NOVENA A S. ANDREA APOSTOLO

NOVENA A S. ANDREA APOSTOLO

(G. Riva: Manuale di Filotea – XXX Ed. Milano, 1888)

(inizia il 21 novembre, festa il 30 novembre)

crocefisso in Acaja dal Proconsole Egea l’anno 69, traslocato poi in Costantinopoli.

I. Per quell’ammirabil prontezza onde voi, o glorioso S. Andrea, vi deste a seguir Gesù Cristo, appena lo sentiste qualificato da S. Giovanni per l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, indi a lui conduceste il vostro fratello, che divenne poi il capo dell’apostolico collegio e la pietra fondamentale della Chiesa, ottenete a noi tutti la grazia di seguir prontamente tutte le divine ispirazioni, e di adoperarci con tutte le forze per avviare e tenere sul buon sentiero tutti quanti i nostri prossimi. Gloria.

II. Per quell’ammirabile zelo, onde voi, o glorioso S. Andrea, scorreste la Tracia, l’Epiro, la Scizia, la Cappadocia, la Bitinia e l’Acaja, predicando il Vangelo della salute, e convertendo infiniti popoli all’adorazione di Gesù Cristo, ottenete a noi tutti la grazia di confessar sempre generosamente la verità, e di zelar sempre la gloria di nostra santissima Religione, malgrado tutte le dicerie e le persecuzioni del mondo. Gloria.

III. Per quella santa allegrezza onde voi, o glorioso S. Andrea, salutaste da lungi ed abbracciaste quella croce su cui dovevate essere confitto, e per quel vivissimo desiderio che aveste del martirio, fino a pregare il Signore a non permettere che foste staccato dal vostro patibolo allorquando, per timore di una popolare sedizione voleva il proconsole Egea restituirvi alla pristina libertà, ottenete a noi tutti la grazia d’amar sempre le croci e i patimenti di questa terra, affine di assicurarci i beni perfetti ed eterni del Paradiso. Gloria.

21 NOVEMBRE (2022) FESTA DELLA PRESENTAZIONE DI MARIA AL TEMPIO

21 Novembre

PRESENTAZIONE DELLA B. VERGINE MARIA

Doppio maggiore Colore bianco.

[A. Mistrorigo: Messale romano quotidiano]

Secondo un’antica tradizione, a tre anni, guidata dallo Spirito Santo, Maria SS. andò al Tempio a rinnovare al Signore l’offerta di se stessa che gli aveva fatto fin dall’istante  del suo Immacolato Concepimento. Sotto le arcate silenziose del tempio di Gerusalemme ella si preparava così a diventare il Santuario della Divinità, la Madre del Figlio di Dio fatto uomo. Questa festa, amico mio, ti ricorda come anche tu, ad imitazione di Maria, devi fare l’offerta di te stesso a Dio: promettigli di non macchiare la tua innocenza, di evitare le occasioni della colpa, di amarlo con tutto il cuore e di servirlo fino alla fine. Come le Vergine, ama il ritiro, la vita raccolta, la preghiera, il lavoro; sii umile e modesto in modo che, dopo una vita santa, possa meritare di essere presentato nel Tempio del Paradiso a godere eternamente con Maria SS..

Incipit

In nómine Patris, ✠ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.

Adjutórium nostrum in nómine Dómini.
R. Qui fecit cælum et terram.
Confíteor Deo omnipoténti, beátæ Maríæ semper Vírgini, beáto Michaéli Archángelo, beáto Joánni Baptístæ, sanctis Apóstolis Petro et Paulo, ómnibus Sanctis, et vobis, fratres: quia peccávi nimis cogitatióne, verbo et ópere: mea culpa, mea culpa, mea máxima culpa. Ideo precor beátam Maríam semper Vírginem, beátum Michaélem Archángelum, beátum Joánnem Baptístam, sanctos Apóstolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos, et vos, fratres, oráre pro me ad Dóminum, Deum nostrum.
S. Misereátur nostri omnípotens Deus, et, dimíssis peccátis nostris, perdúcat nos ad vitam ætérnam.
R. Amen.
S. Indulgéntiam, absolutiónem et remissiónem peccatórum nostrórum tríbuat nobis omnípotens et miséricors Dóminus.
R. Amen.

