. Il Regno di Dio è quella grande famiglia della quale Gesù Cristo è il capo. Egli sta all’insieme del Regno come la vite sta ai suoi tralci. C’è un qualche cosa di profondo, di intimo, di fecondo, di vitale, di soprannaturale che compagina questo Regno; è la linfa che corre dalla vite ai tralci, sicché i tralci vivono della vite, e la vite è Gesù Cristo. Questo Regno, questa coadunazione di uomini, questa famiglia che chiama Iddio Padre e che è chiamata oggi a partecipare e a vivere della stessa vita divina e domani a entrare nella stessa gloria del Padre; questa famiglia, questa realtà si articola in tre momenti: il primo momento è quello terreno; il secondo è quello escatologico; il terzo è quello eterno. Si tratta sempre della stessa cosa che percorre la sua scalata verso il cielo. Nel primo momento, il Regno di Dio combacia esattamente con la Chiesa: qui in terra il Regno di Dio è la Chiesa. Il secondo momento è quello escatologico: è di breve durata. È il momento in cui si dipana definitivamente, si chiarisce, si consolida per sempre la storia umana in quello che ha dato, nei suoi risultati. Il terzo momento è quello eterno, ed è il cielo, la Gerusalemme trionfante, fatta di tutti i giusti che con Dio Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo, regnano pertutti i secoli dei secoli. È soltanto la Chiesa, famiglia, unità, istituzione che, senza rompersi, senza sgualcirsi, passa dalle cose umane nelle eterne. Nessun’altra comunità entra in Cielo, come tale. Le città, i popoli, le nazioni, le coordinazioni di uomini non entrano in Cielo, come tali; là, perennandosi nella famiglia di Dio, entra solamente la Chiesa di Dio: Una, Santa, Cattolica e Apostolica; sicché, se guardiamo al momento terreno del Regno di Dio, il Regno di Dio è la Chiesa. Questa precisazione fatta, possiamo continuare a chiamarla Regno di Dio: è più solenne, è più comprensivo, è più fortemente indicativo, e soprattutto risponde meglio all’ appello di grandezza. – Voi sapete che Dio per la salvezza degli uomini ha disposto un binario di scambio di estrema importanza. Non è una linea a un binario solo; è a doppio binario. E pertanto l’appartenenza al Regno può avvenire in due modi: l’appartenenza al corpo della Chiesa e l’appartenenza all’anima della Chiesa. Molti appartengono al corpo della Chiesa, visibilmente, perché sono battezzati e battezzati nella vera Chiesa. Altri non appartengono affatto al corpo della Chiesa, ma possono avere stabilito direttamente tali rapporti di fede e di grazia con Gesù Cristo, per misteriose vie che sono per lo più a noi sconosciute, che, pur senza figurare nei registri delle parrocchie, pur senza essere computabili nelle ordinarie statistiche, appartengono all’anima della Chiesa; sono anche questi sudditi del Romano Pontefice. Sono famiglia di Dio anche questi, ed è per tale modo che, mentre noi possiamo dire che un certo numero di Cristiani battezzati e Cattolici all’anima della Chiesa debbono appartenere piuttosto poco, se pure vi appartengono, possiamo credere che un numero infinito di altri, che non sono nei registri e non figurano nelle statistiche, di fatto, per l’appartenenza all’anima della Chiesa, sono membri della Chiesa e pertanto entrano nel numero dei redenti. È per questo che il Regno spirituale del Romano Pontefice non è grande soltanto quanto dicono le statistiche: la sua larghezza è molto maggiore. Il Regno di Dio in terra è la Chiesa. La Chiesa ha avuto da Gesù Cristo, come è detto nel Vangelo, una costituzione sociale, perché Gesù Cristo le ha dato tutti gli elementi della società, le ha dato una coadunazione di uomini, che è il primo elemento di una società; le ha dato la comunità dei mezzi, e i mezzi sono quelli che ben conoscete, dalla S. Messa ai Sacramenti, al Magistero, alla Parola di Dio, ecc.; ha dato un fine comune a questa coadunazione di uomini, ed è la vita eterna; le ha dato un’autorità comune che è costituita dal collegio apostolico con a capo Pietro. Pertanto ha costituito una società vera, perfetta, perché ha in sé stessa tutte le capacità di rispondere al proprio fine senza mutuarlo da nessun altro e ha in sé stessa la ragione giuridica, essendo anche corpo vivente in terra e pertanto bisognoso di cose materiali, per esigere dal mondo, dalla terra, quello che occorre alla sua strada e all’ espletamento della sua missione. È società gerarchica, perché in questa società c’è chi guida e chi deve essere guidato; c’è una Chiesa docente e c’è una Chiesa discente. Non si trovano tutti, quanto alla costituzione giuridica, sullo stesso piano, per quanto nella costituzione morale, dovuta alla paternità di Dio, nella costituzione che rappresenta la possibilità di avanzamento nella santità e pertanto al Regno eterno, tutti gli uomini, pur con diverse responsabilità, si trovano uguali dinanzi a Dio. Guardiamo un po’ a questo Regno di Dio. Ho dovuto ora riassumere queste diverse schematiche note teologiche perché l’argomento ci fosse ben chiaro nei suoi termini. Ora dobbiamo considerarlo un po’ dall’alto. Anzitutto vediamo questo Regno di Dio in terra; per il momento ci fermiamo alla terra e non parliamo né del momento escatologico né del momento trionfante. Esso ha due elementi: umano e divino. Si trova in perfetta simmetria con Gesù Cristo che ha la natura umana e la natura divina; mantiene il ritmo del binomio. Ma è proprio la contemplazione di questo umano e divino che è ragione di profondo stupore. Lasciamo ora di studiare taluni rapporti fra l’umano e il divino nella Chiesa, perché questo studio potrebbe portarci lontano, se li volessimo esaurire tutti. Ne prendo uno solo: sono reciprocamente uniti e reciprocamente indipendenti. L’elemento divino, nel Regno di Dio, non ha mai schiacciato e annichilito nulla dell’elemento umano. Non ha obbligato uno a essere santo se non lo voleva; neppure i Papi, anzi, se l’hanno voluto, hanno potuto peccare anch’essi. L’elemento divino non ha schiacciato mai nulla, non ha chiesto mai che fosse annullata una prerogativa dell’uomo, mai. Ha chiesto obbedienza, ma non ha mai limitato, ontologicamente e moralmente parlando, l’uomo. – L’elemento umano c’è, ci può essere in tutte le sue forme, in tutta la sua svariata gamma, ma non ha mai violentato o diminuito e non potrà mai violentare o diminuire l’elemento divino. Non sarà mai, per esempio, che questo elemento umano faccia cadere l’efficacia della S. Messa. Voi sapete che è di fede che i sacramenti sono indipendenti dalla fede e dalla probità del ministro. La Messa è valida anche se è un eretico che la celebra. Ci possono essere tutte le colpe che si vuole; ma l’infallibità e l’indefettibilità della Chiesa rimangono ugualmente. Essa continua a essere una, santa, cattolica e apostolica. Questa è la cosa strana: che l’elemento umano e l’elemento divino, pur essendo uniti nella stessa persona, nella stessa istituzione, nella stessa vicenda, non sono reciprocamente obbliganti, non si elidono mai a vicenda. A vicenda mai si costringono a rinunciare a qualche cosa. Rimangono. È proprio questo fatto parallelo che si verifica nella vita del Regno di Dio che ci fa scoprire una stupenda verità: l’elemento umano può andare come vuole, può andare male, malissimo, arcimale. Può andare male perché molti preti possono diventare dei farabutti; può andare male perché molti Vescovi possono diventare degli sciocchi; può andare male come volete. Ma l’elemento divino rimane: la divina fecondità rimane; i Sacramenti continuano a operare; il S. Sacrifìcio continua a