V. Deus, tu convérsus vivificábis nos.
R. Et plebs tua lætábitur in te.
V. Osténde nobis, Dómine, misericórdiam tuam.
R. Et salutáre tuum da nobis.
V. Dómine, exáudi oratiónem meam.
R. Et clamor meus ad te véniat.
V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.

Introitus

Sedulius

Salve, sancta Parens, eníxa puérpera Regem: qui cœlum terrámque regit in sǽcula sæculórum.
Ps 44:2
Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea Regi.
V. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto.
R. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in sǽcula sæculórum. Amen.

Salve, sancta Parens, eníxa puérpera Regem: qui cœlum terrámque regit in sǽcula sæculórum.

[Salve, o Madre santa, tu hai partorito il Re gloriosamente; egli governa il cielo e la terra per i secoli in eterno.
Vibra nel mio cuore un ispirato pensiero, mentre al Sovrano canto il mio poema.
Salve, o Madre santa, tu hai partorito il Re gloriosamente; egli governa il cielo e la terra per i secoli in eterno.]

Kyrie

S. Kýrie, eléison.
M. Kýrie, eléison.
S. Kýrie, eléison.
M. Christe, eléison.
S. Christe, eléison.
M. Christe, eléison.
S. Kýrie, eléison.
M. Kýrie, eléison.
S. Kýrie, eléison.

Gloria

Glória in excélsis Deo. Et in terra pax homínibus bonæ voluntátis. Laudámus te. Benedícimus te. Adorámus te. Glorificámus te. Grátias ágimus tibi propter magnam glóriam tuam. Dómine Deus, Rex cæléstis, Deus Pater omnípotens. Dómine Fili unigénite, Jesu Christe. Dómine Deus, Agnus Dei, Fílius Patris. Qui tollis peccáta mundi, miserére nobis. Qui tollis peccáta mundi, súscipe deprecatiónem nostram. Qui sedes ad déxteram Patris, miserére nobis. Quóniam tu solus Sanctus. Tu solus Dóminus. Tu solus Altíssimus, Jesu Christe. Cum Sancto Spíritu ✠ in glória Dei Patris. Amen.

Oratio

Orémus.
Deus, qui beátam Maríam semper Vírginem, Spíritus Sancti habitáculum, hodiérna die in templo præsentári voluísti: præsta, quǽsumus; ut, ejus intercessióne, in templo glóriæ tuæ præsentári mereámur.

[O Dio, che volesti la beata Maria sempre vergine, abitacolo dello Spirito Santo, oggi presentata al tempio; fa’ che noi, per sua intercessione, meritiamo di essere presentati nel tempio della tua gloria.]
Per Dóminum nostrum Jesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte ejúsdem Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.
R. Amen.

Lectio

Léctio libri Sapiéntiæ.
Eccli 24:14-16.
Ab inítio et ante sǽcula creáta sum, et usque ad futúrum sǽculum non désinam, et in habitatióne sancta coram ipso ministrávi. Et sic in Sion firmáta sum, et in civitáte sanctificáta simíliter requiévi, et in Jerúsalem potéstas mea. Et radicávi in pópulo honorificáto, et in parte Dei mei heréditas illíus, et in plenitúdine sanctórum deténtio mea.

[Da principio e prima dei secoli io fui creata, e per tutta l’eternità io non cesserò di essere; nel tabernacolo santo, dinanzi a Lui ho esercitato il mio ministero, poi ebbi fissa dimora in Sion. Nella città santa parimenti posai ed in Gerusalemme è il mio potere. Gettai le mie radici in un popolo illustre, nella porzione del mio Dio, nel suo retaggio, presi dimora tra i santi.]

Graduale

Benedícta et venerábilis es, Virgo María: quæ sine tactu pudóris invénta es Mater Salvatóris.
V. Virgo, Dei Génitrix, quem totus non capit orbis, in tua se clausit víscera factus homo. Allelúja, allelúja.
V. Post partum, Virgo, invioláta permansísti: Dei Génitrix, intercéde pro nobis. Allelúja.