operare; il deposito della fede non si tocca; la indefettibilità della Chiesa e le sue strutture organiche sono perenni: rimangono come Cristo le ha costituite divinamente, le ha garantite, le ha volute e le ha assicurate. Così il Regno di Dio si può prendere la libertà di correre dei pericoli mortali proprio per questo: perché le disavventure dell’elemento umano non peseranno mai sull’elemento divino. È l’unica istituzione in terra che si può permettere delle avventure mortali. Quante ne ha passate la Chiesa! Se qualunque altra umana istituzione avesse passato le avventure che ha passato la Chiesa Cattolica, sarebbe già stritolata, avrebbe avuto vita breve. Se noi pensiamo, per es., a quello che è stato incombente sulla Chiesa nei primi due secoli, cioè il pericolo della Gnosi: era una cosa da impazzire. Il pericolo della Gnosi è stato un pericolo che forse sfugge a molti che non lo considerano; ma se lo si va a studiare bene nella sua essenza, nella sua caratura e nei suoi limiti, veramente fa venir freddo. Bene, la Chiesa se l’è portata tranquillamente, mentre pigliava botte da orbi con le persecuzioni. Le cose umane possono andare malissimo anche sotto un altro punto di vista: come fortuna umana. Si può vedere crollare tutto, come fortuna umana. Può crollare anche tutto. Ma la Chiesa non si tocca, il Regno di Dio rimane. Osservate. Quando si sta consumando lo Scisma d’Oriente, si sta aprendo la via ai popoli barbari che s’addensano al nord dell’Europa e che proprio in questo momento entrano nella Chiesa: dai Sassoni ai Frisoni. In questo momento si stacca il ramo secco, proprio per mantenere l’indefettibilità, e un altro ramo fiorisce. Quando Dio permette, proprio per la libertà di agire che lascia alla storia degli uomini, l’eresia di Lutero, si scopre l’America e si converte l’America. È un continente che entra nella Chiesa. Dio ha creato sempre questi divini compensi. Ma quello che è certo è che l’elemento umano — non dico che faccia bene — può permettersi il lusso di andare male quanto vuole. Per quella reciproca indipendenza tra l’elemento umano e l’elemento divino, l’elemento umano non scalfisce quello divino, l’elemento divino non scalfisce quello umano. La presenza della divina natura nella Persona divina di Gesù Cristo non ha tolto alla natura umana le cosiddette passioni comuni. Cristo ha avuto le cosiddette passioni comuni: lo sdegno, l’impressione, il sentimento. Non ha avuto quelle morali, è chiaro! Non ha avuto il fomite della concupiscenza, la tentazione interna verso qualunque colpa: sarebbe stato incongruente con la sua natura di Figlio di Dio, di Dio. Ma le passioni comuni, quelle legate con lo stato della natura umana e che in se stesse non sono peccato, Gesù le ha avute. Questo lo si studia nella Cristologia. L’elemento divino in Gesù Cristo non ha coartato la integrità completa della sua umanità. Sicché Gesù Cristo, salvo quello che è del peccato, antecedente e conseguente al peccato, ha avuto la psicologia degli uomini. E viceversa nell’elemento divino: l’elemento umano in Lui, così come è congegnata l’unione ipostatica, non ha mai gettato nulla sulla divinità. Il rapporto tra causa ed effetto, tra l’ordine potenziale e l’ordine dell’Atto puro non è stato mai violato, ma si è sempre mantenuto in quella orbita di causalità propria di quando agisce l’Atto puro, la divina Persona. E questo è pure un aspetto mirabile della vita della Chiesa. – Ora ne vediamo un altro. Il Regno di Dio appare anche storicamente ormai; e duemila anni sono sufficienti per trarre delle conclusioni anche sul terreno puramente storico. È logico che sia così. Perché non è a credersi che il Verbo si sia incarnato e sia venuto in questo mondo per fare una passeggiatina rimanendo in incognito. No, no. Egli è sempre il Padrone. È venuto in terra sotto le spoglie del povero servo; ha fatto l’operaio, ha fatto lavoro manuale per la maggior parte della sua vita; è stato nascosto; si è accomunato alla grande massa di tutti gli uomini. È uscito dall’ombra soltanto per pochissimo tempo, per rimanere la quasi totalità della sua vita insieme coi più che sono ignorati e sperduti nella grande massa, nel pellegrinaggio terreno. Ma Gesù Cristo, che si è diportato così, ha scandito la storia. Doveva essere così. Alla distanza di duemila anni vediamo che è così. C’è un fatto che risalta immediatamente, ed è la grande sintesi della storia. Fino a Gesù Cristo tutte le civiltà rimangono chiuse in cerchi; sono a un certo momento statiche e impenetrabili. Statiche: arrivano a un certo punto e non si muovono più. Sedute lì, pacificamente. Tra la Costituzione Cinese anteriore alla guerra dei Boxers alla fine dell’800, e cioè tra la vita cinese della fine dell’800 e quella dei tempi di Confucio — bisogna riandare a quasi 3000 anni prima — non c’è diversità. La Cina ha fatto il suo balzo; poi si è seduta ed è rimasta lì. Così gli altri: staticità e impermeabilità. Le culture non hanno avuto passaggio, l’una con le altre, un passaggio apprezzabile che abbia cambiato, sommato i valori di civiltà. Sono passate le nozioni religiose, sì; ma non si sono sommati dei valori di civiltà. Così il buddismo dall’India, sua patria, è passato nella Cina, assumendovi però fisionomia completamente diversa. Ma la civiltà indiana non si è mai sommata con quella cinese.  Nell’India stessa noi abbiamo i resti ancora apprezzabili di quello che è rimasto di sette civiltà, una dopo l’altra, che si sono distrutte l’una con l’altra. Staticità e impermeabilità. Questo fenomeno, badate bene, è comune prima di Gesù Cristo, e rimane tale fino al ‘900, al nostro secolo, al di fuori dell’area cristiana. – Molti popoli sono rimasti fuori della Chiesa. Perché? Non lo so. Ma badate che questi duemila anni hanno dato tempo, nell’area cristiana, di aprire dei cerchi chiusi: civiltà greca e civiltà romana si sono sommate. Tutt’e due hanno fallito, civilmente. La Chiesa le ha ereditate, ed è per questo che non sono state condannate alla staticità e neppure alla impermeabilità. Allora le culture sono passate l’una nell’altra, si sono sommate. Questi duemila anni hanno dato tempo a questa area cristiana, dove non c’è stata né staticità né impermeabilità, di arrivare a una tale quota da poter comunicare, per dinamismo e osmosi, con le altre culture. Tanto perché nella storia fosse chiaro che, a cambiare i destini sui quali si era arenata e ormai ben distribuita l’umanità, è stato Gesù Cristo. I duemila anni fatti attendere agli altri hanno probabilmente questo significato: di mettere bene in chiaro che da soli non si sarebbero mai smossi, che da sé si è mossa soltanto 1’area cristiana, bene o male unita che fosse, che hanno avuto lo stimolo a uscire dalla staticità e dalla impermeabilità da Gesù Cristo. Ci sono voluti duemila anni. E perché questa non potrebbe essere la ragione per cui Dio li ha aspettati? Molte anime, per via della dottrina dell’anima della Chiesa, possono essere andate in Paradiso lo stesso. È così questo Regno che appare per prendere le redini della storia. Ricordatevi che il vecchio Simeone, quando ebbe dallo Spirito Santo, nel Tempio, la rivelazione che là c’era il Messia che era venuto, che era il Bambino in braccio a quella Donna, l’ha preso, l’ha stretto nelle sue braccia e ha cantato il suo « Nunc dimittis servum tuum, Domine ». Ha visto. Del resto, lo Spirito Santo gli aveva già fatto intendere che non sarebbe morto « nisi videret Christum Dominum ». Ma allora ha detto chiaramente : « Questo è posto in rovina e in