[Tu sei benedetta e venerabile, o Vergine Maria, che senza offesa del pudore sei diventata la Madre del Salvatore.
V. O Vergine Madre di Dio, nel tuo seno, fattosi uomo, si rinchiuse Colui che l’universo non può contenere. Alleluia, alleluia.

Evangelium

Sequéntia +︎ sancti Evangélii secúndum Lucam

Luc 11:27-28

In illo témpore: Loquénte Jesu ad turbas, extóllens vocem quædam múlier de turba, dixit illi: Beátus venter, qui te portávit, et úbera, quæ suxísti. At ille dixit: Quinímmo beáti, qui áudiunt verbum Dei, et custódiunt illud.

[In quel tempo, mentre Gesù parlava alla folla, avvenne che una donna, tra la folla, alzò la voce e disse: «Beato il seno che ti ha portato e il petto che ti ha nutrito». Ma egli disse: «Beati, piuttosto, coloro che ascoltano la parola di Dio, e la custodiscono»].

Omelia

[Otto Hophan: Maria, Marietti Ed. Torino, 1955]

Da nessun artista forse la bambina Maria fu delineata così infantile e tuttavia già così sublime come dal vecchio maestro Tiziano. La Piccola di tre anni, nei lineamenti ancor bambina, ma una giovane nel portamento, ascende da sola, del tutto sola i gradini alti e faticosi che conducono nel Tempio, mentre lassù L’attende il Sommo Sacerdote, un colosso per grandezza, e in giù il popolo L’ammira e ne parla. Anna, la mamma, tien dietro con lo sguardo pensoso alla sua Fanciulla che si allontana e ascende in una mandorla di luce; la sua partenza quindi non ha nulla di opprimente; Ella va alla luce e riflette luce. La Piccola sta modesta e sicura nel mezzo dell’ingresso; ora mette il suo piede sulla seconda salita; con la manina destra raccoglie a sé l’abito e con la sinistra s’appoggia cautamente e coraggiosamente per ascendere, attratta dall’alto e sospinta dall’intimo, e si offre alla luce che piove dall’alto come il calice d’un fiore che si apre al sole del mattino. Questo quadro ritiene dell’infanzia di Maria l’essenziale: la sua completa donazione a Dio nella primissima età della sua vita. La Chiesa solennizza questa sublime ora mattutina nella festa della « Presentazione di Maria », il 21 novembre, un giorno del tardo autunno, che frattanto è di nuovo pieno di tanta quiete e già preparazione al miracolo della primavera. Le leggende — prime fra le altre quella che va sotto il nome di « Protoevangelo di Giacomo » e quell’altra « De nativitate Mariæ — della natività di Maria », scritti che in parte risalgono al secondo secolo e dai quali come a fonte attinse la maggior parte delle leggende intorno a Maria — pretendono di sapere molte cose e cose meravigliose dell’infanzia della Beatissima Vergine, del suo concepimento, della sua nascita ed educazione, e dei suoi genitori. Questi, Gioachino e Anna, dopo lunghe e ferventi suppliche, avrebbero finalmente generato Maria in avanzata età. Forse la leggenda ha qui semplicemente trasferito ai genitori di Maria la notizia, che ci riferisce la Scrittura nei riguardi dei genitori di Giovanni Battista. Maria, secondo quanto riferiscono le leggende, sarebbe nata e sarebbe stata educata a Nazaret, secondo invece le affermazioni di S. Sofronio e di S. Giovanni Damasceno, del settimo e ottavo secolo, a Gerusalemme, nelle immediate vicinanze del Tempio, accanto a quella piscina di Bethesda alla Porta delle Pecore, dove più tardi il Signore avrebbe guarito con un miracolo un uomo, che giaceva ivi, malato da 38 anni. Una Chiesa dedicata alla natività di Maria presso la piscina di Bethesda esisteva, secondo le testimonianze, già nella prima metà del secolo sesto, e ancor oggi v’è ivi un santuario di S. Anna. La fanciullina Maria sarebbe stata portata al Tempio dai suoi genitori nella tenera età di soli tre anni, questo pio viaggio mattutino viene dipinto a tinte varie e giulive: la piccola s’affrettò ad ascendere i venerandi gradini da sola, mise piede sotto gli alti portici e con cuore esultante emise nella Casa del Signore il voto di perpetua verginità. Sarebbe stata educata insieme con le altre giovani della terra sua, i suoi visitatori quotidiani sarebbero stati gli Angeli e suo quotidiano ristoro sarebbero state le divine rivelazioni. Raggiunto