risurrezione di molti ». La pietra — discorso che Gesù avrebbe ripreso più tardi per S. Pietro —, la pietra d’angolo sulla quale o si edifica o ci si spacca la testa, è la discriminante della storia. Questo vuol dire che lo stato maggiore è presieduto da Dio. L’analisi storica lo rivela. Osservate bene. Prendiamo un avvenimento soltanto, qualche fatto a titolo di esempio. Viene Lutero. Lutero viene in pieno Rinascimento, in un periodo nel quale la stessa Curia Romana si era preoccupata forse più delle arti e delle lettere, del teatro e della commedia, che non del Regno di Dio, dell’evangelizzazione e della riforma di quelle parti della Chiesa che si rivelavano bacate. Pertanto quando salta fuori Lutero e provoca la immane catastrofe, l’anemia di quest’aspetto umano della Chiesa aveva raggiunto una situazione preoccupante. Bene. Che cosa accade in quel momento? Negli anni in cui sta maturando questo evento, nasce — in modo che sono già quasi tutti a questo mondo quando Lutero comincia —, nasce un manipolo di uomini, in Italia e in Spagna soprattutto, qualcuno ma pochi in Germania, un manipolo di uomini che nel XVI secolo avrebbero lavorato come se da alcuni secoli fossero stati a tavolino a fare un piano preciso, distribuendosi le parti con perfetta efficacia. Nessuno in Curia Romana ha fatto il piano di tutto questo: lo rileviamo dopo secoli; il piano l’ha fatto Iddio. Tutta una serie di uomini, straordinari, cesellati, di una imponenza e di una capacità della quale i secoli anteriori, i vari secoli anteriori, non avevano mai avuto l’idea; e di alcuni si può dire che mai si era avuto nella storia antecedente della Chiesa un campione del genere. Tutti hanno la loro parte. Alcuni tra questi si conoscono, ma non hanno la minima idea di quel che siano le rispettive azioni complementari. Un piccolo uomo, che ha parlato molto senza essere loquace mai, viene dalla Spagna. Dio lo ferma mentre sta facendo il soldato e sta menando con la spada a destra e a sinistra. Sotto le mura di Pamplona gli rompono una gamba, e da quest’uomo Dio cava fuori S. Ignazio, uno dei più grandi strateghi che abbia avuto il genere umano. C è da fare il Concilio di Trento. Era già preparato l’uomo del Concilio di Trento. Quest’uomo in gioventù era stato un libertino. Era un Farnese. Era diventato, per circostanze chissà come, un prelato della Curia Romana e anche Cardinale. Prima di arrivare a quel punto aveva messo giudizio e molto giudizio, mantenendo sempre la figura morale dell’uomo erculeo (basta vedere i ritratti!) che era stato da giovane. Quest’uomo, che da giovane era stato un mezzo libertino, e forse più che mezzo, quando si tratta di aprire il Concilio di Trento ecco, salta fuori: è stato l’uomo della Riforma Tridentina. Nessuno l’avrebbe mai pensato: Paolo III. Quando c’è bisogno di completare il Concilio di Trento — perché l’opera si inserisse in quella di tutti gli altri — ecco che salta fuori un uomo. Egli ha solo 23 anni; per ragioni di famiglia (nipote di un papa) a 22 anni è stato fatto cardinale diacono dei Santi Vito e Modesto. Si chiama Carlo Borromeo. Questo giovanotto di 23 anni prende per il collo il Concilio di Trento e lo fa andare avanti, lo fa concludere. E stabilisce su tutta la linea la Controriforma Cattolica. L’Europa sarebbe crollata tutta, se non ci fosse stata quella Controriforma. Vi sono dei particolari in questo secolo che sono ignoti a molti. Io non so quanti in Italia sappiano che la Costituzione degli studi moderni dipende tutta dalla « Ratio studiorum » fatta da S. Ignazio per il Collegio Romano. Il punto in cui si è passati da una disorganizzazione degli studi per cui, diremmo noi, dal livello elementare si andava alla cosiddetta Università; il punto in cui si è passati da quello alla costituzione organica, metodica, graduale degli studi, compaginati nelle loro linee essenziali, è la Ratio studiorum di S. Ignazio. E tutto il mondo ancora oggi cammina sulla Ratio studiorum. Non lo sanno, oppure non lo dicono, per rispetto umano. Ma è stato uno dei fatti più grandi che si siano verificati nella storia della cultura. Umanamente parlando, la Chiesa si presenta alla catastrofe di Lutero in stato di gravissima anemia. Immaginate la Spagna dilapidata dalla guerra contro i Mori e la Spagna sotto il regno di Ferdinando di Aragona e di Isabella di Castiglia. Non parliamo poi della loro figlia che è diventata matta e del genero Filippo che matto non lo è stato, ma…. E non parliamo del resto. La Francia. La Francia di quel momento, che ha ancora i brividi seguenti al regno di Luigi XI e al regno troppo avventuroso e troppo breve e inconcludente di Carlo VIII, e poi ancora sotto gli effetti della Prammatica Sanzione. Non parliamo dell’Inghilterra che si trova in uno stato tale che basta il vaneggiamento di un Enrico VIII per farla crollare. La Chiesa si presenta alla catastrofe in questo stato; e improvvisamente la terra dà fuori questi atleti che si distribuiscono i compiti secondo un piano che oggi balza evidente nella chiarezza storica, e appare perfettamente complementare e perfettamente completo. Si blocca, si ferma, si riprende; il mondo va avanti. La Controriforma Cattolica, si dice, ha lasciato meno sviluppo tecnico di qua, più sviluppo tecnico di là. Non è stata la Controriforma Cattolica; è stato il fatto che, con la scoperta dell’America, la testa di ponte dei commerci, e pertanto delle industrie, si è spostata nei Paesi Bassi, mentre il turco ha chiuso sempre più il commercio con l’Oriente e l’Italia è diventata una povera regione e non più un ponte di passaggio come in passato. E così la storia cammina. Sempre così. Pensate. Se si fa la storia comparata dei Santuari Mariani, si vede questo: una buona parte di essi — lasciamo da parte Lourdes; è un altro ciclo — appartengono al ‘500, sono di poco anteriori alla Riforma protestante o di poco posteriori. Tutti i grandi santuari. E se si guardano bene, seguono una linea, una linea di difesa. Un generale ha detto: il nemico si muoverà qui; allora bisogna chiudergli il varco qui. Chi guarda sulla carta geografica la disposizione dei Santuari italiani, svizzeri e austriaci, per arrivare fino a Czestochowa in Polonia, ha l’impressione di una linea fatta da un generale: l’ha fatta la Beata Vergine Maria apparendo e facendo tutte quelle altre cose che è solita fare quando si interessa degli affari di questo mondo. Non l’ha fatta mica la Congregazione dei Vescovi o dei Religiosi, no; e nemmeno la Segreteria di Stato: l’ha fatta la Beata Vergine Maria. Noi, a distanza di secoli, diciamo: guarda un po’ eh!, non ci si sarebbe pensato, ma è così. Con le apparizioni di Francia nel secolo scorso, certe, documentate, accolte dalla Chiesa: Lourdes, La Salette, ecc. è cominciato un altro ciclo, che ha un’altra logica di cui forse si comincia a vedere quale sia il filone considerando bene l’apparizione di Fatima; non sappiamo ancora bene dove vada a finire, ma ci sarà un altro piano strategico che non è stato fatto, neppure questo, in Curia Romana. Il piano strategico del suo Regno, lo fa Iddio. È stupenda la storia! Vediamo ancora un punto. In questo Regno, le epoche della maggiore fecondità sono sempre collegate con le epoche delle più grandi persecuzioni. È sempre così. Io sono dovuto andare alcuni anni fa in Spagna come Legato Pontificio. Appena arrivato, ho avuto subito una sensazione strana, profonda, mai avuta, che mi si andava ingigantendo, che non riuscivo a decifrare e mi ha accompagnato durante tutto il periodo della