il decimoquarto anno d’età, il Sommo Sacerdote l’avrebbe voluta rimandare a casa per il matrimonio, ma Maria avrebbe opposto a quel disegno il proprio voto; allora il Sommo Sacerdote avrebbe interrogato il Signore, poi, riuniti insieme per ordine divino i giovani della famiglia di David, avrebbe promesso Maria quale sposa a quello, il cui bastone sarebbe fiorito e sul capo del quale avrebbe riposato lo Spirito Santo sotto forma d’una colomba; il fortunato fu Giuseppe. La badessa spagnola Maria di Agreda del secolo xv, con le sue “rivelazioni”, che mise in iscritto in un’opera di quattro volumi: « La città spirituale di Dio», Vita della verginale Madre di Dio », arricchisce le antiche leggende intorno all’infanzia di Maria con molti altri particolari: « Nello struggimento del più cocente amore la vezzosa Bambina s’affrettò a correre incontro alla soave fragranza degli unguenti del suo Amato per cercare nel Tempio Colui, che portava nel cuore. Senza guardarsi d’intorno e senza spargere una lagrima, Maria ardente di zelo santissimo e colma di letizia s’affrettò ad ascendere da sola i quindici gradini… Il Sommo Sacerdote, San Simeone (il vecchio di cui Luca II, 25), La affidò alle istitutrici. fra le quali si trovava anche la profetessa Anna ». Queste e simili leggende e “rivelazioni” sono da prendersi come pie costruzioni e graziosa poesia, non come pura realtà. Della fanciullezza e della giovinezza di Maria non possediamo nessuna informazione storica; non è probabile che, come si racconta dalle leggende, Ella abbia ricevuta una educazione nel Tempio; in tutta la letteratura giudaica del tempo non v’è un solo accenno che annesso al Tempio vi fosse una specie di istituto per le figliuole. Piuttosto corrispondono alla vita giovanile di Maria, quale in realtà dovette essere, quelle care immagini della madre Anna, che istruisce ed educa la sua Fanciulla. Già S. Ambrogio (333-397), nella sua opera sulla verginità, suppone espressamente che Maria abbia ricevuta l’educazione in una pia casa paterna, che è la più naturale e in sé la migliore, e non si è mai data creatura umana che abbia ricompensate le fatiche dei genitori con tanta purezza solare come Maria. Il profondo silenzio della Sacra Scrittura circa la sua vita precedente conviene alla magnificenza e sublimità della Beatissima Vergine; Ella entra nella storia soltanto all’Annunciazione, circonfusa dell’azzurro splendore della divina Maternità. Ella doveva « essere introdotta nel mondo », come scrive S. Lorenzo da Brindisi con profondità e bellezza, « divina quadam cum majestate — con una certa maestà divina ». Per questo la Scrittura Santa non scrive nulla dei genitori della Vergine, nulla della sua concezione e della sua nascita, nulla della sua età, delle sue abitudini di vita e della sua morte. Maria ci sta dinanzi tutt’a un tratto a somiglianza di quel gran sacerdote di Dio che fu Melchisedech, re di Salem, del quale Paolo dice che viene ricordato senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio dei giorni e senza fine della vita. Con questo santo silenzio lo Spirito di Dio voleva onorare la Genitrice di Dio e rinviare soltanto alla dignità di Colei, che si era data in sposa a Dio e di Dio concepì e partorì l’Unigenito. Questa riservatezza della Sacra Scrittura, che anche di Maria tanto ci riferisce quanto sta in connessione con la nostra salute, dev’esser di guida anche a noi. Il grande teologo Scheeben rimette nei limiti convenienti la nostra pia curiosità nei riguardi della vita nascosta della Vergine, quando scrive: « In mancanza di fonti realmente storiche, una storia della vita di Maria, la quale comprenda il periodo pre- e postevangelico, come spesso si è tentata nei tempi andati, è un compito fallito ». Anche il monito che egli aggiunge è pure adatto alla nostra epoca: « Quando nei libri di edificazione si fa parola di corrispondenti “tradizioni”, si dovrebbe costantemente far notare il carattere leggendario delle stesse. L’espressione: “La tradizione dice” dovrebbe essere evitata già per non scambiare quella puramente storica con quella ufficiale