mia Legazione in Spagna. Ho visto tanta gente, dal più grande al più piccolo, e non riuscivo a capire che cosa fosse quella sensazione stranissima, singolare, potente che mi piegava. L’ho capita il penultimo giorno in cui mi sono fermato. Per ragioni del mio ufficio venni portato al Santuario di Montserrat, e mi hanno condotto giù nella cripta dove sono sepolti i monaci della Abbazia di Montserrat trucidati dai russi nell’ultima rivoluzione, guerra e persecuzione. Mi sono commosso in quella cripta, mentre non mi ero commosso su, nella Basilica. E allora ho capito: quella terra aveva la fragranza dei Martiri. Si sentiva. Ho visto delle cose che non potevo paragonare con quello che sapevo della Spagna di prima della rivoluzione. Ho avuto modo di vedere quasi tutti i Vescovi di Spagna, di sentire, di rimanere stupito dell’altezza dell’episcopato spagnolo, e facevo i confronti con la storia di prima. Ho visto, una notte, tra le montagne dei paesi Baschi, una notte del tardo luglio fredda come una nostra notte di febbraio, 6000 persone stare inginocchiate tutta la notte al freddo, senza muoversi, davanti alla Basilica di Loyola, in adorazione del SS. Sacramento. Dico senza muoversi. Io non avevo voluto scendere, perché se fossi sceso avrei costretto i Vescovi a scendere: ce n’erano dei vecchi e allora, per non obbligarli, non ero andato neppure io; ma sono stato da una finestra a fare l’adorazione, almeno quella! Io ero dietro la finestra; ma loro non si sono mossi, erano laggiù, all’algido, non so come abbiano fatto. Io ero stralunato al mattino. Un’altra notte, mentre il treno che portava il Legato Pontificio attraversava i paesi Baschi, venendo giù verso la Navarra, poi verso l’Aragona, ho veduto gente che si muoveva, villaggi interi che venivano per inginocchiarsi dove passava il treno del Legato del Papa. C’era tutta Pamplona ad attendere quel treno. – Quello che ho visto, che ho sentito, raccolto, mi ha fatto capire che c’era un’enorme vitalità: il frutto della persecuzione. Pensate che soltanto a Madrid, quelli là ne hanno ammazzati 57 mila. Il martirologio della sola Diocesi di Barcellona! Però si sente una freschezza nuova, perché oggi la produzione cattolica di Spagna, non dico del tutto come qualità — su questo non potrei e non vorrei pronunciare un giudizio — ma come quantità, oggi probabilmente raggiunge quella di Francia. Pochi mesi fa a me sono arrivati 360 nuovi volumi. Il penultimo giorno io ho capito quella cosa che non ero riuscito a decifrare prima. La Chiesa del Messico oggi va avanti trionfalmente, marcia trionfalmente! Quando ero studente alla Gregoriana, avevo dei compagni messicani, sugli stessi banchi. Me li ricordo: alcuni ebbero i loro parenti perseguitati, uccisi, sgozzati dalla persecuzione di Calles. Quanti martiri anche là. Ma oggi il Messico non trema. Cammina. Potrebbe anche darsi che entro pochi anni si possa arrivare al Concordato. Sanguis martyrum, semen christianorum: questo è sempre vero, potentemente vero. Osservate: la Chiesa ha avuto una fioritura tale di Congregazioni religiose protese verso l’apostolato, al di fuori delle mura claustrali, proprio come un’ondata: è stata una valanga, nel secolo scorso. In grande parte sono fondazioni che stanno tra il 1825 e il 1900. Una vera valanga. Si tratta sempre di fondatori che hanno cominciato ad agire o sono nati al tempo della Rivoluzione francese. Mentre in Francia i rivoluzionari uccidevano senza pietà; mentre certi pavidi e stupidi preti, tipo l’abate Grégoire (e che Dio li perdoni!) stavano a cercare tanti compromessi per tenere un piede di qua e un piede di là, Dio ha fatto spuntare qua un fantolino, là una fantolina. Chi erano? Dopo un po’ di decenni, ti hanno riempito il mondo. Una valanga, capite? Oggi