e così non far credere che la tradizione ufficiale… non abbia migliori sostegni di quella leggendaria ». Dovranno dunque, come fiori dai vaghi colori, essere pestate sotto i piedi tutte le graziose leggende e pie ‘“visioni” sull’infanzia di Maria, tutte, senza eccezione? No affatto! Solo si devono tenere per quello che sono: non sono storia, son però amplificazioni della storia ricche di fantasia e di poesia; leggenda non significa affatto menzogna. Anche la leggenda dell’offerta di Maria ha quindi il suo fondo di verità; il Pontefice Benedetto XIV (1740-1758) ordinò di saggiamente distinguere nell’offerta di Maria fra realtà e rivestimento leggendario. Secondo la pia consuetudine, che sussiste anche oggi nel popolo cristiano, è possibile che i genitori abbiano portato molto per tempo la loro figliolina Maria nel Tempio per ringraziare Iddio del dono, che è ogni bambino, ma che specialmente era una simile Bambina. Possiamo ammettere ancor di più: che Maria stessa sia andata misteriosamente al Tempio, di cui in profondo presentimento doveva sentirsi parente, poiché il Tempio di Gerusalemme, sebbene di pietra, era come un fratello spirituale della Vergine, che era stata prescelta ad abitazione viva di Dio; ed ivi, nel Tempio, può essere avvenuto che Ella facesse la sua donazione a Dio. Certo è che la sua santa anima, immersa nello splendore della divina grazia sin dal concepimento, al primo risvegliarsi si offrì sorridente a Dio e a Lui tutta si consacrò. Questa illimitata donazione a Dio trovò la sua più profonda espressione nella verginità di Maria, e la leggenda mostra di conoscerne l’intrinseca connessione quando ricorda quella “presentazione” e “oblazione” di Maria nel Tempio insieme con la sua verginità, poiché nella sua verginità si espresse la sua totale donazione. Maria è vergine; lo è così perfettamente, che questo titolo costituisce l’aspetto suo essenziale, caratteristico. Questa verginità sta sullo stesso piano della sua divina Maternità, è di quest’aurea dignità la cornice d’argento. « Santa Genitrice di Dio», « Santa Vergine delle vergini »: queste due prime designazioni delle Litanie Lauretane aprono la via alla nobile danza dei molti altri appellativi della Benedetta. La divina Maternità e la verginità di Maria sono inserite persino nel Credo come le due più preziose gemme mariane: « Natus ex Maria Virgine — nato da Maria Vergine ». In questi due diamanti brillano anche tutti gli altri suoi privilegi. Già il profeta Isaia aveva contemplata la madre dell’Emmanuele qual “vergine” che concepisce e partorisce. Il Vangelo stesso, ancor prima di farne il nome, introduce con enfasi Maria qual vergine: «L’angelo Gabriele fu mandato a una vergine… e la vergine si chiamava Maria » E la primissima parola, che noi sentiamo da Maria stessa, è la professione della sua verginità: « Come avverrà questo, poiché io non conosco uomo? ». Questa prima parola è nunzia della seconda, la più importante d’ogni altra: « Ecco l’ancella del Signore! Si faccia di me — Fiat! — secondo la tua parola ». Il “Fiat”, la gemma centrale nella vita di Maria, è accompagnato e preparato dall’altra gemma: Lei non conosce uomo; il “Fiat” sta nell’involucro di questa parola come il fiore nel bocciolo; Maria è pronta per Iddio, senza limiti, perché Ella stessa ha oltrepassato tutti i limiti che le cose create potevano imporLe; il suo Sì è senza riserve e senza condizioni, perché interiormente si è resa libera da tutto il creato. Verginità nel suo senso e nella sua natura più profondi significa la libertà del cuore per Iddio. Certamente verginità sotto ogni aspetto dice anche integrità corporale, e in questo senso noi lodiamo Maria nelle Litanie Lauretane: « Madre inviolata. Madre intemerata! »; la fede ci parla della perpetua verginità fisica di Maria prima, durante e dopo la nascita di Gesù; frattanto la verginità del corpo non è che il guscio, la difesa e il simbolo di quella dell’anima. Non ogni vita fuori del matrimonio è già verginità; questa candida e gentile virtù fiorisce solo ove è scelta o anche sopportata per amore di Dio; solo in questo caso si adempie la parola del Signore: « Vi son celibi che rinunciano al matrimonio per il regno dei cieli ». Paolo spiegò questo passo evangelico, che istituisce la cristiana verginità, quando espose della verginità pregio ed efficacia in ordine alla struttura della vita: « Chi è celibe si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacerGli; chi è sposato pensa alle cose del mondo, come possa piacere alla moglie. Così il suo cuore è diviso. La donna non maritata e la vergine si danno pensiero delle cose del Signore, volendo esser sante e di corpo e di spirito; ma la maritata è preoccupata delle cose del mondo e del come possa piacere al marito ». Appare così che la verginità cristiana significa molto di più qualche cosa di spirituale che di semplicemente corporale; una verginità solamente corporale è minacciata dal pericolo di degenerare in freddezza e orgoglio e di rimanere sempre sterile; la verginità spirituale invece non è solo astinenza dall’uomo, ma espansione per Iddio, non è soltanto vuoto, ma amore, è addirittura « effetto dell’amore », come dice brevemente e felicemente Agostino, e in quest’amore essa diventa anche feconda per molti. Tale fu la verginità di Maria; essa aveva il suo senso in Dio, in Dio solo, non in se stessa. L’affermazione che Ella avrebbe acconsentito alla divina Maternità solo alla condizione che frattanto sarebbe rimasta intatta la sua verginità, è un’affermazione errata; la sua verginità non era fine e meta a se stessa, ma doveva esserLe via per ascendere a Dio; la sua verginità era donazione a Dio, non capriccio; Ella aveva scelta questa candida via solo perché, sotto l’attrattiva della grazia, s’era accorta che, donandosi vergine, si sarebbe data a Dio nel modo più perfetto; qualora il Signore avesse disposto di Lei altrimenti, Gli avrebbe fatto offerta anche del giglio, poiché la piccola ancella del Signore non può porre nessuna condizione all’Immenso. Richiamiamo alla memoria ancor una volta il quadro del Tiziano: la Piccola frettolosa, che sui grandi gradini va faticosamente incontro all’altezza, incontro al Signore; quell’alta scala — nel Vallese, in un sito meraviglioso, v’è un Santuario di Maria, che si chiama « Maria della Scala alta » — fu la sua verginità: la Benedetta consacrò felice e per tempo — secondo la leggenda l’ascesa di Maria al Tempio risalirebbe già al suo terzo anno di vita — tutte le forze del suo corpo e della sua anima al Signore per appartenerGli senza divisioni. A questo modo Ella è divenuta il modello e lo sprone di tutti coloro che eleggono per la loro vita la sublime via della verginità. Ella è la prima vergine; « la dignità della verginità ha avuto il suo inizio con la Madre del Signore », scrive in un testo solenne Agostino, che chiama Maria « dignitas terræ — l’ornamento del mondo ». Ma Maria indica la via ed è interceditrice anche a coloro, che non sono chiamati ad ascendere per questa ripida scala: Ella prega per tutti. La verginità di Maria è la risposta che Ella diede al suo immacolato concepimento: nel Mistero dell’Immacolata Concezione Iddio ha preparato Maria per Sè, nella verginità Maria ha preparato sè per Iddio; ora il “Verbo” di Dio può contrarre con la “carne” lo sposalizio progettato sin dall’eternità, poiché ogni volta che Iddio e l’uomo devono unirsi, anche l’uomo deve dare il suo contributo; ora la parte dell’uomo per l’unione con Dio nient’altro è che l’esser offerto per l’opera di Dio, e questa è la verginità interiore. Così Maria è divenuta soprattutto il simbolo della Chiesa. Cristo descrive più volte le sue relazioni con la Chiesa quali relazioni fra sposi, secondo Paolo anzi la più sublime dignità del matrimonio deriva dall’intimità di sposo che Cristo ha con la sua Chiesa. In Maria, vergine e sposa del Verbo Eterno, si manifesta la perfezione della donazione a Cristo. Ella dal supremo gradino dell’alta scala che sale a Dio, dalla sua verginità, invita la Chiesa e l’anima a tenersi costantemente e totalmente pronte per Iddio: quanto più noi ci teniamo pronti per Lui, tanto più anche il Verbo di Dio può prendere carne in noi.