le congregazioni religiose femminili nella Chiesa sono qualcosa come 2300, soltanto quelle di diritto pontificio; la maggior parte di queste sono nate e cresciute nel secolo scorso, sotto la Rivoluzione francese, oppure i loro fondatori sono nati al tempo della Rivoluzione francese. Ed è sempre così. – Ora concludiamo. Perché vi ho detto tutto questo? Potrebbe sembrare che stasera io non abbia fatto una predica da Esercizi ma una divagazione storica. E forse che la storia non ha diritto di entrare negli Esercizi? Il Regno di Dio, cari, porta con sé il tesoro in mano, ma esso stesso porta i lineamenti del suggello di Dio. Questo dominio sulla storia, sul male, sul fallimento umano! Questo Regno di Dio può prendersi la divina avventura, la divina audacia di fare come Gesù Cristo, che ha vinto mentre falliva, perché condannato, in Croce, abbandonato da tutti. Gli è rimasta sua Madre, Giovanni e qualche donnetta, un po’ più a longe! Tutti spariti. Il fallimento umano, vero? Il mondo è stato salvato in quel momento. Il ritmo si ripete. Quando arriva un venerdì santo, è il momento in cui si ha qualche nuova ondata, incredibile ondata della vitalità della Chiesa. Perché ho fatto questa meditazione? Perché questa meditazione è il fondamento dell’apostolato. Perché l’anima deve essere rinfrancata. Non si può entrare nell’apostolato con l’aria del mendicante che chiede a questo mondo, così ammalato e così stupido, di tollerarlo. No, no. Si entra come l’Araldo del Gran Re. Si entra sapendo che, anche se non ci sono i picchetti armati a fare la scorta, ci sono i destini degli uomini. La storia è ormai abbastanza provveduta per saper dimostrare che, se si scontra col Regno di Dio, qualcosa muore. Anche l’Impero di Bisanzio si è scontrato col Regno di Dio, ed è finito, e si è lasciato insaccare da una mandria di gente ignorante e molle. Perché i turchi non erano gli arabi, i turchi di allora! Si è messo contro il Regno di Dio: è scomparso. Alcuni salvataggi fatti in extremis, ed è scomparso. È vero che i grandi politici della storia sbagliano, se non sanno la teologia. Perché, se nelle loro linee direttive mettono qualche cosa che andrà a finire contro il Regno di Dio, è certo che sbaglieranno. Ricordatevi: Bismarck ha perseguitato la Chiesa, ha fatto la Kulturkampf. Ha messo in prigione Clemente Augusto von Galen, l’Arcivescovo di Mùnster, e ha messo in prigione Ledokowski, l’Arcivescovo Primate della Polonia tedesca di Gnesna e Poznan, colui che fu poi il Card. Ledokowski, il famoso Prefetto di Propaganda Fide. Ha perseguitato perché ha voluto fare del prussianesimo protestante l’anima della Germania; e su questo concetto ha creato l’Impero e ha fatto di Guglielmo I l’Imperatore. Quel concetto protestantico si è evoluto, ed è da quella manovra che dipendono tutti i fatti che stanno tra Bismarck e noi. Ora qui non devo parlare di tanti elementi di dettaglio; mi bastano le sintesi. La finale è questa: che la Germania è divisa in due parti. E non si vede, sul piano dei fatti, come e quando la Germania potrà riunirsi. Bismarck fu un grande politico? Già; ma ha commesso lo sbaglio di voler edificare una Germania su un principio anticattolico. Dio è sovrano anche della storia. Il suo Regno è diventato l’anima del mondo. Non dimenticatelo mai, mai! Non è la persecuzione che può tirar giù, non è la povertà, non è la miseria, non è l’apparente fallimento, perché tutte queste cose serviranno, se mai, a farci rassomigliare a Gesù Cristo in croce. E quando si va in croce, le cose si salvano: è l’ondata della Redenzione, la nuova grande ondata della Redenzione. E per questo mai timore, mai senso di inferiorità, mai paura, mai esitazione, ma il coraggio di chi sa di essere con Dio e per Iddio e in Dio, sempre.