IL CREDO

Offertorium

Orémus.
Luc 1:28; 1:42
Ave, María, grátia plena; Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus, et benedíctus fructus ventris tui.

[Ave, Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del seno tuo].


Secreta

Tua, Dómine, propitiatióne, et beátæ Maríæ semper Vírginis intercessióne, ad perpétuam atque præséntem hæc oblátio nobis profíciat prosperitátem et pacem.

[Per la tua clemenza, Signore, e per l’intercessione della beata sempre vergine Maria, l’offerta di questo sacrificio giovi alla nostra prosperità e pace nella vita presente e nella futura.]

Præfatio

V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.
V. Sursum corda.
R. Habémus ad Dóminum.
V. Grátias agámus Dómino, Deo nostro.

R. Dignum et justum est. est, aequum et salutàre, nos tibi semper, et ubique gràtias agere: Domine sancte, Pater omnipotens, aeterne Deus: et te in Beatae Mariae semper Virginis collaudare, benedicere et praedicare. Quae et Unigenitum  tuum Sancti Spiritus obumbratione concepit: et virginitatis gloria permanente, lumen aeternum mundo effuit, Jesum Christum Dominum nostrum. Per quem majestatem tuam laudant Angeli, adorant Dominationes, tremunt Potestates. Coeli, coelorumque Virtutes, ac beata Seraphim, socia exsultatione concelebrant. Cum quibus ed nostras voces, ut admitti jubeas, deprecamur, supplici confessione dicentes:

[È cosa veramente degna giusta, conveniente e salutare o Signore santo, Padre onnipotente, Dio eterno, che noi ti ringraziamo, benediciamo e lodiamo nella festa della Beata Vergine Maria. Ella infatti divenne madre per opera dello Spirito Santo, del tuo unico Figlio e, senza perdere la gloria della verginità, diede al mondo Nostro Signore Gesù Cristo, luce eterna delle anime. Perciò gli Angeli lodano la tua maestà, le Dominazioni l’adorano, le Potestà si piegano davanti tremanti, le Virtù celesti ed i Serafini si uniscono a celebrarla in comune esultanza. A loro ti preghiamo ti preghiamo di unire anche lo nostre vice, mentre umilmente cantiamo:]

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

Preparatio Communionis

Orémus: Præcéptis salutáribus móniti, et divína institutióne formáti audémus dícere:

Pater noster

qui es in cælis. Sanctificétur nomen tuum. Advéniat regnum tuum. Fiat volúntas tua, sicut in cælo et in terra. Panem nostrum quotidiánum da nobis hódie. Et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris. Et ne nos indúcas in tentatiónem:
R. Sed líbera nos a malo.
S. Amen.

Agnus Dei

Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: dona nobis pacem.

Panem cæléstem accípiam, et nomen Dómini invocábo.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.

COMUNIONE SPIRITUALE

Communio

Beáta viscera Maríæ Vírginis, quæ portavérunt ætérni Patris Fílium.

[Beato il seno della Vergine Maria, che portò il Figlio dell’ eterno Padre.]

Postcommunio

Orémus.
Sumptis, Dómine, salútis nostræ subsídiis: da, quǽsumus, beátæ Maríæ semper Vírginis patrocíniis nos ubíque prótegi; in cujus veneratióne hæc tuæ obtúlimus majestáti.
[Ricevuti i misteri della nostra salvezza, ti preghiamo, o Signore, di essere ovunque protetti dalla beata sempre vergine Maria, ad onore della quale abbiamo presentato alla tua maestà questo sacrificio.]

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)

RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE (2)

ORDINARIO DELLA MESSA